Come anticipato, anche quest'anno Lucky Red ha organizzato nell'ambito dell'annuale appuntamento lucchese l'ultima novità del proprio parco titoli targato Studio Ghibli: La collina dei papaveri (Kokuriko zaka kara) di Goro Miyazaki.
La lunga fila in attesa all'evento lascia trasparire tutto l'interesse e la curiosità degli appassionati nei confronti del giovane regista dal cognome pesante quanto un macigno, un regista che nella sua prima fatica (I racconti di terramare, Gedo Senki) aveva fatto storcere il naso a molti stimatori dello studio.
La sala si riempe ben presto, anzi, molte persone in fila non possono purtroppo prendere parte all'evento causa esaurimento posti.
Prima della proiezione è quindi intervenuto Gualtiero Cannarsi (direttore del doppiaggio e curatore dell'adattamento italiano dei film ghibliani per Lucky Red) con una breve introduzione sul film e la presentazione degli ospiti che poi al termine della proiezione si sarebbero intrattenuti nel dibattito col pubblico: Luca Della Casa, docente di storia del fumetto presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna e curatore del Future Film Festival; e Giulia Tarquini, doppiatrice della protagonista Umi (e di Arrietty in "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento).
L'introduzione si focalizza sul come "La collina dei papaveri" sia un film molto importante per 3 aspetti fondamentali, tutti incentrati sul concetto di storia:
- La storia dello Studio Ghibli: il film rappresenta il più grande successo nel promuovere nuovi registi insieme al precedente Karigurashi no Arrietty di Hiromasa Yonebayashi. Si tenga infatti presente la vittoria come miglior film d'animazione dei Japan Academy Awards e dei Tokyo Anime Awards (vinti entrambi l'anno precedente anche da "Karigurashi no Arrietty"), a consacrazione dell'ottimo lavoro nell'allevare nuovi registi per il futuro dello studio.
- Il contenuto storico: 1963 è un anno molto importante, è l'anno antecedente le olimpiadi e la messa in funzione del primo shinkansen. Il Giappone si stava rimettendo in carreggiata dopo la guerra e le olimpiadi sono il segno del riconoscimento e dell'approvazione internazionale nei confronti del Giappone stesso. Anche l'ambientazione a Yokohama è importante in tal senso, dato che è stato il primo porto del Giappone ad essere aperto al commercio con l'estero (1859). E' quindi evidente come il film sia pervaso da una certa (ri)affermazione dell'identità nazionale, particolarmente significativa se si considera l'attuale contesto socioeconomico, orientato sempre di più verso la globalizzazione economica e culturale, un invito a non perdere il "proprio spirito" nonostante gli inevitabili cambiamenti (NdA: parallelismo con il Quartier Latin).
- La storia dei film Ghibli in Italia: 20 "Lucca Comics fa" (Cannarsi ricorda che allora era proprio il suo primo LC&G), i film ghibliani erano impensabili da vedere in Italia. Questo fino al fatidico 1997, anno colmo di grandi speranze grazie alla proiezione cinematografica di Mononoke Hime (in Italia come La principessa Mononoke) ad opera di Disney/Buena Vista, rapidamente disattese considerando il trattamento riservato a tutte le opere miyazakiane. Discorso simile si potrebbe fare per il 2003 con La sparizione di Sen e Chihiro (La città incantata, al cinema con Universal). Dove hanno fallito i grandi, Lucky Red è riuscita grazie alla filosofia del "non troppo in grande, nè troppo in piccolo". Il one shot al cinema per un titolo che doveva essere solo per l'home video è un'esperimento importante grazie all'avvento della digitalizzazione delle pellicole (il cinema sta infatti cambiando le proprie dinamiche di distribuzione).
Dopo questa breve introduzione si passa alla proiezione vera e propria (sulla quale però non mi soffermerò più di tanto ma rimando comunque alla notizia su "le vostre impressioni sul film").
Il film dure 91 minuti e scorre amabilmente. E' caratterizzato sia da momenti più emotivamente intensi sia da momenti più leggeri, risultando a conti fatti un ottimo mix che ben rende la storia d'amore dei due giovani protagonisti. Lo spaccato di vita degli anni '60 giapponesi è vivido e vitale, l'atmosfera scolastica e la contrapposizione fra vecchio e nuovo ben esplicano gli avvenimenti storici che si percepiscono sullo sfondo. In ultimo c'è da sottolineare il ruolo delle musiche e delle canzoni, che aiutano lo spettatore a tuffarsi in un'esperienza multisensoriale sull'epoca.
Una cosa che mi preme sottolineare è che durante la proiezione si respirava il generale apprezzamento di tutta la sala, basti pensare ai vari momenti di risate collettive negli spezzoni più "a cuor leggero" del film. A conti fatti un bel momento di condivisione fra appassionati.
Piccola nota: La Collina dei Papaveri era già stato trasmesso nell'ambito del Future Film Festival di Bologna in madrelingua sottotitolata mentre all'Etna Comics di Catania nel doppiaggio definitivo italiano ma solo per un breve spezzone (10 minuti circa). Quindi la vera anteprima nazionale è stata nell'ambito del Lucca Comics & Games.
Al termine della proiezione c'è stato quindi il dibattito vero e proprio con gli ospiti, ciò che a conti fatti rendeva unico l'evento. Di seguito ne riporto quindi una rielaborazione che mi sono sforzato di rendere il più possibile fedele all'originale (i soggetti coinvolti sono liberi di contattarmi per eventuali correzioni).
Gualtiero Cannarsi - Cosa ne pensate del film?
Giulia Tarquini - Molto bello, mi ha commosso nonostante l'abbia già visto tante altre volte. La caratterizzazione del doppiaggio degli altri personaggi è bellissima, ovviamente quando si ascolta la propria interpretazione si notano soprattutto le imperfezioni, a posteriori migliorerei molte cose (NdA: con modestia).
