Personalmente adotterei un atteggiamento alla Yoshimitzu: se lo vuoi fare ho delle condizioni che mettiamo per iscritto perché "verba volant".
Se non ti va bene, pazienza, non se ne fa niente.
Che poi, sinceramente, questa troppo frequente attitudine a cambiare se non a stravolgere opere è bizzarra: se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?
se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?
Personalmente adotterei un atteggiamento alla Yoshimitzu: se lo vuoi fare ho delle condizioni che mettiamo per iscritto perché "verba volant".
Se non ti va bene, pazienza, non se ne fa niente.
Che poi, sinceramente, questa troppo frequente attitudine a cambiare se non a stravolgere opere è bizzarra: se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?
Una roba allucinante. D'altronde se pensiamo che per ego si sono fatte (e si fanno) guerre, figuriamoci modificare una sceneggiatura ...se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?
Spesso la persona che decide di fare la trasposizione e quella che, a livello produttivo, la fa materialmente sono due persone diverse.
Ognuna delle quali, spesso inconsciamente, vuole far valere il suo potere chiedendo modifiche, anche senza senso.
Una sceneggiatrice italiana mi raccontò una volta del "trucco della scena sbagliata": quando propone ad un produttore una sceneggiatura, sostituisce una scena importante con un'altra palesemente sbagliata e scritta male.
Il produttore legge, nota la scena sbagliata e chiede di riscriverla secondo il suo parere. A questo punto la sceneggiatrice manda la scena giusta (e già pronta da un pezzo) ringraziando del suggerimento (che non ha seguito minimamente). Il produttore, soddisfatto il suo ego, allora non chiede di modificare (=peggiorare, massacrare) altre scene che sono già buone.
Sempre secondo la mia amica, il 99% dei "tradimenti" di un'opera originale è data da questo meccanismo perverso per cui un produttore o comunque un detentore di potere deve far valere la sua posizione mettendo bocca dove non dovrebbe.
Il fatto che i produttori giapponesi cerchino di non far parlare tra loro autore e sceneggiatore è l'esasperazione di questo meccanismo di ipertrofia dell'ego.
Se non vogliono che le loro opere vengano trattate malamente o comunque non nel giusto modo, allora basta che rifiutino le varie proposte di adattamenti.
Le accettano, primo per i soldi (lo farei anche io), poi per pubblicizzare la loro opera tramite altri media (così aumentano le vendite del manga) e forse anche per far piacere ai fan che vogliono anche altre versioni del manga (su quest'ultimo punto non so).
Si sa benissimo che il risultato finale sarà diverso dal manga, visto che si tratta di media differenti e le persone coinvolte sono diverse. L'ideale per accontentare il mangaka sarebbe che fosse lui stesso a fare il regista e seguire tutte le fasi della produzione, ma è materialmente impossibile a meno che non si prendano anni di pausa.
Mi metto anche dalla parte di chi deve realizzare l'anime e si ritrova ogni giorno l'autore a contestare qualunque cosa e ti tocca buttare tempo e soldi per cercare di accontentarlo.
Per me, prima di accettare, il mangaka valuta la serietà del progetto. Se gli va bene e firma, poi sta zitto e accetta il risultato finale.
La gente non è completamente stupida e sa informarsi per capire se il manga e l'adattamento sono uguali o ci sono differenze e alla fine se l'adattamento è fatto male criticano quello e non il manga (anzi probabilmente consigliano agli altri di leggere il manga).
Se non vogliono che le loro opere vengano trattate malamente o comunque non nel giusto modo, allora basta che rifiutino le varie proposte di adattamenti.
Le accettano, primo per i soldi (lo farei anche io), poi per pubblicizzare la loro opera tramite altri media (così aumentano le vendite del manga) e forse anche per far piacere ai fan che vogliono anche altre versioni del manga (su quest'ultimo punto non so).
Si sa benissimo che il risultato finale sarà diverso dal manga, visto che si tratta di media differenti e le persone coinvolte sono diverse. L'ideale per accontentare il mangaka sarebbe che fosse lui stesso a fare il regista e seguire tutte le fasi della produzione, ma è materialmente impossibile a meno che non si prendano anni di pausa.
Mi metto anche dalla parte di chi deve realizzare l'anime e si ritrova ogni giorno l'autore a contestare qualunque cosa e ti tocca buttare tempo e soldi per cercare di accontentarlo.
Per me, prima di accettare, il mangaka valuta la serietà del progetto. Se gli va bene e firma, poi sta zitto e accetta il risultato finale.
