Recensione
Inio Asano - Eroi
7.0/10
Recensione di DarkSoulRead
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Quando si parla di Inio Asano il rischio di incappare in sovrainterpretazioni è sempre dietro l’angolo. L’autore ha definito la sua cifra stilistica intorno a del simbolismo dal profondo substrato interpretativo, non sempre colto a pieno dai propri lettori.
Nonostante talvolta non sia facile decriptarlo, Asano è un autore che si distanzia dall’ermetismo di mangaka come Furuya, prendendo spesso posizioni ben definite attraverso sottotesti meno nascosti di quello che all’apparenza la sua poetica possa far trapelare.
La naturalezza con cui proietta il lettore all’interno dei suoi slice of life, tra esistenzialismo e critica sociale, lo pone nella ristretta cerchia di autori riconoscibili a colpo d’occhio, sia dal peculiare tratto pittorico che dall’agrodolce semantica autoriale, collocandolo in una sorta di binario 9 e 3/4 del manga in cui figurano autori dalla firma risonante, come Naoki Urasawa.
Con “Eroi” Asano fuoriesce dai suoi dogmi, concedendosi un escursione nell’immaginario favolistico parodiando gli stilemi del fantasy classico, oscillando in costante bilico tra commedia e dramma con una cornice fiabesca alla Guillermo del Toro che sa tanto di pretesto per veicolare un messaggio profondo, sarà riuscito a trasmetterlo?
«Vuole dire che intende prendere in giro i suoi lettori?»
«Ma no! Voglio solo trasmettere la verità… però per riuscirci… devo prima convincere tutti a leggere l’articolo»
Anche nel contesto fiabesco l’autore non lesina critiche al sistema giapponese e denunce sociali in larga scala, ridicolizzando la stampa e la speculazione giornalistica, ponendo l’accento sul sessismo e la strumentalizzazione sessuale, rileggendo il dark fantasy e illustrandoci la dicotomia bene/male da una prospettiva folle e allucinata. L’avventura di 15 eroi del tutto improbabili alle prese con le forze dell’ombra dentro una misteriosa foresta impregnata di energia maligna che richiama la selva oscura dantesca, in un turbinio di nonsense e sperimentazione, che il mangaka gestisce con una sapiente e cinematografica regia delle tavole.
Il cast di 15 eroi, pian piano decimato dall’incedere narrativo, vanta personaggi totalmente fuori di testa, dal misterioso tricefalo “Maschereinsane” a “Panda-reggiseno”, una ragazza in biancheria con la testa di un panda; dal bistrattato “Re delle mosche” al disagiato nerd “Yamamoto”, un vero e proprio pesce fuor d’acqua, passando per la poco ortodossa “Principessa Puttanella” e il suo fido cavaliere “Muscolo-Metallico”, una gigantesca armatura di ferro che neanche Alphonse Elric, fino ai più classici (ma neanche troppo) “Yume-chan” e “Coniglietto” (L’Alice e il Bianconiglio di turno).
Gli 8 capitoli che compongono il volume presentano circolarità narrativa, si aprono tutti con la morte di uno degli eroi e con il medesimo monologo:
“La mia oscura anima è imperitura! Scomparirà solo quando ogni cosa tornerà a non esistere più, nel nulla primordiale… perché, finché gli umani esisteranno, e resteranno tali, potrò nascondermi nei loro cuori”.
Il messaggio dell’autore è piuttosto chiaro: l’uomo è lo scrigno del male, è l’animo umano il contenitore dell’oscurità, e tra il bene e il male, tra il bianco e il nero, c’è tutta un’intersezione di sfumature che il mangaka tiene a mostrarci nei loro riflessi primordiali.
Nonostante la brevità del racconto i personaggi riescono tutti a ritagliarsi il proprio spazio, complice una caratterizzazione, seppur spesso obbligatoriamente stereotipata, perfettamente in linea con i tratti grotteschi della favola.
I disegni in tricromia si sposano bene con la natura sperimentale dell’opera, ed evidenziano ancora una volta la trasversalità artistica di Asano, seppur l’egemonia del rosso finisca un po’ col saturare l’occhio finito il fattore sorpresa.
Il character design è ispirato e pulito, i protagonisti risultano tutti estremamente riconoscibili nelle loro bizzarre rappresentazioni e rimangono impressi per quanto atipici e peculiari. Una cura particolare è riservata agli splendidi sfondi rurali, colmi di dettagli e virtuosismi artistici, la foresta immerge e cattura in tutta la sua malia.
Inaspettatamente a risultare un tantino evanescente è proprio il substrato narrativo, la cui interpretazione, oltre all’autocritica e alle grida di biasimo verso il genere umano, rivela ben poco. Un peccato, dato anche che i frontespizi che introducono i capitoli, contenenti aforismi e citazioni relative alla capitale del mondo narrato, lasciano presupporre ad un approfondito studio della lore e del world building.
“Eroi” non è una virata stilistica che intende segnare un nuovo punto d’inizio per l’autore, ma una parentesi sperimentale all’interno della quale Asano si è coraggiosamente messo alla prova, divertendosi da matti.
Una favola dalla morale nebulosa, che alla fine resta impressa più per le sue controversie che non per il messaggio che rivela.
