Jujutsu Kaisen 2: il vero volto del caos - Recensione
Due amici finiscono per giocare a scacchi
di Focasaggia
"Non ha senso eh? Deve proprio esserci un senso?"
Nella prima parte abbiamo conosciuto Yūji Itadori, l’energico ragazzo che senza pensarci troppo ha ingurgitato una delle venti dita di Ryōmen Sukuna, feroce divinità demoniaca, diventando un ricettacolo. Preso in custodia da Satoru Gojō viene condotto in una scuola per stregoni dove stringe amicizia con gli altri elementi combattendo insieme contro spiriti maledetti. Nel frattempo, una strana organizzazione si muove nell’ombra: Suguru Geto, uno stregone grande amico di Satoru Gojō, sembra essersi alleato con alcuni spiriti maledetti.
La prima parte della serie animata di Jujutsu Kaisen, il cui manga è pubblicato da noi da Planet Manga, era terminata nella primavera del 2021. La serie torna con l’episodio 25 nel mese di luglio del 2023, e dopo cinque episodi (che possiamo definire prequel a tutta la storia) si prende una piccola pausa, per adattare poi l’intero arco dedicato all'incidente di Shibuya.
Cronologicamente parlando gli eventi avvengono nel seguente ordine:
- Episodi 25 -29, 2006-2007;
- Jujutsu Kaisen 0, 2016 - Natale 2017;
- Episodi 1-24, da giugno 2018;
- Episodi 30-47, ottobre 2018.
Ogni parte è strettamente collegata alle altre, anche nelle piccole cose. Giusto come esempio, nel film si vedeva un particolare demone evocato da Geto, capace di fornirgli le armi desiderate, visto in realtà proprio nei primi episodi di questa parte. Questi interessanti accorgimenti sono innumerevoli, bisogna fare attenzione per coglierli tutti.
"Sono molto bravo a inquadrare la gente sai? E hai comunque il coraggio di sederti vicino a me?"
La prima parte di questa seconda stagione ripercorre l’amicizia tra Suguru Geto e Satoru Gojō. Si chiariscono le motivazioni di un uomo tanto retto nelle sue convinzioni quanto distorto nel realizzarle. L’uomo è ben consapevole di seguire un ideale poco condivisibile, ma definendosi adulto non cerca comprensione negli altri, vuole solo essere fedele a se stesso.
La loro sincera amicizia è ostacolata unicamente dal loro carattere, l’allegro Gojo tende a nascondere la sua stanchezza agli altri, cercando di non far preoccupare nessuno, e Geto, per lo stesso motivo, non gli racconta del suo dramma interiore. Come spesso accade nella realtà, basta il semplice interessamento di uno sconosciuto, in questo caso la misteriosa e affascinante Yuki Tsukumo, vista giusto in pochi secondi nell'episodio 20 della prima serie, per fargli raccontare tutte le sue paure.
Quando si è amici di qualcuno ci si pone inconsciamente dei limiti, convinti di conoscere chi chiamiamo amico; non vogliamo creare fastidi, far preoccupare o deludere i nostri cari, ma allora cos’è veramente l’amicizia?
La qualità dei dialoghi, intelligenti e profondi, unita all’impareggiabile capacità espressiva e alla realtà dei comportamenti resi, rende questa parte un piccolo gioiello.
Nell'arco di sole 5 puntate, infatti, vengono introdotti diversi personaggi molto importanti per la storia, tra cui Toji, impareggiabile avversario. Il simpatico Yū Haibara e la dolce Riko Amanai sono due personaggi cruciali per quanto riguarda il mutamento interiore di Geto. I loro discorsi e gli eventi sembrano destabilizzarlo nel profondo. A quel punto gli basterebbe una goccia per decidersi, per varcare quella soglia, quella goccia la troveremo negli occhi tristi di due ragazzine in gabbia.
Si potrebbe affermare come sia Gojo la causa di tutto, la sua sola esistenza è causa di sconforto per Geto. Del resto, come si afferma nell'undicesimo episodio (35° considerando la numerazione totale), gli spiriti maledetti stavano diventando sempre più forti in risposta alla nascita del ragazzo dai sei occhi. Una presenza scomoda per tutti.
Questa giustificazione si focalizza sul poter realizzare o meno un’utopia, senza comprendere quanto sia sbagliata a prescindere.
