Il presente articolo è principalmente rivolto a chi già conosce l'opera in questione in quanto presenta numerosi spoiler su molti aspetti della storia, finale compreso.
Elenco Capitoli
• LA TRAMA
• I DISEGNI
• L'AZIONE
• I SENTIMENTI
• IL PROBLEMA DELL'IDENTITÀ SESSUALE
• Il FEMMINISMO
• L'UMORISMO
• IL CLASSICISMO DI TEZUKA
• SORPRESE
• DIFFERENZE CON LA SERIE ANIMATA
• LE INFLUENZE
• LE EDIZIONI
• IL FUTURO
• RIFERIMENTI
• APPENDICE: SCHEDA DELL'ANIME
La Principessa Zaffiro è un personaggio conosciutissimo in Italia. Il merito della sua celebrità va senz'altro all'anime omonimo che è stato trasmesso sulle nostre TV private in maniera più o meno continuativa per oltre trent'anni [1]. Non sorprende che sia facile trovare in rete molti articoli ed informazioni su di essa. Si trova molto di meno sul manga, che in Italia è poco conosciuto se non da parte dello zoccolo duro dei fan di Tezuka. In queste note mi focalizzerò quindi sul manga, nella versione definitiva terminata nel 1966, edito in Italia dalle Edizioni Hazard. Il titolo originale è Ribbon no Kishi, letteralmente il Cavaliere del Fiocco. Per completezza parlerò anche delle differenze tra il manga e l'anime (che sono notevoli) e riporterò qualche informazione sulle versioni più moderne di Zaffiro: esiste un manga del 2008, esiste addirittura un musical ispirato alla Principessa Zaffiro, di cui potete trovare qualche video su YouTube, e si parla anche di un film futuro della Tezuka Productions.
[1] Incidentalmente, è di questi giorni l'annuncio dell'ennesima messa in onda sul canale digitale terrestre Anime Gold.
LA TRAMA
Credo che tutti conoscano la storia della principessa Zaffiro: erede al trono del regno di Silverland, per colpa di un errore dell'angelo Tink (Choppy nell'anime) Zaffiro nasce con due cuori, uno maschile e uno femminile. A causa di una legge che consente l'accesso al trono soltanto agli uomini Zaffiro viene spacciata per maschio e cresciuta come un principe, diventando abilissima con la spada. Il malvagio arciduca Duralmin (Geralamon nell'anime) subodora l'inganno ed aiutato dall'infido barone Nylon (Neelon nell'anime) cerca in tutti i modi di smascherare Zaffiro.
Dopo varie vicissitudini, i malvagi riescono nel loro intento e Zaffiro viene imprigionata nella torre della Bara con la madre.
In breve tempo però riesce ad evadere ed inizia a difendere il suo popolo dai soprusi di Nylon, compiendo eroiche imprese in incognito, sotto il nome di Cavaliere del Fiocco (Cavaliere Fantasma nell'anime). Nello stesso tempo Zaffiro intesse una storia d'amore con il principe Franz Charming (Franco nell'anime) del regno di Goldland, che si è innamorato perdutamente di lei, avendola vista per la prima volta al gran ballo di Carnevale, in abiti femminili e con una parrucca.
Alla storia di Zaffiro e Franz si intreccia la storia di Hekate (Zelda nell'anime), figlia del Diavolo ma ragazza di buon cuore che cerca in tutti i modi di aiutare Zaffiro e Franz ribellandosi ai suoi malvagi genitori. Nel corso del manga e dell'anime Zaffiro andrà incontro a innumerevoli avventure, combattendo contro diavoli, mostri, cavalieri, assassini, pirati, briganti e addirittura Dee mitologiche.
Nel finale Zaffiro e Franz si sposeranno e vivranno per sempre felici e contenti, come si conviene per tutte le fiabe.
I DISEGNI
Chi scrive ha comprato i tre volumi della Principessa Zaffiro ad una fiera del fumetto, colto dall'ispirazione del momento e dalla nostalgia per la serie animata vista nell'infanzia, senza grandi aspettative. Dopotutto si tratta di un fumetto per bambine dei primi anni cinquanta, mi aspettavo un'opera datata e di interesse principalmente storico. Invece sono rimasto folgorato. In primo luogo dai disegni.
Fin dalla prima pagina, che si apre con una scena nel paradiso, disegnato in stile classicheggiante, con colonne ioniche che sorreggono le nuvole, sono rimasto incantato: "ma quanto è disegnato bene questo manga" ho pensato. La sensazione di bellezza e di magia dei disegni è andata crescendo sempre più: tutte le tavole sono davvero stupende, mi vengono in mente mille scene diverse; Zaffiro vestita da donna al gran ballo di carnevale, Zaffiro con il manto di ermellino, gli animali della foresta, la scena dell'arrembaggio dei pirati, Hekate, il barone Nylon legato come un salame per il naso, praticamente ogni tavola è un miracolo di fantasia e bellezza.
A questo si aggiunge un tratto grafico, un dinamismo, delle inquadrature cinematografiche che mi hanno sorpreso completamente. E questo perché ho letto la Principessa Zaffiro reduce dalla lettura della Storia dei Tre Adolf, caratterizzata da dei disegni a mio avviso pessimi. Sì, avete letto bene, ho scritto proprio che i disegni dei Tre Adolf sono pessimi, e lo dico a malincuore, essendo io un acceso sostenitore di Tezuka in generale e della storia dei Tre Adolf in particolare. Il problema è che nei Tre Adolf i disegni sono totalmente in disaccordo con il tenore della storia, a tal punto che avrei preferito che Tezuka la facesse disegnare ad un altro! In Ribbon no Kishi invece storia e disegni sono perfettamente in tono e si rafforzano a vicenda. La versione editata dalla Hazard non è l'originale del 1953, ma il rifacimento pubblicato negli anni 1963-1966 e completamente ridisegnato. Probabilmente questo è il motivo per cui i disegni sono di maggiore impatto rispetto a quelli di Kimba e di Astroboy che sono dei primi anni cinquanta.
La Principessa Zaffiro è probabilmente la più disneyana delle opere di Tezuka e gli omaggi al Disney migliore sono innumerevoli. Ciò detto, Ribbon no Kishi è è uno dei capostipiti dello shojo moderno ed in innumevoli inquadrature vediamo tratti che diventeranno poi i marchi inconfondibili del genere: le stelle che brillano intorno ai personaggi, gli sfondi floreali, l'attenzione agli abiti, agli occhi e alle espressioni. Più di tutto rimangono impressi gli enormi cuori sul cappello di Zaffiro, che diventano ancora più grandi nella sua versione al femminile: una simbologia elementare eppure sempre efficace.
Tezuka è anche l'inventore del kawaii, che importa direttamente da Disney, e questo è particolarmente evidente in Ribbon no Kishi, che straborda di coniglietti, angioletti e animaletti graziosi. Gli omaggi a Cenerontola e a Bambi sono i più evidenti, ed è impressionante pensare quanto sia occidentale quest'opera alla base del manga giapponese. Al giorno d'oggi si tende a dimenticare l'origine disneyana degli anime ed anzi molti estimatori delle opere giapponesi vedono di cattivo occhio le opere Disney, eppure Tezuka stesso ha sempre riconosciuto come suo unico maestro e ispiratore il grande Walt Disney.
In Tezuka coesistono antico e moderno, Anche nel tratto classico e occidentaleggiante di Tezuka vediamo anticipazioni di stili moderni e giapponesissimi: per esempio è innegabile che il character design della Hekate del manga sia decisamente moe ed anche in buona misura tsundere: sembra che non esista genere moderno che Tezuka non abbia anticipato già sessant'anni fa. Solo per l'aspetto grafico Zaffiro si merita un dieci, ma per la storia si meriterebbe ancora di più.
L'AZIONE
Rileggendo le avventure di Zaffiro, anche se ho già visto la serie animata per tre volte nell'arco di trent'anni, sono stato di nuovo trasportato nel magico mondo di Tezuka, in cui le avventure si susseguono ininterrottamente e senza soluzione di continuità. In questo senso, dal punto di vista del dinamismo e dell'azione, il manga è ancora superiore alla serie animata, che contiene molti fill-in ed ha in ritmo più lento. Non sono in molti gli autori che hanno il dono di raccontare una storia di pura avventura e fantasia: a me vengono in mente Emilio Salgari in Sandokan, Edgar Rice Burroghs in John Carter di Marte, e per quanto riguarda il mondo dei fumetti americani Stan Lee nei comics Marvel anni sessanta. A questi potrei aggiungere l'Alexandre Dumas del conte di Montecristo e dei Tre Moschettieri. Non a caso sono tutti autori del passato perché scrivere una storia di pura avventura e fantasia con una dinamismo sfrenato e che rimanga nel cuore del lettore è estremamente difficile, ci riescono soltanto i grandi. Leggendo Zaffiro mi sono tornate in mente le sensazioni che questi autori mi hanno fatto provare. La cosa più importante in questo tipo di scrittura non è tanto quello che succede, ma il ritmo con cui gli avvenimenti si susseguono.
I temi di Ribbon no Kishi sono quelli classici della fiaba, della narrativa avventurosa e perfino della mitologia greca: nel manga incontreremo mostri, briganti, pirati, streghe, diavoli, angeli, spadaccine e addirittura la maga Circe (Parupa) e la dea Venere: non c'è nulla di originale nella Principessa Zaffiro, ma non ci deve essere. Vediamo così travestimenti, riconoscimenti, il pirata che si scopre principe, il cattivo spione e vigliacco, la regina buona, la madre malvagia, il principe coraggioso, lo zio severo ed attaccato al denaro, la figlia ribelle, tutto un campionario di cose viste e riviste mille volte: ma il tutto si salva per il ritmo, per l'ironia e per la simpatia dei personaggi.
Gli stessi temi in mano ad un altro autore apparirebbero inevitabilmenti noiosi e scontati in quanto triti e ritriti, ma in Tezuka non c'è il tempo di annoiarsi: proprio perché il tema è noto, non c'è bisogno di attardarsi e spendere pagine per allungare una storia già vista, l'accenno è sufficiente per fare capire tutto al lettore ed è subito ora di passare alla nuova sequenza, alla nuova pagina, al nuovo colpo di scena, alla nuova invenzione linguistica, alla nuova battuta. Leggendo le avventure di Zaffiro, non si sa mai chi si (ri)incontrerà dietro l'angolo: appena evasa dalle segrete di un castello Zaffiro può incontrare Nylon che passava casualmente di là, o il diavolo che l'aspettava al varco, o una popolana che si innamorerà di lei, potrebbe essere rapita dai pirati, participare ad un torneo, essere attaccata da una dea trasformata in aquila o qualunque altra avventura. Non c'è limite alla fantasia.
I SENTIMENTI
Oltre alla pura azione Zaffiro ha anche un lato umano e sentimentale, come tutte le opere di Tezuka. In particolare la storia d'amore con il principe Franz Charming di Goldland è ben sviluppata per un manga che è rivolto ad un pubblico infantile. Bellissima è la scena in cui Zaffiro, ospite del fascinoso pirata Blood immagina di danzare con Franz; improvvisamente nel suo sogno ad occhi aperti il volto del principe viene sostituito da quello di Blood, facendola arrabbiare e rigettare il regalo del pirata. Pirata che poi naturalmente si scoprirà essere principe, nonché fratello maggiore di Franz!
Dall'altra parte Franz si trova ad essere aiutato da Hekate, che pur essendo la figlia del diavolo ha tutta la simpatia di noi lettori e sembra quasi che inizi ad innamorarsi di Franz ... Insomma i temi tipici dello shojo ci sono tutti, almeno in nuce, e anche se l'azione, l'umorismo e la fantasia dominano non per questo l'amore e i sentimenti sono assenti. Grattando un pò sotto la superficie non è difficile trovare anche dei temi non evidenti per i bambini delle elementari ma degni di nota per i lettori adulti. Da un punto di vista storico/sociologico è evidente che il personaggio di Zaffiro riflette la difficoltà di conciliare il modello occidentale della donna che giunge in Giappone negli anni dopoguerra con il ruolo tradizionale della donna secondo la cultura orientale. Il problema dei rapporti sociali tra maschi e femmine è sempre attuale. Consideriamo per esempio il rapporto tra Franz e Zaffiro, che è potenzialmente problematico, perché Zaffiro anche se donna rischia di essere più forte con la spada di Franz.
