Recensione
DAN DA DAN
9.5/10
Anata dake mitsumeteru /
deatta hi kara ima demo zutto
(Okarun)
Kimi ga suki da to sakebitai /
ashita wo kaete miyo
(Jiji)
Okarun, dopo un momento di sconforto davanti alla minaccia dell’amico d’infanzia di Momo (Jiji) decide di non darsi per vinto e in gesto di sfida comincia a cantare l’ending di Slam Dunk. Così, de botto senza senso. Jiji gli risponde con l’opening. E Momo in mezzo a loro due che non capisce cosa diavolo stia succedendo. Una scena totalmente assurda eppure fantastica, di quelle che finita la stagione ti ricorderai a distanza di tempo e citerai con gli amici. Sorprendente e illuminante, come Dandadan.
Sorprendente, perchè Dandadan è un’opera che ti stupisce continuamente per come riesca a passare con una disinvoltura assoluta da un timbro all’altro e fare centro ogni volta. Gli riesce davvero tutto. Nelle parti battle è sintetica e spettacolare, quando vira sul romance è tenera ed emozionante, quando passa al demenziale fa spaccare dalle risate e persino quando si azzarda a tentare il drammatico ti spara l’episodio migliore di tutto l’anno.
Illuminante, perchè quella scena mi ha improvvisamente donato un’epifania, facendo luce su un dubbio che, in mezzo al divertimento, mi ha lasciato pensieroso per tutta la stagione:
qual è il genere di Dandadan?
Di primo acchito si pone come un battle shonen demenziale.
Momo è una bella ragazza che, essendo nipote di una famosa medium, crede negli spiriti. “Okarun” è un ragazzo emarginato che non ha mai avuto un amico, appassionato di alieni. Passando casualmente davanti alla classe di Okarun, Momo lo vede bullizzato dai compagni e decide di aiutarlo. Ha inizio così la loro conoscenza che li getterà ben presto in mezzo a numerose avventure: scopriranno di avere ragione entrambi, infatti esistono davvero sia gli alieni che gli spiriti e si troveranno ad affrontarli in combattimenti tanto mirabolanti quanto divertenti. Le scene battle sono molto belle: visivamente spettacolari, frenetiche, con una colonna sonora perfetta che tocca anche punte di eccellenza quando va a riprendere temi di musica classica.
In chiave battle shonen tuttavia manca una vera tensione durante i combattimenti perchè la componente demenziale, seppur da me apprezzata in quanto molto divertente, smorza del tutto il senso di pericolo: i protagonisti mentre combattono stanno li a scherzare, punzecchiarsi, lanciarsi frecciatine, non dandoci mai l’impressione di prendere sul serio la minaccia.
Manca anche una trama orizzontale rispetto ai nemici: sono tutti cani sciolti, non sembrano esserci connessioni tra di loro o gerarchie nè è emerso finora alcun villain.
Inoltre i combattimenti non sono così frequenti, al contrario ci sono vari episodi con semplice slice of life a tema romance, molto teneri o simpatici, in cui vediamo i protagonisti (ai quali si aggiungeranno Aira - una compagna di scuola - e Jiji - amico d’infanzia di Momo) interagire e approfondire il loro rapporto. La parte sentimentale è trattata con grande cura dei dettagli, attenzione per il non verbale (gesti, sguardi) e un timing perfetto nella gestione dei momenti di evoluzione del rapporto, tra incomprensioni, gelosie, preoccupazioni adolescenziali, ma pur sempre sdrammatizzati da successive uscite comiche.
E’ romantico ma anche divertente. C’è romance e anche comedy.
Romance/comedy.
