"Un'altra particolarità che caratterizza la forma mentis dell'aspirante mangaka italiano concerne la concezione della divisione del lavoro; Ono e Yuzunoki raccontano di come gli italiani siano spesso restii ad occuparsi delle parti accessorie del lavoro di disegnatore, ritenendo alcune pratiche quali ad esempio la retinatura, compito degli assistenti. Anche se usufruisce dell'aiuto degli assistenti, il mangaka deve sempre partire dal presupposto che il lavoro sia tutto sulle sue spalle, che disegnare un manga significa disegnarlo nella sua interezza, senza pensare di poter delegare ad altri le parti del lavoro meno interessanti o più routinarie."
Primo motto di un italiano : Mai fare tu qualcosa che puoi far fare a qualcun'altro.
Mi spiace dirlo ma secondo me non vedremo mai un mangaka italiano, come dice Ono non abbiamo la mentalità ma soprattutto manca a tanti il concetto di lavoro, impegno, sacrificio per ottenere qualcosa.. peccato!! (questa è solo una mia opinione) Comunque continuate a provarci voi che potete
megaloman1
- 11 anni fa
42
già ci facciamo notare da tutti... sento però una punta di preconcetto nelle parole di Ono...( all' Hetalia tanto per intenderci) tant'è che se dice di litigare con moltissimi degli autori che ha sotto di se ed in più uno di quelli che più stima gli dà numerosi grattacapi, non credo sia un problema solo di italiani... molto probabilmente ha gli stessi problemi con i suoi mangaka giapponesi, con la differenza che gli rendono di più e quindi li tratta meglio, perciò ha un bel da dire degli italiani...scusate ma un poco di amor patrio nonostante tutto mi rimane perchè conosco moltissima gente che fa e ha fatto sacrifici tutta una vita per arrivare dove è... a differenza di quanto afferma AleManfre... forse il nostro problema più grosso è che disamiamo l'italia talmente tanto da farci trattare da dementi da tutti... tranne che nel calcio; eccerto così il primo che millanta cavolate su di noi si trova quelli a cui da addosso che gli danno ragione... piu figo di così...
naturalmente non credo affatto che il signor Ono ci voglia dare consciamente addoso, era per strigliare i miei compatrioti di dura cervice.... anzi penso che, apparte lo strafalcione diplomatico, abbia voluto bonariamente dare consigli preziosi nell'ambito della sua esperienza validi non solo per noi italiani ma anche per giapponesi, americani, africani ecc...
comunque secondo me un fumettista italiano che voglia fare manga in giappone, dovrebbe andare là e ricominciare tutto da capo, cambiando modo di pensare e di disegnare, sarebbe un bell' arricchimento professionale, ma non di facile attuazione... se penso che una persona che conosco lavorando come fumettista per una nota casa editrice italiana, alla domanda se fosse possibile introdurre una ventata manga nelle pubblicazioni le hanno mangiato la faccia... il che vuol dire che un fumettista ormai fatto su modi "nostrani" difficilmente potrà adattarsi allo stile manga, perchè in patria non trova aperture... al contrario un novizio, coi soldi e una spinta, andando là credo abbia molte più probabilità partendo da zero... spero di essermi spiegato bene. aggiungo... se come dice Ono sono aperti agli stranieri forse piu che fare maga dovremmo esportare i nostri dylan dog, Tex, Zagor... vorrei proprio vedere se sono così aperti dopo; secondo me farebbero un flop pazzesco... per quanto sono aperti...
ps: naturalmente quando parlo di editore nostrano non parlo certo degli editori che importano i manga che compriamo... a buon intenditore poche parole
Dato che è stato toccato il tema della diversa mentalità tra gli Italiani ed i Giapponesi, non entro a dire molto al riguardo, però penso che Ono abbia piuttosto ragione a livello generale, senza parlare solo degli Italiani. Benché io stessa voglia buttarmi in questo mondo, mezzi economici o meno a parte, mi rendo conto che è un lavoro che richiede tantissimi sacrifici anche se permette di fare qualcosa che piace e lo stress del lavoro dipenderà dalle capacità e idee che uno ha. Uno dei primi sacrifici che si dovrebbe fare per diventare mangaka in Giappone penso che sia almeno imparare la lingua e poi soggiornare là per capire com'è che funziona realmente la vita, lasciando quindi non dico tutto, ma gran parte delle cose alle spalle. Non penso che un semplice corso di formazione annuale possa bastare per disegnare manga. Sembra parlare facile, ma non è credo che sia una decisione alla fine tanto semplice, occorre tempo, denaro e fatica e uno deve essere almeno sicuro di voler arrivare alla fine, magari con qualche fallimento, ma almeno ci ha messo e ci ha provato...
