Complimenti per la recensione, comunque devo ammetterlo; leggerla m'ha fatto pensare a quando guardavo cartoni di questo tipo in TV, erano storie tristissime.
PEr essere sincera sono proprio felice di trovare la recensione di Peline...lo guardavo sempre con mio padre e mi ricorda tanto la mia infanzia!!! Concordo con narzal cmq...le storie di una volta erano di una angoscia infinita...nn si trovava mai un bambino/a con una infanzia felice!
Oddio, gli anime di questo genere e soprattutto di quel periodo, avevano tutti un'atmosfera stranissima... sospesa, leggera, ma incredibilmente densa e talvolta malinconica. Devo dire che mi piacevano davvero molto, ma forse avrei dovuto essere un pochino più maturo di allora, per guardarli come si doveva...
Peline Story ... ho un affetto particolare per questo cartone perché è stato l'unico Meisaku che ho seguito volentieri nella mia infanzia. Il motivo penso che stia nella protagonista, Peline, che è molto più attiva della media dei protagonisti di Meisaku: non se ne sta semplicemente ferma a subire innumerevoli disgrazie ma reagisce ed infine riesce a migliorare la sua situazione grazie ai suoi soli meriti.
Sono contento che si parli di questo classico su AnimeClick, ma devo fare qualche osservazione ad Aduskiev. Il suo pezzo inizia con
<i>Nel 1978 si assiste alla prima vera rivoluzione del genere Meisaku che, dopo tante storie dolci e soavi introduce, non senza traumi nel pubblico, una trama di carattere crudo e vividamente realistico</i>
Questa frase è semplicemente falsa: prima di Peline ci sono stati Patrasche e Remi che sono entrambi molto più crudi e drammatici di Peline. Ricordo benissimo che ai tempi l'anime di Peline mi era piaciuto proprio in quanto molto meno drammatico di Remi. Patrasche l'ho visto piu' tardi ed ha il finale piu' tragico in assoluto di tutti i Meisaku.
Anche a livello di opere originali non sono convinto dall'osservazione
<i>resta il testo dai connotati più tragici tra tutti quelli scelti per un Meisaku</i>
Non ho letto "En famille", ma ho letto "Sans Famille" e conosco la trama de "Il cane delle Fiandre" ed è difficile essere più tragici di così.
<i>L’aspetto razziale invece, nell’anime viene completamente evitato.</i>
Anche questo non è vero. Più di una volta nell'anime il nonno ammette che ce l'ha con la madre di Remì in quanto indiana. Per come le cose sono messe nell'anime sembra che il problema sia di nazionalità più che di colore della pelle, però lo spettatore capisce capisce benissimo che in realtà si tratta di razzismo. L'ho capito anch'io che ero un bambino: non a caso la madre di Peline è disegnata con la pelle e i capelli scuri.
Per il resto sono d'accordo con la recensione. Viva i classici!
Come si fa a non ricordare la drammaticità di Peline? angosciante è a dir poco, anche se l'unico anime che sia riuscito a farmi piangere è stato Candy Candy. Non ho mai visto in un shoujo-anime tanti personaggi morti o dal destino sfortunato come in Candy Candy.
Peline, l'anime, voleva narrare tre storie...la storia di una bambina, la storia di un'uomo stolto, la storia di una donna....sullo sfondo di una realtà storica in divenire. La Nippon Animation fece il suo buon lavoro cercando di fornire un prodotto adatto ad essere compreso al pubblico di diverse fascie sociali.. L'essenza dell'animazione nipponica è questa. Prodotti creati a più strati...Volete denuncie più pesanti della miseria di quelle che ci sono in Remì ?? Leggetevi Dickens.
Adu però due parole sulla sigla..la preziosa sigla che mi ha fatto sempre tremare i polsi.
