Prendo tre frasi a caso che avete citato e su cui state parlando:
- "Poiché è pericoloso, vogliate arretrare sin dietro la linea bianca"
- "A quel tempo, io, tutto preso dal trasformismo, che il mio amico d'infanzia avrebbe voluto una vita da comunissimo tanuki, non l'avrei mai pensato"
- "A dire a quel modo, se poi verrai spazzata via dalle bombe non vorrò saperne!"
Lasciando ovviamente perdere i dettagli in quanto è un semplice esempio mi chiedo come mai non potevano essere riportate in un italiano di uso comune:
-"Per la vostra sicurezza si prega di rimanere dietro la linea bianca."
-"A quel tempo ero cosí preso dal trasformismo che non avrei mai pensato che il mio amico d'infanzia avrebbe voluto una vita da semplice tanuki."
-"Se dici cosí non mi preoccuperó se poi verrai spazzata via dalle bombe."
Ripeto, sono esempi e scritti in 10 secondi senza pensarci troppo il punto è che mi sembra che si sarebbe potuto tranquillamente utilizzare un italiano comune.
INTERPRETATO DA LEI e quindi SOGGETTIVO.
A dispetto di grassetti e maiuscoletti
una fonte attestata non dice nulla sulla presunto "orrore" del pleonasmi, anzi dice che non sono scorretti e sono frequenti nel linguaggio familiare
Questo non afferisce la "significato" inteso di una battuta.
"Dai, Marco... torna in aeronautica! Ora come ora, col nostro potere qualcosa faremmo!"
lei ha fatto un uso quanto meno vezzoso del termine "sedicente". È infatti assai difficile che un ente inanimato quale un concetto o una parola (l'oggettività) possa essere in alcun modo "sedicente":
Mi pare logico sìle pare logico mettere [la parola «pulzella»] in bocca a un uomo Emishi analfabeta e che parla in modo colloquiale?
forse le è sfuggita, l'ho scritta nella maniera più chiara e a più riprese, rimarcando più volte che *infatti* quella *pur ragionevolmente presunta, ma non confermata* provenienza *non* aveva inficiato la mia scelta di adattamento, che al contrario si è attenuta al solo testo del film.
se lei mi avesse semplicemente contattato per chiedermi "ma come è successo che...?"
A me non interessa come è successo: a me interessa il fatto che sia successo.
Ora, a seguito di questa storia a lieto fine (?) ci si chiede come sia possibile che 46 sconosciuti qualunque siano riusciti a convincere Andrea Occhipinti a togliere il lavoro a un adattatore professionista che era già stato scelto, e a fornire in blocco pieni poteri su tutte le fasi dell’intera edizione italiana di ben 22 film in 11 anni a Gualtiero Cannarsi nonostante non abbia alcun titolo professionale per farlo. Sembrerebbe incredibile, se non ci fossero le prove.
lei, prendendo per fonti dei brandelli di realtà riportata, surrettiziamente assume che quella sia "tutta la realtà", ovvero che non vi sia altro, che semplicemente non ha lasciato traccia su Internet
La sua avversione a Internet è tradita dalla sua massiccia e costante presenza negli ultimi circa 25 anni.
Sulle fonti: ho già spiegato che ne ho consultate estensivamente e di tutti i tipi, ma poiché ho scritto su un supporto digitale, per facilità di consultazione ho inserito fonti digitali. Ho selezionando quanto era utile, ma ho rimandato sempre e comunque il lettore alla fonte originale per approfondire in autonomia.
Nel primo articolo riporto le vicende con cui lei è approdato in Lucky Red sulla base delle fonti esistenti.
Non è né scritto né suggerito né alluso da nessuna parte né tantomeno io penso in cuor mio che ci siano state raccomandazioni, e il fatto che non abbia scritto che ci sono stati concorsi, o colloqui, o prove o altro non vuol dire che non ci sono stati: io ho parlato di un evento, ovvero che un gruppo di utenti ha fatto il suo nome alla Lucky Red. Cosa è successo prima o dopo non lo reputo né più né meno interessante: lo reputo fuori tema.
L'unico termine da me usato che potrebbe risultare ambiguo è «magicamente»: d'altronde per descrivere l'attribuzione dell'adattamento dell'anime più importante di sempre a un 21enne senza precedenti esperienze che avverbio potevo usare, "miracolosamente"? "Sorprendentemente"? "Inaspettatamente"? Sono disposto a modificare o cancellare solo quell'avverbio, ma non cambierò di una virgola il resto del testo.