Aspettate un momento…
Anata dake mitsumeteru deatta hi kara ima demo zutto
Una volta avevo letto un articolo interessantissimo sulla genesi di Slam Dunk e sul motivo per cui il fumetto di Inoue ci metteva un bel po’ prima di entrare nel vivo dell’azione sportiva. Il sensei Inoue era un grande appassionato di basket e voleva tanto realizzare un manga sul tema, tuttavia in quel periodo storico vari tentativi di creare spokon su questo sport erano falliti per cui il basket era visto quasi come un tabù nel mondo dei manga. Pertanto il sensei decise, furbescamente, di “sviare” lettori e case editrici impostando inizialmente il manga come se fosse di tutt’altro genere: una tipica commedia scolastica, a base di sentimenti e scontri tra teppisti. Insomma il genere manga più popolare e di maggior ritorno di pubblico che esistesse a quei tempi. Dopo di che, una volta avviata la storia e col pubblico fidelizzato, spostò gradualmente il focus verso quello che gli interessava di più. E così ci ha regalato quello che è probabilmente il miglior spokon di sempre.
L’avesse fatto oggi, come depistaggio avrebbe scelto un battle shonen, ormai da tempo affermatosi come genere con maggiori incassi al mondo.
Quando Okarun si è messo a cantare la sigla di Slam Dunk improvvisamente mi è sembrato tutto chiaro.
Non ho letto il manga dunque non ho idea di come continui la storia ma, per quel che ho visto in questa prima stagione, Dandadan non è un battle shonen, con parentesi romance.
Dandadan è una romcom, con parentesi battle.
E vi dirò di più, come romcom è davvero eccezionale.
Riavvolgiamo il nastro.
Momo è una bella ragazza che, essendo nipote di una famosa medium, crede negli spiriti. “Okarun” è un ragazzo emarginato che non ha mai avuto un amico, appassionato di alieni.
Passando casualmente davanti alla classe di Okarun, Momo lo vede bullizzato dai compagni e decide di aiutarlo. Ha inizio così la loro conoscenza che, grazie alla passione comune per l’occulto e varie avventure e combattimenti contro spiriti e alieni, diventerà sempre più stretta evolvendosi da una iniziale semplice amicizia a qualcosa di molto di più. Nel corso della storia entreranno in scena degli antagonisti, dalla sciroccata Aira (che si prenderà una cotta per Okarun) al demente Jiji (amico d’infanzia di Momo e innamorato da sempre di lei), tutti praticamente accomunati dall’essere fuori di testa e che creeranno uno spassosissimo quadrangolo amoroso.
Dandadan risolve abilmente uno dei grandi problemi delle romcom: perchè mai la ragazza bella e popolare della scuola si innamora del ragazzo bruttarello, sfigato ed emarginato? E’ una cosa che nella realtà non accade mai, fantascienza pura, ma che negli anime solitamente siamo costretti ad accettare come una cosa che cala dall’alto senza alcuna spiegazione plausibile. Succede e basta.
In Dandadan invece questo fenomeno apparentemente miracoloso ha una sua precisa spiegazione: sono proprio le fasi battle a creare la magia. All’inizio tra Momo e Okarun c’è infatti solo amicizia ma proprio grazie alle loro avventure, rischiando la vita assieme, salvandosi a vicenda, i due si avvicinano progressivamente, cominciano a fidarsi e a tenerci l’uno all’altra, a sentire quanto l’altro sia presente e faccia di tutto per proteggerlo, a ritenersi importanti, ad essere gelosi, ecc.
In questo modo non si avverte nessuna forzatura, il sentimento di entrambi appare una naturale evoluzione delle esperienze che vivono intensamente insieme.
Inoltre le fasi battle permettono anche di eludere la tendenza a focalizzarsi esclusivamente sullo sviluppo sentimentale dei due, che qui diventa una linea parallela, anzichè l’unica, della storia.
I personaggi sono un altro punto di forza.
Momo Ayase non è la classica bella ragazza fragile o kawai: sin dalla prima puntata si dimostra invece cazzuta e con grande senso di giustizia, andando disinteressatamente a proteggere Okarun che per lei, ai tempi, era un semplice sconosciuto. Ha grinta e carisma, ma in certi frangenti sa essere anche molto dolce.
Dal canto suo Okarun è un ragazzo puro: fa tenerezza il fatto che inizialmente fosse così felice di aver trovato un’amica che non si era nemmeno accorto che lei fosse anche una bella ragazza. Nonostante di base sia insicuro, è molto schietto e diretto con Momo rispetto a quello che pensa e quando c’è da proteggerla lo fa a sprezzo della propria vita.
