Voglio mangiare il tuo pancreas: recensione del film

Luci ed ombre nella trasposizione anime del romanzo di Yoru Sumino

di Ironic74

"La cosa positiva di trovarmi la morte davanti è questa. Ho iniziato a vivere ogni giorno con la piena consapevolezza di essere viva" - Sakura (dal manga)


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Dite la verità, avete avuto davvero il coraggio di rivelare ai vostri amici il titolo del film che siete andati a vedere? Se sì, che vi hanno detto?
Perché ammettiamolo, Voglio Mangiare il Tuo Pancreas (Kimi no Suizō o Tabetai), terzo appuntamento della Stagione degli Anime al Cinema di Nexo Digital e Dynit, non è proprio un titolo di quelli che ti invogliano a varcare la soglia del cinema, e magari può pure indurre all'errore sulla trama stessa del film.

Rassicuriamo tutti quelli che hanno aperto la recensione senza sapere nulla, ma proprio nulla, dell'opera: non si tratta di un horror, non vedrete scene di cannibalismo! In realtà questo titolo ha una sua precisa ragione spiegata adeguatamente nel film.

La pellicola è tratta dal romanzo “Kimi no Suizō wo Tabetai”, di Yoru Sumino, che ha venduto oltre 2.6 milioni di copie, vincendo il Japan Bookseller Award nel 2016.
Siamo di fronte a quello che è il primo lungometraggio di Shinichiro Ushijima, che si è occupato anche della sceneggiatura; fino ad ora nell'ambiente era un nome noto ai più soprattutto come storyboarder di sequenze d'apertura, di chiusura, e ancora prima come assistente di produzione per Madhouse.
Il libro che ha ispirato il regista è stato inserito dalla prestigiosa rivista di critica letteraria giapponese “Da Vinci” al 2° posto della classifica dei migliori romanzi pubblicati nel Paese del Sol Levante nel 2015. Il successo ha dato vita a un film live action e all’omonimo manga, disegnato da Kirihara Idumi, arrivato anche da noi grazie a Dynit (così come il film).

Dopo aver inquadrato l'opera veniamo a noi.

Voglio mangiare il tuo Pancreas ha, secondo me, tanto in comune con A Silent Voice quanto con il film di Hollywood The Fault in Our Stars.
Nel senso più ampio, il film parla di una ragazza con una malattia terminale, di un ragazzo che mantiene il suo segreto e della relazione  che i due creano. A prima vista sembra un altro romanzo melodrammatico e sdolcinato per far piangere i lettori, eppure il regista (che ricordiamolo, ha anche sceneggiato il film), ha in mente qualcosa di più di un semplice film sulla morte; preferisce offrire al suo pubblico una bella celebrazione della vita con alcune idee interessanti sul destino.

Il trailer italiano
 



La storia inizia con il protagonista maschile (di cui non conosciamo il nome) che viene infastidito da una sua coetanea nella biblioteca del liceo al grido di "Voglio mangiare il tuo pancreas!".
Si sviluppa da subito una trama che ai più ricorderà appunto il recente La Forma della Voce, ma ai più navigati, anche e soprattutto Your Lie in April (Bugie d'aprile, titolo italiano del manga edito da Star Comics)
Il protagonista maschile è un tipo solitario, di quelli che in una classe vengono giudicati "strani", da "evitare" e che non fa proprio nulla per cambiare lo stato delle cose. Passa il suo tempo a lavorare nella biblioteca della scuola perché crede che i libri siano migliori delle persone. Un giorno trova in ospedale un diario che scopre appartenere a una compagna di classe, Sakura (la tipa che lo aveva infastidito all'inizio), che lo utilizza per raccontare gli ultimi giorni che le restano. La ragazza ha infatti una malattia al pancreas che la porterà alla morte entro poco tempo.

