Non c'è da meravigliato. Quello del Giappone è un destino alla quale andranno incontro la maggior parte dei paesi industrializzati, se non cambiano tenenza in qualche decennio il Giappone non esisterà più e non lo dico perché sono cattivo è una questione di realismo. In Europa abbiamo un grande tasso di migrazione quindi bene o male la gente c'è ma li? La società stessa è fatta per non avere figli: i giovani non hanno alcun tipo di educazione sessuale, trovano una rottura avere una relazione e lavorano tutti i giorni quando lo trovano il tempo per una famiglia?
In effetti mi sono sempre chiesto come possano i giapponesi fare figli, con i ritmi di lavoro estenuanti che hanno. E onestamente li capisco. Se io lavorassi tutti i giorni fino a tardi e tornassi a casa praticamente solo per dormire i figli diventerebbero un optional. Senza contare che avere un bambino comporta dei costi.
In effetti mi sono sempre chiesto come possano i giapponesi fare figli, con i ritmi di lavoro estenuanti che hanno. E onestamente li capisco. Se io lavorassi tutti i giorni fino a tardi e tornassi a casa praticamente solo per dormire i figli diventerebbero un optional. Senza contare che avere un bambino comporta dei costi.
Hai vinto: non ho mai letto così tanti luoghi comuni in sole 4 righe. Compliments
Hai vinto: non ho mai letto così tanti luoghi comuni in sole 4 righe. Compliments
Grazie! In fondo ho ragione, no? Seriamente, se sei in grado di fare un'analisi sociologica e antropologica più approfondita in quattro righe di spazio accomodati pure.
Io penso che gli orari di lavoro troppo lunghi siano soltanto una delle cause minori. Il problema sicuramente sta altrove. Sennò non spiega come mai in Cina, dove sicuramente non si lavora di meno del Giappone, c'è il problema opposto e il governo ha dovuto mettere un limite massimo di figli fino al 2016 di uno per famiglia. Se non sbaglio ora il limite è di due. Quindi si continua a limitare parecchio le nascite.
Utente43482
- 7 anni fa
141
Il problema è che con lo sviluppo tecnologico si stanno allungando i tempi di molte cose (etá pensionabile, aspettativa di vita, durata degli studi e conseguente primo impiego ecc..) ma l'unica che rimane fissa (per ovvi motivi) è la durata della fertilitá femminile.
Quindi quando una coppia riesce a mettersi in una condizione economica tale da permettersi un figlio/a non c'è più tempo. Dunque più che non vogliono fare figli il punto è che non possono fare figli..
Notizie del genere non mi sorprendono più ormai, ma spero davvero che si possa trovare una soluzione, altrimenti rischieranno realmente l'estinzione.....
Sennò non spiega come mai in Cina, dove sicuramente non si lavora di meno del Giappone, c'è il problema opposto e il governo ha dovuto mettere un limite massimo di figli fino al 2016 di uno per famiglia.
Non mi reputo esperta ma avendo vissuto in Cina posso darti un paio di riflessioni (e mi spiace se andrò totalmente OT rispetto alla notizia):
Innanzitutto i numeri di partenza. In Cina sono un miliardo e mezzo di persone, in giappone credo sui 100 milioni. Mentre lo stile di vita in giappone è abbastanza omogeneo, e la popolazione assai urbanizzata, in Cina tuttoggi c'è una gran parte di popolazione residente nelle campagne, e lo squilibrio tra povertà rurale e ricchezza urbana è ancora alto, incomparabile al giappone. La gente logicamente si vorrebbe spostare in massa nelle città, ma se in passato era più semplice, oggi non lo è più, perchè il governo ha posto dei limiti e sta anzi iniziando ad espellere dalle grosse metropoli chi non ha i requisiti per restarvi (che siano reddito, titolo di studio, possesso di proprietà o altri).
In breve, la politica del figlio unico è figlia dei tempi di quando la maggior parte della popolazione era rurale e analfabeta, e se ciò ha aiutato a prevenire la fame e la sovrapopolazione allora (nella fase delle riforme e del transito dall'economia di stato a qualcosa di più simile alle nostre occidentali), adesso il grosso della popolazione pre-politica è al limite dei loro anni lavorativi, e il problema di chi li rimpiazzerà è una delle questioni più difficili che il governo deve affrontare. Non a caso il limite è stato inizialmente allentato per i coniugi figli unici, lavoratori, residenti nelle grandi città (coloro che adesso si trovano nella situazione più simile ai giapponesi), ma presto dovranno allentarlo ulteriormente. Allo stesso tempo stanno investendo tantissimo nelle aree periferiche per evitare che lo squilibrio ricchi-poveri / campagne-città diventi qualcosa di ingestibile anche politicamente.
Purtroppo è un rischio che corrono tutte le potenze dell'economia e della tecnologia mondiale. La società corre troppo veloce, il lavoro porta via la maggior parte della propria vita, e avere un figlio diventa un privilegio per pochi. Spero che qualcosa cambi, altrimenti ci saranno gravi conseguenze.
Utente59093
- 7 anni fa
51
"Quasi tutti i giapponesi devono destreggiarsi fra imposte sul reddito, tasse comunali, pensioni e pagamenti di assicurazione sanitaria. Se non lavori, l'unica opzione che ti dà il paese è il suicidio. Avere figli è diventato un lusso. Più del 50% della gente comune è disperata."
La situazione Giapponese è complicata. Alcuni giorni fa su Geo e Geo dissero che nei paesi come in Italia o il Giappone sé il trend non cambia(ed è difficile che cambi), nel 2050 cioè tra circa 30 anni ci sarà una popolazione di oltre il 40% di anziani, praticamente il doppio di adesso. Quindi in Giappone(come anche in Italia) fra circa 30 anni saremo delle nazioni per quasi metà della popolazione composte da vecchi.
Se non lavori, l'unica opzione che ti dà il paese è il suicidio.
Forse è questo il problema. In una società strutturata in tal senso chi non lavora (quindi minori e anziani) è solo un peso economico. Il risultato è che gli anziani aumentano (a meno che non si cominci a "ridurne il numero") e figli non si possono fare perché costano. Quando sarà esaurito il bacino d'utenza della forza lavoro che faranno di bello? Affideranno tutto ai robot?
"Sono preoccupata soprattutto per il debito che ho contratto per studiare: devo lavorare per ripagarlo. Se perdo il mio posto di lavoro con un bambino, chi lo rimborserà al posto mio? Ci vogliono circa 20 anni per estinguerlo e quando lo avrò fatto sarà troppo tardi per una gravidanza. Avere figli non è realistico." Aggiungiamo anche i costi di un mutuo e di un'auto, tanto per rendere realistico il tutto
Senza contare che avere un bambino comporta dei costi.
Quindi quando una coppia riesce a mettersi in una condizione economica tale da permettersi un figlio/a non c'è più tempo. Dunque più che non vogliono fare figli il punto è che non possono fare figli..
La società corre troppo veloce, il lavoro porta via la maggior parte della propria vita, e avere un figlio diventa un privilegio per pochi
e figli non si possono fare perché costano
Queste sono le tipiche scuse di chi in realtà non vuole affatto avere dei figli e per qualche strano motivo sente di dover correre ai ripari dietro la sempreverde del "come li mantengo". Sarebbe molto più onesto invece, da parte di tutti, ammettere che non si desidera avere dei figli. Puoi non sentirtela, puoi avere altri progetti o stili di vita, possono non piacerti particolarmente i bambini o l'idea di prendertene cura... non c'è niente di male e non bisogna aver paura di essere giudicati per questo. Ma cose tipo questa
Aggiungiamo anche i costi di un mutuo e di un'auto, tanto per rendere realistico il tutto
vi prego no. Che pena.
Spero che qualcosa cambi, altrimenti ci saranno gravi conseguenze
Queste sono le tipiche scuse di chi in realtà non vuole affatto avere dei figli e per qualche strano motivo sente di dover correre ai ripari dietro la sempreverde del "come li mantengo". Sarebbe molto più onesto invece, da parte di tutti, ammettere che non si desidera avere dei figli. Puoi non sentirtela, puoi avere altri progetti o stili di vita, possono non piacerti particolarmente i bambini o l'idea di prendertene cura... non c'è niente di male e non bisogna aver paura di essere giudicati per questo. Ma cose tipo questa
Aggiungiamo anche i costi di un mutuo e di un'auto, tanto per rendere realistico il tutto
vi prego no. Che pena.
Il tuo discorso mi sembra troppo semplicistico. Le persone, quelle assennate, delle domande sul come tirare su un ipotetico figlio se le fanno eccome. Ci possono sicuramente essere delle persone che accampano scuse, così come altre a cui un figlio "capita" (i metodi contraccettivi hanno tutti un margine di errore), ma comunque se lo tengono. Se tu e la tua partner doveste lavorare tutti i giorni con orari improponibili e i soldi da parte fossero pochi non penso che tratteresti la questione con leggerezza, sarebbe solo da sprovveduti. Si tratta solo di voler essere realisti e di voler crescere un figlio al momento giusto e nelle migliori condizioni possibili. Sai quante ragazze sulla trentina e qualcosa ci sono in giro che vorrebbero sistemarsi e avere un bambino ma non possono/se la sentono? Anche solo qui in Italia, senza andare a scomodare i giapponesi.
Utente85096
- 7 anni fa
72
Non c'è da stupirsi: società troppo rigida e inquadrata, troppo lavoro, troppo studio, troppo poca immigrazione... E anche troppi otaku che odiano le donne in 3D Comunque tutti gli altri paesi ricchi stanno messi più o meno uguale, qua si avverte un po' di meno la cosa solo perchè c'è più immigrazione (in Italia fanno entrare cani e porci, vabbè) e il nostro modo di vivere è più "normale".
Le persone, quelle assennate, delle domande sul come tirare su un ipotetico figlio se le fanno eccome
Il fatto è che una volta venuti al mondo, crescono ugualmente bene (se non meglio) anche i figli delle persone dissennate, che vivono nello stesso mondo dei bambini programmati assieme al mutuo della casa e alle rate della macchina.
Si tratta solo di voler essere realisti e di voler crescere un figlio al momento giusto e nelle migliori condizioni possibili. Sai quante ragazze sulla trentina e qualcosa ci sono in giro che vorrebbero sistemarsi e avere un bambino ma non possono/se la sentono? Anche solo qui in Italia, senza andare a scomodare i giapponesi.
Con i tempi che stiamo vivendo, il momento giusto non si materializzerà mai. Se una coppia vuole davvero un figlio se lo fa, le donne che dicono che non hanno il tempo per via del lavoro in realtà vogliono dedicare il loro tempo al lavoro, sai tu invece quante 30enni non se lo fanno perché scelgono di concentrarsi sulla carriera e si creano l'alibi del troppo lavoro? Quelle che parlano così sono solo delle ipocrite e, per quanto mi riguarda anche un pò ridicole, talmente schiave nell'anima da barattare una scelta importante e personale come quella di avere figlio dandola in pasto agli sciacalli. E vabbè, ci sono anche queste in giro che vuoi farci...
Le persone, quelle assennate, delle domande sul come tirare su un ipotetico figlio se le fanno eccome
Il fatto è che una volta venuti al mondo, crescono ugualmente bene (se non meglio) anche i figli delle persone dissennate, che vivono nello stesso mondo dei bambini programmati assieme al mutuo della casa e alle rate della macchina.
Si tratta solo di voler essere realisti e di voler crescere un figlio al momento giusto e nelle migliori condizioni possibili. Sai quante ragazze sulla trentina e qualcosa ci sono in giro che vorrebbero sistemarsi e avere un bambino ma non possono/se la sentono? Anche solo qui in Italia, senza andare a scomodare i giapponesi.
Con i tempi che stiamo vivendo, il momento giusto non si materializzerà mai. Se una coppia vuole davvero un figlio se lo fa, le donne che dicono che non hanno il tempo per via del lavoro in realtà vogliono dedicare il loro tempo al lavoro, sai tu invece quante 30enni non se lo fanno perché scelgono di concentrarsi sulla carriera e si creano l'alibi del troppo lavoro? Quelle che parlano così sono solo delle ipocrite e, per quanto mi riguarda anche un pò ridicole, talmente schiave nell'anima da barattare una scelta importante e personale come quella di avere figlio dandola in pasto agli sciacalli. E vabbè, ci sono anche queste in giro che vuoi farci...
