Prosegue la rubrica a cadenza mensile in cui andare a presentare i manga più apprezzati dalle recensioni della nostra utenza. Per ovvi motivi, la maggior parte dei titoli qui presentati sarà una selezione di quanto pubblicato ufficialmente dagli editori italiani, con ben poco spazio per gli inediti.
In questo secondo appuntamento si andranno a prendere in esami gli shoujo anni 1990-1999: dopo una classifica dei primi 30 posti si darà spazio ad una serie di recensioni utente su alcuni dei titoli della classifica meno noti al grande pubblico – oltre, ovviamente, al podio.
Buona lettura!
P.S. Specifichiamo per chi ancora non lo sapesse che shounen, shoujo, seinen, josei sono categorie create per le riviste contenitore e poi di riflesso applicate anche ai manga ivi contenuti; come confermato anche da tutti gli studiosi, professori ed esperti sull'argomento, quindi, la rivista di pubblicazione originale sarà l'unico ed il solo parametro con cui catalogare i manga. Per cui, lamentele come “questo manga è troppo maturo per essere uno shounen” o simili sono da ritenersi irrilevanti e verranno pertanto ignorate.
>>Tutti gli shoujo manga degli anni '00<<
In questo secondo appuntamento si andranno a prendere in esami gli shoujo anni 1990-1999: dopo una classifica dei primi 30 posti si darà spazio ad una serie di recensioni utente su alcuni dei titoli della classifica meno noti al grande pubblico – oltre, ovviamente, al podio.
Buona lettura!
P.S. Specifichiamo per chi ancora non lo sapesse che shounen, shoujo, seinen, josei sono categorie create per le riviste contenitore e poi di riflesso applicate anche ai manga ivi contenuti; come confermato anche da tutti gli studiosi, professori ed esperti sull'argomento, quindi, la rivista di pubblicazione originale sarà l'unico ed il solo parametro con cui catalogare i manga. Per cui, lamentele come “questo manga è troppo maturo per essere uno shounen” o simili sono da ritenersi irrilevanti e verranno pertanto ignorate.
1 | Il giocattolo dei bambini - Rossana | 9,318 |
2 | Fruits Basket | 9,071 |
3 | Anatolia Story | 8,875 |
4 | Mars | 8,794 |
5 | Tokyo Babylon | 8,714 |
6 | Ultimi raggi di luna | 8,667 |
7 | X | 8,655 |
8 | Hime-chan no Ribbon | 8,526 |
8 | Cortili del cuore | 8,526 |
10 | Itazura na Kiss | 8,333 |
11 | Marmalade Boy | 8,313 |
11 | Il giocattolo dei bambini - Rossana - La villa dell'acqua | 8,313 |
13 | Jeanne, la ladra del vento divino | 8,231 |
14 | Clover (CLAMP) | 8,200 |
14 | Miho Obana Trilogy | 8,200 |
16 | Peach Girl | 8,133 |
17 | Ufo Baby | 8,071 |
18 | Ayashi no Ceres | 8,059 |
19 | KareKano - Le situazioni di Lui e Lei | 8,038 |
20 | Card Captor Sakura | 8,032 |
21 | Angel Sanctuary | 8,029 |
22 | Alichino | 8,000 |
22 | Cuore di menta | 8,000 |
24 | Magic Knight Rayearth | 7,923 |
25 | Fushigi Yugi | 7,917 |
26 | Pretty Guardian Sailor Moon | 7,914 |
27 | Anna dai capelli rossi | 7,909 |
28 | Suzue Miuchi Best Works | 7,900 |
29 | RG Veda | 7,875 |
30 | Basara | 7,833 |
Sana e Hayama si incontrano da bambini, quando entrambi frequentano la stessa classe all'ultimo anno delle scuole elementari.
Lei è una idol emergente, una forza della natura sempre allegra ed esuberante. Lui, di rimando, è un teppista ombroso e solitario, leader della componente maschile della sua classe, che non fa altro che disturbare le lezioni e dar fastidio agli insegnanti in maniera anche piuttosto pesante.
Quella fra questi due bambini è, fra le storie d'amore dei fumetti giapponesi, una delle più popolari nel nostro paese. Una storia che parte in maniera turbolenta e che mette immediatamente in luce i punti di forza di "Il giocattolo dei bambini" ("Kodomo no omocha", "Kodocha o, ancora, "Rossana", che dir si voglia), ossia l'azzeccata alchimia che mescola un umorismo folle e tematiche di una certa profondità.
