Kingdome Come: Deliverance II: La recensione

di DannyK

Se siete tra coloro che hanno giocato ed amato Kingdom Come: Deliverance è molto probabile che aspettaste prima l'annuncio poi l'uscita del seguito con notevole trepidazione ed impazienza. Non accade spesso che un gioco con budget relativamente contenuto riesca ad entrare così profondamente nelle simpatie dei gamer, eppure Warhorse Studios riuscì nell'impresa, portando sul mercato un titolo sicuramente non esente da difetti, ma incredibilmente carico di cuore; la passione viscerale e la cura che trasudavano da ogni aspetto dell'rpg medievale, rapirono chi seppe godere della vicenda di Henry di Skalica. La sfida per questo secondo capitolo era riuscire a proseguire su quel trend senza snaturarsi e possiamo farvela breve dicendo che questo obiettivo è stato raggiunto e superato in maniera splendida. Vediamo nel dettaglio perché.
 
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Come accennavamo, è raro trovare un sequel che non solo consolida le ambiziose basi del suo predecessore, ma le migliora in ogni aspetto. Ogni dettaglio, dall'ambientazione al combattimento all'abbigliamento, è stato calibrato con una precisione ed una cura maniacali, per tener fede alla promessa di ricreare un periodo storico nella maniera più fedele possibile, contestualizzandolo in una precisa collocazione spaziale, quella della Boemia, senza scendere a compromessi. Quest'ultima parola è fondamentale per capire bene le intenzioni di questo gioco: con Kingdom Come: Deliverance II non si "gioca" soltanto, si vive: il titolo si prende i suoi tempi, vi invita a gustarvi delle "noiose" cavalcate, a guardarvi attorno per scoprire paesaggi e scorci meravigliosi ad ogni ora del giorno, vi obbliga ad andare a letto, a lavarvi, a mangiare. Vi immerge letteralmente in uno scorcio che vi catapulta in un periodo meraviglioso, affascinante e brutale al tempo stesso, anche frustrante nel suo essere così attento a ricordarvi che il mondo può essere un posto pericoloso, anche senza magie, orchi e draghi. 
 
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L'intreccio narrativo è quello di una vicenda personale che va ad intersecarsi con intrighi politici su vasta scala, obbligando Henry ed Hans a compiere scelte significative e con un forte impatto sulla storia, anche a partire da situazioni all'apparenza banali.  La Boemia è in guerra, divisa tra i sostenitori del re Venceslao, rapito, e quelli di suo fratello e rapitore, Sigismondo ed in questo marasma i due ragazzi vengono inviati in una missione diplomatica, che si tramuterà ben presto in un incubo. A proposito di Hans è molto bella l'evoluzione del loro rapporto, presentato in maniera verosimile e senza innaturali forzature pompose, proprio come si addice ad un'amicizia tra due ragazzi giovani, al di là della differenza nel loro status sociale: umorismo, tensione, liti, prese in giro. A dire il vero sono un po' tutti i dialoghi ad essere magistralmente costruiti (con il giusto merito da tributare all'ottimo doppiaggio inglese soprattutto dei personaggi principali), con reazioni vive e verosimili anche dei png che non mancheranno di sottolineare con commenti espliciti persino il nostro stato momentaneo: se puzziamo ci verrà detto chiaramente, ma allo stesso tempo se appariamo particolarmente sfarzosi o minacciosi, l'atteggiamento e la predisposizione dell'interlocutore cambierà radicalmente. Durante il racconto non mancheranno flashback e allucinazioni per approfondire il carattere di Henry, rendendo le sue difficoltà ancora più personali. Gli sviluppi narrativi si susseguono in modo logico, senza forzature, rispettando la coerenza della storia, mentre il ritmo generale è ben bilanciato tra battaglie intense e momenti di riflessione. La trama complessiva rimane ricca, immersiva e altamente gratificante.
 
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Il gameplay affina ed espande le profonde meccaniche di ruolo del primo capitolo, offrendo un'esperienza stimolante e appagante. Il combattimento resta tattico e brutale, richiedendo precisione, gestione della stamina e un uso abile delle armi. Ogni scontro è una lotta disperata per la sopravvivenza, si percepisce tutta la pesantezza e la fatica di una lotta in armatura, così come la difficoltà nell'affrontare più avversari contemporaneamente. Torna il sistema di combattimento basato sulla direzione dei colpi, che richiede tempismo preciso, posizionamento accurato e una gestione oculata della stamina, mentre le animazioni sono state rese più fluide ed in generale c'è una maggiore reattività. Il peso dell'armatura, lo stato delle armi e persino il livello di stanchezza del personaggio giocano ruoli cruciali in battaglia, mentre tutti gli attacchi con armi a distanza richiedono molta competenza e pratica, perché ovviamente non esiste un mirino per assistere il giocatore. Mantenere in buone condizioni l'equipaggiamento è essenziale: trascurare armi e armature può rendere vulnerabili in combattimento. In generale l'approccio di Warhorse è quello di di non lasciare nulla al caso e contemporaneamente di dare una libertà davvero senza pari: se ad esempio pensate di rapinare i vostri maestri di abilità, sappiate che i soldi che gli darete finiranno direttamente nel loro borsello; se dovete invece affrontare un intero accampamento di banditi potrete scegliere di farlo di notte ed avvelenare il pentolone del cibo, per risolvere la situazione senza sporcarvi le mani. In tutto ciò, mentre sperimentate le varie possibilità, la progressione di tutte le abilità avverrà in modo naturale: miglioreranno con l'uso anziché attraverso aumenti di statistiche arbitrari. Logicamente tanto la dinamica di combattimento quanto questa progressione lenta e ragionata possono apparire frustranti per i meno avvezzi ai titoli simulativi, pertanto vi consigliamo di farvi un'idea dai video gameplay e di capire se questa scelta degli sviluppatori fa al caso vostro. 
 
