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Zerusen

Volumi letti: 14/10 --- Voto 7
Giudicare un manga che ha la bellezza di cinquant'anni non è un'impresa da poco, se non si è cultori di genere; e sfido chiunque a definirsi tale senza pensarci due volte. «Samurai Executioner», peraltro, i suoi anni se li porta bene, anzi, benissimo; pertanto è facile limitarsi a dire: "Wow raga questo manga è una bomba, una vera perla, è proprio così...". Anzi, direi che è fin troppo comodo.
I manga che ho acquistato e che mi hanno fatto imprecare sono qualcosa come il triplo di quelli che, invece, ho [lontanamente] apprezzato. Mi sono costati soldi, spazio [in casa] e tempo; tre aspetti difficili, se non impossibili, da recuperare. Per questo, nel giudicare «Samurai Executioner», non ho intenzione di urlare al capolavoro e basta, bensì di essere realista. Dunque partiamo da qui: questo non è un manga per tutti.

«Samurai Executioner» è un po' il piatto elaboratissimo, speziatissimo e particolarissimo che trovi in un ristorante di lusso e che scegli di ordinare: di certo, non lo prendi alla cieca. Perché, sì, potrebbe rivelarsi una bomba, contenere un mix di ingredienti magnifici, esotici, iconici; che ti fanno esplodere le papille gustative... Oppure potrebbe essere buono, a giustificarne il costo elevato, ma non farti impazzire. Però, a quel punto, perché hai scelto di spendere tanto, per un piatto che non trovi eccellente?

Il manga tratta le esecuzioni del ronin Asaemon Yamada, giustiziere al servizio dello shogun. Nei suoi 14 volumi, per un totale di 54 capitoli, osserveremo la filosofia del giustiziere; di un personaggio, in questo caso, attraverso il quale siamo spettatori del Giappone che lo circonda (siamo nel periodo Edo); della criminalità, dei metodi opinabili delle forze di polizia e dei comportamenti alquanto insoliti del tempo.
Il disegno, in questo caso, è un buon alleato, perché, contestualizzato con il momento storico in cui il manga è stato realizzato (sottolineo l'importanza di questa precisazione), rappresenta molto bene il protagonista e un po' meno i personaggi di contorno, per i quali, nella maggior parte dei casi, l'autore non sembra intenzionato a farci provare un particolare amore. I dettagli sono talvolta molto poveri, talvolta ricchi, specie (per non dire: "solamente") quando raffigurano il protagonista; mentre i capitoli sono tutti sconnessi tra loro.
L'unica critica che rivolgerei al manga, in questo scenario, è l'estrema perfezione del protagonista, che ha sempre una soluzione a tutto, anche la più complessa o meno ortodossa, che gli viene sempre in mente in una frazione di secondo; anzi, gli è venuta in mente ancor prima che gli si presentasse il problema. Ahimé, in un'epoca in cui l'onore e la burocrazia ostacolano anche il più semplice e lineare dei gesti; in cui si viene giustiziati per ogni sciocchezza e non puoi fare un passo perché rappresenta chissà cosa, una mente a tratti così austera e a tratti così flessibile, senza un'adeguata giustificazione, o comprovata crescita personale, non la trovo credibile.

Come anticipato, il manga non è vittima della propria età: non si può negare che regali una lettura piacevole; ma non stiamo neanche parlando di un capolavoro senza tempo che soddisfi qualsiasi lettore. «Samurai Executioner», ahimé, non è altro che un giornalino; un volume che tanti anni fa avresti acquistato nel tempo libero e dopo il quale, se soddisfatto, avresti acquistato il seguito, magari diversi giorni dopo. Forse, provando un particolare amore nei confronti del protagonista, lo avresti terminato. Io, invece, ho avuto la bella idea di acquistarlo per intero, forte della mancanza di critiche a proposito. Per me non lo si può definire un manga perfetto, o un'opera d'arte immancabile nella propria libreria (se non, forse, solo per un collezionista), perché il manga, semplicemente: non racconta una storia. Non c'è neanche un filo logico, alla base, che scandisca il passare del tempo, o un evento che si ripercuota; un dettaglio che mostri la crescita del protagonista, che perfetto era nel primo volume e perfetto è rimasto nel quattordicesimo. Di conseguenza, di personaggi, al di fuori di Asaemon Yamada, praticamente non ce ne sono, tranne un membro di polizia che apparirà più avanti ma che, a mio avviso, non ha assolutamente le carte per poter catturare l'interesse del lettore, e nemmeno sembra provarci.