In un primo momento, dunque, "Il giocattolo dei bambini" fa ridere a crepapelle, presentando una protagonista femminile sempre in movimento, che riesce a tener testa a tutti i teppistelli della sua classe, avvalendosi di "armi non convenzionali" come l'allegria e la follia, e che non manca di strappare più di una risata al lettore.
Ben presto, si andranno ad approfondire le ragioni dei comportamenti dei due protagonisti, scoprendo che, in realtà, l'allegria di Sana nasconde dei segreti celati nel passato della bimba e che vi sono delle valide ragioni dietro alla violenza e alla solitudine di Hayama.
Emerge, dunque, il significato intrinseco del manga, che intende parlare di un mondo in cui i bambini provano sofferenze che non vengono comprese dagli adulti e dove gli adulti sono tali soltanto in apparenza, ma spesso non riescono ad essere il punto di riferimento che i bambini vedono e vorrebbero trovare in loro.
Certo, "Il giocattolo dei bambini" è un manga, e dunque esagera spesso e volentieri in ciò che racconta, ossia una storia verosimile ma con una vena di follia che la allontana dall'essere completamente realistica ("realismo per un pelo", la chiama l'autrice). Un'opera che, ogni tanto, eccede in trovate da soap opera, ma che, tutto sommato, riesce a raccontare di tematiche riscontrabili anche nella vita reale, come il divorzio, la morte di un genitore, l'adozione, i rapporti familiari, l'amore adolescenziale, il mondo dello star system, i senzatetto, l'abbandono dei neonati, il bullismo scolastico, il rapporto fra il mondo dei bambini e quello degli adulti.
Miho Obana sceglie un registro ora comico ora drammatico per parlare al lettore di temi da non sottovalutare, riuscendo alternativamente a farlo ridere e ad emozionarlo (perché no, fino alle lacrime, in certi punti). Merito anche di un cast ampio e variegato, ricco di personaggi di contorno macchiettistici e sempre pronti ad una gag, un tormentone o una battuta divertente, e di una coppia di protagonisti a cui è molto facile affezionarsi.
I primi volumi, quelli ambientati alle elementari, sono un vero e proprio gioiellino. Si ride di gusto per tante belle trovate e risulta emozionante e toccante vedere l'evoluzione del rapporto fra Sana e Hayama, che da nemici giurati cominciano a diventare amici, in maniera strana, invadente ed anticonvenzionale, facendosi forza l'un l'altro mentre entrambi cercano di capire il mondo degli adulti e sanare le ferite che questi gli hanno inconsapevolmente inferto, mentre i loro piccoli cuori cominciano loro malgrado a battere, ma ancora non sono riusciti a capire perché.
La consapevolezza arriverà insieme all'adolescenza, nei successivi volumi che portano i personaggi al primo anno delle scuole medie e spostano maggiormente il focus della narrazione sui sentimenti d'amore che si sono sviluppati nei loro cuori. Se, però, l'affascinante giovane attore Naozumi (personaggio di contorno fra i più simpatici creati dalla matita dell'autrice), ha ben chiari i suoi sentimenti per l'allegra idol già da parecchio tempo, e la vivace Fuka, che fa il suo debutto nella scuola media frequentata dei personaggi, sembra già esperta di questioni di cuore, per Sana e Hayama sarà ben più difficile dare un nome preciso a ciò che provano l'uno per l'altra.
Una piccola molla che, purtroppo, comincia a incepparsi nel grande meccanismo di "Kodocha", generando una serie di difetti che mineranno la bellezza della seconda metà del manga e, soprattutto, della parte finale.
Ci era tanto piaciuta la delicata trattazione del rapporto fra Sana e Hayama bambini, che partiva dalla rivalità per scivolare in una bellissima amicizia e mostrare i primi, timidi, germogli di un bellissimo amore. Eppure, una volta cresciuti, Sana e Hayama si dimostrano essere sin troppo tonti, ciechi, incapaci per un motivo o per un altro di comprendere e di esprimere il loro reciproco amore e perciò dando adito a numerosi equivoci e fraintendimenti che si ripercuotono sulla trama.
In un primo momento si rivela interessante, l'idea di separare i due protagonisti per fargli vivere esperienze differenti e far sì che diano una volta per tutte un definito nome di cinque lettere al sentimento che si muove dentro di loro. Le vicende del film girato di Sana (la cui storia sarà raccontata dall'autrice in un volume speciale del manga) e del come Hayama reagisca all'assenza di colei che è per lui la persona più importante a mondo sono molto interessanti e ben narrate, ma, quando entrambi si ricongiungono, si scopre che non sono, purtroppo, affatto cresciuti e hanno ancora una grossa confusione dentro di sé.