La situazione non è molto diversa al giorno d'oggi in cui esistono donne con incarichi e stipendi superiori a quelli dei loro fidanzati/mariti. Tezuka astutamente evita il problema interrompendo il duello tra i due quando sono in una fase di parità. Inoltre, sia nel manga che nella serie animata si cerca di dare a Franz abilità all'incirca pari a quelle di Zaffiro, come forza, coraggio e onestà, facendogli vivere anche qualche avventura in solitaria o accompagnato da Hekate.
Franz comunque è più fedele a Zaffiro di quanto non lo sia lei nei suoi confronti (è innegabile che Zaffiro abbia un debole per Blood!). Tutto questo per non farlo sfigurare rispetto a Zaffiro ed in effetti il personaggio di Franz risulta simpatico e adatto al suo ruolo.
Non c'è dubbio comunque che il vero eroe, quello con cui i piccoli lettori si identificano (sia maschi che femmine) sia Zaffiro. Franz è un valido comprimario, un buon amico/rivale per lo Zaffiro maschio e un buon partito per la Zaffiro femmina, ma non è il protagonista. Vale la pena di notare che nella serie animata non c'è particolare tensione tra Zaffiro e Franz: quando Franz non conosce il sesso di Zaffiro gli è semplicemente amico, quando lo scopre se ne innamora. Nel manga invece, sorprendentemente, all'inizio Franz considera Zaffiro un suo nemico, perché è convinto che Zaffiro lo abbia ingiustamente imprigionato e che gli abbia rapito la donna amata, la bellissima "dama con i capelli dai colori soavi", che ovviamente non è altri che la stessa Zaffiro vestita da donna e con una parrucca!
Questa idea rende il manga molto più interessante dell'anime, perché vede nello stesso tempo Zaffiro come odiato (nella sua versione maschile) e amato (nella sua versione femminile) da Franz. E il bello è che Franz, accecato dal suo risentimento, non riesce a riconoscere Zaffiro come la dama con i capelli dei colori soavi, neppure quando viene a conoscenza del fatto che Zaffiro in realtà è una donna!
Addirittura, Franz riesce più facilmente a riconoscere la sua dama quando trasformata in cigno che quando vestita da principe. Evidentemente qualcosa in lui gli impedisce di riconoscere Zaffiro, probabilmente una paura sommersa dell'omosessualità che scompare sola quando vede Zaffiro indossare una parrucca davanti ai suoi occhi: solo allora la riconosce come donna. È chiaro che per Franz l'abito fa il monaco, anzi la principessa!
IL PROBLEMA DELL'IDENTITÀ SESSUALE
La Principessa Zaffiro è un'opera per l'infanzia e va letta in quanto tale: non c'e dubbio che il suo scopo fondamentale sia quello di divertire i bambini proponendo una serie di avventure romantiche e fiabesche. Ciò premesso, appena sotto la superficie sono presenti delle tematiche che non sono per nulla banali. Si tratta di tematiche che sono importanti per il bambino, che gli rimangono impresse a livello inconscio se non conscio, anche se molti dei temi trattati non può comprenderli pienamente. Il tema fondamentale della Principessa Zaffiro è senz'altro quello dell'identità sessuale. Questo è un tema che è stato trattato da manga e anime fino allo sfinimento negli ultimi sessant'anni; Tezuka ha il merito di essere stato il primo a parlarne. Dichiaratamente Tezuka si è ispirato al teatro Takarazuka che seguiva da bambino con la madre: in questa tipologia di teatro tradizionale giapponese, completamente femminile, le attrici recitano sia le parti femminili che quelle maschili.
C'è da fare un distinguo fondamentale tra Tezuka e gli autori moderni, che solitamente scrivono per un pubblico di adolescenti o adulti e si focalizzano su tematiche spesso discutibili, come il desiderio sessuale o la genitalità dei bambini (e non sto parlando solo di opere lolicon). Tezuka invece scrive per bambini/bambine in età prepuberale e si focalizza sugli aspetti del problema che interessano quel tipo di pubblico. In particolare, gli interessa il tema dell'identità sessuale in relazione al comportamento sociale. Quali sono i comportamenti socialmente accettabili per un bambino o per una bambina? Può una bambina permettersi di essere decisa e indipendente? Può un bambino permettersi di essere gentile e sottomesso? Tezuka illustra ciò di cui vuol parlare servendosi di personaggi con cui le sue giovani lettrici/lettori possono identificarsi. Per esempio il personaggio di Hekate è sicuramente molto vicino alle bambine giapponesi di cinquant'anni fa (ma credo anche alle bambine italiane di anni più recenti). Hekate nel manga è sostanzialmente un maschiaccio, non ha nessuna voglia di essere gentile e obbediente, ma è oppressa da una madre infernale che vuole renderla "femminile" ad ogni costo. È a questo scopo che Hell vuole farle ingerire a forza il cuore femminile di Zaffiro, per renderla una candidata sposa ideale per il principe Franz, al cui regno ambisce.
La signora Hell è forse l'esempio più crudele di maschilismo, quello delle madri, figure infernali che vogliono inculcare a forza nelle figlie i loro sogni, ideali e pregiudizi. In particolare, la signora Hell vuole che Hekate diventi regina di Goldland per soddisfare la sua ambizione di gloria, ignorando completamente il fatto che Hekate non ne ha il minimo desiderio. È notevole anche il fatto che nell'anime Zelda abbia il problema opposto, quella di essere troppo dolce come figlia del diavolo: è per questo che suo padre Satana vuole donarle il cuore maschile di Zaffiro. Paradossalmente, è probabilmente più facile immedesimarsi con la Zelda dell'anime per i maschi non abbastanza "virili" che per le femmine.
Il personaggio di Zaffiro permette l'identificazione sia alle bambine (specialmente quando si trasforma da mocciosetto con i capelli neri nella bellissima dama con i capelli dai colori soavi e participa al ballo, novella Cenerentola) che ai bambini, per il coraggio e le sue abilità guerresche. Questo al livello più superficiale. A livello un pò più profondo non c'è dubbio che molti bambini giapponesi cresciuti in una società militaresca e oppressiva al massimo (ho letto la biografia di Tezuka, in cui racconta della sua infanzia e adolescenza nel Giappone degli anni Trenta e Quaranta, in cui i bambini erano cresciuti per essere soldati) si riconoscano in Zaffiro, che ha un lato dolce che però è costretto a tenere nascosto. Zaffiro passa il giorno come maschio a combattere con la spada e la notte come femmina a raccogliere fiori nel giardino del castello.
Non può non venire in mente il piccolo Tezuka, amante della natura, con l'hobby di disegnare e collezionare insetti, costretto a eseguire esercitazioni militare per essere un "vero uomo". Sicuramente ci sono state generazioni di ragazzini (e non solo in Giappone) costretti a nascondere le proprie emozioni sotto pena di essere considerati deboli e effeminati: per tutti questi la figura di Zaffiro, costretto a nascondere il suo lato più dolce è sicuramente familiare. D'altra parte ci sono state sicuramente anche generazioni di bambine che hanno sognato l'indipendenza e il coraggio di Zaffiro, che ha un corpo femminile ma è più forte degli uomini che incontra. Per non parlare delle sue qualità di rubacuori, visto che tutti si innamorano di Zaffiro, sia uomini (principi e pirati) che donne (spadaccine e popolane): Zaffiro piace a tutti!
Il FEMMINISMO
La Principessa Zaffiro è una serie sorprendentemente femminista per gli anni e la società in cui è stata scritta. Val la pena ricordare che anche la seconda versione, quella che sto recensendo, è stata conclusa nel 1966, quindi prima che scoppiasse la rivoluzione femminista degli anni settanta. Tezuka è nato negli anni venti ed in una delle società più maschiliste del mondo, ma la sua posizione sul valore della donna è molto meno scontata di quanto potrebbe sembrare. Infatti, se da un lato Tezuka sembra aderire agli sterotipi tipici dell'epoca e alla dicotomia classica maschio=forza, donna=dolcezza, dall'altro fa intravedere l'esatto contrario. Sembra che a parole sia maschilista ma che nella sostanza non lo sia. Come tutti sappiamo Zaffiro possiede due cuori, uno maschile ed uno femminile. Nel corso del manga perde e riacquista i suoi cuori più di una volta. Quando perde il cuore maschile la prima volta diventa debole e viene facilmente sconfitta da Nylon: se leggeste soltanto questa scena direste che Tezuka sta seguendo pedissequamente i pregiudizi della sua epoca. Eppure nel terzo volume, Zaffiro, pur avendo soltanto il suo cuore di donna continua a combattere, partecipa ad un torneo e lo vince, e scontrandosi di nuovo con Nylon lo sconfigge. Evidentemente quindi la forza ed il coraggio di Zaffiro non stavano nel cuore maschile. La cosa è doppiamente certa, perché nel manga non mancano personaggi femminili forti e coraggiosi, pur avendo un cuore di donna: emblematico è il caso della spadaccina Friebe (che successivamente si innamora di Zaffiro, credendolo maschio!).
Sembra che Tezuka stia dicendo a Zaffiro di passare oltre i suoi stessi pregiudizi: quando Zaffiro perde il suo cuore maschile crede di essere diventata debole, ma il proseguo della storia ci fa capire che non è affatto così. In un altro momento della storia Zaffiro perde il suo cuore femminile e rimane solo con quello maschile: in quella circostanza rifiuta Franz, diventa aggressiva e si reca al castello pretendendo la sua corona, non facendosi problemi ad usare la forza. Sembra quindi che il cuore maschile fornisca l'aggressività e l'arroganza più che altre virtù. D'altra parte quando il cuore maschile finisce allo stupido Plastic questi diventa maturo e responsabile, nonché giusto: il cuore maschile non è così malvagio dopo tutto. Le storie di Tezuka sono semplici, ma mai semplicistiche. Per esempio, Tezuka non è certo così ingenuo da considerare tutte le donne buone e virtuose, angeli del focolare o graziose bamboline. Tutt'altro! I nemici peggiori di Zaffiro non sono uomini come Nylon e Duralmin, ma sono donne come la signora Hell e Venere: la signora Hell è l'archetipo della madre oppressiva, disposta a tutto per il "bene" della figlia, mentre Venere è l'archetipo della donna innamorata, disposta a tutto in quanto accecata dalla gelosia.
Le donne comuni del castello di Silverland sono brave persone, ma non sono affatto delle donnicciole passive, anzi esse si ribellano ai loro mariti per difendere Zaffiro, in un'epocale battaglia a colpi di mattarello e mollette da bucato!
Alla fine riescono ad ottenere, cito testualmente "il diritto di voto, il diritto di divorzio e il diritto di picchiare i loro mariti". Formalmente questo avviene per concessione del re Plastic (un maschio) ma si capisce chiaramente che le donne già picchiavano gli uomini anche prima di avere il loro permesso ...
Il tema del femminismo va di pari passo con il tema del conflitto generazionale, dovuto alla differenza tra le aspirazioni dei figli e quelli dei genitori. Questo tema è evidente nel caso di Hekate che ha una madre demoniaca e Franz, che ha uno zio non meno gretto e oppressivo della signora Hell. La madre di Zaffiro invece incarna il paradigma del genitore buono, che si sente in colpa per il torto che ha dovuto fare al figlio per seguire convenzioni sociali che lui stesso reputa ingiuste. Nel caso in esame, per aver cresciuto Zaffiro come un maschio pur essendo una femmina.
