Manga Out of the Box: la 'grammatica' del fumetto giapponese
Interessante contributo nato dalla collaborazione tra governo giapponese, Google e altre istituzioni
di Albrechtseele
Vi rimandiamo a detto articolo per dettagli più generali sull'iniziativa, per focalizzarci qui più specificamente su una delle tante esposizioni online che ne fanno parte, tra quelle patrocinate proprio dal METI: "The 'Grammar' of Manga".
Il contributo, teso ad analizzare alcuni aspetti peculiari del fumetto nipponico, è stato scritto da Kentaro Miwa, studioso dei manga che cerca di esaltarne l'unicità, analizzandone quelle peculiarità stilistiche che ne costituiscono una vera e propria "grammatica", la cui conoscenza è necessaria per una migliore comprensione dei manga stessi. Di seguito, vi riporteremo alcuni degli elementi individuati nell'esposizione in oggetto.
Iniziamo però facendo un passo indietro, ampliando il discorso e rivoluzionando l'ordine in cui i vari elementi vengono presentati nell'esposizione online, aggiungendovi un fattore che potrà anche essere scontato per i giapponesi ma non per gli stranieri: il senso di lettura. Per chi legge manga, è ovvio ormai che, salvo edizioni "ribaltate" che vanno via via scomparendo, il senso di lettura sia opposto rispetto al nostro; non è per nulla sicuro, però, che i non avvezzi ne siano consapevoli, e non è certo un caso che Star Comics continui a inserire una pagina di istruzioni per la lettura alla fine del volumetto, cioè all'inizio per chi dovesse aprirlo abituato al senso di lettura occidentale. Tuttavia, l'editore italiano non solo fa notare l'aspetto più evidente, ma propone anche uno schemino guida per aiutare a capire in che ordine andrebbero lette le varie vignette... e quell'ordine è un elemento essenziale della "grammatica" dei manga. Ma è sempre stato così, sin dagli albori? La risposta è... non esattamente.
Chiunque abbia dimestichezza con opere più datate, ad esempio, è probabilmente in grado di ricordare alcune occasioni in cui istintivamente, da lettore di manga ormai avvezzo a un certo ordine, si sia trovato lievemente spiazzato. Questo perché l'ordine delle vignette cui siamo abituati si è consolidato in maniera rigorosa soltanto con il passare degli anni; in passato, in certi casi, come scrive Miwa, "le vignette erano numerate, per aiutare i lettori a comprendere l'ordine di lettura.
Qui sopra, l'esempio riportato nell'esposizione; si tratta di una tavola di Kirin-gō no Tabi (1949) di Shigeru Sugiura (storia breve contenuta in questa raccolta), che mostra come, nonostante la numerazione dei pannelli, vi siano degli elementi ambigui che oggi verrebbero resi in maniera differente: ad esempio, nella vignetta 19, sembra che il personaggio si lamenti di essere stato colpito ancor prima dello sparo.
Ciò non vuol dire che non esistano eccezioni, e che l'evoluzione non continui; anche se si cerca il più possibile di evitare difficoltà durante la lettura, il manga è espressione della creatività degli autori, che negli anni hanno non solo liberato sempre più le loro illustrazioni e i testi dagli schemi più rigidi di impaginazione della tavola, ma hanno anche adottato quando lo ritenevano opportuno delle soluzioni ben più "caotiche", in cui lasciare al lettore la scelta di cosa leggere prima.
Come vediamo nell'immagine proposta come esempio, tratta da CITY di Keiichi Arawi (inedito in Italia così come il suo più noto Nichijou), elementi caotici possono essere inseriti all'interno di un'opera. Qui ci troviamo di fronte a una mankei, un'ampia tavola "in cui sono presenti numerosi personaggi nel più assoluto disordine, e in cui ognuno parla e agisce autonomamente".