L’incidente di Shibuya
"Buonanotte per me, ma per te è arrivata l'ora di svegliarsi."
Sembra impossibile stancarsi di Shibuya, un luogo in perenne mutamento dove in ogni angolo si può nascondere una sorpresa. La statua di Hachiko simboleggia il valore della fedeltà e quelle strisce pedonali l’eterno incrociarsi con gli altri. Un luogo magico, affascinante e colmo delle emozioni dei tanti passanti. Secondo Kenjiro Tsuda, doppiatore di Kento Nanami, l’aspetto più spaventoso di questa parte viene accentuato proprio dall’utilizzo dell’ambiente familiare chiamato "Shibuya".
Per Suguru Geto sembra essere giunto il tempo di mettere in atto il suo diabolico piano, accennato tempo addietro. Il suo obiettivo è riuscire a confinare Satoru Gojō e allearsi con Sukuna. Dovrà elaborare un piano ingegnoso per riuscirci ma le idee non gli sembrano mancare. Tralasciando le scene ambientate nel passato, Geto non si è mai mostrato apertamente, lavorando sempre dietro le quinte. Nasconde forse qualcosa o, forse, basterebbe ricordare come sia finito il film o, meglio, come ci fanno credere sia finito.
Nei primi cinque episodi, complice la fotografia supervisionata come sempre da Teppei Ito, si respira un’aria nostalgica, come di un’adolescenza divertente e pura che ormai, crescendo, è andata persa per sempre. Dopo, il registro cambia, a partire dalla sigla, curata soprattutto dall’abile mano di Yuki Kamiya, si percepisce qualcosa di molto diverso da quanto visto in precedenza. I toni allegri e scanzonati, per quanto gli eventi narrati siano anche tragici, velocemente scompaiono lasciando il posto a una strana sensazione.
"Ben venga il caos, poiché l'ordine non ha funzionato”, scriveva Karl Kraus nel libro "La muraglia cinese"; in effetti durante la visione degli episodi successivi non si ha la percezione di un’epica sfida finale tra i vari protagonisti, ma di qualcosa di più oscuro, si percepisce il caos, proprio in quanto l’ordine non ha funzionato. Gli spiriti maledetti, rappresentanti quasi per definizione della confusione, agiscono con metodo; gli stregoni, esponenti dell’ordine, sembrano lasciati a loro stessi, rimangono in attesa, in balia degli eventi. L’ordine fallisce.
Tanti sono i personaggi. Tanti gli scontri. Nessuno è al sicuro, chiunque può incontrare la morte. Mancando l’ordine a cui siamo abituati nei vari shonen lo spettatore è completamente ignaro sul susseguirsi dei prossimi eventi, il caos viene trasmesso ma con esso anche la continua sorpresa di ciò a cui assiste.
Minimizzando si potrebbe ridurre questa seconda parte a solo una serie di infiniti scontri e tanti morti? No, fosse solo fumo non sarebbe emozionante.
Basti pensare al confronto dei due vecchi amici, dove in quel dialogo Satoru Gojo cambia il suo modo di parlare, dove lo stesso Yuichi Nakamura, suo doppiatore originale in un’intervista conferma di cambiare a seconda della scena il tono per impressionare il pubblico. Perfino i termini utilizzati cambiano. Quelle parole faranno più effetto di qualsiasi tecnica, saranno l’unica cosa capace di sorprendere il nemico. Gojo, nella sua umanità, non smetterà mai di rispettare il suo vecchio amico.
La loro diventa una partita a scacchi, mosse e contromosse studiate a tavolino. Tutti quegli accorgimenti appositamente e minuziosamente ideati per affrontare Gojo sono qualcosa di incredibile. Giocare la carta giusta al momento giusto. Scoprire le intenzioni e i punti deboli del nemico usando le parole più opportune. Sorridere della vittoria quando gli altri ti credono sconfitto. La cura avuta nel riprodurre l’idea originale è da applausi.
