lmao ma cos'è 'sta traduzione
lmao ma cos'è 'sta traduzione
Sono d'accordo, anch'io sono abbastanza dubbioso di questa edizione.
A parte la costruzione legnosa e innaturale delle frasi, perché già nella prima pagina devo leggere "E' molto intelligente, UNO dei migliori studenti dell'anno" riferito a Senjougahara?
Devo aspettarmi qualche altra incongruenza sull'accordo dei generi?
meglio una bella bastonata sulle gengiveMeglio il cartaceo
Meglio il cartaceo
perché già nella prima pagina devo leggere "E' molto intelligente, UNO dei migliori studenti dell'anno" riferito a Senjougahara?
Devo aspettarmi qualche altra incongruenza sull'accordo dei generi?
Sono d'accordo. Alternativamente si poteva tradurre con "una delle studentesse" ma (oltre al fatto che avrebbe escluso gli studenti maschi dalla frase in italiano) dato che in giapponese non esiste maschile e femminile ed in italiano non esiste il neutro la scelta di traduzione "standard" al maschile in italiano non è certo scorretta.
perché già nella prima pagina devo leggere "E' molto intelligente, UNO dei migliori studenti dell'anno" riferito a Senjougahara?
Devo aspettarmi qualche altra incongruenza sull'accordo dei generi?
Non ho letto il resto, ma questa frase é in italiano corretto e non ne capisco le critiche
Se ci si sta riferendo ad una massa di persone in italiano utilizziamo il maschile, non importa che hitagi sia donna, in questo caso é uno DEGLI STUDENTI
perché già nella prima pagina devo leggere "E' molto intelligente, UNO dei migliori studenti dell'anno" riferito a Senjougahara?
Devo aspettarmi qualche altra incongruenza sull'accordo dei generi?
Non ho letto il resto, ma questa frase é in italiano corretto e non ne capisco le critiche
Se ci si sta riferendo ad una massa di persone in italiano utilizziamo il maschile, non importa che hitagi sia donna, in questo caso é uno DEGLI STUDENTI
lmao ma cos'è 'sta traduzione
Sono d'accordo, anch'io sono abbastanza dubbioso di questa edizione.
A parte la costruzione legnosa e innaturale delle frasi, perché già nella prima pagina devo leggere "E' molto intelligente, UNO dei migliori studenti dell'anno" riferito a Senjougahara?
Devo aspettarmi qualche altra incongruenza sull'accordo dei generi?
Non ho letto il resto
non ho mai osservato un quadro che la rappresentasse muoversi in modo attivo
Se vado alla ricerca di un significato nascosto, ci sta avvisando con le sue letture, "Dunque, non parlatemi", innalza un muro.
Per la precisione, nel giorno in cui le mie infernali vacanze primaverili hanno finito di scherzare, portandomi al terzo anno di liceo, e la mia Golden Week da incubo aveva appena finito di fantasticare.
Sicuramente la preview serve anche a capire come il pubblico reagisce al testo.
Io resto ottimista e preordino il primo volume.
Non ho nulla contro di loro, mi piace il progetto che portano avanti.
Però non va bene tradurre in questo modo, perché alla fine è solo il lettore che ne pagherà le conseguenze e sarebbe meglio che rivalutassero subito la cosa adesso prima che sia tardi.
Lmao che traduzione.
"Vorrei preparare, come si dice, "'un infuso del suo sudiciume" per farlo bere a Hanekawa, sta lavorando dal lato opposto della parete cosicché possa apprenderla pure lei."
Perché:
"Vorrei proprio che Hanekawa, che intanto sta lavorando dal opposto della parete, prendesse esempio da lei." era evidentemente un adattamento che andava a snaturare troppo l'originale.
Meglio tenere modi di dire inesistenti in italiano, sfociando nel nonsense.
"Fino a quale punto è arrivata la violenza del tempo?"
Ah, quindi il tempo l'ha bastonata e presa a cazzotti? O forse voleva dire:
"Quanto sarà stato spietato il tempo con lei?"
Se proprio vuoi tenerti letterale, altrimenti puoi benissimo adattare più di così, che sarebbe anche più giusto.
"Voglio solo il silenzio e l'`indifferenza. Se tu li avessi, potresti darmeli per cortesia? Non vorresti prenderti cura della tua bella guancia senza brufoli?"
"Non ci tieni nemmeno un po' alla tua bella guancia senza brufoli?"