Le interazioni tra loro due sono al contempo divertenti ma anche di grande tenerezza e delicatezza.
I personaggi secondari sono anch’essi molto ben caratterizzati.
La sciroccata Aira, ragazza bella e popolare ma presuntuosa, convinta, che tende a equivocare ogni cosa e che inizierà una rivalità esasperata con Momo diventando uno dei principali motori di comicità di tutta la serie (sono passato da odiarla a adorarla).
Il demente Jiji, una delle ultime entrate e che dobbiamo ancora conoscere meglio, figaccione ma infantile abbestia. Confido che ci darà molte gioie in futuro.
Ma anche la iper-giovanile nonna di Momo, le compagne di classe, la yokai turbononna: ogni personaggio ha la sua bella caratterizzazione e i suoi momenti di comicità.
Dal lato tecnico, l’anime è notevole: i fondali sono molto curati, così come il character design dei personaggi e l’attenzione per i dettagli, i gesti e la comunicazione non verbale. Durante le scene battle le animazioni sono ottime e riescono a rendere comprensibili anche scene estremamente caotiche. Ci sono anche scelte piuttosto azzardate di colori e di musiche che personalmente ho apprezzato ogni volta. Ost molto carina. Le sigle poi sono stupende, specialmente la opening mette un sacco allegria, una hit da ascoltare pure in macchina.
Se vogliamo trovargli un difetto, le prime due puntate sono fin troppo sboccate, tanto che inizialmente pur divertendomi mi aveva dato l’impressione di una roba super-trash per ragazzini. E il finale di stagione rimane talmente in aria da dare sui nervi (ma credo che sia stato fatto appostra, considerando che appena finito è stato immediatamente annunciato il secondo cour che uscirà tra qualche mese).
Personalmente mi ha davvero divertito tantissimo, a tratti entusiasmato, aspettavo ogni settimana con trepidazione la puntata nuova e non mi capita così spesso. Per me, anime dell’anno.
deatta hi kara ima demo zutto
(Okarun)
Kimi ga suki da to sakebitai /
ashita wo kaete miyo
(Jiji)
Okarun, dopo un momento di sconforto davanti alla minaccia dell’amico d’infanzia di Momo (Jiji) decide di non darsi per vinto e in gesto di sfida comincia a cantare l’ending di Slam Dunk. Così, de botto senza senso. Jiji gli risponde con l’opening. E Momo in mezzo a loro due che non capisce cosa diavolo stia succedendo. Una scena totalmente assurda eppure fantastica, di quelle che finita la stagione ti ricorderai a distanza di tempo e citerai con gli amici. Sorprendente e illuminante, come Dandadan.
Sorprendente, perchè Dandadan è un’opera che ti stupisce continuamente per come riesca a passare con una disinvoltura assoluta da un timbro all’altro e fare centro ogni volta. Gli riesce davvero tutto. Nelle parti battle è sintetica e spettacolare, quando vira sul romance è tenera ed emozionante, quando passa al demenziale fa spaccare dalle risate e persino quando si azzarda a tentare il drammatico ti spara l’episodio migliore di tutto l’anno.
Illuminante, perchè quella scena mi ha improvvisamente donato un’epifania, facendo luce su un dubbio che, in mezzo al divertimento, mi ha lasciato pensieroso per tutta la stagione:
qual è il genere di Dandadan?
Di primo acchito si pone come un battle shonen demenziale.
Momo è una bella ragazza che, essendo nipote di una famosa medium, crede negli spiriti. “Okarun” è un ragazzo emarginato che non ha mai avuto un amico, appassionato di alieni. Passando casualmente davanti alla classe di Okarun, Momo lo vede bullizzato dai compagni e decide di aiutarlo. Ha inizio così la loro conoscenza che li getterà ben presto in mezzo a numerose avventure: scopriranno di avere ragione entrambi, infatti esistono davvero sia gli alieni che gli spiriti e si troveranno ad affrontarli in combattimenti tanto mirabolanti quanto divertenti. Le scene battle sono molto belle: visivamente spettacolari, frenetiche, con una colonna sonora perfetta che tocca anche punte di eccellenza quando va a riprendere temi di musica classica.