Luca Della Casa - In primis i miei complimenti a Giulia. E' la prima volta che lo vedo doppiato in italiano, con i sottotitoli non si riesce a vivere appieno il film. E' pertanto importante un buon lavoro di adattamento e doppiaggio, si percepisce molto l'intensità dei personaggi nonostante penso sia stato molto difficile rendere appieno il registro linguistico della società giapponese degli anni '60. Si percepisce molto la ricerca di Gualtiero in tal senso e la maniacalità nella resa dei dettagli.
Gualtiero Cannarsi - Ci abbiamo provato (NdA: con modestia). Mi ha reso felice che la gente in sala ridesse quando c'era da ridere, un sincero complimento al pubblico per l'educazione, l'attenzione e per aver saputo cogliere in modo corretto anche piccoli dettagli già ad una prima visione. Ho spinto per fare in modo che le canzoni rimanessero in giapponese con i sottotitoli, è diverso da Totoro e Ponyo perchè in questi casi le canzoncine erano fatte per e a misura di bambino, affinchè potessero essere ad esempio canticchiate.
E' un film molto ricco, sia per il numero di personaggi (forse secondo solo a Ponpoko) sia per lo spaccato di vita giapponese e tutti i dettagli inerenti da rendere. Sarebbe stato un peccato non dare la possibilità di vederlo al cinema, anche se solo per un giorno.
Gualtiero Cannarsi - Mi rivolgo adesso a Giulia: cosa pensi del personaggio di Umi?
Giulia Tarquini - Il personaggio di Umi all'inizio mi era antipatico, troppo seria e fredda, distaccata. Col tempo però ne ho colto le sfumature, ha un carattere molto sottile da comprendere, assumono un grande valore i suoi sguardi, i suoi gesti, non so se sono riuscita con le poche parole del suo copione a far trasparire il dolore e la relazione fra le battute e i relativi sguardi. E' una ragazza che ha preso in mano la famiglia, è una ragazza che è già adulta.
Arrietty, seppur viva anche lei una situazione non proprio facile, è diversa, ha un nucleo familiare molto unito che possa supportarla e proteggerla. Caratterialmente si potrebbero assomigliare per certi versi, ma il processo formativo è completamente diverso. Alla fine mi sono piaciute entrambe, la prima meno diretta la seconda più istintiva.
Gualtiero Cannarsi - Al riguardo cito un piccolo aneddoto, ossia che la scena preferita da Giulia è quella in cui lei torna da Shun e lo ascolta in merito la loro situazione, non dicendo però nulla. Giulia infatti la prima volta mi disse come la scena la colpisse perchè nonostante lei dentro ci stia molto male, non riesce a dire niente. Questo per sottolineare quanto alla fine si sia immedesimata nel personaggio, riuscendo a coglierne appieno il carattere.
Gualtiero Cannarsi - Un'altra domanda per Giulia: la diversità vocale fra Umi e Arrietty è stata voluta oppure è stato un caso?
Giulia Tarquini - Umi è una ragazza molto matura, se con Arrietty avevo dovuto modificare il mio tono, con Umi al contrario mi è venuto istintivo darle la mia tonalità normale, nonostante io abbia più di 20 anni e Umi sia ancora una ragazza di 16 anni.
Gualtiero Cannarsi - Abbiamo cercato noi tutti di rendere appieno gli intenti degli autori. Non è un film molto spiegato, i personaggi comunicano molto con gli sguardi. La sceneggiatura è stata scritta da Miyazaki Hayao ma il regista è Miyazaki Goro. Miyazaki Goro è molto diverso dal padre, si avvicina di più a Takahata Isao. Pertanto molti punti della sceneggiatura originale sono stati modificati. Un esempio su tutti la dichiarazione di Umi doveva essere percorsa da flashback trasognanti e digressioni a effetto, tutte cassate nella ricerca di un maggiore realismo tipica della formazione di Miyazaki Goro. La scena appare quindi sdrammatizzata, emblematica la battuta di Shun "è proprio come uno sceneggiato di terz'ordine".
Gualtiero Cannarsi - Ma ora lasciamo spazio a qualche domanda dal pubblico...
Domanda - Lucky Red ha intenzione di continuare il lavoro sulle opere dello studio Ghibli (Nausicaa in primis)?
Gualtiero Cannarsi - Salvo grosse delusioni da parte del pubblico, Lucky Red continuerà. In particolare Nausicaa e Mononoke Hime (il cui titolo sarebbe finalmente da rendere in maniere più attinente) che hanno subito una storia travagliata e non hanno una degna trasposizione italiana.
A tal proposito sottolineo ancora il valore di presenziare alla data unica di trasmissione della collina dei papaveri di martedì 6 novembre.
Posso dire anche qualcosa riguardo l'edizione del bluray de "La Collina dei Papaveri": sarà un Blu-Ray 50, quindi sarà disponibile tanto spazio riempito con extra curati personalmente da me.
Domanda - Una domanda per Giulia Tarquini: com'è nata la tua esperienza nel doppiaggio?
Giulia Tarquini - Ho iniziato per puro caso durante la mia adolescenza. Mi aveva colpito il siparietto finale fra le doppiatrici di Le situazioni di Lui & Lei e da lì mi sono resa davvero conto dell'importanza della voce alle spalle dei personaggi e di tutto il lavoro che richiedeva. Immaginate quando sono andata da mia madre e le ho detto che volevo diventare doppiatrice (ride).
Ho quindi iniziato a frequentare qualche studio di doppiaggio per vedere da vicino la realtà fintanto che finalmente ho potuto prendere parte ai brusii (NdA: sono i rumori di massa che si sentono all'interno dei film, i rumori della folla o comunque di un gruppo determinato di persone).
Poi ho avuto la possibilità di conoscere Gualtiero che in quel periodo, non vorrei sbagliarmi, ma stava lavorando a Il Castello Errante di Howl. Devo ringraziarlo perchè mi ha sempre concesso di vedere e imparare.
