Recensione
Ritengo che “Gundam”, la serie storica, sia avvicinabile al romanzo ottocentesco. Questa forma letteraria aveva l'ambizione, nelle sue forme più elevate, di descrivere un mondo, di proporre al lettore una sorta di fotografia della società.
Anche grazie alla lunghezza della serie, “Gundam” descriveva la “Guerra di un anno” con grande dettaglio, non solo i fatti vissuti dai protagonisti, Amuro Rei e l'equipaggio della sua nave, ma anche il resto. Questo dava la percezione che i protagonisti fossero solo un pezzo del puzzle, un pezzo importante e molto, ma solo un pezzo. Erano appunto parte di un mondo, di una tragedia collettiva di dimensioni colossali. In questo modo la serie aveva la capacità di raccontare una storia forte e al contempo caratterizzare personaggi credibili e di grande spessore. Non è un caso che questo universo sia stato espanso con tante altre serie successive e prequel che hanno contribuito a arricchire ulteriormente questo universo.
Questa premessa ci serve per comprendere che un'opera come quella è quasi inarrivabile e, se vogliamo, è figlia del suo tempo. Per cui ogni nuova declinazione della serie “Gundam”, soprattutto se, come questa, si tratta di uno spin-off, ovvero di un'opera che si ispira a “Gundam”, ma non è inserita nella stessa ambientazione dell'Universal Century, può solo approfondire uno degli elementi che avevano reso memorabile la prima storia di apertura.
In questo caso si tratta dei personaggi: sfaccettati e di grande profondità, tutti, nessuno escluso.
Detto questo, bisogna fare di nuovo un passo indietro con una premessa importante: essendo uno spin-off, questa serie inizia e finisce qui. Possono vederla tutti, si può tranquillamente ignorare il resto di “Gundam”.
Detto questo, il riferimento a “Mobil Suit Gundam” non è certamente casuale. La serie riprende tanti temi che fanno parte integrante del franchise, il contrasto generazionale, la sofferenza dei protagonisti (e non solo), la guerra.
Ichiro Okochi (spero sia scritto bene), il nome di punta (nel senso che è il più celebre) della produzione, che ha curato la sceneggiatura, ha scritto una storia al servizio dei personaggi con una struttura chiara e precisa. Nella prima parte conosciamo i personaggi e vengono costruite le relazioni, i nostri protagonisti si incontrano e scontrano. La struttura è divisa in maniera abbastanza netta, lo scrivo anche come avviso per gli spettatori che potrebbero trovare la storia un po' lenta. Essendo la storia costruita sui personaggi, preferisco chiarire alcuni caratteri di fondo della storia. Ci troviamo all'interno di un universo in cui la forza statale sembra completamente assente. Il governo è affidato a grandi corporazioni che gestiscono anche la sicurezza pubblica e le strutture scolastiche (come la scuola Asticassia, quella in cui si svolge la gran parte delle vicende). Così lo scontro fra queste grandi imprese private può sfociare in vere e proprie guerre private.
Sullo sfondo di questo teatro fatto di intrighi, si conoscono le due protagoniste, Suletta Mercury e Miorine Rembran. La prima parte, come scritto sopra, è più di contesto. Non è che non succeda nulla, ma la parte action è affidata a alcune sfide fra mobil suit guidati dagli studenti della Asticassia. Alcuni hanno trovato questa parte alquanto debole, anche a me queste continue sfide hanno un po' stancato, ma all'interno della storia hanno il loro senso.
Nel frattempo la storia cresce e inizia a correre. Come un fiume carsico la drammaticità sale a poco a poco seguendo una strada sotterranea, con alcuni salti, per preparare la svolta dell'episodio 12 che è anche quello che conclude il primo cour. Non faccio spoiler qui, ma difficilmente ho visto altrove una sceneggiatura costruita in maniera così puntuale al servizio di una singola puntata. Come fosse l'invitato VIP a una grande festa, l'Aerial (il Gundam protagonista della storia), fa un ingresso trionfale dopo una lunga attesa. La svolta dell'episodio 12 letteralmente mette in moto una valanga. Di qui in avanti il ritmo cresce non solo in velocità, ma anche in drammaticità, le vicende si rincorrono senza un momento di tregua.
