Ricordate i film americani degli anni ’80? Quelli in cui non c’era metropoli che non fosse abitata da teppisti punkettoni con creste colorate, giubbotti di pelle, borchie e catenacci, motociclisti con gli occhiali da sole, agenti di polizia (magari in stile Village People), lottatori di wrestling dalla stazza di armadi a due ante, uomini d’azione sempre col sigaro in bocca e la pistola alla mano, gang mafiose, guerrieri della notte, spacciatori, fascinose ragazze dai capelli in stile Jem & le Holograms che portavano vistosi orecchini o tinture particolari, camionisti esperti di braccio di ferro, pugili immancabilmente appartenenti alla categoria dei pesi massimi, criminali con la benda sull’occhio, o a cui mancassero graffiti sui muri, grattacieli, lerci localacci dove si beveva, si giocava d’azzardo o assisteva a spogliarelli, sparatorie, esplosioni, crimini di ogni genere, magari accompagnati da una bella colonna sonora rock eseguita dal Kenny Loggins di turno?
Sono stereotipi ormai inscindibili, radicati nella mente di chiunque e resi reali da molteplici produzioni.
Mad Bull 34 non fa eccezione e ci mostra una New York degli anni ’80 che presenta gran parte di queste caratteristiche, in particolar modo quelle più negative come teppisti e criminali di ogni genere, rapinatori, stupratori, spacciatori, prostitute, assassini, drogati, uomini corrotti e mafiosi, concentrati maggiormente nel trentaquattresimo distretto, il più pericoloso di tutti.
A far fronte alla malavita, fortunatamente, c’è un duo di poliziotti d’eccezione.
Uno, Daizaburou “Eddie” Ban, è un giovanotto di origini giapponesi entrato da poco nel corpo di polizia dopo un brillante esame. E’ un ragazzo semplice, impacciato, con saldi principi e che crede fermamente in valori come la giustizia, il matrimonio o l’amore.
Il suo partner, invece, come spesso accade, è a lui diametralmente opposto.
John Estes, noto come “Sleepy” agli amici e “Mad Bull” ai nemici, è una montagna di muscoli dal carattere irruento e dai modi poco ortodossi. Ha una forza erculea e il grilletto facile, nonché un certo appeal sulle ragazze. Ferma i criminali con una violenza inaudita e frequenta spesso un giro di prostitute dalle quali si fa cedere del denaro.
A dispetto dei suoi modi così bruschi e violenti, tuttavia, Sleepy è una persona allegra e dai buoni principi, che dona parte dei suoi "guadagni" agli ospedali affinché possano occuparsi delle cure mediche delle suddette prostitute, prevenendo la diffusione di malattie veneree, e proteggere queste donne dai molti malintenzionati che gravitano loro intorno.
Dopo i burrascosi primi tempi, in cui il buon Daizaburou rimarrà più volte inorridito di fronte alla fredda violenza del collega, i due impareranno a conoscersi un po’ meglio, apprendendo anche le ragioni, spesso radicate in tragici eventi passati, dei rispettivi caratteri e comportamenti, e scopriranno di essere diventati ottimi amici e inseparabili compagni nella lotta contro il crimine.
Nel corso della vicenda si unirà ai due agenti anche la bellissima ed esperta detective Perrine Valley, che li aiuterà nei casi più pericolosi e farà battere il cuore a Daizaburou, inserendo nella storia un risvolto sentimentale che renderà la trama meno pesante, smorzando un po’ il grosso carico di crimini e violenze che questa presenta.
Mad Bull 34 nasce dal lavoro congiunto dell’acclamato sceneggiatore Kazuo Koike (Crying Freeman, Lone Wolf & Cub, Samurai Executioner, Hanzo: La via dell’assassino, Hanappe Bazooka, Offered) e del disegnatore Noriyoshi Inoue (Yaoh, Koryu no mimi).
La serie esordisce sulle pagine di Young Jump della Shueisha nel 1986 e dura con successo fino al 1990, anno in cui si conclude col ventisettesimo volumetto.
