Se è vero quello che afferma la Kamimura, si tratta di sfruttamento quasi al limite della schiavitù! In tali condizioni immagino che moltissimi esordienti finiscano per scoraggiarsi e cercare un altro impiego. Ammettendo però che a questi esordienti venissero affidati solo i compiti più semplici, in ogni caso 1€ all'ora è davvero troppo poco, non potrebbero vivere con tale cifra!
Probabilmente per i datori di lavoro e per la legge giapponese i novellini saranno considerati come degli stagisti e quindi non rientrano nella categoria dei lavoratori che hanno diritto al salario minimo garantito e tali animatori possono essere sottopagati come vogliono, tanto il mercato degli anime è in crisi, purtroppo, per altri motivi, ben più gravi degli stipendi degli animatori. Questa è l'ennesima prova di quanto il salario minimo garantito non sia altro che uno specchietto per le allodole. Non c'è niente da fare, devono essere i datori di lavoro a capire, che in una società moderna e consumista, i lavoratori, soprattutto se sono dei principianti, non possono essere sottopagati e non solo per motivi di dignità, ma soprattutto per motivi economici, perché con dei dipendenti ben retribuiti, loro diventano ricchi da fare schifo, ma probabilmente a questi datori di lavoro della vita dei loro dipendenti vale niente. In questo caso c'è l'aggravante che il mercato degli anime è un mercato di nicchia.
Una notizia che non sorprende eccessivamente in un'epoca contrassegnata dallo sfruttamento dei lavoratori in numerosi settori, animazione compreso. 1 euro all'ora è mortificante per qualsiasi lavoratore che certamente meriterebbe un salario dignitoso e capace di indirizzarlo ad una vita accettabile, non sotto la soglia minima di sopravvivenza. Bisogna superare l'ideologia capitalista attuale che prevede pochi ricconi, piendi di soldi, e la massa che cerca un lavoro accettabile e dignitoso per sè, spesso ottenendo delusioni, mortificazione e sfrtuttamento ai limiti della schiavitù. Continuando in questo modo, infatti, la situazione generale non potrà altro che peggiorare.
No @Rum, bisogna solo superare l'ideologia capitalista liberale, per metterci al suo posto, quella Keynesiana o ancora meglio l'ideologia capitalista targata MMT.
anche se in questi due anime più che dei costi si parla dei tempi stretti di lavorazione. Spiegano comunque bene e in modo divertente il processo di realizzazione di un episodio.
Beh, insomma... in Shirobako Ema torna tutti i giorni a casa in bicicletta per prepararsi il pranzo in quanto più economico che comprarlo fuori già pronto. E questo nonostante dicano che sia una di quelle che rincasa più tardi di tutte.
Se non sbaglio lo staff di Shirobako aveva anche pubblicato un grafico su quanto guadagnerebbero annualmente i personaggi nella vita reale a seconda dell'occupazione.
9400 dollari sono circa 8600 euro, divisi per dodici... 716 euro al mese. Ci credo che Ema si fa il pranzo a casa, va in bici al lavoro ed è contenta quando non è malata e può andare a lavorare xDD (magari a qualcuno sembra pure "normale" - virgolette obbligatorie - per un novizio, ma considerate che il costo della vita in Giappone in certe zone cittadine è altissimo)
In Italia esiste il praticantato (per esempio negli uffici legali e in altre professioni) in cui si lavora gratis per anni senza poi avere nulla alla fine. Ed e' anche legale. Su questo siamo piu' avanti dei giapponesi
dire che trovo interessante questo articolo è dire poco. di certo ora mi sentirò più in colpa quando dirò "perché non hanno fatto/non fanno quell'anime!!!"
certo che sicuramente esisteranno studi di produzione migliori e studi peggiori
Finalmente qualcuno che denuncia la situazione. Ora bisognerebbe iniziare una campagna di sensibilizzazione con magari la lista delle case di animazione sfruttatrici, qualche manifestazione e una raccolta firme da sottoporre al parlamento giapponese perché il "Cool Japan" sta facendo il co(u)l (scusate la franchezza) a molti animatori giovani, basta ricordarsi i recenti episodi di suicidio.
La situazione degli animatori non stupisce, se si pensa già solo a quella dei mangaka, che praticamente sacrificano gran parte della loro vita al disegno e spesso si ammalano a causa dello stress dovuto al lavoro...certo, per lo meno, il loro stipendio ricompensa i sacrifici, ma solo in caso di successo.
Sam Hitogami
- 9 anni fa
50
Raga, guardate che stò sfruttamento va avanti fin dagli anni 70, non è una cosa recente . E' la scoperta dell' acqua calda. Solo che una volta non c'era internet dove lavare i panni sporchi davanti al popolo. La situazione lavorativa è ingiusta e nessuno lo nega, ma non lamentatevi troppo : se fino ad oggi avete potuto gustarvi tanti capolavori, è grazie a questa situazione, che permette ai produttori di rimanere in spese contenute offrendo un alta qualità . Altrimenti l'animazione jap avrebbe fatto la fine dei cartoni televisivi americani degli anni 90, tutti disegnati in Corea da scarabbochiatori pagati 100 lire con disegni piatti e animazioni oscene. O quelli odierni, fatti co disegni stilizzati animati col flash.