Evito di commentare quanto sia legnosa questa frase, ma almeno dai un minimo di personalità al dialogo.
"Se vado alla ricerca di un significato nascosto, ci sta avvisando con le sue letture, "Dunque, non parlatemi", innalza un muro."
Ma per favore, va'.
"Se proprio dovessi cercare un significato nascosto, direi che lo starsene lì, immersa in qualunque cosa stia leggendo in quel momento, sia un avvertimento nei nostri confronti. Un suo modo per dire "Non azzardatevi a parlarmi". Un suo modo per innalzare un muro fra di noi."
Adattamento questo sconosciuto.
Mi fermo qui, non serve andare oltre, anche se potrei farlo vista l'abbondonanza di scimmiottature al giapponese di questa traduzione.
Questa non è fedeltà e non fa altro che rovinare la lettura a un italiano.
Questa traduzione andrebbe completamente rivista, preferibilmente da qualcuno che non associa adattamento a mancanza di fedeltà, specie quasi estinta oggigiorno.
Allora... leggo adesso sui social di Dokusho che si stanno giustificando dicendo che questo non-italiano è voluto e che questa traduzione è necessaria per comprendere battute che avverranno in seguito.
Sono un traduttore freelancer, così come lo è il traduttore italiano di Monogatari, quindi capisco anch'io due cosette di traduzione e adattamento, e posso dire che quanto hanno detto non corrisponde al vero.
È lo stesso identico errore che fanno i traduttori alle prime armi o quelli convinti che adattare sia un male e non ci sia modo di rendere l'originale se non scimmiottandolo il più possibile.
A prescindere dai gusti di adattamento, se una traduzione crea estraneazione nel lettore, ha già fallito nel suo intento, e non ci sono scuse che tengano a tal riguardo.
Una traduzione deve per prima cosa non farsi sentire e rendere l'originale con estrema naturalezza, come se fosse italiano già in principio.
Questa traduzione non va bene perché non solo distrugge immediatamente la sospensione dell'incredulità del lettore, ma sacrifica una resa anche solo decente in italiano, in favore di una maggiore fedeltà solo teorica, e che sarebbe perfettamente raggiungibile a prescindere con un testo adattato in maniera fluida nella lingua di destinazione.
Ho già fatto degli esempi in proposito nel mio precedente messaggio e potrei andare avanti, per dimostrare che questo modo di tradurre non è realmente più fedele, anzi.
Non posso rispondere direttamente a Dokusho non avendo Facebook. Non ho nulla contro di loro, mi piace il progetto che portano avanti.
Però non va bene tradurre in questo modo, perché alla fine è solo il lettore che ne pagherà le conseguenze e sarebbe meglio che rivalutassero subito la cosa adesso prima che sia tardi.
Il traduttore è giapponese
Il traduttore è giapponese
Purissima curiosità: e quindi?
Il traduttore è giapponese
Purissima curiosità: e quindi?
Ho semplicemente puntualizzato che il traduttore scelto da Dokusho è giapponese e non italiano, come scritto nel commento
Nulla di così complicato da capire
Quello che stanno dicendo loro è che quelle scelte di traduzione sono necessarie per la resa del volume nell’insieme. Ovvio che se prendiamo le frasi singolarmente suonano meglio come le hai scritte tu, ma la loro argomentazione non è confutabile finché non abbiamo effettivamente il volume tra le mani e possiamo capire cosa intendono.Ho postato degli esempi tradotti meglio per dimostrare che giustificare un lavoro legnoso e mal tradotto definendolo "necessario" all'integrità originale è una sciocchezza.
Quello che stanno dicendo loro è che quelle scelte di traduzione sono necessarie per la resa del volume nell’insieme. Ovvio che se prendiamo le frasi singolarmente suonano meglio come le hai scritte tu, ma la loro argomentazione non è confutabile finché non abbiamo effettivamente il volume tra le mani e possiamo capire cosa intendono.Ho postato degli esempi tradotti meglio per dimostrare che giustificare un lavoro legnoso e mal tradotto definendolo "necessario" all'integrità originale è una sciocchezza.
E ora dokusho annuncia che il volume uscirà con un ritardo di “un paio di settimane”
E ora dokusho annuncia che il volume uscirà con un ritardo di “un paio di settimane”
Dove l'hanno annunciato?
E ora dokusho annuncia che il volume uscirà con un ritardo di “un paio di settimane”
Dove l'hanno annunciato?