Ho conosciuto Gualtiero proprio perchè grande appassionata, un po' come tutti noi qui presenti, delle opere dello Studio Ghibli.
Poi finalmente è arrivato il giorno della telefonata per Arrietty, non ci potevo credere, seppur ci sperassi con tutta me stessa.
Pensate solo che quando ho ricevuto la telefonata ero in auto e ormai stavo per commettere un incidente (ride).
Nel caso de "La Collina dei Papaveri" invece, pur avendo fatto i provini e venendo dall'esperienza di Arrietty, pensavo proprio che non mi venisse affidato anche questo ruolo.
p.s. le voci italiane per i film dello Studio Ghibli sono proposte sì da Cannarsi ma vengono comunque scelte solo ed unicamente dallo Studio stesso sulla base delle voci che han preso parte ai provini.
Domanda - Cosa pensate riguardo alla figura dei "nerd", se così li si può chiamare, nell'ambito del film?
Gualtiero Cannarsi - Mi è piaciuto molto del film che non ci sia un'apologia degli anni '60 giapponesi, ci sono solo ragazzi comuni, nel loro essere "nerd", nella loro passione e nel dedicarsi a qualcosa. Ma passo la palla a Luca che sicuramente è il più adatto a risponderti (NdA: ricordo che è docente di storia del fumetto a Bologna).
Luca Della Casa - Penso che la parte più "Hayaoana" (se così si può dire) è proprio la caratterizzazione del Quartier Latin, dei suoi abitanti che sono tanto zelanti nelle loro passioni un po' proprio come Hayao Miyazaki fa nella vita.
La scelta di Goro Miyazaki di tagliare le scene flashbackose e ad effetto rievoca il genere "melò" tipico degli anni '50. Trasuda quel realismo più vicino a Takahata piuttosto che al padre. La lentezza del ritmo, la ricerca musicale (sono tutte canzoni famose dell'epoca, che a buon diritto e a maggior ragione era opportuno non doppiare in italiano) spingono proprio in questa direzione.
Gualtiero Cannarsi - Sì infatti abbiamo cercato di rendere, per quanto difficile, il doppiaggio il più vicino possibile all'originale. Giusto per rendere l'idea abbiamo fatto un grande lavoro anche nell'ambito dei "fiati" legati alle "movenze" (NdA: le flessioni vocali determinate dalla respirazione e dai movimenti), che sono stati dapprima incisi tutti e poi valutati uno per uno in mix sull'originale per decidere se tenerli o eliminarli, in modo da rendere più attinente la resa vocale. Considerate che nell'ambito del doppiaggio vengono di solito direttamente eliminati. In tal senso ringrazio la pazienza e la costanza di Francesco Tumminello, il nostro fonico (probabilmente uno dei migliori in Italia).
In ambito doppiaggio mi sono anche premurato di chiedere allo Studio Ghibli (per ogni minima cosa chiedo delucidazioni, onde non travisare certe scelte) se potevo adottare la stessa decisione di riutilizzare gli stessi doppiatori come nel film originale. Infatti, non so se ve ne siete accorti, ma alcuni personaggi hanno la stessa voce e questo non per caso o per riciclare delle voci. Ad esempio Mizunuma (NdA: l'amico di Shun, il presidente del Quartier Latin) tipicamente una figura intellettuale, ha la stessa voce del vero padre di Shun, che nel gruppo dei tre amici è quello più rispettato, quello più intellettuale (lo si percepisce dalle battute al momento della foto). Abbiamo, con il consenso dello Studio, quindi optato per rispettare anche questo dettaglio, con l'eccezione di un'unica voce ossia quella della madre di Shun, che in originale nella sua unica battuta ha la stessa voce della madre di Umi, ma in questo caso lo Studio Ghibli mi ha riferito che in questa scelta invece non c'era alcuna logica.
Domanda - Io avrei due domande: la prima è perchè due lettere nel titolo italiano sono rosse? La seconda invece: perchè se non vi è, mi riallaccio al discorso di prima, il costo di stampare la pellicola dato che è distribuita in digitale, qual è il collo di bottiglia per la scelta della data unica di proiezione cinematografica?
Gualtiero Cannarsi - Riguardo al titolo è semplicemente perchè i papaveri sono rossi, e nel titolo originale il penultimo carattere di "KokuRIko" è rosso.
Riguardo invece la seconda domanda ti spiego subito che è stata una scelta con una logica precisa. Innanzitutto sottolineo di nuovo che all'inizio non era stata concepita la proiezione cinematografica, quindi questo è a tutti gli effetti un esperimento con una duplice messa alla prova. Infatti è una messa alla prova per gli appassionati, per valutare quanti tengano davvero a vedere il film nonostante l'unico giorno disponibile; ma è anche una messa alla prova per i cinema, sappiamo benissimo che il successo di una pellicola non dipende unicamente dal fruitore finale (lo spettatore) ma anche dagli esercenti (appunto le sale). Queste infatti relegano i film dello Studio Ghibli nella programmazione pomeridiana nonostante, dati alla mano, vadano meglio nella fascia serale, in particolare del fine settimana. Con la proiezione obbligatoria infrasettimanale è anche un modo per indurli a porli in fascia serale.
Domanda - Potete rivelarci qualche curiosità o retroscena riguardo l'adattamento?
