Meiji Tokyo Renka: quando la Storia entra di prepotenza dentro un anime (1^parte)
I protagonisti maschili della serie sono tutti personaggi storici realmente esistiti!
di Hachi194
Qui su Animeclick vi abbiamo ad esempio svelato gli scrittori che hanno ispirato i personaggi di "Bungo Stray Dogs" e oggi è la volta di proseguire con un'altra serie che nasconde un bel pezzo di Storia e Cultura giapponese.
Sto parlando di "Meiji Tokyo Renka", anime trasmesso sul portale di streaming gratuito Crunchyroll e che narra la storia di Mei Ayazuki, studentessa liceale che in seguito all'incontro con il mago Charlie si ritrova trasportata indietro nel tempo fino al periodo Meiji, dove incontra diverse figure storiche ed è invitata a vivere con loro. Sebbene Mei abbia perso i suoi ricordi, riesce ad aiutare gli uomini a risolvere le loro angosce attraverso la sua capacità di vedere e interagire con gli spiriti. Mentre aspetta la prossima luna piena, Mei arriva a considerare di rimanere nel periodo Meiji per sempre.
La particolarità è che tutti i protagonisti maschili di questa storia (eccetto il mago Charlie) sono realmente esistiti e hanno vissuto proprio nel periodo Meiji (1868 - 1912). Essendo sette figure storiche di particolare rilievo, ho chiesto aiuto a Calehb, newser di Crunchyroll; abbiamo così scritto questo articolo a quattro mani. Quindi direi di iniziare a scoprire quanta Storia si può imparare anche vedendo una semplice storia d'amore....
In "Meiji Tokyo Renka" Ogai Mori è il protagonista, colui che incontra per primo Mei di cui si innamora al primo sguardo, tanto da decidere di farla vivere a casa sua e di presentarla a tutti come sua fidanzata (oltre a soprannominarla "scoiattolino").
L'affascinante Ogai è un traduttore e scrittore che lavora anche come medico per i militari. Rimane piacevolmete colpito dalla conoscenza di Mei di alcuni autori occidentali, come ad esempio Shakespeare. Benché sia presente in tutte le puntate della serie, scopriamo qualcosa di più su di lui negli episodi 9 e 10: qui il nostro bel rosso ha una crisi esistenziale.
Vorrebbe scrivere un bellissimo racconto e dedicarlo a Mei, ma il ricordo di Elise, una ragazza tedesca che ha amato durante un suo viaggio in Germania, lo blocca. Ogai e Elise infatti stavano insieme, ma si erano dovuti lasciare nonostante si amassero moltissimo perché il nostro dottore era stato richiamato in patria. Ogai aveva quindi anteposto il suo paese e i doveri verso di esso al suo amore per Elise. Grazie a Mei però riuscirà a superare questo momento di impasse e a fare pace con i fantasmi del suo passato.
E il suo alter ego reale?
Mori Ōgai nacque il 17 febbraio 1862 in una famiglia di samurai che da generazioni serviva come medici i signori del luogo. A quel tempo la classe medica godeva di grande prestigio e questo gli permise di ricevere un'istruzione senza uguali per l'epoca: studiò Confucianesimo, la letteratura classica sia giapponese che cinese e la lingua olandese. Si iscrisse alla facoltà di medicina all'università imperiale di Tōkyō e si laureò a soli 20 anni. Arruolandosi come medico nell'esercito, potè recarsi in Germania (dal 1884 al 1888) per approfondire gli studi ai massimi livelli e ne approfittò per approfondire la conoscenza della letteratura occidentale, aiutato dalla conoscenza dell'olandese e del tedesco.
Ritornato a Tōkyō nel 1888, sentì forte il contrasto fra la società europea e quella giapponese più improntata sull'affermazione e il rispetto delle gerarchie. Nel 1889 fu uno dei primi a tradurre opere occidentali scrivendo l'antologia Vestige, una raccolta di 17 poemi di autori europei, fra cui Shakespeare, Goethe e Heine. Queste traduzioni furono la principale ispirazione del romanshugi, il "romanticismo" giapponese. Ogai affermava infatti che la letteratura dovrebbe riflettere il dominio emotivo e spirituale.