Su Instagram e Facebook tramite storie... Dicono ritardi per via di rallentamenti nel reperimento delle materie prime (cosa comunque veritiera, anche perché non sarebbe la prima volta che succede, è capitato anche in campo manga), ma visto l'andazzo non escluderei a priori che la "vera" motivazione sia una possibile revisione della traduzione a questo punto... Vedremo 🤔
E ora dokusho annuncia che il volume uscirà con un ritardo di “un paio di settimane”
Dove l'hanno annunciato?
Su Instagram e Facebook tramite storie... Dicono ritardi per via di rallentamenti nel reperimento delle materie prime (cosa comunque veritiera, anche perché non sarebbe la prima volta che succede, è capitato anche in campo manga), ma visto l'andazzo non escluderei a priori che la "vera" motivazione sia una possibile revisione della traduzione a questo punto... Vedremo 🤔
Monogatari non é un testo qualsiasi di facile adattamento, anzi forse é un testo che, in quanto peculiare, non andrebbe nemmeno adattato ma parafrasato come un "alice nel paese delle meraviglie"
Non vedo problemi ad usare espressioni tipicamente giapponesi: noi lettori di oggi siamo giustamente esigenti, vogliam conoscere quanto più possibile della lingua originale e personalmente trovo che spesso l'adattare troppo rovini un prodotto.
Più adatti verso la lingua di destinazione più perdi dell'originale: é matematico
(pss pss ... le note a margine sono una cosa stupenda per preservare l'originale inserendo spiegazioni ... usatele ove opportuno)
Non sapevo avessero preso un giapponese per tradurre....fosse vero, avrebbe senso come cosa...ma si spiegherebbe forse anche lo strano uso dei tempi verbali
Quello che infatti mi risulta assai forzato a prima vista é l'uso dei tempi verbali che, in giapponese son versatili a seconda del contesto, ma in italiano andrebbero adattati 😅
Ma in realtà sai che la tua sarebbe stata una bella idea, intendo quella di inserire tutte le varie note, spiegazioni del caso, magari anche in fondo in una sezione apposita così da non avere nemmeno problemi di spazio a piè di pagina...Monogatari non é un testo qualsiasi di facile adattamento, anzi forse é un testo che, in quanto peculiare, non andrebbe nemmeno adattato ma parafrasato come un "alice nel paese delle meraviglie"
Premetto quindi che si ringrazio a prescindere ed enormememente per aver anche solo preso in considerazione l'idea di imbarcarsi nell'impresa
Detto ciò, non vedo problemi ad usare espressioni tipicamente giapponesi: noi lettori di oggi siamo giustamente esigenti, vogliam conoscere quanto più possibile della lingua originale e personalmente trovo che spesso l'adattare troppo rovini un prodotto.
Più adatti verso la lingua di destinazione più perdi dell'originale: é matematico
(pss pss ... le note a margine sono una cosa stupenda per preservare l'originale inserendo spiegazioni ... usatele ove opportuno)
E ora dokusho annuncia che il volume uscirà con un ritardo di “un paio di settimane”
Dove l'hanno annunciato?
Su Instagram e Facebook tramite storie... Dicono ritardi per via di rallentamenti nel reperimento delle materie prime (cosa comunque veritiera, anche perché non sarebbe la prima volta che succede, è capitato anche in campo manga), ma visto l'andazzo non escluderei a priori che la "vera" motivazione sia una possibile revisione della traduzione a questo punto... Vedremo 🤔
Non penso: lo slittamento indica che ad oggi non hanno il materiale in casa, ergo arriverà al loro magazzino nelle prossime settimane e poi verrà preso in carico dai corrieri.
a questo punto non credo cambieranno idea e non ha senso sprecare tempo a convincerli.
Continueranno a ripetere le solite quattro cazzate sulla fedeltà per prendere in giro la gente che si fida di loro, giustificando prose da analfabeti e personaggi che parlano come rimbabiti, e non mi va di vedere queste scenette patetiche quando bastava che facessero decentemente il loro lavoro.
Non buttate soldi su questa robaccia. Questa traduzione non la leggerei gratis, se non per farmi qualche risata.
In ogni caso ognuno faccia come crede, ma almeno non dubitate che vi prendono per il cul* quando giustificano quella roba.
a questo punto non credo cambieranno idea e non ha senso sprecare tempo a convincerli.