Ora, a seguito di questa storia a lieto fine (?) ci si chiede come sia possibile che 46 sconosciuti qualunque siano riusciti a convincere Andrea Occhipinti a togliere il lavoro a un adattatore professionista che era già stato scelto, e a fornire in blocco pieni poteri su tutte le fasi dell’intera edizione italiana di ben 22 film in 11 anni a Gualtiero Cannarsi nonostante non abbia alcun titolo professionale per farlo.
Il problema sta nel fatto che per quanto uno possa conoscere persino il gusto di gelato preferito di Miyazaki, questa non è una motivazione adeguata per curare traduzione e adattamento di un suo film, cioè esattamente il lavoro che Cannarsi ha svolto per Lucky Red con carta bianca, quando invece è assolutamente richiesto un bagaglio di competenze tecniche specificheche va al di là della passione per quello su cui si sta lavorando.
Poi: gli altri articoli sono lunghi come cinque volte il primo e non parlano d'altro che di copioni. Lei ha basato il giudizio sul mio lavoro solo sul 5% del totale (malinterpretandolo, poi), che è come giudicare un libro dall'introduzione.
Le ricordo infine che il presidente e direttore editoriale di DF l'aveva invitata formalmente via mail a fornire una sua replica agli articoli qualora li avesse ritenuti lesivi della sua dignità o contrari a verità, ma lei si è esplicitamente rifiutato.
Attenzione: l’articolo si occupa del lavoro di adattamento svolto da Gualtiero Cannarsi per la società di produzione e distribuzione cinematografica Lucky Red. Le opinioni riportate in questo articolo sono personali dell’autore e non coincidono necessariamente con quelle di Dimensione Fumetto.
Comprendo in generale, e fuor di polemica, che in generale il mio modo di lavorare, e i suoi risultati, proprio non le piacciono.
Sono già diverse volte che lo scrivo nella maniera più formale e cortese possibile, restando inascoltato, quindi provo qui a riscriverlo stavolta in maniera quanto più diretta possibile, a costo di sembrare arrogante o maleducato.
Per l'ultima volta: non si permetta mai più di scrivere cosa a me piace o non piace, cosa penso o non penso, cosa so o non so, e in generale di esternare supposizioni su di me. Non si permetta mai più.
La prego di fare attenzione perché molte delle polemiche verso di lei vengono proprio dalle sue dichiarazioni, forse persino più che dai suoi adattamenti.
"vittoria assoluta" (sic) da ottenersi a seguito di una "ostracizzazione"
La dichiarazione «vittoria assoluta» non è mia bensì dello youtuber Giovanni Pizzigoni. Ho usato nei suoi confronti la parola «ostracizzazione» solo una volta, su Twitter, e solo per sintetizzare dato che lì c'è il limite dei caratteri: in ogni caso mi riferivo, come scrivo in maniera più chiara nel finale del'articolo 2, al mio invito a lasciare il mondo dell'adattamento augurandole di dedicarsi con successo a quello della saggistica o altro.
una a me ignota "regola di Tamburino"
Quindi lei non conosce Bambi, la base stessa dell'animazione giapponese?
Non è "meglio", è una cosa diversa. Secondo me. Credo che il commento a cui lei si riferisce fosse stato sempre causato da qualcun altro che mi chiedeva qualcosa in merito.Ah, quindi commentare un testo SU UN ALTRO SITO CON ALTRI UTENTI è meglio che commentare sotto il testo stesso e nel sito stesso con l'autore stesso.
Peggio ancora. Un utente le chiede di commentare una cosa esterna scritta da un esterno e lei invece di rispondere "Non si parla di chi non è presente", si lascia andare alle sue dichiarazioni offensive. In compenso però sotto il mio articolo scrive solo cose carine. I giapponesi hanno due parole per questo atteggiamento: hon'ne e tatemae.
… lasciamo perdere.
Per il resto, come suggerisce Nevicata, può venire su DF a commentare. La porta è aperta, lo è sempre stata.
