Kimi no Sei
"Kimi no Sei" è stato scritto da Sakura Iro e disegnato da Chatani Ami nel 2009 per a SoftBank Creative, composto in 3 volumi totali inediti in Italia e da 9 capitoli complessivi. (Una traduzione della storia è stata resa disponibile sul sito di Scan "scanduzioni".) Conosciuto anche con il titolo inglese "It's your fault" - letteralmente "E' colpa tua" e appartenente alla categoria Shoujo come contenuto drammatico, psicologico e sentimentale.
Nel 2011 è stato rilasciato un sequel alla storia intitolato "Kimi no Sei - Kizuato", scritto da Sakura Iro e disegnato da Chatani Ami, composto da 2 volumi e 9 capitoli totali che narrano le vicende dei due protagonisti dopo il consolidamento della loro relazione. Anche questo contenuto è inedito in Italia.
Sia Chatani Ami che Sakura Iro sono fantasmi nel mondo della rete, su di loro è praticamente impossibile trovare informazioni. L'unica cosa che si sa è che hanno collaborato insieme per scrivere i due contenuti sopra ciati e non hanno mai più prodotto nient'altro.
La storia tratta della relazione che intercorre tra Yurina e Takaya, i due s'incontrano per caso ad un appuntamento al buio e lui "s'innamora al primo sguardo" di lei, peccato che Yurina lo odi con tutta la sua forza. Takaya non si ricorda di lei ma nel passato hanno frequentato la stessa classe elementare e lui si divertiva a prenderla in giro, ci andava giù pesante fomentato anche dal sostegno di altri compagni di classe che hanno reso l'infanzia di Yurina un vero e proprio tormento. Lei lo incolpa di tutto il suo dolore e delle sue attuali insicurezze e vuole vendicare in qualche modo quell'infanzia che non ha mai avuto così che Takaya comprenda il male che le ha causato e soffra a sua volta.
Lui desidera in tutti i modi poter stare vicino alla ragazza ed è disposto a farsi maltrattare pur di trovare un modo per farsi perdonare e lasciarsi amare così accetta tutte le cattiverie che lei ha in piano per lui nella vana speranza che così facendo lei si accorga che è cambiato e non è più il bambino senza scrupoli che lei ricorda. Peccato però che, essendo il patto più stupido del mondo, Yurina inevitabilmente si affezioni al ragazzo che odia e questo non fa altro che confonderla al punto da non sapere più se desiderare una vendetta o un perdono.
Che cosa posso dire? Una lettura così superficiale, assurda, infantile.. sono quasi esterrefatta. Potenzialmente sarebbe potuta essere una lettura da mille e una notte, come mi spiego? l'idea che la persona che mi ha rovinato l'infanzia ripiombi nella mia vita e sia disposta a tutto pur di dimostrarmi il suo affetto e la sua maturazione poteva dar luogo a un manga psicologico e drammatico indimenticabile invece tutto si riduce a uno scimmiottamento generale. I protagonisti, descritti come persone che hanno finito l'università, hanno lo stesso sviluppo mentale di pre-adolescenti in preda con i propri ormoni per la prima volta, le vicende sono talmente tanto assurde da chiedersi chi davvero possa comportarsi così..
Decisamente non ci siamo, dire che ne sono delusa è quasi un eufemismo. Sarà forse che come sempre sono esigente ma un minimo di vicinanza emotiva, dannazione..
Nel 2011 è stato rilasciato un sequel alla storia intitolato "Kimi no Sei - Kizuato", scritto da Sakura Iro e disegnato da Chatani Ami, composto da 2 volumi e 9 capitoli totali che narrano le vicende dei due protagonisti dopo il consolidamento della loro relazione. Anche questo contenuto è inedito in Italia.
Sia Chatani Ami che Sakura Iro sono fantasmi nel mondo della rete, su di loro è praticamente impossibile trovare informazioni. L'unica cosa che si sa è che hanno collaborato insieme per scrivere i due contenuti sopra ciati e non hanno mai più prodotto nient'altro.