Quella dello sfruttamento degli animatori è una situazione tristemente nota, ma non se parla mai abbastanza. Ma in questo articolo, quindi, chi ha ragione? Cambia sostanzialmente se la paga dei frame si aggiunge ad una fissa o meno.
@Sam Hitogami: Se è per questo lo sfruttamento cominciò già nel 1963, quando la Mushi Production di Osamu Tezuka realizzo la prima serie TV: Tetsuwan Atom (Astroboy nel resto del mondo). Per contenere al massimo i costi, nel timore che le TV gli rifiutassero il prodotto, Tezuka imponeva ai suoi collaboratori, e pure a sé stesso, orari di lavoro impossibili e remunerazioni assai misere. Fu questo che stabilì lo standard per molto tempo dell'animazione seriale giapponese. Comunque per certe lavorazioni meno raffinate, già negli anni '80 e '90 anche i produttori giapponesi si rivolgevano a studi coreani e filippini, e più recentemente ho sentito dire che guardavano anche a paesi come il Viet Nam. Per la carità, io non sono addentro a questo settore, perciò non ho informazioni precise, però credo che alla fine le migliori produzioni non siano quelle che si rivolgono a chi fa lavoro al più basso costo possibile. In ogni caso con 1€ all'ora non riesci a vivere decentemente in nessun paese del G8, tanto meno in Giappone, per questo credo che siano in pochi che resistano in tali condizioni per più di qualche mese, forse è anche un modo per selezionare i più motivati. Ciò non toglie che questo sfruttamento sia profondamente ingiusto! @alisa: C'è da sperare che qualcuno là lo faccia, però mi sembra difficile, viste le abitudini ed i riti della società nipponica. @dtotaku: Credo tu abbia centrato perfettamente la questione!
Il problema, per come lo vedo io, e in generale (per qualsiasi lavoro) non è l'essere "sfruttati" inizialmente bensì definire un tempo "limite" per quanto ciò possa durare. Fare 2-3 anni di "apprendistato" gudagnando pochissimo ci sta, purchè al termine lo stipendio si normalizzi con un corretto minimo contrattuale-nazionale. Il sacrificio iniziale lo si sopporta con la passione.
Ovvio invece che se lo "sfruttamento" dura 5-10 anni (poi immagino che uno crolli) la cosa non vada assolutamente bene anche perchè la giustificazione del "far carriera" vale per 1 su quanti ? 10, 100, 1000 ?
Se non ricordo male qualche hanno fa sempre su Animeclick era passata la notizia che lo stipendio medio per i disegnatori assunti regolarmente, prendevano circa 8 euro netti l'ora. La cosa è scandalosa, perchè non sono prezzi accettabili per la dignità delle persone. Prende di più un barista inesperto in giappone. Speriamo che si smuova qualcosa per aiutare i disegnatori giapponesi, che amano il loro lavoro, ma sono costretti a diventare schiavi pur di farlo.
Il lavoro è sacro e come tale deve essere ben retribuito.Non ci sono giustificazioni di mercato che giustifichino tale situazione,anzi l'aggravano maggiormente perchè ciò dimostra in maniera lampante l'anteporre del guadagno degli studi di animazione al benessere dei lavoratori. Scritto ciò,purtroppo è una situazione venuta a galla solo oggi grazie ad internet,sennò in pochi ne sarebbero al corrente.
Dirò una cosa poco popolare, fatto salvo che lo stipendio e le condizioni di lavoro (specie quest'ultime) degli animatori siano ridicole, bisogna sottolineare che i bassissimi costi produzione degli anime hanno spinto quest'ultimi ad essere commercialmente molto competitivi all'estero nonostante delle differenze culturali molto profonde presenti nell'espressione e nei messaggi presenti nelle opere. Mi spiego meglio, un paio di anni fa lessi che la motivazione del basso utilizzo dell'animazione (specie la tradizionale) nei paesi occidentali è in realtà legata ai costi di produzione a puntata; in Giappone produrre un episodio ha dei costi irrisori (visti gli stipendi della manodopera) nei confronti dei costi dei paesi occidentali (se qualcuno mi aiuta a ritrovare l'articolo ne sarei grato). Il problema è che lo sfruttamento dei novizi e quindi i bassi costi di produzione sono alla base della competitività nel mercato interno ed esterno degli studi d'animazione, con contestuale diminuzione della qualità. Il mio sogno è vedere metà degli anime prodotti ogni anno con un aumento qualitativo del prodotto offerto (basta moe e fanservice di m#@]a). Non so voi ma i prodotti che reputo di pregio sono presenti nel mio scaffale di casa e sarei ben lieto di spenderci qualche euro in più se necessario.