Non hanno, però, il tempo di approfondire questo loro sentimento in maniera definita, perché l'autrice gioca ancora con Hayama, facendo sì che il ragazzino faccia i conti col suo violento passato, chiudendo un ideale cerchio che mostra come egli sia cresciuto, nel corso dei volumi, affrancandosi dal suo passato pur accettandolo come parte di sé. Una svolta molto interessante, per quanto ecceda un po' troppo nel melodrammatico, e che poteva essere, con i dovuti aggiustamenti, uno splendido finale per l'opera.
Purtroppo, la storia di "Kodocha", a quel punto, prosegue ancora per altri due volumetti, che rappresentano il punto più basso dell'opera. Sana e Hayama non sanno come gestire la loro situazione sentimentale (cosa in realtà piuttosto normale per due ragazzini così giovani), risultando un po' ridicoli e terribilmente forzati, e l'autrice sceglie, per risolvere il loro problema, una via drastica, totalmente inaspettata, che porta "Il giocattolo dei bambini" a perdere per circa due pesantissimi, insopportabili volumi tutta la sua allegria, tutta la sua freschezza, per cadere di rimando nel drammatico e nel depresso e arrivare ad un finale che lascia un po' di amaro in bocca.
L'alchimia si è spezzata, perché l'elemento drammatico ha prevalso del tutto su quello comico, e anche se la tematica del rapporto fra bambini e adulti continua ad essere espressa in maniera sensata, il lettore stenta a riconoscere i personaggi e non prova interesse per queste loro nuove, tristissime vicende.
"Il giocattolo dei bambini" è uno dei pilastri dello shojo manga degli anni '90, e tutto sommato è un fumetto di una certa profondità, che riesce a far provare diverse emozioni a chi lo legge e lo porta a riflettere su molti temi piuttosto attuali o profondi. Lo stile della Obana, un po' una Wataru Yoshizumi più cupa, è molto bello visivamente, ma il manga è ricchissimo di testi, anche scritti in piccolo, e di riferimenti alla pop culture giapponese che rendono la lettura un po' difficile.
E' un'opera indubbiamente molto bella, che non fatica a entrare nel cuore dei suoi lettori, ma che purtroppo viene minata da un allungamento delle vicende che ne hanno cambiato in peggio il registro e sicuramente una conclusione differente avrebbe giovato. Degno della sua fama, non fatica a incantare le giovani lettrici a cui si rivolge con una delle più originali storie d'amore della narrativa shojo, ma, purtroppo, pur riuscendo comunque ad avere i suoi pregi, inciampa lungo il cammino e si rialza, arrivando al traguardo, in maniera un po' traballante. Il ricordo di quei due, meravigliosi, bambini che litigano mentre cercano di capire se stessi e il mondo in cui vivono, però, rimane, e sarà un ricordo bellissimo.
Lei è una idol emergente, una forza della natura sempre allegra ed esuberante. Lui, di rimando, è un teppista ombroso e solitario, leader della componente maschile della sua classe, che non fa altro che disturbare le lezioni e dar fastidio agli insegnanti in maniera anche piuttosto pesante.
Quella fra questi due bambini è, fra le storie d'amore dei fumetti giapponesi, una delle più popolari nel nostro paese. Una storia che parte in maniera turbolenta e che mette immediatamente in luce i punti di forza di "Il giocattolo dei bambini" ("Kodomo no omocha", "Kodocha o, ancora, "Rossana", che dir si voglia), ossia l'azzeccata alchimia che mescola un umorismo folle e tematiche di una certa profondità.
In un primo momento, dunque, "Il giocattolo dei bambini" fa ridere a crepapelle, presentando una protagonista femminile sempre in movimento, che riesce a tener testa a tutti i teppistelli della sua classe, avvalendosi di "armi non convenzionali" come l'allegria e la follia, e che non manca di strappare più di una risata al lettore.
Ben presto, si andranno ad approfondire le ragioni dei comportamenti dei due protagonisti, scoprendo che, in realtà, l'allegria di Sana nasconde dei segreti celati nel passato della bimba e che vi sono delle valide ragioni dietro alla violenza e alla solitudine di Hayama.
Emerge, dunque, il significato intrinseco del manga, che intende parlare di un mondo in cui i bambini provano sofferenze che non vengono comprese dagli adulti e dove gli adulti sono tali soltanto in apparenza, ma spesso non riescono ad essere il punto di riferimento che i bambini vedono e vorrebbero trovare in loro.