Lei non è Giorgia Lepore ma va bene lo stesso
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Sul testo: La differenza sta nel contesto. Patrash e Remì sono indubbiamente due romanzi tristi. Soprattutto Patrasche che è la quinta essenza della tragicità fine a se stessa. Tuttavia le vicissitudini di Patrash e Remì sono molto simile e dettate dalle avversità della vita. L'antagonista è il mondo intero. Peline invece ha un antagonista in carne e ossa, ossia Vulfrag. La drammaticità aumenta in quanto la mala sorte non è dettata da variabili aleatorie (e spesso anche un po' labili) quanto dalla ferma intenzione di infliggere male e dolore da parte di qualcuno. In soldoni: se la sofferenza deriva da un fulcro tangibile è logico pensare che questa possa essere interrotta (cosa che Peline riesce a fare). Se è imposta come castigo divino è chiaro che nessuno può farci niente. Subentra quindi una sorta di rassegnazione del lettore/spettatore che si trova di fronte a una sequela di "sfighe" a cui nessuno, se non il Padre Eterno, può porvi rimedio. Per questo parlo di drammaticità aumentata, in quanto il dramma di Peline è decisamente più tangibile.
Sul tema razziale: Nell'anime, il vecchio non odia la donna in quanto indiana (razzismo), ma come fautrice dell'allontanamento del figlio (risentimento). E' pur vero che spesso Vulfran apostrofa la donna con epiteti poco cordiali, riferendosi anche al suo paese d'origine, ma il razzismo dovrebbe essere riferito a un pregiudizio basato sul colore della pelle, sulla cultura o su basi prettamente asettiche da un punto di vista affettivo. Un motivo per odiare la madre di Peline, Vulfran invece, ce l'ha ed è molto chiaro. Nel romanzo invece il vecchio è apertamente razzista con l'intero popolo indiano. Questo e molti altri "addolcimenti" hanno castrato lo spessore narrativo di questo romanzo, sicuramente destinato a un pubblico maturo (per il 1978, nell'ottocento era sindacabile). Per questo parlo di "obbiettivo non centrato".
Uhm, non ho capito bene: secondo te c'e' drammaticità aumentata nei casi in cui la responsabilita' e' umana (Peline) e non divina (Remi', Patrasche)? Io invece sono dell'idea opposta, vedo piu' tragica un'opera in cui non c'e' nulla da fare perche' sembra che il destino sia contro il protagonista. Infatti da bambino ho odiato Remi' proprio per tutte le disgrazie ineluttabili che gli capitavano.
Sul razzismo, secondo me c'e' *implicitamente* anche nell'anime, ma ammetto che la cosa e' opinabile. Sul discorso "obbiettivo non centrato" non critico perche' non ho motivi per contraddirti (ci credo che il romanzo sia piu' socialmente impegnato dell'anime). Noto comunque che non e' detto che lo scopo di un anime debba per forza essere quello di veicolare al 100% il messaggio dell'opera originale.
Grazie aduskiev per avermi ricordato questo cartone....a dire il vero la vera fan era mia nonna che mi costringeva tutti i pomeriggi di metà anni 80 a guardare le peripezie di questa povera giovinetta...la preferiva alle telenovelas di rete4!
Signori sono contento di vedere commenti di alto spessore ..Sarà perchè la saga è rimasta nel cuore a molti? Già questo è un ottimo risultato. Cmq parliamoci chiaro Pelin è un anime in cui il dramma è ben dosato, Remì per esempio nonostante l'età non riesco a rivederelo (paure inconsce?). Il successo di un anime si basa sulla giusta dose di vari elementi (esclusi quelli moderni) e specialmente sugli adattamenti da libri famosi alcune scelte vanno fatte. Vi ricordo che solo il veleno preso a piccole dosi è sopportabile ed induce ad immunità. L'unica eccezione a questa regola che mi viene in mente è Lady Oscar, che vira sul sociale nell'ultima parte, con una violenza rivoluzionaria impressionante. Per quanto riguarda il razzismo trovo che la scelta adottata con Pelin sia felice, nella serie si mostra che è sempre presente (colore della pelle) ma che successivamente può anche essere ignorato. Spingersi più a fondo su un anime per bambini avrebbe significato dover spiegare molte volte la situazione coloniale dell'800. Per quanto riguarda Candy la situazione è differente, lì si tratta di: Elitismo dei ricchi sui poveri morti necessari a causa della guerra Alcolizzati causa vera situazione americana del tempo e drammaticità shoujo.
