Dragon Ball Daima: Recensione dell'ultima avventura di Goku

Per i suoi quarant'anni, Dragon Ball "inserisce" una nuova avventura nella sua linea temporale: com'è andata?

di The Narutimate Hero

A (poco meno di) dieci anni da Dragon Ball Super, clamorosa (per l’epoca, ora siamo abituati) continuazione di quello che è indubbiamente il manga più famoso del mondo insieme a One Piece, Dragon Ball è tornato di nuovo, per celebrare i quarant’anni della serie anime.
E lo fa con una nuova avventura che pesca a piene mani dal passato, in modo da farsi comprendere e apprezzare sia dai vecchi fan, che dai più giovani, come spiegato qui.
Goku procede in avanti (quasi: questa serie si trova temporalmente prima di Dragon Ball Super) facendo prima un passo indietro, e tornando bambino proprio come in Dragon Ball GT; tuttavia, stavolta non sarà il solo, visto che praticamente tutto il cast di personaggi verrà “ridimensionato”.
Questo porterà Goku e i suoi amici (vecchi e nuovi) a viaggiare per il Mondo Demoniaco, affrontando nuovi avversari e vivendo avventure che permetteranno loro di tornare adulti…
O almeno si spera.

Iniziato nel preserale e “finito” nella fascia mattutina, Dragon Ball debutta con Daima in seconda serata, alle 23:40, per andare incontro sia al pubblico dei più giovani che ancora non sono andati a letto, sia a quello dei vecchi fan ormai adulti, che di certo hanno meno difficoltà a seguire un anime la sera del venerdì che non la domenica mattina.
Debutta, peraltro, con un certo successo, oscillando sempre tra il primo e il terzo posto nella classifica degli anime stagionali più visti; risultato che, in fin dei conti, non sorprende più di tanto: Dragon Ball è sempre stato una serie popolarissima in ogni angolo del mondo, in ogni sua incarnazione, e giustamente Daima segue la “tradizione”.
Ma all’atto pratico, questa nuova avventura di Goku, com’è andata?

 



Dragon Ball Daima a tratti sembra più un documentario/fanbook su molti punti oscuri del mondo di Dragon Ball in generale, una sorta di “avventura esplicativa” che mette insieme i pezzi di “lore” (le informazioni relative a un mondo di fantasia) e fa quadrare qualche conto mentre racconta una storia che non deve essere necessariamente sconvolgente o “portare avanti la trama”, anche perché in un midquel, inevitabilmente, questo è sempre limitato.

Forse non ce n’era nemmeno bisogno, di spiegarci da dove proviene in realtà questo e quello, ma è anche vero che questo genere d’informazioni rendono il mondo di Dragon Ball molto più coerente, nonostante l’immenso amore dei suoi fan è sempre stato più per le sue capacità narrative in grado di elevare una storia piuttosto semplice, che per le sue doti di world building.

Realizzare un’opera “d’anniversario” è sempre complicato: questo genere di lavori viene solitamente creato con un piede nel passato e l’altro nel futuro, facendo attenzione a generare qualcosa di nuovo cercando di usare tutti i vecchi ingredienti per poter comunque dare quel senso di ricordo, di nostalgia, di eredità: è successo con Wish della Disney, in occasione del centesimo anniversario degli studi, è successo con Scelgo Te, film di Pokémon del 2017 dove le avventure di Ash ricominciano da capo, andando più o meno come sono andate in originale, in occasione dei vent’anni dell’anime, e quando una serie di videogiochi raggiunge un anniversario importante, lo celebra sempre con un remaster o una collection, e quando questo succede con un album musicale iconico, lo si festeggia con una special edition “estesa” dell’originale, con poco di nuovo a parte demo, remix e live versions.

Il main trailer della serie




Dragon Ball Daima non fa eccezione: vediamo un sacco di cose che abbiamo, effettivamente già visto, da un Goku bambino che viaggia col suo fidato bastone alla ricerca delle sfere del drago, alle trasformazioni a sorpresa (in effetti grossa sorpresa), alle conclusioni di combattimento inaspettate e con continui ribaltamenti di fronte, dove karma e ironia della sorte hanno un ruolo più incisivo della forza bruta.
Qui si va oltre il semplice seguire la tradizione narrativa della serie, creando una nuova storia che sembra costantemente familiare, anche quando introduce nuovi personaggi; la sensazione che si prova è un po’ strana, una sorta di comfort zone tanto confortevole quanto, come dire, “un po’ strettina”.