Non tutti i personaggi avranno modo di ritagliarsi uno spazio adeguato in questa parte; oltre a Gojo, Yūji Itadori e alla sua controparte Sukuna interessanti saranno gli interventi di Megumi Fushiguro e Kento Nanami, soprattutto grazie alla sua presenza, da notare come riescano a farla sentire, imponente e rassicurante, nelle poche scene a lui dedicate. Il suo amore per la Malesia è stato oggetto persino di attenzione dal governo malese, secondo quanto riportato da Astro Awani, un celebre notiziario nazionale. L’approfondimento destinato a Nobara Kugisaki, tra scene d’azione e ricordi, potrebbe non risultare all'altezza.
"Tu sei me"
Affascinante tematica è il rovesciamento della prospettiva, persino accennata dal chitarrista Daiki Tsuneta e dal batterista Yu Seki in un’intervista con il gruppo King Gnu, artefici della sigla "SPECIALZ". Negli eventi non si racconta della solita dinamica di eroi contro malvagi ma è la prospettiva a rendere una persona eroica o malvagia. Persino il doppiatore di Mahito, Nobunaga Shimazaki, nota come gli spiriti maledetti non hanno la minima percezione di fare qualcosa di sbagliato nel loro agire, per loro sono gli stregoni i malvagi.
In definitiva le maledizioni, nascendo dagli esseri viventi, mantengono parte della loro precedente natura, si mostrano persino solidali tra loro, arrivano a voler vendicare un loro simile. Nelle lacrime di Jōgo c'è tanta umanità. Nessuno decide in cosa nascere ma quasi tutti decidono come vivere.
Tutto termina, tutto inizia. Chi non ha visto il film potrà essere disorientato, non ricordando di certi personaggi e di un certo evento visto proprio al termine della visione. Il piano di un nemico tanto oscuro e tanto antico viene messo in atto. Una preparazione meticolosa, durata anni. Lo spettatore ignora tanti retroscena importanti. Nessuno riesce a comprendere il suo reale obiettivo. No, la partita a scacchi tra Gojo e il suo nemico non è terminata. L’uomo dai sei occhi gioca la sua mossa vincente, preparata in anticipo in tempi non sospetti. Si mette in moto la speranza, l’unico fattore sottovalutato dal nemico perché in realtà non lo conosce. Nello stesso tempo Gojo, sapendo quanto sarebbe potuto accadere, ha ideato un sistema per proteggere Itadori. Tutto sembra chiaro e oscuro al tempo stesso. Fino alla fine una sola parola regna sovrana, il caos.
Comparto visivo
"Siete disposti a morire per me?"
Rispetto alla prima serie qualcosa è cambiato. La regia è stata affidata a Shōta Goshozono (in passato aveva diretto l’episodio 8 di Chainsaw Man e ha lavorato alla serie precedente soprattutto nell’episodio 17, dove tra l’altro curava storyboard e animazioni chiave), rimpiazzando il bravissimo Sung Hoo Park.
La sceneggiatura è affidata alle sapienti mani di Hiroshi Seko come in passato. Tanti gli animatori esperti, giovani e perfino alle prime armi. I bravissimi Reina Igawa e Yosuke Yajima, alla direzione generale delle animazioni in diversi episodi della serie, sono tra gli esperti su cui la serie può contare.
Il lavoro dello studio MAPPA sembra evolversi in continuazione, le animazioni sono sempre fluide e spettacolari. Quando si arriva a certi livelli si notano più facilmente certi cali, per quanto il livello rimanga sempre altissimo. Gli animatori hanno piena coscienza della loro bravura e vogliono esprimere tutto il loro estro. La loro cura si dimostra nei dettagli così come in particolari scene, basterebbe fare un confronto tra il vortice visto nel film con quello degli ultimi episodi.
Nella seconda parte, l’incidente di Shibuya, per via delle tante scene d’azione presenti gli animatori hanno potuto dare sfoggio della loro creatività: in una breve sequenza hanno riprodotto gli interni dello studio di Mappa, in alcune scene si sono ispirati a Shin Godzilla e hanno avuto il coraggio di aggiungere dettagli inesistenti nel manga, per quanto alcune scelte sono state fortemente criticate. La loro abilità stupisce persino gli stessi doppiatori. Joji Nakata, il doppiatore di Naohito Zenin, elogia il contrasto di alcune sequenze animate, come quella del sesto episodio.
