Tutti i giornalisti devono sempre gettare sterco sulle serie animate giapponesi. Quelli che li definiscono amorali, quelli che credono che siano portatori di ideali scorretti o che incitino alla violenza, ecc... E poi si fanno i soliti paragoni come "Ken = sassi dal cavalcavia". Però non ho mai visto nessuno insultare i cartoni americani. Tom e Jerry cosa mi ha insegnato? Che i topi sono i migliori amici dell'uomo, che la violenza, soprattutto se è esagerata, è cosa buona e giusta, ecc... Willy il Coyote? Che se c'è qualcuno che ti sta antipatico, fai bene ad usare qualunque mezzo, anche la dinamite, per farlo fuori. E così via, potrei citare centinaia di cartoni animati americani che sono "amorali".
Ovviamente non voglio gettare sterco sui cartoni animati americani. Li ho amati da piccolo, tanto quanto ora amo gli anime. Semplicemente, sto cercando di dire che ogni cosa venga trasmessa in tv è opera di fantasia, è finzione, e come tale va guardata. La televisione non è portatrice di ideali.
Ale (anonimo)
- 10 anni fa
00
@Ale, giusto per, un esempio di articolo recente contro un anime?
In uno dei miei commenti ho già citato il poco lusinghiero servizio sul tg2, andato in onda nell'edizione delle 13.00 di ieri, riguardo al live action di Lupin, che era in realtà un generico pezzo giornalistico denigratorio verso l'animazione (e cultura direi anche) giapponese.
Ad articoli come questo si può reagire in due maniere: 1) Indignazione e disprezzo, tipica reazione del fan sfegatato dell'animazione nipponica dei primi anni '90; io ero così e non mi vergogno a dirlo! 2) Cercare di capire e ribattere punto per punto alle contestazioni del giornalista, argomentandole bene. Poiché adesso di anni ne ho 44 mi viene da dire che senz'altro la seconda strada è la migliore, però è difficile farlo se l'interlocutore parte già con dei pregiudizi così marcati e definitivi, purtroppo! Spagna ed italia quanto a situazioni in fatto di anime hanno molto in comune, perché anche in terra iberica i primi anime giunsero più o meno nello stesso momento, cioè la seconda metà degli anni '70, così come anche in fatto di titoli trasmessi. Non mi stupisce più di tanto che anche le reazioni negative da parte di certi ambienti siano abbastanza simili. La cosa che considero più difficile da far capire a questo giornalista e che la produzione giapponese abbraccia moltissimi generi diversi di storie, e che non per forza hanno come scopo di raccontare vicende con una morale o scopo educativo, ma sono solo intrattenimento, nel caso specifico di Doraemon con uno specifico target d'età, ed è per questo che senz'altro il nostro giornalista trova insopportabile questo titolo. Oltretutto scorrendo la disamina che questo fa di Nobita e la sua famiglia appare evidente che non ha capito che i personaggi sono delle semplici macchiette rappresentanti stereotipi e tic tipici delle famiglie giapponesi degli anni '60/'70 Ovviamente è una rappresentazione caricaturale funzionale ad un titolo umoristico con un target molto giovane, ma la cosa che il nostro giornalista ignora del tutto è che un tale prodotto fu pensato per il mercato interno giapponese, non certo per quello spagnolo, americano o italiano. E' chiaro che non vede nella rappresentazione di Doraemon quelle idee e quei valori che lui desidererebbe trovare in una produzione che guardano i suoi figli, ciò non di meno i suoi figli invece guardano quell'anime proprio perché non si fanno tutti i crucci e non hanno tutti i pregiudizi del genitore. Alla fine ci si dovrebbe chiedere chi tra Doraemon e il giornalista di El Pais ha visto? Ovviamente il primo, perché i bambini alla fine lo guardano in barba alle fisime degli adulti. Resta ancora da discutere un aspetto che, purtroppo, caratterizza queste polemiche, cioè il fatto che quando si tratta di disegni animati le polemiche al 99,9999% riguardano sempre e solo le produzioni giapponesi. Se nei primi anni in cui arrivarono in Spagna, Francia ed Italia tutto sommato potevano anche essere comprensibili, vista l'assolta novità, oggi, a quasi quarant'anni di distanza è triste constatare come in certi ambienti culturali ci sia ancora tanta chiusura e ostentata ignoranza verso questa industria culturale. Sarò forse pessimista, però ci vedo ancora una sorta di razzismo strisciante verso una cultura ed un popolo che non appartengono alla famiglia europeo/giudaico/cristiana, e anche se poi non lo ammetterebbero mai nemmeno sotto tortura, persone come quel giornalista spagnolo e tanti altri "tuttologi" italiani continuano a considerare ciò che arriva dal Giappone, tolti ovviamente i prodotti tecnologicamente avanzati, come roba di bassa qualità, non originale e sostanzialmente inferiore. Purtroppo questa spocchia eurocentrica, ancorché al di fuori della realtà, è dura a morire!