C'è anche il tempo per una puntata in cui le protagoniste non compaiono proprio: “Padri e figli”, la puntata 15, una delle più belle, a testimonianza di una storia capace di emozionare a prescindere dai protagonisti, in piena tradizione “Gundam” (puntata che mostra come la Terra sia ridotta ad area di scontro fra gruppi di guerriglia, come avviene in tante aree del mondo oggi).
Il crescendo drammatico (che, va detto, lascia davvero poco respiro) porta alla conclusione in cui la protagonista, Suletta, dovrà fare scelte fondamentali non solo per la storia, ma soprattutto per sé stessa.
In effetti, “Witch from Mercury” è una classica storia di crescita, un coming of age che coinvolge non solo la protagonista, ma tanti personaggi della serie, a partire da Miorine. Ma per Suletta sarà anche più di questo, dovrà letteralmente scegliere chi essere, non dico di più perché altrimenti farei spoiler. Suletta è un protagonista atipico per una serie “Gundam”. Avrei dovuto scrivere una protagonista, ma non ho scelto le parole a caso. Di solito, i piloti del Gundam sono maschi, ci sono ottimi personaggi femminili nelle varie serie che fanno della caratterizzazione dei personaggi un punto di forza, ma sono tutte comprimarie con più o meno evidenza a seconda delle situazioni. Suletta è una protagonista molto atipica, non ha una personalità forte, ma non punta nemmeno molto sulla “femminilità”, certamente, per essere la pilota di un robot gigantesco, sembra fuori luogo, ma in realtà non è così, la sua abilità è logica e coerente, anzi, è molto più sensata di un Amuro Rei che nella prima puntata impara a guidare il suo gigante leggendo le istruzioni. A mio modo di vedere sarà proprio questa personalità tanto strana a trascinare la narrazione, coinvolgendo lo spettatore, anche se la prima impressione non è certo coinvolgente.
Segnalo anche che sono presenti numerosi colpi di scena, su cui nel corso delle puntate compariranno vari indizi, insomma, nulla è come sembra al primo sguardo.
Un'altra grande qualità di questa serie è stata la sua capacità di costruire un villain credibile sfaccettato, uno dei migliori personaggi di tutta questa storia, purtroppo non posso dire di più, perché farei spoiler.
Da non dimenticare la colonna sonora, evocativa e capace di sottolineare l'epica delle scene nei momenti più emozionanti.
Ho sentito alcune critiche sulla serie su cui vorrei fare qualche osservazione: sarebbe troppo velocizzata nel finale. È possibile, io sinceramente sento la mancanza di una nella seconda parte poco prima del finale, non perché manchino spiegazioni, ma per una maggiore interazione fra i personaggi. Di più avrebbe voluto dire fare un intero nuovo cour, ovvero stravolgere la trama.
Il finale è indubbiamente controverso. Ne scrivo un po' di più nella parte spoiler, qui mi limito a dire che potrebbe essere così, ma anche se in alcuni passaggi discutibile, non inficia quanto di buono mostrato per tutta la serie.
Il voto è relativo comunque per me, la serie è assolutamente promossa con un 8.
Al momento in cui scrivo, la si può vedere in streaming su Crunchyroll.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Si potrebbero scrivere pagine e pagine sulla trama di “Witch from Mercury”, in virtù della complessità dei personaggi. Qualcosa si è detto prima su Suletta, senza scendere ovviamente troppo nel dettaglio. Suletta è stata sostanzialmente abituata ad appiattirsi sulla madre, appare chiaro fin dalla prima (seconda) puntata. E lo fa in maniera esagerata. Non ha sviluppato una sua personalità, ha un genuino entusiasmo e trasporto verso gli altri, ma non è mai stata abituata a pensare da sola. Per lei quello che accade nella seconda parte della serie è un trauma enorme, ma anche per questo, poi liberata dal vincolo soffocante della madre, può scegliere il suo destino. Se le sue siano scelte giuste o sbagliate, ha relativa importanza.