Sembra assurdo! Sakura è esuberante, allegra e popolare a scuola; una di quelle persone di cui ti viene spontaneo dire "è il ritratto della salute". Non è così. Si sa, il destino è crudele, e il ragazzo si ritrova in breve tempo a essere l'unico, oltre alla famiglia, a conoscere l'angosciante segreto della ragazza.
I suoi giorni sono contati, ma Sakura ha deciso di affrontare la tragedia con leggerezza, allegria e... con questo suo nuovo compagno, custode del segreto. Tutto ciò nonostante i due abbiano personalità agli antipodi.

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Forse è proprio questo a sorprendere nel film: la reazione di Sakura. La giovane, dicevamo, è ben consapevole che la sua vita sia agli sgoccioli ma vuole viverla comunque come una persona "normale" e dando spago alla sua personalità "fuori dagli schemi". Il resto, quello che viene dopo, purtroppo sa di già visto, tendente ai cliché del genere. Sotto questo punto di vista non posso che convenire con chi ha criticato la sceneggiatura del film e con chi ha giudicato ancora troppo acerbo il regista. 
La storia narra le vicende di due persone che, per l'appunto, sono agli antipodi ma che si avvicinano per via della tragica malattia di lei. La relazione, da "forzata" (a causa delle insistenze della protagonista) diviene sempre più vera e forte, sfociando, come era lecito aspettarsi, nel sentimentale.

Qui scatta, secondo il mio personalissimo punto di vista, la parte meno convincente del film. I due ragazzi sono davvero uno l'opposto dell'altro e il loro avvicinarsi mi risulta piuttosto forzato e artificioso, denotando una sceneggiatura diciamo poco originale e, appunto, acerba. Certo la stessa storia originale evidentemente non aiuta e non inventa nulla di nuovo, per scoprirlo basta leggere il manga. Ed è proprio avendo letto quest'ultimo che mi sento di confermare la poca convinzione che si palesava in me mentre la storia si dipanava sul grande schermo.
Il manga denota anch'esso le sue pecche a livello di storia ma è però meno sbrigativo nei dialoghi tra i due protagonisti e tende a dargli un minimo di approfondimento psicologico, a cominciare proprio dal fatto che, fino alla fine, non si conosca il nome del protagonista; questo elemento, nella versione cartacea è maggiormente sottolineato e di più facile comprensione rispetto al film.

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Quella che dovrebbe essere anche una storia di crescita personale del protagonista (un po' sulla scia di quanto abbiamo già visto in Bugie d'aprile) nell'affrontare la morte, prima, vera prova che la vita gli mette davanti, si rivela davvero poco convincente. Forse un dipanarsi della storia in tempistiche da serie tv breve poteva far si che lo spettatore si affezionasse di più ai personaggi, avendo la possibilità di scoprirne la personalità con sfumature maggiori e un po' meno sacrificate allo stereotipo (lei piena di voglia di vivere, lui serio e asociale fino all'eccesso). I tempi narrativi, a volte piuttosto lenti, dovevano servire a questo ma si è preferito dirigersi verso la lacrima a comando, cosa che dal mio punto di vista ha ottenuto l'effetto contrario: non sono riuscito a commuovermi neanche di fronte alla scena clou dei fuochi d'artificio, nonostante ci si arrivi con un climax visivo, e non solo, sicuramente buono.
   
"Vivere... è quando il tuo cuore è in sintonia con qualcuno" (cit. Sakura)


Tra i tanti temi proposti, uno che poteva essere davvero interessante da sviluppare, è sicuramente l'idea che il fato non sia altro che il risultato di migliaia di scelte che facciamo nonostante le difficoltà che la vita ci pone dinnanzi. Sakura e il protagonista maschile si incontrano davvero per caso? Il film pone questa domanda dal punto di vista del ragazzo, e lo contrappone alla convinzione di Sakura che tutto ciò che ci accade sia il risultato delle scelte che facciamo.