Certo, "Il giocattolo dei bambini" è un manga, e dunque esagera spesso e volentieri in ciò che racconta, ossia una storia verosimile ma con una vena di follia che la allontana dall'essere completamente realistica ("realismo per un pelo", la chiama l'autrice). Un'opera che, ogni tanto, eccede in trovate da soap opera, ma che, tutto sommato, riesce a raccontare di tematiche riscontrabili anche nella vita reale, come il divorzio, la morte di un genitore, l'adozione, i rapporti familiari, l'amore adolescenziale, il mondo dello star system, i senzatetto, l'abbandono dei neonati, il bullismo scolastico, il rapporto fra il mondo dei bambini e quello degli adulti.
Miho Obana sceglie un registro ora comico ora drammatico per parlare al lettore di temi da non sottovalutare, riuscendo alternativamente a farlo ridere e ad emozionarlo (perché no, fino alle lacrime, in certi punti). Merito anche di un cast ampio e variegato, ricco di personaggi di contorno macchiettistici e sempre pronti ad una gag, un tormentone o una battuta divertente, e di una coppia di protagonisti a cui è molto facile affezionarsi.
I primi volumi, quelli ambientati alle elementari, sono un vero e proprio gioiellino. Si ride di gusto per tante belle trovate e risulta emozionante e toccante vedere l'evoluzione del rapporto fra Sana e Hayama, che da nemici giurati cominciano a diventare amici, in maniera strana, invadente ed anticonvenzionale, facendosi forza l'un l'altro mentre entrambi cercano di capire il mondo degli adulti e sanare le ferite che questi gli hanno inconsapevolmente inferto, mentre i loro piccoli cuori cominciano loro malgrado a battere, ma ancora non sono riusciti a capire perché.
La consapevolezza arriverà insieme all'adolescenza, nei successivi volumi che portano i personaggi al primo anno delle scuole medie e spostano maggiormente il focus della narrazione sui sentimenti d'amore che si sono sviluppati nei loro cuori. Se, però, l'affascinante giovane attore Naozumi (personaggio di contorno fra i più simpatici creati dalla matita dell'autrice), ha ben chiari i suoi sentimenti per l'allegra idol già da parecchio tempo, e la vivace Fuka, che fa il suo debutto nella scuola media frequentata dei personaggi, sembra già esperta di questioni di cuore, per Sana e Hayama sarà ben più difficile dare un nome preciso a ciò che provano l'uno per l'altra.
Una piccola molla che, purtroppo, comincia a incepparsi nel grande meccanismo di "Kodocha", generando una serie di difetti che mineranno la bellezza della seconda metà del manga e, soprattutto, della parte finale.
Ci era tanto piaciuta la delicata trattazione del rapporto fra Sana e Hayama bambini, che partiva dalla rivalità per scivolare in una bellissima amicizia e mostrare i primi, timidi, germogli di un bellissimo amore. Eppure, una volta cresciuti, Sana e Hayama si dimostrano essere sin troppo tonti, ciechi, incapaci per un motivo o per un altro di comprendere e di esprimere il loro reciproco amore e perciò dando adito a numerosi equivoci e fraintendimenti che si ripercuotono sulla trama.
In un primo momento si rivela interessante, l'idea di separare i due protagonisti per fargli vivere esperienze differenti e far sì che diano una volta per tutte un definito nome di cinque lettere al sentimento che si muove dentro di loro. Le vicende del film girato di Sana (la cui storia sarà raccontata dall'autrice in un volume speciale del manga) e del come Hayama reagisca all'assenza di colei che è per lui la persona più importante a mondo sono molto interessanti e ben narrate, ma, quando entrambi si ricongiungono, si scopre che non sono, purtroppo, affatto cresciuti e hanno ancora una grossa confusione dentro di sé.
Non hanno, però, il tempo di approfondire questo loro sentimento in maniera definita, perché l'autrice gioca ancora con Hayama, facendo sì che il ragazzino faccia i conti col suo violento passato, chiudendo un ideale cerchio che mostra come egli sia cresciuto, nel corso dei volumi, affrancandosi dal suo passato pur accettandolo come parte di sé. Una svolta molto interessante, per quanto ecceda un po' troppo nel melodrammatico, e che poteva essere, con i dovuti aggiustamenti, uno splendido finale per l'opera.