Di Miorine ho scritto poco prima, ma per certi versi è un personaggio parallelo a Suletta, anche se differente: ha una personalità più spiccata e strutturata e ha sviluppato una evidente ostilità verso il padre, legata non solo al gap generazionale, gli rimprovera in qualche modo la morte della madre. Il padre peraltro non è molto amorevole verso la figlia, dà priorità agli affari aziendali all'inizio della serie e la lascia in balia delle assurde regole dell'Asticassia, da cui giustamente la ragazza cerca di scappare. Miorine è costretta a crescere in fretta e a prendere responsabilità di cui all'inizio non si interessava, fino a arrivare al paradosso di scaricare Suletta (in una significativa scena, gelidamente crudele), per salvarla dalla madre.
È significativo, e certamente non casuale, che le due protagoniste abbiano un solo genitore ingombrante, la madre per Suletta e il padre per Miorine, e che entrambe alla fine finiscano per accettarli, nonostante tutto.
Un po' di spazio va dedicato a Prospera Mercury, una figura di villain davvero ben costruita. Lungo tutta la prima parte piuttosto pacifica, la sua figura è circondata da una sottile inquietudine, il suo distacco verso la figlia, travestito da cortesia, fa capolino senza mostrarsi apertamente. Il suo piano ovviamente diventa palese nel finale e disegna una storia più che di vendetta, di rivalsa verso il mondo e proposito di costruire un ambiente per la figlia a scapito però di qualsiasi altra cosa.
Le serie di “Gundam” hanno sempre messo in luce il contrasto generazionale fra il mondo degli adulti, che scatena guerre per perseguire i propri interessi materiali di ogni genere, e quello dei giovani, del protagonista e dei comprimari, che poi devono subire le conseguenze di quelle scelte, e soprattutto conformarsi agli ordini che chiedono morte e distruzione.
Ma raramente in una di queste serie i figli sono stati letteralmente usati e poi schiacciati dai genitori come qui. Che sia un segno dei tempi, la metafora di una società in cui le vecchie generazioni stanno sacrificando il futuro dei loro figli?
Anche grazie alla lunghezza della serie, “Gundam” descriveva la “Guerra di un anno” con grande dettaglio, non solo i fatti vissuti dai protagonisti, Amuro Rei e l'equipaggio della sua nave, ma anche il resto. Questo dava la percezione che i protagonisti fossero solo un pezzo del puzzle, un pezzo importante e molto, ma solo un pezzo. Erano appunto parte di un mondo, di una tragedia collettiva di dimensioni colossali. In questo modo la serie aveva la capacità di raccontare una storia forte e al contempo caratterizzare personaggi credibili e di grande spessore. Non è un caso che questo universo sia stato espanso con tante altre serie successive e prequel che hanno contribuito a arricchire ulteriormente questo universo.
Questa premessa ci serve per comprendere che un'opera come quella è quasi inarrivabile e, se vogliamo, è figlia del suo tempo. Per cui ogni nuova declinazione della serie “Gundam”, soprattutto se, come questa, si tratta di uno spin-off, ovvero di un'opera che si ispira a “Gundam”, ma non è inserita nella stessa ambientazione dell'Universal Century, può solo approfondire uno degli elementi che avevano reso memorabile la prima storia di apertura.
In questo caso si tratta dei personaggi: sfaccettati e di grande profondità, tutti, nessuno escluso.
Detto questo, bisogna fare di nuovo un passo indietro con una premessa importante: essendo uno spin-off, questa serie inizia e finisce qui. Possono vederla tutti, si può tranquillamente ignorare il resto di “Gundam”.
Detto questo, il riferimento a “Mobil Suit Gundam” non è certamente casuale. La serie riprende tanti temi che fanno parte integrante del franchise, il contrasto generazionale, la sofferenza dei protagonisti (e non solo), la guerra.
