Komi Can't Communicate: 100 amici per accettare se stessi - Recensione
Una simpatica commedia scolastica che cerca di sensibilizzare gli spettatori sul disturbo della comunicazione e sull’ansia sociale.
di Demi98
“Quando una persona soffre di una forte ansia sociale, fa fatica a comunicare con il prossimo. Ma anche se fatica a stringere dei legami, non significa che non voglia farlo”.
Dopo tanti anni di rumour, meme e speranze da parte di fan provenienti da tutto il mondo, a maggio dello scorso anno è stato finalmente annunciato l’attesissimo adattamento animato di Komi Can’t Communicate, manga scritto e disegnato da Tomohiko Oda, serializzato su Weekly Shonen Sunday, rivista edita da Shogakukan, ed edito in Italia da J-POP Manga. In Italia l’anime, prodotto da Studio OLM, è stato distribuito da Netflix, che oltre ad averne curato la trasmissione in simulcast si è occupata del doppiaggio italiano.
In seguito alla conclusione della 2ª stagione, annunciata al termine della prima e arrivata pochi mesi dopo sulla medesima piattaforma, è arrivato il momento di tirare le somme su quella che è stata una delle serie più desiderate degli ultimi anni. Komi Can’t Communicate sarà stato all’altezza delle aspettative? Scopriamolo insieme.
Komi è una ragazza bellissima da cui nessuno riesce a staccare gli occhi di dosso. Tutta la scuola la vede totalmente inavvicinabile anche perché è un tipo molto distaccato. Tadano Hitohito conosce però la verità: Komi non riesce a comunicare con gli altri. Lei stessa, cercando di correggere questa cattiva abitudine, cerca di migliorare con l'aiuto di Tadano. La ragazza si pone quindi come obiettivo di trovare ben cento amici... Ci riuscirà?
L’incredibile popolarità di cui la serie gode da ormai qualche anno va ricercata sicuramente nella figura di Komi Shouko, la protagonista della serie. Komi è bella, intelligente, elegante e a modo. Tutti stravedono per lei e non osano avvicinarsi anche solo per paura di disturbarla o non essere alla sua altezza; tuttavia, la ragazza nasconde un grandissimo segreto: soffre di un disturbo della comunicazione. A causa della sua timidezza, che le impedisce di relazionarsi normalmente col prossimo, la ragazza è sempre stata sola e in tutta la sua vita non è mai riuscita a fare amicizia con qualcuno. Il primo giorno delle superiori, però, incontra Tadano Hitohito, un ragazzo che all’apparenza potrebbe sembrare il classico liceale come tanti altri ma che in realtà vanta incredibili capacità di osservazione, le quali gli permettono di comprendere al meglio i sentimenti delle persone.
Il caso vuole che i due diventino vicini di banco ed è così che il ragazzo si rende conto del problema di Komi, che decide dunque di aprirsi con lui e rivelargli il suo più grande sogno: trovare 100 amici. A partire da quel momento, Tadano farà di tutto per aiutare nell’impresa la sua compagna di classe, che nel corso della serie farà la conoscenza di tanti liceali singolari che le terranno compagnia per tutta la durata del primo anno di liceo.
Come si può evincere dalla trama, la storia di Komi Can’t Communicate non è poi così complessa, anzi: gli episodi sono quasi tutti autoconclusivi e ruotano attorno alla vita quotidiana di Komi e Tadano. Il vero carburante della serie è proprio il fascino della protagonista, che grazie alla sua timidezza e alle gag che la coinvolgono, riesce a conquistare tutti. Dietro ad ogni sguardo imbarazzato, sussulto e attacco di panico, si cela una bontà d’animo dalla quale è incredibilmente difficile non lasciarsi incantare. Ed è proprio per questo motivo che la sua bellezza naturale viene ulteriormente aumentata dal suo carattere timido e tenero, tipico degli stereotipi moe e kawaii.
Con la sua timidezza, Komi conquista qualsiasi essere vivente entri a contatto con lei, che non potrà esimersi dall’affezionarsi indipendentemente da cosa dica o faccia. Inoltre, è soprattutto quando le spuntano le orecchie da gatto che lei dà il meglio di sé: in questi momenti si sente a suo agio e riesce a tirare fuori un lato ancora più dolce e tenero che fino a poco prima teneva nascosto. La maggior parte del tempo l’ansia sociale è talmente forte da farle persino mancare la voce ed è per questo motivo che lei stessa ricorre spesso all’utilizzo di un quaderno degli appunti, sul quale scrive il messaggio destinato alla persona con cui sta parlando.
Uno dei temi principali trattati in Komi Can’t Communicate è la libertà d’espressione. Per tutta la durata della serie vengono introdotti personaggi insoliti e strambi, che non faranno altro che dimostrare quanto in realtà il cast della serie sia ricco e variegato. Ciascuno di loro è speciale a modo suo e si distingue dagli altri per la sua unicità, che in più di un’occasione sarà in grado di regalare una risata allo spettatore. Per non parlare del fatto che quest’ultima viene inoltre sottolineata anche dal loro nome, che nella maggior parte dei casi è frutto di un gioco di parole. Ad esempio, Komi Shouko richiama la parola giapponese "komyusho" che significa "disturbo della comunicazione", mentre Tadano Hitohito tradotto vuol dire "solo una persona qualunque".