Gualtiero Cannarsi - Sicuramente quando ho detto in precendenza che il film è un film ricco, è davvero il termine più appropriato. Oltre al copione delle battute e dei dialoghi fra i personaggi principali possiamo riconoscere un secondo copione. Riveste una grande importanza il brusio, nel quale troviamo tante tracce per la caratterizzazione dell'atmosfera degli anni '60 giapponesi. Un esempio su tutti è la partita di baseball che guarda in televisione il padre di Shun. Quella è una partita di baseball di quell'anno realmente esistita, con la stessa telecronaca. Pensate che mi sono messo a cercarla e l'ho trovata, si sentono davvero le stesse parole. Oppure ancora quando nell'ufficio del direttore ai lavori, mentre i ragazzi stanno per entrare, si sente uno degli addetti che parla di crackers, vi ricordate? (NdA: Beh sai Ito-chan sono i crackers Maeda) Quella frase che può sembrare insignificante in realtà non è nient'altro che lo slogan di una pubblicità di quegli anni. Pensate che quando contatto lo Studio Ghibli per avere la certezza che quanto da me notato corrisponda alla verità, mi chiedono sempre un po' perplessi come abbia fatto ad accorgermene (ride).
Giulia Tarquini - Io e Gualtiero da questo punto di vista siamo molto scrupolosi. Dal canto mio ho sempre cercato di chiedere delucidazioni e chiarimenti per sapere se la mia interpretazione era in linea con quanto espresso dal personaggio. Ad esempio quando nel film Umi racconta la storia del padre a Shun durante il pranzo per il commiato della signorina Hokuto, ero terrorizzata, trasmettere e capire l'emozione di Umi senza snaturarla era incredibilmente difficile dato che Umi appare distaccata ma si capisce che nel suo intimo non è così. Chiedevo sempre a Gualtiero se quanto provato andasse bene, lo tartassavo, volevo che tutto fosse perfetto.
Gualtiero Cannarsi - Da quanto dice Giulia sembra davvero che sia stata lei a tartassarmi, in realtà dovete sapere che è avvenuto l'esatto contrario (ride). Molti altri doppiatori mi avrebbero mandato a quel paese prima (ride).
Gualtiero Cannarsi - Siamo arrivati a conclusione di questo bel dibattito e colgo l'occasione per ringraziare il Lucca Comics & Games che ci ha dato questa stupenda opportunità, ringrazio Giulia Tarquini, Luca Della Casa e soprattutto voi che avete presenziato a questo evento.
In ultimo mi premura ricordare che il film è e rimane sempre di Miyazaki Goro, ogni merito va a lui e non a noi che ne abbiamo curato solo l'edizione italiana, a maggior ragione se pensate agli sforzi fatti per portarlo a termine in un periodo così difficile e drammatico quale era quello della primavera 2011, caratterizzata dal disastro del terremoto e dello tsunami.
Detto questo ancora un sentito grazie a tutti voi.
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La lunga fila in attesa all'evento lascia trasparire tutto l'interesse e la curiosità degli appassionati nei confronti del giovane regista dal cognome pesante quanto un macigno, un regista che nella sua prima fatica (I racconti di terramare, Gedo Senki) aveva fatto storcere il naso a molti stimatori dello studio.
La sala si riempe ben presto, anzi, molte persone in fila non possono purtroppo prendere parte all'evento causa esaurimento posti.
Prima della proiezione è quindi intervenuto Gualtiero Cannarsi (direttore del doppiaggio e curatore dell'adattamento italiano dei film ghibliani per Lucky Red) con una breve introduzione sul film e la presentazione degli ospiti che poi al termine della proiezione si sarebbero intrattenuti nel dibattito col pubblico: Luca Della Casa, docente di storia del fumetto presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna e curatore del Future Film Festival; e Giulia Tarquini, doppiatrice della protagonista Umi (e di Arrietty in "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento).
L'introduzione si focalizza sul come "La collina dei papaveri" sia un film molto importante per 3 aspetti fondamentali, tutti incentrati sul concetto di storia:
- La storia dello Studio Ghibli: il film rappresenta il più grande successo nel promuovere nuovi registi insieme al precedente Karigurashi no Arrietty di Hiromasa Yonebayashi. Si tenga infatti presente la vittoria come miglior film d'animazione dei Japan Academy Awards e dei Tokyo Anime Awards (vinti entrambi l'anno precedente anche da "Karigurashi no Arrietty"), a consacrazione dell'ottimo lavoro nell'allevare nuovi registi per il futuro dello studio.
- Il contenuto storico: 1963 è un anno molto importante, è l'anno antecedente le olimpiadi e la messa in funzione del primo shinkansen. Il Giappone si stava rimettendo in carreggiata dopo la guerra e le olimpiadi sono il segno del riconoscimento e dell'approvazione internazionale nei confronti del Giappone stesso. Anche l'ambientazione a Yokohama è importante in tal senso, dato che è stato il primo porto del Giappone ad essere aperto al commercio con l'estero (1859). E' quindi evidente come il film sia pervaso da una certa (ri)affermazione dell'identità nazionale, particolarmente significativa se si considera l'attuale contesto socioeconomico, orientato sempre di più verso la globalizzazione economica e culturale, un invito a non perdere il "proprio spirito" nonostante gli inevitabili cambiamenti (NdA: parallelismo con il Quartier Latin).
- La storia dei film Ghibli in Italia: 20 "Lucca Comics fa" (Cannarsi ricorda che allora era proprio il suo primo LC&G), i film ghibliani erano impensabili da vedere in Italia. Questo fino al fatidico 1997, anno colmo di grandi speranze grazie alla proiezione cinematografica di Mononoke Hime (in Italia come La principessa Mononoke) ad opera di Disney/Buena Vista, rapidamente disattese considerando il trattamento riservato a tutte le opere miyazakiane. Discorso simile si potrebbe fare per il 2003 con La sparizione di Sen e Chihiro (La città incantata, al cinema con Universal). Dove hanno fallito i grandi, Lucky Red è riuscita grazie alla filosofia del "non troppo in grande, nè troppo in piccolo". Il one shot al cinema per un titolo che doveva essere solo per l'home video è un'esperimento importante grazie all'avvento della digitalizzazione delle pellicole (il cinema sta infatti cambiando le proprie dinamiche di distribuzione).
