Riportiamo dal blog di Yupa una recensione su Star Driver:
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Ci vuole un po' di pazienza con Star Driver (STAR DRIVER 輝きのタクト, serie tv, 2010-2011, 25 epp.).
Se già l'inizio è sùbito disseminato di piccoli indizî, ancora impercettibili, che arriveranno a parlare, ad acquistare un senso solo più avanti, ecco, prima che questo più avanti arrivi occorrono un bel po' di episodî. Almeno una dozzina, diciamo, almeno metà serie.
E la prima dozzina d'episodî è piuttosto erratica: dovrebbe servire a dar corpo ai personaggi, a guidarci negli ambienti dell'Isola della Croce del Sud, a spiegare e dispiegare materia e impalcatura di quel che andremo a vedere; e invece, ahimé, risulta fin troppo dispersiva, un po' singhiozzante, non carbura quanto dovrebbe, rischiando di far chiedere al fruitore il perché di tanto cincischiare, di farlo cedere e abbandonare il confronto.
Bisogna avere un po' di pazienza con Star Driver, perché la seconda parte infine giunga, e si dipani, ben più compatta, elaborata, articolata, ritmata. Tanto che non è insensato chiedersi se, forse, non sarebbe stato meglio distribuire e alternare, spalmare con più equilibrio lungo l'intera serie i due momenti, la stesura in superficie della materia narrativa di base e poi il suo scavo in profondità. Ma dopotutto si sa che, per costituzione, una serie televisiva non permette troppo gioco nel suo lavoro di strutturazione...
Ci vuole pazienza anche per altro, in Star Driver. Forse la sua zeppa maggiore, l'ostacolo che più rischia di frustrarne una fluida visione, è la ritualità dell'eroismo robotico, ritualità che da esasperata si fa presto estenuata.
Nei primissimi episodî, certo, brilla e incuriosisce per originalità, per la sua commistione un po' ribalda tra il metallo cromato della grande macchina guerriera e i lustrini kitsch della trasformazione del protagonista in cui si annusa l'ombra di bacchette magiche e aspirazioni idolesche; venature femminine che spiccano ancor più sul robot stesso che dell'anime è il fulcro, Tauburn dal vitino di vespa, che calca puntualmente la scena su vistosi tacchi a spillo, col capo ornato da una vezzosa piuma lillà.
C'è del lavoro estetico, in Star Driver.
Non tanto sui personaggi: il loro design, specie e purtroppo proprio nei protagonisti, non risulta incisivo quanto dovrebbe. Si concentra bensì sulle macchine, sui paramenti, sugli ambienti, soprattutto sullo scenario surreale e coloratissimo in cui si scontrano, Tempo Zero, una bolla fuori dell'ordinario flusso cronologico ornata di iridescenti nubi mandelbrotiane.
Ma se molte delle battaglie tra i Cybody, i colossi metafisico-meccanici, sono occasione per esibire un'animazione ricca e piacevole, si fatica a reggere, a ogni singolo episodio, la loro cornice quasi immutabile, un eterno ritorno dell'identico tra urla, evocazioni, entrata in scena dei contendenti, eroe in difficoltà e sua riscossa e vittoria sul nemico all'ultimo istante. Sono schemi comprensibili nei decenni lontani, quando l'anime robotico giapponese era servo del pubblico infantile (o presunto tale), delle esigenze dei pubblicitarî, delle semplificazioni imposte dai produttori; molto meno nel 2011, quando il pubblico si sa che è cresciuto, ed è a esso che si sta parlando.
Ci vuole pazienza, poi, per alcuni lati dell'estetica generale di Star Driver.
Chi ha seguito i trascorsi, in altri titoli e altre serie, di parte dello staff, già conosce una certa deriva a far strabordare, oltre i confini della gestione ottimale, un gusto per il surreale e la trasgressione, per il grottesco e l'assurdo.
Se le tenute di alcune personaggie possono sembrare a volte un po' fuori luogo, persino se intese in senso ironico e/o provocatorio, se alcune sequenze umoristiche possono lasciare un po' spiazzati, c'è da dire che Star Driver mantiene, da questo punto di vista, un valido equilibrio che impedisce alla sua coerenza di spezzarsi (altro tipico tallone d'achille della serialità televisiva, del resto...).