In chiave battle shonen tuttavia manca una vera tensione durante i combattimenti perchè la componente demenziale, seppur da me apprezzata in quanto molto divertente, smorza del tutto il senso di pericolo: i protagonisti mentre combattono stanno li a scherzare, punzecchiarsi, lanciarsi frecciatine, non dandoci mai l’impressione di prendere sul serio la minaccia.
Manca anche una trama orizzontale rispetto ai nemici: sono tutti cani sciolti, non sembrano esserci connessioni tra di loro o gerarchie nè è emerso finora alcun villain.
Inoltre i combattimenti non sono così frequenti, al contrario ci sono vari episodi con semplice slice of life a tema romance, molto teneri o simpatici, in cui vediamo i protagonisti (ai quali si aggiungeranno Aira - una compagna di scuola - e Jiji - amico d’infanzia di Momo) interagire e approfondire il loro rapporto. La parte sentimentale è trattata con grande cura dei dettagli, attenzione per il non verbale (gesti, sguardi) e un timing perfetto nella gestione dei momenti di evoluzione del rapporto, tra incomprensioni, gelosie, preoccupazioni adolescenziali, ma pur sempre sdrammatizzati da successive uscite comiche.
E’ romantico ma anche divertente. C’è romance e anche comedy.
Romance/comedy.
Aspettate un momento…
Anata dake mitsumeteru deatta hi kara ima demo zutto
Una volta avevo letto un articolo interessantissimo sulla genesi di Slam Dunk e sul motivo per cui il fumetto di Inoue ci metteva un bel po’ prima di entrare nel vivo dell’azione sportiva. Il sensei Inoue era un grande appassionato di basket e voleva tanto realizzare un manga sul tema, tuttavia in quel periodo storico vari tentativi di creare spokon su questo sport erano falliti per cui il basket era visto quasi come un tabù nel mondo dei manga. Pertanto il sensei decise, furbescamente, di “sviare” lettori e case editrici impostando inizialmente il manga come se fosse di tutt’altro genere: una tipica commedia scolastica, a base di sentimenti e scontri tra teppisti. Insomma il genere manga più popolare e di maggior ritorno di pubblico che esistesse a quei tempi. Dopo di che, una volta avviata la storia e col pubblico fidelizzato, spostò gradualmente il focus verso quello che gli interessava di più. E così ci ha regalato quello che è probabilmente il miglior spokon di sempre.
L’avesse fatto oggi, come depistaggio avrebbe scelto un battle shonen, ormai da tempo affermatosi come genere con maggiori incassi al mondo.
Quando Okarun si è messo a cantare la sigla di Slam Dunk improvvisamente mi è sembrato tutto chiaro.
Non ho letto il manga dunque non ho idea di come continui la storia ma, per quel che ho visto in questa prima stagione, Dandadan non è un battle shonen, con parentesi romance.
Dandadan è una romcom, con parentesi battle.
E vi dirò di più, come romcom è davvero eccezionale.
Riavvolgiamo il nastro.
Momo è una bella ragazza che, essendo nipote di una famosa medium, crede negli spiriti. “Okarun” è un ragazzo emarginato che non ha mai avuto un amico, appassionato di alieni.
Passando casualmente davanti alla classe di Okarun, Momo lo vede bullizzato dai compagni e decide di aiutarlo. Ha inizio così la loro conoscenza che, grazie alla passione comune per l’occulto e varie avventure e combattimenti contro spiriti e alieni, diventerà sempre più stretta evolvendosi da una iniziale semplice amicizia a qualcosa di molto di più. Nel corso della storia entreranno in scena degli antagonisti, dalla sciroccata Aira (che si prenderà una cotta per Okarun) al demente Jiji (amico d’infanzia di Momo e innamorato da sempre di lei), tutti praticamente accomunati dall’essere fuori di testa e che creeranno uno spassosissimo quadrangolo amoroso.