Dopo questa breve introduzione si passa alla proiezione vera e propria (sulla quale però non mi soffermerò più di tanto ma rimando comunque alla notizia su "le vostre impressioni sul film").
Il film dure 91 minuti e scorre amabilmente. E' caratterizzato sia da momenti più emotivamente intensi sia da momenti più leggeri, risultando a conti fatti un ottimo mix che ben rende la storia d'amore dei due giovani protagonisti. Lo spaccato di vita degli anni '60 giapponesi è vivido e vitale, l'atmosfera scolastica e la contrapposizione fra vecchio e nuovo ben esplicano gli avvenimenti storici che si percepiscono sullo sfondo. In ultimo c'è da sottolineare il ruolo delle musiche e delle canzoni, che aiutano lo spettatore a tuffarsi in un'esperienza multisensoriale sull'epoca.
Una cosa che mi preme sottolineare è che durante la proiezione si respirava il generale apprezzamento di tutta la sala, basti pensare ai vari momenti di risate collettive negli spezzoni più "a cuor leggero" del film. A conti fatti un bel momento di condivisione fra appassionati.
Piccola nota: La Collina dei Papaveri era già stato trasmesso nell'ambito del Future Film Festival di Bologna in madrelingua sottotitolata mentre all'Etna Comics di Catania nel doppiaggio definitivo italiano ma solo per un breve spezzone (10 minuti circa). Quindi la vera anteprima nazionale è stata nell'ambito del Lucca Comics & Games.
Al termine della proiezione c'è stato quindi il dibattito vero e proprio con gli ospiti, ciò che a conti fatti rendeva unico l'evento. Di seguito ne riporto quindi una rielaborazione che mi sono sforzato di rendere il più possibile fedele all'originale (i soggetti coinvolti sono liberi di contattarmi per eventuali correzioni).
Gualtiero Cannarsi - Cosa ne pensate del film?
Giulia Tarquini - Molto bello, mi ha commosso nonostante l'abbia già visto tante altre volte. La caratterizzazione del doppiaggio degli altri personaggi è bellissima, ovviamente quando si ascolta la propria interpretazione si notano soprattutto le imperfezioni, a posteriori migliorerei molte cose (NdA: con modestia).
Luca Della Casa - In primis i miei complimenti a Giulia. E' la prima volta che lo vedo doppiato in italiano, con i sottotitoli non si riesce a vivere appieno il film. E' pertanto importante un buon lavoro di adattamento e doppiaggio, si percepisce molto l'intensità dei personaggi nonostante penso sia stato molto difficile rendere appieno il registro linguistico della società giapponese degli anni '60. Si percepisce molto la ricerca di Gualtiero in tal senso e la maniacalità nella resa dei dettagli.
Gualtiero Cannarsi - Ci abbiamo provato (NdA: con modestia). Mi ha reso felice che la gente in sala ridesse quando c'era da ridere, un sincero complimento al pubblico per l'educazione, l'attenzione e per aver saputo cogliere in modo corretto anche piccoli dettagli già ad una prima visione. Ho spinto per fare in modo che le canzoni rimanessero in giapponese con i sottotitoli, è diverso da Totoro e Ponyo perchè in questi casi le canzoncine erano fatte per e a misura di bambino, affinchè potessero essere ad esempio canticchiate.
E' un film molto ricco, sia per il numero di personaggi (forse secondo solo a Ponpoko) sia per lo spaccato di vita giapponese e tutti i dettagli inerenti da rendere. Sarebbe stato un peccato non dare la possibilità di vederlo al cinema, anche se solo per un giorno.
Gualtiero Cannarsi - Mi rivolgo adesso a Giulia: cosa pensi del personaggio di Umi?
Giulia Tarquini - Il personaggio di Umi all'inizio mi era antipatico, troppo seria e fredda, distaccata. Col tempo però ne ho colto le sfumature, ha un carattere molto sottile da comprendere, assumono un grande valore i suoi sguardi, i suoi gesti, non so se sono riuscita con le poche parole del suo copione a far trasparire il dolore e la relazione fra le battute e i relativi sguardi. E' una ragazza che ha preso in mano la famiglia, è una ragazza che è già adulta.
Arrietty, seppur viva anche lei una situazione non proprio facile, è diversa, ha un nucleo familiare molto unito che possa supportarla e proteggerla. Caratterialmente si potrebbero assomigliare per certi versi, ma il processo formativo è completamente diverso. Alla fine mi sono piaciute entrambe, la prima meno diretta la seconda più istintiva.
Gualtiero Cannarsi - Al riguardo cito un piccolo aneddoto, ossia che la scena preferita da Giulia è quella in cui lei torna da Shun e lo ascolta in merito la loro situazione, non dicendo però nulla. Giulia infatti la prima volta mi disse come la scena la colpisse perchè nonostante lei dentro ci stia molto male, non riesce a dire niente. Questo per sottolineare quanto alla fine si sia immedesimata nel personaggio, riuscendo a coglierne appieno il carattere.
Gualtiero Cannarsi - Un'altra domanda per Giulia: la diversità vocale fra Umi e Arrietty è stata voluta oppure è stato un caso?
Giulia Tarquini - Umi è una ragazza molto matura, se con Arrietty avevo dovuto modificare il mio tono, con Umi al contrario mi è venuto istintivo darle la mia tonalità normale, nonostante io abbia più di 20 anni e Umi sia ancora una ragazza di 16 anni.
Gualtiero Cannarsi - Abbiamo cercato noi tutti di rendere appieno gli intenti degli autori. Non è un film molto spiegato, i personaggi comunicano molto con gli sguardi. La sceneggiatura è stata scritta da Miyazaki Hayao ma il regista è Miyazaki Goro. Miyazaki Goro è molto diverso dal padre, si avvicina di più a Takahata Isao. Pertanto molti punti della sceneggiatura originale sono stati modificati. Un esempio su tutti la dichiarazione di Umi doveva essere percorsa da flashback trasognanti e digressioni a effetto, tutte cassate nella ricerca di un maggiore realismo tipica della formazione di Miyazaki Goro. La scena appare quindi sdrammatizzata, emblematica la battuta di Shun "è proprio come uno sceneggiato di terz'ordine".
