A volte ci sono delle serie che passano e nessuno se ne accorge, che in mezzo al mare magnum della produzione animata nipponica finiscono per non ricevere attenzione, perché nel rumore dei titoli nuovi il loro non è così risonante o la pubblicità loro dedicata non è così ossessiva. Perché queste opere non fanno marketing e non fanno tendenza. Perché le contingenze che concorrono all’attenzione sono imperscrutabili.
Bounen no Xamdou - Xam’d Lost Memories è l’emblema di queste opere. Così in un 2009 che ha riservato dei buoni titoli, dei titoli anche interessanti, ma niente di veramente entusiasmante – qualcosa che sia in grado di far scendere anche una lacrima –, nessuno o quasi si è accorto di lui. Ed è un’ingiustizia che non merita, non merita assolutamente.
Innanzitutto per il livello della sua realizzazione tecnica (Studio Bones), la quale è molto più vicina a quella di un lungometraggio piuttosto che a una di una serie televisiva, o almeno di quelle che si è visto uscire ultimamente anche dai grandi studi di produzione. Il primo episodio è sbalorditivo non soltanto per la fluidità, per la precisa naturalezza e per la sovrabbondanza delle animazioni; non solo per la pulizia, per le proporzioni e per la costanza dei disegni e per l’eleganza e per l’elaborazione del character design (Ayumi Kurashima); ma pure perché a questi si uniscono colori limpidissimi, effettivi visivi di grandissimo impatto scenico, luci e atmosfere vivide e un dettaglio dei particolari, delle ambientazioni e dei fondali che ha tanto il sapore dello Studio Ghibli. Inoltre si notano una fotografia semplice, ma in grado di riservare al momento opportuno dei tocchi pregevolissimi; un taglio delle inquadrature studiato e un ritmo vorticoso e incessante.
Ovviamente dal terzo episodio in poi ci sono un piccolo e comprensibile calo e qualche sbavatura qua e là, soprattutto registica e relativa al fatto che alla direzione si alternano, sotto la supervisione del regista unico Masayuki Miyaii, diverse figure. Tuttavia lo standard visivo si mantiene sempre unitario e su livelli d’eccellenza fino all’impennata finale mozzafiato.
In secondo luogo la storia è originale, fantastica nel senso proprio della parola, ambientata in un mondo ambiguo, dove la tecnologia e il magico si mescolano, dove sono presenti eserciti di mecha ed eserciti di esseri dalle forme stravaganti definiti umanoidi. Un mondo dove si legano diverse regioni, etnie e sette, e dove il conflitto è la presenza perenne e lo sfondo di infiniti misteri e culti ed entità i cui nomi sono l’unica attestazione della loro esistenza. L’intreccio strutturato in tale scenario presenta una varietà di personaggi, di luoghi, di suggestioni e di azione molto più che notevole, e i suoi sviluppi, sino alla fine, restano imprevedibili e coinvolgenti.
La narrazione è portata avanti dapprima in modo funambolico, poi la velocità si abbassa giustamente, si riprende fiato, si è già coinvolti perché la mole degli elementi tirati in ballo fin da subito è enorme, e il viaggio iniziato procede con costanza ma incessante alternando, forse a volte con qualche pecca di arsi, gli eventi, gli incontri e le diramazioni della trama con eccellente cadenza. Il percorso dei protagonisti acquista un respiro ampio, giungendo a un climax finale densissimo, dove tutte le vicende convergono con prepotenza, trovando soluzioni anche tragiche – un finale di grandissima potenza emotiva.
In aggiunta, a sottolineare l’apparato globale dell’opera accorrono le musiche di Michiru Oshima, le quali giocano il ruolo determinante nell’esaltare ogni elemento sopracitato e sono arrangiante in modo ottimo, perfettamente in tono con lo spirito evocativo e immaginifico che permea Bounen no Xamdou.
Introdotti dalle sonorità trascinanti della sigla dei Boom Boom Satellites, in cui le immagini si combinano, con effetti sorprendenti, alle note e ai colpi di grancassa, a ogni puntata si è lasciati da un’ending, Vacancy di Kylee, struggente, la cui sovrapposizione di musica, parole e immagini, oltre a essere anche “significativa” nel contesto della trama, crea quella malinconia finale che lascia un senso di nostalgia per la conclusione di ciascun singolo episodio.