Ma sei serio? Ho ventisei anni, una carriera che se va bene decollerà una volta superati i trenta. La mia compagna ( seppur più giovane) deve completare il ciclo di studi ed entrambe non possiamo permetterci di andare anche solo a vivere insieme. Come caspio pensi che si mantenga un bambino in queste condizioni? No dimmi, ti prego, devo per forza rininciare alla carriera e trovarmi un uomo ricco ( non sia mai che in quanto donna io voglia essere economicamente realizzata e con una carriera) che mi possa mantenere mentre io sforno pargoli a tutto andare per la gloria della Nazione?
In realtà credo di capire benissimo i pareri di entrambe le "fazioni". Quando si pensa ad un ipotetico figlio, si pensa anche che gli si vorrebbe dare il meglio. Viene pertanto spontaneo chiedersi che cosa si ha da potergli offrire e se questo sarà abbastanza. Detto questo, Marrabbio Sul Serio non ha nemmeno torto: per la maggior parte delle persone il "momento giusto" non si realizzerà mai, soprattutto visto come girano le cose di questi tempi. Io comunque credo che se veramente si vuole un figlio, si è anche pronti ad andare incontro a dei sacrifici. Che poi, onestamente, le ristrettezze economiche ci sono sempre state a prescindere dall'epoca e dal luogo e non è che per questo siamo cresciuti tutti storti o falliti. Forse bisogna un po' anche rendersi conto che un bambino per crescere bene non ha forzatamente bisogno di venir su in una famiglia ricca e inondato di giochi (soprattutto quelli da 200 euro a botta) e vizi. I soldi certo aiutano, ma non sono tutto.
In realtà credo di capire benissimo i pareri di entrambe le "fazioni". Quando si pensa ad un ipotetico figlio, si pensa anche che gli si vorrebbe dare il meglio. Viene pertanto spontaneo chiedersi che cosa si ha da potergli offrire e se questo sarà abbastanza. Detto questo, Marrabbio Sul Serio non ha nemmeno torto: per la maggior parte delle persone il "momento giusto" non si realizzerà mai, soprattutto visto come girano le cose di questi tempi. Io comunque credo che se veramente si vuole un figlio, si è anche pronti ad andare incontro a dei sacrifici. Che poi, onestamente, le ristrettezze economiche ci sono sempre state a prescindere dall'epoca e non è che per questo siamo cresciuti tutti storti. Forse bisogna un po' anche rendersi conto che un bambino per crescere bene non ha forzatamente bisogno di venir su in una famiglia ricca e inondato di giochi (soprattutto quelli da 200 euro a botta) e vizi. I soldi certo aiutano, ma non sono tutto.
Ai tempi del " i bambini si son sempre fatti anche con le ristrettezze economiche" metà di questi non raggiungeva l' adolescenza. L' altra era tanto se finiva la quinta elementare.
Utente85096
- 7 anni fa
65
Se TUTTI facessero meno figli il mondo sarebbe un posto migliore, su questo non ci piove.
Ai tempi del " i bambini si son sempre fatti anche con le ristrettezze economiche" metà di questi non raggiungeva l' adolescenza. L' altra era tanto se finiva la quinta elementare.
Sono nata nel 1990 e ho 2 fratelli, 5 fratellastri e 2 fratelli acquisiti. In casa eravamo in 6, sono cresciuta dovendo condividere vestiti e giochi con tutti gli altri. Avevamo una tv grande come una scatola di 20x20 cm e avevamo dei turni per non litigarcela. Il mio gioco preferito era una capanna di plastica dell'Ikea da 5 euro e il mio hobby preferito necessitava di una scatola di matite e un blocco di fogli. Lo stesso mazzo di carte di Uno lo usavamo per anni finché le carte stesse non erano così consunte da spezzarsi. Il massimo della gioia lo raggiungevo quando mia madre ci dava 2 fr. a testa per comprarci le caramelle (n.b.: 30 minuti a piedi per andarle a prendere e 30 minuti per tornare indietro. I 2 fr. di caramelle erano il premio per andare a fare la spesa per la mamma). La nostra condizione economica era pessima a causa di mio padre ed è finita in rosso quando avevo solo 11 anni. Mi sono risollevata dai debiti accumulati appena 2 anni fa, alla veneranda età di 26 anni. Ebbene, la mia infanzia è comunque il periodo che ricordo con maggiore felicità e malinconia. Non solo, credo anche di essere cresciuta piuttosto bene. Ho imparato a risparmiare, a condividere, ad essere felice con poco e un'altra cosa fondamentale: con i soldi ci compri tutto ma non l'amore, che è la cosa più importante nella vita di ogni persona. Non invidio niente a chi aveva sempre l'ultimo gioco appena uscito e vestiva con pantaloni firmati da 200 fr. al paio. Non gira tutto intorno al denaro e non è necessario andare così tanto indietro nel tempo per parlare di ristrettezze economiche.
Se TUTTI facessero meno figli il mondo sarebbe un posto migliore, su questo non ci piove.
Ovvero l' ultima generazione frutto del boom economico. Benvenuta nel club.
Avevamo una tv grande come una scatola di 20x20 cm e avevamo dei turni per non litigarcela. Il mio gioco preferito era una capanna di plastica dell'Ikea da 5 euro e il mio hobby preferito necessitava di una scatola di matite e un blocco di fogli.
Dunque un' infanzia normalissima.
Ebbene, la mia infanzia è comunque il periodo che ricordo con maggiore felicità e malinconia
Ovvero come tutti gli adulti che non hanno subito un' infanzia con abusi. Anche per mia nonna è così. Le è morto qualche fratello, la sorella è stata vittima di un raid fascista, lavorò sin da quando mosse i primi passi, studiò fino alla quinta elementare ( al contempo cresceva il fratello minore) e pativa la fame. Però era felicissima a suo dire eh. Scusa però se voglio evitare un' infanzia come questa ai miei figli.
Utente85096
- 7 anni fa
02
Sono nata nel 1990 e ho 2 fratelli, 5 fratellastri e 2 fratelli acquisiti. In casa eravamo in 6, sono cresciuta dovendo condividere vestiti e giochi con tutti gli altri. Avevamo una tv grande come una scatola di 20x20 cm e avevamo dei turni per non litigarcela. Il mio gioco preferito era una capanna di plastica dell'Ikea da 5 euro e il mio hobby preferito necessitava di una scatola di matite e un blocco di fogli. Lo stesso mazzo di carte di Uno lo usavamo per anni finché le carte stesse non erano così consunte da spezzarsi. Il massimo della gioia lo raggiungevo quando mia madre ci dava 2 fr. a testa per comprarci le caramelle. La nostra condizione economica era pessima a causa di mio padre ed è finita in rosso quando avevo solo 11 anni. Mi sono risollevata dai debiti accumulati appena 2 anni fa, alla veneranda età di 26 anni. Ebbene, la mia infanzia è comunque il periodo che ricordo con maggiore felicità e malinconia. Non solo, credo anche di essere cresciuta piuttosto bene. Ho imparato a risparmiare, a condividere, ad essere felice con poco e un'altra cosa fondamentale: con i soldi ci compri tutto ma non l'amore, che è la cosa più importante nella vita di ogni persona. Non invidio niente a chi aveva sempre l'ultimo gioco appena uscito e vestiva con pantaloni firmati da 200 fr. al paio. Non gira tutto intorno al denaro.
Beh, ma tra chi ha avuto un'infanzia simile alla tua (che comunque non mi sembra particolarmente sfortunata) e chi ha avuto tutto ci sono le vie di mezzo, e poi non è che se hai per forza i soldi devi tirare su figli viziati fino alle ossa. Io e mio fratello da bambini siamo stati "viziati" il giusto dai nostri genitori, ma poi una volta adolescenti in grado di lavorare loro ci hanno detto che se volevamo qualcosa dovevamo guadagnarcelo, e noi ci siamo adeguati. Vivevamo (e viviamo) una vita assolutamente normale, scuole pubbliche e tutto il resto, e per anni e anni noi due siamo stati convinti che la nostra famiglia fosse solo un po' benestante, ma verso la fine dell'adolescenza ci siamo resi conto che non è esattamente così...
Il concetto di normalità è puramente personale. Comunque (sebbene non so come tu faccia a decidere come la mia infanzia sia stata in base ai soli pochi dati che io stessa ti ho fornito), come vedi si può avere una vita "normale" anche senza avere da parte chissà cosa e fare chissà quali progetti di vita.
Anche per mia nonna è così. Le è morto qualche fratello, la sorella è stata vittima di un raid fascista, lavorò sin da quando mosse i primi passi, studiò fino alla quinta elementare ( al contempo cresceva il fratello minore) e pativa la fame. Però era felicissima a suo dire eh. Scusa però se voglio evitare un' infanzia come questa ai miei figli.
Beh, vai tranquilla. Dubito fortemente che uno dei tuoi figli subirà un raid fascista, lavorerà fin da bambino e/o studierà fino alla quinta elementare. Se questi sono i tuoi dubbi, allora puoi anche lasciarli da parte: gli anni '30 sono finiti da un po'.
non è che se hai per forza i soldi devi tirare su figli viziati fino alle ossa.
Non è questo il punto (né ciò che volevo esprimere), il punto è che non servono i milioni per tirare su un figlio (felice) e farlo bene.
Mah...tante opinioni espresse nei post precedenti non tengono affatto conto delle peculiarita' della societa' giapponese. Premessa (generale ma fondamentale): per fare i figli bisogna essere in due (e anche se recentemente in qualche Paese leggi & tecnologia permettono ad un single di "avere" un figlio, normalmente bisogna "farlo in due"). Seconda premessa: e' vero che non occorre essere sposati per "fare figli" ma essendo il Giappone un Paese che non solo discrimina(va?) tra figli legittimi (quelli nati in costanza di matrimonio) e figli illegittimi (quelli nati in un rapporto di fatto) ma che di fatto rende lo status di "figlio naturale" particolarmente complesso da gestire, visto che in Giappone i matrimoni sono pochi (e sempre di meno), ne deriva che anche i figli siano pochi (e sempre di meno). Tutto questo riporta la questione alla vera domanda che non e' "perche' non si fanno figli" ma "perche' non si sposano?". Inutile snocciolare dati che qualsiasi utente di animeclick conosce bene: il Giappone e' un Paese di single, il Giappone e' un Paese pieno di vergini, il Giappone e' un Paese in cui le coppie fanno poco sesso, il Giappone e' un Paese dove gli uomini "pagano" per farsi coccolare da belle donne (perche' le mogli non coccolano), il Giappone e' un Paese dove e' facile divorziare (e si puo' divorziare anche dal defunto), il Giappone e' un Paese dove alle donne piace stare con le altre donne e agli uomini piace stare con gli altri uomini, il Giappone e' un Paese dove sempre meno donne accettano il ruolo di schiavette casalinghe, il Giappone e' un Paese in cui le mamme single fanno la fame, il Giappone e' un Paese dove fare sekuhara e' facile quanto il respirare, il Giappone e' il Paese dove fino a 25 o 30 anni fa le donne che prendevano il treno veniva palpeggiate sistematicamente (piccola nota di "colore": le famose carrozze per sole donne non nascono per difendersi dal maniaco di turno, quello ce l'abbiamo anche noi in Italia. No, nascono dal fatto che il chikan era endemico, un fatto culturale. Che poi ai giapponesi faccia comodo avere la memoria corta ed evitare di spiegare ai gaijin, questo e' un altro discorso), etc. Insomma, che il problema non sia il figlio in se' (e no, i motivi economici non hanno quasi alcuna rilevanza) ma che siano le dinamiche "malate" tra donne e uomini (al di la' di quelli che preferiscono le ragazze 2D a quelle 3D che, probabilmente, sono ben di piu' dei semplici "otaku"), questo mi sembra se non certo almeno probabile.
Nah, si possono fare delle stime facendo le dovute ricerche statistiche e comparandole con la società attuale ( o del tempo se guardiamo al passato)
Comunque (sebbene non so come tu faccia a decidere come la mia infanzia sia stata in base ai soli pochi dati che io stessa ti ho fornito)
Nella stessa maniera in cui pretendi di far passare la tua infanzia come povera e difficile parlando di giocattoli miseri e televisione troppo piccola.
come vedi si può avere una vita "normale" anche senza avere da parte chissà cosa e fare chissà quali progetti di vita.
Come vedi " avevo pochi giocattoli" non è una situazione indice di difficoltà. Non poter avere una casa, non poter avere uno stipendio fisso, non poter far fronte a spese mediche improvvise ( mia sorella dovette mettere scarpe ortopediche e apparecchio. Milioni di lire che oggi io non potrei permettermi per un eventuale figlio).
Beh, vai tranquilla. Dubito fortemente che uno dei tuoi figli subirà un raid fascista, lavorerà fin da bambino e/o studierà fino alla quinta elementare.
