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La premessa dell’anime è già di per sé piuttosto stravagante: in una scuola superiore viene avviato un programma chiamato "simulazione matrimoniale", in cui gli studenti vengono accoppiati in coppie miste e costretti a convivere come se fossero marito e moglie. Lo stesso protagonista, Jirou, lo definisce fin da subito un “assurdo corso di studi”, e non potrei essere più d’accordo.
L’idea di far vivere due adolescenti in piena tempesta ormonale da soli in un appartamento già fa sorridere, ma a peggiorare il tutto c'è un sistema di monitoraggio che registra ogni loro azione per attribuire o sottrarre punti in base al comportamento. Ora, io spero davvero che si tratti solo di un sensore e non di una videocamera, perché altrimenti sfioreremmo territori ben più inquietanti. Le stanze sono “sicure” grazie a porte che si aprono solo con l’impronta digitale del proprietario, ma a che serve se poi entrambe si affacciano su un balcone condiviso senza alcuna protezione tecnologica? E il bagno è in comune, senza particolari accorgimenti di sicurezza.
Tralasciando le questioni logistiche (tipo come facciano a sostenere i costi di 75 appartamenti completi di cucina, soggiorno, due camere da letto, bagno e balcone), quello che davvero non regge è la logica: nessuna scuola reale, soprattutto in Giappone dove la privacy familiare è sacra, si assumerebbe una responsabilità simile. Senza contare che non credo ci siano genitori disposti ad accettare una cosa del genere, né studenti contenti di dover condividere il proprio spazio personale con un perfetto sconosciuto 24 ore su 24, sette giorni su sette.
Eppure, superato lo shock iniziale per questo assurdo setting, l’anime riesce comunque a coinvolgere.

Jirou si ritrova in coppia con Akari, la gal della scuola, anziché con Shiori, la sua amica d’infanzia per cui ha una cotta. A complicare le cose, Akari è a sua volta innamorata di Minami, che però è il partner assegnato proprio a Shiori. Da qui nasce il loro “patto”: comportarsi da coppia modello per accumulare punti, rientrare nella top 10 e ottenere il permesso di cambiare partner. L’idea è semplice, ma quello che funziona davvero è lo sviluppo del rapporto tra Jirou e Akari.

La prima stagione si compone di 12 episodi e, purtroppo, sembra che non ne vedremo una seconda, visto che l’anime è andato in onda nel 2022 e da allora non ci sono notizie sul seguito. Il che è un peccato, perché il dodicesimo episodio si chiude con un finale aperto che lascia un certo amaro in bocca, specialmente dopo essersi affezionati ai personaggi e aver seguito con interesse le loro dinamiche.
Nonostante le premesse forzate e poco credibili, la serie riesce a creare momenti davvero coinvolgenti. Alterna scene esilaranti ad altre più imbarazzanti, offrendo anche spunti di riflessione. I personaggi, sia principali che secondari, hanno una crescita coerente e ben costruita nel corso degli episodi. Si vede una maturazione nei loro comportamenti e nei loro pensieri, che li rende più umani e vicini allo spettatore. È uno di quegli anime che, pur nella sua leggerezza, ti fa riflettere sulle emozioni dell’adolescenza, portandoti a chiederti: "Anch’io avrei reagito così?"

Alla fine, se si riesce a sorvolare sugli aspetti tecnici e sulla poca verosimiglianza dell’ambientazione, More Than a Married Couple, But Not Lovers si dimostra un anime godibile, fresco, divertente e con una buona dose di cuore. Peccato solo per l’assenza di un seguito e per il fatto che, per sapere come va a finire, toccherà immergersi nel manga.