Purtroppo, la storia di "Kodocha", a quel punto, prosegue ancora per altri due volumetti, che rappresentano il punto più basso dell'opera. Sana e Hayama non sanno come gestire la loro situazione sentimentale (cosa in realtà piuttosto normale per due ragazzini così giovani), risultando un po' ridicoli e terribilmente forzati, e l'autrice sceglie, per risolvere il loro problema, una via drastica, totalmente inaspettata, che porta "Il giocattolo dei bambini" a perdere per circa due pesantissimi, insopportabili volumi tutta la sua allegria, tutta la sua freschezza, per cadere di rimando nel drammatico e nel depresso e arrivare ad un finale che lascia un po' di amaro in bocca.
L'alchimia si è spezzata, perché l'elemento drammatico ha prevalso del tutto su quello comico, e anche se la tematica del rapporto fra bambini e adulti continua ad essere espressa in maniera sensata, il lettore stenta a riconoscere i personaggi e non prova interesse per queste loro nuove, tristissime vicende.
"Il giocattolo dei bambini" è uno dei pilastri dello shojo manga degli anni '90, e tutto sommato è un fumetto di una certa profondità, che riesce a far provare diverse emozioni a chi lo legge e lo porta a riflettere su molti temi piuttosto attuali o profondi. Lo stile della Obana, un po' una Wataru Yoshizumi più cupa, è molto bello visivamente, ma il manga è ricchissimo di testi, anche scritti in piccolo, e di riferimenti alla pop culture giapponese che rendono la lettura un po' difficile.
E' un'opera indubbiamente molto bella, che non fatica a entrare nel cuore dei suoi lettori, ma che purtroppo viene minata da un allungamento delle vicende che ne hanno cambiato in peggio il registro e sicuramente una conclusione differente avrebbe giovato. Degno della sua fama, non fatica a incantare le giovani lettrici a cui si rivolge con una delle più originali storie d'amore della narrativa shojo, ma, purtroppo, pur riuscendo comunque ad avere i suoi pregi, inciampa lungo il cammino e si rialza, arrivando al traguardo, in maniera un po' traballante. Il ricordo di quei due, meravigliosi, bambini che litigano mentre cercano di capire se stessi e il mondo in cui vivono, però, rimane, e sarà un ricordo bellissimo.
Fruits Basket
8.0/10
Fruits Basket è un'opera estremamente dolce, dal tratto delicato e tenero, ma che sa trattare fra le righe una sceneggiatura cupa, tremendamente crudele e spietata, in grado di struggere il cuore e le emozioni del lettore, di commuoverlo, emozionarlo e incantarlo con i suoi personaggi carismatici, profondi divertenti e (ammettiamolo: anche parecchio complessati) estremamente umani. La storia che tratta con maestria emozioni, sentimenti e problemi quotidiani piuttosto reali e fruibili all'immedesimazione da parte del lettore dell'opera, parte tuttavia da un incipit fantastico quale un'antica leggenda basata sullo Zodiaco Cinese, in cui i membri della Famiglia Soma sembrano da generazioni affetti, trasformandosi in animali appartenenti al reciproco segno una volta che subiscono un brusco contatto con persone dell'altro sesso. Honda è una ragazza recentemente rimasta orfana che finisce per andare a vivere a Casa Soma, finendo al centro di un complicato triangolo amoroso con il <i>Gatto</i> e il <i>Topo</i> della Famiglia, e andando ad ostacolare i sentimenti delle altre ragazze della Famiglia che vogliono per l'appunto far scoccare la scintilla con eventuali cugini al fine di sfogare il proprio Amore, consci del fatto che la maledizione non sembra risentire su persone di sesso opposto ma della stessa Famiglia. Tuttavia, la stessa Honda potrebbe essere il segreto per sciogliere la maledizione della Famiglia...
Una storia decisamente brillante, innovativa e tenera, che sa regalare diverse sensazioni positive quali risate e batticuore, così come farti stringere un nodo alla gola per i momenti crudeli a cui i personaggi sono sottoposti con l'agognato presente, i tristi flashback sull'infanzia e la prospettiva di un drammatico futuro.
L'evoluzione della trama è piuttosto lenta ma sembra collocare tutti i pezzi del puzzle al posto giusto come se Natsuki Takaya, abile autrice della medesima avesse sin da subito capito dove la storia potesse andare a parare. Una serie che consiglio spassionatamente a tutti i fan degli Shojo e agli amanti delle belle sceneggiature, ma visti i toni dell'opera piuttosto seriosi, drammatici e cupi - conditi tuttavia da splendide scene divertenti ed esilaranti dedite a spezzarne la tensione - ne privilegerei la lettura solo ad un pubblico più maturo e grandicello.
