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È stato uno dei primi drama giapponesi che ho apprezzato di tutto cuore, una tra le serie che ho preferito negli ultimi anni, anche rispetto ai prodotti dell’Occidente. Si tratta di una serie sull’industria dei videogiochi, realizzata da chi veramente la apprezza e la conosce, o per lo meno risulta veramente credibile nel raccontarla. Ciascuna puntata porta avanti trama orizzontale e verticale in armonia, rimanendo interessante fino alla fine e senza perdersi in inutili divagazioni o dimenticando pezzi di qua e di là.
Se si è anche solo vagamente appassionati a questo mondo si apprezzeranno senz’altro le pillole sull’aspetto prettamente tecnico della creazione e commercializzazione dei videogiochi, tutti gli altri, in ogni caso, vedranno una serie di buoni sentimenti, improntata sul desiderio di riscatto (a tutte le età). Sotto questo profilo ritengo che “Atom” sia riuscita dove “Mythic Quest” (la serie Apple Original) ha fallito: trovare l’equilibrio perfetto tra le due anime della storia, vita e videogiochi.
Non le assegno dieci solo per qualche ingenuità registica sul finire, ma rimane un prodotto bellissimo da guardare tutto d’un fiato.