Oshi no Ko: uno sguardo produttivo alla serie
Andiamo a scoprire chi ha lavorato ad una delle serie che nella nuova stagione si è maggiormente distinta per il forte impatto visivo
di Artax
Con l'arrivo della nuova e affollata stagione anime, vi proponiamo questo reportage fatto di estratti dell'articolo di Kevin Cirugeda su Sakugablog.com che si ripromette di analizzare i nomi e le situazioni produttive intercorse nel backstage di Oshi no Ko.
Lo staff di Oshi no Ko è guidato da artisti sovrumani pieni di inventiva che hanno elevato l'opera originale ad una hit.
Chi sono? Cos'hanno fatto e staranno al passo?
Goro Honda è un ginecologo che vive in un'area rurale ed è un grande fan di Ai. Per questo non può che rimanere a bocca aperta quando la giovane idol si presenta alla porta del suo studio con il suo tutore, incinta di due gemelli. Goro promette alla giovane di aiutarla ad avere un parto sicuro. Tuttavia, l'incontro con una misteriosa figura causa l'improvvisa morte del dottore... O almeno è quello che Goro pensava.
Dopo essersi risvegliato in grembo alla sua amata idol, Goro scopre di essere rinato come uno dei figli di Ai Hoshino! Con il suo mondo improvvisamente voltato sottosopra, Goro inizia a scoprire le verità che si celano all'interno dell'industria dell'intrattenimento, dove non sempre avere talento basta per mantenere il proprio successo. Riuscirà Goro a proteggere il sorriso della sua amata Ai con l'aiuto di un'inaspettata alleata?
Oshi no Ko è arrivato sugli schermi già con l'odore di successo addosso, come la sua ragazza-immagine, Ai Hoshino. Aka Akasaka sarà anche stato l'autore dietro vecchie glorie dimenticate, ma dopo l'incredibile successo di Kaguya-sama: Love is war, ha accostato la sua scrittura ai disegni incantevoli di Mengo Yokoyari formando un team vincente. Armati con esperienza su tutti i fronti del successo, Akasaka ha scritto un capitolo avvincente nella storia dell'industria dell'entertainment giapponese: usa un setting che permette di concepire i personaggi come avatar che mettono in tavola visioni contrastanti su tematiche come arte, interpretazione e commercialità, ma è anche una valvola di sfogo per la sua vera frustrazione nei confronti dell'industria. Il successo del manga ha quindi caricato di aspettativa anche l'adattamento anime.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità sulle spalle dello staff dello studio Doga Kobo, ma i soli nomi di persone famose non possono raccontare l'intera storia produttiva che è anche un messaggio che lo stesso Oshi no Ko vuole raccontare. I fattori fondamentali sono la trasparenza dello staff, la visione del regista, l'abilità del team di portare a termine il progetto secondo le proprie intenzioni, e soprattutto il contesto che ha favorito o meno il raggiungimento degli obiettivi. Tuttavia le solide fondamenta della produzione della serie hanno permesso allo staff di svolgere un lavoro incredibile grazie anche ad una grande dedizione e una dose di follia.
La prima puntata è una dichiarazione d'intenti. Dedicare 90 minuti alla première non è solo inusuale ma anche antitetico rispetto al trend industriale che mira a smussare tutti gli angoli possibili pur di raggiungere in tempo le deadlines. Vero è che la polarizzazione delle circostanze di produzione ha donato a qualche fortunata produzione schedule più ampie e le possibilità di sfruttare il proprio materiale in maniera più ambiziosa. Ma non è stato questo il caso. La linea produttiva allo studio Doga Kobo capitanato da Ryo Kobayashi (Jojo: Vento Aureo) si è sobbarcato un paio di grossi progetti all'anno sin dalla sua fondazione, che significa che nonostante i suoi maggiori sforzi per rimanere a galla rispetto alle messe in onda, non si poteva permettere complicazioni.
L'efficienza richiesta dalle circostanze è incarnata dal regista Daisuke Hiramaki (Asteroid in Love, Selection Project) uno dei più competenti a livello tecnico alla Doga Kobo nonostante la sua poca esperienza. Hiramaki, che si è occupato dello storyboard di quasi metà episodio, è stato messo sullo scranno del regista senza aver avuto il tempo per mettersi alla prova, Hiramaki ha trovato immediatamente il suo linguaggio: riprende layouts spaziosi che già in passato l'avevano fatto notare, declinandoli secondo le necessità dello storytelling, spaziando dal realismo alla soggettività. più soggettive seguendo le necessità dello storytelling.
Necessità e storytelling hanno creato un episodio che non approfondisce molto i personaggi per la prima parte, limitandosi a raffigurarne i più interessanti, per poter concentrare le energie laddove ve ne era più bisogno.