Una storia decisamente brillante, innovativa e tenera, che sa regalare diverse sensazioni positive quali risate e batticuore, così come farti stringere un nodo alla gola per i momenti crudeli a cui i personaggi sono sottoposti con l'agognato presente, i tristi flashback sull'infanzia e la prospettiva di un drammatico futuro.
L'evoluzione della trama è piuttosto lenta ma sembra collocare tutti i pezzi del puzzle al posto giusto come se Natsuki Takaya, abile autrice della medesima avesse sin da subito capito dove la storia potesse andare a parare. Una serie che consiglio spassionatamente a tutti i fan degli Shojo e agli amanti delle belle sceneggiature, ma visti i toni dell'opera piuttosto seriosi, drammatici e cupi - conditi tuttavia da splendide scene divertenti ed esilaranti dedite a spezzarne la tensione - ne privilegerei la lettura solo ad un pubblico più maturo e grandicello.
Anatolia Story
10.0/10
marcella Oddo
-
Manga dal tracciato storico come pochi. Superlativo nel suo intreccio complesso tra guerre, suspance, intrighi di corte, amore e sesso non troppo esplicito ma visivamente adatto ad un pubblico non propriamente adolescenziale, i tradimenti non sono contemplati nella sfera affettiva ed amicale che anzi mostrano una solida sfera di fiducia ed onore palpabilissimi in ciascun personaggio positivo. Quel tocco di magia, tra l'altro( vedi la regina-vedova Nakia signora delle acque e kail Mùrsili imperatore e signore dei venti..), contribuisce ad accattivare l'interesse del lettore e completa il manga con una visione dello stesso a 360°. Non c'è stallo in nessun numero, non c'è ripetitività e noia. La co_protagonista yuri, a causa del sortilegio della malefica Nakia, viene letteralmente risucchiata in un vortice dai giorni nostri sino al IV sec. a.C.. Da fanciulla terrorizzata ( e vorrei ben dire!) grazie alla costante presenza di Kail e di un ben predisposto ( all'inizio forse non tanto) manipolo di fedelissimi, si trasfoma, o meglio cresce, divenendo una donna di grande coraggio, astuzia, abile stratega militare e appassionata compagna di kail, sebbene malinconica nei suoi ricordi familiari. Quando la fedeltà ad un principio, la fiducia nelle proprie capacità e la stima ed il rispetto per il prossimo possono essere insegnate da una mente intelligente e sensibile come la shinohara, attraverso i tratti delicati della sua matita, allora dovremmo leggere più spesso i suoi capolavori magari provando a ringraziare l'autrice per questa lezione di stile.
Mars
10.0/10
Lo devo ammettere: io amo poco le storie lacrimevoli di adolescenti, non solo nei manga. Partendo da "Marmalade Boy" e passando anche da "Dawson's Creek", per me vedere sedicenni alle prese con i loro travagli mentali amorosi è qualcosa di veramente noioso. Alla fine ci si ritrova sempre a cicciare e a ricicciare nel solito minestrone di melodrammi/sguardi languidi/incomprensioni/colpi di scena telefonatissimi. Per questo, nella mia personale "biblioteca di manga" lo spazio riservato agli shojo scolastici è praticamente inesistente.
E poi c'è "Mars", un manga che ha proprio un posto di riguardo nella mia libreria, perché personalmente lo trovo un'opera bellissima che ha avuto lo straordinario merito di fare conoscere a me e all'Italia quel geniaccio di Fuyumi Soryo.
Il dubbio sorge spontaneo però: cos'è che rende "Mars" migliore di "Nana" o "Curiosando nei Cortili del Cuore"?
Alla fine gli elementi preconfezionati per fare di "Mars" il solito polpettone con contorno di lacrime & tragedie ci sono tutti. Abbiamo infatti nel menù:
-Una scuola e degli adolescenti inquieti
-Un bello e ribelle (Rei)
-Una sfigata (Kira)
-Un tragico passato (Rei e Kira)
Eppure "Mars" è non una spanna sopra, ma letteralmente su un altro pianeta rispetto agli altri shojo manga della sua generazione, quasi tutti tragicamente appiattiti sui medesimi intrecci e tematiche.