Nel 1909 pubblicò "Vita Sexualis", un romanzo che fu improvvisamente bandito un mese dopo perché considerato troppo sessuale e pericoloso per la morale pubblica. Ma a noi interessa soprattutto ricordare quella che fu definita la "Trilogia Tedesca", un trittico di tre racconti (Maihime, Utakata no ki e Fumizukai) ispirati alla sua permanenza in Germania.
In "Maihime" si narra la storia di Ōta Toyotarō, giovane intellettuale tormentato dal contrasto tra le aspirazioni personali e le costrizioni dell'ambiente sociale d'origine. Ōta si innamora della ballerina Elise, ma la relazione fra i due andrà peggiorando sempre di più fino al ritorno del protagonista in Giappone, dove sarà tormentato dal rimorso per tutta la vita.
Questo racconto narra la vera storia d'amore vissuta da Ōgai in Germania con Elise, una giovane donna tedesca. Anche nella realtà la relazione amorosa finì male: nonostante la giovane lo avesse seguito in Giappone, i due si lasciarono perché Ogai sacrificò la sua vita privata e la sua felicità in nome dei suoi doveri nei confronti della famiglia e del lavoro. Il 9 luglio 1922 morì a Tokyo di tubercolosi, contratta probabilmente dalla prima moglie e sempre tenuta nascosta ai familiari.
In "Meiji Tokyo Renka" Shunso è un artista che vive assieme ad Ōgai a cui è molto legato. Frequenta la Tohsu Art School ed è affascinato dai gatti, cade in una profonda crisi dopo che un gatto nero di uno dei suoi dipinti fugge nel mondo reale.
Inoltre Shunso inizia ad accusare dei gravi problemi di vista ma cerca di non farsi scoprire perché non vuole affrontare la sua malattia che potrebbe portarlo alla cecità. Sarà grazie a Mei che ritroverà il gatto nero perduto, riuscendo a completare così la sua opera. Sebbene appaia spesso scostante e freddo, in realtà ha un animo generoso e ammira molto sia Ogai che Mei, a cui si affeziona molto.
E la sua controparte reale?
Shunsō in realtà era lo pseudonimo del pittore, il cui vero nome era Hishida Miyoji. Nato nel 1874 a Iida nella Prefettura di Nagano, si trasferì a Tokyo dove fu allievo di Okakura Tenshin ed ebbe un ruolo di rilievo nel rinnovamento della pittura Nihonga durante il periodo Meiji. Diplomatosi all'Istituto d’Arte di Tokyo, ne divenne poi insegnante. Nel 1898 aprì assieme a Okakura Tenshin l’Accademia giapponese d’arte (Nihon Bijutsuin). Negli ultimi anni della sua vita una grave forma di nefropatia gli minò fortemente la vista, tanto che, per il timore di una incombente cecità, Shunsō dipingeva freneticamente ogni volta che le sue condizioni fisiche glielo consentivano.
Egli fu il promotore di un nuovo stile pittorico, definito dai contemporanei in modo dispregiativo moro-tai (stile vago o stile indefinito); questo nuovo metodo nacque a seguito dello studio e della ricerca sulla pittura occidentale, in particolare l'impressionismo. Tipici erano i profili sfumati senza la linea di contorno dell’immagine riprodotta, cosa che invece caratterizzava la gran parte della pittura tradizionale giapponese. Restano famosi soprattutto i numerosi dipinti di gatti: Kuroki Neko (Gatto nero) del 1910 è stato designato Bene di importanza culturale del Giappone.
Nella finzione della serie animata, Kyōka Izumi è un personaggio alquanto scontroso e di fisico esile sulla cui testa svetta una folta chioma rossa.
Non appena la nostra protagonista lo incontra nota immediatamente un coniglio sulla sua spalla anche se in realtà non si tratta di un normale animale, ma di uno spirito. Questo perché Izumi condivide con Mei il dono di vedere e interagire con gli spiriti, anche se il loro approccio è decisamente diverso quando interagiscono con queste creature. La serietà del nostro giovane drammaturgo si infrange sulle sue fobie, soprattutto per i germi e per i cani, che danno vita a scene ilari a scapito della sua immagine austera. All'interno dell'anime ci sono varie citazioni relative al lavoro del reale Izumi, per esempio all'inizio del settimo episodio il nostro letterato sta scrivendo la parola "Shirayuki" (Bianca Neve), uno dei personaggi della sua storia dal titolo "Yashagaike" (Il demone del lago o dello stagno), con sguardo triste e con la sola compagnia del suo fido spiritello.