Insomma, leggere 14 volumi o leggerne uno (o due) non fa differenza; anzi, consiglierei a chi vi fosse interessato di leggerne giusto i primi due, perché non c'è davvero nulla, a fine lettura, che ti faccia urlare per la soddisfazione, o che ti lasci qualcosa impresso, al di fuori di alcune sequenze, immagini, o pensieri, in parte trapelati dal protagonista. Se siete amanti del genere, collezionisti, o che so io, ve ne consiglio tranquillamente l'acquisto, ma se state cercando una storia, o un'avventura degna di nota, sappiate che qui, a mio avviso, non la troverete.


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kirk

Volumi letti: 14/10 --- Voto 9
Dopo aver letto “Lone wolf and cub” degli stessi autori non vedevo l’ora di poter leggere anche “Samurai executioner” portato in Italia dalla Goen ad un prezzo accessibile. Molti hanno notato che la versione italiana ha 14 volumi e non dieci come è successo altrove, ma questo è l’unico difetto ed è anche scusabile conoscendo il fatto che la casa editrice di Novara non naviga in buone acque.
Premetto che confronterò questo manga con il precedente di Kazuo Koike e Goseki Kojima partendo dalla prima differenza evidente LW (Lone wolf) è iniziato nel 1970 e SE (samurai executioner) nel 1972, ma sono entrambi finiti nel 1976. Visto che sono frutto degli stessi autori hanno molte cose in comune, la prima sono i disegni, con donne attraenti e spesso svestite (soprattutto nel secondo) e uomini virili (e spesso brutti): non ci sono bishonen ma ciò si adatta a questi manga.
I due manga partono da due personaggi simili e diversi: il primo su samurai – Kazure Okami - con un compito importante quello di uccidere altri samurai e alti funzionari per i Tokugawa caduto in disgrazia che percorre la via dell’Inferno con lo scopo di vendicarsi, il secondo un ronin – Asaemon Yamada - che uccide gente semplice che ha compiuto reati comuni (in genere l’omicidio): tutti e due rappresentano al meglio gli ideali del samurai, modesti e valorosi sia nelle intemperie (LW) che nella quotidianità (SE).
Se LW è caratterizzato da racconti prima spezzati fra di loro e da un arco finale dove la trama collega tutti gli ultimi episodi, in SE ha solo racconti che non hanno altro legame che il protagonista o alcuni personaggi secondari.
Per quanto riguarda il voto ho deciso di dare a SE mezzo punto in più in quanto l’ho trovato leggermente più realistico in quanto il protagonista non uccide centinaia di samurai da solo… per il resto tutti e due i due i manga parlano di cose vere, sentimenti, vizi e virtù. Ho trovato interessante il capitolo in cui si parlava dei commercianti riso, in cui faceva capire che anche in Edo (e in Giappone) esistevano speculatori.
Mi sento di consigliare la lettura di tutte e due questi manga in quanto sono speculari e mostrano l’alto e il basso della società nel periodo Tokugawa.