Continueranno a ripetere le solite quattro cazzate sulla fedeltà per prendere in giro la gente che si fida di loro, giustificando prose da analfabeti e personaggi che parlano come rimbabiti, e non mi va di vedere queste scenette patetiche quando bastava che facessero decentemente il loro lavoro.
Non buttate soldi su questa robaccia. Questa traduzione non la leggerei gratis, se non per farmi qualche risata.
In ogni caso ognuno faccia come crede, ma almeno non dubitate che vi prendono per il cul* quando giustificano quella roba.
Ora però mi sorge spontanea una domanda... Hai letto anche le altre loro traduzioni? Perché a me non sembra siano così male le altre... Non chiedo per polemica, voglio davvero solo capire.
Ci tengo a precisare che sono comunque d'accordo sul fatto che a sto giro potevano fare molto di meglio, soprattutto dal momento che si tratta di un'opera così famosa.
Detto questo ne approfitto per dire un attimo la mia (da profana) su traduzione e adattamento in generale, in maniera totalmente chill e senza flame: penso che una traduzione debba essere un 50/50... Una traduzione troppo letterale (come sembrerebbe questa) rischia di perdere di senso un molti punti, rendendola di fatto molto poco scorrevole, mentre un adattamento eccessivo potrebbe effettivamente snaturare l'opera rischiando di togliere riferimenti alla cultura del paese di provenienza di quest'ultima.
Assolutamente per nulla d’accordo con questo approccio. Se io leggo un’opera lo faccio per “immergermi” nel mondo che l’autore mi voleva presentare, ed una traduzione deve quindi essere il più fedele possibile all’originale. Seguendo questo ragionamento dovremmo davvero fare adattamenti mediaset cambiando nomi, oggetti, luoghi… e perdendo quindi un’estrema quantità di sfumature perché tu in quanto traduttore non puoi sapere se, appunto, il protagonista sta mangiando un onigiri solo perché l’autore voleva darti un senso di quotidianità, o per comunicarti povertà/risparmio, o “orgoglio nazionale”, o perché ha bisogno di mangiare a una mano… tuttora c’è chi dibatte sulle interpretazioni di classici di autori storici, figurati titoli in corso.Per farti un esempio estremo, che cosa penseresti se traducessi io Monogatari e adattassi per dire, le sequenze in cui si perdono in giochi di parole sugli ideogrammi o quant'altro con una variante con parole italiane, o addirittura in altre lingue più vicine a un occidentale del giapponese?
E se adattassi anche i riferimenti culturali, rispettandone l'intenzione, ma con cose che un italiano può comprendere subito?
O se adattassi anche altri aspetti del libro ogni tanto, per darti l'illusione che un personaggio si rapporti al suo mondo come farebbe un italiano?
Magari penseresti che sto esagerando, che sto "mancando di rispetto" all'opera, ma a conti fatti ti starei dando esattamente la stessa esperienza che ha un giapponese.
Un giapponese non legge note chilometriche a piè di pagina di Nisio, non deve fare finta di capire aspetti culturali che non può conoscere, non deve ricordarsi ogni due minuti che sta leggendo una traduzione perché queste cose non fanno parte della sua cultura.
Un giapponese legge quello che scrive l'autore, ha familiarità con tutto e non deve preoccuparsi di altro.
In altre parole, può davvero immedesimarsi nella storia.
Ti potrei sembrare infedele con questo stile di traduzione, ma in realtà sarebbe un'esperienza effettivamente fedelissima, davvero però, non sulla carta perché vedi onorifici, i dialoghi sono 1/1 senza mezzo adattamento e ti hanno detto "Fidati fidati, vedi quant'è fedele?"
In altre parole avrei adattato così tanto che ormai l'autore ti sembra italiano e la storia ti sembra italiana, in pratica avrei fatto il massimo che una traduzione può fare.
Magari a te non piacerebbe questo stile, vorresti una via di mezzo per tuo gusto personale, e lo accetto, ma ti assicuro che se il traduttore è in gamba e sa quello che fa non andrebbe a rovinare nulla, anzi, e non c'è bisogno di temere che il suo adattamento snaturi l'opera.
Questo ipotetico traduttore si farebbe il mazzo molto di più di chi traduce alla lettera e non ti ingannarebbe con finta fedeltà teorica, perché poi all'atto pratico quella traduzione "fedele" non è davvero l'equivalente emotivo e informativo dell'originale, così come l'assimilerebbe un lettore giapponese.