@ Akemichan Si anche a me sembrano proprio assurde. Penso volessero dire 80 e 30 pagine AL MESE, che poi è in effetti il numero di pagine di 4 capitoli settimanali o di uno mensile
Pare che l'interprete presente all'incontro abbia davvero detto - entrambe le volte - "giorno", tuttavia considerando che probabilmente nemmeno Tezuka sarebbe stato in grado di disegnare 80 pagine al giorno abbiamo corretto in mesi, ipotizzando un più probabile errore di traduzione.
Il mercato interno italiano è così piccolo che non permette lo sviluppo di tanti talenti che abbiamo e che per campare scelgono magari altre professioni.
Ma ci sono esempi di disegnatori come Matteo Scalera che si è ritagliato un bello spazio nel mercato americano ed è molto bravo.
L'idea dell'italiano pigro non mi convince, più che altro direi che i pochi disegnatori italiani professionisti "non vanno" in giappone ma si dirigono verso francia e america e quelli che ci provano o vorrebbero provarci non sono e non saranno mai professionisti, rimanendo sempre a un livello di tecnica amatoriale.
Ma come scalera e altri sono riusciti ad arrivare alla marvel, possiamo conquistare pure il mercato giapponese.
Ma la domanda è perché un italiano dovrebbe fare un "manga"!? Non voglio parlare di americani e francesi, ma parliamo dei coreani che fanno fumetti che si leggono da sinistra a destra pur se il disegno è ovviamente simile vista la vicinanza.
La sola idea di scimmiottare i manga da una parte è giappominkiosa e dall'altra non ci si ricorda che un manga è un "fumetto" giapponese. Allora secondo me un qualsiasi aspirante fumettista deve fare un fumetto e basta, poi per lo stile di disegno può scegliere quello che vuole, ispirarsi o inventarsene uno, non è importante.
P.S. grazie al ca**o che i francesi ad esempio sono a un livello più alto di noi ci sono un sacco di riviste di fumetti a partire da spirou. Noi abbiamo la bonelli è vero, però non li compra nessuno i fumetti, one piece venderà 60mila copie, una miseria...
"Diventa mangaka in un anno" l' hanno sparata grossa, non sto nemmeno a commentare questa frase... La mentalità giapponese è contorta e complicata da comprendere, se non si ha avuto diretta esperienza in Giappone con i Giapponesi, la vedo davvero dura... Non è una cosa che si comprende su due piedi, ci vuole tempo. Questa società non si capisce da libri, fumetti, interviste, è quando ci sei dentro che incominci a capire e comprendere. Per chi vuole pubblicare o semplicemente lavorare in Giappone, come prima cosa deve mettersi in testa che deve capire, entrare e soprattutto adattarsi completamente in quella mentalità. Che tu sappia la lingua è una cosa scontata. In Giappone hanno le loro regole, ti ci adatti PUNTO. In realtà è un discorso che vale per tutti i Paesi del mondo, ma va sempre considerato il fatto che il Giappone sia un Paese moooolto più chiuso (e razzista) rispetto ad altri. Tutto questo molta gente non lo fa, e si getta a capofitto nel vuoto. Non conoscono minimamente il mercato, il settore, la società, vanno completamente a caso. Del tipo "Andiamo in Giappone senza sapere una parola e presentiamo il nostro fumetto ad una delle più grandi case editrici giapponesi!" Sì, come se potesse funzionare... Inoltre c'è tutta la storia del lavoro e del modo di fare le cose. Anche lì tantissime diversità. I Giapponesi sono davvero delle macchine nel lavoro, ma anche in Italia abbiamo gente che si mette sotto, non sono mica tutti pigri e cialtroni...almeno, la gente seria.
Poi, ancora qui a tirarla con sta storia del fare IL Manga in Italia... perchè sempre questo etichettare ed inquadrare ogni cosa? Iniziamo a fare fumetti per BENE, non copie. Opere originali ed interessanti, cose che si facciano valere nel settore(in verità qualcosa già c'è). Diamo forma a questo settore e facciamolo crescere. In Italia il fumetto non è realtà quotidiana come in Giappone. Per questo motivo gli unici che adesso possono dare una mano sono i fan del settore, loro per primi dovrebbero dare più opportunità e supportare la gente emergente. Ma anche qui c'è tanta incoerenza e tanti pregiudizi. Ho visto gente che vorrebbe fare "manga" in Italia, ma che è la prima a dire "non comprerei mai un manga fatto da Italiani" WTF? e poi anche tanta gente arrogante, tanta.