Inoltre, non si può non considerare l'impatto delle nuove tecnologie; infatti, da sempre, il supporto "condiziona" l'espressione artistica, e la sua evoluzione avrà inevitabilmente ripercussioni sulle opere. Ad esempio, i webtoon, nati per una fruizione verticale anziché orizzontale, vedono rompersi gli schemi tradizionali, e anche il concetto stesso di "pagina" può essere messo in discussione.
Tornando a Kentaro Miwa, egli tra i suoi contributi ha anche analizzato il rapporto tra manga e cinema; detto legame, come scrive Marco Pellitteri nel suo "Il manga - Introduzione al fumetto giapponese" (Carocci Editore, 2021), viene fatto risalire a Osamu Tezuka, che per i testi di Shichima Sakai, in La nuova isola del tesoro (in Italia per Rizzoli), "inaugurò un linguaggio ispirato a certi codici del cinema: è come se le pagine fossero uno storyboard preparatorio per delle riprese cinematografiche". Qui di seguito vi riportiamo proprio una tavola del manga:
Relativamente a questa tavola e in generale alla sequenza delle vignette, Miwa scrive: "La maniera in cui le vignette sono collegate tra loro, nei manga, è spesso paragonata al montaggio cinematografico. Come un film costruisce il suo mondo collegando tra loro più inquadrature attraverso il montaggio, così il manga costruisce tempo e spazio collegando tra loro più vignette. Per esempio, in questa scena de 'La nuova isola del tesoro', una vignetta con un personaggio che guarda qualcosa è seguita da un'altra che mostra cosa stesse guardando, con un espediente che ricorda la tecnica di montaggio cinematografico chiamata 'eyeline match'".
Naturalmente, però, stiamo parlando di qualcosa che si differenzia molto dal cinema: una peculiarità del manga, ad esempio, sta nel fatto che nella medesima pagina possono trovarsi più vignette che, come dicevamo sopra, pur cercando di rendere comprensibile la lettura non seguono uno schema troppo rigido, e possono anzi anche sovrapporsi. Il lettore può quindi trovarsi di fronte a tavole complesse, per la cui comprensione oltre a leggere le vignette in maniera sequenziale si dovrà anche avere una visione d'insieme della pagina, come si può notare nell'esempio che vi proponiamo di seguito, tratto da Il cuore di Thomas di Moto Hagio, in Italia per J-Pop. Qui l'autrice sceglie di organizzare la tavola in maniera tale da essere funzionale a ciò che vuol rappresentare, ovvero il caos emotivo dei personaggi.
Come è stato quindi più volte detto, nonostante ci sia una regola fondamentale, ovvero far sì che la lettura sia comprensibile, l'organizzazione di una tavola non risponde a canoni troppo rigidi, e così gli artisti del fumetto nipponico possono dar sfoggio alla loro creatività nella composizione di scene anche molto elaborate.
Tuttavia, la scansione delle vignette, e come esse vengono messe in relazione tra loro, è soltanto uno degli aspetti che costituiscono quella che definiamo "grammatica" dei manga. Infatti, dal momento che il fumetto è privo di alcuni elementi presenti in altre forme artistiche come il cinema, ad esempio il comparto sonoro, è necessario l'utilizzo di espedienti grafici che supportino la lettura: i manpu, le onomatopee e i balloons (fukidashi).
I manpu sono letteralmente dei simboli, convenzioni stilistiche che permettono ad esempio di cogliere lo stato d'animo dei personaggi senza che siano necessarie ulteriori spiegazioni. Naturalmente, serve un certo grado di "alfabetizzazione" per comprendere il significato di questi simboli, e le loro sfumature che possono variare a seconda di fattori come: la posizione in cui sono inseriti o il loro orientamento; quali dimensioni assumono; la loro relazione con altri simboli ancora, ecc...