Effettivamente, è di parte. Non tanto per quello che dice (in pratica, ha ragione perché parlava degli Europei, non degli Americani) ma perché si capisce che il suo scopo era di criticare il Giappone e i suoi prodotti, cosa che non dovrebbe andare in una televisione nazionale su un servizio su Lupin III
Ale (anonimo)
- 10 anni fa
00
>(in pratica, ha ragione perché parlava degli Europei, non degli Americani)
Anche l'Europa è stata influenzata dal Giappone più di quel che si creda, mai sentito il termine giapponismo? Quel servizio giornalistico era semplicemente spazzatura.
Utente42460
- 10 anni fa
20
Io comunque quelli che vedono in Peppa Pig la fine della società occidentale li invidio,perchè se dirigi tutta la tua rabbia verso una serie destinata ad un pubblico prescolare vuol dire che non hai problemi più gravi a cui pensare.
Poi vabbè,i commenti sono il solito florilegio di Giapponebbuono vs Noggiapponenobbuono ma si sa che la sezione commenti di Animeclick non è famosa per la sua imprevedibilità.
Ps. per non parlare di "Io ho visto Lady Oscar a 2 anni e capivo tutto!",ho rischiato la slogatura della mascella per le risate.
>Ps. per non parlare di "Io ho visto Lady Oscar a 2 anni e capivo tutto!",ho rischiato la slogatura della mascella per le risate.
Mai detto "e capivo tutto", è disonestà intellettuale distorcere le parole altrui, ad ogni modo io riuscivo a seguirla, anche se in maniera approssimata, se tu non ci riuscivi, problemi tuoi... Negli anni 80 la maggioranza dei cartoni in tv erano giapponesi, ed essi avevano tutti trame più articolate di Peppa Pig, ma noi piccini ci appassionavamo con una formidabile naturalezza. Nessuno prova "rabbia" verso Peppa Pig, penso che ci sia comunque la libertà di dire che come prodotto per la prima infanzia lo si trova pessimo. D'altra parte, il giornalista spagnolo non si è risparmiato con Doraemon, e lui scrive pure su un giornale, ostentando un'incredibile ignoranza (è evidente che non sa che la serie è nata negli anni 60, da cui ne derivano certi stereotipi, attualissimi comunque anche adesso, pure in Occidente).
Utente42460
- 10 anni fa
01
"ad ogni modo io riuscivo a seguirla"
Si,certamente,chi non ricorda quello che faceva a due anni.Ma avere la decenza di non prendere per il c**o gli altri proprio non è possibile,eh?
"Negli anni 80 la maggioranza dei cartoni in tv erano giapponesi"
Ennò,non è giusto,avevo appena rimesso la mascella a posto.
Poi può essere benissimo che tutte le decine di serie americane trasmesse negli anni '80 (insieme a quelle giapponesi ovviamente) siano arrivate in Italia soltanto nel mio piano dimensionale.Può capitare.
"ma noi piccini ci appassionavamo con una formidabile naturalezza."
Noi chi? Personalità multiple o arroganza? Io quando scrivo una cosa ho l'onestà intellettuale di parlare per me stesso,senza nascondermi dietro un "noi". La stupida moda facebookiana del "noi che" dovrebbe rimanere su Facebook.
Che poi io vedo tanti miei coetanei che hanno un QI che è un numero irrazionale,altro che la generazione dei "mitici anni 80".
"Nessuno prova "rabbia" verso Peppa Pig, penso che ci sia comunque la libertà di dire che come prodotto per la prima infanzia lo si trova pessimo."
Un first world problem analizzato con calma rimane un first world problem.
Ale (anonimo)
- 10 anni fa
00
>Si,certamente,chi non ricorda quello che faceva a due anni.Ma avere la decenza di non prendere per il culo gli altri proprio non è possibile,eh?
Io ho pure una cassetta in cui canto Conan ragazzo del futuro, ed avevo due anni, parola dei miei genitori, e ho dei ricordi abbastanza nitidi inerenti a certi eventi della mia età prescolare! Per esempio disegnavo in stile manga sui cartoni del pane! Che ne sai tu per giudicarmi? Non sto prendendo in giro nessuno!
>Ennò,non è giusto,avevo appena rimesso la mascella a posto.
>Poi può essere benissimo che tutte le decine di serie americane trasmesse negli anni '80 (insieme a quelle giapponesi ovviamente) siano arrivate in Italia soltanto nel mio piano dimensionale.Può capitare.
Secondo me, le serie giapponesi superavano numericamente quelle americane, ma dal momento che non abbiamo numeri alla mano inutile che controribatti come se tu avessi ragione ed io torto. Rimane il fatto che c'erano moltissimi anime in tv a differenza di oggi, in cui la tv è monopolizzata da serie di produzione occidentale.
>Noi chi? Personalità multiple o arroganza? Io quando scrivo una cosa ho l'onestà intellettuale di parlare per me stesso,senza nascondermi dietro un "noi". La stupida moda facebookiana del "noi che" dovrebbe rimanere su Facebook.