E’ un manga molto particolare e quasi profetico, Mad Bull 34, che riesce ad incarnare alla perfezione tutti gli stereotipi che la cinematografia del periodo attribuiva alle grandi metropoli americane e a crearne di nuovi che faranno scuola negli anni a seguire regalandoci grandi opere.
La storia si compone di molteplici casi in cui i due poliziotti saranno coinvolti, crimini spesso di una violenza inaudita, dove non mancano scene molto forti, splatter o di sesso esplicito. Si riesce, tuttavia, a riconoscere, fra i vari casi autoconclusivi che compongono la vicenda, una linea guida che li unisce, spesso legata all’apparizione di personaggi ricorrenti come il bizzarro “Nickel l’elettricista”, stravagante assassino e arcinemico di Sleepy, o i vari capi e agenti del dipartimento di polizia, quando non al passato dei protagonisti stessi.
Fra i molti temi trattati dalla storia, quello preponderante, che sarà approfondito lungo tutto il percorso, è il rapporto fra i due protagonisti, che dall’iniziale convivenza forzata si trasforma in una splendida amicizia e collaborazione, in cui il limpidissimo Daizaburou imparerà a crescere e maturare come uomo, talvolta anche sporcandosi un po’ le mani e scendendo a compromessi ma rimanendo sempre puro di cuore, e il violento Sleepy rimarrà colpito dall’innocenza e dalla purezza interiore del compagno addolcendosi un po’ e mettendo la sua forza e le sue doti al servizio della giustizia e per proteggere gli amici e gli indifesi civili. Inoltre, entrambi troveranno l’uno nell’altro un ottimo compagno e un fedele amico, e scopriremo che quello che agli esordi ci pareva un mostruoso gigante è in realtà una persona allegra, simpatica e dal cuore d’oro.
Il cambiamento e l’evoluzione dei personaggi vengono anche sottolineati da un miglioramento dello stile del disegnatore, che nei primi capitoli è più incerto e serioso, quasi a voler mostrare gli incerti sentimenti di Daizaburou, preoccupato di trovarsi in un mondo malsano e peccaminoso avendo come compagno un gigante che non esita a spappolare il cranio ai malfattori con una scarica di proiettili ben piazzata.
Col proseguire della storia, il maestro Inoue troverà poi una sua, personale, dimensione, rendendo i suoi personaggi dai tratti più morbidi, con una maggiore rosa di espressioni facciali che ne mostra i diversi sentimenti e ben si presta alle gags che vengono introdotte con maggior frequenza. Rimane tuttavia una grandissima cura nel caratterizzare gli sfondi e gli oggetti, maniacali riproduzioni di armi, attrezzi ginnici, interni, vetture o paesaggi urbani, oltre che le anatomie. E’ infatti indubbia l’accuratezza grafica della possente muscolatura di Sleepy o dei numerosi nudi femminili che vengono mostrati e che sprigionano una forte carica di sensualità.
La vicenda imbastita dal maestro Koike è avvincente, adrenalinica, ricca d’azione e con una sobria ricercatezza nel presentare citazioni, non soltanto alla cinematografia americana degli anni ’70 e ’80 (come nel caso, ovvio, dell’ambientazione o di personaggi come Nickel l’elettricista, in cui vi è un chiaro riferimento, anche a livello fisionomico, all’attore Jack Nicholson), ma a volte anche più sottili e meno riconoscibili.
E’ il caso dei nostri due stessi protagonisti, i cui nomi si rifanno a Sleepy John Estes (pseudonimo di John Adam Estes), musicista blues americano molto popolare negli anni ’40, e a Eddie Ban, chitarrista della jazz band nipponica degli anni ’60 The Golden Cups.
Mad Bull 34 fa perfettamente sua un’atmosfera a stelle e strisce, cosa che si riflette persino nei titoli dei capitoli, che spesso e volentieri sono parole inglesi scritte nel sillabario katakana, come “Hit and Rape”, “Junkie and Snatch”, “Harness Blue”, “Give Sleepy”.