La storia tratta della relazione che intercorre tra Yurina e Takaya, i due s'incontrano per caso ad un appuntamento al buio e lui "s'innamora al primo sguardo" di lei, peccato che Yurina lo odi con tutta la sua forza. Takaya non si ricorda di lei ma nel passato hanno frequentato la stessa classe elementare e lui si divertiva a prenderla in giro, ci andava giù pesante fomentato anche dal sostegno di altri compagni di classe che hanno reso l'infanzia di Yurina un vero e proprio tormento. Lei lo incolpa di tutto il suo dolore e delle sue attuali insicurezze e vuole vendicare in qualche modo quell'infanzia che non ha mai avuto così che Takaya comprenda il male che le ha causato e soffra a sua volta.
Lui desidera in tutti i modi poter stare vicino alla ragazza ed è disposto a farsi maltrattare pur di trovare un modo per farsi perdonare e lasciarsi amare così accetta tutte le cattiverie che lei ha in piano per lui nella vana speranza che così facendo lei si accorga che è cambiato e non è più il bambino senza scrupoli che lei ricorda. Peccato però che, essendo il patto più stupido del mondo, Yurina inevitabilmente si affezioni al ragazzo che odia e questo non fa altro che confonderla al punto da non sapere più se desiderare una vendetta o un perdono.
Che cosa posso dire? Una lettura così superficiale, assurda, infantile.. sono quasi esterrefatta. Potenzialmente sarebbe potuta essere una lettura da mille e una notte, come mi spiego? l'idea che la persona che mi ha rovinato l'infanzia ripiombi nella mia vita e sia disposta a tutto pur di dimostrarmi il suo affetto e la sua maturazione poteva dar luogo a un manga psicologico e drammatico indimenticabile invece tutto si riduce a uno scimmiottamento generale. I protagonisti, descritti come persone che hanno finito l'università, hanno lo stesso sviluppo mentale di pre-adolescenti in preda con i propri ormoni per la prima volta, le vicende sono talmente tanto assurde da chiedersi chi davvero possa comportarsi così..
Decisamente non ci siamo, dire che ne sono delusa è quasi un eufemismo. Sarà forse che come sempre sono esigente ma un minimo di vicinanza emotiva, dannazione..
La categoria Josei mi ha ingannata, dato che negli ultimi tempi è quella che mi da più soddisfazioni. Mi aspettavo qualcosa di meglio.
La storia per fortuna è scorrevole, e relativamente breve, ma i personaggi li ho trovati un po' insulsi.
Ad un incontro fra amici, Yurina incontra il suo personale incubo: Takaya.
Il ragazzo, che non la riconosce, ai tempi delle scuole elementari, aveva tormentato a tal punto Yurina, che la ragazza è stata perseguitata dal fantasma di quei ricordi fino all'età adulta.
Takaya si innamora immediatamente di lei e, nonostante la ragazza lo respinga più volte, lui è deciso a conquistarla e rimediare, quando scopre la verità, per quanto ha commesso da piccolo.
La tematica "vendetta" a me piace da impazzire, ma qui, per me, è trattata davvero male, inoltre, una delle scene finali, l'ho trovata non solo mal scritta per tutta la dinamica, ma ridicola sotto ogni sfaccettatura. Mi ha ricordato un "Otome Game" a cui avevo giocato l'anno scorso. Mi era piaciuto, ma era un "Otome Game".
I disegni, per quanto riguarda le persone hanno fatto un buon lavoro, il disegno mi piace, ma i fondali sono pressoché inesistenti, e se ci sono son trascurabili. Insomma, non è un capolavoro questo manga.
I personaggi principali sono tre lei, lui e la macchietta che mette i bastoni fra le ruote.
Lei è partita bene, anzi, benissimo. Dato che Takaya le aveva reso l'infanzia un inferno, lei voleva fargliela pagare. "Bene, son con te, sorella!", ho pensato pregustandomi già scene fantastiche che... non sono mai arrivate. Lei lo tratta malamente, ma nel giro di un volume e mezzo comincia già a cambiare qualcosa, e ok, me lo aspettavo, ma volevo un qualcosa di più.
Lui è tonto. Ma tonto forte. Capisce, o lo dice per salvarsi la faccia, che lei lo sta usando per vendicarsi, ma nonostante questo le piace, e continua a correrle dietro come il più fedele dei "Fido".
