Hazbin Hotel: una principessa Disney all'Inferno - Recensione della serie Amazon Prime Video
La serie indie che diventa pop ma non abbandona le radici demoniache.
di Artax
Da lì in poi, i fan della serie indie si sono moltiplicati fino a giungere alle orecchie di Amazon che ha dato il via libera per una "distribuzione di massa" di quello che potremmo considerare, appunto, un'espansione della storia presentata nell'episodio pilota.
Siamo all'Inferno e Charlie Stella del Mattino, figlia di Lucifero e Lilith, proprio non ce la fa a sopportare che ciclicamente gli angeli scendano dal Paradiso per tenere a bada il numero di abitanti infernali con metodi poco paradisiaci: una carneficina di anime dannate, insomma. Charlie, insieme alla compagna Vaggie, ha la malsana (o forse troppo sana) idea di aprire un "hotel" di riabilitazione per demoni e dimostrare così che anche i demoni possono meritarsi il Paradiso. Non è poi così strettamente necessario trucidare ciclicamente la popolazione, no?
Il progetto viene spalleggiato da Alastor, un misterioso demone della radio che sembra divertirsi guardando la vulcanica Charlie cercare di fare la rivoluzione all'Inferno. Tra la schiera dei primi ospiti dell'hotel e dei primi manager ci sono altri demoni che non sono proprio felicissimi di stare lì, ma con il tempo verranno contagiati dall'energia di Charlie: Husk, un demone-gatto ludopatico addetto al bar, Angel Dust, pornostar con un rapporto altamente "venefico" con il suo datore di lavoro, Sir Pentious, ingenuo villain da quattro soldi e Niffty, che è... Niffty.
Ma riuscirà lo staff dell'Hazbin Hotel a tenere testa ad Adamo e alle schiere angeliche quando la maschera di bontà e amore del Paradiso inizierà a creparsi e a cadere pezzo per pezzo?
Il progetto viene spalleggiato da Alastor, un misterioso demone della radio che sembra divertirsi guardando la vulcanica Charlie cercare di fare la rivoluzione all'Inferno. Tra la schiera dei primi ospiti dell'hotel e dei primi manager ci sono altri demoni che non sono proprio felicissimi di stare lì, ma con il tempo verranno contagiati dall'energia di Charlie: Husk, un demone-gatto ludopatico addetto al bar, Angel Dust, pornostar con un rapporto altamente "venefico" con il suo datore di lavoro, Sir Pentious, ingenuo villain da quattro soldi e Niffty, che è... Niffty.
Ma riuscirà lo staff dell'Hazbin Hotel a tenere testa ad Adamo e alle schiere angeliche quando la maschera di bontà e amore del Paradiso inizierà a creparsi e a cadere pezzo per pezzo?
La serie si posiziona in quel trend narrativo che vede la riscrittura sia di Paradiso e Inferno come due forze che non sono veramente opposte, perché c'è tanto bene nel male e c'è tanto male nel bene, che Amazon sta molto ricalcando in questo periodo grazie all'estremo successo di Good Omens, la serie tratta dal libro di Neil Gaiman e Terry Pratchett. Questo è il punto centrale su cui fa perno la narrazione di Hazbin Hotel. Nulla di particolarmente nuovo, si diceva, anche parecchio telefonato ma non c'è da credere che Vivienne Medrano volesse destabilizzare il pubblico mischiando luci e ombre delle due fazioni.
In Hazbin Hotel ciò che è interessante è la costruzione del mondo infernale e paradisiaco e soprattutto i personaggi che li abitano: sono loro a bucare davvero lo schermo con una forza dirompente. Mentre Helluva Boss si concentra su un'altra categoria demoniaca tralasciando le avventure di Charlie e compagnia, Hazbin Hotel si focalizza maggiormente sui membri del riformatorio della figlia di Lucifero, andando a comporre un puzzle di esperienze e backstory che restituisce allo spettatore personaggi assai carismatici.
