Il mio vicino metallaro: multi-recensione del nuovo Boys' Love di Mangasenpai
Un incontro atipico, un'amicizia che nasce e si evolve, pasti condivisi e maschere che nascondono insicurezze: una storia semplice ma gradevole, nel volume unico di Mamita
di zettaiLara
Si tratta di un volume di 210 pagine di dimensioni 12,8 x 18,2 cm, corredato da una sovraccoperta e dalla prima pagina a colori.
A un passo dal morire assiderato sotto una tempesta di neve, Kento viene salvato dal suo vicino Soshi. Vestito tutto di nero, taciturno e dall'aria spaventosa, Soshi sembra difficile da avvicinare, ma i suoi occhi, quasi nascosti dai suoi lunghi capelli, brillano come se implorassero qualcosa. Dopo quel giorno, i due iniziano a frequentarsi. Kento, che è segretamente gay, non vuole che il tempo pacifico e felice che condivide con Soshi finisca. Riuscirà a tenere a freno i suoi sentimenti…?!
Un maestro d’asilo part time e un pasticciere metallaro (!) si ritrovano ad essere per caso vicini di casa, fanno amicizia e poi da cosa nasce cosa. E’ il presupposto de Il mio vicino metallaro, volume unico che si legge tutto d’un fiato, attratti da questa premessa sui generis.
La storia si rivela essere carina, è piacevole seguire i due personaggi, di cui soprattutto il personaggio di Soshi, il vicino metallaro del titolo, è quello tratteggiato meglio, dato che diversi monologhi interiori e flashback scavano nella sua personalità.
Si tratta di un personaggio abbastanza tormentato, che nasconde dietro il suo aspetto spaventoso un’incredibile timidezza con cui è particolarmente facile riuscire ad empatizzare, perciò si fa il tifo per lui, affinché riesca a risolvere il suo problema e a migliorare il suo rapporto con il maestro Kento. Il suo lato “metallaro” è, invero, soltanto accennato, dato che graficamente non è il metallaro tipo delle produzioni occidentali, grande, grosso e rude: Soshi è smunto, secco, parla poco. Le moltissime citazioni a band vere sparse qua e là e i trafiletti con descrizioni e aneddoti sui metallari (che però spesso sanno troppo di esagerazione o luogo comune) aiutano a caratterizzarlo un po’ meglio da questo punto di vista, ma è un aspetto che forse andava approfondito maggiormente.
E’ detto che il suo essere metallaro è soltanto una maschera per coprire le sue insicurezze, ma proprio per questo, appunto, forse poteva essere maggiormente esagerato. Così si viene a creare un personaggio bello, delicato, sensibile… forse un po’ troppo, però. E’ come vedere una versione molto meno caricata sul lato comico di Asahi Azumane di Haikyuu!!, altrettanto sensibile e frainteso per via del suo aspetto (graficamente anche molto simile a quello di Soshi).
Funziona, ma personalmente ritengo che un personaggio metallaro maggiormente caricato, meno lindo, pulito e delicatino, ma più grezzo e rude all’esterno sarebbe risultato più interessante anche nell’economia della storia, per creare una maggiore dicotomia col suo vero io dolce e sensibile e dinamiche più interessanti col suo partner, il quale diventa invece suo amico immediatamente, senza neanche un attimo di straniamento nel trovarsi inspiegabilmente ad avere a che fare con un metallaro dall’aria (teoricamente) truce.
Il mio vicino metallaro è un manga a cui il formato del volume unico purtroppo sta un po’ stretto, in quanto i rapporti fra i personaggi vengono descritti in maniera frettolosa, con anche salti temporali di diversi mesi in cui sono successe cose che noi non abbiamo visto e che forse, mostrandocele, ci saremmo goduti di più e avrebbero aiutato a caratterizzare meglio i personaggi e il loro rapporto.
Lo stesso Kento, che in teoria è il protagonista principale della storia, viene caratterizzato poco e divorato dal compare Soshi, la cui psicologia è narrata più finemente e grazie al suo essere metallaro risulta un personaggio più originale e interessante. Kento compensa con la fenomenale scena all’asilo con la bambina che gli fa da consulente amoroso fingendo di fumarsi una sigaretta fatta di Lego, vincitrice morale dell’intero manga. Ma in generale sarebbe stato bello averne di più, in modo da familiarizzare meglio coi personaggi, avere il tempo di entrare nelle loro teste e capire cosa pensano dello svilupparsi della loro relazione. Così, resta un volume che è piacevole leggere, scorre bene, ma alla fine lascia poco, se non qualche simpatica gag o un momento d’introspezione in cui risulta molto facile ritrovarsi nei traumi passati del nostro metallaro timidissimo.
