Romics 2024: masterclass e premio Romics D'Oro per Hidetoshi Omori
Conosciamo insieme il premiato animatore e character designer giapponese
di Olimpea
Il maestro ha sempre provato grande emozione nel vedere i robot (in particolar modo Super Robot 28) sin da piccolo, ed ha sempre voluto disegnarli. Mai si sarebbe aspettato di trasformare questa passione in lavoro e diventare mecha designer. "Quando ero piccolo disegnavo i robot come dei rettangoli", ha spiegato il maestro, "Da lì ho iniziato a migliorare con la prospettiva, dando forma al disegno. Con questi bozzetti cerco di ampliare l’idea su cui poi inserire i dettagli e le forme".
Facendo un confronto con il passato, i robot di tempo si muovevano in maniera molto ortodossa. Per risolvere questa problematica ha iniziato a disegnare dei veri e propri scheletri per studiare il movimento dei robot, dal collo alle caviglie. Si è passati da movimenti non propriamente realistici con personaggi come Mazinga Z alla necessità di mostrare gli ingranaggi che permettono al robot di muoversi: "Il divertimento è proprio questo: ideare un bel robot che abbia dei movimenti realistici".
Gundam è stata l'opera su cui ha partecipato maggiormente. Quando il produttore Yoshiyuki Tomino (con cui condivide non solo il giorno di nascita ma anche il gruppo sanguigno) gli ha proposto il posto da character designer, ha accettato immediatamente senza pensarci due volte. E non si è mai pentito di ciò. Tuttavia, è Guyver il personaggio che più gli aggrada disegnare anche per diletto. È stato il mangaka stesso a chiedergli di fare il character design del suo manga: “Ma perché proprio io?”, “Perché ti stimo”.
Disegnare robot non è così semplice come si pensa. Nell’animazione, chi fa figure umane parte con un bozzetto per poi passare ai vestiti, le espressioni e il corpo. Per un robot, invece, c’è bisogno di accelerare data la sua complessità e la presenza di tantissime linee e contorni. Ciò implica tanta concentrazione e creatività, essendo una figura che va inventata da zero. "Ho imparato a memoria 15 robot diversi perché non potevo stare a guardare ogni volta i riferimenti. Dovevo disegnare, animare e guadagnare il più velocemente possibile".
La carriera del maestro non è segnata solo dai robot, ma anche da moltissime serie iconiche anime e videoludiche. Ha lavorato alla quarta, quinta e sesta serie di Lupin (giacca rosa, azzurra e nera) affianco animatore Kazuhide Tomonaga, con cui si è ritrovato molto sotto pressione essendo un grandissimo nome dell’animazione. "Dovevo disegnare una scena in cui Jigen strofinava una mela sulla giacca per poi mangiarla, e quando l’ho fatta vedere a Tomonaga mi ha chiesto: 'Cos’è questa roba? Ma che hai disegnato?'”.
Ha lavorato anche con Katsuhiro Ōtomo per il suo lungometraggio Akira, ma a differenza di quanto si crede non lo ha mai incontrato di persona. Questo perché in Giappone si lavora a compartimenti stagni e non c’è tanta comunicazione tra animatori e regista.
Si è occupato anche delle animazioni e degli storyboard de Le Bizzarre Avventure di JoJo - Prequel, serie OVA dei primi anni 2000 adattamento dell'omonimo manga di Hirohiko Araki. Essendo un grande amante della serie a fumetti, è stato per lui un grandissimo onore e piacere dedicarsi a tale mansione, sebbene abbia avuto alcuni battibecchi con lo staff per quanto riguardava alcuni disegni.
Tuttavia, è stato con Final Fantasy VII (nel quale ha ricoperto il ruolo di regista e modeling) che si è reso conto dell'enorme differenza che c'è tra un videogioco e un'animazione: come animatore lavora circa 10 ore al giorno, mentre nei videogiochi si aggira sulle 6-7-8 ore. Per quanto riguarda i personaggi, Cloud è il suo preferito sia da disegnare che da giocare, mentre quello che considera più complesso da disegnare è Aerith. "Vi racconto un aneddoto", ha detto poi il maestro: "avevamo il 31 dicembre come scadenza per la consegna del lavoro. Quel giorno ci fu un grandissimo problema negli studi perché avevano trovato un bug nei filmati del videogioco... e lavorammo saltando il capodanno e le feste successive".
Nel mondo dell'animazione ha usato anche uno pseudonimo, Dan Kongōji, per firmare alcuni suoi lavori. Con curiosità gli abbiamo chiesto il motivo dietro tale scelta: "Non volevo che il mio vero nome venisse citato nei crediti, perché si trattavano di produzioni per un pubblico adulto". Non è insolito che degli animatori utilizzino uno pseudonimo: "molti lavorano su 2-3 serie contemporaneamente quando per contratto non potrebbero, perciò si creano queste nuove identità".
Durante l'intervista si è fatto un confronto tra l'animazione di ieri e di oggi. La visione di Omori è alquanto pessimista sull'uso del digitale e dell'Intelligenza Artificiale: "Prima c’era un limite nell’animazione e adesso secondo me non c’è più, usando la tecnologia e l'IA si può fare qualsiasi cosa. Non sempre ciò è positivo, perché a mio parere bisogna sempre attenersi a delle regole. Purtroppo non si trovano più artisti che disegnano mecha e robot".
Tuttavia, si è sentito di dare qualche consiglio a chi vorrebbe approcciarsi a questo mondo, accogliendo l'enorme entusiasmo dei giovani. Per lui è fondamentale conoscere e percepire i movimenti di qualsiasi cosa, disegnare dalla mattina alla sera fino a non dover più usufruire di un bozzetto a matita.
Al momento si sta dedicando ad un manga originale intitolato Planet 5. Ci ha rivelato che molto probabilmente la storia fantascientifica sarà ambientata in Italia, più precisamente nelle aree di campagna, che ha trovato molto belle e pacifiche.
Fotografia: Marisa De Gregorio