L'UMORISMO
Il manga è più divertente di quanto mi aspettassi, essendo infarcito di battute demenziali alla Yattaman ante litteram, che mancano nella serie animata. Inoltre va reso merito al traduttore del manga (Francesco Nicodemo) che ha scelto di mantenere i nomi originali dei personaggi, facendoci gustare l'umorismo di Tezuka anche nella scelta dei nomi. Il granduca Geralamon si chiama in originale Duralmin, ovvero duralluminio, un materiale metallico avanzato per l'epoca in cui Tezuka scriveva; il barone Neelon si chiama in originale Nylon, come il tessuto sintetico omonimo, che all'epoca era un materiale nuovo e altamente tecnologico (è stato usato per la prima volta durante la seconda guerra mondiale come tessuto per i paracadute, per poi essere impiegato per le calze femminili). Il nome del principe Plastic deriva evidentemente da plastica, materiale anch'esso innovativo per il Giappone del dopoguerra. Tezuka ha sempre avuto una simpatia per i nomi derivati dalla chimica e dalla tecnologia e usare questi nomi in una serie fiabesca ambientata nel medioevo europeo onestamente l'ho trovato geniale.[1]
Del resto, Ribbon no Kishi è ricchissima di anacronomismi che fanno sbellicare dalle risate. Per esempio, i prezzi sono indicati in Yen, una valuta chiaramente incongrua per una serie ambientata in un medievo fantastico; in una scena il granduca vuol fotografare Zaffiro vestita da donna, ma Nylon gli risponde che sfortunatamente la macchina fotografica non è stata ancora inventata! Per non parlare delle battute che bucano la pagina (sfondando il cosiddetto quarto muro) e si rivolgono direttamente al lettore. Per esempio nella scena dell'arrembaggio i pirati esclamano: che scena! dev'essere stato difficile disegnarla!
Tornando alla discussione sui nome originali, è interessante notare come il principe Franco si chiami in realtà Franz Charming, cosa voluta visto che in inglese il Principe Azzurro si chiama proprio Prince Charming. Scegliendo di usare nomi inglesi Tezuka inizia una tradizione di anglofilia che permea tutta la tradizione giapponese del dopoguerra e i cui effetti abbiamo visto in innumerevoli manga e anime. Solo per fare un esempio, i nomi delle armi di quasi tutti i robottoni a partire da Mazinga Z in poi sono in inglese. L'inglese viene associato dal popolo giapponese con la lingua della forza, la lingua del vincitore (del resto questa associazione la facciamo anche noi italiani). Per i giapponesi però l'inglese è anche la lingua del male, e non è un caso che la figura più infernale della serie, la madre di Hekate si chiami proprio signora Hell, in inglese. Sarei curioso di sapere se Go Nagai si è ispirato alla Principessa Zaffiro quando ha deciso di chiamare Dottor Hell (dottor Inferno nell'anime) il nemico giurato di Mazinga Z! Anche il fratello di Franz, il pirata Blood ha un nome inglese di sicuro effetto (blood significa sangue). Zaffiro in originale ha un nome inglese, Sapphire, il nome di una pietra preziosa che significa purezza e fortezza d'animo. Hekate è lo spelling inglese di Ecate, divinità della mitologia greca che conduce i vivi nel regno dei morti, nonché dea della magia e della stregoneria, un nome certamente indovinato per la figlia del diavolo. Tink in inglese significa tintinnio ed è un nome perfetto per un angelo che in un episodio scaccia la signora Hell suonando le campane. I regni di Silverland e Goldland fanno riferimento all'argento e all'oro rispettivamente. Insomma, studiando le origini dei nomi dei loro personaggi preferiti i piccoli lettori di Zaffiro possono farsi una cultura, imparando l'inglese, la mitologia classica, ma anche la chimica e la metallurgia moderne. Tezuka riesce ad essere educativo anche quando sembra essere puro intrattenitore.
Oltre che nei giochi di parole, la comicità di Tezuka si estrinseca anche nelle invenzioni puramente grafiche. Tanto per fare un esempio, riporto la scena in cui lo zio di Franz perde letteralmente la faccia per la sorpresa quando scopre la vera identità di Hekate:
[1] D'altra parte non mi è piaciuto affatto che il capo della Gestapo nella storia dei Tre Adolf si chiamasse Acetylene Lampe (lampada ad acetilene): il nome umoristico stona del tutto in una storia così drammatica, mentre è perfetto in Kimba (comunque Lampe è un ex-capo della Gestapo anche in Kimba).
IL CLASSICISMO DI TEZUKA
I giapponesi sono sempre stati affascinati dalla storia e dalla mitologia dell'occidente. Esistono molti famosi anime e manga che hanno rimandi all'antichità classica greco-romana; tutti conoscono Pollon e i Cavalieri dello Zodiaco, ma le opere che hanno almeno qualche richiamo di tipo grafico/architettonico all'antichità classica sono molte di più. I mostri meccanici del Dottor Hell in Mazinga Z e i mostri guerrieri del Grande Mazinga dichiaratamente derivano dall'antichità micenea (i famosi mostri di Mikenes). Toriton del mare, dello stesso Tezuka, ha un'ambientazione fortemente mitologica. La Principessa Zaffiro si pone quindi anche come capostipite di tutti questi manga/anime di genere classico/mitologico.
Inoltre, è presente anche un sorprendente sincretismo fiabesco tra elementi della religione cattolica (gli angeli, Dio) e della religione della grecia classica: in Ribbon no Kishi incontriamo Venere, Pegaso e anche la maga Circe, seppure sotto falso nome. Vari elementi mi fanno supporre che Tezuka (uomo di grande cultura) conoscesse l'Asino d'oro ovvero Le Metamorfosi di Apuleio, perché lo stile narrativo della Principessa Zaffiro è lo stesso e certe scene sono del tutto identiche: nella favola di Amore e Psiche Venere gelosa della bellezza di Psiche la perseguita; in Ribbon no Kishi invece Venere si innamora di Franz e gelosa di Zaffiro la vuole rendere brutta. Tezuka è anche un grosso conoscitore della fiaba classica occidentale e tutti i temi classici sono presenti: la madre malvagia, la medicina miracolosa situata nell'isola remota, il festino demoniaco, la trasformazione in pietra e le trasformazioni in animali.
Il livello di sincretismo tra religione cristiana e pagana mi fa venire in mente il Faust di Goethe, che condivide anche l'atmosfera fiabesca tipica di Ribbon no Kishi. Per un pò mi sono chiesto se Tezuka conoscesse il Faust. Dopotutto la Germania era alleata del Giappone durante la seconda guerra mondiale e la cultura tedesca era conosciuta. Poi rileggendo la biografia manga di Tezuka mi sono ricordato che in effetti Tezuka è stato affascinato dal Faust fin da ragazzo e ne scrisse una versione manga nel 1950; non solo, poco prima di morire stava lavorando ad un'opera intitolata Neo-Faust che è purtroppo rimasta incompiuta.
Sicuramente Tezuka era molto filo-occidentale, probabilmente tanto quanto gli otaku occidentali moderni sono filo-nipponici. Dopotutto, l'erba del vicino è sempre più verde. Ma conviene sempre ricordare che il poliedrico Tezuka era anche un fine conoscitore della storia giapponese e ha pubblicato non poche opere ambientate nel Giappone antico.
SORPRESE
Le opere di un'altra epoca, se lette con gli occhi di oggi riservano sempre delle sorpresa e la Principessa Zaffiro non fa eccezione. In primo luogo sorprende la presenza della morte, tipica delle opere di Tezuka, ma tabù secondo gli standard attuali delle opere per l'infanzia. Sia chiaro che a mio avviso la morte è uno degli aspetti della vita ed è sbagliatissimo nasconderla ai bambini e fingere che non esista. Personalmente considero l'atteggiamento di Tezuka molto più onesto ed educativo di quello attuale. Ciò detto, è sorprendente vedere come la morte sia trattata sbrigativamente in Ribbon no Kishi. Il padre di Zaffiro muore in una scenetta umoristica, infilzato per sbaglio da una spada svolazzante; il pirata Blood muore eroicamente per salvare Zaffiro; Hekate muore dopo che sua madre è stata uccisa da Franz, perché la sua stessa vita è frutto di un incantesimo della signora Hell; Duralmin si suicida pentendosi dei suoi misfatti. In tutti questi casi nessuno versa una lacrima per queste morti e dopo una vignetta sembrano essere del tutto dimenticate. Questo è sorprendente perché solitamente Tezuka non è così sbrigativo su temi tanto drammatici. Forse non voleva turbare un pubblico di bambine, ma la cosa è strana e non la capisco. La morte ha una rilevanza ed un trattamento ben diverso in Kimba ed in Astroboy.
Mi ha sorpreso anche il finale. Il manga si conclude velocissimamente, senza mostrare il matrimonio e questo mi è dispiaciuto. Non capisco perché nel finale Tezuka non abbia voluto mostrarci Zaffiro in abito da sposa, la festa nel regno. Sarebbero bastate poche pagine ma evidentemente Tezuka non ha voluto farlo. Del questo questa era già la terza versione di Ribbon no Kishi, Tekuza aveva avuto il tempo di pensarci bene e anche nell'anime il matrimonio è annunciato ma non mostrato. Comunque nel manga di matrimoni (mancati) ce ne sono ben due: quello tra Hekate e Franz e quello tra Zaffiro e Friebe. Un'altra cosa sorprendente è che nel manga sembra proprio che Plastic si tenga per sempre il cuore maschile di Zaffiro. Del resto lui ne ha bisogno, mentre Zaffiro no. L'ultima cosa che mi ha sorpreso è vedere apparire nel terzo volume una citazione di Pluto, il celebre nemico di Astroboy immortalato da Naoki Urasawa nel manga omonimo. Se guardate con attenzione il nemico contro cui Zaffiro combatte nel torneo organizzato dal simpatico conte Ulon, vi accorgerete dalle corna che si tratta proprio di una versione di Pluto! Non c'è che dire, un cattivo che letteralmente sfonda la pagina!
DIFFERENZE CON LA SERIE ANIMATA
Il manga presenta notevoli differenze con la serie animata a livello di trama e personaggi. Le differenze maggiori riguardano il personaggio di Hekate/Zelda. In primo luogo il character design è molto diverso.
Nell'anime ha una grossa importanza Satana, che ha un character design differente dal manga e viene presentato come padre (amorevole) di Zelda. Nel manga invece Satana non è il padre di Hekate e non è certo amorevole; Zelda sembra non avere padre, essendo nata in conseguenza di un sortilegio della madre Hell. Comunque sia, nell'anime Satana che vuole prendere il cuore maschile di Zaffiro per rendere la figlia più coraggiosa, mentre nel manga è la signora Hell che vuole prendere il cuore femminile di Zaffiro per rendere la figlia più dolce e ubbidiente. È interessantissimo vedere come Tezuka giochi sul personaggio, trattandolo da punti di vista opposti (Hekate ha il problema di essere troppo mascolina, Zelda di essere troppo femminile): ciò nonostante, in entrambe le versioni Hekate/Zelda è riconoscibile, è sempre di buon cuore, sempre amica di Zaffiro e Franz, e sempre in conflitto con un genitore. Il suo destino è molto diverso nel manga e nella serie animata: Hekate nel manga muore assieme alla madre, mentre nell'anime Zelda si sposa con un umano e vive felice, grazie al sacrificio dei suoi genitori che muoiono per salvarla. Satana ha un diverso character design e non viene neppure indicato come padre di Hekate
Nel manga ad un certo punto Plastic ingerisce il cuore maschile di Zaffiro e diventa maturo e responsabile; questa scena non esiste nell'anime. Inoltre nel manga Plastic, per quando infantile, è detto avere diciotto anni, mentre nell'anime è un ragazzino. Il character design dei genitori di Zaffiro è diverso tra manga e anime: il re nel manga è solo abbozzato e muore quasi subito, mentre nell'anime ha una maggiore rilevanza e non muore. Tra gli antagonisti, il Neelon dell'anime è molto più crudele del Nylon del manga, tanto da arrivare a tradire il suo stesso capo Geralamon: ed infatti Neelon fa una fine molto peggiore di Nylon.
Il personaggio di Blood ha un notevole spazio nel manga e vive addirittura delle avventure in solitaria, al pari di Franz. Nell'anime Blood appare varie volte, ma è un personaggio secondario e ci vengono date molte meno informazioni su di lui: non viene mai detto che è il fratello di Franz, mentre nel manga sappiamo addirittura che è stato allevato da aristocratici italiani, quindi il regno di Silverland non è così lontano dalla nostre parti! Inoltre il character design è piuttosto diverso, nell'anime è molto più vecchio (tanto da escludere coinvolgimenti sentimentali con Zaffiro) e ha il fisico di un culturista.