Ichiro Okochi (spero sia scritto bene), il nome di punta (nel senso che è il più celebre) della produzione, che ha curato la sceneggiatura, ha scritto una storia al servizio dei personaggi con una struttura chiara e precisa. Nella prima parte conosciamo i personaggi e vengono costruite le relazioni, i nostri protagonisti si incontrano e scontrano. La struttura è divisa in maniera abbastanza netta, lo scrivo anche come avviso per gli spettatori che potrebbero trovare la storia un po' lenta. Essendo la storia costruita sui personaggi, preferisco chiarire alcuni caratteri di fondo della storia. Ci troviamo all'interno di un universo in cui la forza statale sembra completamente assente. Il governo è affidato a grandi corporazioni che gestiscono anche la sicurezza pubblica e le strutture scolastiche (come la scuola Asticassia, quella in cui si svolge la gran parte delle vicende). Così lo scontro fra queste grandi imprese private può sfociare in vere e proprie guerre private.
Sullo sfondo di questo teatro fatto di intrighi, si conoscono le due protagoniste, Suletta Mercury e Miorine Rembran. La prima parte, come scritto sopra, è più di contesto. Non è che non succeda nulla, ma la parte action è affidata a alcune sfide fra mobil suit guidati dagli studenti della Asticassia. Alcuni hanno trovato questa parte alquanto debole, anche a me queste continue sfide hanno un po' stancato, ma all'interno della storia hanno il loro senso.
Nel frattempo la storia cresce e inizia a correre. Come un fiume carsico la drammaticità sale a poco a poco seguendo una strada sotterranea, con alcuni salti, per preparare la svolta dell'episodio 12 che è anche quello che conclude il primo cour. Non faccio spoiler qui, ma difficilmente ho visto altrove una sceneggiatura costruita in maniera così puntuale al servizio di una singola puntata. Come fosse l'invitato VIP a una grande festa, l'Aerial (il Gundam protagonista della storia), fa un ingresso trionfale dopo una lunga attesa. La svolta dell'episodio 12 letteralmente mette in moto una valanga. Di qui in avanti il ritmo cresce non solo in velocità, ma anche in drammaticità, le vicende si rincorrono senza un momento di tregua.
C'è anche il tempo per una puntata in cui le protagoniste non compaiono proprio: “Padri e figli”, la puntata 15, una delle più belle, a testimonianza di una storia capace di emozionare a prescindere dai protagonisti, in piena tradizione “Gundam” (puntata che mostra come la Terra sia ridotta ad area di scontro fra gruppi di guerriglia, come avviene in tante aree del mondo oggi).
Il crescendo drammatico (che, va detto, lascia davvero poco respiro) porta alla conclusione in cui la protagonista, Suletta, dovrà fare scelte fondamentali non solo per la storia, ma soprattutto per sé stessa.
In effetti, “Witch from Mercury” è una classica storia di crescita, un coming of age che coinvolge non solo la protagonista, ma tanti personaggi della serie, a partire da Miorine. Ma per Suletta sarà anche più di questo, dovrà letteralmente scegliere chi essere, non dico di più perché altrimenti farei spoiler. Suletta è un protagonista atipico per una serie “Gundam”. Avrei dovuto scrivere una protagonista, ma non ho scelto le parole a caso. Di solito, i piloti del Gundam sono maschi, ci sono ottimi personaggi femminili nelle varie serie che fanno della caratterizzazione dei personaggi un punto di forza, ma sono tutte comprimarie con più o meno evidenza a seconda delle situazioni. Suletta è una protagonista molto atipica, non ha una personalità forte, ma non punta nemmeno molto sulla “femminilità”, certamente, per essere la pilota di un robot gigantesco, sembra fuori luogo, ma in realtà non è così, la sua abilità è logica e coerente, anzi, è molto più sensata di un Amuro Rei che nella prima puntata impara a guidare il suo gigante leggendo le istruzioni. A mio modo di vedere sarà proprio questa personalità tanto strana a trascinare la narrazione, coinvolgendo lo spettatore, anche se la prima impressione non è certo coinvolgente.
Segnalo anche che sono presenti numerosi colpi di scena, su cui nel corso delle puntate compariranno vari indizi, insomma, nulla è come sembra al primo sguardo.