Gualtiero Cannarsi - Ma ora lasciamo spazio a qualche domanda dal pubblico...
Domanda - Lucky Red ha intenzione di continuare il lavoro sulle opere dello studio Ghibli (Nausicaa in primis)?
Gualtiero Cannarsi - Salvo grosse delusioni da parte del pubblico, Lucky Red continuerà. In particolare Nausicaa e Mononoke Hime (il cui titolo sarebbe finalmente da rendere in maniere più attinente) che hanno subito una storia travagliata e non hanno una degna trasposizione italiana.
A tal proposito sottolineo ancora il valore di presenziare alla data unica di trasmissione della collina dei papaveri di martedì 6 novembre.
Posso dire anche qualcosa riguardo l'edizione del bluray de "La Collina dei Papaveri": sarà un Blu-Ray 50, quindi sarà disponibile tanto spazio riempito con extra curati personalmente da me.
Domanda - Una domanda per Giulia Tarquini: com'è nata la tua esperienza nel doppiaggio?
Giulia Tarquini - Ho iniziato per puro caso durante la mia adolescenza. Mi aveva colpito il siparietto finale fra le doppiatrici di Le situazioni di Lui & Lei e da lì mi sono resa davvero conto dell'importanza della voce alle spalle dei personaggi e di tutto il lavoro che richiedeva. Immaginate quando sono andata da mia madre e le ho detto che volevo diventare doppiatrice (ride).
Ho quindi iniziato a frequentare qualche studio di doppiaggio per vedere da vicino la realtà fintanto che finalmente ho potuto prendere parte ai brusii (NdA: sono i rumori di massa che si sentono all'interno dei film, i rumori della folla o comunque di un gruppo determinato di persone).
Poi ho avuto la possibilità di conoscere Gualtiero che in quel periodo, non vorrei sbagliarmi, ma stava lavorando a Il Castello Errante di Howl. Devo ringraziarlo perchè mi ha sempre concesso di vedere e imparare.
Ho conosciuto Gualtiero proprio perchè grande appassionata, un po' come tutti noi qui presenti, delle opere dello Studio Ghibli.
Poi finalmente è arrivato il giorno della telefonata per Arrietty, non ci potevo credere, seppur ci sperassi con tutta me stessa.
Pensate solo che quando ho ricevuto la telefonata ero in auto e ormai stavo per commettere un incidente (ride).
Nel caso de "La Collina dei Papaveri" invece, pur avendo fatto i provini e venendo dall'esperienza di Arrietty, pensavo proprio che non mi venisse affidato anche questo ruolo.
p.s. le voci italiane per i film dello Studio Ghibli sono proposte sì da Cannarsi ma vengono comunque scelte solo ed unicamente dallo Studio stesso sulla base delle voci che han preso parte ai provini.
Domanda - Cosa pensate riguardo alla figura dei "nerd", se così li si può chiamare, nell'ambito del film?
Gualtiero Cannarsi - Mi è piaciuto molto del film che non ci sia un'apologia degli anni '60 giapponesi, ci sono solo ragazzi comuni, nel loro essere "nerd", nella loro passione e nel dedicarsi a qualcosa. Ma passo la palla a Luca che sicuramente è il più adatto a risponderti (NdA: ricordo che è docente di storia del fumetto a Bologna).
Luca Della Casa - Penso che la parte più "Hayaoana" (se così si può dire) è proprio la caratterizzazione del Quartier Latin, dei suoi abitanti che sono tanto zelanti nelle loro passioni un po' proprio come Hayao Miyazaki fa nella vita.
La scelta di Goro Miyazaki di tagliare le scene flashbackose e ad effetto rievoca il genere "melò" tipico degli anni '50. Trasuda quel realismo più vicino a Takahata piuttosto che al padre. La lentezza del ritmo, la ricerca musicale (sono tutte canzoni famose dell'epoca, che a buon diritto e a maggior ragione era opportuno non doppiare in italiano) spingono proprio in questa direzione.
Gualtiero Cannarsi - Sì infatti abbiamo cercato di rendere, per quanto difficile, il doppiaggio il più vicino possibile all'originale. Giusto per rendere l'idea abbiamo fatto un grande lavoro anche nell'ambito dei "fiati" legati alle "movenze" (NdA: le flessioni vocali determinate dalla respirazione e dai movimenti), che sono stati dapprima incisi tutti e poi valutati uno per uno in mix sull'originale per decidere se tenerli o eliminarli, in modo da rendere più attinente la resa vocale. Considerate che nell'ambito del doppiaggio vengono di solito direttamente eliminati. In tal senso ringrazio la pazienza e la costanza di Francesco Tumminello, il nostro fonico (probabilmente uno dei migliori in Italia).
In ambito doppiaggio mi sono anche premurato di chiedere allo Studio Ghibli (per ogni minima cosa chiedo delucidazioni, onde non travisare certe scelte) se potevo adottare la stessa decisione di riutilizzare gli stessi doppiatori come nel film originale. Infatti, non so se ve ne siete accorti, ma alcuni personaggi hanno la stessa voce e questo non per caso o per riciclare delle voci. Ad esempio Mizunuma (NdA: l'amico di Shun, il presidente del Quartier Latin) tipicamente una figura intellettuale, ha la stessa voce del vero padre di Shun, che nel gruppo dei tre amici è quello più rispettato, quello più intellettuale (lo si percepisce dalle battute al momento della foto). Abbiamo, con il consenso dello Studio, quindi optato per rispettare anche questo dettaglio, con l'eccezione di un'unica voce ossia quella della madre di Shun, che in originale nella sua unica battuta ha la stessa voce della madre di Umi, ma in questo caso lo Studio Ghibli mi ha riferito che in questa scelta invece non c'era alcuna logica.