E poi arriva la seconda parte, e i difetti di cui sopra si fanno da parte, passando sullo sfondo, cedono la scena principale a vantaggio dell'intricato intreccio narrativo che con studiata progressione comincia a scoprire le sue carte. Il muro di opprimente staticità della prima dozzine d'episodî s'incrina e strani spiragli di luce e oscurità cominciano a farsi largo, a rivelare un disegno coerente, ma complesso.
A questo punto ogni spettatore potrà scegliere a quale piatto attingere dal menù che Star Driver va intavolando. Menù in cui, fino alla fine, non sempre tutti i sapori si combinano con azzeccata armonia, bisogna dirlo, ma a cui certo non manca la virtù della varietà e della capacità di sorprendere.
C'è un'estetica elaborata e studiata, cui già s'è accennato; c'è un gomitolo di trame che va a dipanarsi rovesciando a più riprese aspettative e apparenza, e i cui bandoli vanno scovati anche nel dettaglio minuto di scene, immagini, dialoghi. C'è l'analisi sentimentale e c'è, anche se con toni ben più bassi e trattenuti rispetto ad altri anime, l'ansia di rivelazioni epocali, per uscire dal guscio chiuso di un Io che s'è fatto Mondo opprimente.
Ci sono elementi ricorrenti in altri titoli cui già ha lavorato uno dei curatori della serie, forse uno dei pochi addetti ai lavori nell'umile ruolo di sceneggiatore che, negli anni, è riuscito sempre a dar il tuo personale tocco, anzi, ben più d'un tocco, cavalcando se non scavalcando i più visibili nomi di animatori e registi.
Star Driver è l'attuale ultimo capitolo dell'esperienza dello sceneggiatore Enokido Yōji (榎戸洋司), e la sua mano si riconosce, palese, con tutti i suoi vizî e virtù, la stessa che ha già contribuito a firmare, ora più nascosta ora più visibile, con apporti grandi e piccoli a seconda di casi e occasioni, i più indovinati episodî di Sailor Moon, e poi note celebrità quali Evangelion, Utena, FLCL, Rah Xephon, Bōkyaku no senritsu (più conosciuto quest'ultimo come Melody of Oblivion).
Tornano e ritornano lì come qui, ora come allora, le ossessioni e il gusto tipici di Enokido: un'analisi psicologica condotta sul filo del rasoio, sottile quanto basta per eviscerare l'oscuro interiore dei suoi personaggi, tagliente a sufficienza per ferirli con calcolata crudeltà; ci sono rapporti umani votati più spesso alla frustrazione che al successo, c'è un cerebrale sadomasochismo di fondo, c'è la maliconia per un presente fatto di ricordi appassiti, c'è l'idea di essere gli (in?)volontarî prigionieri d'un tempo che s'è fatto immobile, il sospetto d'essere attori d'un palcoscenico in cui si recita solo una tra tante storie possibili, e l'ansia profonda di uscirne e sbocciare in un Mondo esterno (forse metafora della condizione adulta?) e il timore d'affrontarlo, d'uscire da una gabbia dorata per trovarsi unicamente ad affrontare l'aridità di un'esistenza ordinaria.
Utena aveva provato a fondere l'estetica shōjo manga e la classica ambientazione scolastica con suggestioni di trasformazioni magiche e allusioni favolistiche ed esoteriche. Ora Star Driver affronta la prova, forse più ardua, di ritornare nello scenario di banchi, lavagne e studenti per combinarlo con gli stilemi dell'animazione giapponese robotica classica, per quanto radicalmente rivisitata.
Il gioco non è facile ma l'esito a conti fatti tiene senza mai scollarsi troppo.
Qualcosa in tal senso del resto già riluceva in Evangelion, anche se rispetto a quest'ultimo Star Driver sta alla larga dalle derive esistenzialiste e freudiane più esasperate (ed esasperanti...) della celebrità Gainax, preferendo un protagonista piuttosto tamarro (e, si deve dirlo, nemmeno così memorabile, specie rispetto a diversi comprimarî) e una risoluzione del suo intreccio che si potrebbe definire quasi classica.
Pur senza rinunciare a qualche gradita spruzzata di originalità anticonformista, Star Driver si conclude in maniera gradevole ma non troppo clamorosa, e pagando un po' pegno con alcuni inciampi di retorica giovanilistica e la scelta per un dualismo buoni-cattivi non troppo calcato, ma comunque un po' dissonante rispetto a un impianto dell'opera che a più riprese si annunciava come ben più ambizioso.