Infine, e mai fu più esatto il termine “dulcis in fundo”, il fulcro che dà l’anima a un’opera e le fa prendere vita in questa è addirittura ipertrofico. I protagonisti, perché Xam’d è un’opera corale, e i personaggi secondari, ma ognuno con una parte rilevante, sono in numero elevatissimo, e la cosa che lascia basiti è come in questa quantità trovi spazio l’accuratezza della delineazione di ognuno di essi. Ogni personaggio è a tuttotondo, possiede una propria personalità, definita e coerente, ognuna diversa, tutte però credibili e sincere, molte – quasi tutte – in conflitto, e i personaggi nella loro parte si approssimano tutti a un destino che li lega e collega come una rete.
Infatti, se inizialmente il plot sembra incentrato sul cambio improvviso di vita di Akiyuki, sul suo essere diventato in modo rocambolesco e involontario Xam’d, sulla sua scoperta del significato dell’Hiruko e su ciò che esso comporta, pian piano tutte le figure troveranno il loro spazio nell’affresco generale. C’è la storia di Nakiami, della sua conoscenza degli Xam’d, del suo animo, della sua separazione da Akiyuki dopo essersi presa cura di lui e del viaggio a ritroso verso i luoghi natali e verso il passato abbandonato che diventano centrali. C’è l’equipaggio della nave postale – cui lei appartiene e di cui entra a far parte Akiyuki – del quale qualunque membro, partendo da Akushiba e finendo con Yumbo, è a suo modo indimenticabile. Ci sono Raigyo, che piomba nel gruppo cui è unito da un filo pregresso, e il capitano Ishu, che ricorda in molte cose la Balalaika di Black Lagoon, figura di donna dura atipica, filosofica, senza compromessi, dalle frasi incisive e indimenticabile. Ci sono Furuichi e Haru, i due ex compagni di Akiyuki che, in seguito all’allontanamento di quest’ultimo, cambieranno rotta alle proprie vite e saranno, il primo, il responsabile di un colpo di scena eclatante e, la seconda, la chiave di volta di due nodi fondamentali della trama. (Inoltre Haru è la protagonista attorno alla quale ruotano tutte le vicende relative all’isola di Sentan).
Tuttavia i personaggi sono tantissimi e tutti meriterebbero di essere citati, da Fusa e da Ryuuzou-sensei, con la loro vicenda familiare, al comandate Kagisu e alla sua segretaria Sukkaki; dalla sorella di Nakiami a quella di Haru; dal piccolo Yango a Teshin-sama; da Sannova ai vari diffusori dei semi dell’Hiruko; per non parlare di Zeygend, il sacerdote che appare verso la fine della serie. Ognuno è unico, ognuno resta dentro, indimenticabile. In loro, nelle loro esperienze, in quello che vivono, nel mondo in cui vivono, si palesano il continuo rapportarsi alla separazione, il significato del diverso e dell’identità, il senso che possono avere un sacrificio, una vita, la memoria. Attraverso quello che passano emerge il bisogno di una vicinanza, una qualsiasi, anche quella di un nemico, che non ci faccia sprofondare nella solitudine e dimenticare noi stessi. Emerge la necessità di un sentimento, sia esso amore o odio, che ci faccia sentire vivi mediante lo sforzo di prendere posto nel mondo e di capire quale sia quel posto, e il bisogno di trovare qualcuno con cui affrontare, sostenendosi a vicenda, la via dell’esistenza, qualcuno che possa definire per antitesi chi siamo.
Quanti sono i personaggi, ancora di più sono i contenuti che permeano in modo più o meno velato il dipanarsi ricchissimo della trama, e malgrado l’azione sia spesso prorompente essi non sono mai esposti esplicitamente né portati per bocca, ma passano quasi per osmosi, e alla fine ci si accorge di quanto è successo e di quanto era in esso contenuto. Tuttavia l’epilogo della serie è, per contrasto con l’arsi carica al massimo grado di eventi e di tensione che lo precede, di grandissima delicatezza e di malinconia senza fine.
