Due giganti dell'intrattenimento come questi non possono che produrre cose buone imho, lato animazione il giappone vince a mani bassissime ma lato live actioni coreani la san di lunga superiore rispetto ai giapponesi.
Il giappone secondo me ha troppo il vizio di trasporre un Anime nel mondo reale ma il risultato per quanto mi riguarda è sempre parecchio cringe, i coreani invece hanno un giusto equilibrio, sono più vicini all'america da quel lato
Parto da una digressione: quando il Japanese Film Festival (iniziativa interamente nipponica per promuovere la cinematografia nipponica nel mondo) partì nel 2016 in un circuito di dieci nazioni asiatiche, l'Italia e l'Europa erano lontane in tutti i sensi. Quando poi, nel corso del tempo, l'evento si espanse, assunse anche una forma online e arrivò nel nostro Paese, divenne evidente che, anche in Italia, c'era un piccolo ma sincero fuoco di curiosità che era sufficiente far ardere, alimentare e propagare. I buonissimi numeri e risultati osservati a posteriori delle edizioni (gratuite e online) del JFF giunte nel nostro Paese hanno fatto spalancare gli occhi, e rinnovare la rassegna anche quest'anno, tanto che di 27 Paesi in cui questo festival si terrà a giugno (ripeto: gratuitamente e online), ci saranno a disposizione sottotitoli in ben 16 lingue, tra cui -ebbene sì- l'italiano (che non è esattamente lingua di prima scelta in questi casi, né tantomeno di seconda e a volte nemmeno di terza). Di questo, torneremo a parlare più approfonditamente tra pochi giorni, ma è per dire che sussistono validissime iniziative che si sono già fatte i conti in tasca, e hanno già dimostrato che non è il "media giapponese" (cinema o serie TV) a essere "sbagliato" o "poco attecchibile" nel nostro Paese perché cringe, esagerato o teatrale.
Ne abbiamo parlato più volte, anche in questa sede. Ci sono opere (anche tratte da manga o anime) che di teatrale non hanno nulla; ci sono opere che invece vogliono specificatamente esserlo (mi viene in mente ad esempio la trasposizione di Rohan Kishibe, nel senso più di "teatro" del termine). Ci sono opere brutte o inguardabili (come in ogni dove) e ce ne sono anche che "migliorano" assai un manga o un anime di partenza brutto o sì, cringe.
Drama e cinema nipponici sono un media variegato che certamente va conosciuto e che non parte con l'appeal più "occidentale" con cui si vestono molti prodotti coreani, ma che non ha nulla di meno di essi, anzi. Ed è evidente che lo sanno i coreani stessi. L'articolo stesso invita a rifletterci, perché se la Corea non avesse nulla da guadagnare a "insegnare ai giapponesi come fare per promuoversi meglio" e stesse bene com'è, di certo non avrebbe stretto quest'accordo.
Io sono fiduciosa, sono certa che ci attendono grandi cose, e che ciascuno dei due Paesi possa guardare con stima e rispetto all'altro (bello sarebbe anche che il settore dell'intrattenimento "insegnasse" a guardare all'altro con maggior serenità e fiducia anche in altri ambiti ma quelli sono tutt'altri discorsi), senza che debba venir meno la propria, e bellissima e apprezzata proprio per quello che è, specificità.
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Il giappone secondo me ha troppo il vizio di trasporre un Anime nel mondo reale ma il risultato per quanto mi riguarda è sempre parecchio cringe, i coreani invece hanno un giusto equilibrio, sono più vicini all'america da quel lato