Beh no. Vivrebbe solo con i nonni ( che mantengono lui, me la mia compagna ed anche mia sorella ), forse negli anni se il lavoro va meglio mi posso permettere di fargli concludere le superiori. Ah, ovviamente se succede qualche imprevisto vendiamo casa ( fortunatamente i miei genitori hanno la casa di proprietà) per raccimolare soldi. Poi finiamo in mezzo ad una strada ma si vedrà. Ah, ovviamente mia sorella non si deve neanche azzardare a voler fare figli, non è che i miei possono mantenere troppe persone. Ah, già che ci siamo, mi puoi spiegare come posso educare un bambino quando sono i miei di genitori a mantenere tutti? Sai, concetti come responsabilità etc.
Se questi sono i tuoi dubbi, allora puoi anche lasciarli da parte: gli anni '30 sono finiti da un po'.
Eh, purtroppo sì, altrimenti sarei già apposto con il lavoro.
Non è questo il punto (né ciò che volevo esprimere), il punto è che non servono i milioni per tirare su un figlio (felice) e farlo bene.
Invece purtroppo servono perchè i figli costano e non posso lasciarlo attaccato alla tetta fino a quando non sa mantenersi da solo.
Nah, si possono fare delle stime facendo le dovute ricerche statistiche e comparandole con la società attuale ( o del tempo se guardiamo al passato)
Le statistiche possono rendere qualcosa comune non "normale". Ribadisco: la normalità è un concetto personale.
Nella stessa maniera in cui pretendi di far passare la tua infanzia come povera e difficile parlando di giocattoli miseri e televisione troppo piccola.
Perché il resto del post non lo hai letto, ne deduco. La mia famiglia era fortemente indebitata, se ti fosse sfuggito (mia madre ha finito di pagare i debiti quest'anno, io due anni fa). Nonostante questo, siamo riusciti ad avere una vita "normale", come tu la definisci. Ah, e visto che di case vuoi tanto parlare: la nostra l'abbiamo persa quando avevo 12 anni. E no, non l'abbiamo venduta, quindi non ne abbiamo ricavato mezzo centesimo.
Come vedi " avevo pochi giocattoli" non è una situazione indice di difficoltà. Non poter avere una casa, non poter avere uno stipendio fisso, non poter far fronte a spese mediche improvvise ( mia sorella dovette mettere scarpe ortopediche e apparecchio. Milioni di lire che oggi io non potrei permettermi per un eventuale figlio).
Vedi su.
Beh no. Vivrebbe solo con i nonni ( che mantengono lui, me la mia compagna ed anche mia sorella ), forse negli anni se il lavoro va meglio mi posso permettere di fargli concludere le superiori. Ah, ovviamente se succede qualche imprevisto vendiamo casa ( fortunatamente i miei genitori hanno la casa di proprietà) per raccimolare soldi. Poi finiamo in mezzo ad una strada ma si vedrà. Ah, ovviamente mia sorella non si deve neanche azzardare a voler fare figli, non è che i miei possono mantenere troppe persone. Ah, già che ci siamo, mi puoi spiegare come posso educare un bambino quando sono i miei di genitori a mantenere tutti? Sai, concetti come responsabilità etc.
Ma te devi prendere tutto sul personale per forza? Perché così pare. Quando parlo di "tuoi figli" non dico che devi averli per forza, né ora né domani, tanto per cominciare. Nel tuo caso (se non ho capito male) si dovrebbe inoltre eventualmente parlare anche di Fivet, che sicuramente non è gratis e il viaggio per andare dove ti pare a farla neanche. Che poi un figlio te lo fai magari quando stai già convivendo con il/la tua/o compagno/a, mi sembra giusto una roba OVVIA. Magari devo anche specificare che sarebbe cosa buona e giusta che un 15enne agli studi non diventasse padre? Comunque sia, quando dico che "il momento giusto non arriverà mai" è perché molti continuano a rimandare aspettando di finire di pagare determinate cose (mutuo e macchina per citarne alcune già precedentemente saltate fuori), aspettando di avere più soldi da parte, aspettando un momento più tranquillo (a livello di vita o lavorativo) e così via dicendo. Ma se davvero vuoi un figlio ti rimbocchi le maniche, fai qualche sacrificio e ti ritagli anche il tempo necessario.
Eh, purtroppo sì, altrimenti sarei già apposto con il lavoro.
Sì, beh, non è l'unica cosa che gli anni '30 si sono portati via. Ma va bene, se vuoi sempre e solo guardare ai lati negativi accomodati.
Invece purtroppo servono perchè i figli costano e non posso lasciarlo attaccato alla tetta fino a quando non sa mantenersi da solo.
Hanno un costo? Certo. Pannolini, vestiti (e da piccoli si cresce ad una velocità incredibile, quindi tocca cambiarli spesso), alimenti, spese mediche (quantomeno qui in Svizzera, insieme all'assicurazione mensile obbligatoria). Ma per quanto tu possa e voglia ampliare la lista, giuro che non servono milioni.
devo per forza rininciare alla carriera e trovarmi un uomo ricco ( non sia mai che in quanto donna io voglia essere economicamente realizzata e con una carriera) che mi possa mantenere mentre io sforno pargoli a tutto andare per la gloria della Nazione?
WTF?! Premesso che le mamme economicamente realizzate e con una carriera esistono, si presume che un figlio si faccia in due (tecniche moderne a parte) per cui dovrebbero essere divise anche le responsabilità o no? In quanto donna poi, dovresti essere grata di avere la possibilità di scegliere di poterti dedicare alla maternità, invece ne parli (tu e tante altre sul web, mi sono già capitate discussioni di questo tipo) come se tale condizione rappresenti una maledizione...
Se TUTTI facessero meno figli il mondo sarebbe un posto migliore, su questo non ci piove.
Applauso lungo un bel pò. Ma quali incentivi, le nascite dovrebbero far di tutto per frenarle...
Ma se davvero vuoi un figlio ti rimbocchi le maniche, fai qualche sacrificio e ti ritagli anche il tempo necessario
Hanno un costo? Certo. Pannolini, vestiti (e da piccoli si cresce ad una velocità incredibile, quindi tocca cambiarli spesso), alimenti, spese mediche. Ma per quanto tu possa e voglia ampliare la lista, giuro che non servono milioni.
Certo, e ribadisco che secondo me quella dei soldi è una scusa che molte usano per sottrarsi a quelli che sono i veri sacrifici che implica il diventare madri, e cioé in termini di responsabilità e tempo da dedicare a se stesse. Non voglio certo sminuire il fattore economico, ma superate le fasi iniziali (neonato, primi mesi ecc.) alla fin fine il bambino mangia 1/10 di quello che mangi tu, e le sue necessità sono direttamente proporzionali all'età e non mi pare che tutti quelli che ho conosciuto pre-figli siano andati in rovina una volta divenuti genitori.
Oddio, superate le fasi iniziali un po' alla volta arrivano le altre: vestiti che cambiano alla velocità della luce, vista la loro continua crescita; spese per asilo nido, per chi non ha i nonni o altri a cui affidarli; spese scolastiche tra libri quaderni, ecc... e così via.
Sempre meglio pensarci due volte prima di fare un figlio ed essere sicuri di potergli dare un futuro, piuttosto che ritrovarsi a faticare per pagare l' affitto.
Per non parlare del numero crescente dei divorzi che, per carità, sono sacrosanti, ma ci vorrebbe un po' di impegno da parte di entrambi i genitori a non divorziare quando i figli sono piccoli, perchè con due case le spese raddoppiano e gli stipendi restano gli stessi.
Per cui è anche giusto e consigliabile che se non sei certo di volerti prendere l' impegno di un figlio, non te lo prendi e ti dedichi ad altre cose indubbiamente più meritevoli del contribuire alla crescita della ridicola razza umana.
WTF?! Premesso che le mamme economicamente realizzate e con una carriera esistono, si presume che un figlio si faccia in due (tecniche moderne a parte) per cui dovrebbero essere divise anche le responsabilità o no? In quanto donna poi, dovresti essere grata di avere la possibilità di scegliere di poterti dedicare alla maternità, invece ne parli (tu e tante altre sul web, mi sono già capitate discussioni di questo tipo) come se tale condizione rappresenti una maledizione...
Premesso che per essere una mamma economicamente realizzata devi partire essendo già economicamente stabile, si presume che un figlio si faccia in due e quindi l' onere/ onore di crescerlo lo si fa in due. In quanto donna poi cosa? Dovrei essere grata di poter fare la mantenuta? Se la donna ( o uomo ) preferisce fare la casalinga in comune accordo con il partner ed una situazione economica stabile che lo faccia. Ma non venirmi a dire che è una condizione accettabile quando è imposta ( dalla situazione economica o dal partner)
Certo, e ribadisco che secondo me quella dei soldi è una scusa che molte usano per sottrarsi a quelli che sono i veri sacrifici che implica il diventare madri, e cioé in termini di responsabilità e tempo da dedicare a se stesse. Non voglio certo sminuire il fattore economico, ma superate le fasi iniziali (neonato, primi mesi ecc.) alla fin fine il bambino mangia 1/10 di quello che mangi tu, e le sue necessità sono direttamente proporzionali all'età e non mi pare che tutti quelli che ho conosciuto pre-figli siano andati in rovina una volta divenuti genitori.
Un bambino mangia un decimo di quello che mangi tu? XD Certo, fino all' asilo. Poi i bambini più crescono più aumentano in modo esponenziale il cibo che riescono a ingurgitare. Arrivati all' adolescenza è la fine in termini alimentari. Non vanno vestiti? La scuola? Il fattto che una persona in più aumenti i costi domestici ( acqua, luce, gas, spazzatura etc.) Le cure? Io ho 4000 euro di apparecchio in bocca e 300 euro ( più 100 di visita) addosso. Pagati dai miei genitori ovviamente. Vogliamo capire che con la disoccupazione giovanile ( e quella femmile ancora più alta) fare figli oggi non è possibile? Non siamo ai tempi dei nostri genitori in cui il lavoro era stabile, i nonni potevano intervenire ( la scuola a me l' ha pagata la nonna, devo farle pagare anche quella dei miei figli?) .Io ho passato i miei primi otto anni di vita accudita da nonni perchè i miei lavoravano, se facessi un figlio ora a chi lo lascio? I miei genitori lavorano ancora, lo lascio a mia nonna ottantacinquenne col Parkinson?
La mia famiglia era fortemente indebitata, se ti fosse sfuggito (mia madre ha finito di pagare i debiti quest'anno, io due anni fa). Nonostante questo, siamo riusciti ad avere una vita "normale", come tu la definisci. Ah, e visto che di case vuoi tanto parlare: la nostra l'abbiamo persa quando avevo 12 anni. E no, non l'abbiamo venduta, quindi non ne abbiamo ricavato mezzo centesimo.
Mia nonna si è sposata indebitata e la casa l' ha letteralmente costruita mio nonno. Vogliamo continuare a paragonare situazioni distanti decadi? Sei nata negli anni '90, accettalo, un periodo in cui l' economia italiana era ancora florida e con le generazioni precedenti con risparmi. Un conto è finire per strada con la possibilità di trovare facilmente lavoro, un altro è rimanere senza niente.
Ma te devi prendere tutto sul personale per forza? Perché così pare.
Sei tu che hai tirato fuori la tua " infanzia difficile" per dire che i bambini si possono fare anche nella situazione di ristrettezze economiche attuali. No, se li vuoi far vivere bene non è così.
Ma se davvero vuoi un figlio ti rimbocchi le maniche, fai qualche sacrificio e ti ritagli anche il tempo necessario.
Certo, con uno " stipendio" non regolare di 200 euro al mese che mi prende tutto il giorno e senza casa a voglia di rimboccaesi le maniche.
Nel tuo caso (se non ho capito male) si dovrebbe inoltre eventualmente parlare anche di Fivet, che sicuramente non è gratis e il viaggio per andare dove ti pare a farla neanche. Che poi un figlio te lo fai magari quando stai già convivendo con il/la tua/o compagno/a, mi sembra giusto una roba OVVIA.
Al di là del mia situazione ( viaggio etc.) no, la convivenza rientra anch' essa nei problemi economici. Se non sei in grado di poter convivere si mette in cantiere un bambino?