Quello che intendevo dire, è che nella semantica esistono significanti più generici (corrispondenti a una gamma semantica ampia) e più specifici (corrispondenti a una gamma semantica più ristretta). Quando si ha a che fare con i primi, e credo sia il caso di "chikara" in giapponese, è normale che un dizionario spieghi il significato del significante tramite perifrasi effettivamente esplicativa, e poi per logica di affinità sinonimale. [...] Tuttavia, spesso mi chiedo quanto sia sensato "specificare" un significante generico rendendolo con un suo significato più specifico, specie quando non strettamente necessario.
ho scorciato perlomeno gli articoli n. 2 e 3
un curriculum specifico già molto vasto. Tra una cosa e l'altra nulla di magico, dunque.
"fonti obiettive", che ovviamente come stralci e dati raccolti e presentati in maniera discriminata non sono mai e affatto obiettivi
attribuendomi la cura della "traduzione" dei film in questione, cosa che è puramente falsa
Nondimeno, presenta tesi e giudizi perentori e proposti come assoluti (frasi quali: "il lavoro di Cannarsi è pessimo", con enfasi posta sulla presunta obiettività di un *giudizio di valore*). Questo è secondo me un fatto gravissimo, molto infamante e diffamatorio (vista soprattutto la sistematicità e serietà di diffusione dello stesso) che inevitabilmente vizia la lettura di tutto il seguito.
lei mi definisce anche "una persona che palesemente non ha la minima cultura"
Dovrei più spesso curarmi, io per primo, del rischio di apparire arrogante, maleducato, aggressivo e quanto di peggio ancora (ma almeno non affettato, spero).
Mi scusi (sul serio), non intendevo indulgere [sulla dicitura «vittoria assoluta»], ma mi pare che lei riprendesse e con rinnovato vigore facesse sua quella dicitura, anzi associandola a una più forte intenzione di danneggiamento professionale.
Ma se lei stesso ha scritto e pubblicato tutti i suoi corposi saggi sulla mia opera professionale senza minimamente cercare la mia, di "presenza"!
epiteti assai denigratori
Indi "perplimente" mi pare un po' un mix di "recalcitranza" e "pochitto" in un solo termine.
Le faccio un inchino, ma davvero con giocosa simpatia.
Buongiorno a lei, e grazie per l'interesse.
Il tema sollevato mi è stato proposto varie volte, non è peregrino, ma tutt'altro che semplice - almeno per me.
A tutti gli effetti, di per me ritengo innanzitutto che sia impossibile pensare di avere una "idea generale" di come una data opera viene recepita da un dato pubblico, per di più straniero. Quando francamente persino sull'uso di una parola, di un costrutto italiano, ho visto ascoltato miei connazionali proporre visioni diversissime (da "non lo dice nessuno, non è italiano!" a "è molto comunque, lo dicono spesso"), come si può pensare di raccogliere un idea generale su una cosa soggettiva e complessa come la ricezione di un film, di un linguaggio usato, e per di più a distanza?
Io credo non si possa. Il che non vuol dire che non tenti di farlo in casi specifici (ne ho citati svariati, come alcuni episodi accaduti a me, o visibili nei filmati di "dietro le quinte"), o generali, affidandosi a testimonianze in lingua, o a consulenti madrelingua. Ma anche così non si avrà mai una "base statistica significativa sul totale", si capisce.
Per di più, e questo è un'argomento che mi sta a cuore, personalmente credo sia ingiusto pensare che nel traslare un'opera da una lingua, una cultura, un "mondo" di provenienza al nostro si debba anche solo ambire, o auspicare, di ottenere un senso di "pari naturalezza di fruizione". Questo perché un'opera straniera resta di matrice straniera anche quando localizzata nella nostra lingua, e credo così sia giusto che resti percepibile. E' una questione di cognizione, forse, dello stare fruendo un'opera straniera. Una coscienza che non credo sia proficuo obnubilare.
EDIT: almeno qui da me c'è stato un cambio pagina. Alla fine della precedente si trova la mia risposta a un messaggio di panapp che era *precedente* al sensato messaggio di Ironic74, subito dopo il quale c'è comunque un messaggio di chiusura sempre di panapp che al rapido scorcio mi è parso a me molto direttamente rivolto, ma a cui devo ancora dare approfondita lettura ed eventualmente (se inevitabile) risposta. Chiedo scusa per il "lag" dovuto alla mia ormai modesta presenza online.