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Sempre più nutrita è la sedicente “pattuglia degli isekai”. A far volume (dire “arricchire” sarebbe precipitoso...) aggiuntivo in questo caso è “The Fruit of Evolution”, ovvero “Shinka no Mi...” eccetera, reso da una light novel in una recente serie anime del 2021.
Il copione è solidissimo e rodato nella partenza. A venire evocata in un mondo parallelo per una missione eroica, questa volta è un’intera classe di liceo. Unica eccezione a questa chiamata è un certo Seiichi Hiragii, sfigato di turno che quando gli va bene “gli tirano le pietre”, che finisce invece catapultato in mezzo a una foresta. Cercando di sopravvivere, egli si nutrirà di strane noci di cocco, che poi sarebbero i frutti dell’evoluzione del titolo, e che lo faranno evolvere a mo’ di pokemon, dandogli un aspetto fisico più gradevole, oltre a tutta una serie di potenti abilità che lo rendono un “cheater”
Insieme a lui faranno squadra una serie di compagne, tra cui: Saria, una scimmiona che mangiando il frutto diventa una bella ragazza; Lunune, un’asina che mangiando il frutto diventa una bella ragazza; Artoria, un’avventuriera che non mangia il frutto, ma che invece detiene il potere della sfortuna.

Quali quindi i punti di forza di questo titolo che potrebbero dargli un plus per distinguerlo dalla concorrenza? Se non altro quello di prendersi poco sul serio e fare spesso ironia su quanto il Seiichi sia troppo potente rispetto agli altri e di come salvi la situazione. Si punta abbastanza sulla parte dell’ironia con situazioni paradossali e personaggi strampalati, anche se poi non mancano sconfinamenti nel cosiddetto “cringe”, arrivando a vedere nel finale anche la terribile tecnica mortale del “pugno del sodomita”. L’allegria di fondo è dominante, ma c’è anche spazio per un po’ di romanticismo.
D’altro canto da una produzione di questo tipo mi sarei aspettato un po’ più di ecchi e di fanservice, invece sotto questo aspetto si insiste ben meno del previsto, dando invece spazio alle gag degli sgangherati di turno. Alcuni personaggi poi hanno avuto poco spazio, come la spadaccina Louise, che avrei voluto vedere di più.
In generale, comunque, si vede che la produzione della serie sia stata a budget a stento sufficiente. Vediamo animazioni molto semplici se non quando elementari, disegni elaborati il minimo indispensabile con pochi picchi di dettaglio, sigle di apertura e chiusura realizzate in modo molto semplice, magari volutamente, per sottolineare che la serie sta sopra le righe, ma che al contempo non danno grande sprint. Si ha la sensazione, insomma, che sia stato fatto il compitino.
Magari anche il soggetto non offriva chissà quale spunto o stimolo senza che poi si giunga a una soluzione, tra l’altro ne è stata annunciata una seconda stagione, per cui vedremo.

L’episodio tipo di “The Fruit of Evolution” offre i suoi venticinque minuti di intrattenimento leggero e poi basta. Non è da disprezzare, anche se qualche debole aspettativa è stata anche delusa, ma neanche da elogiare. Un po’ poco per distinguersi almeno un pochino dalla grande massa oggi disponibile su piazza.