Ahah troppo forte Raffaelli:D Prenderò sicuramente questo libro, visto che l'argomento trattato e' stato, prima di essere scritto, studiato con cura, cosa ormai rara per il genere..
L'ho acquistato la settimana scorsa, sono soldi spesi bene, credetemi. E' scritto con una chiarezza disarmante e si consulta che è un piacere. Complimenti a Tavassi per la completezza dei dati e per il mastodontico lavoro impiegato in quattro anni di studi e approfondimenti. Tra l'altro fra il sesto e il settimo capitolo c'è un saggio di Marco Pellitteri sul cosiddetto "anime boom" occorso tra il 1978 e il 1984, forse un po' ripetitivo nella scrittura, ma comunque di un certo interesse.
Devo averlo assolutamente! Dopo lo 'storico' Anime della stradefunta Granata Press, Le anime disegnate di Raffaelli e Anime al cinema della Yamato; anche questo volume di Tavassi deve essere nell mia personale libreria!
Grandoni? Probabilmente si riferiva a Francesco PRANDONI, senza il quale non esisterebbe niente di approfondito nella "critica" italiana. Anche se mi pare di vedere sempre meno "critici" e più sociologici che ripetono le stesse estenuanti cose. Non faccio nomi.
Preso a Lucca e in lettura. Davvero molto interessante.
Per la fila di Obata: io c'ero! T_T Sono riuscita ad entrare solo perchè sono arrivata un'ora prima, ma non era lo showcase (quello era il giorno prima in via Vittorio Veneto e lì si è rischiata davvero la rappresaglia!) era solo una conferenza stampa (di cui metà del tempo se lo sono fumato quelli della Panini per le solite ovvietà ) Cmq sono decisamente delusa dall'organizzazione di certi eventi a Lucca.
C'è un certo ritardo per alcuni volumi da Lucca @emmedue, lo so per certo, con i volumi della Disney è un incubo, se davvero non lo trovi aspetta l'ultimo giorno utile poi prenotalo o su Amazon o sullo store della Tunue, così non perdi lo sconto. Scherzando ma non molto ho avuto la possibilità di leggere anche io il volume, piuttosto bello e di sicuro interesse, non lo dico per dire la "frase fatta" anche per coloro i quali si volessero avvicinare all'animazione giapponese, e provare a capire un pò i suoi meccanismi, purchè non si pretenda di trovare - come mi sono realmente sentito dire Tutte e ciascuno le serie e i prodotti di animazione uscite in giappone che vuol dire non avere idea sia quel mercato, e forse di non avere capito il senso del volume - da utilizzare insieme al volume sulla Toei. Avrei voluto davvero assistere - tacendo - al dialogo sul World Masterpiece Theater...
Spero non sia l'unico volume di Guido Tavassi.
Riguardo ad Obata che devo dirvi, ho ricevuto irreferibili commenti su quella "cosa", ed una vivida descrizione di prima mano, credo che se giungerà una simile descrizione - e giungerà - in Cipangu avremo dei guai ad portare qualche altro importante autore dalle nostre parti..
P.S. comunque Pelliteri sbaglia su un punto non è che l'animazione non si fà più a mano, certamente è aumentata la quota del ricorso al cel shading - ma questo riguarda un pò tutto il mondo dell'animazione - ma
A) la base rimane il disegno, che deve essere di buona qualita.
B) Pagano poco e quindi stanno perdendo la loro scuola di disegnatori.
C) i gruppi Giapponesi tendono a far fare all'estero, e non solo negli stati del Sud Asia, i disegni, molte opere sono sviluppati da artisti e studi francesi.
Poi bisogna fare tutto un discorso sul ruolo del merchandising e anche sulla morte prematura di alcuni importanti artisti che qui lasciam perdere.
@Evangelion109 si che è chiaro, come ho dettolo stò leggendo anche io, poche pagine, come annota Raffaelli sul finire Guido tavassi è un nostro Obata in incognito, lo è sul serio, ma temo che questo lo sappia solo chi conosce la "Dark History" delle origini dei fansub italiani ed qualche cervellotico esperto di Gundam.
Marco Pellitteri (anonimo)
- 11 anni fa
10
Ciao, ottimo servizio! Solo una piccola precisazione per Debris: nella presentazione io per la verità non ho detto che oggi gli anime si fanno tutti con la tecnica del cel-shading. Ho detto che la definizione estetica, tecnica e quindi "operativa" del termine anime per indicare i disegni animati giapponesi oggi va riveduta e probabilmente allargata, dato che possono essere intesi come anime anche opere d'animazione (giapponesi) realizzate con tecniche più avanzate del disegno animato ma che rispecchino sostanzialmente dell'anime alcuni linguaggi espressivi e modalità di resa estetica: si pensi ad esempio agli anime che simulano il disegno a mano, mediante il cel-shading. Ciao a tutti, sempre in gamba e a presto! Marco
flanders (anonimo)
- 11 anni fa
02
Ma vi hanno dato un libro in omaggio per tenervi buoni? Non capisco perchè il mio post sia ancora da moderare, visto che non ho scritto nulla che non sia lontano dalla verità. Aggiungo: come fa il Tavassi a dire che in Giappone non c'è cultura storiografica se manco sa una parola di giapponese? Mica basta un roman album per farsi un'idea del genere sui giapponesi... Ad maiora, censori!
Mi sembra doveroso rispondere a flanders: non mi pare di aver detto che in Giappone non vi sia cultura storiografica, ho detto che i giapponesi hanno un diverso senso della storia. Come afferma ad esempio un antropologo come Hisayasu Nakagawa, che cita gli scritti dello storico politico Masao Maruyama, in buona sostanza per i giapponesi la storia si scrive da sé, non sono gli individui che incidono sul suo corso. Questa premessa mi è servita a spiegarmi - stando al campo d'indagine che ci interessa - come mai non ho trovato le decine di saggi storici scritti da giapponesi sulla loro animazione che mi aspettavo, ma solo qualche volume (per la precisione è questo che ho affermato in conferenza). Sotto questo aspetto consideriamo anche ad esempio che per vedere il primo testo del genere si è dovuto aspettare ben 70 anni, ossia il 1977, anno di pubblicazione del libro di Katsunori Yamaguchi e Yasushi Watanabe (di cui purtroppo non sono riuscito a procurarmi una copia dato che le poche offerte su Amazon.jp erano riservate a residenti in Giappone!). Del resto basta sfogliare le bibliografie internazionali per notarlo, oppure condurre qualche ricerca bibliografica mirata, come ho fatto io utilizzando le chiavi di catalogazione (è sufficiente conoscere poche parole). Di testi storici specifici, comunque, ne ho potuti reperire e consultare in particolare due, uno di Futoshi Kitano del 1998 (Nippon anime shigaku kenkyû josetsu, 208 pp.) e un altro di Yasuo Yamaguchi del 2004 (Nippon no anime zenshi, 220 pp.), che però tralasciano del tutto l'animazione indipendente, concentrandosi sul mainstream. Ma di tutta questa ricerca flanders, come chiunque altro, potrà trovare ampia traccia nel libro. Approfitto di questa necessaria precisazione per ringraziare e salutare con affetto Lara e gli altri ragazzi di Animeclick che erano a Lucca e con cui ho avuto il piacere di chiacchierare.