Ma in fondo, senza pretendere né rischiare troppo, Star Driver da dire e da dare ne ha, in attesa di puntare più in alto.
Ci vuole un po' di pazienza con Star Driver (STAR DRIVER 輝きのタクト, serie tv, 2010-2011, 25 epp.).
Se già l'inizio è sùbito disseminato di piccoli indizî, ancora impercettibili, che arriveranno a parlare, ad acquistare un senso solo più avanti, ecco, prima che questo più avanti arrivi occorrono un bel po' di episodî. Almeno una dozzina, diciamo, almeno metà serie.
E la prima dozzina d'episodî è piuttosto erratica: dovrebbe servire a dar corpo ai personaggi, a guidarci negli ambienti dell'Isola della Croce del Sud, a spiegare e dispiegare materia e impalcatura di quel che andremo a vedere; e invece, ahimé, risulta fin troppo dispersiva, un po' singhiozzante, non carbura quanto dovrebbe, rischiando di far chiedere al fruitore il perché di tanto cincischiare, di farlo cedere e abbandonare il confronto.
Bisogna avere un po' di pazienza con Star Driver, perché la seconda parte infine giunga, e si dipani, ben più compatta, elaborata, articolata, ritmata. Tanto che non è insensato chiedersi se, forse, non sarebbe stato meglio distribuire e alternare, spalmare con più equilibrio lungo l'intera serie i due momenti, la stesura in superficie della materia narrativa di base e poi il suo scavo in profondità. Ma dopotutto si sa che, per costituzione, una serie televisiva non permette troppo gioco nel suo lavoro di strutturazione...
Ci vuole pazienza anche per altro, in Star Driver. Forse la sua zeppa maggiore, l'ostacolo che più rischia di frustrarne una fluida visione, è la ritualità dell'eroismo robotico, ritualità che da esasperata si fa presto estenuata.
Nei primissimi episodî, certo, brilla e incuriosisce per originalità, per la sua commistione un po' ribalda tra il metallo cromato della grande macchina guerriera e i lustrini kitsch della trasformazione del protagonista in cui si annusa l'ombra di bacchette magiche e aspirazioni idolesche; venature femminine che spiccano ancor più sul robot stesso che dell'anime è il fulcro, Tauburn dal vitino di vespa, che calca puntualmente la scena su vistosi tacchi a spillo, col capo ornato da una vezzosa piuma lillà.
C'è del lavoro estetico, in Star Driver.
Non tanto sui personaggi: il loro design, specie e purtroppo proprio nei protagonisti, non risulta incisivo quanto dovrebbe. Si concentra bensì sulle macchine, sui paramenti, sugli ambienti, soprattutto sullo scenario surreale e coloratissimo in cui si scontrano, Tempo Zero, una bolla fuori dell'ordinario flusso cronologico ornata di iridescenti nubi mandelbrotiane.
Ma se molte delle battaglie tra i Cybody, i colossi metafisico-meccanici, sono occasione per esibire un'animazione ricca e piacevole, si fatica a reggere, a ogni singolo episodio, la loro cornice quasi immutabile, un eterno ritorno dell'identico tra urla, evocazioni, entrata in scena dei contendenti, eroe in difficoltà e sua riscossa e vittoria sul nemico all'ultimo istante. Sono schemi comprensibili nei decenni lontani, quando l'anime robotico giapponese era servo del pubblico infantile (o presunto tale), delle esigenze dei pubblicitarî, delle semplificazioni imposte dai produttori; molto meno nel 2011, quando il pubblico si sa che è cresciuto, ed è a esso che si sta parlando.
Ci vuole pazienza, poi, per alcuni lati dell'estetica generale di Star Driver.
Chi ha seguito i trascorsi, in altri titoli e altre serie, di parte dello staff, già conosce una certa deriva a far strabordare, oltre i confini della gestione ottimale, un gusto per il surreale e la trasgressione, per il grottesco e l'assurdo.
Se le tenute di alcune personaggie possono sembrare a volte un po' fuori luogo, persino se intese in senso ironico e/o provocatorio, se alcune sequenze umoristiche possono lasciare un po' spiazzati, c'è da dire che Star Driver mantiene, da questo punto di vista, un valido equilibrio che impedisce alla sua coerenza di spezzarsi (altro tipico tallone d'achille della serialità televisiva, del resto...).