Il successo ottenuto dalla serie, che uscì in un periodo in cui le storie con azioni molto violente, protagonisti forti e robusti e atmosfere molto punk che ricordavano i film americani andavano per la maggiore, le valse una pubblicazione quinquennale.
Elemento fondamentale della riuscita del fumetto è non soltanto l’ambientazione e la tematica, ma anche il duo protagonista, simpatico e ben caratterizzato, che catalizza l’attenzione dei lettori.
Nel corso degli anni Mad Bull 34 sarà poi ripubblicato in diversi formati e con un diverso conteggio dei volumi sia da parte della Shueisha sia dalla Koike Shoin Publishing, la casa editrice fondata negli anni ’70 dallo stesso Kazuo Koike.
Sleepy e Daizaburou, nonostante non abbiano raggiunto l’immensa popolarità di altri personaggi loro contemporanei, vuoi per il target più adulto a cui la loro storia puntava e le tematiche più particolari, hanno ottenuto nel corso degli anni diversi sostenitori e gli autori hanno ben pensato di regalare ai fans dei simpatici poliziotti nuove avventure che li vedessero protagonisti.
Fra il 1999 e il 2002, viene infatti pubblicato il seguito ufficiale della storia, Mad Bull 2000, che verrà poi raccolto in sette volumi e stampato anch’esso più volte, sia nelle canoniche sette uscite, sia nell’edizione Bunkoban in tre volumi, dai due differenti editori che detengono anche i diritti della serie originale.
LIVIN’ IN AMERICA
Fra il 1990 e il 1992, Mad Bull 34 viene adattato in animazione, per opera dello studio Pony Canyon, in una serie di quattro OAV da circa 45 minuti l’uno.
Alla regia c’è Satoshi Dezaki (Lady Oscar, Moomin, Hello Spank, Siamo in 11), fratello maggiore del più celebre Osamu, e diversi grandi nomi sono coinvolti nel progetto, a cominciare dal cast.
A dar la voce a Daizaburou c’è Yasunori Matsumoto (Louis Napoleon in Captain Tsubasa, Gourry in Slayers, Juna in Pretty Cure, Re Endon in Deltora Quest, Havoc in Full Metal Alchemist), mentre la bella Perrine è doppiata da Gara Takashima (B’t Max in B’t X, Eri Kisaki in Detective Conan).
Doppiatore di Sleepy è invece il bravissimo Akio Ohtsuka (Shunsui in Bleach, il capitano Nemo in Nadia, Sudo-senpai in Itazura na Kiss, Windham in Rayearth, Curtis in Porco Rosso, Barbanera in One Piece).
Le vicende dei due poliziotti del trentaquattresimo distretto vengono poi accompagnate da una colonna sonora molto accattivante, dai ritmi metropolitani e perfettamente calati nel contesto urbano della storia, che per l’occasione schiera, come sigle finali dei vari episodi, alcuni brani della cantante asiatica Maizurah e addirittura un pezzo di James Brown, “Time to Get Busy”.
Il character design risulta di buon livello e ricalca fedelmente quello del maestro Noriyoshi Inoue, riproponendo in animazione la progressiva evoluzione stilistica compiuta dal disegnatore: avremo dunque un primo episodio, o perlomeno il suo incipit, disegnato in maniera più rigida e seriosa, e un ammorbidimento del tratto nei successivi, di pari passo con il crescere dell'amicizia tra i due protagonisti.
I quattro episodi della serie raccontano storie dei primi capitoli del manga, a volte mescolando o unendo spezzoni appartenenti a diversi casi per comporre una vicenda unica. Non vi è una vera e propria conclusione della storia, essendo stati adattati in animazione soltanto un pugno di episodi fra i primi, quindi, più che un adattamento completo, la serie OAV si dimostra essere una sorta di “best of” del manga, seppur ottimamente realizzata.
Nel corso degli anni ’90 la saga viene distribuita in America e in Europa da Manga Entertainment e fa parlare di sé sia in Francia, dove è stata rieditata in DVD in tempi recenti, sia in America, dove ha subito pesanti critiche per via del doppiaggio affidato a interpreti britannici che mal dissimulavano il loro accento.