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Come abbiamo già detto, il titolo alterna in maniera sapiente momenti serrati in cui ci troviamo impelagati in situazioni critiche, a lunghe pause di ampio respiro in cui prenderci i nostri tempi: in queste fasi le attività da svolgere nel mondo di gioco sono davvero tante. Le regioni che visitiamo infatti sono vive e pulsanti, ricche di missioni secondarie (spesso non lineari e di qualità davvero eccelsa), incarichi, curiosità, giochi di dadi e interconnessioni varie tra tutte queste cose. A dire il vero muoversi in giro e continuare a scoprire sempre nuove cose da fare, può rendere difficile focalizzarsi su un singolo obiettivo, eppure si tratta davvero di un piccolo difetto in un'esperienza altrimenti eccellente. Per dovere di cronaca è giusto evidenziare che nel corso della mia prova sono incappato in una missione buggata ("I diavoli di Trosky") che se non completata entro un certo evento diventava impossibile da terminare e che ho potuto finire solo ricaricando un salvataggio precedente. Qualche glitch è presente e inevitabile, si tratta per lo più di compenetrazioni (il cane del protagonista, Mutt, è uno dei png più complessi da gestire per questo gioco) e di oggetti sospesi in aria, ma onestamente niente di troppo disturbante. Sono comunque cose risolvibili con delle patch che di sicuro arriveranno.
 
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Graficamente Kingdom Come: Deliverance 2 è incredibilmente curato, ricreando la Boemia medievale con un livello di dettaglio senza pari. Sia le città come Kuttenberg che i piccoli villaggi sono vivi, con i loro png impegnati nelle più variegate attività (coerenti con l'orario del giorno) ed un'architettura dettagliatissima. Lo stesso vale per tutti gli altri ambienti, dalle fitte foreste ai luoghi in cui la guerra ha lasciato il segno, sono realizzati con un'attenzione impressionante per la narrazione ambientale. Gli effetti di luce e le condizioni atmosferiche accentuano ulteriormente l'immersione, rendendo il mondo realistico e in costante mutamento. Anche i modelli dei personaggi e le animazioni hanno subito un notevole miglioramento. Su Xbox Series X, il gioco gira senza problemi, confermandosi uno degli RPG visivamente più impressionanti. Il comparto sonoro è tanto immersivo quanto il comparto visivo, con una colonna sonora orchestrale che esalta ogni momento: i brani epici accompagnano le battaglie, mentre melodie più intime fanno da sfondo all'esplorazione. Tanta cura anche per i vari effetti sonori, dal clangore delle spade al vociare delle strade cittadine, che contribuiscono a rendere l'ambientazione credibile. Come già detto il doppiaggio è in gran parte eccellente, con performance particolarmente ispirate per i personaggi principali, ma un po' meno convincenti per i personaggi secondari. 


 
Conclusioni
 
Ci sono giochi che una volta finiti non lasciano il segno e poi ci sono quelli che ti ricordano perché ami un genere. Kingdom Come: Deliverance 2 appartiene a questa seconda categoria. Fin dal primo momento, il gioco cattura con la sua narrazione immersiva, il combattimento intenso e il profondo sistema di ruolo. Se anche non aveste giocato il primo capitolo questo sequel si regge perfettamente da solo, offrendo al contempo un'incredibile espansione delle vicende per i veterani della serie. Un mondo vivo, palpitante e ricco di cose da fare, una progressione organica ed una varietà di scelte e situazioni addirittura spiazzante (che non renderanno mai una partita uguale ad un'altra), sono le cose che di sicuro vi terranno maggiormente legati a questo titolo, che per essere completato a dovere richiederà come minimo 100 ore. Il sistema di combattimento è stato migliorato e reso più fluido, ma rimane simulativo ed ostico, trasferendo perfettamente cosa vuol dire combattere davvero in armatura medievale. Il titolo di Warhorse Studios si guadagna un posto tra i grandi titoli RPG e dimostra tutto il cuore che, ancora una volta, gli sviluppatori hanno messo in questo progetto. 


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