Tra questi spicca Osana Najimi (tr. "amico d'infanzia"), amicə di tutti e persona estremamente socievole ed estroversa. Pur mantenendo ambigua la sua identità sessuale, Najimi si veste e si atteggia come preferisce, senza lasciarsi influenzare dalle etichette o da quello che potrebbero pensare gli altri. In modo analogo anche Yamai Ren (tr. "follemente innamorata"), una ragazza perdutamente innamorata di Komi, e Nakanaka Omoharu, affetta da chuunibyou/sindrome della scuola media (il kanji utilizzato per scrivere il cognome è lo stesso della parola chuunibyou), non si preoccupano di cosa sia giusto o sbagliato e si affezionano alla protagonista proprio perché, quando stanno con lei, si sentono entrambe accettate.
La lista potrebbe andare avanti all’infinito ma questa è solo una piccola parte di tutto lo studio e l’attenzione posta dall’autore nella caratterizzazione di ogni singolo personaggio, che in questo modo non risulta mai inserito “giusto per” ma con l’intenzione di andare a rappresentare uno specifico stereotipo, che non deve mai essere visto come una stranezza bensì come un'unicità. Lo stesso Tadano vuole aiutare Komi senza farla sentire strana o sbagliata e si impegna sempre a creare un contesto in cui lei possa farcela da sola, con le sue modalità e con i suoi tempi.
Il disturbo della comunicazione e l’ansia sociale sono patologie che vengono fin troppo spesso sminuite e sottovalutate dai più, che le fanno passare come situazioni esasperate. Pur venendo rappresentati in modo comico, quelli di Komi sono infatti tutti sintomi verosimili e facilmente riscontrabili in una persona con il suo stesso problema, che sa sicuramente quanto tante volte possa essere difficile dormire la notte o parlare con degli sconosciuti. Il motivo per cui ciò accade non è dovuto al fatto che si cerchi di sminuire quei problemi e probabilmente è legato alla volontà dell’autore di non appesantire troppo la visione dell’anime, che in questo modo risulta molto più leggero e riesce ugualmente a sensibilizzare il pubblico sul tema.
La narrazione degli eventi viene accompagnata da un comparto tecnico di tutto rispetto. Ottime le voci giapponesi, soprattutto quella di Aoi Koga, doppiatrice di Komi, che si è dimostrata perfetta su un ruolo per niente semplice. Tutte e quattro le sigle sono belle sia visivamente che musicalmente parlando, dato che oltre a rappresentare perfettamente il mood della serie risultano altrettanto catchy. Andando avanti con la serie le gag ricorrenti sin dall’inizio potrebbero risultare ripetitive a chi non è un amante del genere, ma lo staff guidato da Kazuki Kawagoe ha svolto complessivamente un ottimo lavoro: infatti, non solo viene mantenuto un buon livello di animazioni per tutta la durata della serie ma la colonna sonora risulta sempre molto gradevole. Anzi, in alcune sequenze le musiche riescono persino a trasmettere sentimenti ed emozioni ancor meglio delle parole, come per esempio nella scena della lavagna nel primo episodio, di una delicatezza e potenza emotiva veramente difficili da descrivere a parole.
Un altro dei pregi di Komi Can’t Communicate è il modo in cui è stata mostrata la sottotrama romantica tra Komi e Tadano. L’evoluzione del rapporto dei due protagonisti non è semplicemente accompagnata da un alone di tenerezza: la maturazione dei loro sentimenti è reale e viene mostrata di episodio in episodio, mai in modo volgare o troppo forzato. I sentimenti di affetto che provano l’un l’altro risultano dunque sinceri e genuini.
Un vero peccato, dunque, dover constatare che l’unico vero e proprio tallone d’achille della serie sia stato l’adattamento italiano che ha ricevuto questa serie durante il simulcast. Sia chiaro, gli errori non compromettono poi più di tanto la comprensione dell'anime e in fase di doppiaggio molti di questi problemi sono stati sistemati, ma nella versione sottotitolata alcuni cartelli presentano traduzioni errate (vedi il caso di un compasso che diventa improvvisamente una bussola), alcuni mancano del tutto e i dialoghi di alcune sequenze non sono stati resi in modo fedele (per esempio la chuunibyou non viene mai menzionata e viene chamata “fervida immaginazione”, mentre lo shinkansen viene tradotto come “freccia”).
In conclusione, se siete amanti del genere delle commedie scolastiche non potete assolutamente perdervi Komi Can’t Communicate. L’adattamento animato dell’omonimo manga è fresco e divertente, non annoia mai e vanta un buon comparto tecnico, con una colonna sonora in grado di catturare perfettamente l'atmosfera della serie. I personaggi funzionano bene insieme e saranno in grado di regalarvi sicuramente tante risate. Va inoltre elogiata la delicatezza con cui sono state trattate certe tematiche all’interno della serie e la presenza di un doppiaggio italiano che permette di usufruire del prodotto anche alla fetta di pubblico non interessata a guardare anime sottotitolati.
"Dedicato a tutte le persone che si sono sentite stringere il petto cercando di comunicare".