E infine abbiamo l'altra rompiscatole psicopatica, che si capisce fin dalla prima apparizione, che farà di tutto per cercare di allontanare Takaya da Yurina. Io mi aspettavo che alla fine finisse in un ospedale psichiatrico, ma purtroppo non sempre abbiamo i lieti fine che vorremmo.
Non c'è profondità i questi personaggi, non c'è passione o pathos. Non c'è niente.
Ed esiste, fra le altre cose, pure un sequel! Ho cominciato a leggerlo, e ho mollato al terzo capitolo, non l'ho nemmeno finito.
Per concludere, se non avete niente di meglio da fare e vi piacciono le storie scontate, "Kimi no Sei" fa al caso vostro, in caso contrario, lasciate perdere.
Le idee c'erano, ma lo sviluppo è stato pessimo.
La storia per fortuna è scorrevole, e relativamente breve, ma i personaggi li ho trovati un po' insulsi.
Ad un incontro fra amici, Yurina incontra il suo personale incubo: Takaya.
Il ragazzo, che non la riconosce, ai tempi delle scuole elementari, aveva tormentato a tal punto Yurina, che la ragazza è stata perseguitata dal fantasma di quei ricordi fino all'età adulta.
Takaya si innamora immediatamente di lei e, nonostante la ragazza lo respinga più volte, lui è deciso a conquistarla e rimediare, quando scopre la verità, per quanto ha commesso da piccolo.
La tematica "vendetta" a me piace da impazzire, ma qui, per me, è trattata davvero male, inoltre, una delle scene finali, l'ho trovata non solo mal scritta per tutta la dinamica, ma ridicola sotto ogni sfaccettatura. Mi ha ricordato un "Otome Game" a cui avevo giocato l'anno scorso. Mi era piaciuto, ma era un "Otome Game".
I disegni, per quanto riguarda le persone hanno fatto un buon lavoro, il disegno mi piace, ma i fondali sono pressoché inesistenti, e se ci sono son trascurabili. Insomma, non è un capolavoro questo manga.
I personaggi principali sono tre lei, lui e la macchietta che mette i bastoni fra le ruote.
Lei è partita bene, anzi, benissimo. Dato che Takaya le aveva reso l'infanzia un inferno, lei voleva fargliela pagare. "Bene, son con te, sorella!", ho pensato pregustandomi già scene fantastiche che... non sono mai arrivate. Lei lo tratta malamente, ma nel giro di un volume e mezzo comincia già a cambiare qualcosa, e ok, me lo aspettavo, ma volevo un qualcosa di più.
Lui è tonto. Ma tonto forte. Capisce, o lo dice per salvarsi la faccia, che lei lo sta usando per vendicarsi, ma nonostante questo le piace, e continua a correrle dietro come il più fedele dei "Fido".
E infine abbiamo l'altra rompiscatole psicopatica, che si capisce fin dalla prima apparizione, che farà di tutto per cercare di allontanare Takaya da Yurina. Io mi aspettavo che alla fine finisse in un ospedale psichiatrico, ma purtroppo non sempre abbiamo i lieti fine che vorremmo.
Non c'è profondità i questi personaggi, non c'è passione o pathos. Non c'è niente.
Ed esiste, fra le altre cose, pure un sequel! Ho cominciato a leggerlo, e ho mollato al terzo capitolo, non l'ho nemmeno finito.
Per concludere, se non avete niente di meglio da fare e vi piacciono le storie scontate, "Kimi no Sei" fa al caso vostro, in caso contrario, lasciate perdere.
Le idee c'erano, ma lo sviluppo è stato pessimo.
Scialbo. Non trovo altri aggettivi adatti a descrivere questo manga. Ammetto che forse ci sono andato un po' troppo duro col voto, ma... cercate di capirmi, non ne posso più di queste scene di rapimento nei casolari abbandonati. Lo trovo sempre il segno più evidente che i mangaka non sanno più cosa inventarsi, e ricorrono a questo cliché solo per mandare avanti a calci nel sedere la storia. E il bello è che questo manga dura solo 3 volumi, e, peggio ancora, è stato realizzato a quattro mani! Come direbbe Cesare Cesaroni, che amarezza...