Si è, invece, scelto un ritmo rapido nel narrare la vicenda, con uno stile volutamente leggero, delicato, un po’ all’acqua di rose. E va bene così, se non fosse che poi il capitolo finale invece la butta sul fisico, rovinando un po’ l’atmosfera delicata che c’era stata sino a quel momento.
E’ quindi una lettura carina, disimpegnata, senza troppi fronzoli ma anche senza particolari punti di forza, per passare un’oretta senza pensieri. Va bene così, ma penso si potesse osare un po’ di più con la caratterizzazione dei personaggi e della storia, rendendola più lunga e articolata in modo da restare maggiormente impressa.
Voto complessivo: 70
La storia si rivela essere carina, è piacevole seguire i due personaggi, di cui soprattutto il personaggio di Soshi, il vicino metallaro del titolo, è quello tratteggiato meglio, dato che diversi monologhi interiori e flashback scavano nella sua personalità.
Si tratta di un personaggio abbastanza tormentato, che nasconde dietro il suo aspetto spaventoso un’incredibile timidezza con cui è particolarmente facile riuscire ad empatizzare, perciò si fa il tifo per lui, affinché riesca a risolvere il suo problema e a migliorare il suo rapporto con il maestro Kento. Il suo lato “metallaro” è, invero, soltanto accennato, dato che graficamente non è il metallaro tipo delle produzioni occidentali, grande, grosso e rude: Soshi è smunto, secco, parla poco. Le moltissime citazioni a band vere sparse qua e là e i trafiletti con descrizioni e aneddoti sui metallari (che però spesso sanno troppo di esagerazione o luogo comune) aiutano a caratterizzarlo un po’ meglio da questo punto di vista, ma è un aspetto che forse andava approfondito maggiormente.
E’ detto che il suo essere metallaro è soltanto una maschera per coprire le sue insicurezze, ma proprio per questo, appunto, forse poteva essere maggiormente esagerato. Così si viene a creare un personaggio bello, delicato, sensibile… forse un po’ troppo, però. E’ come vedere una versione molto meno caricata sul lato comico di Asahi Azumane di Haikyuu!!, altrettanto sensibile e frainteso per via del suo aspetto (graficamente anche molto simile a quello di Soshi).
Funziona, ma personalmente ritengo che un personaggio metallaro maggiormente caricato, meno lindo, pulito e delicatino, ma più grezzo e rude all’esterno sarebbe risultato più interessante anche nell’economia della storia, per creare una maggiore dicotomia col suo vero io dolce e sensibile e dinamiche più interessanti col suo partner, il quale diventa invece suo amico immediatamente, senza neanche un attimo di straniamento nel trovarsi inspiegabilmente ad avere a che fare con un metallaro dall’aria (teoricamente) truce.
Il mio vicino metallaro è un manga a cui il formato del volume unico purtroppo sta un po’ stretto, in quanto i rapporti fra i personaggi vengono descritti in maniera frettolosa, con anche salti temporali di diversi mesi in cui sono successe cose che noi non abbiamo visto e che forse, mostrandocele, ci saremmo goduti di più e avrebbero aiutato a caratterizzare meglio i personaggi e il loro rapporto.
Lo stesso Kento, che in teoria è il protagonista principale della storia, viene caratterizzato poco e divorato dal compare Soshi, la cui psicologia è narrata più finemente e grazie al suo essere metallaro risulta un personaggio più originale e interessante. Kento compensa con la fenomenale scena all’asilo con la bambina che gli fa da consulente amoroso fingendo di fumarsi una sigaretta fatta di Lego, vincitrice morale dell’intero manga. Ma in generale sarebbe stato bello averne di più, in modo da familiarizzare meglio coi personaggi, avere il tempo di entrare nelle loro teste e capire cosa pensano dello svilupparsi della loro relazione. Così, resta un volume che è piacevole leggere, scorre bene, ma alla fine lascia poco, se non qualche simpatica gag o un momento d’introspezione in cui risulta molto facile ritrovarsi nei traumi passati del nostro metallaro timidissimo.