L'anime contiene un lungo ciclo di puntate in cui Zaffiro combatte contro l'esercito di Mister X, che ho sempre giudicato un pò inferiore rispetto alla prima parte della serie: tale sequenza è totalmente assente nel manga, in cui Mister X non compare affatto. Nell'ultima puntata dell'anime Choppy muore per poter tornare in cielo come angelo, mentre nel manga Tink è un angelo per tutto il tempo e alla fine della sua missione torna in paradiso senza difficoltà. Il manga è molto più breve dell'anime, ma questo va a tutto vantaggio del manga, che contiene meno episodi filler ed è più coeso e interessante. L'anime è stato in grossa parte frutto anche del lavoro del co-sceneggiatore Masaki Tsuji, autore di tutto rispetto, che ha collaborato ad opere come Astro Boy, Kimba, Devilman, Cutey Honey, Pepero, Mimì e la nazionale di pallavolo, Dr. Slump, Capitan Futuro, Sally la maga, Lamù e molte altre.
LE INFLUENZE
Anche se per assurdo a qualcuno le opere di Tezuka non piacessero (non sia mai!) nessuno può negare la loro importanza dal punto di vista storico, non fosse altro che per l'influenza che hanno avuto sugli autori e le opere successive. Da questo punto di vista la Principessa Zaffiro è un gigante del manga, il capostipite riconosciuto dell'intero genere shojo. Prima di Tezuka i manga per bambine non erano story manga, non erano basate su una trama complessa ma su storielle autoconclusive. L'influenza di Tezuka dal punto di vista grafico è immensa, ma anche dal punto di vista di storie e tematiche non è da meno. Tutto il filone magico e avventuroso dello shojo, che si è evoluto passando per le streghette e arrivando alle guerriere magiche, si può far derivare direttamente da Tezuka (per il filone realistico slice of life dello shojo bisogna invece guardare da un'altra parte).
Sicuramente l'opera più importante ad aver tratto ispirazione diretta e dichiarata dalla Principessa Zaffiro è Lady Oscar (1972) di Ryoko Ikeda. Sarebbe stato impossibile ideare il personaggio di Oscar non ci fosse stata la Principessa Zaffiro prima. L'idea di partenza è identica e molte scene presentano delle analogie impressionanti. Così come Zaffiro va al ballo vestita da donna, così fa Oscar in una scena memorabile; così come Zaffiro scambia colpi di scherma con Franz, così Oscar si allena con Andrè. Naturalmente Lady Oscar si rivolge ad un target di pubblico diverso ed è un'opera con bel altri scopi, ma ciò nonostante ha un nucleo di temi profondi in comune con la Principessa Zaffiro. In primo luogo l'aspetto dell'identità sessuale, perché sia Oscar che Zaffiro sono in dubbio sul loro posto nel mondo, se essere maschi o femmine; ma anche gli aspetti fiabeschi ed il sense of wonder: la corte di Francia e la reggia di Versailles cosa sono se non la versione cresciuta del meraviglioso regno di Silverland?
Le influenze di Zaffiro non si esauriscono certo con Lady Oscar, e si posso notare anche in opera più moderne. Personalmente vedo qualcosa di Zaffiro in opere come Rayearth (1992) delle Clamp, nel character design, nell'ambientazione fiabesca e in generale nelle atmosfere, anche se Rayearth è molto più drammatica e si rivolge a ragazzi/e più grandi. Ho visto una notevole influenza della Principessa Zaffiro anche ne "La rivoluzione di Utena" (1997) la cui protagonista è una ragazza che sogna di diventare un principe e duella con la spada. Parlando di Utena, val la pena notare che sorprendentemente esistono accenni yuri già in Tezuka stesso. Per esempio, nel terzo volume la bella spadaccina Friebe si innamora di Zaffiro e sta per sposarla: ma proprio sull'altare Zaffiro si rivela come donna e mostra a Friebe il proprio seno nudo in una scena indubbiamente erotica se letta da un adulto.
LE EDIZIONI
Tezuka era un perfezionista, mai soddisfatto delle proprie opere e sempre pronto a modificarle e migliorarle ad ogni nuova ristampa, arrivando addirittura a ridisegnare intere tavole o a modificare le sceneggiature originali. Il caso di Ribbon no Kishi è emblematico perché esistono ben quattro versioni diverse del manga, almeno tra quelle curate personalmente da Tezuka. La prima versione è stata pubblicata a puntate sulla rivista Shojo Club tra il 1953 e il 1956 e in volume nel 1958. La seconda versione è un sequel, dedicato ai figli di Franz e Zaffiro, serializzato nel corso del 1958 su Nakayoshi e poi raccolto in volume col titolo Futago no Kishi (conosciuto anche come Twin Knights). Nel 1963 Tezuka diede alla luce una nuova versione di Ribbon no Kishi, serializzata sempre su Nakayoshi fino al 1966, completamente ridisegnata e in parte modificata nella trama. Fonti giapponesi riportano inoltre un'ennesimo rifacimento scritto da Tezuka ma realizzato graficamente da artisti della Mushi Pro e pubblicato nel 1967 da Shojo Friend, in occasione del lancio della serie animata. Questo quarto rifacimento fu però un fiasco clamoroso e venne interrotto alla settima puntata. L'edizione che possiamo oggi leggere è la terza, reputata dall'autore la versione definitiva: è questa la versione da cui è stata tratta l'edizione italiana, realizzata dalla Hazard nel 2001.
L'edizione Hazard mi è molto piaciuta, nonostante abbia ormai dieci anni. La sovracoperta a colori è molto bella, la carta robusta (anche se è vero che ci sono dei problemi di eccessiva trasparenza) e superiore a quella delle edizioni più recenti della stessa Hazard. I volumetti sono piuttosto corposi - 250 pagine l'uno - e molto solidi. Ho comprato nel 2011 dei volumi del 2001 e sono perfetti. Se li comprate dal sito della Hazard trovate pure uno sconto. Il lettering è buono e non ho nulla da eccepire. Per quanto riguarda la traduzione, ad opera di Francesco Nicodemo, io non conosco il giapponese e quindi non posso giudicare con cognizione di causa sulla sua qualità, ma l'impressione è che sia stata realizzata molto coscienziosamente. Questo lo deduco dalle frequenti note, che sono molto attente a specificare se la traduzione è letterale o se è stata modificata per rendere delle sfumature intraducibili della lingua giapponese. Per esempio "io" in giapponese si dice "ore" se chi parla è un maschio oppure "wa" se il parlante è una femmina. Zaffiro normalmente parla di sé stesso al maschile, ma quando perde il cuore maschile si mette a parlare al femminile e non riesce a dire "ore". [1]. Nella traduzione italiana i personaggi parlano di Zaffiro a volte al maschile e a volte al femminile. Anche dopo che il suo sesso è stato scoperto usano il termine principe e non principessa. Io stesso scrivendo questa recensione a volte ho parlato di Zaffiro al maschile e a volte al femminile, del resto il personaggio è ambiguo e non può che essere così in qualunque lingua.
Voglio fare un plauso al traduttore per la felice espressione di Zaffiro come la dama con i capelli dai colori soavi, che rende alla perfezione l'atmosfera del manga come opera fiabesca e romantica, ma anche umoristica e divertente (sono stato un pezzo a chiedermi "ma di che colore sono i capelli di colore soave??"). Mi chiedo se la traduzione è letterale e quale fosse l'espressione originale. Come ultima cosa voglio notare che l'ordine di lettura è quello occidentale e la cosa mi ha un pò disorientato all'inizio perché a furia di leggere manga mi sono abituato al senso di lettura giapponese. Evidentemente alla Hazard si sono accorti che i lettori preferiscono il senso di lettura giapponese, tanto è vero che tutte le loro edizioni più recenti conservano il senso di lettura originale.
[1] L'ultima volta che ho visto questo gioco di parole tra "ore" e "wa" è stato in Kuragehime, manga del 2008, in cui il parlante Kuranosuke è un maschio che finge di essere una donna ma si sbaglia e inconsciamente continua a usare ore. Questo per dire che le cose cambiano nel mondo del manga, ma non così tanto, e le stesse battute giocate sull'ambiguità sessuale continuano ad essere usate dopo più di cinquant'anni.
IL FUTURO
C'e un merchandising sconfinato riguardante la Principessa Zaffiro, sia per quanto riguarda il manga che l'anime. Si possono trovare DVD, libri, figurine, statuine, pupazzi e perfino un musical ispirato al personaggio.
La Principessa Zaffiro è un'opera del passato ma anche del presente e del futuro. Nel 2008 è stato realizzato un manga remake in quattro volumi, ad opera di Natsuko Takahashi (testi) e Pink Hanamori (disegni). Ne ho letto il primo capitolo. Il character design è orrendo e la serie si prospetta terribile, ma può avere senso se svolgesse la funzione di incuriosire le nuove generazioni a leggere l'originale. Nel 2009 è stato annunciato un film della Principessa Zaffiro con character design fedele all'originale da parte della Tezuka Productions, però sembra che il progetto non si sia ancora concretizzato.
RIFERIMENTI
Per completare questo scritto ho preso materiale da diverse fonti online. Segnalo la pagina di Wikipedia, le recensioni del manga di Marco Milone, e Massimiliano Clemente, e l'analisi della serie animata che contiene una sintesi di tutti e 52 gli episodi della serie animata, nonché una quantità di informazioni su di essa. Le informazioni sul doppiaggio sono state prese dal sito di Antonio Genna.
APPENDICE: SCHEDA DELL'ANIME
Per completezza in questa appendice riporto qualche informazione sull'anime. Il cartone animato è andato in onda in Giappone tra il 2 aprile 1967 e il 7 aprile 1968, mentre in Italia si è visto a partire dal 1980 (io c'ero ed ho visto la prima messa in onda). Questi sono i dati relativi, tratti da Wikipedia:
Autore: Osamu Tezuka
Co-sceneggiatore: Masaki Tsuji
Regia: Chikao Katsui e Kanji Akabori
Character design: Kazuko Nakamuro, Sadao Miyamoto
Musiche: Isao Tomita
Rete: Fuji Network System
1ª TV 2 aprile 1967 – 7 aprile 1968
I doppiatori italiani sono stati i seguenti, tratti dal sito di Antonio Genna:
Zaffiro: Paola del Bosco, dal 40° episodio: Laura Boccanera
Franco: Vicky Morandi, Saverio Garbarino
Neelon: Stefano Carraro
Re: Mimmo Palmara
Regina: Eva Ricca
Hellion: Anna Teresa Eugeni
Venere: Aurora Cancian
La sigla italiana è opera di Corrado Castellari e questo è il celebre testo:
La principessa Sapphire, nel regno di Silverland,
in compagnia dell'angelo Chid come un uomo lotta e va.
La principessa Sapphire, sai le battaglie che fa,
con la sua spada sguainata lei va, e i manigoldi vincerà.
Corre, salta, vola che cavallo che ha,
dritta sulla groppa lei paura non ha,
trotta e galoppa, trotta e galoppa per la città,
mentre l'amore sparge nel cuore il principe Franz.
La principessa Sapphire, nel regno di Silverland,
è ai ferri corti col perfido Zio, e vorrei aiutarla anch'io.
La principessa Sapphire, non è mai triste però,
intanto un giorno o l'altro lei sa, che la guerra finirà.
Corre, salta, vola che cavallo che ha,
dritta sulla groppa lei paura non ha,
trotta e galoppa, trotta e galoppa per la città,
mentre l'amore sparge nel cuore il principe Franz.
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire, nel regno di Silverland,
con la magia dell'angelo Chid, una donna tornerà.
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire... Ad. Lib.