Bounen no Xamdou - Xam’d Lost Memories è l’emblema di queste opere. Così in un 2009 che ha riservato dei buoni titoli, dei titoli anche interessanti, ma niente di veramente entusiasmante – qualcosa che sia in grado di far scendere anche una lacrima –, nessuno o quasi si è accorto di lui. Ed è un’ingiustizia che non merita, non merita assolutamente.
Innanzitutto per il livello della sua realizzazione tecnica (Studio Bones), la quale è molto più vicina a quella di un lungometraggio piuttosto che a una di una serie televisiva, o almeno di quelle che si è visto uscire ultimamente anche dai grandi studi di produzione. Il primo episodio è sbalorditivo non soltanto per la fluidità, per la precisa naturalezza e per la sovrabbondanza delle animazioni; non solo per la pulizia, per le proporzioni e per la costanza dei disegni e per l’eleganza e per l’elaborazione del character design (Ayumi Kurashima); ma pure perché a questi si uniscono colori limpidissimi, effettivi visivi di grandissimo impatto scenico, luci e atmosfere vivide e un dettaglio dei particolari, delle ambientazioni e dei fondali che ha tanto il sapore dello Studio Ghibli. Inoltre si notano una fotografia semplice, ma in grado di riservare al momento opportuno dei tocchi pregevolissimi; un taglio delle inquadrature studiato e un ritmo vorticoso e incessante.
Ovviamente dal terzo episodio in poi ci sono un piccolo e comprensibile calo e qualche sbavatura qua e là, soprattutto registica e relativa al fatto che alla direzione si alternano, sotto la supervisione del regista unico Masayuki Miyaii, diverse figure. Tuttavia lo standard visivo si mantiene sempre unitario e su livelli d’eccellenza fino all’impennata finale mozzafiato.
In secondo luogo la storia è originale, fantastica nel senso proprio della parola, ambientata in un mondo ambiguo, dove la tecnologia e il magico si mescolano, dove sono presenti eserciti di mecha ed eserciti di esseri dalle forme stravaganti definiti umanoidi. Un mondo dove si legano diverse regioni, etnie e sette, e dove il conflitto è la presenza perenne e lo sfondo di infiniti misteri e culti ed entità i cui nomi sono l’unica attestazione della loro esistenza. L’intreccio strutturato in tale scenario presenta una varietà di personaggi, di luoghi, di suggestioni e di azione molto più che notevole, e i suoi sviluppi, sino alla fine, restano imprevedibili e coinvolgenti.
La narrazione è portata avanti dapprima in modo funambolico, poi la velocità si abbassa giustamente, si riprende fiato, si è già coinvolti perché la mole degli elementi tirati in ballo fin da subito è enorme, e il viaggio iniziato procede con costanza ma incessante alternando, forse a volte con qualche pecca di arsi, gli eventi, gli incontri e le diramazioni della trama con eccellente cadenza. Il percorso dei protagonisti acquista un respiro ampio, giungendo a un climax finale densissimo, dove tutte le vicende convergono con prepotenza, trovando soluzioni anche tragiche – un finale di grandissima potenza emotiva.
In aggiunta, a sottolineare l’apparato globale dell’opera accorrono le musiche di Michiru Oshima, le quali giocano il ruolo determinante nell’esaltare ogni elemento sopracitato e sono arrangiante in modo ottimo, perfettamente in tono con lo spirito evocativo e immaginifico che permea Bounen no Xamdou.
Introdotti dalle sonorità trascinanti della sigla dei Boom Boom Satellites, in cui le immagini si combinano, con effetti sorprendenti, alle note e ai colpi di grancassa, a ogni puntata si è lasciati da un’ending, Vacancy di Kylee, struggente, la cui sovrapposizione di musica, parole e immagini, oltre a essere anche “significativa” nel contesto della trama, crea quella malinconia finale che lascia un senso di nostalgia per la conclusione di ciascun singolo episodio.