E queste grandi sinergie trovano punto di forza nelle combinazioni di artisti: la spazializzazione millimetrica di Hiramaki che va a braccetto con delle incredibili animazioni e gli storyboard di Kanna "Kappe" Hirayama (My Dressup Darling, Rent a girlfriend) sono stati capaci di rendere Ai un personaggio davvero ammaliante.
Di solito nell'animazione i design tendono a semplificarsi per facilitare la produzione e per variare l'espressività, mentre il mercato è alla ricerca di estetiche più complesse; due temi in tensione proprio come in Hoshi no Ko. Kappe però è incline ad un design più intricato che non sacrifica la vitalità dell'animazione e anche con tratti semplici riesce a restituire grande espressività ai suoi personaggi. Questo non mina la velocità di disegno che la contraddistingue, che le ha permesso di sobbarcarsi una qualità immane di lavoro senza perdere qualità: ha revisionato un migliaio di cuts come direttrice delle animazioni, 400 dei quali sono stati corretti da lei. In sostanza quasi ogni scena le è passata tra le mani e ne ha dovute ridisegnare quasi la metà. Ha anche contribuito alle Trace Paint Corrections: ultimo stadio in cui si ritoccano gli intercalari e la colorazione. Cioè è riuscita ad intervenire ad un alto livello di produzione, sensibile com'è ai terremoti che l'industria può causare agli animatori. Un suo vanto è stato anche quello di capire quando non fosse necessario intervenire con delle correzioni, lasciando che lo stile puro dell'artista esplodesse sullo schermo.
作監という仕事は修正しなきゃと思いがちですが良い上がりはいかにそのまま画面に反映させるかを考えあえて何も修正しないことも正解だったりします。
— kappe(ひらやま) @新刊通販中 (@kaaaaaappe) April 14, 2023
推しの子は完成画面見て修正入れなかった私天才だなと多々思うことがある現場です。(描いた人が一番天才だよ
Ma non ci sarebbe stato modo di stare al suo passo con schedule tanto strette se allo studio Doga Kobo non avessero saputo gestirla grazie all'avvicendamento studiato di supervisori, oltre lei, in grado di sovrintendere autonomamente una produzione: Maho Yoshikawa (The Idolm@ster SideM), Miki Matsumoto (Summer Time Rendering) e anche Tomoya Atsumi (Magia Record, Owarimonogatari) in ciò sono veterani.
Accompagnata dallo staging estremamente narrativo di Hiramaki che usa la prossemica per parlare dei rapporti tra personaggi e ambiente, la performance televisiva di Ai marca l'apparizione di alcuni dei principali animatori della serie, come Kimiaki Mizuno (Selection Project), stabile in Doga Kobo, e Kenji Sawada, che si spartisce tra questo lavoro e proprietà Aniplex come il recente Lycoris Recoil. Il ballo permette a Kappe di mettere in mostra il gusto intricato dei suoi disegni, ma è l'esplosione cruda delle lineart sporche che meglio cattura la sua verve da palcoscenico della ragazza.
Dopo la prima parte, il testimone dello storyboard passa all'assistente di regia Chao Nekotomi (Little Witch Academia, Citrus), anche nota come Saori Tachibana. Il suo lavoro, tecnicamente solido e particolarmente azzeccato per una sinergia con Hiramaki, si caratterizza per l'altissimo uso di visuals di cui fa uso, tanto da essere costretta a scartarne alcune.
Gli storyboard di Nekotomi catturano la relazione manipolativa di Ai con la macchina da presa, ma il vero protagonista è l'uso del colore. Sta a lei, infatti, occuparsi dei color scripts, una specie di storyboard dei colori o concept artboard che definisce il mood di ogni scena tramite una palette cromatica, di cui Oshi no Ko fa largo uso. Si tratta di un ruolo sempre più importante da quando la digitalizzazione del processo di animazione ha dato molto più peso all'estetica.
Durante la première sono presenti molti momenti di alto livello, scene rivoltanti e mozzafiato allo stesso tempo che mettono insieme le abilità di più talenti, anche molto giovani dello studio Doga Kobo, nonostante la dipartita dei vecchi vertici e il sussistere di schedules sempre meno favorevoli. Ayaka Muroga (New game, Kizumonogatari I) potrebbe essere una delle meno note nella lineup degli animatori principali, ma si è già guadagnata l'ammirazione dei colleghi; similmente Danny Cho, che al suo primo lavoro da animatore chiave ha impressionato Kappe stessa a tal punto che non ha toccato i suoi cuts.
Fonte consultata:
Sakugablog.com