Un'altra grande qualità di questa serie è stata la sua capacità di costruire un villain credibile sfaccettato, uno dei migliori personaggi di tutta questa storia, purtroppo non posso dire di più, perché farei spoiler.
Da non dimenticare la colonna sonora, evocativa e capace di sottolineare l'epica delle scene nei momenti più emozionanti.
Ho sentito alcune critiche sulla serie su cui vorrei fare qualche osservazione: sarebbe troppo velocizzata nel finale. È possibile, io sinceramente sento la mancanza di una nella seconda parte poco prima del finale, non perché manchino spiegazioni, ma per una maggiore interazione fra i personaggi. Di più avrebbe voluto dire fare un intero nuovo cour, ovvero stravolgere la trama.
Il finale è indubbiamente controverso. Ne scrivo un po' di più nella parte spoiler, qui mi limito a dire che potrebbe essere così, ma anche se in alcuni passaggi discutibile, non inficia quanto di buono mostrato per tutta la serie.
Il voto è relativo comunque per me, la serie è assolutamente promossa con un 8.
Al momento in cui scrivo, la si può vedere in streaming su Crunchyroll.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Si potrebbero scrivere pagine e pagine sulla trama di “Witch from Mercury”, in virtù della complessità dei personaggi. Qualcosa si è detto prima su Suletta, senza scendere ovviamente troppo nel dettaglio. Suletta è stata sostanzialmente abituata ad appiattirsi sulla madre, appare chiaro fin dalla prima (seconda) puntata. E lo fa in maniera esagerata. Non ha sviluppato una sua personalità, ha un genuino entusiasmo e trasporto verso gli altri, ma non è mai stata abituata a pensare da sola. Per lei quello che accade nella seconda parte della serie è un trauma enorme, ma anche per questo, poi liberata dal vincolo soffocante della madre, può scegliere il suo destino. Se le sue siano scelte giuste o sbagliate, ha relativa importanza.
Di Miorine ho scritto poco prima, ma per certi versi è un personaggio parallelo a Suletta, anche se differente: ha una personalità più spiccata e strutturata e ha sviluppato una evidente ostilità verso il padre, legata non solo al gap generazionale, gli rimprovera in qualche modo la morte della madre. Il padre peraltro non è molto amorevole verso la figlia, dà priorità agli affari aziendali all'inizio della serie e la lascia in balia delle assurde regole dell'Asticassia, da cui giustamente la ragazza cerca di scappare. Miorine è costretta a crescere in fretta e a prendere responsabilità di cui all'inizio non si interessava, fino a arrivare al paradosso di scaricare Suletta (in una significativa scena, gelidamente crudele), per salvarla dalla madre.
È significativo, e certamente non casuale, che le due protagoniste abbiano un solo genitore ingombrante, la madre per Suletta e il padre per Miorine, e che entrambe alla fine finiscano per accettarli, nonostante tutto.
Un po' di spazio va dedicato a Prospera Mercury, una figura di villain davvero ben costruita. Lungo tutta la prima parte piuttosto pacifica, la sua figura è circondata da una sottile inquietudine, il suo distacco verso la figlia, travestito da cortesia, fa capolino senza mostrarsi apertamente. Il suo piano ovviamente diventa palese nel finale e disegna una storia più che di vendetta, di rivalsa verso il mondo e proposito di costruire un ambiente per la figlia a scapito però di qualsiasi altra cosa.
Le serie di “Gundam” hanno sempre messo in luce il contrasto generazionale fra il mondo degli adulti, che scatena guerre per perseguire i propri interessi materiali di ogni genere, e quello dei giovani, del protagonista e dei comprimari, che poi devono subire le conseguenze di quelle scelte, e soprattutto conformarsi agli ordini che chiedono morte e distruzione.
Ma raramente in una di queste serie i figli sono stati letteralmente usati e poi schiacciati dai genitori come qui. Che sia un segno dei tempi, la metafora di una società in cui le vecchie generazioni stanno sacrificando il futuro dei loro figli?
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