La gente non è completamente stupida e sa informarsi per capire se il manga e l'adattamento sono uguali o ci sono differenze e alla fine se l'adattamento è fatto male criticano quello e non il manga (anzi probabilmente consigliano agli altri di leggere il manga).
Come c'è scritto sull'articolo, in particolare mizukami, molte cose vengono decise più tardi e se si vuole cambiare è ormai troppo tardi.
E poi scusami se io ti firmo il contratto pretendendo che sia fedele al mio manga, tu, produttore non poi fare quello che vuoi. In quel caso perchè dovrei stare zitto? Ovviamente non tutti gli mangaka mi sembra abbiano il lusso di avere un contratto decente, vedendo come molti anime in passato siano stati alterati con diversi finali o cose simili.
Poi mi sembra che questa problema del sceneggiatore e mangaka che mai s'incontrano è pure trattata in un capitolo di oshi no ko.
Segnalo che nell'articolo è stato messo il link che rimanda all'opera di Kiyokazu Chiba "Ryuuko" e non quella di Eldo Yoshimizu.
se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?
Spesso la persona che decide di fare la trasposizione e quella che, a livello produttivo, la fa materialmente sono due persone diverse.
...
Sono francamente perplesso. Da una parte c'è il suicidio di una persona, un fatto gravissimo che giustamente fa porre moltissime lecite domanda. Dall'altra mi lascia esterrefatto la motivazione presunta di questo suicidio. Spero di non essere frainteso e di spiegarmi bene... Se la Sensei si è tolta la vita per queste motivazioni resto allibito. Sicuramente per lei sarà stato frustrante ma ritengo un gesto oltre misura rispetto a quanto stesse accadendo. Però è andata cosi, è giusto capire cosa è successo e per quanto possibile fare il modo che non accada più. Questo però non mi fa smettere di pensare che la reazione sia stata eccessiva, forse andava aiutata da un punto di vista psicologico se viveva questa situazione, per quanto incresciosa, in un modo così opprimente. Mi fa tristezza e rabbia che una vita possa finire per questo.
In merito agli adattamenti, ho sempre dato per scontato che i prodotti vivessero una esistenza simile ma diversa. Per molte esigenze una serie animata (live action - movie...) ha tempi e spazi differenti e quindi un minimo di adattamento occorre sempre. Qualsiasi cosa diversa dall'opera originale diventa di per sè qualcosa di parallelo. Quanti manga di pochi volumi si sono trovati adattamenti da decine o centinaio di episodi. Quanti manga interminabili si trovano con pochi episodi realizzati. Quanti adattamenti si ritrovano con decine di episodi originali, intere saghe filler, finali stravolti, a volte addirittura migliorando l'opera originale altre volte facendone un disastro. Questo vale per tutti i media. Da saghe letterario e film o serie tv da videogiochi a film o serie tv. O il percorso contrario, da film trasposti poi in libri o altro. Idem per gli anime che poi diventano manga (spesso con pessimi risultati).
Se poi dai il consenso alla trasposizione, per qualsiasi motivo che ti porti a prendere questa decisione, soldi, fama, soddisfazione personale... allora credo che vadano fatte delle scelte ponderate. Credo che i mangaka non vengano mandati allo sbaraglio, saranno aiutati da personale della casa editrice e che questi professionisti sappiano come vanno le cose quindi o metti le cose in chiaro, là dove possibile e blindare quanto necessario affinché la tua opera sia realizzata identica alla controparte cartacea oppure se la cosa sfugge di mano per mille motivi ne prendi le distanze. Oggi come oggi hai mille modi per comunicare ed eventualmente dissociarti e farlo sapere ai tuoi lettori, visto che i lettori per lei (ma non solo) sono giustamente il punto cardine della sua carriera.
Sono francamente perplesso. Da una parte c'è il suicidio di una persona, un fatto gravissimo che giustamente fa porre moltissime lecite domanda. Dall'altra mi lascia esterrefatto la motivazione presunta di questo suicidio. Spero di non essere frainteso e di spiegarmi bene... Se la Sensei si è tolta la vita per queste motivazioni resto allibito. Sicuramente per lei sarà stato frustrante ma ritengo un gesto oltre misura rispetto a quanto stesse accadendo. Però è andata cosi, è giusto capire cosa è successo e per quanto possibile fare il modo che non accada più. Questo però non mi fa smettere di pensare che la reazione sia stata eccessiva, forse andava aiutata da un punto di vista psicologico se viveva questa situazione, per quanto incresciosa, in un modo così opprimente. Mi fa tristezza e rabbia che una vita possa finire per questo.