Infine, e mai fu più esatto il termine “dulcis in fundo”, il fulcro che dà l’anima a un’opera e le fa prendere vita in questa è addirittura ipertrofico. I protagonisti, perché Xam’d è un’opera corale, e i personaggi secondari, ma ognuno con una parte rilevante, sono in numero elevatissimo, e la cosa che lascia basiti è come in questa quantità trovi spazio l’accuratezza della delineazione di ognuno di essi. Ogni personaggio è a tuttotondo, possiede una propria personalità, definita e coerente, ognuna diversa, tutte però credibili e sincere, molte – quasi tutte – in conflitto, e i personaggi nella loro parte si approssimano tutti a un destino che li lega e collega come una rete.
Infatti, se inizialmente il plot sembra incentrato sul cambio improvviso di vita di Akiyuki, sul suo essere diventato in modo rocambolesco e involontario Xam’d, sulla sua scoperta del significato dell’Hiruko e su ciò che esso comporta, pian piano tutte le figure troveranno il loro spazio nell’affresco generale. C’è la storia di Nakiami, della sua conoscenza degli Xam’d, del suo animo, della sua separazione da Akiyuki dopo essersi presa cura di lui e del viaggio a ritroso verso i luoghi natali e verso il passato abbandonato che diventano centrali. C’è l’equipaggio della nave postale – cui lei appartiene e di cui entra a far parte Akiyuki – del quale qualunque membro, partendo da Akushiba e finendo con Yumbo, è a suo modo indimenticabile. Ci sono Raigyo, che piomba nel gruppo cui è unito da un filo pregresso, e il capitano Ishu, che ricorda in molte cose la Balalaika di Black Lagoon, figura di donna dura atipica, filosofica, senza compromessi, dalle frasi incisive e indimenticabile. Ci sono Furuichi e Haru, i due ex compagni di Akiyuki che, in seguito all’allontanamento di quest’ultimo, cambieranno rotta alle proprie vite e saranno, il primo, il responsabile di un colpo di scena eclatante e, la seconda, la chiave di volta di due nodi fondamentali della trama. (Inoltre Haru è la protagonista attorno alla quale ruotano tutte le vicende relative all’isola di Sentan).
Tuttavia i personaggi sono tantissimi e tutti meriterebbero di essere citati, da Fusa e da Ryuuzou-sensei, con la loro vicenda familiare, al comandate Kagisu e alla sua segretaria Sukkaki; dalla sorella di Nakiami a quella di Haru; dal piccolo Yango a Teshin-sama; da Sannova ai vari diffusori dei semi dell’Hiruko; per non parlare di Zeygend, il sacerdote che appare verso la fine della serie. Ognuno è unico, ognuno resta dentro, indimenticabile. In loro, nelle loro esperienze, in quello che vivono, nel mondo in cui vivono, si palesano il continuo rapportarsi alla separazione, il significato del diverso e dell’identità, il senso che possono avere un sacrificio, una vita, la memoria. Attraverso quello che passano emerge il bisogno di una vicinanza, una qualsiasi, anche quella di un nemico, che non ci faccia sprofondare nella solitudine e dimenticare noi stessi. Emerge la necessità di un sentimento, sia esso amore o odio, che ci faccia sentire vivi mediante lo sforzo di prendere posto nel mondo e di capire quale sia quel posto, e il bisogno di trovare qualcuno con cui affrontare, sostenendosi a vicenda, la via dell’esistenza, qualcuno che possa definire per antitesi chi siamo.
Quanti sono i personaggi, ancora di più sono i contenuti che permeano in modo più o meno velato il dipanarsi ricchissimo della trama, e malgrado l’azione sia spesso prorompente essi non sono mai esposti esplicitamente né portati per bocca, ma passano quasi per osmosi, e alla fine ci si accorge di quanto è successo e di quanto era in esso contenuto. Tuttavia l’epilogo della serie è, per contrasto con l’arsi carica al massimo grado di eventi e di tensione che lo precede, di grandissima delicatezza e di malinconia senza fine.
Per tutto ciò, tu che leggi e hai avuto la santa pazienza di arrivare fino a qui nonostante la mia prolissità estenuante, le faresti un grande torto a lasciarla passare come un’opera qualsiasi nel mare delle serie qualunque, e perderesti tanto. Non solo perché Bounen no Xamdou è la serie del 2009, o perché è una serie grandissima in assoluto: per tutto questo e anche per un’altra cosa, legata alla mia insensibilità.