Ovviamente il senso di "tragicità" è soggettivo. Persone diverse reagiscono in modo diverso ai vari eventi. Essendo una recensione la mia e non un saggio ho potuto dar fondo a tale soggettività. E' chiaro che tu puoi essere in disaccordo, anzi, è più che legittimo. La mia risposta non era nfatti una smentita alle tue affermazioni, quanto più una spiegazione ai miei punti di vista Per il messaggio, la Nippon Animation ha dichiarato più volte negli anni '70 durante il Caplis Comic Theatre che il suo obbiettivo era proprio quello della fedeltà al romanzo originale, dato che, fino ad allora, tutti gli esperimenti animati nipponici su storie occidentali erano visti in chiave prettamente orientale (Gatto con gli stivali, Viaggi di Gulliver). Quindi per questo mi son sentito di sottolineare la cosa.
@ Ironic74 Le nonne sono state le più grandi veicolatrici del successo dei Meisaku (o Orfanelle, dir si voglia), chiaramente la mia non fece eccezione
@Belvedere Condivido in pieno la tua analisi sulle differenti scelte di sceneggiatura.
La recensione è stupenda (del resto è opera di colui che ha fatto la info-extra sui meisaku, mica cavoli ), sempre complimenti vivissimi ad Aduskiev!
E' uno dei pochi meisaku che credo di non aver mai visto, ma dato che ho da poco riscoperto il genere, e che di questa serie sono usciti i cofanetti dvd, sai mai un giorno deciderò di colmare la lacuna...
Mi era sfuggito che Aduskiev fosse l'autore dell'approfondimento sui Meisaku. Allora ne approfitto per complimentarmi perche' per me e' stato l'approfondimento piu' interessante fra tutti quelli che si trovano su AnimeClick. Veramente bello, chi non l'ha ancora letto lo faccia!
Solo per fare i miei sinceri complimenti al redattore della recensione, interessante, preparato, misuratissimo nelle risposte senza mostrare alcuna reticenza. Complimenti. E aggiungo: è stato interessante anche leggere le considerazioni degli altri. Sono oramai un lurker da anni qui, ma ci tenevo a sottolineare il valore di questo spazio, bravi tutti e grazie Animeclick.
Utente10093
- 13 anni fa
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ohooo *o*...questo è davvero un anime stupendo *_*...grazie davvero di avermelo ricordato ...sinceramente non me lo ricordo bene e vorrei rivederlo ...comunque davvero complimenti per la bellissima recenzione, davvero molto bella e dettagliata , complimnti
Bellissima recensione!!esaustiva e ben scritta, quest'anime non l'ho mai visto ma sembra interessante, peccato che ho già mille anime che vorrei vedere prima di peline, ma sicuramente gli darò un'occhiata prima o poi!
E' sempre bello confontarsi con voi e leggere le vostre critiche. Non vorrei essere sfrontato, ma una critica spesso è più costruttiva di dieci complimenti. Ho apprezzato davvero le obiezioni mosse da Micheles e da tutti sul mio testo, obbiezioni che evidenziano quanto sia soggettiva l'interpretazione di un'opera e quindi, che ci sia sempre da imparare
Nutro una grande passione per il genere Meisaku, che, caso strano forse, apprezzo decisamente più ora che sono adulto di quando ero ragazzo. La delicatezza nel trattare temi così difficili, sentimenti forti, disgrazie tangibili rende i Meisaku un filone davvero particolare e squisitamente Giapponese. E' triste pensare che questa stessa sensibilità che l'Europa aveva nel XIX° secolo si sia persa col tempo, lasciando spazio a una letteratura infantile molto più sobria e fantastica, che poco ha di attinente con la realtà della vita e con la pedagogia del bambino. Nessuna madre farebbe leggere "En famille" ad un figlio prepubescente, resta quindi Peline, che deve ricordare ai nostri figli che, i drammi della vita sono sempre in agguato e che li spinge a riflettere su quanto esigui siano i piccolo crucci di un bambino italiano agiato di fronte a ben altre realtà. Insomma, a mio avviso, un modo per spingere il bambino a limare capricci e pretese e poi, non dimentichiamolo, una visione gradevole anche per ogni adulto.
Solo a ripensarci mi viene davvero un'angoscia.