Di: L. Albertelli - Bibap
Cantata da: I cavalieri di Silverland
Casa discografica: Fonit Cetra (Traccia)
Durata: 3'07"
Anno: 1980
Ultimo aggiornamento: 27/11/2011
Elenco Capitoli
• LA TRAMA
• I DISEGNI
• L'AZIONE
• I SENTIMENTI
• IL PROBLEMA DELL'IDENTITÀ SESSUALE
• Il FEMMINISMO
• L'UMORISMO
• IL CLASSICISMO DI TEZUKA
• SORPRESE
• DIFFERENZE CON LA SERIE ANIMATA
• LE INFLUENZE
• LE EDIZIONI
• IL FUTURO
• RIFERIMENTI
• APPENDICE: SCHEDA DELL'ANIME
La Principessa Zaffiro è un personaggio conosciutissimo in Italia. Il merito della sua celebrità va senz'altro all'anime omonimo che è stato trasmesso sulle nostre TV private in maniera più o meno continuativa per oltre trent'anni [1]. Non sorprende che sia facile trovare in rete molti articoli ed informazioni su di essa. Si trova molto di meno sul manga, che in Italia è poco conosciuto se non da parte dello zoccolo duro dei fan di Tezuka. In queste note mi focalizzerò quindi sul manga, nella versione definitiva terminata nel 1966, edito in Italia dalle Edizioni Hazard. Il titolo originale è Ribbon no Kishi, letteralmente il Cavaliere del Fiocco. Per completezza parlerò anche delle differenze tra il manga e l'anime (che sono notevoli) e riporterò qualche informazione sulle versioni più moderne di Zaffiro: esiste un manga del 2008, esiste addirittura un musical ispirato alla Principessa Zaffiro, di cui potete trovare qualche video su YouTube, e si parla anche di un film futuro della Tezuka Productions.
[1] Incidentalmente, è di questi giorni l'annuncio dell'ennesima messa in onda sul canale digitale terrestre Anime Gold.
LA TRAMA
Credo che tutti conoscano la storia della principessa Zaffiro: erede al trono del regno di Silverland, per colpa di un errore dell'angelo Tink (Choppy nell'anime) Zaffiro nasce con due cuori, uno maschile e uno femminile. A causa di una legge che consente l'accesso al trono soltanto agli uomini Zaffiro viene spacciata per maschio e cresciuta come un principe, diventando abilissima con la spada. Il malvagio arciduca Duralmin (Geralamon nell'anime) subodora l'inganno ed aiutato dall'infido barone Nylon (Neelon nell'anime) cerca in tutti i modi di smascherare Zaffiro.
Dopo varie vicissitudini, i malvagi riescono nel loro intento e Zaffiro viene imprigionata nella torre della Bara con la madre.
In breve tempo però riesce ad evadere ed inizia a difendere il suo popolo dai soprusi di Nylon, compiendo eroiche imprese in incognito, sotto il nome di Cavaliere del Fiocco (Cavaliere Fantasma nell'anime). Nello stesso tempo Zaffiro intesse una storia d'amore con il principe Franz Charming (Franco nell'anime) del regno di Goldland, che si è innamorato perdutamente di lei, avendola vista per la prima volta al gran ballo di Carnevale, in abiti femminili e con una parrucca.
Alla storia di Zaffiro e Franz si intreccia la storia di Hekate (Zelda nell'anime), figlia del Diavolo ma ragazza di buon cuore che cerca in tutti i modi di aiutare Zaffiro e Franz ribellandosi ai suoi malvagi genitori. Nel corso del manga e dell'anime Zaffiro andrà incontro a innumerevoli avventure, combattendo contro diavoli, mostri, cavalieri, assassini, pirati, briganti e addirittura Dee mitologiche.
Nel finale Zaffiro e Franz si sposeranno e vivranno per sempre felici e contenti, come si conviene per tutte le fiabe.
I DISEGNI
Chi scrive ha comprato i tre volumi della Principessa Zaffiro ad una fiera del fumetto, colto dall'ispirazione del momento e dalla nostalgia per la serie animata vista nell'infanzia, senza grandi aspettative. Dopotutto si tratta di un fumetto per bambine dei primi anni cinquanta, mi aspettavo un'opera datata e di interesse principalmente storico. Invece sono rimasto folgorato. In primo luogo dai disegni.
Fin dalla prima pagina, che si apre con una scena nel paradiso, disegnato in stile classicheggiante, con colonne ioniche che sorreggono le nuvole, sono rimasto incantato: "ma quanto è disegnato bene questo manga" ho pensato. La sensazione di bellezza e di magia dei disegni è andata crescendo sempre più: tutte le tavole sono davvero stupende, mi vengono in mente mille scene diverse; Zaffiro vestita da donna al gran ballo di carnevale, Zaffiro con il manto di ermellino, gli animali della foresta, la scena dell'arrembaggio dei pirati, Hekate, il barone Nylon legato come un salame per il naso, praticamente ogni tavola è un miracolo di fantasia e bellezza.
A questo si aggiunge un tratto grafico, un dinamismo, delle inquadrature cinematografiche che mi hanno sorpreso completamente. E questo perché ho letto la Principessa Zaffiro reduce dalla lettura della Storia dei Tre Adolf, caratterizzata da dei disegni a mio avviso pessimi. Sì, avete letto bene, ho scritto proprio che i disegni dei Tre Adolf sono pessimi, e lo dico a malincuore, essendo io un acceso sostenitore di Tezuka in generale e della storia dei Tre Adolf in particolare. Il problema è che nei Tre Adolf i disegni sono totalmente in disaccordo con il tenore della storia, a tal punto che avrei preferito che Tezuka la facesse disegnare ad un altro! In Ribbon no Kishi invece storia e disegni sono perfettamente in tono e si rafforzano a vicenda. La versione editata dalla Hazard non è l'originale del 1953, ma il rifacimento pubblicato negli anni 1963-1966 e completamente ridisegnato. Probabilmente questo è il motivo per cui i disegni sono di maggiore impatto rispetto a quelli di Kimba e di Astroboy che sono dei primi anni cinquanta.
La Principessa Zaffiro è probabilmente la più disneyana delle opere di Tezuka e gli omaggi al Disney migliore sono innumerevoli. Ciò detto, Ribbon no Kishi è è uno dei capostipiti dello shojo moderno ed in innumevoli inquadrature vediamo tratti che diventeranno poi i marchi inconfondibili del genere: le stelle che brillano intorno ai personaggi, gli sfondi floreali, l'attenzione agli abiti, agli occhi e alle espressioni. Più di tutto rimangono impressi gli enormi cuori sul cappello di Zaffiro, che diventano ancora più grandi nella sua versione al femminile: una simbologia elementare eppure sempre efficace.
Tezuka è anche l'inventore del kawaii, che importa direttamente da Disney, e questo è particolarmente evidente in Ribbon no Kishi, che straborda di coniglietti, angioletti e animaletti graziosi. Gli omaggi a Cenerontola e a Bambi sono i più evidenti, ed è impressionante pensare quanto sia occidentale quest'opera alla base del manga giapponese. Al giorno d'oggi si tende a dimenticare l'origine disneyana degli anime ed anzi molti estimatori delle opere giapponesi vedono di cattivo occhio le opere Disney, eppure Tezuka stesso ha sempre riconosciuto come suo unico maestro e ispiratore il grande Walt Disney.
In Tezuka coesistono antico e moderno, Anche nel tratto classico e occidentaleggiante di Tezuka vediamo anticipazioni di stili moderni e giapponesissimi: per esempio è innegabile che il character design della Hekate del manga sia decisamente moe ed anche in buona misura tsundere: sembra che non esista genere moderno che Tezuka non abbia anticipato già sessant'anni fa. Solo per l'aspetto grafico Zaffiro si merita un dieci, ma per la storia si meriterebbe ancora di più.
L'AZIONE
Rileggendo le avventure di Zaffiro, anche se ho già visto la serie animata per tre volte nell'arco di trent'anni, sono stato di nuovo trasportato nel magico mondo di Tezuka, in cui le avventure si susseguono ininterrottamente e senza soluzione di continuità. In questo senso, dal punto di vista del dinamismo e dell'azione, il manga è ancora superiore alla serie animata, che contiene molti fill-in ed ha in ritmo più lento. Non sono in molti gli autori che hanno il dono di raccontare una storia di pura avventura e fantasia: a me vengono in mente Emilio Salgari in Sandokan, Edgar Rice Burroghs in John Carter di Marte, e per quanto riguarda il mondo dei fumetti americani Stan Lee nei comics Marvel anni sessanta. A questi potrei aggiungere l'Alexandre Dumas del conte di Montecristo e dei Tre Moschettieri. Non a caso sono tutti autori del passato perché scrivere una storia di pura avventura e fantasia con una dinamismo sfrenato e che rimanga nel cuore del lettore è estremamente difficile, ci riescono soltanto i grandi. Leggendo Zaffiro mi sono tornate in mente le sensazioni che questi autori mi hanno fatto provare. La cosa più importante in questo tipo di scrittura non è tanto quello che succede, ma il ritmo con cui gli avvenimenti si susseguono.
I temi di Ribbon no Kishi sono quelli classici della fiaba, della narrativa avventurosa e perfino della mitologia greca: nel manga incontreremo mostri, briganti, pirati, streghe, diavoli, angeli, spadaccine e addirittura la maga Circe (Parupa) e la dea Venere: non c'è nulla di originale nella Principessa Zaffiro, ma non ci deve essere. Vediamo così travestimenti, riconoscimenti, il pirata che si scopre principe, il cattivo spione e vigliacco, la regina buona, la madre malvagia, il principe coraggioso, lo zio severo ed attaccato al denaro, la figlia ribelle, tutto un campionario di cose viste e riviste mille volte: ma il tutto si salva per il ritmo, per l'ironia e per la simpatia dei personaggi.
Gli stessi temi in mano ad un altro autore apparirebbero inevitabilmenti noiosi e scontati in quanto triti e ritriti, ma in Tezuka non c'è il tempo di annoiarsi: proprio perché il tema è noto, non c'è bisogno di attardarsi e spendere pagine per allungare una storia già vista, l'accenno è sufficiente per fare capire tutto al lettore ed è subito ora di passare alla nuova sequenza, alla nuova pagina, al nuovo colpo di scena, alla nuova invenzione linguistica, alla nuova battuta. Leggendo le avventure di Zaffiro, non si sa mai chi si (ri)incontrerà dietro l'angolo: appena evasa dalle segrete di un castello Zaffiro può incontrare Nylon che passava casualmente di là, o il diavolo che l'aspettava al varco, o una popolana che si innamorerà di lei, potrebbe essere rapita dai pirati, participare ad un torneo, essere attaccata da una dea trasformata in aquila o qualunque altra avventura. Non c'è limite alla fantasia.
I SENTIMENTI
Oltre alla pura azione Zaffiro ha anche un lato umano e sentimentale, come tutte le opere di Tezuka. In particolare la storia d'amore con il principe Franz Charming di Goldland è ben sviluppata per un manga che è rivolto ad un pubblico infantile. Bellissima è la scena in cui Zaffiro, ospite del fascinoso pirata Blood immagina di danzare con Franz; improvvisamente nel suo sogno ad occhi aperti il volto del principe viene sostituito da quello di Blood, facendola arrabbiare e rigettare il regalo del pirata. Pirata che poi naturalmente si scoprirà essere principe, nonché fratello maggiore di Franz!
Dall'altra parte Franz si trova ad essere aiutato da Hekate, che pur essendo la figlia del diavolo ha tutta la simpatia di noi lettori e sembra quasi che inizi ad innamorarsi di Franz ... Insomma i temi tipici dello shojo ci sono tutti, almeno in nuce, e anche se l'azione, l'umorismo e la fantasia dominano non per questo l'amore e i sentimenti sono assenti. Grattando un pò sotto la superficie non è difficile trovare anche dei temi non evidenti per i bambini delle elementari ma degni di nota per i lettori adulti. Da un punto di vista storico/sociologico è evidente che il personaggio di Zaffiro riflette la difficoltà di conciliare il modello occidentale della donna che giunge in Giappone negli anni dopoguerra con il ruolo tradizionale della donna secondo la cultura orientale. Il problema dei rapporti sociali tra maschi e femmine è sempre attuale. Consideriamo per esempio il rapporto tra Franz e Zaffiro, che è potenzialmente problematico, perché Zaffiro anche se donna rischia di essere più forte con la spada di Franz.
