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"L'extravaganza" era un genere di spettacolo comico-musicale che si diffuse in Inghilterra durante il periodo vittoriano: le sue caratteristiche specifiche comprendevano la magnificenza degli allestimenti, il gusto fantastico, elementi di burlesque, pantomima, music hall e parodia, e la libertà di stile e di struttura. Insomma un bel pot-pourri!
Ma il termine "extravaganza" può anche riferirsi in modo più ampio a una produzione teatrale elaborata, spettacolare e costosa e nel XIX secolo esso fu definito come "il trattamento bizzarro di un soggetto poetico". È precisamente in questo solco, e in quello di innumerevoli altre opere, che si inserisce "Akazukin, Tabi no Tochu de Shitai to Deau", ovvero - "Cappuccetto Rosso, durante il viaggio, incontra un cadavere", il cui titolo internazionale è diventato "Once Upon a Crime.

Si tratta di un lungometraggio di Yuichi Fukuda scritto a quattro mani dallo stesso regista con Tetsuo Kamata, prodotto e distribuito da Netflix, e basato sull'omonima novel del 2020 di Aito Aoyagi.

Yuichi Fukuda ("Wotakoi", "Gintama", "Hentai Kamen", "Saint Young Men", "Due Come noi") è regista, sceneggiatore e autore comico; si tratta di una figura riconosciuta per la sua abilità nell'adattare manga e anime in live-action e che ha guadagnato la popolarità grazie al suo stile e al senso dell'umorismo che trapelano dalle sue opere. Fukuda è, infatti, noto per un ampio uso di elementi, tra i quali una comicità slapstick e basata su gag visive e di personaggi eccentrici e bizzarri.

Questa sua opera non fa eccezione. Il film è composto da un vero e proprio puzzle di diverse fiabe europee, mescolate con un tocco di grottesco, di mistery, di elementi originali e di tanta ironia, e offre esattamente ciò che si prefigge: un intrattenimento leggero che, senza andare troppo oltre, si traduce in un'esperienza piacevole. Quasi due ore di spensieratezza e simpatia. Se quindi state cercando allegorie metafisiche, simbolismi, o metafore complesse, passate oltre. Questo prodotto è una divertente parodia (con momenti volutamente demenziali) delle fiabe classiche che tutti conosciamo. E si rivolge, in primis, ai più piccoli e alle famiglie, ma non solo.
La pellicola ha infatti un evidente tono "grottesco-satirico" sin dalle prime battute, evidenziato sia da una recitazione sempre sopra le righe, adeguata, funzionale e ridicola al punto giusto, sia da un'evocativa ambientazione, in un regno nel quale "la bellezza è la sola cosa che conta", frecciatina che colpisce sempre il bersaglio.

I personaggi e lo stile generale dell'opera, pur rimanendo volutamente "macchiettistici" e bidimensionali, lasciano ugualmente spazio a performance convincenti, e, per quanto siano soprattutto gli interpreti secondari a spingere al massimo il pedale della comicità (la matrigna e le sue figlie "flirtatrici" su tutti), anche l'ineffabile detective Cappuccetto rosso/Akazukin, Cenerentola, e gli altri personaggi del regno daranno vita a iterazioni piuttosto ridicole e a scene gustose e divertenti. Il tutto, alternando sempre toni tra il grottesco e una buffoneria più esasperata, che, però, non risulta quasi mai pesante.
Il film funziona quindi alla grande, anche se perde un po' della sua verve e velocità nella parte centrale e nella lunga spiegazione finale. Ma senza annoiare, perché comunque l'espediente dell'indagine tiene alta l'attenzione, e, diciamocelo, da questo punto di vista la sceneggiatura fa il suo dovere celando il colpevole fino alla fine.

Inoltre, come accennavamo in precedenza, tra le righe la storia offre anche una critica neanche troppo sottile all'atteggiamento imperante nella società (giapponese e non solo) contemporanea, nella quale l’essere belli e carini è considerata la cosa più importante.
Nascosta tra fiumi di battute, quindi, come in ogni fiaba degna di questo nome c'è anche una morale: il film ricorda infatti allo spettatore di guardare oltre la superficialità della bellezza, un messaggio sempre importante per i più piccoli, e non soltanto per loro.
Questo elemento è poi anch'esso usato quasi come contrappunto, visto che la pellicola nello stesso tempo ha una fotografia che vede i suoi momenti migliori proprio quando si impreziosisce in inquadrature sontuose che mettono in risalto cast e costumi, non lesinando un gradevole, mai volgare e sempre raffinato fanservice. Gli effetti speciali sono adeguati e le trasformazioni apparentemente meno riuscite sembrano aggiungere volutamente altri elementi comici all'impianto generale.

Per quanto riguarda gli interpreti, l'arcinota Kanna Hashimoto, ormai sulla cresta dell'onda da anni ("Gintama", "Kaguya-sama: Love is War, Kingdom", "Due come noi", "Lupin no Musume", è una protagonista convincente, che ben si presta al gioco messo in atto dal regista. È il fulcro e il motore della messa in scena e con la sua recitazione ambigua e circospetta non oscura gli attori che la circondano, ma, anzi, li fa risaltare. In un cast che vede una netta prevalenza del gentil sesso, svettano, in primis, la buona prova di Yuko Araki nel ruolo di Cenerentola, le già citate sorellastre e matrigna (Natsuna Watanabe, Yumi Wakatsuki e Miki Maya), ma anche gli ottimi contraltari comici di Jiro Sato, che interpreta il re, e di Tsuyoshi Muro sul topolino Paul. E fanno bene il loro dovere anche Takanori Iwata sul sognante principe, Masaki Kaji con il suo folle e strampalato barbiere Hans, e le fate/streghe Barbara e Tekla di Midoriko Kimura e Mirei Kiritani.

Ottimo è anche il doppiaggio in lingua italiana, di qualità e perfettamente in linea con gli interpreti originali, se non addirittura in grado di aggiungere sfumature aggiuntive e qualche tocco di humour in più a qualche performance.
Si segnala, per quanto riguarda la colonna sonora, il pezzo che accompagna i titoli di coda del gruppo Sekai no Owari, ovvero "Time Machine".

Tirando le somme, "Once Upon a Crime" è una produzione più che piacevole, non scevra da difetti ma che allo stesso tempo può lasciare lo spettatore (soprattutto quello meno avvezzo al genere) con la soddisfazione di aver assaporato un piatto esotico e originale, ma anche sostanzioso e leggero.
Una pellicola onesta e simpatica che vuol divertire e lo fa egregiamente. Netflix, così ci piaci.