Fra i paesi dove la serie è stata distribuita figura anche l’Italia, dove Mad Bull 34 è giunto in quattro videocassette editate dalla Polygram oggi purtroppo irreperibili e impossibili da rieditare in DVD a causa del fallimento della compagnia e della conseguente perdita dei diritti.
Nel nostro, piuttosto colorito, doppiaggio Daizaburou era affidato alla voce calma e pacata di Patrizio Prata (Zoro in One Piece, Malik in Yu-Gi-Oh!, Dai/Tom in Dragon Quest, Aoyama/Mark in Tokyo Mew Mew), mentre Sleepy era un roboante e caloroso Mario Zucca (Barbanera, Zeff e Wapol in One Piece, Furio e Ferruccio in Pokemon, Hadler in Dragon Quest, il Grande Mago Piccolo e Giran in Dragon Ball, Alex Louis Armstrong in Full Metal Alchemist). A completare il cast vi erano altri grandi del doppiaggio milanese come Alessandra Karpoff, Sante Calogero, Tony Fuochi, Enrico Bertorelli, Giovanni Battezzato, Maddalena Vadacca, Stefano Albertini, Orlando Mezzabotta, Diego Sabre e Aldo Stella.
Va detto che la versione editata dalla Manga Entertainment/Polygram (e di rimando giunta anche a noi) presenta diversi rimaneggiamenti alla colonna sonora, di cui sono state sostituite molte tracce e persino le sigle di chiusura, sostituite da motivetti più anonimi, anche se comunque d'atmosfera.
SOMETIME IN THE 1990s...
A proposito di Mad Bull 34, oggi, il pubblico del web si divide. C’è chi, soprattutto gli spettatori statunitensi, lo considera una visione falsata e poco lusinghiera della città di New York; c’è chi lo considera una produzione di serie B e di basso livello, alla stessa maniera di molti trash movies; c’è chi lo ricorda con nostalgia, chi lo elogia considerandolo la serie più virile che sia mai stata scritta e chi si rammarica di non poterlo leggere o guardare nel proprio paese, come ad esempio noi italiani che non abbiamo la possibilità di leggerne il manga.
Quel che è certo è che, all’epoca della sua pubblicazione e della commercializzazione degli OAV, la storia dei due poliziotti più duri di New York non passò inosservata.
Più o meno contemporaneamente all’uscita del primo episodio degli OAV, infatti, uscì nelle sale giochi giapponesi (e, conseguentemente, di tutto il mondo) un videogioco che avrebbe fatto parlare molto di sé: Final Fight.
Ambientato in una metropoli statunitense fittizia, Metro City, vedeva come protagonista il massiccio e baffuto Mike Haggar, sindaco con un passato da wrestler che lottava contro la gang criminale Mad Gear per salvaguardare la sua città dai malfattori e liberare la bionda figlia adolescente Jessica, rapita come ostaggio.
Le atmosfere e i personaggi del gioco ricordano in più occasioni l’ambientazione, la trama e il cast di Mad Bull 34. Sarà impossibile, infatti, non accostare il baffuto sindaco Haggar con l’agente Sleepy, la bionda Jessica con la bella Perrine o il bruno ninja Guy, uno dei tre personaggi selezionabili, col poliziotto nippo-americano Daizaburou.
E’ difficile stabilire se e quale delle due produzioni abbia ispirato l’altra, ma l’uscita quasi simultanea del gioco e degli OAV di Mad Bull 34 e i molti elementi in comune fra le due opere ci dà qualche sospetto riguardo al fatto che in qualche modo siano legate.
Inoltre, se si pensa che il successo di Final Fight portò alla realizzazione, per tutti gli anni ’90, di molteplici giochi dello stesso genere che ci hanno presentato un’infinità di realtà urbane di stampo americano popolate da teppisti punkettoni, possiamo ben essere convinti che una parte del successo di tutto questo sia riconducibile a Mad Bull 34, il quale, insieme ad Hokuto no ken (il cui autore Tetsuo Hara ha peraltro studiato alla scuola per fumettisti istituita dallo stesso Kazuo Koike), ha contribuito ad accendere nei giapponesi dell’epoca un interesse per questo genere di elementi ormai entrati nell’immaginario collettivo e ancora oggi ricordati.