E poi arriva la seconda parte, e i difetti di cui sopra si fanno da parte, passando sullo sfondo, cedono la scena principale a vantaggio dell'intricato intreccio narrativo che con studiata progressione comincia a scoprire le sue carte. Il muro di opprimente staticità della prima dozzine d'episodî s'incrina e strani spiragli di luce e oscurità cominciano a farsi largo, a rivelare un disegno coerente, ma complesso.
A questo punto ogni spettatore potrà scegliere a quale piatto attingere dal menù che Star Driver va intavolando. Menù in cui, fino alla fine, non sempre tutti i sapori si combinano con azzeccata armonia, bisogna dirlo, ma a cui certo non manca la virtù della varietà e della capacità di sorprendere.
C'è un'estetica elaborata e studiata, cui già s'è accennato; c'è un gomitolo di trame che va a dipanarsi rovesciando a più riprese aspettative e apparenza, e i cui bandoli vanno scovati anche nel dettaglio minuto di scene, immagini, dialoghi. C'è l'analisi sentimentale e c'è, anche se con toni ben più bassi e trattenuti rispetto ad altri anime, l'ansia di rivelazioni epocali, per uscire dal guscio chiuso di un Io che s'è fatto Mondo opprimente.
Ci sono elementi ricorrenti in altri titoli cui già ha lavorato uno dei curatori della serie, forse uno dei pochi addetti ai lavori nell'umile ruolo di sceneggiatore che, negli anni, è riuscito sempre a dar il tuo personale tocco, anzi, ben più d'un tocco, cavalcando se non scavalcando i più visibili nomi di animatori e registi.
Star Driver è l'attuale ultimo capitolo dell'esperienza dello sceneggiatore Enokido Yōji (榎戸洋司), e la sua mano si riconosce, palese, con tutti i suoi vizî e virtù, la stessa che ha già contribuito a firmare, ora più nascosta ora più visibile, con apporti grandi e piccoli a seconda di casi e occasioni, i più indovinati episodî di Sailor Moon, e poi note celebrità quali Evangelion, Utena, FLCL, Rah Xephon, Bōkyaku no senritsu (più conosciuto quest'ultimo come Melody of Oblivion).
Tornano e ritornano lì come qui, ora come allora, le ossessioni e il gusto tipici di Enokido: un'analisi psicologica condotta sul filo del rasoio, sottile quanto basta per eviscerare l'oscuro interiore dei suoi personaggi, tagliente a sufficienza per ferirli con calcolata crudeltà; ci sono rapporti umani votati più spesso alla frustrazione che al successo, c'è un cerebrale sadomasochismo di fondo, c'è la maliconia per un presente fatto di ricordi appassiti, c'è l'idea di essere gli (in?)volontarî prigionieri d'un tempo che s'è fatto immobile, il sospetto d'essere attori d'un palcoscenico in cui si recita solo una tra tante storie possibili, e l'ansia profonda di uscirne e sbocciare in un Mondo esterno (forse metafora della condizione adulta?) e il timore d'affrontarlo, d'uscire da una gabbia dorata per trovarsi unicamente ad affrontare l'aridità di un'esistenza ordinaria.
Utena aveva provato a fondere l'estetica shōjo manga e la classica ambientazione scolastica con suggestioni di trasformazioni magiche e allusioni favolistiche ed esoteriche. Ora Star Driver affronta la prova, forse più ardua, di ritornare nello scenario di banchi, lavagne e studenti per combinarlo con gli stilemi dell'animazione giapponese robotica classica, per quanto radicalmente rivisitata.
Il gioco non è facile ma l'esito a conti fatti tiene senza mai scollarsi troppo.
Qualcosa in tal senso del resto già riluceva in Evangelion, anche se rispetto a quest'ultimo Star Driver sta alla larga dalle derive esistenzialiste e freudiane più esasperate (ed esasperanti...) della celebrità Gainax, preferendo un protagonista piuttosto tamarro (e, si deve dirlo, nemmeno così memorabile, specie rispetto a diversi comprimarî) e una risoluzione del suo intreccio che si potrebbe definire quasi classica.
Pur senza rinunciare a qualche gradita spruzzata di originalità anticonformista, Star Driver si conclude in maniera gradevole ma non troppo clamorosa, e pagando un po' pegno con alcuni inciampi di retorica giovanilistica e la scelta per un dualismo buoni-cattivi non troppo calcato, ma comunque un po' dissonante rispetto a un impianto dell'opera che a più riprese si annunciava come ben più ambizioso.