Il fatto è che secondo me Fuyumi Soryo rispetto alle sue sicuramente più ricche colleghe ha un dono che loro non hanno: sa scrivere. Non sapremo mai se veramente lei fa la mangaka solo per soldi, tuttavia la prima cosa che si evince da questo fumetto è che chi lo ha scritto ha preso tutti gli elementi narrativi dello shojo manga, li ha destrutturati e ha dato loro nuova linfa. E' vero, è sempre la stessa storia (pure un po' illusoria) del bellone scapestrato della classe che si innamora della ragazza timidella e senza speranze i cui rispettivi trascorsi andranno a incidere sul loro rapporto, però tutto è scritto e disegnato in maniera così veritiera ed efficace che da lettrice non ho mai avuto la sensazione di leggere un riciclato feuilleton che affastella tragedie e rivelazioni per tenere sveglio uno spettatore poco smaliziato. Ho subito sentito provenire il dramma da queste pagine, la passione, il dolore e la gioia e tutto questo grazie ad una sceneggiatura cruda, serrata e unica nel suo genere, a dialoghi plausibili e taglienti, a una regia delle vignette sapientemente orchestrata e calibrata. Non aspettatevi però i lirismi di una Ryoko Ikeda o le atmosfere rarefatte di "Bokura Ga Ita". Qui ci troviamo di fronte ad un disegno totalmente privo dei barocchismi tipici degli shojo, oltre che ad un intreccio e ad una caratterizzazione dei personaggi scevri da qualsiasi retorica idealizzante o estetizzante. Fuyumi Soryo, come si può notare in praticamente tutte le sue opere, adora rendere i suoi personaggi controversi, perennemente in bilico tra le luci delle loro migliori intenzioni e le ombre delle loro pulsioni più incontrollabili. E' proprio tramite questo equilibrio precario che nella storia viene giocata così bene la carta del "tragico passato" dei due protagonisti, i quali si trovano a fronteggiare un presente che non riesce mai ad avere i crismi della normalità perché ininterrottamente funestato da un passato che li ha devastati nel profondo. E' da questa consapevolezza reciproca che s'innesca il legame profondo tra Rei e Kira ed è grazie a questa scrittura che una storia d'amore del genere diventa finalmente materia viva, pulsante, deflagrando così in tutta la sua drammaticità perché è la giusta redenzione dopo un travaglio e un rovello interiori tanto ben descritti che anche il lettore ha potuto avvertirli in prima persona.
Un manga imprescindibile insomma: da avere, punto e basta.
E poi c'è "Mars", un manga che ha proprio un posto di riguardo nella mia libreria, perché personalmente lo trovo un'opera bellissima che ha avuto lo straordinario merito di fare conoscere a me e all'Italia quel geniaccio di Fuyumi Soryo.
Il dubbio sorge spontaneo però: cos'è che rende "Mars" migliore di "Nana" o "Curiosando nei Cortili del Cuore"?
Alla fine gli elementi preconfezionati per fare di "Mars" il solito polpettone con contorno di lacrime & tragedie ci sono tutti. Abbiamo infatti nel menù:
-Una scuola e degli adolescenti inquieti
-Un bello e ribelle (Rei)
-Una sfigata (Kira)
-Un tragico passato (Rei e Kira)
Eppure "Mars" è non una spanna sopra, ma letteralmente su un altro pianeta rispetto agli altri shojo manga della sua generazione, quasi tutti tragicamente appiattiti sui medesimi intrecci e tematiche.
Il fatto è che secondo me Fuyumi Soryo rispetto alle sue sicuramente più ricche colleghe ha un dono che loro non hanno: sa scrivere. Non sapremo mai se veramente lei fa la mangaka solo per soldi, tuttavia la prima cosa che si evince da questo fumetto è che chi lo ha scritto ha preso tutti gli elementi narrativi dello shojo manga, li ha destrutturati e ha dato loro nuova linfa. E' vero, è sempre la stessa storia (pure un po' illusoria) del bellone scapestrato della classe che si innamora della ragazza timidella e senza speranze i cui rispettivi trascorsi andranno a incidere sul loro rapporto, però tutto è scritto e disegnato in maniera così veritiera ed efficace che da lettrice non ho mai avuto la sensazione di leggere un riciclato feuilleton che affastella tragedie e rivelazioni per tenere sveglio uno spettatore poco smaliziato. Ho subito sentito provenire il dramma da queste pagine, la passione, il dolore e la gioia e tutto questo grazie ad una sceneggiatura cruda, serrata e unica nel suo genere, a dialoghi plausibili e taglienti, a una regia delle vignette sapientemente orchestrata e calibrata. Non aspettatevi però i lirismi di una Ryoko Ikeda o le atmosfere rarefatte di "Bokura Ga Ita". Qui ci troviamo di fronte ad un disegno totalmente privo dei barocchismi tipici degli shojo, oltre che ad un intreccio e ad una caratterizzazione dei personaggi scevri da qualsiasi retorica idealizzante o estetizzante. Fuyumi Soryo, come si può notare in praticamente tutte le sue opere, adora rendere i suoi personaggi controversi, perennemente in bilico tra le luci delle loro migliori intenzioni e le ombre delle loro pulsioni più incontrollabili. E' proprio tramite questo equilibrio precario che nella storia viene giocata così bene la carta del "tragico passato" dei due protagonisti, i quali si trovano a fronteggiare un presente che non riesce mai ad avere i crismi della normalità perché ininterrottamente funestato da un passato che li ha devastati nel profondo. E' da questa consapevolezza reciproca che s'innesca il legame profondo tra Rei e Kira ed è grazie a questa scrittura che una storia d'amore del genere diventa finalmente materia viva, pulsante, deflagrando così in tutta la sua drammaticità perché è la giusta redenzione dopo un travaglio e un rovello interiori tanto ben descritti che anche il lettore ha potuto avvertirli in prima persona.