Consigliata a tutti i fan dell’autore, consapevoli di non trovarsi di fronte al classico Inio Asano, e a chi cerca una storia fantasy originale e fuori da ogni schema, senza la pretesa di ricavarne chissà che insegnamento etico.
Nonostante talvolta non sia facile decriptarlo, Asano è un autore che si distanzia dall’ermetismo di mangaka come Furuya, prendendo spesso posizioni ben definite attraverso sottotesti meno nascosti di quello che all’apparenza la sua poetica possa far trapelare.
La naturalezza con cui proietta il lettore all’interno dei suoi slice of life, tra esistenzialismo e critica sociale, lo pone nella ristretta cerchia di autori riconoscibili a colpo d’occhio, sia dal peculiare tratto pittorico che dall’agrodolce semantica autoriale, collocandolo in una sorta di binario 9 e 3/4 del manga in cui figurano autori dalla firma risonante, come Naoki Urasawa.
Con “Eroi” Asano fuoriesce dai suoi dogmi, concedendosi un escursione nell’immaginario favolistico parodiando gli stilemi del fantasy classico, oscillando in costante bilico tra commedia e dramma con una cornice fiabesca alla Guillermo del Toro che sa tanto di pretesto per veicolare un messaggio profondo, sarà riuscito a trasmetterlo?
«Vuole dire che intende prendere in giro i suoi lettori?»
«Ma no! Voglio solo trasmettere la verità… però per riuscirci… devo prima convincere tutti a leggere l’articolo»
Anche nel contesto fiabesco l’autore non lesina critiche al sistema giapponese e denunce sociali in larga scala, ridicolizzando la stampa e la speculazione giornalistica, ponendo l’accento sul sessismo e la strumentalizzazione sessuale, rileggendo il dark fantasy e illustrandoci la dicotomia bene/male da una prospettiva folle e allucinata. L’avventura di 15 eroi del tutto improbabili alle prese con le forze dell’ombra dentro una misteriosa foresta impregnata di energia maligna che richiama la selva oscura dantesca, in un turbinio di nonsense e sperimentazione, che il mangaka gestisce con una sapiente e cinematografica regia delle tavole.
Il cast di 15 eroi, pian piano decimato dall’incedere narrativo, vanta personaggi totalmente fuori di testa, dal misterioso tricefalo “Maschereinsane” a “Panda-reggiseno”, una ragazza in biancheria con la testa di un panda; dal bistrattato “Re delle mosche” al disagiato nerd “Yamamoto”, un vero e proprio pesce fuor d’acqua, passando per la poco ortodossa “Principessa Puttanella” e il suo fido cavaliere “Muscolo-Metallico”, una gigantesca armatura di ferro che neanche Alphonse Elric, fino ai più classici (ma neanche troppo) “Yume-chan” e “Coniglietto” (L’Alice e il Bianconiglio di turno).
Gli 8 capitoli che compongono il volume presentano circolarità narrativa, si aprono tutti con la morte di uno degli eroi e con il medesimo monologo:
“La mia oscura anima è imperitura! Scomparirà solo quando ogni cosa tornerà a non esistere più, nel nulla primordiale… perché, finché gli umani esisteranno, e resteranno tali, potrò nascondermi nei loro cuori”.
Il messaggio dell’autore è piuttosto chiaro: l’uomo è lo scrigno del male, è l’animo umano il contenitore dell’oscurità, e tra il bene e il male, tra il bianco e il nero, c’è tutta un’intersezione di sfumature che il mangaka tiene a mostrarci nei loro riflessi primordiali.
Nonostante la brevità del racconto i personaggi riescono tutti a ritagliarsi il proprio spazio, complice una caratterizzazione, seppur spesso obbligatoriamente stereotipata, perfettamente in linea con i tratti grotteschi della favola.
I disegni in tricromia si sposano bene con la natura sperimentale dell’opera, ed evidenziano ancora una volta la trasversalità artistica di Asano, seppur l’egemonia del rosso finisca un po’ col saturare l’occhio finito il fattore sorpresa.
Il character design è ispirato e pulito, i protagonisti risultano tutti estremamente riconoscibili nelle loro bizzarre rappresentazioni e rimangono impressi per quanto atipici e peculiari. Una cura particolare è riservata agli splendidi sfondi rurali, colmi di dettagli e virtuosismi artistici, la foresta immerge e cattura in tutta la sua malia.
Inaspettatamente a risultare un tantino evanescente è proprio il substrato narrativo, la cui interpretazione, oltre all’autocritica e alle grida di biasimo verso il genere umano, rivela ben poco. Un peccato, dato anche che i frontespizi che introducono i capitoli, contenenti aforismi e citazioni relative alla capitale del mondo narrato, lasciano presupporre ad un approfondito studio della lore e del world building.
“Eroi” non è una virata stilistica che intende segnare un nuovo punto d’inizio per l’autore, ma una parentesi sperimentale all’interno della quale Asano si è coraggiosamente messo alla prova, divertendosi da matti.
Una favola dalla morale nebulosa, che alla fine resta impressa più per le sue controversie che non per il messaggio che rivela.
Consigliata a tutti i fan dell’autore, consapevoli di non trovarsi di fronte al classico Inio Asano, e a chi cerca una storia fantasy originale e fuori da ogni schema, senza la pretesa di ricavarne chissà che insegnamento etico.