Ma in fondo, senza pretendere né rischiare troppo, Star Driver da dire e da dare ne ha, in attesa di puntare più in alto.
Adoro qualsiasi anime tratti di mecha, se poi ci mettiamo che ha un grafica pazzesca...devo vederlo!
Mi dispiace solo per il povero mecha che sembra una semi-prostituta, ma chissà, magari vedendolo all'azione sembrerà più virile XD
Mi aspetto molto da Star Driver...vi farò sapere
Su alcuni punti concordo, su altri no.
A me Star Driver è piaciuto, e parecchio anche, e dalla seconda parte in poi (episodio 13) non ha fatto altro che migliorare, a parte gli episodi con Madoka e Kou, che si potevano evitare. Il finale poi è stato molto bello.
,<Ò_Ó Kiraboshi!!!
<i>Sono anni che aspetto il termine di questa serie</i>
ma se è di questo anno ed è finita pochi mesi fa boh
L'anime più maranzo che abbia visto ultimamente...
... serie leggera e divertente, che si lascia guardare anche per i costumi improponibili dei kiraboshi appunto...
"Un anime per cosplayer", come mi piace definirlo
(vorrò vedere a Lucca quantE si azzarderanno a fare un costumino ripreso dalle personaggE di cui si parla anche nella recensione )
Ferro
lo vogliamo vedere come un anime che va al di là del mecha? la storia non è memorabile ed i rapporti tra i pg sono molto superficiali. protagonista come già scritto, assolutamente dimenticabile
Lo vogliamo vedere come un anime mecha? mancano i fondamentali, tra cui l' uso appropriato del parco nemici (carne da cannone, nessuno in grado di sconfiggere il fighetto galattico), l'assenza di un nemico degno di nota (forse sugata poteva essere qualcosa di paragonabile ad un nemico, ma la strada presa dalla trama è ben diversa), combattimenti risolti con improbabili power-up,...
Le idee c'erano e tante, forse la serie da il meglio proprio nella parte iniziale, dove la patina di mistero ancora salva il salvabile...
Dopo una simile uscita questa recensione ha perso ogni attendibilità.
Peccato, sembrava interessante...
In genere non seguo mai le serie in corso, ma aspetto il loro termine
Anime davvero particolare!!!
Personalmente mi è piaciuto, anche se molto incasinato dal punto di vista della trama!!
Tanta tamarraggine xD
Non è possibile...il mio rilevatore dev'essere guasto!
Livello di Tamarraggine over 9000!!! (☼_☼)
Bisogna decidere da soli quali serie vedere, serie consigliate No Grazie!
Credo ci fossero molti spunti che avrebbero potuto essere sviluppati meglio (Tempo Zero, esistenza mecha, il fatto che Sugata cambia completamente carattere da un punto della serie in poi. Forse perchè prima era anche più insipido degli altri personaggi, per quanto sia difficile). Ma certamente ha un senso sacrificare tutto in nome di divise scolastiche verde acceso con cravatte rosa shocking -che dire? era rosa anche la scuola- e uniformi nemiche completamente assurde.
Non credo che questo anime abbia qualcosa da dire o da dare. È un anime mecha che fa l'occhiolino a Gurren Lagann, come ha fatto anche Tailenders.
Incrociando Gurren Lagann con K-ON si ottiene star driver. Risultato: noia. Coi brillantini.
P.S. ma chi e' l'autore della recensione? C'e' scritto solo "redazione". Lo chiedo cosi', tanto per curiosita'.
P.P.S. ho letto meglio, l'autore della recensione e' Yupa.
E la vita continua....
ps Continuo a pensare che lo scontro con il professor Green nel 5 episodio sia uno dei momenti più alti dell'animazione. xD
Prima di tutto la componente scolastica/vita quotidiana a una fetta maggiore rispetto a quella robotica, in secondo luogo al contrario della maggior parte degli scolastici, ha una trama interessante, proprio per via della componente robotica.
L'alone di mistero e gli indizi sparpagliati mi hanno fatto ripensare ad Evangelion e ad altre produzioni più impegnate.
Inoltre anche se la trama si dipana continua a mantenere fresco e allegro lo svolgimento degli episodi autoconclusivi.