Sam Hitogami
- 9 anni fa
10
@Monfrin si , lo sfruttamento c'era già da prima degli anni 70, ma non ricordavo di preciso per quanto tempo alla Toei pagarano i dipendenti a stipendio fisso e non a cottimo. I cambiamenti nella sede avvenirono , guarda caso, nel 1963 , ma per colpa della crisi del mercato cinematografico ( al' epoca principale sostegno economico di Toei ) , non di Tezuka, e per correre ai ripari diedero anche uno stop alle assunzioni (con un giovane Miyazaki assunto appena in tempo). Tezuka fu colpevole di vendere una serie televisiva ai canali tv a un prezzo ridicolo rispetto a quanto gli costasse , ma non ho mai letto che pagasse pochi yen gli animatori. Magari lo faceva, ma non ho dati certi al riguardo. E' verissimo che anche i giappi si rivolgessero a studi filippini e coreani, solo che al contrario degli americani, spesso correggevano molti errori. Shingo Araki diceva che le animazioni di Lady Oscar che arrivano dalla Cina e Corea facevano così schifo che lo staff nipponico doveva ridisegnarli completamente ogni volta. Altre come Briyger invece, tradivano non poco la loro natura coreana.
@Sam Hitogami: In realtà Tezuka si imbarcò nell'avventura della produzione di Atom spinto dal bisogno di guadagnare abbastanza denaro per finanziare progetti di lungometraggi d'animazione di alta qualità (in full animation come quelli della Disney). La televisione stava conoscendo un momento di grande espansione in Giappone dalla fine degli anni '50 in poi, e così Tezuka credette che fosse una buona opportunità, sull'esempio anche di quel che avevano fatto Hanna & Barbera oltreoceano, di proporre una serie di mediometraggi a cadenza settimanale. Fino ad allora le case di produzione giapponesi erano convinte che il modello di riferimento potesse essere la Disney, e cioè produrre un lungometraggio cinematografico all'anno. Solo che le risorse a disposizione di Toei, Otogi e TCJ (per citare le più note di quel periodo) erano assai minori, ed i mezzi tecnici inferiori a quelli degli studios più affermati degli USA per questo i film che uscirono alla fine degli anni '50, come Hakuja den e Shounen Sarutobi Sasuke, erano giocoforza arretrati di almeno un ventennio rispetto alle produzioni Disney. Fu anche questo il motivo che spinse un'impresa giovane come la Mushi Pro di Tezuka a tentare la via di un nuovo media di successo come la TV. Solo che Tezuka era tanto geniale nell'escogitare soggetti e creare personaggi, quanto poco pratico nel condurre gli affari (questo portò la Mushi neanche una decina d'anni dopo al fallimento), e questo lo portò ad accordarsi con i responsabili dell'emittente TV per una cifra ad episodio che non riusciva nemmeno a coprire i costi di produzione. La serie di Atom sarebbe morta dopo solo 4 episodi se non fosse intervenuta la Meiji, una ditta che produceva cioccolato, a sponsorizzare la produzione di Atom. Alla fine fu un successo clamoroso, sia per Tezuka che per la Meiji, in quanto la popolarità di Atom tra i bambini di tutto l'arcipelago era divenuta enorme in pochissimo tempo, con altissimi indici di ascolto per l'emittente televisiva, e grandi volumi di vendite del cioccolato di quella ditta. Questo successo così repentino della Mushi, spinse altri produttori a tentare la stessa via televisiva, in particolare la TCJ che realizzò la trasposizione animata del famoso manga Tetsujin 28 Go (anche in questo caso grazie alla sponsorizzazione di un'altra azienda dolciaria, la Glico), e la Toei con Ookami shounen Ken; e modificare la loro politica riguardo le produzioni per le sale cinematografiche. Il modus operandi della Mushi però finì per influenzare anche dal punto di vista economico anche quello delle altre case di produzione presenti in quel momento, e che nacquero negli anni successivi, per almeno due decenni. Quindi ritmi di lavorazione altissimi e budget assai modesti. Non conosco i dati di quanto potessero guadagnare gli animatori, soprattutto quelli alle prime esperienze, negli studi nipponici, ma presumo fossero cifre assai modeste. Tra l'altro la colorazione dei rodovetri negli anni '60/'70 era spesso affidata a delle casalinghe, che con questa attività arrotondavano il bilancio familiare. Il fatto che spesso la qualità dei disegni prodotti sali studi coreani e filippini fosse così brutta da costringere poi i committenti giapponesi a rifarli di nuovo, mi ricordo di averlo letto anni fa in un'intervista a Shingo Araki. In ogni caso però questa era la realtà sino a metà degli anni '80, successivamente i budget a disposizione dei produttori aumentarono considerevolmente, così come la qualità dei prodotti: basta solo vedere l'abisso qualitativo che c'è tra Gundam ed il primo sequel Z Gundam per rendersene conto. Ripeto, non sono addentro a quel mondo per conoscere effettivamente il processo produttivo e le risorse finanziarie a disposizione degli studi d'animazione giapponesi, però pagare degli apprendisti solo 1€ all'ora mi pare davvero uno sfruttamento vergognoso, al limite della schiavitù!