Perché il remake di Mass Effect è cosa buona e giusta?

I rumor su un possibile remake di Mass Effect hanno fatto storcere il naso a numerosi fan ma vediamo assieme perché questa soluzione sembra essere la migliore.

di Marcello Ribuffo

Quando si parla di Mass Effect lo si fa con occhi lucidi, intrisi di ricordi che solo poche opere riescono a donare. Sin dalla sua presentazione, il primo capitolo della trilogia aveva attirato l’attenzione di una fetta di pubblico molto legato al mondo “trekkiano” e alle space opera in generale, dove la scienza e la tecnologia la fanno da padrone ma mantenendosi distanti da contesti puramente cyberpunk.
 
Sezione shooter di Mass Effect

La visione ottimistica del futuro della razza umana ha cominciato via via a lasciare il posto a una visione più cupa, dal post apocalittico a mondi in cui l’uomo è divorato dalla tecnologia. Se qualcuno potrebbe dire che Bioware aveva già stuzzicato il palato degli amanti della fantascienza con Star Wars: Knights of the Old Republic, è anche vero che il mondo del fu Guerre Stellari non si presta esattamente a questo tipo di descrizione, avendone più il contesto di sfondo che perno su cui ruotano le vicende. Ma questo meriterebbe probabilmente un articolo a parte.
Come anticipato dunque, Mass Effect sembrerebbe (secondo rumor) pronto a tornare, con una remastered che sembra più il disperato tentativo di riemergere da parte di Bioware dopo le batoste subite con lo spin-off/sequel Andromeda prima e con Anthem poi. Non si sa ancora con certezza che tipo di remastered sarà: nell’ultimo periodo questo tipo di rifacimenti ha preso due strade ben distinte: da un lato, la via che potremmo definire “pigra”, una semplice rimasterizzazione di quanto visto in precedenza, con aumento di risoluzione e dei filtri senza mettere particolarmente mano al motore di gioco (esempi di questo tipo possono essere Zone of the Enders: The Second Runner Mars o Red Faction ReMarstered Edition) mentre, dall’altra, la via della rimasterizzazione che un videogioco dovrebbe avere. Denominata ormai remastered plus, queste vertono al rifacimento delle texture, magari approfittando di asset già presenti su sequel più moderni (vedi la Halo: The Master Chief Collection) ma anche sul sistema di illuminazione oppure direttamente su meccaniche ludiche. Essendo dunque videogiochi e non “semplici” film, questo tipo di rimasterizzazione è forse quella che avrebbe più senso definirsi tale. Quale via sceglierà Bioware? Sembrerebbe logico il riutilizzo di asset di Mass Effect 3 e Mass Effect: Andromeda soprattutto per il primo capitolo datato 2007 ma visto che, il lavoro su Anthem Next potrebbe richiedere innumerevoli risorse, questo tipo di rifacimento non è qualcosa per cui mettere la mano sul fuoco, nonostante certi rumor indichino il contrario.
 