Qui sopra, una tavola tratta da un'opera indicata nell'esposizione su Google Arts, Giga Town - Manpu Zufu di Fumiyo Kono, volume unico inedito da noi in cui l'autrice spiega con i suoi disegni, man mano, proprio queste convenzioni.
In alto a destra è possibile vedere il simbolo poi utilizzato nella tavola a fianco, mentre al di sotto di esso viene inserita una breve spiegazione. I vari manpu vengono messi in evidenza in tavole yonkoma, cioè nella classica struttura a quattro pannelli in genere verticali tipica soprattutto dei manga comici, ma non è tutto; più avanti nel volume, infatti, l'autrice di Hiroshima - Nel paese dei fiori di ciliegio (in Italia per KappaLab) e di In questo angolo di mondo (Panini Comics) fornirà interessanti istruzioni anche sul senso di lettura delle tavole e su altri elementi come le linee sullo sfondo, che possono indicare movimento, o tristezza o altro ancora. Più avanti torneremo a parlare di quest'opera.
Un dato curioso da notare è quello relativo ai personaggi rappresentati, che sono la versione modernizzata di quelli presenti nei Chōjū-giga; questi stessi personaggi, principalmente il coniglio Mimi-chan, hanno fatto da "guide" nella mostra "The Citi Exhibition - Manga" allestita nel 2019 al British Museum di Londra, di cui vi mostriamo un tour tenuto dalla curatrice stessa:
Una volta associati i vari simboli ai loro significati, sarà possibile per il lettore comprendere anche soluzioni apparentemente meno immediate, come ci viene mostrato nell'esposizione, con un esempio tratto da Manga no Yomikata (1995) di Natsume Fusanosuke, in cui si vede come certi simboli, se applicati a soggetti inanimati, permettano di percepirne le "emozioni".
Ma come dicevamo prima, ci sono altri elementi da considerare, come le onomatopee; ovviamente, anche qui non si tratta di qualcosa di esclusivo, dato che anche i nostri fumetti, così come i comics ecc... ne fanno uso, ma non c'è dubbio sul fatto che quelle nipponiche possano essere utilizzate dagli autori in maniera estremamente versatile, per rendere non soltanto suoni e rumori di fondo, ma anche emozioni... e lo stesso silenzio. Non sono rari i casi in cui esse siano le vere protagoniste di una tavola, in cui il mangaka può decidere di utilizzarle, magari associate a simboli o altri effetti, al posto delle parole stesse.
Uno degli autori citati nell'esposizione, relativamente alla maestria nell'uso delle onomatopee, è Hirohiko Araki, ma come esempio viene proposta una tavola, riportata più in basso, realizzata dal recentemente scomparso Fujiko A. Fujio per il suo Manga Michi, un'opera semi-autobiografica inedita in Italia che ripercorre le vicende dell'autore e del suo collega Fujiko F. Fujio, con cui hanno portato avanti un importante sodalizio.
Come si può vedere in questa tavola, i personaggi non parlano; mentre il silenzio è esplicitato dall'onomatopea che riempie la parte superiore della vignetta al centro, la tensione dei ragazzi è resa evidente, oltre che dalle loro espressioni, dalle gocce di sudore e dalla ripetizione dell'onomatopea "doki doki", che indica il battito cardiaco accelerato, esaltato dai piccoli cuoricini disegnati appena sotto, con le doppie lineette che ne evidenziano il rapido movimento; in basso a sinistra, poi, l'atmosfera diviene ancor più tesa grazie alle linee incombenti sullo sfondo.
Ultimo ma non meno importante degli elementi sopra indicati è, infine, il balloon, ovvero la nuvoletta che raccoglie almeno in parte il testo e le battute dei vari personaggi. Non solo possono essere indicativi il font e la dimensione del testo, ma è la forma stessa dei balloons a fornire informazioni aggiuntive, tramite una serie di accorgimenti che vediamo illustrati nell'immagine di seguito proposta, anch'essa proveniente da Giga Town - Manpu Zufu:
La tavola sopra riportata, dettaglio di una pagina più ampia, proviene come detto dal volume più volte citato, opera di Fumiyo Kono, e si trova alla fine del volume stesso. Più precisamente, all'interno di una breve storia di sei pagine in cui l'autrice si concentra brevemente ma in maniera chiara su aspetti diversi dai manpu, e di cui abbiamo già parlato: ordine di lettura, effetti presenti sullo sfondo e, per l'appunto, i balloons.