Utente72743
- 7 anni fa
15
Bah si lamentano ma nessuno vieta loro di fare un lavoro che da forti sbocchi economici (un pò come chi studia lettere o beni culturali e poi si lamenta di essere disoccupato quando sono settori che il mercato non richiede) o comunque possono sempre andarsene in stati che offrono una condizione di vita migliore
Bah si lamentano ma nessuno vieta loro di fare un lavoro che da forti sbocchi economici (un pò come chi studia lettere o beni culturali e poi si lamenta di essere disoccupato quando sono settori che il mercato non richiede) o comunque possono sempre andarsene in stati che offrono una condizione di vita migliore
Bisogna tener presente anche del paese di cui si sta parlando, il Giappone, che sicuramente sarà diverso dall'Italia. In Italia per quanto si possa avere un lavoro precario è comunque fattibile crescere un figlio (non per questo una persona deve sentirsi obbligata, tutti vorremmo farlo crescere nelle migliori delle condizioni senza arrabattarsi) e spesso ci sono i nonni che posso dare una mano. Io vorrei avere un figlio, ne ho l'età, ho un lavoro normale (niente corse alla carriera e simili, non mi interessano), ma non posso nel paese in cui vivo. L'asilo costa più di uno stipendio mensile, partorire (letteralmente, il momento in cui lo sforni) costa un patrimonio e non parliamo di andare dai medici, che la tanto famosa assicurazione copre quasi nulla...io non me la sento! Qui tutti fanno i debiti e lo trovano normale, ma sono cresciuta con una concezione diversa. Magari in Giappone è simile e se già sono oberati di lavoro e poco propensi alle relazioni questi costi quasi insostenibili scoraggiano non poco.
Mia nonna si è sposata indebitata e la casa l' ha letteralmente costruita mio nonno. Vogliamo continuare a paragonare situazioni distanti decadi? Sei nata negli anni '90, accettalo, un periodo in cui l' economia italiana era ancora florida e con le generazioni precedenti con risparmi. Un conto è finire per strada con la possibilità di trovare facilmente lavoro, un altro è rimanere senza niente.
Tanto per cominciare io non sono neppure italiana, se non si fosse capito finora. BTW, certo, sono periodi differenti (anni '30 e '90 così come '90 e oggi!)! I problemi che aveva tua nonna non erano attuali ai tempi della mia infanzia e non lo sono tuttora, quindi perché continuare a tirarli fuori? Non siamo in periodo di guerra, non ci sono raid nazisti, la gente è scolarizzata e non più altamente analfabeta ed ignorante. I giorni d'oggi ti garantiscono un'istruzione basica e gratuita e la gente non muore più per il vaiolo.
Sei tu che hai tirato fuori la tua " infanzia difficile" per dire che i bambini si possono fare anche nella situazione di ristrettezze economiche attuali. No, se li vuoi far vivere bene non è così.
Io porto la mia vita personale come esempio perché in qualsiasi discussione un esempio concreto porta a comprendere meglio ciò che si vuole esprimere. Tu parli come se tutti qua ti avessero detto "Dovresti fare un figlio" o "Nelle tue condizioni dovresti pensare a un figlio". Beh, indovina indovina...nessuno si riferisce a te nello specifico. Se non vuoi un figlio non farlo, se non sei economicamente indipendente nemmeno per mantenerti da sola ancora una volta non farlo. Non penso che si debba essere un genio per arrivare a queste conclusioni. Quando si parla di ristrettezze economiche non si parla del non avere niente o non riuscire a vivere, ma di vivere con poco accontentandosi di poco e facendo molti sacrifici. Detto questo, io ho vissuto bene. Diversamente dai miei coetanei, ma comunque bene.
WTF?! Premesso che le mamme economicamente realizzate e con una carriera esistono, si presume che un figlio si faccia in due (tecniche moderne a parte) per cui dovrebbero essere divise anche le responsabilità o no? In quanto donna poi, dovresti essere grata di avere la possibilità di scegliere di poterti dedicare alla maternità, invece ne parli (tu e tante altre sul web, mi sono già capitate discussioni di questo tipo) come se tale condizione rappresenti una maledizione...
Le responsabilità dovrebbero essere divise, ma in Giappone non credi avvenga così spesso. Leggendo qualche articolo precedente infatti è chiaro che avere figli per un giapponese è molto difficile soprattutto per via degli orari lavorativi. In generale i giapponesi lavorano un sacco facendo ore su ore di straordinari, in più, a parità di lavoro le donne vengono pagate di meno il che rende molto difficile per loro essere autonome. L'anno scorso era uscito anche un articolo in merito al troppo lavoro e ce ne sono stati alcuni anche in merito al karoshi, ma non ricordo quando.
Comunque anche io sono una di quelle persone che appoggia la scusa del "non abbiamo tempo e soldi". Avere un bambino è una cosa seria perchè stiamo parlando di un essere vivente. Non possiamo permetterci di rischiare se sappiamo che con molte probabilità non riusciremo a manternerlo da soli, perchè una volta fatto il bambino non si può tornare indietro.
Oddio, superate le fasi iniziali un po' alla volta arrivano le altre: vestiti che cambiano alla velocità della luce, vista la loro continua crescita; spese per asilo nido, per chi non ha i nonni o altri a cui affidarli; spese scolastiche tra libri quaderni, ecc... e così via.
Ho la soluzione: meno manga, meno action figure, meno cena fuori... vedrai che alla fine di soldini te ne avanzeranno pure... Ma dico io: si può? In una discussione sulle problematiche legate all'avere dei figli citare spese per libri e quaderni? Vien quasi da ridere
Cmq tornando seri: i libri delle elementari sono gratis, per i quadernoni puoi buttare l'occhio al Carrefour, ogni tanto vendono i pacconi scorta a qualche euro. Problema risolto.
Sempre meglio pensarci due volte prima di fare un figlio ed essere sicuri di potergli dare un futuro, piuttosto che ritrovarsi a faticare per pagare l' affitto
Per pagare l'affitto il pepe al culo te lo metti con o senza figlio. Ah, e per tua informazione se fai un figlio l'affitto non raddoppia, rimane uguale.
Per cui è anche giusto e consigliabile che se non sei certo di volerti prendere l' impegno di un figlio, non te lo prendi e ti dedichi ad altre cose indubbiamente più meritevoli del contribuire alla crescita della ridicola razza umana.
Guarda, tra tutte le amiche/conoscenti rimaste incinte credo non ce ne sia stata una che non avesse incertezze o che non abbia preso in considerazione l'ipotesi di non proseguire la gravidanza. Tutti questi dubbi pare spariscano una volta partorito il bebé
Bah si lamentano ma nessuno vieta loro di fare un lavoro che da forti sbocchi economici (un pò come chi studia lettere o beni culturali e poi si lamenta di essere disoccupato quando sono settori che il mercato non richiede) o comunque possono sempre andarsene in stati che offrono una condizione di vita migliore
Mr. Commento Attinente, ciao! Come stai?
Premesso che per essere una mamma economicamente realizzata devi partire essendo già economicamente stabile, si presume che un figlio si faccia in due e quindi l' onere/ onore di crescerlo lo si fa in due. In quanto donna poi cosa? Dovrei essere grata di poter fare la mantenuta? Se la donna ( o uomo ) preferisce fare la casalinga in comune accordo con il partner ed una situazione economica stabile che lo faccia. Ma non venirmi a dire che è una condizione accettabile quando è imposta ( dalla situazione economica o dal partner)
Se i presupposti sono questi, tu figli non ne farai mai. Guarda che non c'è niente di male a dire che non vuoi avere bambini...
Un bambino mangia un decimo di quello che mangi tu? XD Certo, fino all' asilo. Poi i bambini più crescono più aumentano in modo esponenziale il cibo che riescono a ingurgitare. Arrivati all' adolescenza è la fine in termini alimentari. Non vanno vestiti? La scuola? Il fattto che una persona in più aumenti i costi domestici ( acqua, luce, gas, spazzatura etc.) Le cure? Io ho 4000 euro di apparecchio in bocca e 300 euro ( più 100 di visita) addosso. Pagati dai miei genitori ovviamente. Vogliamo capire che con la disoccupazione giovanile ( e quella femmile ancora più alta) fare figli oggi non è possibile? Non siamo ai tempi dei nostri genitori in cui il lavoro era stabile, i nonni potevano intervenire ( la scuola a me l' ha pagata la nonna, devo farle pagare anche quella dei miei figli?) .Io ho passato i miei primi otto anni di vita accudita da nonni perchè i miei lavoravano, se facessi un figlio ora a chi lo lascio? I miei genitori lavorano ancora, lo lascio a mia nonna ottantacinquenne col Parkinson?
Devo dedurre che l'unica gioia di tutta la tua vita sia cazzeggiare su AnimeClick.it? Ah beh dai... ma a te Sara Lovely Sara e Candy Candy in quanto a sfiga ti fanno un baffo proprio... Le mie teorie dopo questa risposta trovano un ulteriore conferma, addirittura una lista delle spese previste, un prospetto simulativo sui danni economici derivanti dalla maternità. E come faccio? E a chi lo lascio? E questo e quell'altro... tu non vuoi figli, punto. E, per la ventesima volta, non ti devi giustificare con nessuno.
Comunque anche io sono una di quelle persone che appoggia la scusa del "non abbiamo tempo e soldi". Avere un bambino è una cosa seria perchè stiamo parlando di un essere vivente. Non possiamo permetterci di rischiare se sappiamo che con molte probabilità non riusciremo a manternerlo da soli, perchè una volta fatto il bambino non si può tornare indietro.
Tutti che parliamo delle condizioni economiche, ricordiamo un pò di cose...Moltissimi anni fà - nel Ventennio fascista - si facevano le campagne per "convincere" le donne a far figli per la "Patria", la nostra Patria... In alcuni memoriali di medici dell'epoca si può leggere come le giovani ragazze, spesso e volentieri operaie nelle nascenti fabriche italiane, con ritmi di lavoro ben pesanti, rispondessero ai medici che le sollecitavano in questo senso..."Un figlio signor dottore..un figlio...perchè voglio che mio figlio abbia tutto quello che gli altri hanno. Non voglio certo che vada al mare nelle colonie".... Gente umile ma con idee abbastanza chiare. A tener su l'Italia pensavano le donne del sud ma con un prezzo altissimo...forse dovremmo pensare a quanti bambini - e donne - morivano in quegli anni al parto, fenomeno che oggi è estremamente mitigato - ma non scomparso purtroppo - La mia bisnonna materna morì per un parto gemellare andato male. Morirono tutti e tre. Mia nonna ha avuto otto, nove figli, ma le sono morti tutti i maschi tranne uno. Piccolissimi. Ed uno portato via dalla Spagnola.
Questo per dirvi che le considerazioni che muovono - o non muovono - a fare dei figli sono ben diverse.
In Giappone, ante 2 GM, c'erano famiglie enormi come nel sud d'Italia - Isao Takahata era il settimo figlio di una famiglia di sette figli - man a mano sia il modificarsi delel condizioni economiche che l'evoluzione della responsabilità femminile - e maschile - ha ridotto - inevitabilmente - quelle famiglie. E fortunatamente.
Il problema è che nessuno in Giappone, per decenni, ha preso seriamente in considerazione i problemi delle donne, cosa vuol dire avere figli, cosa vuol dire crescerli. Ci si bea nell'idea di avere un grande sistema scolastico e non si guarda oltre. Ci si bea dell'industria ma non si considera che le donne hanno ruoli del tutto marginali, indipendentemente dalle loro capacità. Le necessità del dopoguerra ed il conformismo sociale hanno fatto il resto. Vale lo stesso discorso in Italia. La vera differenza è che l'Europa, almeno fino ad ora, è stata più aperta di altre parti del mondo e questo ha "nascosto" il problema...Già da diversi anni erano le donne immigrate a garantire i tassi di natalità italiani.
Per risolvere i nostri come i loro problemi non ci sono soluzioni facili, e soprattutto non ci sono soluzioni istantanee, una politica della famiglia, concreta, può avere dei frutti solo sui dieci anni..La nostra attuale classe politica pensate che gliene importi qualcosa?? Ditemi nel "contratto" che si stà studiando fra i due "amorosi", si parla per caso della scuola?? Non mi pare vero.
Al più vieteranno Frozen 2.....E chi vuol intendere intenda.
Utente85096
- 7 anni fa
01
Tutti che parliamo delle condizioni economiche, ricordiamo un pò di cose...Moltissimi anni fà - nel Ventennio fascista - si facevano le campagne per "convincere" le donne a far figli per la "Patria", la nostra Patria... In alcuni memoriali di medici dell'epoca si può leggere come le giovani ragazze, spesso e volentieri operaie nelle nascenti fabriche italiane, con ritmi di lavoro ben pesanti, rispondessero ai medici che le sollecitavano in questo senso..."Un figlio signor dottore..un figlio...perchè voglio che mio figlio abbia tutto quello che gli altri hanno. Non voglio certo che vada al mare nelle colonie".... Gente umile ma con idee abbastanza chiare. A tener su l'Italia pensavano le donne del sud ma con un prezzo altissimo...forse dovremmo pensare a quanti bambini - e donne - morivano in quegli anni al parto, fenomeno che oggi è estremamente mitigato - ma non scomparso purtroppo - La mia bisnonna materna morì per un parto gemellare andato male. Morirono tutti e tre. Mia nonna ha avuto otto, nove figli, ma le sono morti tutti i maschi tranne uno. Piccolissimi. Ed uno portato via dalla Spagnola.