Se un personaggio menziona di star mangiando un onigiri, perché lo fa?
Non perché quell'onigiri abbia un significato particolare o chissà cos'altro, ma perché l'autore vuole dare l'illusione al lettore che quel personaggio sia reale. Che viva la sua stessa quotidianità.
E se un traduttore adatta quel concetto con qualcosa di vicino a un italiano, che cosa sta facendo?
Sta creando la stessa illusione di quotidianità per un italiano, che invece non può crearsi se me lo lasci tale e quale.
Preservi la parola, ma non il fine. Ti sembra fedele, ma lo è solo nella forma.
Con questo non voglio dire che vada fatto sempre, dipende dai casi e da quanto un'opera è radicata nel Giappone. Dipende da quanto in là vuoi spingere la tua traduzione.
Ma non è veramente sbagliato, e se capisci che il traduttore non vuole rovinare l'opera né semplificarla, ti rendi che non sta facendo nessun sacrilegio e vuole solo darti le stesse condizioni del lettore giapponese tipo.
Insomma, se tu preferisci un 50/50 va benissimo, in fondo è quello che trovi al 90% oggigiorno (anche se ormai tendiamo molto più a un 70/30 in favore dell'originale secondo me), ma adattare, anche in maniera estrema, non è il male. Se lo fai con cognizione di causa non semplifichi e non perdi nulla, perché troverai un equivalente italiano, e alla fine stai solo dando un'alternativa a quella che era l'idea originale.
Ne giova l'opera, che abbatte ogni barriera linguistica e ne giova il lettore, che se la godrà veramente e non dovrà convincersi che "Sì dai... 'sta cosa non l'ho capita. Ah, che curiosità questa nota stile Wikipedia... ma non stavo leggendo un libro? Vabbeh, almeno sto leggendo una cosa fedele... no?"
Scusa il muro di testo, ma piace parlare di queste cose, e così poca gente è disposta a dare una chance a traduzioni più liberali che mi piace spezzare una lancia in loro favore, al posto di questi calchi dal giapponese stile prima bozza di traduzione.
Se vuoi sapere come la penso, forse molta gente oggigiorno ha un po' paura dell'adattamento perché pensa a ciò che faceva la Mediaset al tempo o casi simili.
Il loro approccio di per sé non era così sbagliato, semplicemente censuravano ed erano tremendamente superficiali, ecco perché producevano lavori scadenti.
Assolutamente per nulla d’accordo con questo approccio. Se io leggo un’opera lo faccio per “immergermi” nel mondo che l’autore mi voleva presentare, ed una traduzione deve quindi essere il più fedele possibile all’originale. Seguendo questo ragionamento dovremmo davvero fare adattamenti mediaset cambiando nomi, oggetti, luoghi… e perdendo quindi un’estrema quantità di sfumature perché tu in quanto traduttore non puoi sapere se, appunto, il protagonista sta mangiando un onigiri solo perché l’autore voleva darti un senso di quotidianità, o per comunicarti povertà/risparmio, o “orgoglio nazionale”, o perché ha bisogno di mangiare a una mano… tuttora c’è chi dibatte sulle interpretazioni di classici di autori storici, figurati titoli in corso.Per farti un esempio estremo, che cosa penseresti se traducessi io Monogatari e adattassi per dire, le sequenze in cui si perdono in giochi di parole sugli ideogrammi o quant'altro con una variante con parole italiane, o addirittura in altre lingue più vicine a un occidentale del giapponese?
E se adattassi anche i riferimenti culturali, rispettandone l'intenzione, ma con cose che un italiano può comprendere subito?
O se adattassi anche altri aspetti del libro ogni tanto, per darti l'illusione che un personaggio si rapporti al suo mondo come farebbe un italiano?
Magari penseresti che sto esagerando, che sto "mancando di rispetto" all'opera, ma a conti fatti ti starei dando esattamente la stessa esperienza che ha un giapponese.
Un giapponese non legge note chilometriche a piè di pagina di Nisio, non deve fare finta di capire aspetti culturali che non può conoscere, non deve ricordarsi ogni due minuti che sta leggendo una traduzione perché queste cose non fanno parte della sua cultura.
Un giapponese legge quello che scrive l'autore, ha familiarità con tutto e non deve preoccuparsi di altro.
In altre parole, può davvero immedesimarsi nella storia.
