Sunny: Recensione del capolavoro di Taiyō Matsumoto

Vola sulle ali dell’infanzia la pluripremiata opera edita da J-Pop Manga

di bob71

Serializzato per la prima volta sulla rivista giapponese Ikki, Sunny è un manga scritto e illustrato da Taiyō Matsumoto. Nominato nel 2015 come miglior fumetto all'Angoulême International Comics Festival, l’opera si è aggiudicata nel 2016 lo Shogakukan Manga Award e il premio Gran Guinigi come miglior serie al Lucca Comics & Games, mentre quest'anno ha ottenuto il premio Micheluzzi al Napoli Comicon.
Prima di quest’ultima fatica, il talentuoso autore aveva già lasciato il segno con alcuni titoli interessanti, tra i quali ci piace ricordare: Tekkonkinkreet, allucinante parabola di due orfani di strada alle prese con la giungla di una moderna baraccopoli; Ping Pong, atipico spokon incentrato sull’esasperato antagonismo di una coppia di tennisti da tavolo; e Takemitsu Zamurai, che ripercorre le vicende storiche di un maestro d’arme nel Giappone feudale.

Il primo aspetto che colpisce di questa nuova opera in sei volumi è l’evoluzione stilistica maturata da Taiyō Matsumoto, che qui sembra addolcire l’asprezza e la febbrile inquietudine dei suoi precedenti lavori in favore di una narratologia più misurata, nostalgica e contemplativa. Il soggetto di Sunny attinge direttamente alle esperienze reali vissute dal mangaka che trasfigura la sua fervida immaginazione filtrandola attraverso i ricordi personali. Questo afflato autobiografico dona all’opera un’aura di autenticità e ci restituisce un affresco intimista incredibilmente vivido, affettuoso e straziante, in cui la verità emerge quasi segretamente dalle pieghe degli episodi romanzati.
 
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La storia è ambientata negli anni ‘70 presso l’Hoshinoko Gakuen, casa famiglia che ospita una piccola comunità di bambini, orfani, abbandonati o semplicemente strappati ai loro genitori dalle vicissitudini della vita. Il titolo si riferisce ad una vecchia automobile in disuso, la Nissan Datsun Sunny 1200 parcheggiata nel giardino dell’istituto, nella quale i ragazzi trovano una specie di base segreta, un rifugio/confessionale precluso agli adulti dove possono rintanarsi e fuggire con la fantasia, in compagnia di riviste sconce e vecchi giocattoli. Capitolo dopo capitolo, illustrando piccoli episodi di vita ordinaria, l’autore ci introduce in punta di piedi nel microcosmo di ogni singolo bambino, scrutandone con discrezione i sentimenti e gli stati d'animo, e narrandone i ricordi, le amicizie, i primi amori, le ansie e le speranze per il futuro.

In una dissonante coralità, grazie al tocco delicato di Taiyō Matsumoto, ogni personaggio viene accuratamente tratteggiato ed è a suo modo protagonista: Haruo è lo scontroso ribelle dai capelli bianchi a cui la mamma ha lasciato un barattolo di crema idratante e tanta solitudine; in qualche modo emerge su tutti con la sua insofferenza e le sue bravate che lo pongono sempre al centro dell'attenzione. Sei, di contro, è un ometto dimesso, compito e diligente, appena arrivato all'istituto, accetta suo malgrado il trasferimento lontano da casa con un’aria di malinconica impotenza. Il capriccioso Junsuke e il suo fratellino più piccolo Shosuke, aspettano solo il momento di fare visita alla loro madre ricoverata in ospedale con le tasche traboccanti di quadrifogli portafortuna. Le piccole Kiiko e Megumu si adoperano per stringere legami con i “bambini di casa”, forse per assaporare qualche briciola di normalità. I ragazzi più grandi, Kenji e Asako, sono adolescenti che si affacciano con rassegnato disincanto al mondo esterno. Infine Taro, il ragazzone che, con la sua presenza rassicurante e la sua canzone ripetuta all'infinito, fa un po' da nume tutelare alla Hoshinoko.
 

Bisogna lasciarsi avvolgere dalle spire del fumetto per riuscire ad intravedere, oltre il gusto raffinato per l’acquerello e le composizioni insolite, il cuore pulsante di un dolore primordiale, di una solitudine non voluta ma quasi rivendicata, di un'adolescenza sperduta, perpetrata nelle intenzioni degli adulti ma assente dai loro cuori. Ma su tutto c'è la vitalità dei sentimenti incorrotti e incorruttibili che solo gli adolescenti che conoscono il dolore sanno esprimere senza riserve e senza compromessi. Le loro fughe immaginarie, non tanto dalla realtà ma piuttosto verso una realtà diversa, consentono la libertà di soffrire per poi sconfiggere quella sofferenza con la vicinanza di chi condivide un sogno.