Che amarezza vedere come due autrici non fanno un cervello per spremere un po' le meningi ed essere originali. Che amarezza che in due non riescano né ad inventare dei dialoghi interessanti, né tantomeno a realizzare dei personaggi che si distinguessero dalla massa per il loro design. Che amarezza che si siano sedute sulla buona idea di fondo che costituisce il punto di partenza della trama, e non siano riuscite (o siano state troppo pigre per farlo) a svilupparla più di così. Di trovate convincenti ce n'erano, ma nemmeno queste sono state sufficienti a salvare il manga dall'insufficienza. Ciò che più mi lascia stupefatto è che abbiano voluto infierire con un sequel! Non so se lo leggerò: da un lato, vorrei coltivare la speranza che siano riuscite a migliorarsi, ma dall'altro ho paura di sprecare tempo e basta.
Di solito non mi piace usare l'aggettivo "commerciale" con un'accezione negativa - in fondo, chi è che scrive fumetti, romanzi, canzoni senza volere nulla in cambio? Nel caso di opere come Kimi no Sei, però, non si potrebbe trovare una definizione più adatta. Che importa se i contenuti non sono un granché? Quello che conta è scrivere, poi chi se ne frega se il risultato farà pena? Tanto, ci sarà sempre qualche babbione che ci cascherà, comprando a prezzo pieno l'opera. Non mi piace neanche pensare male ma, a vedere roba di questo livello, questo genere di sospetti mi sale sempre. Lungi da me la dicitura di "commercialata" come accusa, ma non ho dubbi che molti fra coloro che leggeranno questo manga la penseranno in questa maniera.
Mi fa un po' ridere che questo manga sia stato classificato come un Josei Psicologico: del Josei ha poco, e dello Psicologico ancora meno. L'analisi psicologica è monotona e relegata ad alcuni flashback, e i personaggi sembrano più copie mal traslate di quelli che si potrebbero incontrare in qualunque Shojo. Li salva solo il fatto che, perlomeno, l'opera mantiene un tono più o meno serio, senza distaccarsi dalla sua natura di Drammatico, ma è troppo poco per sopperire a quanto non funziona. I personaggi, poi, sono del tutto dozzinali: ho già citato la mancanza di fantasia nel designarli e disegnarli, ma i difetti si allargano anche alla loro caratterizzazione e al loro sviluppo. Spesso e volentieri, infatti, si comportano con discontinuità, anche se questo è più evidente nell'ultimo volume. Parlando proprio dell'ultimo volume, ho apprezzato il fatto che una certa vicenda non sia stata lasciata in sospeso, ma risolta nel capitolo finale con lo spazio che avanzava. Questa è stata una piccola dimostrazione di buona capacità di gestione da parte delle mangaka, nonché una delle poche note a loro favore.
Approfondiamo anche il discorso dei disegni: credo che questa sia la seconda o la terza volta che descrivo l'assoluta mediocrità del character design, ma non m'importa, repetita iuvant. Non si tratta solo di questo: c'è anche un eccesso di sfondi vuoti, e poca fantasia nelle ambientazioni. Io sto veramente iniziando a pensare che, nei mangaka, la voglia di investire lavoro nella realizzazione dei disegni sia inversamente proporzionale alla fatica necessaria per la stesura della storia, altrimenti non si spiega come la maggior parte delle storie non originali - o tracciate da autori diversi rispetto a quelli che si occupano dei disegni - che mi ritrovo per le mani siano così mediocri dal punto di vista grafico.
Per addolcire un po' i toni e concludere la recensione posso aggiungere che questo manga ha il pregio di essere estremamente scorrevole e, per chi si lascia coinvolgere, può risultare anche estremamente piacevole. Saranno i pregiudizi, sarà che pretendo ormai troppo, ma mi sembra strano, a giudicare dalle liste manga, che Kimi no Sei sia più popolare della maggior parte delle opere inedite in Italia. Forse hanno saputo pubblicizzarlo bene? Quello che gli manca in termini di sostanza lo copre con quello che ha in termini d'immagine?
