Quando gli americani rinchiusero i giapponesi nei campi di concentramento
Raccontiamo una triste pagina di storia del secolo scorso
di Hachi194
Su Animeclick ci occupiamo di Giappone e oggi vi voglio raccontare una pagina poco nota della sua storia e di quella degli Stati Uniti D'America: la reclusione in campi di concentramento dei giapponesi residenti sul suolo americano durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tutto inizia il 7 dicembre 1941: i giapponesi attaccano a sorpresa la base militare di Pearl Harbor e questo fa entrare in guerra gli Stati Uniti. Ma c'è un "problema": nel Paese vivono centinaia di migliaia di discendenti di emigranti giapponesi. Alimentato dalla paura che queste persone siano in realtà fedeli al loro Paese di origine e possano effettuare operazioni di sabotaggio o spionaggio, negli Stati Uniti cresce un forte sentimento anti-nipponico che conduce all'inizio a misure cautelative come imporre loro un coprifuoco, vietare l'allontanamento dalla propria residenza e congelare i loro conti bancari.
Successivamente il 19 febbraio 1942 il 32esimo presidente degli Stati Uniti d'America Franklin Delano Roosevelt emette l’Ordine Esecutivo 9066 in cui si stabilisce che tutti i residenti sul territorio degli Stati Uniti di origine giapponese, tedesca e italiana, anche se nati in territorio americano, devono essere rinchiusi in un campo di concentramento.
Questo permette ai comandanti militari locali di stabilire all'interno delle aree militari delle "zone di esclusione", in cui "le persone possano essere in tutto o in parte isolate".
Si dispone così l'allontanamento di tutte le persone di origine giapponese dall'intera costa pacifica, in particolare dalla California, dalle porzioni occidentali degli stati di Oregon e Washington e dalla zona meridionale dell'Arizona.
L'internamento è infatti applicato in maniera diversa dai vari stati: coloro che vivono sulla costa occidentale degli Stati Uniti sono tutti internati, mentre nelle Hawaii, dove gli americani di origine giapponese sono oltre 150.000, praticamente più di un terzo della popolazione, solo tra i 1.200 e i 1.800 sono internati.
Degli internati il 38% sono giapponesi di prima generazione mentre il 62% circa è costituito da cittadini statunitensi, cioè giapponesi americani di seconda generazione. Fra tutti loro c'è anche un giovane Pat Morita, l'indimenticabile maestro di karate Miyagi in Karate Kid.
In totale nel 1942 circa 120.000 giapponesi-americani (di cui 30.000 bambini) sono trasferiti e internati in campi chiamati "campi di reinsediamento del periodo di guerra" oppure "centri di trasferimento". Il linguaggio usato è volutamente "morbido" per definire quelli che altro non sono che campi di concentramento la cui sola ragion d'essere è l'origine etnica.
Nella maggior parte dei casi le persone sono arrestate nelle loro case dall'FBI e dai militari e devono lasciare la maggior parte delle loro proprietà durante la notte. Le deportazioni si concentrano soprattutto negli stati affacciati sul Pacifico, sia per la loro posizione (sono "esposti" verso il Giappone) sia perché è qui che si concentrano la maggior parte dei migranti asiatici.
Uno dei più noti di questi campi si trova a Manzanar, località situata ai piedi della Sierra Nevada, nella Valle di Owens della California tra le città di Lone Pine a sud e Independence a nord, a 370 km a nord-est di Los Angeles.
Manzanar, che significa campo di mele in spagnolo, sarà designata quale sito storico di interesse nazionale dal National Park Service, dato l'eccezionale livello di conservazione delle strutture del campo. La sua popolazione massima fu di 10.046 prigionieri nel settembre 1942.
Ci si è spesso chiesto perché i giapponesi americani internati negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale non abbiano lottato contro le condizioni restrittive e le politiche attuate nei loro confronti.
Una risposta può essere trovata nel modo di dire giapponese "shikata ga nai" che vuol dire "non c'è nulla che si possa fare". Esso ben descrive la capacità del popolo giapponese di mantenere la dignità di fronte a un'inevitabile tragedia o ingiustizia, in particolare quando le circostanze sono al di fuori del loro controllo, come questa appunto.
Per spiegare meglio il senso di questa frase si può citare la frase che l'imperatore Hirohito pronuncia durante la sua prima conferenza nel 1975, a proposito dell'attentato atomico di Hiroshima.
"È davvero deplorevole che siano state sganciate bombe nucleari e mi dispiace per i cittadini di Hiroshima, ma non poteva essere evitato perché si era in tempo di guerra".
Ci sono però alcuni che tentano comunque di opporsi a questa decisione: Fred Korematsu, attivista americano per i diritti civili, è uno di questi. Dopo essere stato arrestato nel tentativo di fuggire e nascondersi per non essere deportato, si appella alla condanna più volte arrivando fino alla Corte Suprema la quale però, prima con la sentenza Korematsu v. United States del 7 gennaio 1944 e successivamente con quella del 18 dicembre 1944, conferma la costituzionalità degli ordini di isolamento, perché, pur "constitutionally suspect, is justified during circumstances of emergency and peril".
I campi di concentramento saranno smantellati solo alla fine della guerra, per ordine del presidente Truman.
Sarà Gerald Ford il primo presidente ad annullare formalmente l'ordine di internamento e a chiedere scusa a Fred Korematsu; tuttavia si continua ad affermare che lo United States Census Bureau non abbia contribuito al processo di internamento, fornendo informazioni riservate, ad esempio sul luogo di residenza degli americani-giapponesi.
Bisognerà aspettare il 1980 per condannare la giustificazione fornita dal presidente Roosevelt: la commissione presidenziale voluta dall'allora presidente Jimmy Carter e dal Congresso degli USA stabilisce infatti che l'ordine esecutivo non era legittimato da alcuna necessità militare, ma solo dal pregiudizio razziale.
Come affermò il generale John L. De Witt, difensore del fronte occidentale, "La razza giapponese è una razza nemica, i cui effetti non si diluiscono neppure dopo tre generazioni".
La relazione della Commissione, denominata "giustizia personale negata", trova poche prove di slealtà da parte dei giapponesi e sollecita perciò il governo a pagare un risarcimento ai sopravvissuti.
Nel 1988, il Congresso approva e il presidente controfirma un provvedimento in cui il governo degli Stati Uniti si scusa ufficialmente per l'internamento. In tale documento si afferma che le azioni e le decisioni del governo si basarono su "pregiudizi razziali, isteria della guerra e mancanza di leadership politica".
Il governo degli Stati Uniti eroga così nel corso degli anni più di 1,6 miliardi di dollari di risarcimento agli americani di origine giapponese che erano stati internati e ai loro discendenti. 80.000 ex deportati riceveranno scuse ufficiali dal presidente Reagan e un risarcimento di 20.000 dollari ciascuno, per la loro detenzione impropria basata sul pregiudizio razzista.
Recentemente sono state rese pubbliche le foto scattate da vari fotografi dell'epoca. In particolare le autorità incaricarono Dorothea Lange, famosa per i suoi scatti dell'America povera e rurale, di documentare l'evacuazione delle persone radunate e le loro vite nei campi per gli archivi del paese. È difficile dire se queste immagini ufficiali riflettano perfettamente la realtà e il dolore delle deportazioni. Ovviamente la maggior parte delle foto mostra i migliori aspetti della vita nei campi.
Tuttavia grazie a Dorothea Lange e ad altri reporter come lei abbiamo comunque una testimonianza di quel periodo, perché è un dovere ricordare sempre.
Fonti consultate:
JApanization
Wikimedia
Wikipedia