Il manga è finito prima che iniziasse l’anime che io sappia eh. Anzi penso possa comunque aver aiutato la popolarità del manga in un certo senso.Un'altro esempio di come si possa distruggere un manga e' "Ex-Arm". Il manga era molto bello, ma dopo quella orrenda serie tv tutta in computer grafica fatta usando un Sinclair Zx Spectrum, e' stato cancellato!
Non è così semplice, ci sono tempistiche televisive da rispettare, imposizioni del comitato etc...l'importante è che si faccia un buon lavoro, o oggi non avremmo Heidi, Orange Road, Ghost in the Shell, Trigun, KareKano, Howl, K-On!, fino al recente Bocchi...Sono d'accordo con i mangaka... le opere vanno adattate con rispetto e in maniera fedele al 100% a meno che non sia l'autore stesso a dire il contrario.
Fosse per me metterei vincoli con relative multe in caso di non rispetto degli standard concordati.
Che poi detto francamente penso che essere fedeli all'opera originale sia semplice: basta leggersi il manga... Al massimo posso capire problemi nella qualità delle animazioni o similari.
Non è così semplice, ci sono tempistiche televisive da rispettare, imposizioni del comitato etc...l'importante è che si faccia un buon lavoro, o oggi non avremmo Heidi, Orange Road, Ghost in the Shell, Trigun, KareKano, Howl, K-On!, fino al recente Bocchi.
In questo caso però si limita la creatività dello staff dell'anime e siamo punto a capo. Molte delle opere che ho elencato oggi non esisterebbero se fosse per gli autori. Lasciamo che i mangaka facciano i manga.Non è così semplice, ci sono tempistiche televisive da rispettare, imposizioni del comitato etc...l'importante è che si faccia un buon lavoro, o oggi non avremmo Heidi, Orange Road, Ghost in the Shell, Trigun, KareKano, Howl, K-On!, fino al recente Bocchi.
Non sempre il risultato non fedele è brutto, ma se l'autore sceglie di avere un adattamento fedele deve poterlo imporre a livello di contratto con delle compensazioni in caso non vengano rispettati i termini.
In questo caso però si limita la creatività dello staff dell'anime e siamo punto a capo. Molte delle opere che ho elencato oggi non esisterebbero se fosse per gli autori. Lasciamo che i mangaka facciano i manga.
L'autore, specie in Giappone, non ha tutto questo potere, almeno che non si apra una propria casa di produzione come fatto da Nagai, Toriyama o Miura. L'opera appartiene all'editore, e se l'editore dice che la seconda stagione di The Promised Neverland deve riassumere 16 volumi in 11 episodi, né lo staff dell'anime né tanto meno l'autore del manga ha diritto di parola. Non dico che sia giusto, ma non è solo l'autore del manga a starci male...Ed è giusto che così sia. Se uno staff vuole essere creativo sul serio può creare un anime original. Se ci si affida ad un'opera preesistente e l'autore è d'accordo a fare cambiamenti ok, ma se l'autore vuole un lavoro di adattamento 1:1 è suo diritto averlo.
E questo vale non solo per i mangaka, ogni creatore di un'opera (di qualsiasi tipo di tratti) ha dei diritti inalienabili tra cui la possibilità di concederla in licenza sotto certe condizioni. L'opera non sarà mai di qualcun altro se non dell'autore stesso (o meglio sarà dell'autore stesso fino a 70 anni dopo la sua morte secondo la legge del copyright italiana) e l'autore può imporre dei vincoli ragionevoli nell'adattamento.
PS. Tra gli anime che hai citato credo che ce ne siano alcuni dove gli autori hanno dato una certa libertà creativa. C'è una bella differenza tra un adattamento in cui questa libertà è stata accordata e un adattamento dove l'autore ha espressamente richiesto un adattamento 1:1 e le promesse sono state disattese.
L'opera appartiene all'editore, e se l'editore dice che la seconda stagione di The Promised Neverland deve riassumere 16 volumi in 11 episodi, né lo staff dell'anime né tanto meno l'autore del manga ha diritto di parola.
Possiede naturalmente i diritti d'autore (o come li chiamano in Giappone), ma non è lui a decidere se verrà fatto un adattamento e come. Deve diciamo "metterci la firma", ma nel pratico non ha molto diritto di parola. Non la ha sul manga stesso, dove non è neanche libero di decidere se e quando l'opera deve finire, banalmente.Ma non scherziamo, l'opera appartiene al mangaka che l'ha prodotta, così come un libro appartiene allo scrittore, il fatto che qualcuno venga pagato per creare un opera non comporta la cessione dei diritti di sfruttamento (che è una cosa a parte).
