Recensione
Breaking The Habit
9.0/10
Credo che ognuno di noi abbia conosciuto, e magari canticchiato, almeno una canzone dei Linkin Park, anche non sapendo esattamente che la paternità del brano fosse la loro. Ma chi è questo gruppo?
I Linkin Park, gruppo statunitense formatori nel 1996, simbolo del nu-metal e rock alternativo dei primi anni 2000, hanno conquistato milioni di fan con la loro fusione di rock, rap e melodie elettroniche. Il loro secondo album, "Meteora" del 2003, consolidó il loro status, e il pezzo "Breaking the Habit" rappresenta uno dei brani più introspettivi e toccanti.
La canzone combina elementi elettronici con melodie sottili, e il ritornello esplode in una carica emotiva intensa: la voce di Chester Bennington trasmette una vulnerabilità palpabile, rispecchiando il tormento interiore espresso nei testi. Pare che Mike Shinoda (chitarrista e tastierista del gruppo), scrisse "Breaking The Habit" per salvare Chester Bennington (voce principale del gruppo) dal baratro. Ne lessi tempo fa questa notizia in rete.
Chi conosce la storia dei componenti del gruppo sa che Bennington soffriva di alcolismo e tossicodipendenza fin dall'adolescenza. Shinoda dichiarò in un intervista che i problemi di droga del collega, in quegli anni, si erano aggravati ulteriormente e visto che la band, oltre ad essere un gruppo di lavoro era anche un gruppo di amici, per il suo bene, volle comunicargli che si stava facendo del male con le proprie mani.
Tempo addietro Shinoda aveva iniziato a scrivere un brano, ma per mancanza di ispirazione non riuscì a completarlo. A distanza di anni, però, quando trovò ritmo e note convincenti pensò che per mezzo di quel brano si potesse aiutare Bennington ad uscire dai suoi problemi, quindi riprese in mano il testo e lo riadattò in modo tale da comunicare al suo amico che doveva e poteva riprendersi e ricominciare. Nasceva così "Breaking the Habit".
A sua volta Bennington dichiarò che leggendo per la prima volta il testo della canzone si commosse a tal punto da scoppiare in lacrime. Commentò con queste parole: "Era come se fosse stato scritto un brano sulla mia vita".
Ci volle molto tempo perché Bennington uscisse dal tunnel, ma il gruppo lo sostenne e restò unito superando insieme quel grande problema.
Se tutto ciò sia veritiero, o solo una leggenda metropolitana, non lo sapremo mai, di certo le correlazioni tra le parole del testo e la realtà vissuta non mancano.
Sembra che questo brano fosse tra i preferiti del frontman, chi ricorda la band di quel periodo si ricorda anche come la canzone venisse interpretata e vissuta sentitamente anche sul palco. Molte sono state le volte in cui la performance live superò di gran lunga le aspettative del pubblico riuscendo a trasmettere tutte le loro emozioni più intense.
Ad oggi, dopo l'infausto epilogo (Bennington si suicidó nel 2017) è inevitabile pensare a questo brano dandogli un significato ancora più profondo e doloroso. Ironia della sorte, le tematiche che si toccano nella canzone non sono tra le più felici, si parla di rompere comportamenti che creano dipendenza, di non lasciare che la paura abbia il controllo sulla propria vita. Non parlerei, quindi, di "sconfitte", ma di "riscatti": come avviene nel video che va a ritroso, fino a ritrovare i membri della band che cantano sul tetto di un palazzo (il gruppo fu ripreso in un primo momento e poi "rivisitato" in versione animata), anche nella vita bisognerebbe scavare nel proprio passato per capire il proprio vero "io interiore", i propri sbagli, e guardare al futuro con fiducia ed ottimismo nonostante gli ostacoli. Questo è il messaggio che ci si può leggere.
Tuttavia la trama del video potrebbe essere interpretata in modi diversi a seconda del punto di vista. Dato il suo carattere astratto e simbolico, la narrazione potrebbe risultare difficile da capire per una certa fetta di pubblico, soprattutto per coloro che non conoscono bene il background del gruppo, necessitando di una riflessione più approfondita per comprendere appieno il suo significato.
