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Dopo la grossa delusione che è stata la prima serie di "To Aru Kagaku no Railgun", ho sentito il bisogno di far prendere aria al cervello dall'impronta slice of life e ho deciso di iniziare "Index", la serie originale, sperando con tutto il cuore che fosse più godibile. Fortunatamente, ma proprio fortunatamente, ho avuto ragione: rispetto a "Railgun", questa serie è migliore sotto praticamente qualunque aspetto, e non mi ha fatto lo stesso effetto che darebbe il passarsi un rovo fra le chiappe e poi tirarlo via dopo averle strizzate per bene.

Contrariamente a "Railgun", "To Aru Majutsu no Index" si concentra su Touma Kamijo, un ragazzo estremamente sgangherato e sfortunato che risiede nella Città Accademia, popolata all'80% da studenti esper, i quali sono in grado di sfruttare dei particolari poteri. Touma è un esper di livello 0, ossia completamente senza poteri, che però ovvia a questa sua mancanza tramite una bizzarra quanto assurda capacità di nullificare qualsiasi potere sovrannaturale, semplicemente toccandolo con la sua mano destra. Durante la sua permanenza, Touma trova una strana ragazzina suora accasciata sulla ringhiera del suo balcone, chiamata Index, che gli rivela di essere tallonata da alcuni maghi che cercano di catturarla. Mosso da buon cuore, Touma decide di ospitarla e di aiutarla, e da lì inizieranno le sue peculiari avventure a cavallo fra scienza e magia.

Questa prima serie si sviluppa in maniera decente, e soprattutto senza perdite di tempo assurde come il suo analogo "Railgun". La serie è frammentata in piccoli archi narrativi che spaziano dal sufficiente al buono, mantenendosi intorno a questo livello, sebbene ci siano alcune forzature che azzoppano alcuni di questi archi, facendoli diventare mediocri. Purtroppo, l'arco narrativo di Aureolus ricade in questo problema, ma è bilanciato dall'ottimo arco dedicato ad Accellerator, che è senza dubbio il momento migliore della serie. La storia, sebbene buona, che mischia elementi magici ad elementi scientifici, è gestita in maniera abbastanza strana, soprattutto per quanto riguarda i personaggi. Alcuni di essi, come Styl, Kaori, Shelley e Aisa sono molto interessanti, i quali però soffrono del difetto più grosso di questa serie: una volta apparsi nei loro episodi, spariscono senza lasciare traccia, come se l'autore si fosse dimenticato della loro esistenza. Perfino Misaka, personaggio amatissimo dai fan del franchise, soffre di questa problematica, il che è tutto dire.
Fra trovate buonissime, concetti interessanti di scienza fusa a magia e qualche scelta forzata, il livello si mantiene buono. Non ottimo, ma buono.

Lato tecnico? Purtroppo, davvero si vede la sua età. È nella norma per gli anni nei quali è uscito, forse addirittura un po' sotto la media per via di alcune animazioni fatte davvero a tromba e alcune inquadrature dove i personaggi hanno le proporzioni degli omini dell'impiccato. Tuttavia, proprio come "Railgun", i primi piani sono fatti molto bene. Lato che si mantiene fra alti e bassi. Le musiche sono sfortunatamente abbastanza dimenticabili. Opening ed ending sono sufficienti, ma nulla di più.

Una serie sostanzialmente molto migliore rispetto a "Railgun", che dimostra che il potenziale per creare qualcosa di ottimo c'è. Non è esente da difetti, ma è comunque molto godibile e in alcuni tratti mi ha anche preso e sorpreso.
Non ho letto la light novel, quindi non posso fare paragoni, ma come punto di inizio è buono, e mi sento di consigliarla a chi vuole uno shonen senza troppe pretese.