Se lo scrittore o il mangaka cambiano editore le opere restano loro e il nuovo editore le può in seguito ripubblicare.
Vedere ad esempio la questione Aqua/Aria con il passaggio della Amano da Enix a Mag Garden o Distance che è passato a GOT.
Per fare quello che dici tu l'autore dovrebbe cedere i diritti di sfruttamento della propria opera, ma a quel punto non avrebbe letteralmente nessun controllo, ed è una cosa che generalmente non avviene.
Quindi sì, l'autore del manga ha sempre il diritto di parola e può benissimo far sì che una trasposizione sia bloccata.
Sono francamente perplesso. Da una parte c'è il suicidio di una persona, un fatto gravissimo che giustamente fa porre moltissime lecite domanda. Dall'altra mi lascia esterrefatto la motivazione presunta di questo suicidio. Spero di non essere frainteso e di spiegarmi bene... Se la Sensei si è tolta la vita per queste motivazioni resto allibito. Sicuramente per lei sarà stato frustrante ma ritengo un gesto oltre misura rispetto a quanto stesse accadendo. Però è andata cosi, è giusto capire cosa è successo e per quanto possibile fare il modo che non accada più. Questo però non mi fa smettere di pensare che la reazione sia stata eccessiva, forse andava aiutata da un punto di vista psicologico se viveva questa situazione, per quanto incresciosa, in un modo così opprimente. Mi fa tristezza e rabbia che una vita possa finire per questo.
Dietro un suicidio c'è spesso uno stato di debolezza mentale, che porta a seppellire il senso di autoconservazione, che invece in altri momenti ci fa compiere azioni esattamente contrarie (e non necessariamente positive).
In certi casi il suicidio è visto come la via di fuga dai problemi (grandi ma anche piccoli), immediatamente disponibile e raggiungibile, poco conta se "definitiva" e poco conta del dolore che si provocherà in altri.
In questi casi come dici è necessario l'aiuto delle persone che stanno intorno e vedono quello che succede, ma non è poi così facile intervenire, magari perchè in fondo non si pensa che si arrivi a quel punto, anche perchè è appunto un'azione per noi inconcepibile.
In altri casi perchè la persona riesce a tenersi tutto dentro e a meno di non essere costantemente vicino e percepire quei momenti di "crollo" non è detto che sia così semplice accorgersene.
Ho avuto 2 suicidi tra parenti, e in entrambi i casi hanno sorpreso anche chi gli era vicino, sia a lavoro che in casa.
Anche se in entrambi i casi c'erano motivazioni, economiche e psicologiche, ma ripeto nessuno pensava potessero arrivare a quel gesto.
se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?
Spesso la persona che decide di fare la trasposizione e quella che, a livello produttivo, la fa materialmente sono due persone diverse.
...
Non conosco gente dell'ambiente, ma non faccio assolutamente fatica a credere al tuo discorso.
D'altronde il fatto che chi detiene potere lo vuole dimostrare in maniera spesso stupida e nociva si vede in moltissimi ambiti.Sono francamente perplesso. Da una parte c'è il suicidio di una persona, un fatto gravissimo che giustamente fa porre moltissime lecite domanda. Dall'altra mi lascia esterrefatto la motivazione presunta di questo suicidio. Spero di non essere frainteso e di spiegarmi bene... Se la Sensei si è tolta la vita per queste motivazioni resto allibito. Sicuramente per lei sarà stato frustrante ma ritengo un gesto oltre misura rispetto a quanto stesse accadendo. Però è andata cosi, è giusto capire cosa è successo e per quanto possibile fare il modo che non accada più. Questo però non mi fa smettere di pensare che la reazione sia stata eccessiva, forse andava aiutata da un punto di vista psicologico se viveva questa situazione, per quanto incresciosa, in un modo così opprimente. Mi fa tristezza e rabbia che una vita possa finire per questo.
Ovviamente non siamo nella testa di un'altra persona, ma penso anch'io che non sia stato solo questo il motivo che l'ha portata a compiere quel gesto.
Magari c'erano altri problemi, o veniva da un periodo già difficile... però non possiamo nemmeno sapere quanto questa cosa possa averla colpita, amareggiata e stressata... dipende molto dalla sensibilità di ognuno.