Questo per dirvi che le considerazioni che muovono - o non muovono - a fare dei figli sono ben diverse.
In Giappone, ante 2 GM, c'erano famiglie enormi come nel sud d'Italia - Isao Takahata era il settimo figlio di una famiglia di sette figli - man a mano sia il modificarsi delel condizioni economiche che l'evoluzione della responsabilità femminile - e maschile - ha ridotto - inevitabilmente - quelle famiglie. E fortunatamente.
Il problema è che nessuno in Giappone, per decenni, ha preso seriamente in considerazione i problemi delle donne, cosa vuol dire avere figli, cosa vuol dire crescerli. Ci si bea nell'idea di avere un grande sistema scolastico e non si guarda oltre. Ci si bea dell'industria ma non si considera che le donne hanno ruoli del tutto marginali, indipendentemente dalle loro capacità. Le necessità del dopoguerra ed il conformismo sociale hanno fatto il resto. Vale lo stesso discorso in Italia. La vera differenza è che l'Europa, almeno fino ad ora, è stata più aperta di altre parti del mondo e questo ha "nascosto" il problema...Già da diversi anni erano le donne immigrate a garantire i tassi di natalità italiani.
Per risolvere i nostri come i loro problemi non ci sono soluzioni facili, e soprattutto non ci sono soluzioni istantanee, una politica della famiglia, concreta, può avere dei frutti solo sui dieci anni..La nostra attuale classe politica pensate che gliene importi qualcosa?? Ditemi nel "contratto" che si stà studiando fra i due "amorosi", si parla per caso della scuola?? Non mi pare vero.
Al più vieteranno Frozen 2.....E chi vuol intendere intenda.
Comunque lol, Frozen II non lo vieteranno perchè: 1. A differenza della Cina o dei paesi musulmani i pagliacci del nostro parlamento non avrebbero mai le p...e (e nemmeno la voglia) per inimicarsi una major americana che porta i big money. 2 .Le probabilità di un Frozen LGBT sono prossime allo zero... anche perchè a questo punto sarebbe troppo ovvio!
Per risolvere i nostri come i loro problemi non ci sono soluzioni facili, e soprattutto non ci sono soluzioni istantanee, una politica della famiglia, concreta, può avere dei frutti solo sui dieci anni..La nostra attuale classe politica pensate che gliene importi qualcosa?? Ditemi nel "contratto" che si stà studiando fra i due "amorosi", si parla per caso della scuola?? Non mi pare vero.
Al più vieteranno Frozen 2.....E chi vuol intendere intenda.
Comunque lol, Frozen II non lo vieteranno perchè: 1. A differenza della Cina o dei paesi musulmani i pagliacci del nostro parlamento non avrebbero mai le p...e (e nemmeno la voglia) per inimicarsi una major americana che porta i big money. 2 .Le probabilità di un Frozen LGBT sono prossime allo zero... anche perchè a questo punto sarebbe troppo ovvio!
Ricordati che costoro vivono di nemici. Ergo trovare un avversario è necessità fisiologica. Sarà Frozen, saranno i "Niguri", saranno gli USA, cattivi colonialisti e "Hijos de Puta" ( se deste un'occhiata alla Cambogia capireste cosa vuol dire "colonialismo" nel nuovo millennio, in 5 secondi netti) sarà quel tipo con il capello verde...Vedrai.
Lo spero, lo spero proprio. Ma rimediare ad una mancanza di pianificazione sociale sostenibile, potrebbe essere non facilmente attuabile ed il prezzo da pagare potrebbe essere molto "doloroso". Non vorrei sembrare troppo scontata o superficiale ma gli strati dirigenti, soprattutto nelle società occidentali, non si sono mai peritati di pensare a come conciliare il capitalismo con uno sviluppo sociale sostenibile ed il benessere dei cittadini corpore et spiritu (tranne, in buona misura, i paesi europei di lingua germanica). La società occidentale mi sembra stia scivolando verso uno stato di cose non proprio felice, tiranneggiata da quella che Evola (di cui non condivido le idee politiche, sia ben chiaro) chiamava demonia dell'economia; sintetizzando, il mondo "moderno" è governato da una classe mercantile che he per uniche religioni l'utilitarismo ed il progresso ;una ideologia scevra di qualsiasi spiritualità. Se vogliamo è la stessa critica che Wagner poneva alla degenerazione del mondo occidentale che lui rappresentava nel Ring sia con Wotan e le divinità del Walhalla che con i personaggi umani "cattivi" a fronte della scelta di Brunnhilde di voler salvare a tutti i costi una madre con il bimbo che porta con se e di voler vivere una vita dettata dagli affetti; nel suo "racconto" quel mondo finisce piuttosto male. Forse noi siamo fortunati, perché è possibile che i fenomeno migratorio che investe l'Europa possa in qualche modo favorire un rinnovamento della società (non foss'altro perché i musulmani hanno radicati i valori spirituali e tradizionali ben più che noi europei) . Il Giappone è un isola che vuole rimanere un'isola e temo che la riforma del loro stato sociale sarà piuttosto ardua da realizzare. Madre santa quante prolisse fesserie ho scritto, scusate
Trovo piuttosto ridicolo e moralista chi, con del fare saccente, proclama l'inabilità ad avere figli come l'indisposizione volontaria a non volerne.
Francamente io penso che fare figli non sia più una questione di genetica, l'essere umano è andato troppo oltre la natura e ha esteso il suo campo razionale. Prima di tutto, una persona deve realizzarsi. Una volta realizzatasi può pensare a cosa lasciare al mondo, che può essere un figlio o anche degli ideali (Bill Hicks, ad esempio). Il figlio non è una cosa che metti al mondo e poi ti fai un balletto perché giustamente nella tua vita ci sono anche altre cose che vorresti fare che stare dietro ad un pargolo.
Perché poi funziona così: quando fai un bambino, per 20 anni devi dedicare tutta la tua vita a lui, fin quando non sarà andato via e avrà preso la sua strada. Non tutti sognano questa vita e io li capisco. Soprattutto nella società giapponese, rigida come poche altre, per molti è un pensiero inutile avere un bambino ed è inutile che li chiamate luoghi comuni perché il trend di quasi 60 anni parla chiaro.
Il figlio non è una cosa che metti al mondo e poi ti fai un balletto perché giustamente nella tua vita ci sono anche altre cose che vorresti fare che stare dietro ad un pargolo.
Perché poi funziona così: quando fai un bambino, per 20 anni devi dedicare tutta la tua vita a lui, fin quando non sarà andato via e avrà preso la sua strada. Non tutti sognano questa vita e io li capisco. Soprattutto nella società giapponese, rigida come poche altre, per molti è un pensiero inutile avere un bambino ed è inutile che li chiamate luoghi comuni perché il trend di quasi 60 anni parla chiaro.
Concordo in pieno, soprattutto perché al giorno d'oggi c'è chi fa figli tanto per e chi ne vorrebbe davvero non può averne..... I figli non sono giocattoli, ma in pochi se ne rendono conto.
Il figlio non è una cosa che metti al mondo e poi ti fai un balletto perché giustamente nella tua vita ci sono anche altre cose che vorresti fare che stare dietro ad un pargolo.
Perché poi funziona così: quando fai un bambino, per 20 anni devi dedicare tutta la tua vita a lui, fin quando non sarà andato via e avrà preso la sua strada. Non tutti sognano questa vita e io li capisco. Soprattutto nella società giapponese, rigida come poche altre, per molti è un pensiero inutile avere un bambino ed è inutile che li chiamate luoghi comuni perché il trend di quasi 60 anni parla chiaro.
Concordo in pieno, soprattutto perché al giorno d'oggi c'è chi fa figli tanto per e chi ne vorrebbe davvero non può averne..... I figli non sono giocattoli, ma in pochi se ne rendono conto.
Esattamente. Hai voglia a dire "la realtà è che non si vuole avere figli", se metti un figlio al mondo a 20 anni, a 30 ti svegli e pensi che il meglio della tua vita non l'hai vissuto per te stesso e irrimediabilmente ti senti con una catena al piede.
Le persone prima inseguono i propri sogni, i propri ideali, poi possono pensare di mettere su famiglia. Quando pensano di non avere più nulla da dire. Non puoi mettere un bambino al mondo e poi pensare di goderti la vita, perché tutta la tua vita la dovrai spendere per quel bambino, com'è giusto che sia. Io per esempio sono stato "vittima" di questo gioco malato, i miei genitori non erano pronti ad essere genitori (e a dirla tutta non lo sarebbero mai stati), e non a caso io sono stato un parental child.
C'è veramente da incazzarsi quando la gente tira fuori storie come "la realtà è che non li vuoi". Guardatevi il mondo cosa è diventato prima di affrettare i giudizi sugli altri. Oggi avere un bambino è un suicidio psicologico e se non hai gli strumenti mentali e soprattutto economici per mantenerti, sfasci la relazione sentimentale che hai e poi te stesso. Il tutto con ovviamente un bambino di mezzo che dovrà sopportare la pressione dei problemi dei genitori.
Esattamente. Hai voglia a dire "la realtà è che non si vuole avere figli", se metti un figlio al mondo a 20 anni, a 30 ti svegli e pensi che il meglio della tua vita non l'hai vissuto per te stesso e irrimediabilmente ti senti con una catena al piede.
Le persone prima inseguono i propri sogni, i propri ideali, poi possono pensare di mettere su famiglia. Quando pensano di non avere più nulla da dire. Non puoi mettere un bambino al mondo e poi pensare di goderti la vita, perché tutta la tua vita la dovrai spendere per quel bambino, com'è giusto che sia. Io per esempio sono stato "vittima" di questo gioco malato, i miei genitori non erano pronti ad essere genitori (e a dirla tutta non lo sarebbero mai stati), e non a caso io sono stato un parental child.
C'è veramente da incazzarsi quando la gente tira fuori storie come "la realtà è che non li vuoi". Guardatevi il mondo cosa è diventato prima di affrettare i giudizi sugli altri. Oggi avere un bambino è un suicidio psicologico e se non hai gli strumenti mentali e soprattutto economici per mantenerti, sfasci la relazione sentimentale che hai e poi te stesso. Il tutto con ovviamente un bambino di mezzo che dovrà sopportare la pressione dei problemi dei genitori.
Prima di tutto, una persona deve realizzarsi. Una volta realizzatasi può pensare a cosa lasciare al mondo, che può essere un figlio o anche degli ideali (Bill Hicks, ad esempio). Il figlio non è una cosa che metti al mondo e poi ti fai un balletto perché giustamente nella tua vita ci sono anche altre cose che vorresti fare che stare dietro ad un pargolo.
se metti un figlio al mondo a 20 anni, a 30 ti svegli e pensi che il meglio della tua vita non l'hai vissuto per te stesso e irrimediabilmente ti senti con una catena al piede. Le persone prima inseguono i propri sogni, i propri ideali, poi possono pensare di mettere su famiglia. Quando pensano di non avere più nulla da dire.
Penso che io e te abbiamo fondamentalmente un'idea diversa di cosa un figlio sia. Io non lo considero un'eredità, qualcuno a cui insegnare i miei valori, la parte finale del processo che è la vita. C'è poi da dire che sentirsi realizzati e per cosa è una questione del tutto personale, a me per esempio non me ne può fregar di meno di cose come la posizione lavorativa o sociale. Ognuno ha i suoi sogni (e la gravidanza stessa può esserlo) ed i suoi valori e non sempre questi viaggiano su binari distinti, talvolta si possono percorrere in parallelo e simultaneamente offrendo alla propria vita un quadro ben più completo che affrontando una sola cosa alla volta. Poi certo, non per tutti è così e soprattutto non è da tutti riuscirci. Nel dubbio è sicuramente meglio non lanciarsi nell'impresa, questo è chiaro. Detto questo, voglio solo aggiungere che per quel che mi riguarda non vedo e non vedrò mai un bambino come una catena al piede. Se così dev'essere tanto vale non farlo proprio. Avere un figlio a 20 anni non dev'essere forzatamente una maledizione, perché anche qui ognuno si gode la vita in maniera diversa e c'è chi (come me) preferisce di gran lunga stare a casa a crescere un figlio piuttosto che uscire tutti i weekend a fare festa. Senza contare che più giovani si è e più energie si ha da offrire al proprio piccolo. Personalmente non comprendo chi, ad un passo dalla menopausa, decide che è arrivato il momento di metter su famiglia. A 40/45 anni si possono forse avere più possibilità finanziarie ma raramente si hanno le energie necessarie per affrontare i primi anni di vita di un bambino. Penso che un così ampio divario di età parli poi da sé, così come la difficoltà stessa a concepire e a portare avanti una gravidanza senza problemi (fra aborti, distacchi, pre-eclampsia, difetti genetici, ecc. solo un numero minimo e paurosamente basso di queste gravidanze va a buon fine).