Non si esce vivi dagli anni ’80, come si suol dire. Anche e soprattutto dai loro aspetti più duri e metropolitani.
Ultimo aggiornamento: 12/10/2010
Sono stereotipi ormai inscindibili, radicati nella mente di chiunque e resi reali da molteplici produzioni.
Mad Bull 34 non fa eccezione e ci mostra una New York degli anni ’80 che presenta gran parte di queste caratteristiche, in particolar modo quelle più negative come teppisti e criminali di ogni genere, rapinatori, stupratori, spacciatori, prostitute, assassini, drogati, uomini corrotti e mafiosi, concentrati maggiormente nel trentaquattresimo distretto, il più pericoloso di tutti.
A far fronte alla malavita, fortunatamente, c’è un duo di poliziotti d’eccezione.
Uno, Daizaburou “Eddie” Ban, è un giovanotto di origini giapponesi entrato da poco nel corpo di polizia dopo un brillante esame. E’ un ragazzo semplice, impacciato, con saldi principi e che crede fermamente in valori come la giustizia, il matrimonio o l’amore.
Il suo partner, invece, come spesso accade, è a lui diametralmente opposto.
John Estes, noto come “Sleepy” agli amici e “Mad Bull” ai nemici, è una montagna di muscoli dal carattere irruento e dai modi poco ortodossi. Ha una forza erculea e il grilletto facile, nonché un certo appeal sulle ragazze. Ferma i criminali con una violenza inaudita e frequenta spesso un giro di prostitute dalle quali si fa cedere del denaro.
A dispetto dei suoi modi così bruschi e violenti, tuttavia, Sleepy è una persona allegra e dai buoni principi, che dona parte dei suoi "guadagni" agli ospedali affinché possano occuparsi delle cure mediche delle suddette prostitute, prevenendo la diffusione di malattie veneree, e proteggere queste donne dai molti malintenzionati che gravitano loro intorno.
Dopo i burrascosi primi tempi, in cui il buon Daizaburou rimarrà più volte inorridito di fronte alla fredda violenza del collega, i due impareranno a conoscersi un po’ meglio, apprendendo anche le ragioni, spesso radicate in tragici eventi passati, dei rispettivi caratteri e comportamenti, e scopriranno di essere diventati ottimi amici e inseparabili compagni nella lotta contro il crimine.
Nel corso della vicenda si unirà ai due agenti anche la bellissima ed esperta detective Perrine Valley, che li aiuterà nei casi più pericolosi e farà battere il cuore a Daizaburou, inserendo nella storia un risvolto sentimentale che renderà la trama meno pesante, smorzando un po’ il grosso carico di crimini e violenze che questa presenta.
Mad Bull 34 nasce dal lavoro congiunto dell’acclamato sceneggiatore Kazuo Koike (Crying Freeman, Lone Wolf & Cub, Samurai Executioner, Hanzo: La via dell’assassino, Hanappe Bazooka, Offered) e del disegnatore Noriyoshi Inoue (Yaoh, Koryu no mimi).
La serie esordisce sulle pagine di Young Jump della Shueisha nel 1986 e dura con successo fino al 1990, anno in cui si conclude col ventisettesimo volumetto.
E’ un manga molto particolare e quasi profetico, Mad Bull 34, che riesce ad incarnare alla perfezione tutti gli stereotipi che la cinematografia del periodo attribuiva alle grandi metropoli americane e a crearne di nuovi che faranno scuola negli anni a seguire regalandoci grandi opere.