C'è un altro difetto, che non imputo solo a questo film ma un po' a tutto questo filone che recentemente sta interessando le produzioni di anime e manga: mi fa piacere che i giapponesi parlino di argomenti tanto intimi come le malattie (terminali tra l'altro), sappiamo perfettamente le loro difficoltà ad esternare debolezze e vita privata in generale, quindi ben vengano titoli che possano far fare il passo "oltre" ma... possibile che in storie che parlano di malattia non si veda quasi mai la malattia stessa? Sappiamo che c'è, che potrebbe causare addirittura in questo caso la morte della protagonista, ma non la si vede, non la si tocca mai in maniera tangibile. Sakura vive la sua vita normalmente, addirittura si ingozza di ogni possibile delizia (non sono un esperto di medicine ma davvero una che ha difficoltà pancreatiche può farlo?) ma, a parte il "solito" ricovero in ospedale e il momento in cui viene aperta la sua borsa da viaggio, noi di questa malattia non ne abbiamo vere tracce per tutto il corso del film.
Sarebbe bello che in futuro un titolo avesse il coraggio di mostrare anche questo. Capisco che si tratta di pellicole rivolte anche a un target adolescenziale, che far vedere scene "forti" di persone malate allontani la gente dal cinema, ma sarebbe interessante affrontare questo argomento andando oltre l'espediente narrativo del dramma atto a far commuovere. 



Parere molto positivo invece per quanto riguarda il comparto tecnico. Il giovanissimo Studio VOLN (fondato nel 2014 dall'ex Madhouse Mita Keiji) si occupa dell'animazione del film, che è bello da guardare ma non distrae mai dalla trama. Lo spettatore è avvolto da una marea di colori sapientemente distribuiti, dal rosa pastello dei classici fiori di ciliegio fino alle atmosfere buie e piovose dei momenti più drammatici; insomma, il classico fotorealismo a cui i film animati nipponici ci stanno (ben) abituando negli ultimi tempi.
Gradevolissima la OST come davvero niente male le due canzoni "Fanfare" , la theme song, e la ending "Shunkashūtō" entrambe della giovane rock band Sumika. 

*Per chi volesse  approfondire l'aspetto "tecnico" di questo film consiglio l'ottimo articolo di Federico Antonio Russo su Far From Animation.
 
Che dire in conclusione di questo film? Voglio mangiare Il tuo pancreas segue il solco scavato da La Forma della Voce e Bugie d'aprile, una storia che usa il dramma come incipit per quella che in realtà è la celebrazione della  vita e dell'amicizia, un racconto ristretto in primis ai due protagonisti, essendo poche e appena abbozzate le figure secondarie (su tutte svetta l'amica di Sakura). La storia, secondo il mio personalissimo (ripeto) punto di vista però non è all'altezza degli altri due titoli che ho nominato, risultando piena di cliché e con parecchie forzature, oltre che lenta e con i protagonisti non tratteggiati adeguatamente. Di contro il film offre un ottimo comparto tecnico, con delle animazioni fluide e un chara ben definito e piacevole. Molto gradevole l'aspetto musicale fra ost e canzoni.
In soldoni, un film che denota l'inesperienza del suo regista/sceneggiatore ma con un cast e uno studio di animazione che sicuramente torneranno a far parlare di sé in futuro. Davvero ottimo il lavoro di doppiaggio, sia giapponese che italiano, che ha dato un plus in più soprattutto alla protagonista femminile.     





Qualche appunto sul manga

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l manga è arrivato con il Lucca Comics come apripista del film, sempre sotto marchio Dynit. Precedente al titolo animato, la versione cartacea di Voglio mangiare il tuo pancreas è composta da due volumi in brossurato da 216 pagine ciascuno. Molto belle e colorate le copertine ma un po' caro il prezzo di 12 euro a volumetto.
Cosa cambia rispetto alla trama del film? In pratica poco o nulla, sicuramente i dialoghi mi sembrano meglio inseriti nel contesto rispetto al film, aiutandoci a conoscere maggiormente i protagonisti.
Come anche ravvisato su altri siti poi devo ammettere che il tratto della disegnatrice Idumi Kirihara è si molto dolce, ma tende a ringiovanire un po' troppo i personaggi che dimostrano meno anni di quelli che effettivamente hanno. Per chi ha visto il film e lo ha apprezzato può essere un piacevole ritorno, ma io a questo punto sono molto più curioso del romanzo.  


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