Ti potrei sembrare infedele con questo stile di traduzione, ma in realtà sarebbe un'esperienza effettivamente fedelissima, davvero però, non sulla carta perché vedi onorifici, i dialoghi sono 1/1 senza mezzo adattamento e ti hanno detto "Fidati fidati, vedi quant'è fedele?"
In altre parole avrei adattato così tanto che ormai l'autore ti sembra italiano e la storia ti sembra italiana, in pratica avrei fatto il massimo che una traduzione può fare.
Magari a te non piacerebbe questo stile, vorresti una via di mezzo per tuo gusto personale, e lo accetto, ma ti assicuro che se il traduttore è in gamba e sa quello che fa non andrebbe a rovinare nulla, anzi, e non c'è bisogno di temere che il suo adattamento snaturi l'opera.
Questo ipotetico traduttore si farebbe il mazzo molto di più di chi traduce alla lettera e non ti ingannarebbe con finta fedeltà teorica, perché poi all'atto pratico quella traduzione "fedele" non è davvero l'equivalente emotivo e informativo dell'originale, così come l'assimilerebbe un lettore giapponese.
Se un personaggio menziona di star mangiando un onigiri, perché lo fa?
Non perché quell'onigiri abbia un significato particolare o chissà cos'altro, ma perché l'autore vuole dare l'illusione al lettore che quel personaggio sia reale. Che viva la sua stessa quotidianità.
E se un traduttore adatta quel concetto con qualcosa di vicino a un italiano, che cosa sta facendo?
Sta creando la stessa illusione di quotidianità per un italiano, che invece non può crearsi se me lo lasci tale e quale.
Preservi la parola, ma non il fine. Ti sembra fedele, ma lo è solo nella forma.
Con questo non voglio dire che vada fatto sempre, dipende dai casi e da quanto un'opera è radicata nel Giappone. Dipende da quanto in là vuoi spingere la tua traduzione.
Ma non è veramente sbagliato, e se capisci che il traduttore non vuole rovinare l'opera né semplificarla, ti rendi che non sta facendo nessun sacrilegio e vuole solo darti le stesse condizioni del lettore giapponese tipo.
Insomma, se tu preferisci un 50/50 va benissimo, in fondo è quello che trovi al 90% oggigiorno (anche se ormai tendiamo molto più a un 70/30 in favore dell'originale secondo me), ma adattare, anche in maniera estrema, non è il male. Se lo fai con cognizione di causa non semplifichi e non perdi nulla, perché troverai un equivalente italiano, e alla fine stai solo dando un'alternativa a quella che era l'idea originale.
Ne giova l'opera, che abbatte ogni barriera linguistica e ne giova il lettore, che se la godrà veramente e non dovrà convincersi che "Sì dai... 'sta cosa non l'ho capita. Ah, che curiosità questa nota stile Wikipedia... ma non stavo leggendo un libro? Vabbeh, almeno sto leggendo una cosa fedele... no?"
Scusa il muro di testo, ma piace parlare di queste cose, e così poca gente è disposta a dare una chance a traduzioni più liberali che mi piace spezzare una lancia in loro favore, al posto di questi calchi dal giapponese stile prima bozza di traduzione.
Se vuoi sapere come la penso, forse molta gente oggigiorno ha un po' paura dell'adattamento perché pensa a ciò che faceva la Mediaset al tempo o casi simili.
Il loro approccio di per sé non era così sbagliato, semplicemente censuravano ed erano tremendamente superficiali, ecco perché producevano lavori scadenti.
Anche quanto ai giochi di parole e altre cose intraducibili, a parer mio, parlando di media audiovisivi la questione adattamento è già più perdonabile ma quanto a opere su carta non c’è nessuna scusa per non prendere o la strada del non tradurre e spiegare con una nota a pié di pagina (se vuoi prendere la strada della fedeltà) o al massimo cambiarlo in un equivalente italiano e spiegare l’originale a fine capitolo (se hai più a cuore che sia scorrevole).
Capisco il voler trasmettere la stessa sensazione, ma a quel punto mi compro direttamente un libro ambientato in Italia, scritto da un italiano. Molta gente legge libri stranieri anche per immergersi in un’altra cultura, e per forza di cose l’idea di quotidianità di un italiano sarà molto diversa da quella di un giapponese.
I libri di narrativa, tranne in casi specifici, non hanno fini didattici per culture esterne, a prescindere dalle informazioni che contengono.
Un giapponese non scrive della sua cultura per fare da insegnante ai lettori esteri.
