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Ho letto l’intero manga e voglio chiarire subito un punto: Welcome Back, Alice non è affatto un'opera wholesome, anzi, è l’opposto. Tutti e tre i protagonisti presentano profonde problematiche psicologiche, e non mi riferisco solo al tema della percezione di sé.




***Spoiler Alert!!!***



[Panoramica dei Personaggi]

Kei: il personaggio in contraddizione con sé stesso.
Kei è un personaggio profondamente insicuro e confuso riguardo al significato di essere uomo o donna. Il suo errore principale è l’associare questi concetti esclusivamente agli aspetti più stereotipati. Sceglie di apparire estremamente femminile: indossa la divisa scolastica da ragazza, adotta un abbigliamento e un comportamento femminili, ha una corporatura esile e una voce che si intuisce altrettanto femminile. Nonostante ciò, dichiara di non voler essere né un ragazzo né una ragazza. Questo crea una palese discrepanza tra parole e azioni che l’autore non riesce a conciliare in modo coerente.
Nel suo colloquio con Yui, Kei afferma di non comprendere l’amore nel senso tradizionale, definendolo un “monopolio” sulla persona amata – un’affermazione che potrebbe sembrare provocatoria, ma che si smentisce da sola. Fin dall’inizio, il suo comportamento ruota intorno all'ossessivo tentativo di ottenere l’attenzione esclusiva di "Yo" (a.k.a Yohei), di cui è innamorato fin dall’infanzia.

Un altro aspetto problematico del personaggio è il suo atteggiamento provocatorio e spesso molesto. Kei assume un comportamento quasi predatorio nei confronti di Yo, superando più volte i confini personali di quest'ultimo con un’arroganza mascherata da una presunta libertà identitaria. Mi domando l'accoglienza e le reazioni a riguardo del comportamento del personaggio, se si fosse trattato di un individuo non appartenente a una minoranza. Il manga, invece, sembra voler giustificare tali comportamenti attraverso una retorica confusa sulla fluidità di genere che, nella pratica, risulta incoerente con i fatti narrati.

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Yohei: il personaggio fragile e succube.
Yohei è il classico ragazzo insicuro, incapace di affrontare i propri problemi senza cercare giustificazioni esterne. Attribuisce la sua instabilità dapprima alla pressione sociale legata alla mascolinità, quando in realtà il suo problema principale è una dipendenza affettiva e sessuale. Questa debolezza lo porta a un circolo vizioso di confusione e frustrazione, culminando nel suo burnout emotivo, accentuato dai comportamenti di Yui.
Yo è completamente alla mercé di chiunque riesca a manipolarlo emotivamente. Prima è succube delle attenzioni invasive e delle retoriche manipolative di Kei, poi cade vittima dell’abuso psicologico e fisico di Yui.

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Yui: dalla dolcezza (apparente) alla vendetta.
Yui è, senza dubbio, il personaggio che subisce il peggior degrado morale nell’intero manga. Se Kei è un individuo ipocrita dai modi molto inappropriati e Yohei una figura fragile e confusa, Yui rappresenta il punto più oscuro della storia.
Ferita nel profondo dal rifiuto di Kei, inizialmente prova molta frustrazione per il suo cambiamento estetico, non riuscendo a riconciliare i suoi sentimenti per lui con la sua nuova identità assieme alla sua consapevolezza che lui è innamorato di Yohei. All'inizio, cerca di superare la cosa accettando di uscire con Yohei, ma il suo atteggiamento si trasforma in qualcosa di molto più disturbante.
La sua manipolazione segue un’evoluzione graduale e inquietante: inizialmente usa una falsa dolcezza, facendo credere a Yohei di essere sinceramente interessata a lui e offrendogli un’apparente via d’uscita dalla sua confusione per Kei.
Con il tempo, però, questa dolcezza si trasforma in un metodo di controllo, alternando momenti affettuosi a comportamenti più ambigui.
Aumentando la sua frustrazione e rabbia nei confronti di Kei, inizia a proiettare il suo odio su Yohei, vedendolo come un misero surrogato del suo vero obiettivo, l'irrazionale causa dietro al rifiuto di Kei verso i suoi sentimenti.
La sua relazione con Yohei si trasforma in una dinamica di dominio e punizione, con Yui che assume il controllo totale su di lui, trattandolo come un cane ammaestrato e privandolo della sua dignità.
Arriva a usare il sesso come strumento di tortura emotiva e fisica, infliggendogli dolore non solo psicologico ma anche fisico, alternando momenti di apparente affetto a veri e propri atti di umiliazione e sopraffazione.
Ciò che rende questa dinamica ancora più disturbante è la totale arrendevolezza di Yohei: essendo emotivamente dipendente e con senso di colpa, accetta passivamente qualsiasi comportamento di Yui, quasi come se lo meritasse, arrivando solo verso il finale a ribellarsi a questa situazione insalubre.