La situazione non è molto diversa al giorno d'oggi in cui esistono donne con incarichi e stipendi superiori a quelli dei loro fidanzati/mariti. Tezuka astutamente evita il problema interrompendo il duello tra i due quando sono in una fase di parità. Inoltre, sia nel manga che nella serie animata si cerca di dare a Franz abilità all'incirca pari a quelle di Zaffiro, come forza, coraggio e onestà, facendogli vivere anche qualche avventura in solitaria o accompagnato da Hekate.
Franz comunque è più fedele a Zaffiro di quanto non lo sia lei nei suoi confronti (è innegabile che Zaffiro abbia un debole per Blood!). Tutto questo per non farlo sfigurare rispetto a Zaffiro ed in effetti il personaggio di Franz risulta simpatico e adatto al suo ruolo.
Non c'è dubbio comunque che il vero eroe, quello con cui i piccoli lettori si identificano (sia maschi che femmine) sia Zaffiro. Franz è un valido comprimario, un buon amico/rivale per lo Zaffiro maschio e un buon partito per la Zaffiro femmina, ma non è il protagonista. Vale la pena di notare che nella serie animata non c'è particolare tensione tra Zaffiro e Franz: quando Franz non conosce il sesso di Zaffiro gli è semplicemente amico, quando lo scopre se ne innamora. Nel manga invece, sorprendentemente, all'inizio Franz considera Zaffiro un suo nemico, perché è convinto che Zaffiro lo abbia ingiustamente imprigionato e che gli abbia rapito la donna amata, la bellissima "dama con i capelli dai colori soavi", che ovviamente non è altri che la stessa Zaffiro vestita da donna e con una parrucca!
Questa idea rende il manga molto più interessante dell'anime, perché vede nello stesso tempo Zaffiro come odiato (nella sua versione maschile) e amato (nella sua versione femminile) da Franz. E il bello è che Franz, accecato dal suo risentimento, non riesce a riconoscere Zaffiro come la dama con i capelli dei colori soavi, neppure quando viene a conoscenza del fatto che Zaffiro in realtà è una donna!
Addirittura, Franz riesce più facilmente a riconoscere la sua dama quando trasformata in cigno che quando vestita da principe. Evidentemente qualcosa in lui gli impedisce di riconoscere Zaffiro, probabilmente una paura sommersa dell'omosessualità che scompare sola quando vede Zaffiro indossare una parrucca davanti ai suoi occhi: solo allora la riconosce come donna. È chiaro che per Franz l'abito fa il monaco, anzi la principessa!
IL PROBLEMA DELL'IDENTITÀ SESSUALE
La Principessa Zaffiro è un'opera per l'infanzia e va letta in quanto tale: non c'e dubbio che il suo scopo fondamentale sia quello di divertire i bambini proponendo una serie di avventure romantiche e fiabesche. Ciò premesso, appena sotto la superficie sono presenti delle tematiche che non sono per nulla banali. Si tratta di tematiche che sono importanti per il bambino, che gli rimangono impresse a livello inconscio se non conscio, anche se molti dei temi trattati non può comprenderli pienamente. Il tema fondamentale della Principessa Zaffiro è senz'altro quello dell'identità sessuale. Questo è un tema che è stato trattato da manga e anime fino allo sfinimento negli ultimi sessant'anni; Tezuka ha il merito di essere stato il primo a parlarne. Dichiaratamente Tezuka si è ispirato al teatro Takarazuka che seguiva da bambino con la madre: in questa tipologia di teatro tradizionale giapponese, completamente femminile, le attrici recitano sia le parti femminili che quelle maschili.
C'è da fare un distinguo fondamentale tra Tezuka e gli autori moderni, che solitamente scrivono per un pubblico di adolescenti o adulti e si focalizzano su tematiche spesso discutibili, come il desiderio sessuale o la genitalità dei bambini (e non sto parlando solo di opere lolicon). Tezuka invece scrive per bambini/bambine in età prepuberale e si focalizza sugli aspetti del problema che interessano quel tipo di pubblico. In particolare, gli interessa il tema dell'identità sessuale in relazione al comportamento sociale. Quali sono i comportamenti socialmente accettabili per un bambino o per una bambina? Può una bambina permettersi di essere decisa e indipendente? Può un bambino permettersi di essere gentile e sottomesso? Tezuka illustra ciò di cui vuol parlare servendosi di personaggi con cui le sue giovani lettrici/lettori possono identificarsi. Per esempio il personaggio di Hekate è sicuramente molto vicino alle bambine giapponesi di cinquant'anni fa (ma credo anche alle bambine italiane di anni più recenti). Hekate nel manga è sostanzialmente un maschiaccio, non ha nessuna voglia di essere gentile e obbediente, ma è oppressa da una madre infernale che vuole renderla "femminile" ad ogni costo. È a questo scopo che Hell vuole farle ingerire a forza il cuore femminile di Zaffiro, per renderla una candidata sposa ideale per il principe Franz, al cui regno ambisce.
La signora Hell è forse l'esempio più crudele di maschilismo, quello delle madri, figure infernali che vogliono inculcare a forza nelle figlie i loro sogni, ideali e pregiudizi. In particolare, la signora Hell vuole che Hekate diventi regina di Goldland per soddisfare la sua ambizione di gloria, ignorando completamente il fatto che Hekate non ne ha il minimo desiderio. È notevole anche il fatto che nell'anime Zelda abbia il problema opposto, quella di essere troppo dolce come figlia del diavolo: è per questo che suo padre Satana vuole donarle il cuore maschile di Zaffiro. Paradossalmente, è probabilmente più facile immedesimarsi con la Zelda dell'anime per i maschi non abbastanza "virili" che per le femmine.
Il personaggio di Zaffiro permette l'identificazione sia alle bambine (specialmente quando si trasforma da mocciosetto con i capelli neri nella bellissima dama con i capelli dai colori soavi e participa al ballo, novella Cenerentola) che ai bambini, per il coraggio e le sue abilità guerresche. Questo al livello più superficiale. A livello un pò più profondo non c'è dubbio che molti bambini giapponesi cresciuti in una società militaresca e oppressiva al massimo (ho letto la biografia di Tezuka, in cui racconta della sua infanzia e adolescenza nel Giappone degli anni Trenta e Quaranta, in cui i bambini erano cresciuti per essere soldati) si riconoscano in Zaffiro, che ha un lato dolce che però è costretto a tenere nascosto. Zaffiro passa il giorno come maschio a combattere con la spada e la notte come femmina a raccogliere fiori nel giardino del castello.
Non può non venire in mente il piccolo Tezuka, amante della natura, con l'hobby di disegnare e collezionare insetti, costretto a eseguire esercitazioni militare per essere un "vero uomo". Sicuramente ci sono state generazioni di ragazzini (e non solo in Giappone) costretti a nascondere le proprie emozioni sotto pena di essere considerati deboli e effeminati: per tutti questi la figura di Zaffiro, costretto a nascondere il suo lato più dolce è sicuramente familiare. D'altra parte ci sono state sicuramente anche generazioni di bambine che hanno sognato l'indipendenza e il coraggio di Zaffiro, che ha un corpo femminile ma è più forte degli uomini che incontra. Per non parlare delle sue qualità di rubacuori, visto che tutti si innamorano di Zaffiro, sia uomini (principi e pirati) che donne (spadaccine e popolane): Zaffiro piace a tutti!
Il FEMMINISMO
La Principessa Zaffiro è una serie sorprendentemente femminista per gli anni e la società in cui è stata scritta. Val la pena ricordare che anche la seconda versione, quella che sto recensendo, è stata conclusa nel 1966, quindi prima che scoppiasse la rivoluzione femminista degli anni settanta. Tezuka è nato negli anni venti ed in una delle società più maschiliste del mondo, ma la sua posizione sul valore della donna è molto meno scontata di quanto potrebbe sembrare. Infatti, se da un lato Tezuka sembra aderire agli sterotipi tipici dell'epoca e alla dicotomia classica maschio=forza, donna=dolcezza, dall'altro fa intravedere l'esatto contrario. Sembra che a parole sia maschilista ma che nella sostanza non lo sia. Come tutti sappiamo Zaffiro possiede due cuori, uno maschile ed uno femminile. Nel corso del manga perde e riacquista i suoi cuori più di una volta. Quando perde il cuore maschile la prima volta diventa debole e viene facilmente sconfitta da Nylon: se leggeste soltanto questa scena direste che Tezuka sta seguendo pedissequamente i pregiudizi della sua epoca. Eppure nel terzo volume, Zaffiro, pur avendo soltanto il suo cuore di donna continua a combattere, partecipa ad un torneo e lo vince, e scontrandosi di nuovo con Nylon lo sconfigge. Evidentemente quindi la forza ed il coraggio di Zaffiro non stavano nel cuore maschile. La cosa è doppiamente certa, perché nel manga non mancano personaggi femminili forti e coraggiosi, pur avendo un cuore di donna: emblematico è il caso della spadaccina Friebe (che successivamente si innamora di Zaffiro, credendolo maschio!).
Sembra che Tezuka stia dicendo a Zaffiro di passare oltre i suoi stessi pregiudizi: quando Zaffiro perde il suo cuore maschile crede di essere diventata debole, ma il proseguo della storia ci fa capire che non è affatto così. In un altro momento della storia Zaffiro perde il suo cuore femminile e rimane solo con quello maschile: in quella circostanza rifiuta Franz, diventa aggressiva e si reca al castello pretendendo la sua corona, non facendosi problemi ad usare la forza. Sembra quindi che il cuore maschile fornisca l'aggressività e l'arroganza più che altre virtù. D'altra parte quando il cuore maschile finisce allo stupido Plastic questi diventa maturo e responsabile, nonché giusto: il cuore maschile non è così malvagio dopo tutto. Le storie di Tezuka sono semplici, ma mai semplicistiche. Per esempio, Tezuka non è certo così ingenuo da considerare tutte le donne buone e virtuose, angeli del focolare o graziose bamboline. Tutt'altro! I nemici peggiori di Zaffiro non sono uomini come Nylon e Duralmin, ma sono donne come la signora Hell e Venere: la signora Hell è l'archetipo della madre oppressiva, disposta a tutto per il "bene" della figlia, mentre Venere è l'archetipo della donna innamorata, disposta a tutto in quanto accecata dalla gelosia.
Le donne comuni del castello di Silverland sono brave persone, ma non sono affatto delle donnicciole passive, anzi esse si ribellano ai loro mariti per difendere Zaffiro, in un'epocale battaglia a colpi di mattarello e mollette da bucato!
Alla fine riescono ad ottenere, cito testualmente "il diritto di voto, il diritto di divorzio e il diritto di picchiare i loro mariti". Formalmente questo avviene per concessione del re Plastic (un maschio) ma si capisce chiaramente che le donne già picchiavano gli uomini anche prima di avere il loro permesso ...
Il tema del femminismo va di pari passo con il tema del conflitto generazionale, dovuto alla differenza tra le aspirazioni dei figli e quelli dei genitori. Questo tema è evidente nel caso di Hekate che ha una madre demoniaca e Franz, che ha uno zio non meno gretto e oppressivo della signora Hell. La madre di Zaffiro invece incarna il paradigma del genitore buono, che si sente in colpa per il torto che ha dovuto fare al figlio per seguire convenzioni sociali che lui stesso reputa ingiuste. Nel caso in esame, per aver cresciuto Zaffiro come un maschio pur essendo una femmina.