Perché molti episodi sono riusciti a farmi piangere, e ogni episodio è riuscito a emozionarmi, e questo non è poco, credimi, anzi, è tantissimo.
Perché molti episodi sono riusciti a farmi piangere, e ogni episodio è riuscito a emozionarmi, e questo non è poco, credimi, anzi, è tantissimo.
(scherzo, logico... è che abbiamo spesso dei gusti differenti).
Una serie praticamente perfetta, finale compreso, molto (troppo per alcuni, che non l'hanno digerito o ritenuto addirittura indecente>blasfemia) particolare, complesso e profondo.
Per quello che ho visto di Eureka seven (i primi 35 episodi), con cui ha molti punti in comune, posso dire che Xam'd finora ne è la "bella copia".
Ma a molti non è piaciuto più di tanto, e mi sto ancora chiedendo il perchè...di serie come questa ne escono massimo 1 all'anno.
@Sephirotmn: chiamasi "sogni rivelatori"
Visto che la Dynit sta portando in Italia quasi tutto quello che produce lo studio Bones, sarebbe stupendo se portassero in Italia questa serie e magari trasmetterla su Rai 4
E' una delle poche serie di buona qualità (ma poco conosciute ahimè) che per fortuna sono ancora presenti nell' animazione giapponese attuale... un pò come Baccano e Dennou Coil.
inoltre il protagonista sembra si stia trasformando in lilith di evangelion nella prima puntata
@chi non ha apprezzato il finale: è abbastanza complesso, magari se provate a rivederlo e a rifletterci sopra un senso generale riuscirete a darglielo
Cmq proprio oggi ho terminato la visione di Heroman (che semplicemente mi è piaciuto un casino), e mi ci voleva qualcosa di diverso da visionare ora.
Però ho paura; chissà che effetto può avere Xam'd: Lost Memories su una persona "normale" come me
<br>P.s. Quasi dimenticavo, la sigla è bellissima!
A chi parla di scarsa originalità chiedo solo di dirmi n paio di serie degli ltimi 3 anni davvero originali: Ga Rei a parte ....
forse lo vedo quando finisco qualche altra serie
Dunque, confermo che i fondali siano assolutamente splendidi ma non posso confermare questo mio giudizio anche per quel che riguarda la caratterizzazione dei personaggi che non mi aggrada per niente.
Le musiche son di Michiru Oshima? Il venerabile compositore della colonna sonora di Fullmetal Alchemist? Colui che ha composto Brothers? Wow!
E concordo con Gianni: ma alla fin fin qual è la trama principale di questa serie?
Un anime così intenso non lo avevo mai visto..
Già non vedo l'ora di guardarlo!
Grazie ancora^^
Non dobbiamo
Ho notato che in molti non lo conoscevano, quindi questa rece ha fatto il suo dovere; smuovendo le acque e facendolo conoscere stuzzicando la curiosità di chi la legge.
Grandissimo Limbes!
L'anime è decisamente stato sottovalutato. Per quanto mi riguarda è uno degli anime più belli mai visti!
Considero inoltre il grandissimo numero di pareri positivi, i bellissimi fondali e il grande apparato grafico.
@SiMPE94
<i>La recensione è bella, ma non c'è un minimo accenno alla trama</i>
Certo, se magari avessi letto tutta la recensione avresti trovato molti cenni alla trama, alla sua articolazione e ai protagonisti e i loro intrecci. Se poi cercavi lo spoiler vero e proprio, o se per recensione intendi riassunto, allora ok.
Limbes, che dire, le tue doti non mi stupiscono più. Dirti che sei bravissimo è superfluo. Ogni volta confermi con la tua scrittura che sai tenere l'attenzione di chi legge. Questa recensione ne è l'ennesima dimostrazione.
Ripeto, comunque, che una recensione così non può non far venir voglia di vederlo.
Poi ti ricordi che tutto ciò che consiglia non ti piace, che chi l'ha apprezzato apprezza cose che non ti piacciono, e passa la voglia nonostante le recensioni splendide...