Se speravate in un nuovo Geass... potete smettere di sperare.
Di certo la trovo una serie migliore di un qualsiasi scolastico e allo stesso tempo di un robotico qualsiasi! ^_-
Sono fiero d'averlo subbato! XD
Per quanto mi riguarda Star Driver manca il bersaglio.
C'è un contrasto troppo netto, durante gli espisodi, tra la parte "scolastica" e quella "robotica" (la prima in percentuale maggiore rispetto alla seconda)... rendendo il tutto un ibrido poco riuscito.
Senza considerare che nessuna delle due "fasi" è stata approfondita a dovere, mancano di personalità.
I personaggi restano anonimi, tralasciando alcuni sprazzi dove un tentantivo di ricerca c'è stato, il resto segue una linea abbastanza piatta.
Un vero peccato, perchè le potenzialità c'erano tutte.
Se volete sapere cosa realmente può fare Yoji Enokido, fatevi un piacere e guardate <i>Utena</i>.
si cita la perdita di attendibilità dei giudizi in base a questo fattore addirittura... quando forse alla fine, sono proprio questo tipo di atteggiamenti che la fanno perdere...
,<Ò_Ó Kiraboshi!!!
Io lo avevo escluso dalla mia lista dopo la visone del mecha design...dopo questo articolo una possibilità gliela posso anche dare!
La seconda parte della serie rende superare la mediocre prima parte uno sforzo ricompensato dall'ottimo intreccio narrativo.
Casualmente ho cominciato a guardarlo qualche giorno fa, sono alla nona puntata, quindi non posso certo giudicare tutta la storia.
Fino ad ora posso solo dire che, ci sono delle gran gnoccolone, il Ginga Bishounen quando fa la vestizione mi sa tanto di un old style che non guasta (ma dopo un po' annoia, anche se con style ), in un anime del genere e le animazioni mi sembrano decenti (sono reduce da Yumekui Merry e potrei essere fuorviato da questo fatto).
Fino ad ora è un "pochetto" ripetitivo, non mi piace nemmeno il disegno e la canzone della sacerdotessa del nord ormai è un incubo (mi ci sveglio, con quella nenia nella testa), però ha qualcosa che mi spinge a continuare...
,<Ò_Ó Kiraboshi!
Devo dire che sarò che sono scemo ma a me sono piaciuti pure i primi dodici episodi anche se mi ha preso davvero solo dopo. La tamarraggine poi mi piaceva troppo, forse l'unico piccolo problema era l'effemminato Tauburn ma vabbe XD
Kiraboshi!!!!!!!!!
Ahimè però non posso dare un giudizio completo sull'opera in quanto sono fermo all'episodio 17 e a brevissimo riprenderò.
Sicuramente calzante il paragone con Utena ma io lo avrei esteso anche alle musiche e alla struttura generale dell'anime in sè...
Star Driver è un anime interessante più strutturato di quanto non sembri a un primo sguardo.
Un buon Kiraboshi a tutti ,<Ò_Ó
Leggere le recensioni di Yupa è però sempre un piacere, anche se non si conosce l'oggetto preso in esame!
Io colgo invece il paragone a livello di struttura, di tempi e di elementi specialmente nei primi episodi dove vediamo la scena di vita scolastica/quotidiana, le macchinazioni dei "cattivi", la sfida sempre molto scenografica e tra l'altro introdotta sempre dalle varie insert sogn.
Insomma la struttura narrativa è più o meno la stessa (del resto lo sceneggiatore è lo stesso), poi è chiaro che Utena parla d'altro
Comunque ho deciso che me lo vedo, mi sembra interesting.
E il finale è qualcosa di epico.
<i>Dopo una simile uscita questa recensione ha perso ogni attendibilità.
Peccato, sembrava interessante...</i>
Ma dai, non devi essere così integralista. E poi affermare che Evangelion sia esasperante non è così insensato, tant'è vero che molta gente si stufa. E poi non vuol dire che al recensore non piaccia, ma a parte questo, la recensione mi sembra ben argomentata, non vedo perché assumere posizioni così radicali.
Non è tanto questa critica in sè che non mi va giù, ma so già come "degenerebbe" l'approfondimento a riguardo... lo dico, come appunto ho scritto sopra, per esperienza personale.
Poi magari questo sarà anche una rarissima eccezione, ma di certo non morirò se non seguirò Star driver.