Un giapponese non sa neanche se la sua opera verrà mai tradotta.
Scrive per narrare una storia, che può essere immediatamente compresa in tutte le sue parti, dal cibo, alla cultura, alla scrittura, da un lettore nativo.
Ma in realtà sai che la tua sarebbe stata una bella idea, intendo quella di inserire tutte le varie note, spiegazioni del caso, magari anche in fondo in una sezione apposita così da non avere nemmeno problemi di spazio a piè di pagina...
Però con una soluzione simile sarebbe stato ancor più apprezzato a mio avviso tradurre ed adattare come si conviene, così avremmo avuto di base un bel testo scorrevole con anche a parte il materiale originale spiegato diciamo...
Il fatto è che secondo te un adattamento fedele toglie la possibilità al lettore di “comprendere immediatamente” la storia che vuole essere trasmessa (che è un problema, ma lo è solo per chi non è già avvezzo alla cultura dell’autore originale), ma dall’altra parte un adattamento più liberale toglie a qualcuno che non avrebbe avuto problemi a comprendere le caratteristiche prettamente giapponesi la possibilità di cogliere tutte le sfumature dell’opera originale. E personalmente, “peggiorare l’esperienza” ai lettori più esperti per migliorarla a quelli meno avvezzi è un gioco che non vale la candela, perché anche quei lettori meno avvezzi piano piano prenderanno più dimestichezza con la cultura e inizieranno a preferire versioni più fedeli.In sostanza dai preferenza all'originale, mettendo in secondo piano il valore che ha un italiano puro, privo di mezze misure, e tratti un libro come una raccolta di curiosità enciclopediche che vanno sempre mantenute.
I libri di narrativa, tranne in casi specifici, non hanno fini didattici per culture esterne, a prescindere dalle informazioni che contengono.
Un giapponese non scrive della sua cultura per fare da insegnante ai lettori esteri.
Un giapponese non sa neanche se la sua opera verrà mai tradotta.
Scrive per narrare una storia, che può essere immediatamente compresa in tutte le sue parti, dal cibo, alla cultura, alla scrittura, da un lettore nativo.
Rifiutandoti di adattare tutti o alcuni di questi elementi, rifiutandoti di dare la stessa possibilità a un lettore italiano, come se per assurdo fosse lui a dover "adattare" se stesso e non l'opera a dover essere adattata dal traduttore, per quanto sia una tua scelta condivisibile o meno a certi livelli di autogestione (leggasi, non quello che sta facendo Dokusho), stai negando a priori questa possibilità a un lettore italiano, credendo aprioristicamente che farai del male al libro, cosa insensata e non vera, perché è un libro di narrativa, non di scienza.
Potremmo stare a dibattere tutto il giorno perché so già che al giorno d'oggi l'adattamento liberale non è ben visto, per tutta una serie di ragioni non imputabili ai suoi difetti intrinseci quanto più a chi se n'è occupato e a luoghi comuni vari.
Quindi concludo dicendo che rispetto il tuo modo di vedere le cose, entro certi limiti non valicabili, ma lo trovo inutilmente limitante, manchevole di esperienza pratica personale con cui potresti formare maggiore consapevolezza dei suoi pro e contro, e basato in buona parte su timori infondati e prettamente teorici, al posto di quelli molto più reali ed evidenti che si manifestano con traduzioni molto "fedeli", tra cui l'alienazione del lettore, cosa che l'autore originale non avrebbe mai voluto.
Il fatto è che secondo te un adattamento fedele toglie la possibilità al lettore di “comprendere immediatamente” la storia che vuole essere trasmessa (che è un problema, ma lo è solo per chi non è già avvezzo alla cultura dell’autore originale), ma dall’altra parte un adattamento più liberale toglie a qualcuno che non avrebbe avuto problemi a comprendere le caratteristiche prettamente giapponesi la possibilità di cogliere tutte le sfumature dell’opera originale. E personalmente, “peggiorare l’esperienza” ai lettori più esperti per migliorarla a quelli meno avvezzi è un gioco che non vale la candela, perché anche quei lettori meno avvezzi piano piano prenderanno più dimestichezza con la cultura e inizieranno a preferire versioni più fedeli.In sostanza dai preferenza all'originale, mettendo in secondo piano il valore che ha un italiano puro, privo di mezze misure, e tratti un libro come una raccolta di curiosità enciclopediche che vanno sempre mantenute.