La narrazione “sicura”, come detto, è normale per questo genere di opere, e in un certo senso anche benvenuta rispetto a guizzi troppo arditi che rischiano di fare più danni che altro; il problema, semmai, con Dragon Ball Daima, è il ritmo della narrazione, o meglio, il numero di episodi: premesso che 20 è un numero strano per una serie anime (probabilmente c’è anche un motivo, ci torneremo in seguito), forse sarebbe stato meglio realizzarla di 12 o di 24.

Questo perché diversi episodi di Dragon Ball Daima sono semplici avventure autoconclusive che non portano realmente avanti la trama, ma questo genere di puntate sta meglio in serie molto più lunghe, e la loro presenza qui comporta diversi cambi di ritmo nella narrazione che a volte fa avere l’impressione che la trama non proceda pur con poco tempo ancora a disposizione.
Sarebbe forse stato meglio usare quegli episodi per farci vedere cosa fanno, sulla Terra, gli altri personaggi tornati bambini, trovando un modo di renderli partecipi della vicenda, ma alla fine questo non è un problema che intacca eccessivamente la visione, perché quando l’azione si scatena, si scatena bene.
 


Sono, per fortuna, molto lontani i giorni dei primi episodi di Dragon Ball Super e dei loro disegni notoriamente altalenanti (anche se, in quel caso, si trattò comunque di una sensazione falsata, visto che era una tradizione realizzare disegni meno curati per la trasmissione televisiva e poi migliorarli per l’home video): Dragon Ball Daima risulta essere molto curato dal punto di vista tecnico, ed è una fortuna visto che, essendo Dragon Ball, ci sono tantissime occasioni per mettere in mostra animazioni spettacolari e scene ad alta intensità.
Negli ultimi anni Toei Animation sembra essersi messa veramente d’impegno per migliorare le sue serie animate dal punto di vista tecnico, e in una scena anime sempre più visivamente esplosiva questo era veramente necessario, soprattutto con un’opera come Dragon Ball che è sempre stata un cavallo (forse IL cavallo) di battaglia della compagnia.

Merita i suoi complimenti anche la colonna sonora, in grado di accompagnare egregiamente sia le scene più pacifiche, o avventurose, sia gli epici combattimenti che inevitabilmente animano gli episodi più concitati della serie.
Se c’è una cosa che Toei fatica a fare, negli ultimi anni, è, però, trovare una certa costanza nella scelta delle sue opening ed ending; Dragon Ball in questo senso ha sofferto più di altre serie, tra Kai e Super, rimpiazzando quelle che sono alcune delle opening più popolari e amate di sempre (quelle della prima serie, dello Z e del GT) con sigle decisamente più blande e anonime, se non proprio bruttine; questo non è fortunatamente il caso di Dragon Ball Daima, con cui la situazione migliora un po’, pur non tornando a quelli che erano gli antichi fasti del franchise.

 


Come detto, le opere “da anniversario” sono spesso malcelate compilation di punti fermi narrativi e non già visti e sentiti nel passato dell’opera celebrata, e questo Dragon Ball Daima lo fa più che dignitosamente, mettendo un po’ di tutto e aggiungendo informazioni, dettagli e retroscena su personaggi ed eventi solo accennati nel manga originale (e aggiungendo qualcosa che moltissimi fan volevano da parecchio).
Manca forse il “guizzo” (se non vogliamo considerare “guizzi” alcuni momenti di grandissimo fanservice casto), ma può anche andar relativamente bene così: Dragon Ball Daima, pur portando un nome importante, non ha grandi pretese se non quelle di “suonare le sue hit più famose” per il suo pubblico e, magari, conquistare qualche nuovo giovane fan.

C’è (o meglio “non c’è”), però, qualcosa che delude molto: Dragon Ball Daima non è solo la grande festa di compleanno della serie, è anche l’ultimo saluto al suo creatore: Akira Toriyama ci ha lasciati un anno fa, e Dragon Ball Daima è finito proprio il giorno dell’anniversario della sua morte (ecco, forse, perché il numero “strano” di episodi).
Eppure, non c’è un singolo tributo, un solo “in loving memory”, un cameo, all’interno della serie, dopo l’ultima sigla, nulla.
Al massimo si può implicare qualcosa dalle sigle, ma sono segni relativamente astratti, nulla di palese, di dichiarato.
Se Dragon Ball fa quarant’anni, le opere di Akira Toriyama hanno largamente foraggiato Toei Animation per quasi quarantacinque, eppure apparentemente non è abbastanza, seppur altri studi d’animazione abbiano (giustamente) tributato i loro “caduti” quando è stato necessario, in passato.
Dragon Ball, con Daima, ha avuto un buon tributo, Toriyama ne ha avuti da tutto il mondo, ma non da Toei nella migliore occasione per farlo, e meritava decisamente di meglio.

Versione originale della notizia