Charlie, per esempio, è letteralmente la parodia di una protagonista Disney scaraventata nel profondo inferno. I suoi sogni di armonia e felicità non fanno che stonare fortemente nel buco di depravazione e delinquenza che è il posto in cui vive. Vuole aprire un hotel per riformare i demoni, ma i demoni vogliono davvero essere riformati? Molte delle interazioni interessanti tra lei e il suo contesto vertono proprio sull'opposizione tra la forza dirompente dei sogni "buoni" di Charlie e il livello di sopportazione dei suoi amici: tutti quanti le danno contro, e il suo essere fuori luogo non fa altro che esaltare la natura quasi comica dei suoi desideri. Come si può pretendere di riformare l'Inferno aprendo un Hotel? Ma rispetto ai suoi comprimari, forse Charlie è il personaggio tra i meno carismatici(per quanto comunque lo sia). La schiettezza e la sofferenza di Angel Dust, il "mood" di Husk, il senso di colpa di Vaggie, tutti elementi caratteriali veicolati con incredibile schiettezza e assenza di filtri tematici tipica dei prodotti indie. Non si tratta di "belli e dannati" senza peli sulla lingua perché quello di Hazbin Hotel è un gioco sottile di eccesso, rappresentazione e immediatezza che lega indissolubilmente lo spettatore ai personaggi.
A rendere tutto ciò possibile è anche stato il lavoro potentissimo sul fraseggio che in poche battute riesce a incanalare perfettamente l'essenza di un personaggio.
Il tutto magistralmente adattato in italiano, soprattutto le canzoni. La serie è un mezzo musical, i personaggi attraversano importanti realizzazioni e cambiamenti cantando la loro canzoncina, peccato che rimanga nella testa per epoche. Nelle canzoni non si risparmiano cattiverie, violenza verbale, doppi sensi, allusioni ma non per fare una gara a chi viene denunciato prima per linguaggio scurrile e istigazione alla violenza, ma perché è così che si esprimono quei personaggi, è quella la loro natura.
Le canzoni e i protagonisti raccontano di problemi reali, certamente estremizzati, ma così facendo riescono ad ottenere un'immediatezza che talvolta il tatto e la cura di chi non vuole rischiare il giudizio del pubblico manca ad ottenere.
Un lavoro meno apprezzabile forse è stato fatto sulla gestione della composizione della serie e della sceneggiatura: una grande pecca di Hazbin Hotel è la velocità e la rozzezza con cui alcune scene vengono accostate ad altre, frutto di un taglia e cuci frettoloso. Si arriva alla conclusione sia delle storie personali che delle vicende in maniera estremamente affrettata, con scene brevi incastrate in contesti più grandi in cui gli autori cercano di usare lo show-don't-tell in maniera forzata, risultando talvolta fuori luogo o, appunto, estremamente sbrigativi e superficiali. Forse Vivienne Medrano aveva fretta di passare alla fase successiva della narrazione, ma di fatto questo non può che lasciare l'amaro in bocca.
Nella serie si possono ritrovare delle influenze stilistiche abbastanza lampanti. Sicuramente il colpo d'occhio in Hazbin Hotel vuole la sua parte, ad esempio, con l'uso dei colori per differenziare angeli e demoni e situazioni in cui vengono messi in ballo i più ampi temi di bene e male. Gli altri contrasti, poi, di cui la serie è colma, aiutano a visualizzare meglio questi momenti importanti per i personaggi e la narrazione. Il character design si rifà invece a quello caro del "fandom" nato in seno alle narrazioni indie che popolarono Tumblr nel decennio passato: quindi Homestuck, oppure Undertale, con cui l'opera originale di Vivziepop ha avuto modo di dialogare. Lo studio di animazione è Bento Box Entertainment, lo stesso dietro altre produzioni Netflix come Krapopolis e Farzar, o titoli FOX come Bob's Burger e Central Park. L'animazione di Hazbin Hotel infatti si rifà parzialmente all'animazione comedy senza però evitare di inserire scene d'azione in totale coerenza con le radici indie e scanzonate del suo pilot.
Visivamente Hazbin Hotel coinvolge con character design accattivanti e studiati a puntino, con colori forti e contrastanti, con il suo rosso che pervade qualsiasi anfratto dell'Inferno, ma anche per la cura con cui sono realizzati gli spezzoni di canto: non solo personaggi che cantano ma veri e propri videclip musicali che seguono le parole della canzone.
Hazbin Hotel è quindi una popolarizzazione dell'animazione e delle tematiche indie che riescono a portar la loro sfrontatezza e la loro realtà senza essere una copia della volgarità di serie comedy americane come I Griffin o American Dad. La sua schiettezza è calibrata e ben aderente alle personalità dei personaggi e dell'ambientazione. Perché sono questi i punti forti della serie e non tanto la storia e la sceneggiatura, che risultano in qualche modo già viste e pure talvolta mal gestite.
Una lode particolare va all'adattamento e doppiaggio italiano della serie: tra voci estremamente centrate e un fraseggio che non traduce soltanto, ma adatta, il testo risulta estremamente fruibile nella sua versione italiana, e gli adattamenti delle canzoni si classificano tra i più riusciti tra tutte le lingue in cui sono state traslate.