L'UMORISMO
Il manga è più divertente di quanto mi aspettassi, essendo infarcito di battute demenziali alla Yattaman ante litteram, che mancano nella serie animata. Inoltre va reso merito al traduttore del manga (Francesco Nicodemo) che ha scelto di mantenere i nomi originali dei personaggi, facendoci gustare l'umorismo di Tezuka anche nella scelta dei nomi. Il granduca Geralamon si chiama in originale Duralmin, ovvero duralluminio, un materiale metallico avanzato per l'epoca in cui Tezuka scriveva; il barone Neelon si chiama in originale Nylon, come il tessuto sintetico omonimo, che all'epoca era un materiale nuovo e altamente tecnologico (è stato usato per la prima volta durante la seconda guerra mondiale come tessuto per i paracadute, per poi essere impiegato per le calze femminili). Il nome del principe Plastic deriva evidentemente da plastica, materiale anch'esso innovativo per il Giappone del dopoguerra. Tezuka ha sempre avuto una simpatia per i nomi derivati dalla chimica e dalla tecnologia e usare questi nomi in una serie fiabesca ambientata nel medioevo europeo onestamente l'ho trovato geniale.[1]
Del resto, Ribbon no Kishi è ricchissima di anacronomismi che fanno sbellicare dalle risate. Per esempio, i prezzi sono indicati in Yen, una valuta chiaramente incongrua per una serie ambientata in un medievo fantastico; in una scena il granduca vuol fotografare Zaffiro vestita da donna, ma Nylon gli risponde che sfortunatamente la macchina fotografica non è stata ancora inventata! Per non parlare delle battute che bucano la pagina (sfondando il cosiddetto quarto muro) e si rivolgono direttamente al lettore. Per esempio nella scena dell'arrembaggio i pirati esclamano: che scena! dev'essere stato difficile disegnarla!
Tornando alla discussione sui nome originali, è interessante notare come il principe Franco si chiami in realtà Franz Charming, cosa voluta visto che in inglese il Principe Azzurro si chiama proprio Prince Charming. Scegliendo di usare nomi inglesi Tezuka inizia una tradizione di anglofilia che permea tutta la tradizione giapponese del dopoguerra e i cui effetti abbiamo visto in innumerevoli manga e anime. Solo per fare un esempio, i nomi delle armi di quasi tutti i robottoni a partire da Mazinga Z in poi sono in inglese. L'inglese viene associato dal popolo giapponese con la lingua della forza, la lingua del vincitore (del resto questa associazione la facciamo anche noi italiani). Per i giapponesi però l'inglese è anche la lingua del male, e non è un caso che la figura più infernale della serie, la madre di Hekate si chiami proprio signora Hell, in inglese. Sarei curioso di sapere se Go Nagai si è ispirato alla Principessa Zaffiro quando ha deciso di chiamare Dottor Hell (dottor Inferno nell'anime) il nemico giurato di Mazinga Z! Anche il fratello di Franz, il pirata Blood ha un nome inglese di sicuro effetto (blood significa sangue). Zaffiro in originale ha un nome inglese, Sapphire, il nome di una pietra preziosa che significa purezza e fortezza d'animo. Hekate è lo spelling inglese di Ecate, divinità della mitologia greca che conduce i vivi nel regno dei morti, nonché dea della magia e della stregoneria, un nome certamente indovinato per la figlia del diavolo. Tink in inglese significa tintinnio ed è un nome perfetto per un angelo che in un episodio scaccia la signora Hell suonando le campane. I regni di Silverland e Goldland fanno riferimento all'argento e all'oro rispettivamente. Insomma, studiando le origini dei nomi dei loro personaggi preferiti i piccoli lettori di Zaffiro possono farsi una cultura, imparando l'inglese, la mitologia classica, ma anche la chimica e la metallurgia moderne. Tezuka riesce ad essere educativo anche quando sembra essere puro intrattenitore.
Oltre che nei giochi di parole, la comicità di Tezuka si estrinseca anche nelle invenzioni puramente grafiche. Tanto per fare un esempio, riporto la scena in cui lo zio di Franz perde letteralmente la faccia per la sorpresa quando scopre la vera identità di Hekate:
[1] D'altra parte non mi è piaciuto affatto che il capo della Gestapo nella storia dei Tre Adolf si chiamasse Acetylene Lampe (lampada ad acetilene): il nome umoristico stona del tutto in una storia così drammatica, mentre è perfetto in Kimba (comunque Lampe è un ex-capo della Gestapo anche in Kimba).
IL CLASSICISMO DI TEZUKA
I giapponesi sono sempre stati affascinati dalla storia e dalla mitologia dell'occidente. Esistono molti famosi anime e manga che hanno rimandi all'antichità classica greco-romana; tutti conoscono Pollon e i Cavalieri dello Zodiaco, ma le opere che hanno almeno qualche richiamo di tipo grafico/architettonico all'antichità classica sono molte di più. I mostri meccanici del Dottor Hell in Mazinga Z e i mostri guerrieri del Grande Mazinga dichiaratamente derivano dall'antichità micenea (i famosi mostri di Mikenes). Toriton del mare, dello stesso Tezuka, ha un'ambientazione fortemente mitologica. La Principessa Zaffiro si pone quindi anche come capostipite di tutti questi manga/anime di genere classico/mitologico.
Inoltre, è presente anche un sorprendente sincretismo fiabesco tra elementi della religione cattolica (gli angeli, Dio) e della religione della grecia classica: in Ribbon no Kishi incontriamo Venere, Pegaso e anche la maga Circe, seppure sotto falso nome. Vari elementi mi fanno supporre che Tezuka (uomo di grande cultura) conoscesse l'Asino d'oro ovvero Le Metamorfosi di Apuleio, perché lo stile narrativo della Principessa Zaffiro è lo stesso e certe scene sono del tutto identiche: nella favola di Amore e Psiche Venere gelosa della bellezza di Psiche la perseguita; in Ribbon no Kishi invece Venere si innamora di Franz e gelosa di Zaffiro la vuole rendere brutta. Tezuka è anche un grosso conoscitore della fiaba classica occidentale e tutti i temi classici sono presenti: la madre malvagia, la medicina miracolosa situata nell'isola remota, il festino demoniaco, la trasformazione in pietra e le trasformazioni in animali.
Il livello di sincretismo tra religione cristiana e pagana mi fa venire in mente il Faust di Goethe, che condivide anche l'atmosfera fiabesca tipica di Ribbon no Kishi. Per un pò mi sono chiesto se Tezuka conoscesse il Faust. Dopotutto la Germania era alleata del Giappone durante la seconda guerra mondiale e la cultura tedesca era conosciuta. Poi rileggendo la biografia manga di Tezuka mi sono ricordato che in effetti Tezuka è stato affascinato dal Faust fin da ragazzo e ne scrisse una versione manga nel 1950; non solo, poco prima di morire stava lavorando ad un'opera intitolata Neo-Faust che è purtroppo rimasta incompiuta.
Sicuramente Tezuka era molto filo-occidentale, probabilmente tanto quanto gli otaku occidentali moderni sono filo-nipponici. Dopotutto, l'erba del vicino è sempre più verde. Ma conviene sempre ricordare che il poliedrico Tezuka era anche un fine conoscitore della storia giapponese e ha pubblicato non poche opere ambientate nel Giappone antico.
SORPRESE
Le opere di un'altra epoca, se lette con gli occhi di oggi riservano sempre delle sorpresa e la Principessa Zaffiro non fa eccezione. In primo luogo sorprende la presenza della morte, tipica delle opere di Tezuka, ma tabù secondo gli standard attuali delle opere per l'infanzia. Sia chiaro che a mio avviso la morte è uno degli aspetti della vita ed è sbagliatissimo nasconderla ai bambini e fingere che non esista. Personalmente considero l'atteggiamento di Tezuka molto più onesto ed educativo di quello attuale. Ciò detto, è sorprendente vedere come la morte sia trattata sbrigativamente in Ribbon no Kishi. Il padre di Zaffiro muore in una scenetta umoristica, infilzato per sbaglio da una spada svolazzante; il pirata Blood muore eroicamente per salvare Zaffiro; Hekate muore dopo che sua madre è stata uccisa da Franz, perché la sua stessa vita è frutto di un incantesimo della signora Hell; Duralmin si suicida pentendosi dei suoi misfatti. In tutti questi casi nessuno versa una lacrima per queste morti e dopo una vignetta sembrano essere del tutto dimenticate. Questo è sorprendente perché solitamente Tezuka non è così sbrigativo su temi tanto drammatici. Forse non voleva turbare un pubblico di bambine, ma la cosa è strana e non la capisco. La morte ha una rilevanza ed un trattamento ben diverso in Kimba ed in Astroboy.
Mi ha sorpreso anche il finale. Il manga si conclude velocissimamente, senza mostrare il matrimonio e questo mi è dispiaciuto. Non capisco perché nel finale Tezuka non abbia voluto mostrarci Zaffiro in abito da sposa, la festa nel regno. Sarebbero bastate poche pagine ma evidentemente Tezuka non ha voluto farlo. Del questo questa era già la terza versione di Ribbon no Kishi, Tekuza aveva avuto il tempo di pensarci bene e anche nell'anime il matrimonio è annunciato ma non mostrato. Comunque nel manga di matrimoni (mancati) ce ne sono ben due: quello tra Hekate e Franz e quello tra Zaffiro e Friebe. Un'altra cosa sorprendente è che nel manga sembra proprio che Plastic si tenga per sempre il cuore maschile di Zaffiro. Del resto lui ne ha bisogno, mentre Zaffiro no. L'ultima cosa che mi ha sorpreso è vedere apparire nel terzo volume una citazione di Pluto, il celebre nemico di Astroboy immortalato da Naoki Urasawa nel manga omonimo. Se guardate con attenzione il nemico contro cui Zaffiro combatte nel torneo organizzato dal simpatico conte Ulon, vi accorgerete dalle corna che si tratta proprio di una versione di Pluto! Non c'è che dire, un cattivo che letteralmente sfonda la pagina!
DIFFERENZE CON LA SERIE ANIMATA
Il manga presenta notevoli differenze con la serie animata a livello di trama e personaggi. Le differenze maggiori riguardano il personaggio di Hekate/Zelda. In primo luogo il character design è molto diverso.
Nell'anime ha una grossa importanza Satana, che ha un character design differente dal manga e viene presentato come padre (amorevole) di Zelda. Nel manga invece Satana non è il padre di Hekate e non è certo amorevole; Zelda sembra non avere padre, essendo nata in conseguenza di un sortilegio della madre Hell. Comunque sia, nell'anime Satana che vuole prendere il cuore maschile di Zaffiro per rendere la figlia più coraggiosa, mentre nel manga è la signora Hell che vuole prendere il cuore femminile di Zaffiro per rendere la figlia più dolce e ubbidiente. È interessantissimo vedere come Tezuka giochi sul personaggio, trattandolo da punti di vista opposti (Hekate ha il problema di essere troppo mascolina, Zelda di essere troppo femminile): ciò nonostante, in entrambe le versioni Hekate/Zelda è riconoscibile, è sempre di buon cuore, sempre amica di Zaffiro e Franz, e sempre in conflitto con un genitore. Il suo destino è molto diverso nel manga e nella serie animata: Hekate nel manga muore assieme alla madre, mentre nell'anime Zelda si sposa con un umano e vive felice, grazie al sacrificio dei suoi genitori che muoiono per salvarla. Satana ha un diverso character design e non viene neppure indicato come padre di Hekate
Nel manga ad un certo punto Plastic ingerisce il cuore maschile di Zaffiro e diventa maturo e responsabile; questa scena non esiste nell'anime. Inoltre nel manga Plastic, per quando infantile, è detto avere diciotto anni, mentre nell'anime è un ragazzino. Il character design dei genitori di Zaffiro è diverso tra manga e anime: il re nel manga è solo abbozzato e muore quasi subito, mentre nell'anime ha una maggiore rilevanza e non muore. Tra gli antagonisti, il Neelon dell'anime è molto più crudele del Nylon del manga, tanto da arrivare a tradire il suo stesso capo Geralamon: ed infatti Neelon fa una fine molto peggiore di Nylon.
Il personaggio di Blood ha un notevole spazio nel manga e vive addirittura delle avventure in solitaria, al pari di Franz. Nell'anime Blood appare varie volte, ma è un personaggio secondario e ci vengono date molte meno informazioni su di lui: non viene mai detto che è il fratello di Franz, mentre nel manga sappiamo addirittura che è stato allevato da aristocratici italiani, quindi il regno di Silverland non è così lontano dalla nostre parti! Inoltre il character design è piuttosto diverso, nell'anime è molto più vecchio (tanto da escludere coinvolgimenti sentimentali con Zaffiro) e ha il fisico di un culturista.