Beh, a mio avviso ci sono incipit anche molto più profondi che quelli sull'inizio, questione di coglierli. Questione di vedute.
@Ryogo
<i>Poi ti ricordi che tutto ciò che consiglia non ti piace, che chi l'ha apprezzato apprezza cose che non ti piacciono, e passa la voglia nonostante le recensioni splendide...</i>
Mmm, allora avrai dei gusti tutti particolari, Ryogo. Io devo dire che finora non mi sono mai pentita dei prodotti consigliati da Limbes, che di sicuro sa il fatto suo solo perché sa come si conduce l'analisi di un'opera, qualsiasi opera, che sia bella o brutta. Oh, dimenticavo! Tu ti differenzi da questa plebaglia comune di stupide pecore che seguono coloro che detengono i mezzi del potere
Invece di trollare, pensa semplicemente che per quanto lui faccia ottime recensioni, quando guardo ciò che consiglia non riesco ad andare oltre a metà serie, successe così per le prime impressioni... non critico i suoi gusti, sono solo diversi.
E poi in cosa mi differenzierei? Ho i miei gusti, amen, se a voi piace altro, sono contento per voi, se lo supportate comprando materiale ufficiale è meglio per loro (l'animazione sta morendo, supportiamola!), certo sono dell'idea che chi guarda anime da tempo fa solo bene a consigliare alcune perle del passato e come non buttar via tempo, come sono disgustato da tutti i ragazzini che non vogliono nemmeno provare a vedere i classici pre 2008... secondo me non sono appassionati di anime, ma solo del vedere robe fiche a scrocco (gli studenti giapponesi comprano, perchè i nostri no?), ma appunto ognuno ha le proprie idee...
Sperando che quando avranno uno stipendio (sempre se troveranno lavoro) l'animazione esista ancora così come la conosciamo...
Per non parlare dei giudizi sui gusti delle nuove generazioni.
Che c'entra poi il mercato dell'animazione? Vorrei sottolineare che se il mercato dell'animazione è in crisi non è certo per colpa dei gusti odierni o di coloro che non guardano anime pre-2008.
Mi sto ancora sforzando di seguire la tua logica... E lì non si può non constatare che le perle di una volta, per quanto pietre miliari del mondo dell'animazione, siano inferiori, per quanto riguarda il livello tecnico, rispetto alle non poche perle odierne.
Beh, fossilizzarsi sul collezionismo nostalgico non so fino a che punto può essere proficuo.
Detto questo, mi spieghi com'è che sei arrivato ancora una volta a parlare di mercato? Attento all'off-topic
"consigli dall'alto della MIA esperienza"... parlavo in generale, è logico che chi segue un hobby da più tempo dovrebbe saperne di più, e non mi riferisco a me stesso, ma in generale...
"giudizi sui gusti delle nuove generazioni"... ho solo detto che SPESSO (che non vuol dire sempre) seguono ciò che è cool senza interessarsi al passato, e trovo che sia una cosa triste. E il mercato dell'animazione in questo discorso c'entra perchè ricorderai anche tu quanto costavano gli anime nell'epoca pre-internet, e di quanti se ne compravano ugualmente, cosa che almeno qui in Italia quasi non esiste più. E il mio invito è di supportare sempre ciò che piace, anche che siano serie che a me non interessano.
Mai detto che le perle d'oggi siano inferiori a quelle di ieri, non è ciò che penso.
Mai detto di fossilizzarci sul collezionismo nostalgico (anche perchè coi doppiaggi d'epoca pieni di errori e coi sottotitoli spesso presi da quei doppiaggi, non è che mi vada a genio avere dei prodotti non proprio perfetti).
Conta le righe in cui io parlo del supporto al mercato e conta le tue, chi è che prosegue l'off topic? Che comunque non devia dalla battuta (BATTUTA) iniziale in cui Limbes sì scrive benissimo (e lo ripeto), ma su serie che poi non m'interessano.
E non ci vedo nulla di male ad avere gusti diversi dai vostri...
Bene, Ryogo, allora mi chiedo: se la serie non t'interessa, che ci fai su questo topic?