Domanda - Io avrei due domande: la prima è perchè due lettere nel titolo italiano sono rosse? La seconda invece: perchè se non vi è, mi riallaccio al discorso di prima, il costo di stampare la pellicola dato che è distribuita in digitale, qual è il collo di bottiglia per la scelta della data unica di proiezione cinematografica?
Gualtiero Cannarsi - Riguardo al titolo è semplicemente perchè i papaveri sono rossi, e nel titolo originale il penultimo carattere di "KokuRIko" è rosso.
Riguardo invece la seconda domanda ti spiego subito che è stata una scelta con una logica precisa. Innanzitutto sottolineo di nuovo che all'inizio non era stata concepita la proiezione cinematografica, quindi questo è a tutti gli effetti un esperimento con una duplice messa alla prova. Infatti è una messa alla prova per gli appassionati, per valutare quanti tengano davvero a vedere il film nonostante l'unico giorno disponibile; ma è anche una messa alla prova per i cinema, sappiamo benissimo che il successo di una pellicola non dipende unicamente dal fruitore finale (lo spettatore) ma anche dagli esercenti (appunto le sale). Queste infatti relegano i film dello Studio Ghibli nella programmazione pomeridiana nonostante, dati alla mano, vadano meglio nella fascia serale, in particolare del fine settimana. Con la proiezione obbligatoria infrasettimanale è anche un modo per indurli a porli in fascia serale.
Domanda - Potete rivelarci qualche curiosità o retroscena riguardo l'adattamento?
Gualtiero Cannarsi - Sicuramente quando ho detto in precendenza che il film è un film ricco, è davvero il termine più appropriato. Oltre al copione delle battute e dei dialoghi fra i personaggi principali possiamo riconoscere un secondo copione. Riveste una grande importanza il brusio, nel quale troviamo tante tracce per la caratterizzazione dell'atmosfera degli anni '60 giapponesi. Un esempio su tutti è la partita di baseball che guarda in televisione il padre di Shun. Quella è una partita di baseball di quell'anno realmente esistita, con la stessa telecronaca. Pensate che mi sono messo a cercarla e l'ho trovata, si sentono davvero le stesse parole. Oppure ancora quando nell'ufficio del direttore ai lavori, mentre i ragazzi stanno per entrare, si sente uno degli addetti che parla di crackers, vi ricordate? (NdA: Beh sai Ito-chan sono i crackers Maeda) Quella frase che può sembrare insignificante in realtà non è nient'altro che lo slogan di una pubblicità di quegli anni. Pensate che quando contatto lo Studio Ghibli per avere la certezza che quanto da me notato corrisponda alla verità, mi chiedono sempre un po' perplessi come abbia fatto ad accorgermene (ride).
Giulia Tarquini - Io e Gualtiero da questo punto di vista siamo molto scrupolosi. Dal canto mio ho sempre cercato di chiedere delucidazioni e chiarimenti per sapere se la mia interpretazione era in linea con quanto espresso dal personaggio. Ad esempio quando nel film Umi racconta la storia del padre a Shun durante il pranzo per il commiato della signorina Hokuto, ero terrorizzata, trasmettere e capire l'emozione di Umi senza snaturarla era incredibilmente difficile dato che Umi appare distaccata ma si capisce che nel suo intimo non è così. Chiedevo sempre a Gualtiero se quanto provato andasse bene, lo tartassavo, volevo che tutto fosse perfetto.
Gualtiero Cannarsi - Da quanto dice Giulia sembra davvero che sia stata lei a tartassarmi, in realtà dovete sapere che è avvenuto l'esatto contrario (ride). Molti altri doppiatori mi avrebbero mandato a quel paese prima (ride).
Gualtiero Cannarsi - Siamo arrivati a conclusione di questo bel dibattito e colgo l'occasione per ringraziare il Lucca Comics & Games che ci ha dato questa stupenda opportunità, ringrazio Giulia Tarquini, Luca Della Casa e soprattutto voi che avete presenziato a questo evento.
In ultimo mi premura ricordare che il film è e rimane sempre di Miyazaki Goro, ogni merito va a lui e non a noi che ne abbiamo curato solo l'edizione italiana, a maggior ragione se pensate agli sforzi fatti per portarlo a termine in un periodo così difficile e drammatico quale era quello della primavera 2011, caratterizzata dal disastro del terremoto e dello tsunami.
Detto questo ancora un sentito grazie a tutti voi.
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Se Terramare non mi aveva detto molto, questo film mi è piaciuto tantissimo. Più vicino alle opere di Takahata, o ancora più a I sospiri di Kondo, che a quelle di Miyazaki padre, ne ho apprezzato tantissimo la tranquillità di fondo, la delicatezza nella caratterizzazione dei personaggi, tutte le scene casalinghe sulla preparazione del pasto, della casa - che fa tanto vecchio meisaku. Ma ho anche adorato tutte le scene al Quartier Latin. E se considero che le uniche scene di Terramare che mi erano piaciute erano proprio quelle slice of life ambientate nella fattoria, direi proprio che Goro rende molto di più nel raccontare il quotidiano, senza debordare nei mondi da fiaba del padre, di cui è privo sia di quel potere immaginifico che di quell'escapismo che rendono uniche le ambientazioni di Hayao.
Mi ha fatto un po' storcere il naso il "colpo di scena" verso metà storia, più che altro perchè a mio avviso la storia non ne aveva bisogno, reggeva benissimo già così, tuttavia il tutto è stato gestito benissimo e con garbo, senza sfociare nel primo Marmalade Boy che passa, per cui non lo considero un difetto che vada ad inficiare il giudizio complessivo sull'opera.