Prima di tutto, una persona deve realizzarsi. Una volta realizzatasi può pensare a cosa lasciare al mondo, che può essere un figlio o anche degli ideali (Bill Hicks, ad esempio). Il figlio non è una cosa che metti al mondo e poi ti fai un balletto perché giustamente nella tua vita ci sono anche altre cose che vorresti fare che stare dietro ad un pargolo.
se metti un figlio al mondo a 20 anni, a 30 ti svegli e pensi che il meglio della tua vita non l'hai vissuto per te stesso e irrimediabilmente ti senti con una catena al piede. Le persone prima inseguono i propri sogni, i propri ideali, poi possono pensare di mettere su famiglia. Quando pensano di non avere più nulla da dire.
Penso che io e te abbiamo fondamentalmente un'idea diversa di cosa un figlio sia. Io non lo considero un'eredità, qualcuno a cui insegnare i miei valori, la parte finale del processo che è la vita. C'è poi da dire che sentirsi realizzati e per cosa è una questione del tutto personale, a me per esempio non me ne può fregar di meno di cose come la posizione lavorativa o sociale. Ognuno ha i suoi sogni (e la gravidanza stessa può esserlo) ed i suoi valori e non sempre questi viaggiano su binari distinti, talvolta si possono percorrere in parallelo e simultaneamente offrendo alla propria vita un quadro ben più completo che affrontando una sola cosa alla volta. Poi certo, non per tutti è così e soprattutto non è da tutti riuscirci. Nel dubbio è sicuramente meglio non lanciarsi nell'impresa, questo è chiaro. Detto questo, voglio solo aggiungere che per quel che mi riguarda non vedo e non vedrò mai un bambino come una catena al piede. Se così dev'essere tanto vale non farlo proprio. Avere un figlio a 20 anni non dev'essere forzatamente una maledizione, perché anche qui ognuno si gode la vita in maniera diversa e c'è chi (come me) preferisce di gran lunga stare a casa a crescere un figlio piuttosto che uscire tutti i weekend a fare festa. Senza contare che più giovani si è e più energie si ha da offrire al proprio piccolo. Personalmente non comprendo chi, ad un passo dalla menopausa, decide che è arrivato il momento di metter su famiglia. A 40/45 anni si possono forse avere più possibilità finanziarie ma raramente si hanno le energie necessarie per affrontare i primi anni di vita di un bambino. Penso che un così ampio divario di età parli poi da sé, così come la difficoltà stessa a concepire e a portare avanti una gravidanza senza problemi (fra aborti, distacchi, pre-eclampsia, difetti genetici, ecc. solo un numero minimo e paurosamente basso di queste gravidanze va a buon fine).
Infatti il discorso non era una divergenza di idee, ognuno può incondizionatamente avere la propria opinione e il proprio sogno di realizzazione personale. Il mio commento era rivolto alle persone che hanno suggerito che "il non avere tempo per i figli" equivale ad un semplicistico quanto superficiale "non li vuoi avere". In una società come quella italiana si potrebbe anche starci a discutere su come "inon ho tempo" possa essere una scusa (sempre fino a un certo punto), mentre in quella giapponese è legittima e incontrovertibile.
Poi ripeto, le idee sono diverse e su quello non si va a sindacare. Ci mancherebbe altro.
Penso che io e te abbiamo fondamentalmente un'idea diversa di cosa un figlio sia. Io non lo considero un'eredità, qualcuno a cui insegnare i miei valori, la parte finale del processo che è la vita. C'è poi da dire che sentirsi realizzati e per cosa è una questione del tutto personale, a me per esempio non me ne può fregar di meno di cose come la posizione lavorativa o sociale. Ognuno ha i suoi sogni (e la gravidanza stessa può esserlo) ed i suoi valori e non sempre questi viaggiano su binari distinti, talvolta si possono percorrere in parallelo e simultaneamente offrendo alla propria vita un quadro ben più completo che affrontando una sola cosa alla volta. Poi certo, non per tutti è così e soprattutto non è da tutti riuscirci. Nel dubbio è sicuramente meglio non lanciarsi nell'impresa, questo è chiaro. Detto questo, voglio solo aggiungere che per quel che mi riguarda non vedo e non vedrò mai un bambino come una catena al piede. Se così dev'essere tanto vale non farlo proprio. Avere un figlio a 20 anni non dev'essere forzatamente una maledizione, perché anche qui ognuno si gode la vita in maniera diversa e c'è chi (come me) preferisce di gran lunga stare a casa a crescere un figlio piuttosto che uscire tutti i weekend a fare festa. Senza contare che più giovani si è e più energie si ha da offrire al proprio piccolo. Personalmente non comprendo chi, ad un passo dalla menopausa, decide che è arrivato il momento di metter su famiglia. A 40/45 anni si possono forse avere più possibilità finanziarie ma raramente si hanno le energie necessarie per affrontare i primi anni di vita di un bambino. Penso che un così ampio divario di età parli poi da sé, così come la difficoltà stessa a concepire e a portare avanti una gravidanza senza problemi (fra aborti, distacchi, pre-eclampsia, difetti genetici, ecc. solo un numero minimo e paurosamente basso di queste gravidanze va a buon fine).
Se non fosse per alcune difficoltà di base insormontabili, ti chiederei in sposa
Hai vinto: non ho mai letto così tanti luoghi comuni in sole 4 righe. Compliments
Grazie! In fondo ho ragione, no?
Seriamente, se sei in grado di fare un'analisi sociologica e antropologica più approfondita in quattro righe di spazio accomodati pure.
Se non sbaglio ora il limite è di due. Quindi si continua a limitare parecchio le nascite.
Quindi quando una coppia riesce a mettersi in una condizione economica tale da permettersi un figlio/a non c'è più tempo.
Dunque più che non vogliono fare figli il punto è che non possono fare figli..
Non mi reputo esperta ma avendo vissuto in Cina posso darti un paio di riflessioni (e mi spiace se andrò totalmente OT rispetto alla notizia):
Innanzitutto i numeri di partenza. In Cina sono un miliardo e mezzo di persone, in giappone credo sui 100 milioni.
Mentre lo stile di vita in giappone è abbastanza omogeneo, e la popolazione assai urbanizzata, in Cina tuttoggi c'è una gran parte di popolazione residente nelle campagne, e lo squilibrio tra povertà rurale e ricchezza urbana è ancora alto, incomparabile al giappone. La gente logicamente si vorrebbe spostare in massa nelle città, ma se in passato era più semplice, oggi non lo è più, perchè il governo ha posto dei limiti e sta anzi iniziando ad espellere dalle grosse metropoli chi non ha i requisiti per restarvi (che siano reddito, titolo di studio, possesso di proprietà o altri).
In breve, la politica del figlio unico è figlia dei tempi di quando la maggior parte della popolazione era rurale e analfabeta, e se ciò ha aiutato a prevenire la fame e la sovrapopolazione allora (nella fase delle riforme e del transito dall'economia di stato a qualcosa di più simile alle nostre occidentali), adesso il grosso della popolazione pre-politica è al limite dei loro anni lavorativi, e il problema di chi li rimpiazzerà è una delle questioni più difficili che il governo deve affrontare. Non a caso il limite è stato inizialmente allentato per i coniugi figli unici, lavoratori, residenti nelle grandi città (coloro che adesso si trovano nella situazione più simile ai giapponesi), ma presto dovranno allentarlo ulteriormente. Allo stesso tempo stanno investendo tantissimo nelle aree periferiche per evitare che lo squilibrio ricchi-poveri / campagne-città diventi qualcosa di ingestibile anche politicamente.
La situazione Giapponese è complicata.
Alcuni giorni fa su Geo e Geo dissero che nei paesi come in Italia o il Giappone sé il trend non cambia(ed è difficile che cambi), nel 2050 cioè tra circa 30 anni ci sarà una popolazione di oltre il 40% di anziani, praticamente il doppio di adesso. Quindi in Giappone(come anche in Italia) fra circa 30 anni saremo delle nazioni per quasi metà della popolazione composte da vecchi.
Forse è questo il problema. In una società strutturata in tal senso chi non lavora (quindi minori e anziani) è solo un peso economico.
Il risultato è che gli anziani aumentano (a meno che non si cominci a "ridurne il numero") e figli non si possono fare perché costano.
Quando sarà esaurito il bacino d'utenza della forza lavoro che faranno di bello? Affideranno tutto ai robot?
Aggiungiamo anche i costi di un mutuo e di un'auto, tanto per rendere realistico il tutto
Queste sono le tipiche scuse di chi in realtà non vuole affatto avere dei figli e per qualche strano motivo sente di dover correre ai ripari dietro la sempreverde del "come li mantengo". Sarebbe molto più onesto invece, da parte di tutti, ammettere che non si desidera avere dei figli. Puoi non sentirtela, puoi avere altri progetti o stili di vita, possono non piacerti particolarmente i bambini o l'idea di prendertene cura... non c'è niente di male e non bisogna aver paura di essere giudicati per questo. Ma cose tipo questa
vi prego no. Che pena.
per esempio?
Perchè facendo due conti "alla bona" con dati Istat non siamo sul 13.7%
Non è poi così distante...
https://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d%27Italia
https://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_del_Giappone
Il tuo discorso mi sembra troppo semplicistico. Le persone, quelle assennate, delle domande sul come tirare su un ipotetico figlio se le fanno eccome. Ci possono sicuramente essere delle persone che accampano scuse, così come altre a cui un figlio "capita" (i metodi contraccettivi hanno tutti un margine di errore), ma comunque se lo tengono.
Se tu e la tua partner doveste lavorare tutti i giorni con orari improponibili e i soldi da parte fossero pochi non penso che tratteresti la questione con leggerezza, sarebbe solo da sprovveduti. Si tratta solo di voler essere realisti e di voler crescere un figlio al momento giusto e nelle migliori condizioni possibili. Sai quante ragazze sulla trentina e qualcosa ci sono in giro che vorrebbero sistemarsi e avere un bambino ma non possono/se la sentono? Anche solo qui in Italia, senza andare a scomodare i giapponesi.
Il fatto è che una volta venuti al mondo, crescono ugualmente bene (se non meglio) anche i figli delle persone dissennate, che vivono nello stesso mondo dei bambini programmati assieme al mutuo della casa e alle rate della macchina.
Con i tempi che stiamo vivendo, il momento giusto non si materializzerà mai. Se una coppia vuole davvero un figlio se lo fa, le donne che dicono che non hanno il tempo per via del lavoro in realtà vogliono dedicare il loro tempo al lavoro, sai tu invece quante 30enni non se lo fanno perché scelgono di concentrarsi sulla carriera e si creano l'alibi del troppo lavoro? Quelle che parlano così sono solo delle ipocrite e, per quanto mi riguarda anche un pò ridicole, talmente schiave nell'anima da barattare una scelta importante e personale come quella di avere figlio dandola in pasto agli sciacalli. E vabbè, ci sono anche queste in giro che vuoi farci...
Ma sei serio? Ho ventisei anni, una carriera che se va bene decollerà una volta superati i trenta. La mia compagna ( seppur più giovane) deve completare il ciclo di studi ed entrambe non possiamo permetterci di andare anche solo a vivere insieme. Come caspio pensi che si mantenga un bambino in queste condizioni? No dimmi, ti prego, devo per forza rininciare alla carriera e trovarmi un uomo ricco ( non sia mai che in quanto donna io voglia essere economicamente realizzata e con una carriera) che mi possa mantenere mentre io sforno pargoli a tutto andare per la gloria della Nazione?
Quando si pensa ad un ipotetico figlio, si pensa anche che gli si vorrebbe dare il meglio. Viene pertanto spontaneo chiedersi che cosa si ha da potergli offrire e se questo sarà abbastanza. Detto questo, Marrabbio Sul Serio non ha nemmeno torto: per la maggior parte delle persone il "momento giusto" non si realizzerà mai, soprattutto visto come girano le cose di questi tempi.