Si è, invece, scelto un ritmo rapido nel narrare la vicenda, con uno stile volutamente leggero, delicato, un po’ all’acqua di rose. E va bene così, se non fosse che poi il capitolo finale invece la butta sul fisico, rovinando un po’ l’atmosfera delicata che c’era stata sino a quel momento.
E’ quindi una lettura carina, disimpegnata, senza troppi fronzoli ma anche senza particolari punti di forza, per passare un’oretta senza pensieri. Va bene così, ma penso si potesse osare un po’ di più con la caratterizzazione dei personaggi e della storia, rendendola più lunga e articolata in modo da restare maggiormente impressa.
Voto complessivo: 70
Autore: Kotaro
Il mio vicino metallaro è un volume unico che, già dalla sinossi, si annuncia come una lettura lieve, da godersi in una serata invernale con il conforto di una tisana calda.
I capelli neri e vaporosi lasciati davanti agli occhi, Soshi -espressione imbronciata, maglietta nera con la poco rassicurante scritta 'Death'- appare agli occhi di Kento, appena riavutosi dal malore che ha portato il suo vicino a soccorrerlo, come un minaccioso shinigami! Un fraintendimento che dura solo un istante: l’invito a mangiare qualcosa è sufficiente ad allontanare l’idea. E mangiando e osservando la stanza con i poster, la chitarra elettrica e - meno sorprendentemente di quanto possa sembrare - gomitoli di lana e ferri da calza, la natura di fan di musica metal del suo salvatore diviene palese.
Il mattino dopo, in un giorno in cui la neve è “così pesante da inghiottire l’intera città”, Soshi passa a controllare le condizioni di Kento e inizia la loro frequentazione: due vicini di casa che condividono i pasti, colazione e cena, preparati da Soshi e mangiati con sottofondo di metal (sì, già dal mattino).
Il tratto di Mamita è capace di essere a tratti molto dinamico, quasi nervoso quando la situazione lo richiede, e limpido e pulito quando si sofferma sui volti dei ragazzi, sui particolari dell’interno dell’abitazione o nelle tavole impreziosite dai fiori. Le foglie ovali e i grandi fiori delle camelie e le bacche fra le foglioline pennate della nandina sotto la neve sono una bella cornice per questa storia.
I cinque capitoli, e l’extra finale, sono però troppo pochi per consentire grandi approfondimenti sulla vita di questi due ragazzi. Di Kento, dottorando al dipartimento di pedagogia dell’infanzia con un impiego part-time in un asilo e indole alquanto socievole, poco ci viene raccontato, come poco ci viene mostrato delle interazioni fra i due durante i pasti condivisi. Qualcosa in più scopriamo su Soshi: attraverso alcuni scorci della sua vita lavorativa in una pasticceria, alle prese con i negozianti, o in un flashback, conosciamo la sua ansia sociale e la sua grande difficoltà a esprimere il proprio pensiero a parole, perché ogni volta, da sempre, le parole gli si fermano in gola. È un racconto appena tratteggiato, ma di impatto, che ben illustra la sua difficoltà e spiega perché il ragazzo sia arrivato all’attuale look da metallaro, che è una strategia di difesa, ma anche una gabbia.
Se l’opera fosse stata pensata per occupare non uno ma due volumi, ci sarebbe stato modo di far vedere meglio i momenti dei pasti e il rapporto fra i due protagonisti; la narrazione invece procede per salti e finisce per non mostrare i momenti in cui il buon rapporto di vicinato muta, e diventa quell’amicizia che poi si trasforma in una relazione amorosa, anche questa, però, raccontata molto poco.
Si tratta comunque di una lettura piacevole anche perché riesce a strappare più di un sorriso, ad esempio in occasione delle consulenze sentimentali che Kento si ritrova ad accettare da una delle bambine dell’asilo in cui lavora part-time: è divertente il cameo di Michiko, bambina con una una parlantina di tutto rispetto, che non va ancora a scuola ma ha già ben chiaro il concetto di consenso. Nel corso della lettura vale anche la pena osservare attentamente i nomi e marchi che compaiono su poster, sui dischi o sulle insegne dei negozi: ci sono una serie di “storpiature creative” da assaporare, così come è piacevole che le nozioni relative al mondo metal siano ben distribuite lungo i capitoli e, pur essendo piccole note in un manga in cui la musica è un elemento solo di contorno, contribuiscano a determinare un’ambientazione ben caratterizzata. Un storia semplice e lineare che non stupisce, ma è godibile e può essere una lettura adatta sia a chi sa già cosa aspettarsi, sia a chi volesse provare un genere non ancora esperito.