In merito agli adattamenti, ho sempre dato per scontato che i prodotti vivessero una esistenza simile ma diversa. Per molte esigenze una serie animata (live action - movie...) ha tempi e spazi differenti e quindi un minimo di adattamento occorre sempre. Qualsiasi cosa diversa dall'opera originale diventa di per sè qualcosa di parallelo. Quanti manga di pochi volumi si sono trovati adattamenti da decine o centinaio di episodi. Quanti manga interminabili si trovano con pochi episodi realizzati. Quanti adattamenti si ritrovano con decine di episodi originali, intere saghe filler, finali stravolti, a volte addirittura migliorando l'opera originale altre volte facendone un disastro. Questo vale per tutti i media. Da saghe letterario e film o serie tv da videogiochi a film o serie tv. O il percorso contrario, da film trasposti poi in libri o altro. Idem per gli anime che poi diventano manga (spesso con pessimi risultati).
E' ovvio che quando porti un'opera su un'altro medium questa deve essere adattata, non capisco infatti chi si lamenta, soprattutto nella trasposizione di LN e manga in anime, perché ogni cosa non è riportata uno a uno... ma un conto è appunto adattare, un'altra stravolgere per scelta personale qualcosa andando anche contro il desiderio dell'autore originale.
Se poi dai il consenso alla trasposizione, per qualsiasi motivo che ti porti a prendere questa decisione, soldi, fama, soddisfazione personale... allora credo che vadano fatte delle scelte ponderate. Credo che i mangaka non vengano mandati allo sbaraglio, saranno aiutati da personale della casa editrice e che questi professionisti sappiano come vanno le cose quindi o metti le cose in chiaro, là dove possibile e blindare quanto necessario affinché la tua opera sia realizzata identica alla controparte cartacea oppure se la cosa sfugge di mano per mille motivi ne prendi le distanze. Oggi come oggi hai mille modi per comunicare ed eventualmente dissociarti e farlo sapere ai tuoi lettori, visto che i lettori per lei (ma non solo) sono giustamente il punto cardine della sua carriera.
Non penso funzioni così, spesso anche le case editrici sono state accusate di sfruttare i mangaka, portandoli a volte pure ad avere problemi di salute.
Ricordiamo che il Giappone lavorativamente è un paese ancora molto gerarchico...
Sul dissociarti pubblicamente o cose simili, si funziona se sei Oda, o Togashi, o simili, autori che hanno ormai raggiunto la fama con cui possono controllare completamente la loro opera... di certo non vale per la miriade di autori "minori" che devono agli inizi fare buon viso a ogni situazione...
Esattamente. Il primo film di GitS è stato praticamente scritto a quattro mani se non sbaglio.PS. Tra gli anime che hai citato credo che ce ne siano alcuni dove gli autori hanno dato una certa libertà creativa. C'è una bella differenza tra un adattamento in cui questa libertà è stata accordata e un adattamento dove l'autore ha espressamente richiesto un adattamento 1:1 e le promesse sono state disattese.
Possiede naturalmente i diritti d'autore (o come li chiamano in Giappone), ma non è lui a decidere se verrà fatto un adattamento e come. Deve diciamo "metterci la firma", ma nel pratico non ha molto diritto di parola. Non la ha sul manga stesso, dove non è neanche libero di decidere se e quando l'opera deve finire, banalmente.
A) tieni alla tua opera più di ogni cosa, non dai i diritti.
B) tieni alla tua opera ma come valore più che come contenuti, prendi più soldi possibili dai diritti e chissenefrega di ciò che combinano, in fondo la "tua" opera è solo quella originale.
C) Fai come Alan Moore, se non posso fermarvi chissenefrega, io vi disconosco e non voglio che neanche mi citiate nei credits dell'adattamento.
L'autore, specie in Giappone, non ha tutto questo potere, almeno che non si apra una propria casa di produzione come fatto da Nagai, Toriyama o Miura. L'opera appartiene all'editore, e se l'editore dice che la seconda stagione di The Promised Neverland deve riassumere 16 volumi in 11 episodi, né lo staff dell'anime né tanto meno l'autore del manga ha diritto di parola. Non dico che sia giusto, ma non è solo l'autore del manga a starci male...
A+B) tengo alla mia opera ma voglio anche i soldi: cedo i diritti cercando di mantenere quanto più controllo possibile e poi mi impegno, sempre nei limiti del realistico, per tutelare il mio lavoro.