I libri di narrativa, tranne in casi specifici, non hanno fini didattici per culture esterne, a prescindere dalle informazioni che contengono.
Un giapponese non scrive della sua cultura per fare da insegnante ai lettori esteri.
Un giapponese non sa neanche se la sua opera verrà mai tradotta.
Scrive per narrare una storia, che può essere immediatamente compresa in tutte le sue parti, dal cibo, alla cultura, alla scrittura, da un lettore nativo.
Rifiutandoti di adattare tutti o alcuni di questi elementi, rifiutandoti di dare la stessa possibilità a un lettore italiano, come se per assurdo fosse lui a dover "adattare" se stesso e non l'opera a dover essere adattata dal traduttore, per quanto sia una tua scelta condivisibile o meno a certi livelli di autogestione (leggasi, non quello che sta facendo Dokusho), stai negando a priori questa possibilità a un lettore italiano, credendo aprioristicamente che farai del male al libro, cosa insensata e non vera, perché è un libro di narrativa, non di scienza.
Potremmo stare a dibattere tutto il giorno perché so già che al giorno d'oggi l'adattamento liberale non è ben visto, per tutta una serie di ragioni non imputabili ai suoi difetti intrinseci quanto più a chi se n'è occupato e a luoghi comuni vari.
Quindi concludo dicendo che rispetto il tuo modo di vedere le cose, entro certi limiti non valicabili, ma lo trovo inutilmente limitante, manchevole di esperienza pratica personale con cui potresti formare maggiore consapevolezza dei suoi pro e contro, e basato in buona parte su timori infondati e prettamente teorici, al posto di quelli molto più reali ed evidenti che si manifestano con traduzioni molto "fedeli", tra cui l'alienazione del lettore, cosa che l'autore originale non avrebbe mai voluto.
Anche perché ogni lingua e cultura ha un’infinità di sottigliezze che sono impossibili da trasporre in modo efficace per dare la stessa esperienza con adattamenti liberali (tuttora dopo decenni la gente si scanna sugli onorifici, tra chi li mantiene e deve fare tutta la mini-guida per spiegarli, chi li toglie e snatura completamente i dialoghi che li menzionano direttamente, chi prova a tradurli con risultati osceni come Cannarsi che fa chiamare bambini delle elementari “signor” tra di loro…)
E personalmente non credo nemmeno che sia sempre una questione della “brutta fama” che si sono fatti per colpa della mediaset, ad esempio un’altra cosa molto importante nell’era dell’internet che si perde obbligatoriamente con gli adattamenti liberali è l’esperienza condivisa del fandom. Prendo ad esempio quello che è a parer mio uno degli adattamenti liberali meglio riusciti: i giochi di Pokémon. Quasi tutti i personaggi umani hanno i nomi adattati in ogni lingua per mantenere il significato dell’originale giapponese, e quasi tutti i nomi dei Pokémon sono stati cambiati almeno dal giapponese all’inglese per lo stesso scopo. Risultato? Le community internazionali online sono un disastro perché tutti devono ricordarsi che personaggio si chiama in che modo nella loro lingua, in inglese e a volte anche in giapponese perché altrimenti non si riesce a fare un discorso, questione ancora più esasperata col manga dove due personaggi hanno i nomi scambiati dall’edizione giapponese a quella estera e la cosa confonde inutilmente tutte le discussioni.
Nonostante questo sia a parer mio uno dei migliori adattamenti di quel genere, e abbia traduzioni più coerenti possibili vista l’approvazione dei giapponesi, causa comunque qualche problema nel fandom. Io personalmente non me la sento di lasciare questa responsabilità a ogni singolo traduttore, soprattutto con serie in corso dove il significato di un nome, di una frase o di un oggetto potrebbe essere spiegato svariati volumi più in là. Sempre meglio lasciare in originale e fare uno sforzo in più per “educare” il lettore, così anche le opere future che leggerà gli risulteranno più scorrevoli.
(Ovviamente sempre restando su carta, quando si tratta di opere su schermo le note snaturano l’esperienza molto di più e, anche se personalmente le apprezzo, posso accettare con molta più leggerezza un adattamento che ha la necessità di non forzare lo spettatore a mettere in pausa per leggere qualcosa che non ci dovrebbe essere. Però per opere cartacee dove l’intera esperienza consiste nel leggere e non ci sono “ritmi” da rispettare, non ci sono scusanti a parer mio.)
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