Sunny è anche una storia di maturazione che da un mondo limitato e limitante porta ad un'esplorazione progressiva di una realtà esterna fatta di piccoli spazi, di eroi del quotidiano, di incontri inaspettati, di avventure apparentemente insignificanti ma che fanno crescere un po' alla volta. Quello esterno è anche il mondo dei sentimenti, spesso distorti ma liberatori, e dei codici sociali che tengono insieme la piccola ma solidale comunità della Hoshinoko.
 

Cadenzati da sparuti voli nel regno della fantasia, gli episodi nascono da spunti di vita vera, micro storie che procedono senza una direzione precisa imposta dall’autore e con un’architettura minimale costruita sulla routine quotidiana e sulla poesia delle piccole cose. Si passa dalle avventure immaginarie alle reminiscenze dolorosamente personali (come può esserla quella di un padre alcolizzato), il tutto visto con lo sguardo lucido e incandescente di un bambino.

La gestazione di Sunny è stata sofferta per l'autore che in più due decenni ha ripreso e poi accantonato il progetto più volte prima di decidere di pubblicarlo definitivamente. La sua principale preoccupazione è stata quella di condividere questa storia nel modo più corretto e rispettoso verso i suoi “compagni di viaggio”, e bisogna riconoscergli un naturale talento nel dipingere i piccoli protagonisti - si ricordino anche Kuro e Shiro di Tekkonkinreet. I suoi personaggi non si limitano semplicemente a recitare un ruolo, essi sono descritti in modo così limpido e sincero che la loro autenticità, non priva di una buona dose di nostalgia, risulta commovente.
 

Coadiuvato dalla sua assistente, illustratrice e coniuge, Saho Tono, Taiyō Matsumoto è in grado di sprigionare una forza espressiva dirompente con le matite in mano. Le sue tavole mostrano soluzioni formali che si spingono ben oltre i codici visivi del manga a cui siamo abituati. Bisogna ricordare che l’autore ha vissuto per alcuni anni in Francia dove ha sviluppato uno stile del tutto unico e peculiare. Contaminato dall’estetica del fumetto europeo, e in particolare influenzato da Moebius, il suo linguaggio, solo apparentemente grezzo e istintivo, è chiaro, evocativo e denso di dettagli.

Nel testo fanno capolino inflessioni dialettali e un’infinità di allusioni alla cultura pop degli anni ‘70: canzoni (una vera e propria colonna sonora con le hit radiofoniche più in voga in quel momento storico), trasmissioni televisive, riviste di manga, slang e giochi di parole che rimandano in modo diretto alla temperie nipponica dell'epoca; peccato che qualche sfumatura di questo patchwork di riferimenti si perda inevitabilmente nella traduzione.
Per via della sua struttura narrativa a briglia sciolta, Sunny sarebbe potuto durare indefinitamente, ma l'autore ha deciso di chiudere la storia dopo soli sei volumi cercando di distillare l’intensità emotiva e mantenere alta la qualità complessiva del suo lavoro.
 
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L’edizine italiana a cura di J-Pop Manga consta di sei volumi in formato 21x15 cm, di circa 220 pagg. cadauno al prezzo di 9,90€, con rilegatura in brossura fresata e sovraccoperta semi ruvida a colori. Le copertine meritano una menzione a parte in qualità di piccole opere pittoriche a sé stanti. Nel complesso la veste editoriale è piuttosto curata, presenta una qualità tipografica tutto sommato buona (a fronte di leggeri alti e bassi nell'intensità dei neri e di qualche sporadico refuso nel lettering) e conserva a colori le splendide tavole ad acquerello che intervallano i capitoli. La traduzione è affidata alla brava Asuka Ozumi.

"All'inizio ho pensato che fosse una storia piuttosto cupa, invece si è rivelata abbastanza ottimista. Forse il messaggio che ho cercato di veicolare è un po’ ingannevole: dopotutto, la vita non è sempre così cattiva". Taiyo Matsumoto
 
In ultima analisi, Sunny può essere considerato come un’affettuosa galleria di ritratti che sfilano e si intrecciano in un crogiolo emozionale. Un’affascinante testimonianza del potere silenzioso della meraviglia in un mondo che spesso delude e tradisce i suoi giovani. Non si può non affezionarsi a questi personaggi così vivi e reali, i cui gesti minimi ci appaiono incredibilmente vicini e familiari.
Nella sua suggestiva interpretazione del mondo infantile Sunny trascende la stragrande maggioranza dei manga slice of life. Leggerlo equivale a entrare in un mondo a parte, popolato da creature fragili, ai margini di una società distratta alle loro problematiche, ma che è difficile non amare dalla prima all’ultima pagina. Lasciatevi tentare dalla lettura!
 
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Titolo Prezzo Casa editrice
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