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“Super Mario Bros. 2” è il seguito fasullo di quel “Super Mario Bros.” che nel 1985 scrisse la storia dei videogiochi. Com’è noto, si tratta originariamente di un gioco che nulla aveva a che fare con Mario, tale “Doki Doki Panic”, che evidentemente si indirizzava al solo mercato interno giapponese e che non aveva molto da dire al pubblico internazionale. Il vero “Super Mario Bros. 2”, ribattezzato in seguito “The lost levels” in occidente, era di fatto un’estensione del primo gioco, che ne riprendeva identicamente grafica, musiche e gameplay, ma offrendo nuovi livelli, ben più ostici e punitivi, pensati per coloro che già avevano finito il primo capitolo e volevano cimentarsi in qualcosa di ancora più impegnativo. Considerato troppo difficile per il pubblico occidentale, si preferì prendere come base un gioco altrimenti destinato a rimanere esclusiva giapponese, sostituendo i personaggi con quelli dell’universo di Mario. Operazione possibile anche grazie al fatto che, esistendo un unico precedente e quindi in assenza di canoni collaudati nel tempo, non ci si sarebbe potuti lamentare delle differenze tra il primo e questo secondo capitolo. Facendo così, anche l’occidente avrebbe avuto il suo “Super Mario Bros. 2” e Nintendo avrebbe potuto capitalizzare un altro successo di vendite come il primo.

La domanda cruciale che oggi ci si deve porre nei confronti di questo gioco, a mio avviso, è la seguente: Aldilà del fatto di non essere il “vero” seguito di “Super Mario Bros.”, il gioco di per sé è comunque buono? Per quanto mi riguarda la risposta è si, anche se è da ritenersi ugualmente il titolo meno riuscito della trilogia NES. Tra gli aspetti più convincenti di “Super Mario Bros. 2” vi sono sicuramente grafica e sonoro. Incredibilmente, l’estetica di questo capitolo, fatta di colori molto accesi e di un’espressività maggiore dei personaggi, è invecchiata davvero bene, azzarderei dire anche meglio di quella dei veri SMB. Anche le musiche, cosi come gli effetti sonori, sono davvero iconici e riconoscibilissimi. A livello di gameplay, il gioco si rivela discretamente riuscito, anche se a mio avviso manca la fantasia e la varietà che caratterizzava i livelli dell’originale. Inoltre finisce per essere un po’ più ripetitivo nelle dinamiche di gioco. La maggior verticalità dei livelli è una delle novità principali. A me non ha fatto impazzire, ma bisogna riconoscere che questa caratteristica è stata poi ripresa e meglio sfruttata in “Super Mario Bros. 3”.

Complessivamente, “Super Mario Bros. 2” è un buon titolo per i suoi tempi e per la console che lo ospitava. Molti titoli iconici del NES considerati classici non sono invecchiati altrettanto bene. Il vero sequel, ovvero “The Lost Levels” era sicuramente più in linea con l’originale, ma a conti fatti non inventava nulla di nuovo, cosa che invece questo capitolo fa. Ovviamente se si vuole azzardare un confronto con il primo e il terzo capitolo, è normale che questo sia considerato la “pecora nera” della trilogia. Tuttavia ha ugualmente contribuito a lanciare una serie di idee poi riprese da “Super Mario Bros. 3” motivo per cui vale comunque, alla fine della fiera, considerarlo parte integrante della serie.