Dandadan risolve abilmente uno dei grandi problemi delle romcom: perchè mai la ragazza bella e popolare della scuola si innamora del ragazzo bruttarello, sfigato ed emarginato? E’ una cosa che nella realtà non accade mai, fantascienza pura, ma che negli anime solitamente siamo costretti ad accettare come una cosa che cala dall’alto senza alcuna spiegazione plausibile. Succede e basta.
In Dandadan invece questo fenomeno apparentemente miracoloso ha una sua precisa spiegazione: sono proprio le fasi battle a creare la magia. All’inizio tra Momo e Okarun c’è infatti solo amicizia ma proprio grazie alle loro avventure, rischiando la vita assieme, salvandosi a vicenda, i due si avvicinano progressivamente, cominciano a fidarsi e a tenerci l’uno all’altra, a sentire quanto l’altro sia presente e faccia di tutto per proteggerlo, a ritenersi importanti, ad essere gelosi, ecc.
In questo modo non si avverte nessuna forzatura, il sentimento di entrambi appare una naturale evoluzione delle esperienze che vivono intensamente insieme.
Inoltre le fasi battle permettono anche di eludere la tendenza a focalizzarsi esclusivamente sullo sviluppo sentimentale dei due, che qui diventa una linea parallela, anzichè l’unica, della storia.
I personaggi sono un altro punto di forza.
Momo Ayase non è la classica bella ragazza fragile o kawai: sin dalla prima puntata si dimostra invece cazzuta e con grande senso di giustizia, andando disinteressatamente a proteggere Okarun che per lei, ai tempi, era un semplice sconosciuto. Ha grinta e carisma, ma in certi frangenti sa essere anche molto dolce.
Dal canto suo Okarun è un ragazzo puro: fa tenerezza il fatto che inizialmente fosse così felice di aver trovato un’amica che non si era nemmeno accorto che lei fosse anche una bella ragazza. Nonostante di base sia insicuro, è molto schietto e diretto con Momo rispetto a quello che pensa e quando c’è da proteggerla lo fa a sprezzo della propria vita.
Le interazioni tra loro due sono al contempo divertenti ma anche di grande tenerezza e delicatezza.
I personaggi secondari sono anch’essi molto ben caratterizzati.
La sciroccata Aira, ragazza bella e popolare ma presuntuosa, convinta, che tende a equivocare ogni cosa e che inizierà una rivalità esasperata con Momo diventando uno dei principali motori di comicità di tutta la serie (sono passato da odiarla a adorarla).
Il demente Jiji, una delle ultime entrate e che dobbiamo ancora conoscere meglio, figaccione ma infantile abbestia. Confido che ci darà molte gioie in futuro.
Ma anche la iper-giovanile nonna di Momo, le compagne di classe, la yokai turbononna: ogni personaggio ha la sua bella caratterizzazione e i suoi momenti di comicità.
Dal lato tecnico, l’anime è notevole: i fondali sono molto curati, così come il character design dei personaggi e l’attenzione per i dettagli, i gesti e la comunicazione non verbale. Durante le scene battle le animazioni sono ottime e riescono a rendere comprensibili anche scene estremamente caotiche. Ci sono anche scelte piuttosto azzardate di colori e di musiche che personalmente ho apprezzato ogni volta. Ost molto carina. Le sigle poi sono stupende, specialmente la opening mette un sacco allegria, una hit da ascoltare pure in macchina.
Se vogliamo trovargli un difetto, le prime due puntate sono fin troppo sboccate, tanto che inizialmente pur divertendomi mi aveva dato l’impressione di una roba super-trash per ragazzini. E il finale di stagione rimane talmente in aria da dare sui nervi (ma credo che sia stato fatto appostra, considerando che appena finito è stato immediatamente annunciato il secondo cour che uscirà tra qualche mese).
Personalmente mi ha davvero divertito tantissimo, a tratti entusiasmato, aspettavo ogni settimana con trepidazione la puntata nuova e non mi capita così spesso. Per me, anime dell’anno.