L'anime contiene un lungo ciclo di puntate in cui Zaffiro combatte contro l'esercito di Mister X, che ho sempre giudicato un pò inferiore rispetto alla prima parte della serie: tale sequenza è totalmente assente nel manga, in cui Mister X non compare affatto. Nell'ultima puntata dell'anime Choppy muore per poter tornare in cielo come angelo, mentre nel manga Tink è un angelo per tutto il tempo e alla fine della sua missione torna in paradiso senza difficoltà. Il manga è molto più breve dell'anime, ma questo va a tutto vantaggio del manga, che contiene meno episodi filler ed è più coeso e interessante. L'anime è stato in grossa parte frutto anche del lavoro del co-sceneggiatore Masaki Tsuji, autore di tutto rispetto, che ha collaborato ad opere come Astro Boy, Kimba, Devilman, Cutey Honey, Pepero, Mimì e la nazionale di pallavolo, Dr. Slump, Capitan Futuro, Sally la maga, Lamù e molte altre.
LE INFLUENZE
Anche se per assurdo a qualcuno le opere di Tezuka non piacessero (non sia mai!) nessuno può negare la loro importanza dal punto di vista storico, non fosse altro che per l'influenza che hanno avuto sugli autori e le opere successive. Da questo punto di vista la Principessa Zaffiro è un gigante del manga, il capostipite riconosciuto dell'intero genere shojo. Prima di Tezuka i manga per bambine non erano story manga, non erano basate su una trama complessa ma su storielle autoconclusive. L'influenza di Tezuka dal punto di vista grafico è immensa, ma anche dal punto di vista di storie e tematiche non è da meno. Tutto il filone magico e avventuroso dello shojo, che si è evoluto passando per le streghette e arrivando alle guerriere magiche, si può far derivare direttamente da Tezuka (per il filone realistico slice of life dello shojo bisogna invece guardare da un'altra parte).
Sicuramente l'opera più importante ad aver tratto ispirazione diretta e dichiarata dalla Principessa Zaffiro è Lady Oscar (1972) di Ryoko Ikeda. Sarebbe stato impossibile ideare il personaggio di Oscar non ci fosse stata la Principessa Zaffiro prima. L'idea di partenza è identica e molte scene presentano delle analogie impressionanti. Così come Zaffiro va al ballo vestita da donna, così fa Oscar in una scena memorabile; così come Zaffiro scambia colpi di scherma con Franz, così Oscar si allena con Andrè. Naturalmente Lady Oscar si rivolge ad un target di pubblico diverso ed è un'opera con bel altri scopi, ma ciò nonostante ha un nucleo di temi profondi in comune con la Principessa Zaffiro. In primo luogo l'aspetto dell'identità sessuale, perché sia Oscar che Zaffiro sono in dubbio sul loro posto nel mondo, se essere maschi o femmine; ma anche gli aspetti fiabeschi ed il sense of wonder: la corte di Francia e la reggia di Versailles cosa sono se non la versione cresciuta del meraviglioso regno di Silverland?
Le influenze di Zaffiro non si esauriscono certo con Lady Oscar, e si posso notare anche in opera più moderne. Personalmente vedo qualcosa di Zaffiro in opere come Rayearth (1992) delle Clamp, nel character design, nell'ambientazione fiabesca e in generale nelle atmosfere, anche se Rayearth è molto più drammatica e si rivolge a ragazzi/e più grandi. Ho visto una notevole influenza della Principessa Zaffiro anche ne "La rivoluzione di Utena" (1997) la cui protagonista è una ragazza che sogna di diventare un principe e duella con la spada. Parlando di Utena, val la pena notare che sorprendentemente esistono accenni yuri già in Tezuka stesso. Per esempio, nel terzo volume la bella spadaccina Friebe si innamora di Zaffiro e sta per sposarla: ma proprio sull'altare Zaffiro si rivela come donna e mostra a Friebe il proprio seno nudo in una scena indubbiamente erotica se letta da un adulto.
LE EDIZIONI
Tezuka era un perfezionista, mai soddisfatto delle proprie opere e sempre pronto a modificarle e migliorarle ad ogni nuova ristampa, arrivando addirittura a ridisegnare intere tavole o a modificare le sceneggiature originali. Il caso di Ribbon no Kishi è emblematico perché esistono ben quattro versioni diverse del manga, almeno tra quelle curate personalmente da Tezuka. La prima versione è stata pubblicata a puntate sulla rivista Shojo Club tra il 1953 e il 1956 e in volume nel 1958. La seconda versione è un sequel, dedicato ai figli di Franz e Zaffiro, serializzato nel corso del 1958 su Nakayoshi e poi raccolto in volume col titolo Futago no Kishi (conosciuto anche come Twin Knights). Nel 1963 Tezuka diede alla luce una nuova versione di Ribbon no Kishi, serializzata sempre su Nakayoshi fino al 1966, completamente ridisegnata e in parte modificata nella trama. Fonti giapponesi riportano inoltre un'ennesimo rifacimento scritto da Tezuka ma realizzato graficamente da artisti della Mushi Pro e pubblicato nel 1967 da Shojo Friend, in occasione del lancio della serie animata. Questo quarto rifacimento fu però un fiasco clamoroso e venne interrotto alla settima puntata. L'edizione che possiamo oggi leggere è la terza, reputata dall'autore la versione definitiva: è questa la versione da cui è stata tratta l'edizione italiana, realizzata dalla Hazard nel 2001.
L'edizione Hazard mi è molto piaciuta, nonostante abbia ormai dieci anni. La sovracoperta a colori è molto bella, la carta robusta (anche se è vero che ci sono dei problemi di eccessiva trasparenza) e superiore a quella delle edizioni più recenti della stessa Hazard. I volumetti sono piuttosto corposi - 250 pagine l'uno - e molto solidi. Ho comprato nel 2011 dei volumi del 2001 e sono perfetti. Se li comprate dal sito della Hazard trovate pure uno sconto. Il lettering è buono e non ho nulla da eccepire. Per quanto riguarda la traduzione, ad opera di Francesco Nicodemo, io non conosco il giapponese e quindi non posso giudicare con cognizione di causa sulla sua qualità, ma l'impressione è che sia stata realizzata molto coscienziosamente. Questo lo deduco dalle frequenti note, che sono molto attente a specificare se la traduzione è letterale o se è stata modificata per rendere delle sfumature intraducibili della lingua giapponese. Per esempio "io" in giapponese si dice "ore" se chi parla è un maschio oppure "wa" se il parlante è una femmina. Zaffiro normalmente parla di sé stesso al maschile, ma quando perde il cuore maschile si mette a parlare al femminile e non riesce a dire "ore". [1]. Nella traduzione italiana i personaggi parlano di Zaffiro a volte al maschile e a volte al femminile. Anche dopo che il suo sesso è stato scoperto usano il termine principe e non principessa. Io stesso scrivendo questa recensione a volte ho parlato di Zaffiro al maschile e a volte al femminile, del resto il personaggio è ambiguo e non può che essere così in qualunque lingua.
Voglio fare un plauso al traduttore per la felice espressione di Zaffiro come la dama con i capelli dai colori soavi, che rende alla perfezione l'atmosfera del manga come opera fiabesca e romantica, ma anche umoristica e divertente (sono stato un pezzo a chiedermi "ma di che colore sono i capelli di colore soave??"). Mi chiedo se la traduzione è letterale e quale fosse l'espressione originale. Come ultima cosa voglio notare che l'ordine di lettura è quello occidentale e la cosa mi ha un pò disorientato all'inizio perché a furia di leggere manga mi sono abituato al senso di lettura giapponese. Evidentemente alla Hazard si sono accorti che i lettori preferiscono il senso di lettura giapponese, tanto è vero che tutte le loro edizioni più recenti conservano il senso di lettura originale.
[1] L'ultima volta che ho visto questo gioco di parole tra "ore" e "wa" è stato in Kuragehime, manga del 2008, in cui il parlante Kuranosuke è un maschio che finge di essere una donna ma si sbaglia e inconsciamente continua a usare ore. Questo per dire che le cose cambiano nel mondo del manga, ma non così tanto, e le stesse battute giocate sull'ambiguità sessuale continuano ad essere usate dopo più di cinquant'anni.
IL FUTURO
C'e un merchandising sconfinato riguardante la Principessa Zaffiro, sia per quanto riguarda il manga che l'anime. Si possono trovare DVD, libri, figurine, statuine, pupazzi e perfino un musical ispirato al personaggio.
La Principessa Zaffiro è un'opera del passato ma anche del presente e del futuro. Nel 2008 è stato realizzato un manga remake in quattro volumi, ad opera di Natsuko Takahashi (testi) e Pink Hanamori (disegni). Ne ho letto il primo capitolo. Il character design è orrendo e la serie si prospetta terribile, ma può avere senso se svolgesse la funzione di incuriosire le nuove generazioni a leggere l'originale. Nel 2009 è stato annunciato un film della Principessa Zaffiro con character design fedele all'originale da parte della Tezuka Productions, però sembra che il progetto non si sia ancora concretizzato.
RIFERIMENTI
Per completare questo scritto ho preso materiale da diverse fonti online. Segnalo la pagina di Wikipedia, le recensioni del manga di Marco Milone, e Massimiliano Clemente, e l'analisi della serie animata che contiene una sintesi di tutti e 52 gli episodi della serie animata, nonché una quantità di informazioni su di essa. Le informazioni sul doppiaggio sono state prese dal sito di Antonio Genna.
APPENDICE: SCHEDA DELL'ANIME
Per completezza in questa appendice riporto qualche informazione sull'anime. Il cartone animato è andato in onda in Giappone tra il 2 aprile 1967 e il 7 aprile 1968, mentre in Italia si è visto a partire dal 1980 (io c'ero ed ho visto la prima messa in onda). Questi sono i dati relativi, tratti da Wikipedia:
Autore: Osamu Tezuka
Co-sceneggiatore: Masaki Tsuji
Regia: Chikao Katsui e Kanji Akabori
Character design: Kazuko Nakamuro, Sadao Miyamoto
Musiche: Isao Tomita
Rete: Fuji Network System
1ª TV 2 aprile 1967 – 7 aprile 1968
I doppiatori italiani sono stati i seguenti, tratti dal sito di Antonio Genna:
Zaffiro: Paola del Bosco, dal 40° episodio: Laura Boccanera
Franco: Vicky Morandi, Saverio Garbarino
Neelon: Stefano Carraro
Re: Mimmo Palmara
Regina: Eva Ricca
Hellion: Anna Teresa Eugeni
Venere: Aurora Cancian
La sigla italiana è opera di Corrado Castellari e questo è il celebre testo:
La principessa Sapphire, nel regno di Silverland,
in compagnia dell'angelo Chid come un uomo lotta e va.
La principessa Sapphire, sai le battaglie che fa,
con la sua spada sguainata lei va, e i manigoldi vincerà.
Corre, salta, vola che cavallo che ha,
dritta sulla groppa lei paura non ha,
trotta e galoppa, trotta e galoppa per la città,
mentre l'amore sparge nel cuore il principe Franz.
La principessa Sapphire, nel regno di Silverland,
è ai ferri corti col perfido Zio, e vorrei aiutarla anch'io.
La principessa Sapphire, non è mai triste però,
intanto un giorno o l'altro lei sa, che la guerra finirà.
Corre, salta, vola che cavallo che ha,
dritta sulla groppa lei paura non ha,
trotta e galoppa, trotta e galoppa per la città,
mentre l'amore sparge nel cuore il principe Franz.
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire, nel regno di Silverland,
con la magia dell'angelo Chid, una donna tornerà.
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire...
La principessa Sapphire... Ad. Lib.
Di: L. Albertelli - Bibap
Cantata da: I cavalieri di Silverland
Casa discografica: Fonit Cetra (Traccia)
Durata: 3'07"
Anno: 1980
Ultimo aggiornamento: 27/11/2011
Autore: Micheles