MA c'è un MA. La gente brava che si fa il mazzo c'è pure in Italia! E non so se vene rendete conto, anche nel fumetto tutta la gente buona fugge all' estero, vedi solo la Francia. Non sarò un' esperta, ma dò opportunità e leggo indifferentemente dal fatto che sia manga, comic, graphic novel, fumetto, topolino, Tezuka... Leggo tutto, basta che sia interessante. Opere che mi hanno colpito molto ultimamente sono state Love di Federico Bertolucci e le tavole di Dall'Oglio. Di cose interessanti cene sono, basta cercare... la situazione si sta muovendo pian piano. Anche il settore amatoriale (Wild Fang, Hadez, Galena guard... e tanti altri), se avete tempo dategli un' occhiata!
ma io ti do il cencio per terra , ti porto fuori il cane e di bado la nonna con l'alzheimer se mi fai disegnare un manga in giappone altro che mettere retini.
Bisogna anche sapere, che in Giappone, fare un manga, è diverso da come l'ho fanno in Italia, America ho francia, per dire ognuno ha il suo modo di disegnare le vignette, fare i disegni e scriverli (io per esempio, dopo un passato di Topolino, e fumetti Italiani, mi sono dato ai Manga, perchè solo li ho trovato un livello tale soprattutto artistico, che mi ha spinto sempre di più a leggere autori Giapponesi). Se un manga è scritto da Italiani io non do per scontato che non lo leggerò, ma deve avere tutti i crismi del manga, ha partire dalla divisione delle tavole, fino al disegno. Per noi Italiani forse è meglio il metodo americano, o europeo per dire funziona cosi:
C'è una serie in corso 1) la serie sarà seguita per tutta la durata da più autori 2) i disegni potranno cambiare anche moltissimo da numero a numero (sempre perchè i disegnatori cambiano) 3) di solito in un fumetto ocidentale, uno fa solo le matite, poi un'altro fa le chine, poi uno fa la storia, uno il lettering, e magari c'è un'altro che colora le tavole, ditemi voi come ci si fa ad affezionare ad una testata, cosi con tutte le persone che ci girano attorno......
ammetto che sia l'articolo, sia i commenti degli utenti sono davvero interessanti e capaci di dare numerosi spunti di riflessione. Il primo, difatti, è riflettere sul fatto che Italia e Giappone hanno e avranno due stili di vita e di concezione dell'operato, del lavoro e del modo di affrontare e condurre gli impegni quotidiani in modi diametralmente diversi che non collimeranno mai.
Trovo sia un articolo molto interessante, soprattutto per capire finalmente cosa serve per proporsi in Giappone. Ci vorrebbe più umiltà per cogliere i consigli invece delle critiche.
Diventare mangaka è un sogno che accomuna tanti appassionati, ma purtroppo credo che per la maggior parte rimarrà tale. Imporsi nel mercato giapponese è difficilissimo per la spietata concorrenza che c'è, differenze culturali a parte. La sola forza di volontà non basta, ci vuole talento, fortuna, capacità di adattarsi ecc. E nonostante uno faccia tanti sacrifici non è detto che ci riesca. Per quanto riguarda il lavoro di editor credo sia importantissimo, un buon editor è fondamentale perchè deve saper spronare l'autore, deve far rispettare le scadenze e il fatto che Ono-san parli di contrasti non mi stupisce proprio, ansi... si sa poi che quando un opera vende tanto sono proprio gli editor che premono per allungare la storia per scopi puramente commerciali e poi si finisce per rovinare l'intero lavoro. ( Vedi Naruto Shippuden, che a quanto pare stavolta sta finendo per davvero!) Un buon editor quindi deve sapere anche quando fermarsi ma purtroppo quando entrano in gioco i soldi che sia giapponese, italiano o americano poco importa. E' vero che in taluni casi la nostra fama di italiani fannulloni ci precede ma non credo sia solo una questione di forma mentis, gli standard giapponesi sono molti alti e spesso loro si dedicano completamente al lavoro sacrificando tutto il resto, ma diventare famosi del calibro di Kishimoto, Oda o Toriyama è difficile anche per un giapponese stesso, questo non bisogna dimenticarlo. Sicuramente articolo interessante che offre molti spunti di riflessione, oltre che di confronto.
Primo motto di un italiano : Mai fare tu qualcosa che puoi far fare a qualcun'altro.