Voto complessivo: 75
I capelli neri e vaporosi lasciati davanti agli occhi, Soshi -espressione imbronciata, maglietta nera con la poco rassicurante scritta 'Death'- appare agli occhi di Kento, appena riavutosi dal malore che ha portato il suo vicino a soccorrerlo, come un minaccioso shinigami! Un fraintendimento che dura solo un istante: l’invito a mangiare qualcosa è sufficiente ad allontanare l’idea. E mangiando e osservando la stanza con i poster, la chitarra elettrica e - meno sorprendentemente di quanto possa sembrare - gomitoli di lana e ferri da calza, la natura di fan di musica metal del suo salvatore diviene palese.
Il mattino dopo, in un giorno in cui la neve è “così pesante da inghiottire l’intera città”, Soshi passa a controllare le condizioni di Kento e inizia la loro frequentazione: due vicini di casa che condividono i pasti, colazione e cena, preparati da Soshi e mangiati con sottofondo di metal (sì, già dal mattino).
Il tratto di Mamita è capace di essere a tratti molto dinamico, quasi nervoso quando la situazione lo richiede, e limpido e pulito quando si sofferma sui volti dei ragazzi, sui particolari dell’interno dell’abitazione o nelle tavole impreziosite dai fiori. Le foglie ovali e i grandi fiori delle camelie e le bacche fra le foglioline pennate della nandina sotto la neve sono una bella cornice per questa storia.
I cinque capitoli, e l’extra finale, sono però troppo pochi per consentire grandi approfondimenti sulla vita di questi due ragazzi. Di Kento, dottorando al dipartimento di pedagogia dell’infanzia con un impiego part-time in un asilo e indole alquanto socievole, poco ci viene raccontato, come poco ci viene mostrato delle interazioni fra i due durante i pasti condivisi. Qualcosa in più scopriamo su Soshi: attraverso alcuni scorci della sua vita lavorativa in una pasticceria, alle prese con i negozianti, o in un flashback, conosciamo la sua ansia sociale e la sua grande difficoltà a esprimere il proprio pensiero a parole, perché ogni volta, da sempre, le parole gli si fermano in gola. È un racconto appena tratteggiato, ma di impatto, che ben illustra la sua difficoltà e spiega perché il ragazzo sia arrivato all’attuale look da metallaro, che è una strategia di difesa, ma anche una gabbia.
Se l’opera fosse stata pensata per occupare non uno ma due volumi, ci sarebbe stato modo di far vedere meglio i momenti dei pasti e il rapporto fra i due protagonisti; la narrazione invece procede per salti e finisce per non mostrare i momenti in cui il buon rapporto di vicinato muta, e diventa quell’amicizia che poi si trasforma in una relazione amorosa, anche questa, però, raccontata molto poco.
Si tratta comunque di una lettura piacevole anche perché riesce a strappare più di un sorriso, ad esempio in occasione delle consulenze sentimentali che Kento si ritrova ad accettare da una delle bambine dell’asilo in cui lavora part-time: è divertente il cameo di Michiko, bambina con una una parlantina di tutto rispetto, che non va ancora a scuola ma ha già ben chiaro il concetto di consenso. Nel corso della lettura vale anche la pena osservare attentamente i nomi e marchi che compaiono su poster, sui dischi o sulle insegne dei negozi: ci sono una serie di “storpiature creative” da assaporare, così come è piacevole che le nozioni relative al mondo metal siano ben distribuite lungo i capitoli e, pur essendo piccole note in un manga in cui la musica è un elemento solo di contorno, contribuiscano a determinare un’ambientazione ben caratterizzata. Un storia semplice e lineare che non stupisce, ma è godibile e può essere una lettura adatta sia a chi sa già cosa aspettarsi, sia a chi volesse provare un genere non ancora esperito.
Voto complessivo: 75
Autore: Shiho Miyano