<i>Conta le righe in cui io parlo del supporto al mercato e conta le tue, chi è che prosegue l'off topic? </i>
Beh, veramente io stavo parlando delle doti dello scrittore e tu te ne sei uscito con questi discorsi.
<i>E il mercato dell'animazione in questo discorso c'entra perchè ricorderai anche tu quanto costavano gli anime nell'epoca pre-internet, e di quanti se ne compravano ugualmente, cosa che almeno qui in Italia quasi non esiste più.</i>
Non che io sia in disaccordo con te su questo punto, ma mi spieghi dove sta il collegamento tra la descrizione e l'analisi delle caratteristiche di una serie anime e il costo degli anime nell'epoca pre-internet?
La serie poteva interessarmi, ho visto a chi piace e ho notato che è gente che solitamente ha gusti diversi dai miei, ciò non toglie che come tutte le serie di cui si parla a lungo e bene, proverò a dargli una possibilità.
Sull'off topic, rileggiti ciò che ho scritto, non riguarda l'analisi tecnica.
In secundis, mi permetto qualche battuta, replica, chiarimento eccetera.
SimPE94 dixit:
<i>Io mi accontentavo di un piccolo incipit, di sapere giusto come inizia, non credo che sia per forza spoiler fare un piccolo accenno esplicito alla trama, anzi, credo sia lecito imho, per non dire doveroso.</i>
Oh, ma ci sono Wikipedia, AniDB, ANN, MAL e altri siti per quello. Mi prendo la libertà di essere spesso criptico riguardo alla trama - se poi criptico vuol dire spargere pillole di storia e non mettere la classica e pallosissima sinossi - perché in un'analisi ciò che conta non è l'intreccio, ma la lettura ricavabile, il suo valore e il suo senso.
RyOGo dixit:
<i>Invece di trollare, pensa semplicemente che per quanto lui faccia ottime recensioni, quando guardo ciò che consiglia non riesco ad andare oltre a metà serie, successe così per le prime impressioni... non critico i suoi gusti, sono solo diversi.</i>
Be', non vedo il problema. Ci sono solo un paio di cose che non mi tornano.
Primo, se do consigli, di solito lo faccio a chi me li chiede e privatamente. E di solito non si è mai lamentato nessuno.
Una recensione è generica e per il 90% è un giudizio di valore, non certo uno spot o un esercizio retorico per calamitare un bacino indifferenziato di spettatori. Difatti se un bambino di 12 anni, o un amante del fanservice, o un fan di Naruto, o un girellaro, o chi per loro mi chiedesse se guardare Xam'd, gli direi piuttosto di andare a giocare con la sabbia. Con tutto il rispetto per la nobile arte dei castelli di sabbia.
Secondo, è legittimo il discorso sui gusti, anche si ci sarebbe da discorrere sul buon gusto e su quello cattivo, però, come giustamente fa notare Catu, se già in partenza sai che ci stanno forti divergenze di opinioni, perché non cogliere il sommo consiglio di guardare e passare avanti? [Catulla una troll? Ahahahahahah!]
Terzo, se il tempo è tiranno e più volte hai evidenziato di averne troppo poco per i tuoi molti impegni, com'è che ne perdi a leggermi, a guardare 1/2 di ogni serie che <q>consiglio</q> e non ti piace, a scrivere ripetuti post off topic sul mercato home video di tre lustri fa, a sentenziare in lungo e in largo e via discorrendo?
PS (doveroso)
Catu, grazie per il sostegno e per l'accorata difesa, a causa dei quali ti sei presa anche del troll, il che ha del clamoroso - anche se per ora ci sei, un po' più <q>pungente</q>. <q><i>La gente penserà che siamo innamorati</i></q> [cit. Hannibal Lecter].
Riguardo ai tuoi consigli, non è che li seguo perchè tuoi, ma perchè sono quasi sempre opere molto famose, e un occhio cerco di darlo sempre, anche se ciò significa rinunciare a mezz'ora di sonno e a scrivere meno per la rete. E tutti facciamo dei sacrifici per occuparci di ciò che amiamo, credo...
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.