La storia si compone di molteplici casi in cui i due poliziotti saranno coinvolti, crimini spesso di una violenza inaudita, dove non mancano scene molto forti, splatter o di sesso esplicito. Si riesce, tuttavia, a riconoscere, fra i vari casi autoconclusivi che compongono la vicenda, una linea guida che li unisce, spesso legata all’apparizione di personaggi ricorrenti come il bizzarro “Nickel l’elettricista”, stravagante assassino e arcinemico di Sleepy, o i vari capi e agenti del dipartimento di polizia, quando non al passato dei protagonisti stessi.
Fra i molti temi trattati dalla storia, quello preponderante, che sarà approfondito lungo tutto il percorso, è il rapporto fra i due protagonisti, che dall’iniziale convivenza forzata si trasforma in una splendida amicizia e collaborazione, in cui il limpidissimo Daizaburou imparerà a crescere e maturare come uomo, talvolta anche sporcandosi un po’ le mani e scendendo a compromessi ma rimanendo sempre puro di cuore, e il violento Sleepy rimarrà colpito dall’innocenza e dalla purezza interiore del compagno addolcendosi un po’ e mettendo la sua forza e le sue doti al servizio della giustizia e per proteggere gli amici e gli indifesi civili. Inoltre, entrambi troveranno l’uno nell’altro un ottimo compagno e un fedele amico, e scopriremo che quello che agli esordi ci pareva un mostruoso gigante è in realtà una persona allegra, simpatica e dal cuore d’oro.
Il cambiamento e l’evoluzione dei personaggi vengono anche sottolineati da un miglioramento dello stile del disegnatore, che nei primi capitoli è più incerto e serioso, quasi a voler mostrare gli incerti sentimenti di Daizaburou, preoccupato di trovarsi in un mondo malsano e peccaminoso avendo come compagno un gigante che non esita a spappolare il cranio ai malfattori con una scarica di proiettili ben piazzata.
Col proseguire della storia, il maestro Inoue troverà poi una sua, personale, dimensione, rendendo i suoi personaggi dai tratti più morbidi, con una maggiore rosa di espressioni facciali che ne mostra i diversi sentimenti e ben si presta alle gags che vengono introdotte con maggior frequenza. Rimane tuttavia una grandissima cura nel caratterizzare gli sfondi e gli oggetti, maniacali riproduzioni di armi, attrezzi ginnici, interni, vetture o paesaggi urbani, oltre che le anatomie. E’ infatti indubbia l’accuratezza grafica della possente muscolatura di Sleepy o dei numerosi nudi femminili che vengono mostrati e che sprigionano una forte carica di sensualità.
La vicenda imbastita dal maestro Koike è avvincente, adrenalinica, ricca d’azione e con una sobria ricercatezza nel presentare citazioni, non soltanto alla cinematografia americana degli anni ’70 e ’80 (come nel caso, ovvio, dell’ambientazione o di personaggi come Nickel l’elettricista, in cui vi è un chiaro riferimento, anche a livello fisionomico, all’attore Jack Nicholson), ma a volte anche più sottili e meno riconoscibili.
E’ il caso dei nostri due stessi protagonisti, i cui nomi si rifanno a Sleepy John Estes (pseudonimo di John Adam Estes), musicista blues americano molto popolare negli anni ’40, e a Eddie Ban, chitarrista della jazz band nipponica degli anni ’60 The Golden Cups.
Mad Bull 34 fa perfettamente sua un’atmosfera a stelle e strisce, cosa che si riflette persino nei titoli dei capitoli, che spesso e volentieri sono parole inglesi scritte nel sillabario katakana, come “Hit and Rape”, “Junkie and Snatch”, “Harness Blue”, “Give Sleepy”.
Il successo ottenuto dalla serie, che uscì in un periodo in cui le storie con azioni molto violente, protagonisti forti e robusti e atmosfere molto punk che ricordavano i film americani andavano per la maggiore, le valse una pubblicazione quinquennale.
Elemento fondamentale della riuscita del fumetto è non soltanto l’ambientazione e la tematica, ma anche il duo protagonista, simpatico e ben caratterizzato, che catalizza l’attenzione dei lettori.