Io comunque credo che se veramente si vuole un figlio, si è anche pronti ad andare incontro a dei sacrifici. Che poi, onestamente, le ristrettezze economiche ci sono sempre state a prescindere dall'epoca e dal luogo e non è che per questo siamo cresciuti tutti storti o falliti. Forse bisogna un po' anche rendersi conto che un bambino per crescere bene non ha forzatamente bisogno di venir su in una famiglia ricca e inondato di giochi (soprattutto quelli da 200 euro a botta) e vizi. I soldi certo aiutano, ma non sono tutto.
Ai tempi del " i bambini si son sempre fatti anche con le ristrettezze economiche" metà di questi non raggiungeva l' adolescenza. L' altra era tanto se finiva la quinta elementare.
Sono nata nel 1990 e ho 2 fratelli, 5 fratellastri e 2 fratelli acquisiti. In casa eravamo in 6, sono cresciuta dovendo condividere vestiti e giochi con tutti gli altri. Avevamo una tv grande come una scatola di 20x20 cm e avevamo dei turni per non litigarcela. Il mio gioco preferito era una capanna di plastica dell'Ikea da 5 euro e il mio hobby preferito necessitava di una scatola di matite e un blocco di fogli. Lo stesso mazzo di carte di Uno lo usavamo per anni finché le carte stesse non erano così consunte da spezzarsi. Il massimo della gioia lo raggiungevo quando mia madre ci dava 2 fr. a testa per comprarci le caramelle (n.b.: 30 minuti a piedi per andarle a prendere e 30 minuti per tornare indietro. I 2 fr. di caramelle erano il premio per andare a fare la spesa per la mamma).
La nostra condizione economica era pessima a causa di mio padre ed è finita in rosso quando avevo solo 11 anni. Mi sono risollevata dai debiti accumulati appena 2 anni fa, alla veneranda età di 26 anni.
Ebbene, la mia infanzia è comunque il periodo che ricordo con maggiore felicità e malinconia. Non solo, credo anche di essere cresciuta piuttosto bene. Ho imparato a risparmiare, a condividere, ad essere felice con poco e un'altra cosa fondamentale: con i soldi ci compri tutto ma non l'amore, che è la cosa più importante nella vita di ogni persona. Non invidio niente a chi aveva sempre l'ultimo gioco appena uscito e vestiva con pantaloni firmati da 200 fr. al paio. Non gira tutto intorno al denaro e non è necessario andare così tanto indietro nel tempo per parlare di ristrettezze economiche.
Questo è poco ma sicuro.
Ovvero l' ultima generazione frutto del boom economico. Benvenuta nel club.
Dunque un' infanzia normalissima.
Ovvero come tutti gli adulti che non hanno subito un' infanzia con abusi. Anche per mia nonna è così. Le è morto qualche fratello, la sorella è stata vittima di un raid fascista, lavorò sin da quando mosse i primi passi, studiò fino alla quinta elementare ( al contempo cresceva il fratello minore) e pativa la fame. Però era felicissima a suo dire eh. Scusa però se voglio evitare un' infanzia come questa ai miei figli.
Il concetto di normalità è puramente personale. Comunque (sebbene non so come tu faccia a decidere come la mia infanzia sia stata in base ai soli pochi dati che io stessa ti ho fornito), come vedi si può avere una vita "normale" anche senza avere da parte chissà cosa e fare chissà quali progetti di vita.
Beh, vai tranquilla. Dubito fortemente che uno dei tuoi figli subirà un raid fascista, lavorerà fin da bambino e/o studierà fino alla quinta elementare. Se questi sono i tuoi dubbi, allora puoi anche lasciarli da parte: gli anni '30 sono finiti da un po'.
Non è questo il punto (né ciò che volevo esprimere), il punto è che non servono i milioni per tirare su un figlio (felice) e farlo bene.
Nah, si possono fare delle stime facendo le dovute ricerche statistiche e comparandole con la società attuale ( o del tempo se guardiamo al passato)
Nella stessa maniera in cui pretendi di far passare la tua infanzia come povera e difficile parlando di giocattoli miseri e televisione troppo piccola.
Come vedi " avevo pochi giocattoli" non è una situazione indice di difficoltà. Non poter avere una casa, non poter avere uno stipendio fisso, non poter far fronte a spese mediche improvvise ( mia sorella dovette mettere scarpe ortopediche e apparecchio. Milioni di lire che oggi io non potrei permettermi per un eventuale figlio).
Beh no. Vivrebbe solo con i nonni ( che mantengono lui, me la mia compagna ed anche mia sorella ), forse negli anni se il lavoro va meglio mi posso permettere di fargli concludere le superiori. Ah, ovviamente se succede qualche imprevisto vendiamo casa ( fortunatamente i miei genitori hanno la casa di proprietà) per raccimolare soldi. Poi finiamo in mezzo ad una strada ma si vedrà. Ah, ovviamente mia sorella non si deve neanche azzardare a voler fare figli, non è che i miei possono mantenere troppe persone. Ah, già che ci siamo, mi puoi spiegare come posso educare un bambino quando sono i miei di genitori a mantenere tutti? Sai, concetti come responsabilità etc.
Eh, purtroppo sì, altrimenti sarei già apposto con il lavoro.
Invece purtroppo servono perchè i figli costano e non posso lasciarlo attaccato alla tetta fino a quando non sa mantenersi da solo.
Perché il resto del post non lo hai letto, ne deduco. La mia famiglia era fortemente indebitata, se ti fosse sfuggito (mia madre ha finito di pagare i debiti quest'anno, io due anni fa). Nonostante questo, siamo riusciti ad avere una vita "normale", come tu la definisci. Ah, e visto che di case vuoi tanto parlare: la nostra l'abbiamo persa quando avevo 12 anni. E no, non l'abbiamo venduta, quindi non ne abbiamo ricavato mezzo centesimo.
Vedi su.
Ma te devi prendere tutto sul personale per forza? Perché così pare.
Quando parlo di "tuoi figli" non dico che devi averli per forza, né ora né domani, tanto per cominciare. Nel tuo caso (se non ho capito male) si dovrebbe inoltre eventualmente parlare anche di Fivet, che sicuramente non è gratis e il viaggio per andare dove ti pare a farla neanche. Che poi un figlio te lo fai magari quando stai già convivendo con il/la tua/o compagno/a, mi sembra giusto una roba OVVIA. Magari devo anche specificare che sarebbe cosa buona e giusta che un 15enne agli studi non diventasse padre? Comunque sia, quando dico che "il momento giusto non arriverà mai" è perché molti continuano a rimandare aspettando di finire di pagare determinate cose (mutuo e macchina per citarne alcune già precedentemente saltate fuori), aspettando di avere più soldi da parte, aspettando un momento più tranquillo (a livello di vita o lavorativo) e così via dicendo. Ma se davvero vuoi un figlio ti rimbocchi le maniche, fai qualche sacrificio e ti ritagli anche il tempo necessario.
Sì, beh, non è l'unica cosa che gli anni '30 si sono portati via. Ma va bene, se vuoi sempre e solo guardare ai lati negativi accomodati.
Hanno un costo? Certo. Pannolini, vestiti (e da piccoli si cresce ad una velocità incredibile, quindi tocca cambiarli spesso), alimenti, spese mediche (quantomeno qui in Svizzera, insieme all'assicurazione mensile obbligatoria). Ma per quanto tu possa e voglia ampliare la lista, giuro che non servono milioni.
WTF?! Premesso che le mamme economicamente realizzate e con una carriera esistono, si presume che un figlio si faccia in due (tecniche moderne a parte) per cui dovrebbero essere divise anche le responsabilità o no? In quanto donna poi, dovresti essere grata di avere la possibilità di scegliere di poterti dedicare alla maternità, invece ne parli (tu e tante altre sul web, mi sono già capitate discussioni di questo tipo) come se tale condizione rappresenti una maledizione...
Applauso lungo un bel pò. Ma quali incentivi, le nascite dovrebbero far di tutto per frenarle...
Certo, e ribadisco che secondo me quella dei soldi è una scusa che molte usano per sottrarsi a quelli che sono i veri sacrifici che implica il diventare madri, e cioé in termini di responsabilità e tempo da dedicare a se stesse. Non voglio certo sminuire il fattore economico, ma superate le fasi iniziali (neonato, primi mesi ecc.) alla fin fine il bambino mangia 1/10 di quello che mangi tu, e le sue necessità sono direttamente proporzionali all'età e non mi pare che tutti quelli che ho conosciuto pre-figli siano andati in rovina una volta divenuti genitori.
Per non parlare del numero crescente dei divorzi che, per carità, sono sacrosanti, ma ci vorrebbe un po' di impegno da parte di entrambi i genitori a non divorziare quando i figli sono piccoli, perchè con due case le spese raddoppiano e gli stipendi restano gli stessi.
Per cui è anche giusto e consigliabile che se non sei certo di volerti prendere l' impegno di un figlio, non te lo prendi e ti dedichi ad altre cose indubbiamente più meritevoli del contribuire alla crescita della ridicola razza umana.
Premesso che per essere una mamma economicamente realizzata devi partire essendo già economicamente stabile, si presume che un figlio si faccia in due e quindi l' onere/ onore di crescerlo lo si fa in due. In quanto donna poi cosa? Dovrei essere grata di poter fare la mantenuta? Se la donna ( o uomo ) preferisce fare la casalinga in comune accordo con il partner ed una situazione economica stabile che lo faccia. Ma non venirmi a dire che è una condizione accettabile quando è imposta ( dalla situazione economica o dal partner)
Un bambino mangia un decimo di quello che mangi tu? XD Certo, fino all' asilo. Poi i bambini più crescono più aumentano in modo esponenziale il cibo che riescono a ingurgitare. Arrivati all' adolescenza è la fine in termini alimentari. Non vanno vestiti? La scuola? Il fattto che una persona in più aumenti i costi domestici ( acqua, luce, gas, spazzatura etc.) Le cure? Io ho 4000 euro di apparecchio in bocca e 300 euro ( più 100 di visita) addosso. Pagati dai miei genitori ovviamente. Vogliamo capire che con la disoccupazione giovanile ( e quella femmile ancora più alta) fare figli oggi non è possibile? Non siamo ai tempi dei nostri genitori in cui il lavoro era stabile, i nonni potevano intervenire ( la scuola a me l' ha pagata la nonna, devo farle pagare anche quella dei miei figli?) .Io ho passato i miei primi otto anni di vita accudita da nonni perchè i miei lavoravano, se facessi un figlio ora a chi lo lascio? I miei genitori lavorano ancora, lo lascio a mia nonna ottantacinquenne col Parkinson?
Mia nonna si è sposata indebitata e la casa l' ha letteralmente costruita mio nonno. Vogliamo continuare a paragonare situazioni distanti decadi? Sei nata negli anni '90, accettalo, un periodo in cui l' economia italiana era ancora florida e con le generazioni precedenti con risparmi. Un conto è finire per strada con la possibilità di trovare facilmente lavoro, un altro è rimanere senza niente.
Sei tu che hai tirato fuori la tua " infanzia difficile" per dire che i bambini si possono fare anche nella situazione di ristrettezze economiche attuali. No, se li vuoi far vivere bene non è così.
Certo, con uno " stipendio" non regolare di 200 euro al mese che mi prende tutto il giorno e senza casa a voglia di rimboccaesi le maniche.
Al di là del mia situazione ( viaggio etc.) no, la convivenza rientra anch' essa nei problemi economici. Se non sei in grado di poter convivere si mette in cantiere un bambino?
Taaaaaac ecco arrivata la trollata.
Tanto per cominciare io non sono neppure italiana, se non si fosse capito finora. BTW, certo, sono periodi differenti (anni '30 e '90 così come '90 e oggi!)! I problemi che aveva tua nonna non erano attuali ai tempi della mia infanzia e non lo sono tuttora, quindi perché continuare a tirarli fuori? Non siamo in periodo di guerra, non ci sono raid nazisti, la gente è scolarizzata e non più altamente analfabeta ed ignorante. I giorni d'oggi ti garantiscono un'istruzione basica e gratuita e la gente non muore più per il vaiolo.
Io porto la mia vita personale come esempio perché in qualsiasi discussione un esempio concreto porta a comprendere meglio ciò che si vuole esprimere. Tu parli come se tutti qua ti avessero detto "Dovresti fare un figlio" o "Nelle tue condizioni dovresti pensare a un figlio". Beh, indovina indovina...nessuno si riferisce a te nello specifico. Se non vuoi un figlio non farlo, se non sei economicamente indipendente nemmeno per mantenerti da sola ancora una volta non farlo. Non penso che si debba essere un genio per arrivare a queste conclusioni. Quando si parla di ristrettezze economiche non si parla del non avere niente o non riuscire a vivere, ma di vivere con poco accontentandosi di poco e facendo molti sacrifici.