Ciò non toglie che il video musicale, creato dallo studio Gonzo (con disegni realizzati da Hahn e Nakazawa), aggiunge una dimensione visiva che amplifica ciò che la canzone vorrebbe comunicare. L'uso sapiente di colori tenui e contrasti netti, poi, contribuisce ulteriormente ad enfatizzare il messaggio del video.
Le animazioni, con il loro stile distintivo e surreale, riflettono il tumulto emotivo del protagonista. Come ottimamente raffigurato nel video, la vita è un ingranaggio e basta davvero poco per bloccare un sistema perfettamente funzionante.
Il video è una vera e propria rappresentazione di una lotta interiore attraverso immagini astratte e simboliche che riesce a tradurre in forma visiva il tema del brano.
Sin dalle prime immagini si percepisce un senso di angoscia e isolamento. Il protagonista del video attraversa un viaggio visivo che riflette i suoi conflitti personali, simboleggiando la ricerca di liberazione da abitudini distruttive. Le sequenze animate sono accompagnate da una colonna sonora potente e malinconica, con la voce di Bennington che esprime una grande vulnerabilità toccando corde profonde e rendendo la canzone non solo un pezzo musicale, ma un vero e proprio sfogo emotivo.
Un'altra caratteristica fondamentale del video è la perfetta coordinazione con la musica. I movimenti armoniosi dell'animazione si combinano perfettamente con le dinamiche della musica, generando una sinergia che intensifica l'emozione: il ritmo rapido del montaggio tiene davvero alta l'attenzione. Questa fusione tra musica e animazione crea un’atmosfera avvolgente, trasformando il video in un’esperienza quasi catartica.
In sintesi, "Breaking the Habit" rappresenta l’essenza dei Linkin Park: la capacità di unire sonorità potenti a testi profondi e sinceri. La collaborazione con lo studio Gonzo ha poi dato vita ad un video che esalta ulteriormente la musica, rendendo la canzone ancora più memorabile. Questo pezzo è un chiaro esempio di come la musica possa essere un rifugio e un incentivo per affrontare le proprie paure e debolezze.
"...I don't know how I got this way, I'll never be alright
So I'm breaking the habit...".
Ora non vi resta che guardarlo, ascoltarlo e assaporare le significative parole del testo.
I Linkin Park, gruppo statunitense formatori nel 1996, simbolo del nu-metal e rock alternativo dei primi anni 2000, hanno conquistato milioni di fan con la loro fusione di rock, rap e melodie elettroniche. Il loro secondo album, "Meteora" del 2003, consolidó il loro status, e il pezzo "Breaking the Habit" rappresenta uno dei brani più introspettivi e toccanti.
La canzone combina elementi elettronici con melodie sottili, e il ritornello esplode in una carica emotiva intensa: la voce di Chester Bennington trasmette una vulnerabilità palpabile, rispecchiando il tormento interiore espresso nei testi. Pare che Mike Shinoda (chitarrista e tastierista del gruppo), scrisse "Breaking The Habit" per salvare Chester Bennington (voce principale del gruppo) dal baratro. Ne lessi tempo fa questa notizia in rete.
Chi conosce la storia dei componenti del gruppo sa che Bennington soffriva di alcolismo e tossicodipendenza fin dall'adolescenza. Shinoda dichiarò in un intervista che i problemi di droga del collega, in quegli anni, si erano aggravati ulteriormente e visto che la band, oltre ad essere un gruppo di lavoro era anche un gruppo di amici, per il suo bene, volle comunicargli che si stava facendo del male con le proprie mani.
Tempo addietro Shinoda aveva iniziato a scrivere un brano, ma per mancanza di ispirazione non riuscì a completarlo. A distanza di anni, però, quando trovò ritmo e note convincenti pensò che per mezzo di quel brano si potesse aiutare Bennington ad uscire dai suoi problemi, quindi riprese in mano il testo e lo riadattò in modo tale da comunicare al suo amico che doveva e poteva riprendersi e ricominciare. Nasceva così "Breaking the Habit".
A sua volta Bennington dichiarò che leggendo per la prima volta il testo della canzone si commosse a tal punto da scoppiare in lacrime. Commentò con queste parole: "Era come se fosse stato scritto un brano sulla mia vita".