I Mecha sono ben fatti, davvero ma il loro standard è ben particolare bisogna farci l'occhio. Gayezza del personaggio...mah cara @SimPE mi scrivono così!! E poi sono alcuni anni che tirano fuori personaggi di questo tipo.
AMV
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EVA non è esasperante, è esasperante l'uso commerciale che se ne fà! Alla fine anche il miglior vino diventa cattivo se se ne abusa...( Gundam Docet)
Ora spero che si chiuda con i film ( che stanno venendo su bene) la fase dell'ipersfruttamento ed si possa passare ad una sua migliore valutazione.
però questo titolo da quel che ho letto non fa per me, quindi non credo gli darò uno sguardo dato che ho ancora tante cose da guardare
Si sa che i disegnatori jappo spesso sono abbastanza stravaganti, ma in questo cartone si è andati molto oltre i limiti del buon gusto, quantomeno per gran parte del pubblico occidentale, immagino. Quel poco di storia che c'era dietro è stata totalmente rovinato dal design ridicolo e dall'eccessiva enfasi sui combattimenti e poco sulle storie dei principali protagonisti e antagonisti. Ed è un peccato, perché il potenziale per delle buone caratterizzazioni c'era.
L'ultima puntata, poi, non riesce a spiegare affatto tutti i quesiti che la trama aveva posto, e il finale, in particolare, l'ho trovato insipido e prevedibile.
Mi dispiace, ma non bastano delle belle sigle d'apertura e chiusura, delle belle animazioni, dei bei disegni, l'immancabile fan-service, ed un ottimo uso del colore per rendere bello un cartone animato. Ci vuole qualcosa che in questo cartone manca senz'altro: l'anima e la voglia di creare qualcosa di memorabile.
Da come ne parli fa così schifo, ma così schifo... che m'è venuta voglia di vederlo come "anime allegro e ignorante"!
@mast: "Devo ancora vedere l'anime più trollone del 2010!"
Veramente quello era Panty & Stocking!
Concludendo, non ci vuole pazienza, ma un pizzico di spirito critico per seguire ed apprezzare Star Driver. Ma per coloro che ci riescono, il premio è la scoperta di un'opera veramente apprezzabile.
I cartoni che ho citato ti prendono in una maniera incredibile e ti spingono a riflettere e a cercare di darti da solo delle risposte che magari nel cartone vengono solo accennate. Alla fine di una puntata, andavi a dormire cercando di immaginarti come sarebbe stata la prossima. Star Driver non mi ha mai fatto questo effetto, forse a causa del fan-service, delle entrate in scena alla Sailor Moon (con tanto di frasi d'effetto da supereroe jappo), dei ripetitivi combattimenti di fine puntata in cui il protagonista vince sempre, del ridicolo design dei mech (ma sono delle macchine da guerra, oppure dei partecipanti ad una sfilata di moda per robot?). Dai, andiamo... Star Driver non ha assolutamente nulla di memorabile, e finirà semplicemente nel calderone dei cartoni "passabili" usciti nel 2011.
P.S. per RyOGo: se hai voglia di un cartone allegro ed ignorante, ti consiglio assolutamente Belzebub, che è un mix riuscitissimo di botte da orbi e risate a crepapelle!
E comunque, in questro senso, faccio molta fatica a comprendere ed accettare il tuo personale giudizio critico quando mi citi Fractale che è l'emblema della superficialità e Code Geass che lo è della trollata.
PS: ho notato molti tuoi commenti su questo sito. Se sei un frequentatore abituale, a questo punto perchè non ti iscrivi?
E cosa avresti poi contro Code Geass? E' un cartone in cui il protagonista una volta tanto non è il solito eroe senza macchia e senza paura che non sbaglia mai (vedi appunto Star Driver), ma una persona piena di problemi interiori, egoista, vendicativa, ambiziosa, protettiva nei confronti delle persone a cui tiene, ma che non esita a compiere delle grandi "bastardate" nei confronti di chiunque potrebbe ostacolarlo. Ma soprattutto, il protagonista di Code Geass, così come tutti gli altri personaggi del cartone, spesso sono presi dalle emozioni e prendono delle decisioni di cui poi si pentono amaramente. Potrei continuare a parlarne per ore, ma mi fermo qua, che è meglio.
P.S.: era da un bel pezzo che non inserivo commenti sui cartoni. Prima o poi mi iscriverò... Tabùn...
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