logo AnimeClick.it

10.0/10
-

Più che una recensione, questa sarà un’analisi un po’ filosofica dell’opera, perché altrimenti, non potrebbe esser fatta.
Aqua+Aria è un manga molto semplice, che lo etichetterei sotto il genere ‘slice of life’, anche se sarebbe riduttivo questo termine. Un manga che ha una trama leggera, dolce, gentile, riflessiva e sotto molti aspetti, se si vuole cogliere anche questo lato, molto introspettiva, perché ci si può immergere nei panni dei protagonisti, della protagonista, dello stato d’animo, delle sue parole o della situazione.
Un manga che ti accompagna come lettura quotidiana: la trama è molto semplice e riassumibile in poche righe: seguiamo le vicende della protagonista, Akari, e delle sue amiche, Aika e Alice, nel corso delle loro giornate, intente nel perseguire e raggiungere il loro obiettivo di diventare undine (ossia gondoliere) di prima categoria. Basta. Nulla di più. Solo iniziando a scrivere questa recensione mi viene in mente un manga che ho amato ed adorato nella sua semplicità: Mushishi. La trama era molto semplice, vi invito a leggerla e, se vi cattura, anche a leggere l’intera opera, ma è stata un’opera che mi ha rilassato sin dal suo inizio sino alla sua fine, leggendola venivo completamente rapito dai disegni e dal mondo che l’autore aveva creato.

Non potrò mai dire che quest’opera ha fatto lo stesso con me o che si è avvicinata nel farlo, ma nello scrivere la recensione, qualche impressione di simile mi ha lasciato: la storia evolve, e come evolve la storia anche i suoi protagonisti, si viene catapultati ed immersi nel susseguirsi delle giornate, delle settimane, e degli anni che accompagnano le protagoniste e le loro avventure, e se all’inizio, nei primi capitoli, la trama evolveva da un punto di vista della storia, man mano che proseguiva evolveva sotto un punto di vista molto filosofico, del tempo che scorre, del carpire l’essenziale che invisibile agli occhi si cela dietro la quotidianità giornaliera e di tutte le riflessioni che si possono fare dietro a ciò, e di questo, ne fa portavoce la nostra protagonista, che grazie alla sua, forse, fanciullesca ingenuità, anche se scritto così sembra avere un’accezione negativa che assolutamente non voglio dare, sa cogliere quello che di positivo e unico c’è in un gesto normale, in una giornata ordinaria, in una situazione quotidiana, nella bellezza e nella semplicità velata dietro le piccole cose: banalmente sa cogliere la bellezza di rivedere lo stesso paesaggio tutti i giorni, percorrere la stessa strada tutte le mattine, lo stesso albero durante le sue giornate in gondola, e carpirne la bellezza di quel paesaggio, di quella strada, di quell’albero, come se lo si vedesse sempre per la prima volta, e scoprirlo, o meglio, riscoprirlo giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, sotto la pioggia e sotto la neve, sotto il sole ed il freddo, e così via, perché ad ogni nuovo sguardo, si riscopre sempre un aspetto di cui prima non ci si era curati, non si era preso in considerazione, e ciò all’uomo viene difficile, perché spesso ci si abitua, ci si annoia, e le cose ingrigiscono, le giornate rattristano, si ha bisogno di quel brio in più, di quella novità che scuote l’animo, mentre basterebbe banalmente rivivere la solita, noiosa e ordinaria giornata con occhi diversi, forse con gli occhi di un’altra persona per carpirne nuove bellezze, nuove felicità, scoprire quelle cose che rendono unici quei momenti per farci capire il perché siamo fortunati a viverli così come sono. L’essere umano è sempre alla ricerca della perfezione assoluta, della felicità, e spesso non si accorge della felicità che ha già attorno, cercando di migliorarla, cadendo in questa spirale che non finirà mai: ecco, è qui che bisognerebbe diventare tutti un po’ più Akari, stupirsi o meglio ristupirsi delle cose che già ci circondano, guardarle sempre con occhi nuovi, rivalutarle ogni volta, carpire l’essenziale che già è presente attorno a noi, perché la felicità è ovunque, basta solo coglierla.