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MandorlaTostata

Volumi letti: 14/10 --- Voto 9
Non essendomi potuta purtroppo avvicinare, causa irreperibilità o costi ormai ingigantiti, alla piú famosa opera di Goseki Kojima e Kazuo Koike "Lone Wolf and Cub" , in principio colpita da trama e disegni, ho optato per Samurai Executioner, edito dalla Goen.
Ambientato nel periodo Edo, in Giappone, Samurai Executioner narra le succosissime vicende di Asaemon Yamada, stimabile ronin saggiatore di spade, più comunemente noto come “il tagliagole” .
Il primo capitolo è ampiamente introduttivo: il padre di Asaemon fa seppoku, implorandolo dolente di fargli da kaishakunin e succedergli nel suo arduo lavoro. Si viene dunque ben presto proiettati nelle tanto varie quanto fruttuose esperienze da lui vissute. Sin dai capitoli iniziali si osserva una totale imparzialità ed umiltà d’animo in Yamada: accetta diligentemente il suo compito in relazione a ciascuna delle restrizioni attribuitegli ed alle sue mansioni, indipendentemente da chi siano i detenuti prossimi alla morte; ribadisce più volte di non essere né un boia né colui che giudica i presunti colpevoli, ma di limitarsi ad eseguirne una corretta e pulita esecuzione nel massimo delle sue capacità fisiche.
Nel progredire della narrazione, dalla certezza di ciascuna morte, sorge sempre spontaneo il dubbio su quali e quanto gravi siano stati i delitti commessi dai condannati che li abbiano costretti a trascinarsi di fronte a una fossa, legati, con un foglio sul volto ed inginocchiati al cospetto del nobile Yamada.
Per quanto si tratti di racconti episodici raramente illustrati in due capitoli di seguito e perlopiù in uno singolo, ci si avvicina progressivamente non solo all' abilità di Yamada, ma al suo pensiero e al suo spirito, ai suoi ricordi d’infanzia (purtroppo limitati al lettore), alla sua discrezione, modestia, sobrietà e rara flessibilità. Man mano emergono anche pochi ma ben caratterizzati e distinti personaggi, a volte anche protagonisti delle vicende, con i quali Yamada pare entrare sempre più in intimità.
Quelli di Samurai Executioner sono racconti pregni di significato, palpabili e mai confusionari, capaci di immergere il lettore nella vera e propria fisicità delle vicende, senza lasciar traccia di dubbi o incomprensioni. Sono racconti maturi, forti e riflessivi, rievocanti l’odio, l’amore, la gelosia, l’invidia, l’avidità, la vendetta, il pentimento e l’incondizionato attaccamento fisico e spirituale alla vita, e come quest’ultima, proprio nel mero istante in cui è in procinto di spegnersi, susciti le ultime modeste suppliche dei condannati. Quanto a ciò, infatti, i detenuti, inermi poiché consci di ciò che li attende, lasciandosi freddare dal magistrale taglio di Asaemon, in un addio alla vita terrena altro non desiderano che essere immortalati in quelle semplici azioni che sempre hanno svolto o che aspiravano a svolgere in un futuro negatogli; suppliche alle quali Yamada acconsente sempre.
Kazuo Koike, con un’accuratissima descrizione, mette totalmente a nudo e a fuoco ciò che era consuetudine del periodo Edo e, immancabilmente, del mestiere del protagonista: le varie differenziazioni sociali, le credenze, le superstizioni, le usanze, i tanti lavori più o meno prestigiosi, umili o meno che fossero, gli attrezzi e le armi, la struttura delle prigioni maschili e femminili, le esecuzioni, gli splendidi paesaggi quasi fotografici soleggiati, ventosi e piovosi, colti fedelmente in ogni stagione. Per non parlare poi di come siano nudamente raffigurati nonché condannati atti come lo stupro, le gravi aggressioni, l’abuso di minori, gli omicidi, i furti, gli incendi dolosi. In perfetta sintonia con ciò, i disegni di Kojima, in alcuni casi più schizzati ma altrettanto efficaci, sono distintivi tanto nelle espressioni del viso e negli sguardi quanto nella dinamicità dei soggetti nel corso di combattimenti o esecuzioni: ogni decapitazione fulminea raffigurata appare infatti quasi tangibile, quasi sonora. I tratti del nero sono nettamente ed ammirabili in ogni tavola, in quelle più dettagliate impiegati mediante fittissimi segni virgolettati volti a delineare rughe di espressione, smorfie particolareggiate o mosse, come a volerne accentuare la durezza e ogni dettaglio.
L'edizione Goen è di buonissima qualità: i volumi, non 10 come indicato ma 14, sono dotati di una meritata sovra copertina per niente fragile; le pagine sono bianchissime. Si nota tuttavia una lieve trasparenza, anche se un po' meno visibile negli ultimi due volumi.