Uno dei primi dialoghi presenti nel primo capitolo

Il primo capitolo di Mass Effect è entrato di diritto nella storia dei videogiochi. Una space opera come non se n’erano mai viste, con una profondità narrativa tale da contare più di 10000 linee di dialogo. Un lavoro mastodontico che vedeva il giocatore immerso in avvenimenti che prendevano il via almeno 50000 anni prima, in una Galassia in costante evoluzione politica e sociale. Non solo l’umanità, ma tutte le razze presenti nel titolo hanno un proprio background, composto da cultura, religione, folklore o semplice modo di porsi, ben descritti, non solo nell’ormai iconico Codex, ma anche nella caratterizzazione visiva e colloquiale. Proprio l’interazione con i vari personaggi portava avanti quanto visto solo in pochissimi titoli, di cui l’originale Deus Ex è portavoce: la trasformazione da personaggi a persone è molto raro in un media di intrattenimento e ancora più difficile è sdoganarlo. Questo è ad esempio uno dei meriti di The Last of Us di Naughty Dog ma già in Mass Effect possiamo trovare archetipi di questo tipo. L’evoluzione dei dialoghi a scelta multipla non è dipesa solo dal miglioramento delle tecnologie ma soprattutto dalla voglia degli sceneggiatori di creare qualcosa di unico. I personaggi presenti dunque non sono delle semplici "macchiette" o delle maschere che rappresentano determinati archetipi della società ma si presentano estremamente sfumati e con un chiaro segno di evoluzione. Inoltre, le interazioni non si sviluppano su un contesto binario di acceso o spento: non è importante quello che si comunica, ma il come. Non è raro trovarsi di fronte a stesse frasi da dover scegliere: cambia l’atteggiamento con cui le si comunicano, creando sentimenti di amore, collaborazione o ostilità a seconda dei modi scelti dal giocatore, nelle vesti del Comandante Shepard. È chiaro che entrerebbe in scena la questione "reputazionale", ma anche in questo caso, si tratta di un argomento che meriterebbe un articolo a parte.
È tutto rosa e fiori dunque? No. Mass Effect presenta diversi problemi sul fronte gameplay, legati soprattutto alla gestione della fisica, delle hit-box e sulla restituzione di feedback in generale. Se è vero che la componente RPG del titolo, che mischia sapientemente azione e tatticismo, risulta a conti fatti ben congegnata se consideriamo il contesto storico, il combat system soffre, come detto di innumerevoli problemi. È da qui che sorge la domanda dunque: nel caso del primo capitolo, basta avere una rimasterizzazione? Per quanto Mass Effect 2 e Mass Effect 3 abbiano apportato miglioramenti tangibili su questi aspetti, sacrificando però le componenti ruolistiche, è nel bistrattato Andromeda che si sono fatti reali passi avanti. Benché non esente da difetti, il combat system dell’ultimo capitolo è l’unico in grado di regalarci una certa varietà d’approccio, grazie anche all’ausilio del jetpack ma, soprattutto, ogni arma è in grado di restituire un discreto feedback aiutandone la diversificazione. Un remake di Mass Effect, sfruttando la base di Andromeda dunque, potrebbe regalare a tutti gli amanti del genere un potenziale capolavoro che farebbe risorgere Bioware da quel che ne rimane. Un eventuale remake inoltre, implicherebbe un boost non indifferente dal punto di vista tecnico, su base Frostbite 3. Sappiamo tutti quali problemi ha provocato il passaggio a questo motore in Mass Effect: Andromeda, sistemati successivamente con alcune patch correttive, ma il lavoro effettuato con Anthem con conseguente esperienza accumulata, renderebbe tutto il lavoro più semplice da svolgere, anche se rimane l’annoso problema delle espressioni facciali, vero tallone d’Achille del motore made in DICE.
Non sottovalutiamo anche il punto di vista narrativo: qualcuno rabbrividirà, ma rimettere mano alla sceneggiatura non sarebbe certo una cattiva idea, armonizzando di più il tutto con i sequel ma soprattutto con alcuni DLC (Dalle Ceneri e Leviatano su tutti). Anche qui, l’esperienza maturata con Andromeda potrebbe venire in aiuto, in cui la comunicazione effettua un’evoluzione, passando da un sistema “bene-neutro-male” a quello più complesso legato a caratteristiche caratteriali della o del protagonista, esplicabili col duo (semplificando) razionalità-emotività.
Questo remake però, presenta numerosi fattori di rischio per Bioware rispetto a una remastered plus. Mentre in quest'ultimo caso avremmo il medesimo titolo con asset migliorati, un remake consta di un lavoro costruito da zero. Oltre ad alcuni problemi tecnici potrebbero presentarsi alcuni problemi narrativi in grado di far storcere il naso a molti fan (Final Fantasy VII Remake docet). Per Bioware sbagliare anche questo eventuale prodotto potrebbe essere davvero deleterio per la propria reputazione, quasi incapace di riemergere sino a calcare i fasti di un tempo. Eppure, potrebbe essere proprio questo a dare la spinta e la motivazione necessaria, sfruttando un prodotto di punta che si conosce alla perfezione.
 
L'inizio della caduta di Andromeda e di Bioware

Il remake di Mass Effect parrebbe essere la soluzione migliore da un punto di vista reputazionale da parte di Bioware. Una semplice (quanto probabile) rimasterizzazione può sì dare una spinta verso l’alto delle sue quotazioni, un modo per rimettersi in sesto, ripartendo da solide basi. Eppure, è tutto lì, già pronto per essere mescolato e riutilizzato, portando a tutti i fan e non solo, un prodotto dalle potenzialità qualitative al di sopra di ogni sospetto. È vero, Bioware sta già lavorando ai sequel o simili di Dragon Age e Andromeda e questa remastered potrebbe fare da apripista a questo nuovo capitolo. Ma immaginate di poter mettere mano a classici diventati iconici nonostante i loro storici difetti: remake di Demon’s Souls, Dark Souls o perché no, il l’originale Assassin’s Creed, aprirebbe un nuovo filone costituiti da prodotti perfezionati, rispecchiando le idee originali degli autori. È vero, non vorremmo mai che qualcosa a cui siamo molto legati venga stravolto, col rischio di esser rovinato (Ritorno al Futuro) ma è altrettanto vero che la memoria spesso ci trae in inganno, mischiando le emozioni provate con i fatti, rendendo qualcosa (che sia il totale o solo un singolo aspetto) migliore di quel che effettivamente era. In ogni caso, che si facciano remake o remastered, gli originali non verranno mai dimenticati: resteranno lì, nel nostro immaginario ideale o, come monito per le future generazioni nel caso di titoli assai trascurabili.


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