Nel corso degli anni Mad Bull 34 sarà poi ripubblicato in diversi formati e con un diverso conteggio dei volumi sia da parte della Shueisha sia dalla Koike Shoin Publishing, la casa editrice fondata negli anni ’70 dallo stesso Kazuo Koike.
Sleepy e Daizaburou, nonostante non abbiano raggiunto l’immensa popolarità di altri personaggi loro contemporanei, vuoi per il target più adulto a cui la loro storia puntava e le tematiche più particolari, hanno ottenuto nel corso degli anni diversi sostenitori e gli autori hanno ben pensato di regalare ai fans dei simpatici poliziotti nuove avventure che li vedessero protagonisti.
Fra il 1999 e il 2002, viene infatti pubblicato il seguito ufficiale della storia, Mad Bull 2000, che verrà poi raccolto in sette volumi e stampato anch’esso più volte, sia nelle canoniche sette uscite, sia nell’edizione Bunkoban in tre volumi, dai due differenti editori che detengono anche i diritti della serie originale.
LIVIN’ IN AMERICA
Fra il 1990 e il 1992, Mad Bull 34 viene adattato in animazione, per opera dello studio Pony Canyon, in una serie di quattro OAV da circa 45 minuti l’uno.
Alla regia c’è Satoshi Dezaki (Lady Oscar, Moomin, Hello Spank, Siamo in 11), fratello maggiore del più celebre Osamu, e diversi grandi nomi sono coinvolti nel progetto, a cominciare dal cast.
A dar la voce a Daizaburou c’è Yasunori Matsumoto (Louis Napoleon in Captain Tsubasa, Gourry in Slayers, Juna in Pretty Cure, Re Endon in Deltora Quest, Havoc in Full Metal Alchemist), mentre la bella Perrine è doppiata da Gara Takashima (B’t Max in B’t X, Eri Kisaki in Detective Conan).
Doppiatore di Sleepy è invece il bravissimo Akio Ohtsuka (Shunsui in Bleach, il capitano Nemo in Nadia, Sudo-senpai in Itazura na Kiss, Windham in Rayearth, Curtis in Porco Rosso, Barbanera in One Piece).
Le vicende dei due poliziotti del trentaquattresimo distretto vengono poi accompagnate da una colonna sonora molto accattivante, dai ritmi metropolitani e perfettamente calati nel contesto urbano della storia, che per l’occasione schiera, come sigle finali dei vari episodi, alcuni brani della cantante asiatica Maizurah e addirittura un pezzo di James Brown, “Time to Get Busy”.
Il character design risulta di buon livello e ricalca fedelmente quello del maestro Noriyoshi Inoue, riproponendo in animazione la progressiva evoluzione stilistica compiuta dal disegnatore: avremo dunque un primo episodio, o perlomeno il suo incipit, disegnato in maniera più rigida e seriosa, e un ammorbidimento del tratto nei successivi, di pari passo con il crescere dell'amicizia tra i due protagonisti.
I quattro episodi della serie raccontano storie dei primi capitoli del manga, a volte mescolando o unendo spezzoni appartenenti a diversi casi per comporre una vicenda unica. Non vi è una vera e propria conclusione della storia, essendo stati adattati in animazione soltanto un pugno di episodi fra i primi, quindi, più che un adattamento completo, la serie OAV si dimostra essere una sorta di “best of” del manga, seppur ottimamente realizzata.
Nel corso degli anni ’90 la saga viene distribuita in America e in Europa da Manga Entertainment e fa parlare di sé sia in Francia, dove è stata rieditata in DVD in tempi recenti, sia in America, dove ha subito pesanti critiche per via del doppiaggio affidato a interpreti britannici che mal dissimulavano il loro accento.
Fra i paesi dove la serie è stata distribuita figura anche l’Italia, dove Mad Bull 34 è giunto in quattro videocassette editate dalla Polygram oggi purtroppo irreperibili e impossibili da rieditare in DVD a causa del fallimento della compagnia e della conseguente perdita dei diritti.