Questi ultimi servono allo scopo di contenere i dialoghi anche interiori dei personaggi, e così come i caratteri e le dimensioni degli stessi possono fornire informazioni aggiuntive ai lettori, anche i "fukidashi" possono aggiungere elementi importanti. Nell'immagine più in alto, vediamo:
- nei due elementi più a destra, la forma più classica, che indica un normale tono di voce;
- spostandoci subito a sinistra, due ballons delle forme più frastagliate, che rappresentano un tono più elevato;
- in basso al centro, con le linee a raggiera, il contenitore tipico di quando una voce risuona nella testa di un personaggio;
- al di sopra del precedente, verso sinistra, la nuvoletta che indica il sussurro;
- in basso a sinistra, invece, quella che indica un pensiero non espresso ad alta voce;
- in alto a sinistra, infine, il balloon che contiene una voce che si sente attraverso un telefono, un televisore, un altoparlante ecc...
La tavola sopra riportata è tratta da Marude Shabon di Mariko Iwadate, opera inedita in Italia che viene adoperata come esempio nell'esposizione per indicare come negli shoujo manga dagli anni '70 in poi si siano viste soluzioni più complesse, come l'assenza di balloons oppure, come in questo caso, la presenza di più livelli di comunicazione, tramite l'utilizzo di balloons di forme differenti per alternare "le parole pronunciate dal personaggio con i pensieri non espressi, al fine di ottenere - sostiene Miwa - un complesso ritratto psicologico del personaggio in cui il dialogo interiore confligge con ciò che viene detto".
Ma non si può certo dire che un'altra tavola mostrata più in alto, opera di Moto Hagio, fosse poco articolata, anzi. In un articolo pubblicato tempo addietro, vi abbiamo riportato proprio un pensiero della celeberrima autrice, che si lamentava di come i redattori dell'epoca non comprendessero, ad esempio, che elementi come l'assenza di sfondi fossero non necessariamente una mancanza, ma in certi casi una precisa scelta stilistica funzionale alla narrazione.
Concludiamo questa lunga disamina dell'esposizione "The 'Grammar' of Manga" con le parole della più volte menzionata Fumiyo Kono, tratte dal catalogo "The Citi Exhibition - Manga" (Thames & Hudson, 2019), che in un'intervista, paragonando i Chōjū-giga ai moderni manga, afferma:
"Penso che i rotoli distesi illustrati siano particolarmente adatti a suggerire la continuità di tempo e spazio. E sapete, con un utilizzo sapiente della funzione di scrolling sugli odierni tablet, potrebbe essere possibile realizzare delle opere in grado di avvicinarsi alle qualità espressive di detti rotoli".
Insomma, come accennato anche in precedenza, l'evoluzione del supporto quali innovazioni ci riserverà per il futuro? A proposito proprio dei webtoon, Kentaro Miwa conclude così: "... a differenza dei libri in cui i lettori procedono orizzontalmente attraverso la storia, una pagina alla volta, [con i webtoon] i lettori vedono la storia su un display mentre scorrono verticalmente verso il basso sullo schermo, senza che vi sia necessariamente una suddivisione in pagine.
Così come il linguaggio si evolve nel tempo, lo stesso accadrà alla 'grammatica' dei manga. E, in risposta a questi cambiamenti, gli artisti e i loro lavori continueranno a creare nuovi stili'".
Fonte consultata:
Manga Out of the Box - The 'Grammar' of Manga