Noi bambini che ci appassionavamo ai cartoni giapponesi di allora, molto più che a quelli americani. Tu non rientri nella categoria, a te piacevano nella stessa maniera probabilmente, o forse predilivi quelli americani, tu come molti altri, io sto parlando di quelli come me, che avevano una chiara preferenza fin da piccoli per l'animazione giapponese. Un "noi" è legittimo perchè dubito di essere stata l'unica con questa preferenza. Moda facebookiana? Ti informo che non ho Facebook, al contrario di te apparentemente, visto che ne conosci le mode.
>Un first world problem analizzato con calma rimane un first world problem.
Ma fammi un favore, sei tu che ne stai facendo un affare di stato solo perchè qualcuno sostiene che Peppa Pig non sia un buon prodotto per bambini...Fattene una ragione e datti una calmata...
Ale (anonimo)
- 10 anni fa
00
Che poi il "noi" da me usato si può applicare benissimo semplicemente ai bambini che amavano i cartoni giapponesi negli anni 80, senza stare a fare graduatorie di preferenza tra animazione giapponese ed americana. Il "noi" mi viene spontaneo perchè ho vivi ricordi nella mente, i "concerti" che facevamo quando esplose la mania per Creamy, avevo 5 anni allora; ricordo quando comprammo la musicassetta di Creamy e tutti i bambini del vicinato vennero ad ascoltarla da noi, mio padre che tornava a casa la sera da lavoro con le tasche piene di buste di figurine di Creamy, Licia, Georgie, etc., lo scambio di figurine con gli amichetti, le bacchette magiche fatte artigianalmente, il nastro di Hilary fatto artigianalmente, la ragazza più grande che abitava davanti casa mia, bravissima a disegnare, alle volte prepotente, alle volte gentile, che una volta regalò a me e a mia sorella degli splendidi disegni di Lamù, la bambina che abitava sotto casa mia, che avevamo soprannominato Sakurambo, quando giocavamo a mangiare il riso coi cubetti bianchi dei regoli e a bere il sakè con il tappo delle bottiglie d'acqua, etc. Il mio NOI riguarda questi ricordi d'infanzia, condivisi con altri bambini realmente esistiti, sai?
Ma vogliamo parlare di questa ossessione (eh sì!) del "cercare una morale in ogni cavolo di opera"? Mah...
Ah ps. vi raccomando di non dire nulla a questo signore a proposito dell' esistenza di un cartoon americano chiamato "The Fairly OddParents" ("Due fantagenitori" qui in Italia), potrebbe rimanere seriamente shockato...
Doraemon è un cartone per bambini, è adatto anche ad un bambino di 2 o 3 anni, ma nonostante sia un Anime pensato per un pubblico infantile, ha molti insegnamenti. Spesso gli episodi hanno una morale, ed insegnano molte cose. I personaggi spesso si arrabbiano in continuazione e si lamentano. Nobita spesso ha degli amici molto dispettosi (Gian e Suneo in particolare), ha una madre troppo severa che non accetta mai un piacere che gli chiede Nobita, un padre molto occupato col lavoro, un maestro molto esigente, ma ha un'amica buona e gentile (che sarebbe Shizuka) di cui è molto innamorato. Invece Peppa Pig non insegna niente ed è un cartone pensato per un pubblico infantile (tra gli 0 e i 4 anni), è un cartone per bambini di età prescolare. Diverte e basta! Su Peppa Pig invece è l'opposto! I personaggi non si arrabbiano mai e non si lamentano mai! Sono sempre felici! Non ci sono antagonisti! È proprio questo che mi preoccupa! E quando succede qualcosa di strano (tipo quando si perdono la chiave della macchina o quando si dimenticano qualcosa a casa, o quando si rompe qualcosa), non si arrabbiano e non si lamentano, anzi... George al massimo si mette a piangere, e mamma e papà Pig non litigano, anzi... Risolvono le cose senza alcun lamento! Non prendono in giro a nessuno! E alla fine di ogni episodio si mettono a ridere. Peppa Pig non ha amici dispettosi, si dimentica qualcosa o lascia in disordine la cameretta, ma tanto i genitori non la sgridano. La maestra non sgrida mai i suoi alunni. Fanno sempre e solo cose positive! Comunque io preferisco Doraemon perché ha una trama più decente e insegna qualcosa. Comunque vi consiglio di far vedere ai vostri figli, Doraemon invece di Peppa Pig. Avranno magari un'infanzia migliore
Però non ho mai visto nessuno insultare i cartoni americani.
Tom e Jerry cosa mi ha insegnato? Che i topi sono i migliori amici dell'uomo, che la violenza, soprattutto se è esagerata, è cosa buona e giusta, ecc...
Willy il Coyote? Che se c'è qualcuno che ti sta antipatico, fai bene ad usare qualunque mezzo, anche la dinamite, per farlo fuori.
E così via, potrei citare centinaia di cartoni animati americani che sono "amorali".
Ovviamente non voglio gettare sterco sui cartoni animati americani. Li ho amati da piccolo, tanto quanto ora amo gli anime. Semplicemente, sto cercando di dire che ogni cosa venga trasmessa in tv è opera di fantasia, è finzione, e come tale va guardata. La televisione non è portatrice di ideali.