In alcuni episodi si predilige accentuare l’azione frenetica, in altre evidenziare scene piene di suspense arrivando a tinte quasi horror. In certi casi, come il criticato episodio 41, godono di un taglio nettamente cinematografico. Il continuo susseguirsi di scene frenetiche, per quanto curate e splendide nel vedersi, potrebbe, a lungo andare, stancare lo spettatore. Una cosa è chiara: riescono a riprodurre, talvolta anche non volendo, quel senso di caos.
"Finché noi resteremo in vita i nostri compagni caduti non saranno mai davvero sconfitti"
A coprire il ruolo di direttore artistico è stato incaricato Junichi Higashi, e il character design è affidato come in precedenza a Tadashi Hiramatsu, a cui è stato affiancata la talentuosa Sayaka Koiso. C’è una grande differenza visiva tra gli episodi dedicati al passato, a volte quasi solari, rispetto a quelli incentrati su Shibuya, più cupi.
I disegni incantano, riuscendo a far prendere coscienza nello spettatore di quanto stia vedendo, trasmettendo le sensazioni provate dai vari protagonisti, forti, perfino soffocanti, tanto intense da far star male. Si percepisce un senso di disagio capace di avvolgere lo spettatore, così difficile da spiegare, come lo è stato per diversi doppiatori esprimerlo nelle loro battute. La resa dei volti e delle loro espressioni facciali risultano tanto espressivi da semplificare perfino il lavoro dei doppiatori.
La voce degli animatori circa la lavorazione della serie
Inutile girarci attorno, questa serie è stata chiacchieratissima sul web da parte di tantissime persone che hanno puntato il dito con Mappa circa le tempistiche molto strette a cio dovevano sottostare gli animatori. Questi ultimi in primis si sono fatti sentire sui social.
Tutto è iniziato il 30 settembre, quando su Twitter si diffusero voci in merito a un accordo di non divulgazione circa le condizioni di lavoro a cui tutti gli animatori dovevano sottostare. La voce più autorevole del tempo è Itsuki Tsuchigami (oltre allo Storyboard ha curato personalmente le animazioni chiave degli episodi 40 e 41) dove, senza smentire l’accaduto suggerisce quanto sarebbe più opportuno creare un ambiente in cui gli animatori non si avrebbero ragione di lamentarsi.
Dal 9 novembre, giorno in cui Tsuchigami accenna ai tempi stretti di lavorazione, sui social assistiamo a un’escalation: Sōta Shigetsugu l’11 novembre 2023 si dispiace di quanto tutto lo staff stia lavorando per completare un programma normalmente impossibile da rispettare nei tempi forniti, post ripreso il giorno seguente da Mizue Ogawa. Il 14 novembre Kazuto Arai si dichiara deluso, tornerà più volte sull’argomento. Lo stesso giorno si lamenta Hakuyu Go, e Shunsuke Okubo in un tweet mostra, in segno di protesta, un’esausta Ema Yasuhara, personaggio di Shirobako, intenta a mettersi una corda al collo.
Il 16 novembre Harumi Yamazaki si lamenta dei tempi stretti di lavorazione e nello stesso giorno Vincent Chansard afferma di voler interrompere ogni rapporto con lo studio; il bravissimo animatore aveva curato le animazioni chiave dell’episodio 41, proprio uno dei più criticati, considerando soprattutto la seconda parte. Su quell’episodio Enrico 'Roccia' Nobili, il 17 novembre, interviene in un tweet sfortunato dove afferma come l’episodio non era terminato e la visione offerta, rispetto agli standard della serie, risulta al 30%.
L'animatore, intervenuto poi in una live di Animeclick, dopo aver cancellato il post, rettifica quanto detto, spiegando si era trattato di uno sfogo da fan in cui si esprimeva il dispiacere di non aver potuto realizzare, a causa dei tempi strettissimi, l'episodio come era nelle intenzioni.
I post diventano sempre più preoccupanti. Hokuto Sadamoto dopo essersi definito immondizia e peggiore animatore nel rovinare un capolavoro il 27 ottobre, in una serie di tweet davvero allarmanti sul suo stato di salute, culminati con il ricovero del 22 novembre, in un messaggio in cui vuole discolpare lo studio per il suo ricovero afferma come l'orario di lavoro fosse folle.