A rafforzare tutto ciò, subentra l’ambientazione e il possibile significato che sta dietro alla scelta dell’autrice: la storia è ambientata su Neo Venezia, città situata su Marte terra-formato, la quale è costruita sulla vecchia impronta di Venezia, riducendo però la tecnologia al minimo indispensabile, e proprio qui sta il messaggio che, forse, vuole trasmettere l’autrice, ossia che forse anche nei gesti semplici della quotidianità si possono trovare i bei momenti, la felicità, e che forse, per apprezzarli al meglio, non c’è la necessità della tecnologia e delle innovazioni, ma proprio la semplicità che può richiamare la felicità: l’attesa di una festa, dell’aspettare qualcuno, di preparare un evento, nel cambiare abito, passando da quelli invernali a quelli estivi, sinonimo dell’arrivo della bella stagione e delle giornate di sole, ma come anche le stagioni più cupe e fredde, possono avere il loro lato positivo, come il tepore della stufa e del camino acceso; di sprecare una giornata nell'attesa di un evento che poi non avviene, ma che proprio grazie a questo, ci si è resi conto del mondo che scorre attorno a noi e ci si è potuti fermare e farsi catturare da esso, apprezzandolo un po' di più. Verso la fine, il tema del futuro e del cambiamento, la felicità del ricordo dei bei momenti, di una passeggiata con un’amica o un amico, perché un giorno nel futuro sembrerà un ricordo lontano che volevamo perdurasse per sempre, o negli allenamenti quotidiani, che si sa che finiranno, e proprio per questo bisogna goderseli ancora di più; la bellezza dell’ignoto, di cosa ci sarà e accadrà domani, ma che comunque, sarà una nuova sfida, una nuova avventura e come tale bisognerà andargli incontro, perché qualcosa di nuovo e bello è sempre in attesa, dietro l’angolo, se lo si saprà cogliere, e così per ogni cambiamento che non deve essere visto come negativo, ma come un nuovo inizio, una nuova possibilità, una nuova partenza, e prenderlo quindi come un evento positivo, una nuova scoperta, e come tale, ricercare la felicità che ci sarà dietro.

Un altro aspetto fondamentale è l’importanza delle piccole cose, e l’esempio cardine viene fatto con la storia della mano sinistra e della mano destra: la prima (per i mancini invece la seconda), totale incapace, perché non riesce a scrivere, a mangiare, a vogare, ad essere forte come la sua gemella, che invece sa fare tutto e di più delle cose precedentemente citate, ma è anche vero, che è proprio grazie alla mano sinistra che tiene il piatto se la destra è in grado di mangiare correttamente, è grazie a lei che tiene il foglio che la destra riesce a scrivere, grazie alla sinistra che subentra nei momenti di crisi che la destra riesce a vogare correttamente e nella giusta direzione, insomma, questo ‘stupido’ esempio ci vuole suggerire come ogni cosa, anche la più insignificante ha in realtà un compito ben preciso, anche se minore, e a tale compito bisogna dare la giusta importanza, il giusto riconoscimento, perché altrimenti le cose non riuscirebbero a procedere nel verso e nella direzione giusta, come un mattoncino piccolo che sta alla base di un grosso muro: se si dovesse rompere, con il tempo l’intera struttura si incrinerebbe e cadrebbe; ogni cosa ha la sua giusta importanza, e a volte non ce ne rendiamo conto e diamo tutto per scontato, non dando la giusta importanza alle cose che apparentemente non risultano importanti e anzi, risultano avere solo difetti, ma a volte, basta guardarle solo sotto un’altra luce, sotto un altro aspetto.

Insomma, questo e molto altro è Aria e Aqua, una lettura che reputo fondamentale per gli amanti del genere e non!