Detto questo, io ho vissuto bene. Diversamente dai miei coetanei, ma comunque bene.
Le responsabilità dovrebbero essere divise, ma in Giappone non credi avvenga così spesso. Leggendo qualche articolo precedente infatti è chiaro che avere figli per un giapponese è molto difficile soprattutto per via degli orari lavorativi. In generale i giapponesi lavorano un sacco facendo ore su ore di straordinari, in più, a parità di lavoro le donne vengono pagate di meno il che rende molto difficile per loro essere autonome. L'anno scorso era uscito anche un articolo in merito al troppo lavoro e ce ne sono stati alcuni anche in merito al karoshi, ma non ricordo quando.
Comunque anche io sono una di quelle persone che appoggia la scusa del "non abbiamo tempo e soldi". Avere un bambino è una cosa seria perchè stiamo parlando di un essere vivente. Non possiamo permetterci di rischiare se sappiamo che con molte probabilità non riusciremo a manternerlo da soli, perchè una volta fatto il bambino non si può tornare indietro.
Ho la soluzione: meno manga, meno action figure, meno cena fuori... vedrai che alla fine di soldini te ne avanzeranno pure... Ma dico io: si può? In una discussione sulle problematiche legate all'avere dei figli citare spese per libri e quaderni? Vien quasi da ridere
Cmq tornando seri: i libri delle elementari sono gratis, per i quadernoni puoi buttare l'occhio al Carrefour, ogni tanto vendono i pacconi scorta a qualche euro. Problema risolto.
Per pagare l'affitto il pepe al culo te lo metti con o senza figlio. Ah, e per tua informazione se fai un figlio l'affitto non raddoppia, rimane uguale.
Guarda, tra tutte le amiche/conoscenti rimaste incinte credo non ce ne sia stata una che non avesse incertezze o che non abbia preso in considerazione l'ipotesi di non proseguire la gravidanza. Tutti questi dubbi pare spariscano una volta partorito il bebé
Mr. Commento Attinente, ciao! Come stai?
Se i presupposti sono questi, tu figli non ne farai mai. Guarda che non c'è niente di male a dire che non vuoi avere bambini...
Devo dedurre che l'unica gioia di tutta la tua vita sia cazzeggiare su AnimeClick.it? Ah beh dai... ma a te Sara Lovely Sara e Candy Candy in quanto a sfiga ti fanno un baffo proprio... Le mie teorie dopo questa risposta trovano un ulteriore conferma, addirittura una lista delle spese previste, un prospetto simulativo sui danni economici derivanti dalla maternità. E come faccio? E a chi lo lascio? E questo e quell'altro... tu non vuoi figli, punto. E, per la ventesima volta, non ti devi giustificare con nessuno.
Leggasi punti 1 e 2 del presente commento. Adieux
Gente umile ma con idee abbastanza chiare. A tener su l'Italia pensavano le donne del sud ma con un prezzo altissimo...forse dovremmo pensare a quanti bambini - e donne - morivano in quegli anni al parto, fenomeno che oggi è estremamente mitigato - ma non scomparso purtroppo -
La mia bisnonna materna morì per un parto gemellare andato male. Morirono tutti e tre. Mia nonna ha avuto otto, nove figli, ma le sono morti tutti i maschi tranne uno. Piccolissimi. Ed uno portato via dalla Spagnola.
Questo per dirvi che le considerazioni che muovono - o non muovono - a fare dei figli sono ben diverse.
In Giappone, ante 2 GM, c'erano famiglie enormi come nel sud d'Italia - Isao Takahata era il settimo figlio di una famiglia di sette figli - man a mano sia il modificarsi delel condizioni economiche che l'evoluzione della responsabilità femminile - e maschile - ha ridotto - inevitabilmente - quelle famiglie. E fortunatamente.
Il problema è che nessuno in Giappone, per decenni, ha preso seriamente in considerazione i problemi delle donne, cosa vuol dire avere figli, cosa vuol dire crescerli. Ci si bea nell'idea di avere un grande sistema scolastico e non si guarda oltre. Ci si bea dell'industria ma non si considera che le donne hanno ruoli del tutto marginali, indipendentemente dalle loro capacità. Le necessità del dopoguerra ed il conformismo sociale hanno fatto il resto. Vale lo stesso discorso in Italia. La vera differenza è che l'Europa, almeno fino ad ora, è stata più aperta di altre parti del mondo e questo ha "nascosto" il problema...Già da diversi anni erano le donne immigrate a garantire i tassi di natalità italiani.
Per risolvere i nostri come i loro problemi non ci sono soluzioni facili, e soprattutto non ci sono soluzioni istantanee, una politica della famiglia, concreta, può avere dei frutti solo sui dieci anni..La nostra attuale classe politica pensate che gliene importi qualcosa?? Ditemi nel "contratto" che si stà studiando fra i due "amorosi", si parla per caso della scuola?? Non mi pare vero.
Al più vieteranno Frozen 2.....E chi vuol intendere intenda.
Sebbene trovare un partner è diverso dall'avere figli con quest'ultimo (anche se stando a questo https://www.animeclick.it/news/74327-lamore-e-davvero-difficile-per-gli-otaku-scopriamolo sarebbe comunque un passo avanti)
Ricordati che costoro vivono di nemici. Ergo trovare un avversario è necessità fisiologica. Sarà Frozen, saranno i "Niguri", saranno gli USA, cattivi colonialisti e "Hijos de Puta" ( se deste un'occhiata alla Cambogia capireste cosa vuol dire "colonialismo" nel nuovo millennio, in 5 secondi netti) sarà quel tipo con il capello verde...Vedrai.
Per fortuna passerà anche questa. Per fortuna.
Lo spero, lo spero proprio. Ma rimediare ad una mancanza di pianificazione sociale sostenibile, potrebbe essere non facilmente attuabile ed il prezzo da pagare potrebbe essere molto "doloroso". Non vorrei sembrare troppo scontata o superficiale ma gli strati dirigenti, soprattutto nelle società occidentali, non si sono mai peritati di pensare a come conciliare il capitalismo con uno sviluppo sociale sostenibile ed il benessere dei cittadini corpore et spiritu (tranne, in buona misura, i paesi europei di lingua germanica). La società occidentale mi sembra stia scivolando verso uno stato di cose non proprio felice, tiranneggiata da quella che Evola (di cui non condivido le idee politiche, sia ben chiaro) chiamava demonia dell'economia; sintetizzando, il mondo "moderno" è governato da una classe mercantile che he per uniche religioni l'utilitarismo ed il progresso ;una ideologia scevra di qualsiasi spiritualità. Se vogliamo è la stessa critica che Wagner poneva alla degenerazione del mondo occidentale che lui rappresentava nel Ring sia con Wotan e le divinità del Walhalla che con i personaggi umani "cattivi" a fronte della scelta di Brunnhilde di voler salvare a tutti i costi una madre con il bimbo che porta con se e di voler vivere una vita dettata dagli affetti; nel suo "racconto" quel mondo finisce piuttosto male. Forse noi siamo fortunati, perché è possibile che i fenomeno migratorio che investe l'Europa possa in qualche modo favorire un rinnovamento della società (non foss'altro perché i musulmani hanno radicati i valori spirituali e tradizionali ben più che noi europei) . Il Giappone è un isola che vuole rimanere un'isola e temo che la riforma del loro stato sociale sarà piuttosto ardua da realizzare.
Madre santa quante prolisse fesserie ho scritto, scusate
Francamente io penso che fare figli non sia più una questione di genetica, l'essere umano è andato troppo oltre la natura e ha esteso il suo campo razionale. Prima di tutto, una persona deve realizzarsi. Una volta realizzatasi può pensare a cosa lasciare al mondo, che può essere un figlio o anche degli ideali (Bill Hicks, ad esempio). Il figlio non è una cosa che metti al mondo e poi ti fai un balletto perché giustamente nella tua vita ci sono anche altre cose che vorresti fare che stare dietro ad un pargolo.
Perché poi funziona così: quando fai un bambino, per 20 anni devi dedicare tutta la tua vita a lui, fin quando non sarà andato via e avrà preso la sua strada. Non tutti sognano questa vita e io li capisco. Soprattutto nella società giapponese, rigida come poche altre, per molti è un pensiero inutile avere un bambino ed è inutile che li chiamate luoghi comuni perché il trend di quasi 60 anni parla chiaro.
Concordo in pieno, soprattutto perché al giorno d'oggi c'è chi fa figli tanto per e chi ne vorrebbe davvero non può averne..... I figli non sono giocattoli, ma in pochi se ne rendono conto.
Esattamente. Hai voglia a dire "la realtà è che non si vuole avere figli", se metti un figlio al mondo a 20 anni, a 30 ti svegli e pensi che il meglio della tua vita non l'hai vissuto per te stesso e irrimediabilmente ti senti con una catena al piede.
Le persone prima inseguono i propri sogni, i propri ideali, poi possono pensare di mettere su famiglia. Quando pensano di non avere più nulla da dire. Non puoi mettere un bambino al mondo e poi pensare di goderti la vita, perché tutta la tua vita la dovrai spendere per quel bambino, com'è giusto che sia. Io per esempio sono stato "vittima" di questo gioco malato, i miei genitori non erano pronti ad essere genitori (e a dirla tutta non lo sarebbero mai stati), e non a caso io sono stato un parental child.
C'è veramente da incazzarsi quando la gente tira fuori storie come "la realtà è che non li vuoi". Guardatevi il mondo cosa è diventato prima di affrettare i giudizi sugli altri. Oggi avere un bambino è un suicidio psicologico e se non hai gli strumenti mentali e soprattutto economici per mantenerti, sfasci la relazione sentimentale che hai e poi te stesso. Il tutto con ovviamente un bambino di mezzo che dovrà sopportare la pressione dei problemi dei genitori.
Mi trovo nuovamente d'accordo con te.
Penso che io e te abbiamo fondamentalmente un'idea diversa di cosa un figlio sia. Io non lo considero un'eredità, qualcuno a cui insegnare i miei valori, la parte finale del processo che è la vita.
C'è poi da dire che sentirsi realizzati e per cosa è una questione del tutto personale, a me per esempio non me ne può fregar di meno di cose come la posizione lavorativa o sociale. Ognuno ha i suoi sogni (e la gravidanza stessa può esserlo) ed i suoi valori e non sempre questi viaggiano su binari distinti, talvolta si possono percorrere in parallelo e simultaneamente offrendo alla propria vita un quadro ben più completo che affrontando una sola cosa alla volta. Poi certo, non per tutti è così e soprattutto non è da tutti riuscirci. Nel dubbio è sicuramente meglio non lanciarsi nell'impresa, questo è chiaro.
Detto questo, voglio solo aggiungere che per quel che mi riguarda non vedo e non vedrò mai un bambino come una catena al piede. Se così dev'essere tanto vale non farlo proprio. Avere un figlio a 20 anni non dev'essere forzatamente una maledizione, perché anche qui ognuno si gode la vita in maniera diversa e c'è chi (come me) preferisce di gran lunga stare a casa a crescere un figlio piuttosto che uscire tutti i weekend a fare festa. Senza contare che più giovani si è e più energie si ha da offrire al proprio piccolo. Personalmente non comprendo chi, ad un passo dalla menopausa, decide che è arrivato il momento di metter su famiglia. A 40/45 anni si possono forse avere più possibilità finanziarie ma raramente si hanno le energie necessarie per affrontare i primi anni di vita di un bambino. Penso che un così ampio divario di età parli poi da sé, così come la difficoltà stessa a concepire e a portare avanti una gravidanza senza problemi (fra aborti, distacchi, pre-eclampsia, difetti genetici, ecc. solo un numero minimo e paurosamente basso di queste gravidanze va a buon fine).
Infatti il discorso non era una divergenza di idee, ognuno può incondizionatamente avere la propria opinione e il proprio sogno di realizzazione personale. Il mio commento era rivolto alle persone che hanno suggerito che "il non avere tempo per i figli" equivale ad un semplicistico quanto superficiale "non li vuoi avere".
In una società come quella italiana si potrebbe anche starci a discutere su come "inon ho tempo" possa essere una scusa (sempre fino a un certo punto), mentre in quella giapponese è legittima e incontrovertibile.
Poi ripeto, le idee sono diverse e su quello non si va a sindacare. Ci mancherebbe altro.
Se non fosse per alcune difficoltà di base insormontabili, ti chiederei in sposa
Non c'è nessuna difficoltà insormontabile davanti al vero aMMore! ;P
Grazie per l'apprezzamento, sei molto gentile e mi hai reso la giornata migliore!
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.