E la sua controparte reale?
Kyōka Izumi è lo pseudonimo dello scrittore e drammaturgo giapponese Kyōtarō Izumi, nato a Kanazawa il 4 novembre del 1873 e morto a Tokyo nel 7 settembre del 1939. Nacque da genitori con l'arte nel sangue, ma la sua infanzia non fu però così spensierata, perché la sua famiglia cadde in disgrazia e fu costretto a frequentare una scuola gratuita gestita da cristiani. Grazie alla sua giovane madre imparò da subito ad amare la letteratura, ma a soli ventinove anni lei morì segnando la sua giovinezza con un'altra cicatrice. Per fortuna non fu solo la disgrazia a segnare la sua vita, nel 1889 incontra Ozaki Kōyō, uno scrittore che pochi anni prima aveva pubblicato la sua prima opera di successo. Fu una sorta di epifania per Izumi che capì di voler intraprendere la strada della letteratura.
I due divennero inseparabili e grazie agli agganci dell'amico riuscì ad essere ammesso in una prestigiosa scuola, ma mai Ozaki Kōyō smise di fungere per lui da mentore e soprattutto di essere suo amico. Il suo primo romanzo, "Yazaemon Kanmuri", venne pubblicato serialmente, non riscuotendo il successo desiderato, ma grazie al suo mentore ebbe una seconda possibilità che diede ottimi risultati. Questo periodo segna l'adozione del suo pseudonimo con cui tuttora è ricordato.
Viaggiò molto in quegli anni, ma la repentina dipartita del padre, nel 1894, lo portò a tornare a casa. La famiglia lo convinse a tornare a Tokyo per continuare a scrivere e in effetti furono pubblicati, l'ottobre successivo, "Il retto e il cavalleresco" e "Il riservista". Quel viaggio fu la sua ispirazione per il quarto romanzo: "L'altra moglie dell'uomo". In questo periodo la vicinanza del suo amico lo aiutò a scrivere dando vita a varie opere. Dovette però attendere il 1896 per raggiungere la vera notorietà a cui ambiva, grazie alla sua opera "Il guardiano notturno" che fu pubblicata sulla prestigiosa rivista Bungei Kurabu. Il recensore, Reiun Taoka, elogiò particolarmente soprattutto la sua successiva opera, "La stanza operativa", che secondo molti è la sua più significativa.
La beriberi di cui già soffriva peggiorò costringendolo a tornare alla sua città natia. I primi anni del 1900, pur segnati dalla sua malattia, hanno visto gli albori della sua convivenza con una donna che conosceva sin da piccolo che Ozaki non ha mai visto di buon occhio, ma di cui ebbe poco tempo per dolersi dato che morì di lì a poco. La sua malattia peggiorò e lo portò a un periodo di estrema tristezza che vide un cambio stilistico delle sue opere verso un carattere più metafisico. Tornò a Tokyo nel 1908 e due anni dopo pubblicò due romanzi e una raccolta per poi dedicarsi al teatro. Molto famosa la sua opera teatrale "Il demone dello stagno". Gli anni successivi furono segnati dal peggioramento dei suoi mali fisici che decretarono un calo della sua ispirazione, fino ad arrivare alla sua morte nel 1939. Fu seppellito nel cimitero Zōshigaya di Tokyo accanto a vari esimi colleghi a lui contemporanei.
Piccola curiosità che spiega alcuni dettagli visti nell'anime: pur essendo nato nel segno del gallo, Kyōka Izumi si è sempre identificato nel segno del coniglio. Poiché lo zodiaco opposto rappresenta una natura opposta a quella del proprio segno zodiacale, si dice che se si raccolgono oggetti del segno opposto, questi diano energia o portino fortuna. Per questo collezionava oggetti a forma di coniglio (tanto che a Kanazawa, nel museo a lui dedicato sono conservati alcuni di questi conigli).
(N.d.R.: occorre ricordare che i conigli in Giappone sono considerati animali da compagnia, al pari di gatti e cani).
Un dovuto ringraziamento va a LaMelina (staffer di Animeclick) e Goriko (utente di Cruncyroll) per l'aiuto nelle ricerche e nel dirimere i nostri dubbi.
Fonti consultate:
Meikoi
Wikipedia