E' proprio vero il detto: «Per vendere di più, devi mostrare di più.»
Che amarezza vedere come due autrici non fanno un cervello per spremere un po' le meningi ed essere originali. Che amarezza che in due non riescano né ad inventare dei dialoghi interessanti, né tantomeno a realizzare dei personaggi che si distinguessero dalla massa per il loro design. Che amarezza che si siano sedute sulla buona idea di fondo che costituisce il punto di partenza della trama, e non siano riuscite (o siano state troppo pigre per farlo) a svilupparla più di così. Di trovate convincenti ce n'erano, ma nemmeno queste sono state sufficienti a salvare il manga dall'insufficienza. Ciò che più mi lascia stupefatto è che abbiano voluto infierire con un sequel! Non so se lo leggerò: da un lato, vorrei coltivare la speranza che siano riuscite a migliorarsi, ma dall'altro ho paura di sprecare tempo e basta.
Di solito non mi piace usare l'aggettivo "commerciale" con un'accezione negativa - in fondo, chi è che scrive fumetti, romanzi, canzoni senza volere nulla in cambio? Nel caso di opere come Kimi no Sei, però, non si potrebbe trovare una definizione più adatta. Che importa se i contenuti non sono un granché? Quello che conta è scrivere, poi chi se ne frega se il risultato farà pena? Tanto, ci sarà sempre qualche babbione che ci cascherà, comprando a prezzo pieno l'opera. Non mi piace neanche pensare male ma, a vedere roba di questo livello, questo genere di sospetti mi sale sempre. Lungi da me la dicitura di "commercialata" come accusa, ma non ho dubbi che molti fra coloro che leggeranno questo manga la penseranno in questa maniera.
Mi fa un po' ridere che questo manga sia stato classificato come un Josei Psicologico: del Josei ha poco, e dello Psicologico ancora meno. L'analisi psicologica è monotona e relegata ad alcuni flashback, e i personaggi sembrano più copie mal traslate di quelli che si potrebbero incontrare in qualunque Shojo. Li salva solo il fatto che, perlomeno, l'opera mantiene un tono più o meno serio, senza distaccarsi dalla sua natura di Drammatico, ma è troppo poco per sopperire a quanto non funziona. I personaggi, poi, sono del tutto dozzinali: ho già citato la mancanza di fantasia nel designarli e disegnarli, ma i difetti si allargano anche alla loro caratterizzazione e al loro sviluppo. Spesso e volentieri, infatti, si comportano con discontinuità, anche se questo è più evidente nell'ultimo volume. Parlando proprio dell'ultimo volume, ho apprezzato il fatto che una certa vicenda non sia stata lasciata in sospeso, ma risolta nel capitolo finale con lo spazio che avanzava. Questa è stata una piccola dimostrazione di buona capacità di gestione da parte delle mangaka, nonché una delle poche note a loro favore.
Approfondiamo anche il discorso dei disegni: credo che questa sia la seconda o la terza volta che descrivo l'assoluta mediocrità del character design, ma non m'importa, repetita iuvant. Non si tratta solo di questo: c'è anche un eccesso di sfondi vuoti, e poca fantasia nelle ambientazioni. Io sto veramente iniziando a pensare che, nei mangaka, la voglia di investire lavoro nella realizzazione dei disegni sia inversamente proporzionale alla fatica necessaria per la stesura della storia, altrimenti non si spiega come la maggior parte delle storie non originali - o tracciate da autori diversi rispetto a quelli che si occupano dei disegni - che mi ritrovo per le mani siano così mediocri dal punto di vista grafico.
Per addolcire un po' i toni e concludere la recensione posso aggiungere che questo manga ha il pregio di essere estremamente scorrevole e, per chi si lascia coinvolgere, può risultare anche estremamente piacevole. Saranno i pregiudizi, sarà che pretendo ormai troppo, ma mi sembra strano, a giudicare dalle liste manga, che Kimi no Sei sia più popolare della maggior parte delle opere inedite in Italia. Forse hanno saputo pubblicizzarlo bene? Quello che gli manca in termini di sostanza lo copre con quello che ha in termini d'immagine?
E' proprio vero il detto: «Per vendere di più, devi mostrare di più.»