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[Considerazioni Generali]

Uno degli aspetti più problematici di "Welcome Back, Alice" è la gestione del finale. In un momento simbolico, Kei accetta di farsi tagliare i capelli da Yohei, come un tentativo di spingersi a un’espressione più androgina e coerente con la sua dichiarazione di rifiuto nel voler essere uomo o donna. Tuttavia, dopo un timeskip inspiegato, Kei scompare, lasciando aperta la domanda sul perché della sua partenza. Quando riappare, ha nuovamente i capelli lunghi e un aspetto palesemente femminile, vanificando qualsiasi tentativo di costruire una narrazione coerente sulla sua identità di genere.
Questo epilogo non solo sottolinea l'incoerenza interna del personaggio di Kei, ma dimostra come il manga non riesca a trattare in modo sufficientemente serio e strutturato le tematiche dell'identità e della percezione di sé. L’impressione finale è che Kei sia semplicemente un ragazzo che si sente una ragazza, ma si ostini a negarlo, forse per spirito di ribellione adolescenziale o per una particolare paura di definirsi in modo chiaro.

In merito al lato puramente tecnico, se da una parte la narrazione è piena di contraddizioni e incongruenze, non si può negare che il comparto artistico sia di buona qualità. I disegni sono curati anche se non sempre impeccabili, e le scene intime sono rappresentate con una certa fluidità e gradualità. Tuttavia, è importante sottolineare che le scene di sesso sono molto esplicite, spesso andando ben oltre il semplice sottinteso: il manga non esita a mostrare momenti espliciti (seppur nei limiti dell'ecchi), con sequenze sessuali che oltrepassano il confine della sensualità. Si ha come la sensazione perenne che il sesso sia un’arma di abuso e manipolazione, accentuando il degrado psicologico dei personaggi.

In conclusione, "Welcome Back, Alice" è un manga che tenta di affrontare il tema dell’identità di genere e dell’amore adolescenziale, ma lo fa in modo confuso e contraddittorio:

• I personaggi sono disfunzionali e pieni di incongruenze.
• La narrazione lascia aperte alcune importanti domande senza risposte.
• Le tematiche trattate mancano di una reale profondità.

Gli unici pregi reali sono il comparto grafico e la gestione artistica delle scene più intime, che, per quanto problematiche, sono rese con una certa cura stilistica. Va riconosciuto anche il tentativo di trasmettere un messaggio sull’accettazione di sé, ovvero l’idea che si possa essere ciò che si è senza doversi conformare a schemi rigidi di genere. Tuttavia, questa tematica finisce per essere oscurata dalle contraddizioni interne del racconto, che oppone l’essere sé stessi agli stereotipi, ma al tempo stesso li utilizza paradossalmente come metro di paragone, rifiutandone alcuni per rifugiarsi in altri, risultando di fatto incoerente.

Se l’intento era quello di proporre una riflessione profonda su genere, sessualità e identità, il risultato è fallimentare: la storia non riesce a dare risposte chiare o a rendersi lodevole di uno sviluppo più maturo tra i vari personaggi, ballando sul filo della superficialità di pensiero senza una vera riflessione che possa risultare consistente su più livelli, restituendo delle linee di dialogo, a riguardo, quasi più da slogan e senza mai veramente entrare nel merito.