Da notare come molte delle lamentele sono proprio nate da chi ha lavorato al famoso episodio 41, “Tuono 2”, trasmesso in patria il 16/11/2023, e siano nate principalmente prima della sua messa in onda. Serviva più tempo ma come dice Hakuyu Go in un post sconsolato del 27 ottobre le priorità erano altre.
Comparto audio
Le musiche della serie vengono affidate principalmente a Yoshimasa Terui. Le sigle iniziali seguono gli eventi narrati alla perfezione: si pensi alla nostalgica "Ao no Sumika" di Tatsuya Kitani (sua l'opening "Scar" di BLEACH: Thousand-Year Blood War e “Seija no Koushin” di The Idaten Deities Know Only Peace). O anche all’energica "SPECIALZ" dei King Gnu (tra i loro lavori “BOY" di Ranking of Kings e l'adrenalinica "Ichizu" di Jujutsu Kaisen 0).
Come viene trascritto nelle liriche del canale ufficiale del gruppo, nel testo si legge, al posto del presunto "get lost in me", "get 1⚪st iπ 31", poi come spiegato durante una trasmissione giapponese si tratta di un riferimento a una parte precisa dell'anime, all’incontro del 31 ottobre tra Geto e Gojo. Un tale amore e interesse verso la serie è sicuramente da elogiare.
Per quanto riguarda le sigle finali, nelle sequenze della prima, “Akari” di Sōshi Sakiyama, si vedono due esemplari di Betta splendens, chiamati anche pesci combattenti, che fanno riferimento ai due amici-nemici Gojo e Geto. Nella sigla li vediamo prima avvicinarsi poi sparire nel buio simboleggiando il destino di Geto. La seconda è ”more than words” di Hitsujibungaku.
Per quanto riguarda la colonna sonora, si passa da "Climax☆JUMPING" dell’episodio 45 all’incantevole "Malevolent Shrine" dell’episodio 41.
Doppiaggio
Per quanto riguarda il doppiaggio originale i vari protagonisti avevano un timore quasi reverenziale rispetto all’opera, sentendo quanto importante fosse il loro contributo hanno cercato di dare il massimo.
Junichi Suwabe (doppiatore, tra gli altri di Grimmjow in Bleach, Leone Abbacchio in Le bizzarre avventure di JoJo: Vento Aureo) nel doppiare Sukuna ha avuto molte difficoltà nel dargli il giusto tono, temendo di deludere i fan. Lo stesso Junya Enoki (tra gli altri Pannacotta Fugo in Le bizzarre avventure di JoJo: Vento Aureo) nel doppiare Itadori non sapeva come rappresentare lo stato d’animo in certi momenti chiave.
Kenjiro Tsuda, vincitore del premio istituito dalla rivista di moda Vivi come doppiatore più affascinante, nel doppiare Kento Nanami cerca di riprodurre il suo senso di frustrazione, mentre Nobunaga Shimazaki nel doppiare un personaggio contorto come Mahito riusciva anche a divertirsi.
Il doppiaggio italiano, che aveva avuto più di una sbavatura nella prima stagione, in questa fa collettivamente un discreto lavoro.
Omar Maestroni interpreta Geto e Davide Fumagalli fa un difficile lavoro nel dare le giuste sfumature alla voce di Gojo. Marcello Gobbi riesce a scatenarsi come la sua controparte originale Mahito.
In definitiva, assistiamo a un ottimo adattamento dove le splendide animazioni quasi distraggono lo spettatore da una storia appassionante composta da inganni, strategie e persone rese tanto reali a partire dai piccoli dettagli. La prima parte è un piccolo capolavoro, la seconda rappresenta il caos di una guerra. I sopravvissuti sono profondamente turbati, il loro agire sarà molto diverso rispetto a prima. Proprio come si comporterebbero i sopravvissuti a una guerra, certe cicatrici, anche letteralmente parlando, non scompariranno mai più.
Del resto, quanto sia capace di differenziarsi da opere simili lo si vede anche da come viene accolto nell’ultimo episodio un personaggio, quasi come se fosse il protagonista, quando in realtà nella serie regolare, anime e manga, veniva solo accennato il nome e il volto.
Del resto, quanto sia capace di differenziarsi da opere simili lo si vede anche da come viene accolto nell’ultimo episodio un personaggio, quasi come se fosse il protagonista, quando in realtà nella serie regolare, anime e manga, veniva solo accennato il nome e il volto.