Nel nostro, piuttosto colorito, doppiaggio Daizaburou era affidato alla voce calma e pacata di Patrizio Prata (Zoro in One Piece, Malik in Yu-Gi-Oh!, Dai/Tom in Dragon Quest, Aoyama/Mark in Tokyo Mew Mew), mentre Sleepy era un roboante e caloroso Mario Zucca (Barbanera, Zeff e Wapol in One Piece, Furio e Ferruccio in Pokemon, Hadler in Dragon Quest, il Grande Mago Piccolo e Giran in Dragon Ball, Alex Louis Armstrong in Full Metal Alchemist). A completare il cast vi erano altri grandi del doppiaggio milanese come Alessandra Karpoff, Sante Calogero, Tony Fuochi, Enrico Bertorelli, Giovanni Battezzato, Maddalena Vadacca, Stefano Albertini, Orlando Mezzabotta, Diego Sabre e Aldo Stella.
Va detto che la versione editata dalla Manga Entertainment/Polygram (e di rimando giunta anche a noi) presenta diversi rimaneggiamenti alla colonna sonora, di cui sono state sostituite molte tracce e persino le sigle di chiusura, sostituite da motivetti più anonimi, anche se comunque d'atmosfera.
SOMETIME IN THE 1990s...
A proposito di Mad Bull 34, oggi, il pubblico del web si divide. C’è chi, soprattutto gli spettatori statunitensi, lo considera una visione falsata e poco lusinghiera della città di New York; c’è chi lo considera una produzione di serie B e di basso livello, alla stessa maniera di molti trash movies; c’è chi lo ricorda con nostalgia, chi lo elogia considerandolo la serie più virile che sia mai stata scritta e chi si rammarica di non poterlo leggere o guardare nel proprio paese, come ad esempio noi italiani che non abbiamo la possibilità di leggerne il manga.
Quel che è certo è che, all’epoca della sua pubblicazione e della commercializzazione degli OAV, la storia dei due poliziotti più duri di New York non passò inosservata.
Più o meno contemporaneamente all’uscita del primo episodio degli OAV, infatti, uscì nelle sale giochi giapponesi (e, conseguentemente, di tutto il mondo) un videogioco che avrebbe fatto parlare molto di sé: Final Fight.
Ambientato in una metropoli statunitense fittizia, Metro City, vedeva come protagonista il massiccio e baffuto Mike Haggar, sindaco con un passato da wrestler che lottava contro la gang criminale Mad Gear per salvaguardare la sua città dai malfattori e liberare la bionda figlia adolescente Jessica, rapita come ostaggio.
Le atmosfere e i personaggi del gioco ricordano in più occasioni l’ambientazione, la trama e il cast di Mad Bull 34. Sarà impossibile, infatti, non accostare il baffuto sindaco Haggar con l’agente Sleepy, la bionda Jessica con la bella Perrine o il bruno ninja Guy, uno dei tre personaggi selezionabili, col poliziotto nippo-americano Daizaburou.
E’ difficile stabilire se e quale delle due produzioni abbia ispirato l’altra, ma l’uscita quasi simultanea del gioco e degli OAV di Mad Bull 34 e i molti elementi in comune fra le due opere ci dà qualche sospetto riguardo al fatto che in qualche modo siano legate.
Inoltre, se si pensa che il successo di Final Fight portò alla realizzazione, per tutti gli anni ’90, di molteplici giochi dello stesso genere che ci hanno presentato un’infinità di realtà urbane di stampo americano popolate da teppisti punkettoni, possiamo ben essere convinti che una parte del successo di tutto questo sia riconducibile a Mad Bull 34, il quale, insieme ad Hokuto no ken (il cui autore Tetsuo Hara ha peraltro studiato alla scuola per fumettisti istituita dallo stesso Kazuo Koike), ha contribuito ad accendere nei giapponesi dell’epoca un interesse per questo genere di elementi ormai entrati nell’immaginario collettivo e ancora oggi ricordati.
Non si esce vivi dagli anni ’80, come si suol dire. Anche e soprattutto dai loro aspetti più duri e metropolitani.
Ultimo aggiornamento: 12/10/2010
Autore: Kotaro