Ci volle molto tempo perché Bennington uscisse dal tunnel, ma il gruppo lo sostenne e restò unito superando insieme quel grande problema.
Se tutto ciò sia veritiero, o solo una leggenda metropolitana, non lo sapremo mai, di certo le correlazioni tra le parole del testo e la realtà vissuta non mancano.
Sembra che questo brano fosse tra i preferiti del frontman, chi ricorda la band di quel periodo si ricorda anche come la canzone venisse interpretata e vissuta sentitamente anche sul palco. Molte sono state le volte in cui la performance live superò di gran lunga le aspettative del pubblico riuscendo a trasmettere tutte le loro emozioni più intense.
Ad oggi, dopo l'infausto epilogo (Bennington si suicidó nel 2017) è inevitabile pensare a questo brano dandogli un significato ancora più profondo e doloroso. Ironia della sorte, le tematiche che si toccano nella canzone non sono tra le più felici, si parla di rompere comportamenti che creano dipendenza, di non lasciare che la paura abbia il controllo sulla propria vita. Non parlerei, quindi, di "sconfitte", ma di "riscatti": come avviene nel video che va a ritroso, fino a ritrovare i membri della band che cantano sul tetto di un palazzo (il gruppo fu ripreso in un primo momento e poi "rivisitato" in versione animata), anche nella vita bisognerebbe scavare nel proprio passato per capire il proprio vero "io interiore", i propri sbagli, e guardare al futuro con fiducia ed ottimismo nonostante gli ostacoli. Questo è il messaggio che ci si può leggere.
Tuttavia la trama del video potrebbe essere interpretata in modi diversi a seconda del punto di vista. Dato il suo carattere astratto e simbolico, la narrazione potrebbe risultare difficile da capire per una certa fetta di pubblico, soprattutto per coloro che non conoscono bene il background del gruppo, necessitando di una riflessione più approfondita per comprendere appieno il suo significato.
Ciò non toglie che il video musicale, creato dallo studio Gonzo (con disegni realizzati da Hahn e Nakazawa), aggiunge una dimensione visiva che amplifica ciò che la canzone vorrebbe comunicare. L'uso sapiente di colori tenui e contrasti netti, poi, contribuisce ulteriormente ad enfatizzare il messaggio del video.
Le animazioni, con il loro stile distintivo e surreale, riflettono il tumulto emotivo del protagonista. Come ottimamente raffigurato nel video, la vita è un ingranaggio e basta davvero poco per bloccare un sistema perfettamente funzionante.
Il video è una vera e propria rappresentazione di una lotta interiore attraverso immagini astratte e simboliche che riesce a tradurre in forma visiva il tema del brano.
Sin dalle prime immagini si percepisce un senso di angoscia e isolamento. Il protagonista del video attraversa un viaggio visivo che riflette i suoi conflitti personali, simboleggiando la ricerca di liberazione da abitudini distruttive. Le sequenze animate sono accompagnate da una colonna sonora potente e malinconica, con la voce di Bennington che esprime una grande vulnerabilità toccando corde profonde e rendendo la canzone non solo un pezzo musicale, ma un vero e proprio sfogo emotivo.
Un'altra caratteristica fondamentale del video è la perfetta coordinazione con la musica. I movimenti armoniosi dell'animazione si combinano perfettamente con le dinamiche della musica, generando una sinergia che intensifica l'emozione: il ritmo rapido del montaggio tiene davvero alta l'attenzione. Questa fusione tra musica e animazione crea un’atmosfera avvolgente, trasformando il video in un’esperienza quasi catartica.
In sintesi, "Breaking the Habit" rappresenta l’essenza dei Linkin Park: la capacità di unire sonorità potenti a testi profondi e sinceri. La collaborazione con lo studio Gonzo ha poi dato vita ad un video che esalta ulteriormente la musica, rendendo la canzone ancora più memorabile. Questo pezzo è un chiaro esempio di come la musica possa essere un rifugio e un incentivo per affrontare le proprie paure e debolezze.
"...I don't know how I got this way, I'll never be alright
So I'm breaking the habit...".
Ora non vi resta che guardarlo, ascoltarlo e assaporare le significative parole del testo.