Avendolo visto solo una volta (peccato sia rimasto solo un giorno in programmazione, altrimenti l'avrei rivisto sicuramente) non mi sbilancio più di così, ma con un altro paio di visioni potrebbe seriamente diventare uno dei miei film Ghibli preferiti.
La sensazione di patriottismo l'avevo avvertita principalmente nella parte finale, ma effettivamente non l'avevo ricollegata alle Olimpiadi di Tokyo (sebbene il poster m'avesse fatto venire un tuffo al cuore, d'altronde non è proprio la prima volta che mi imbatto in loro ). Dovrò dare maggiore importanza a tale aspetto quando me lo rivedrò.
I particolari che vengono citati ovviamente non li ho colti con una sola visione, ma sono davvero interessanti, e non possono che far alzare il mio giudizio sul film per la grande attenzione ai particolari (sia di Goro che di Cannarsi e di chi ha curato l'edizione italiana - per cui non bastano i ringraziamenti per l'eccellente lavoro che stanno svolgendo nel portare in Italia tutte le opere Ghibli).
Beh, questa bellissima presentazione non fa che confermarmi di aver trovato uno dei miei film Ghibli preferiti, sperando che le successive rivisioni non mi facciano cambiare idea.
Intervista abbastanza lunghetta, ma molto interessante da leggere!!
Si scopre la passione della perfezione di aver colto appieno ogni sfumatura di un'opera, la ricerca del suo contesto, per poi proporla nel miglior modo possibile al pubblico di un altro paese.
Questa meticolosità non può chiamarsi semplicemente "lavoro" ma "lavoro di passione" o comunque "passione" o "amore" nel proprio lavoro.
Veramente un bel ritratto
Sul discorso di questo film devo ancora vederlo per dargli un giudizio.. però voglio essere fiducioso
Mi sono compiaciuto del fatto che la gente in sala ridesse quando c'era da ridere
Sì, ma mi sono accorto che certa gente ride troppo per qualsiasi cosa! O almeno così faceva una tizia seduta nella fila dietro la mia ._.
Io comunque devo ringraziare per la scelta della data!
Nel cinema in cui ho la tessera, danno il biglietto omaggio per il giorno del proprio compleanno! GRAZIE!
La stessa cosa non succedeva quando adattava per le traduzioni della Buena Vista che magari di base veniva usato l'inglese, ma la visione risultava più fluida.
Ho fatto qualche aggiunta e modifica al testo grazie alle segnalazioni e alla pazienza di Gualtiero Cannarsi stesso (fra le varie vi consiglio di guardare la pubblicità dei crackers Maeda)
Grazie poi per la notizia tra i commenti per quanto riguarda Kiki, non sono mai riuscita a vederlo quindi aspetto il 24 aprile con ansia
A chi si lamenta dei vocaboli cosiddetti desueti, dico solo che mi sembra la solita pessima scusa del pigro che per esprimersi usa meno di 2000 vocaboli della lingua italiana, a spregio della ricchezza espressiva che pure questa riesce a garantire.
per far capire che non sono i bambini ad aver problemi di comprensione, ma i loro genitori.
http://www.lastampa.it/2012/04/26/cultura/fumetti-e-cartoons/questo-fumetto-parla-difficilesara-la-nemesi-dell-erudito-jD5gKPQmIYfLa64W7j7yyH/pagina.html
Purtroppo come detto altre volte il concetto di "adattamento" sembra sia inteso in maniera diversa, eppure se altri sono riusciti nell'arduo compito di trasporre dialoghi giapponesi in italiano, senza ricorrere a forme grammaticali astruse, non vedo perchè per questi film debba essere diverso.
Per quanto riguarda il doppiaggio devo fare una premessa: preferisco vedere i film sottotitolati, sia per rispetto dell'opera e delle scelte del regista sia perché trovo che con il doppiaggio si perda ancora di più che non con i semplici sottotitoli. Detto questo però devo dire che la Lucky Red ha fatto un lavoro egregio, ho soprattutto apprezzato che abbiano deciso di sottotitolare le canzoni, che in effetti facevano parte integrante della storia.
Per il linguaggio, invece, io mi sono data questa spiegazione e cioè che oltre al fatto che la lingua giapponese è di per sé molto formale c'era il problema che il film è ambientato negli anni 60 e quindi il modo di parlare era profondamente diverso da adesso. La mia conoscenza del giapponese non è abbastanza approfondita per poter affermare che anche nel doppiaggio originale il giapponese utilizzato fosse quello degli anni 60, forse c'è qualcuno che può fornire delucidazioni in merito...
Se l'abuso di Internet ha permesso un impoverimento vergognoso del lessico negli ultimi anni, a favore di stupidi memes e inglesismi, si può solo lodare Cannarsi e chi altri si permette ancora di espandere i confini dell'italica parlata. Per il resto esistono i dizionari, non abbandoniamoli.
Se non vi stona questa costruzione della frase..........
@Kary Sono d'accordo sul non lasciare che l'italiano si impoverisca, ma va saputo capire il contesto corretto dove usare la parlata più ricercata, proprio per evitare l'effetto Pippo. La parlata alla Yoda invece non capisco che spiegazione abbia.
P.S. Un grazie all'anonimo "LOL" per l'offesa neanche tanto velata a chi esprime un parere diverso dal suo.
Ma si leggano più libri e meno fumetti piuttosto, se di fronte ad un dialogo corretto dal punto di vista della grammatica, della sintassi e della terminologia ci si accorge di avere difficoltà di comprensione.
Solo che la discussione non verteva sul "duh non ho capito mezze parole", ma sull'usare quelle più adatte al contesto e ai personaggi, oltre che sulla costruzione delle frasi sconclusionata.
Tra l'altro mi piace che tu dia del superficiale agli altri, per poi uscirtene con "Ma si leggano più libri e meno fumetti piuttosto", come se l'uno fosse un mezzo d'espressione migliore dell'altro. Sveglia, non esiste solo Geppo..
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