Questa credo sia una delle più diffuse ma, al contempo, richiede un forte impegno da parte dell'autore o l'assunzione di qualcuno che lo faccia per te. E questo lo sanno tutti fin dal principio. Se lo sappiamo noi semplici fruitori che ci sono stati adattamenti pessimi e altri validi ma infedeli, vogliamo davvero sostenere che un autore di manga non ne sappia niente e al momento di firmare il contratto creda davvero che l'adattamento sarà precisamente quello che ha in mente?
In un mondo ideale ci sarebbe dialogo costante fra le parti con concreto interessamento di tutti verso un prodotto 'perfetto'. Ma la realtà è altro, e ormai è risaputo. Con questo non voglio dire che un autore non debba lamentarsi di un adattamento mal fatto o eventualmente 'disconoscerlo' se non lo considera valida. Ma sono cose che vanno tenute in conto fin da subito, al momento della stipula dei contratti, perché sono cose ben note e diffuse.
Purtroppo credo che sia la soluzione "ideale" nel mondo "ideale".
[...]
Comunque le mie 3 "alternative" non vanno intese come "uniche", ma solo le 3 possibilità che evitino spiacevoli situazioni, anche per illusorie idealizzazioni a cui , con furbizia o meno, qualche autore può essere portato al momento dell'acquisto della licenza di trasposizione.
Ma come in tutte le vicende della vita, l'ideale è cercare di fregarsene il giusto, a volte anche lasciando perdere.
Quando ho scritto "L'opera appartiene all'editore" non intendevo a livello di diritti morali etc. L'opera è dell'autore ok e non lo metto in dubbio ma, vuoi anche per i motivi che ha detto Frence, non hanno il potere (non come diritti in sé, ma come capacità di esercitarlo) di essere davvero rilevanti. Che siano o meno coinvolti direttamente. Finiremmo solo per avere il classico "supervisionato dall'autore originale" ma con ben pochi effetti nel pratico, e di casi ne abbiamo (Neverland, Dragon Ball, film di MHA...).
In Oshi no ko, Akasaka ha descritto ben due situazioni di problemi di adattamento di manga in live action quindi è una situazione che già si sapeva purtroppo messa in evidenza dalla morte dell'autrice
In Oshi no ko, Akasaka ha descritto ben due situazioni di problemi di adattamento di manga in live action quindi è una situazione che già si sapeva purtroppo messa in evidenza dalla morte dell'autrice
"Oggi sarà dolce"
Almeno lì l'autrice si era limitata a raggelare con un atteggiamento passivo/aggressivo il ragazzetto che aveva recitato come un cane la parte del protagonista.
una volta che l'autore conferisce la propria autorizzazione, può avere più o meno voce in capitolo, ma tutto viene perlopiù rimesso in mano al team di produzione
"Tutti" quelli nel comitato di produzione sicuramente, che se è per questo se ne fregano anche dello staff dell'anime stesso...quello che vorrei che passasse è che chi lavora all'adattamento è spesso e volentieri vittima esattamente come l'autore. Loro fanno già di tutto per fare un buon lavoro, la presenza dell'autore cambierebbe poco, tolte eccezioni come la Takeuchi di turno (che poi anche lì, non so cosa ne pensi di Crystal...).Beh sì, se ne vuoi fare una questione di possibilità, certo, tutti quelli coinvolti nel progetto hanno l'interesse a diminuire in ogni modo possibile l'influenza dell'autore originale, sia coinvolgendolo poco sia filtrando i feedback che arrivano da lui.
Akasaka almeno è stato fortunato in entrambi i casi xDBeh sì ma non solo, anche nella saga dell'adattamento teatrale (ancora non spuntata nell'anime) si parla di questo... se l'ha messo in due archi narrativi indica che è un problema sentito
Akasaka almeno è stato fortunato in entrambi i casi xD
Ah già dimenticavo che le sue opere hanno anche adattamenti live action.Per gli anime i problemi sono minori, quelli maggiore sono per i live action
una volta che l'autore conferisce la propria autorizzazione, può avere più o meno voce in capitolo, ma tutto viene perlopiù rimesso in mano al team di produzione
Scommetto che questo discorso si estende anche alla gestione dei diritti all'estero, tra censure e localizzazioni "creative"...
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Se non ti va bene, pazienza, non se ne fa niente.
Che poi, sinceramente, questa troppo frequente attitudine a cambiare se non a stravolgere opere è bizzarra: se ti interessa la mia opera è perché l'hai gradita in quanto tale, perché la vuoi cambiare significativamente o svilire qualitativamente?