Un manga imprescindibile insomma: da avere, punto e basta.
Questo bellissimo manga di Arina Tanemura, conosciuta ai più per la sua opera "The Gentlmen's Alliance Cross", è una perfetta storia di magia e sentimenti.
La storia è ben sviluppata, accompagnata da bei disegni puliti, dettagliati e curati. La trama è originale, grazie a trovate narrative che evitano la banalizzazione dell'elemento magico, così usuale nei manga e negli anime odierni. Basti pensare che la protagonista, la dolce Maron, è in realtà la reincarnazione di Giovanna d'Arco. Questo crea un insolito background narrativo che comporta una serie di rimandi al passato davvero imperdibili e determinanti a donare quell'alone di mistero che imperversa e rende ancora più speciale tutta la storia.
L'autrice, in una dolcissima postfazione, afferma che la cosa che le sta più a cuore nel suo mestiere è lasciare qualcosa ai lettori, suscitare emozioni e far si che le sue storie siano da input a un nuovo modo di vedere le cose. In questo manga tutto ciò è possibile. Trattare tematiche sacre e profane è un po' un arma a doppio taglio ma la mangaka è riuscita in pieno, a mio parere, a donarci il suo particolarissimo punto di vista del mondo divino, della creazione dell'uomo ecc. Questo perché il tutto è trattato con una sensibilità estrema, che aiuta sicuramente a farci pensare più che a dare una vera e propria lezione da accettare e basta.
La presenza dell'elemento magico è accompagnato da conflitti emotivi dei più vari, ed è proprio a questo proposito che i personaggi sono ben delineati caratterialmente. Ognuno di loro ha un vissuto alle spalle complicato e misterioso, fitto di segreti e sogni nascosti. Ed è proprio questa voglia di scoprire cosa si cela dietro quelle che sono ad esempio delle facciate, oppure cosa si cela dietro i misteri che provengono da mondi lontani e che accompagnano e sconvolgono le vite dei personaggi, che si mantiene alta l'attenzione del lettore, nonostante tante spiegazioni alquanto contorte, dovute all'originale chiave interpretativa dell'autrice.
Inizialmente avevo molti pregiudizi su questo manga. Un po' forse pensando in una somiglianza, o peggio in una "scopiazzata" di quello che è il manifesto del manga/anime majo shojo degli anni '90, Sailor Moon. Beh mi sbagliavo! Quest'opera richiama quelle atmosfere indimenticabili, una nostalgica come me della mitica "guerriera che veste alla marinara" non può che esserne felice, ma senza mai cadere nel cliché. È un'opera brillante e originale. Sicuramente non vi deluderà!
La storia è ben sviluppata, accompagnata da bei disegni puliti, dettagliati e curati. La trama è originale, grazie a trovate narrative che evitano la banalizzazione dell'elemento magico, così usuale nei manga e negli anime odierni. Basti pensare che la protagonista, la dolce Maron, è in realtà la reincarnazione di Giovanna d'Arco. Questo crea un insolito background narrativo che comporta una serie di rimandi al passato davvero imperdibili e determinanti a donare quell'alone di mistero che imperversa e rende ancora più speciale tutta la storia.
L'autrice, in una dolcissima postfazione, afferma che la cosa che le sta più a cuore nel suo mestiere è lasciare qualcosa ai lettori, suscitare emozioni e far si che le sue storie siano da input a un nuovo modo di vedere le cose. In questo manga tutto ciò è possibile. Trattare tematiche sacre e profane è un po' un arma a doppio taglio ma la mangaka è riuscita in pieno, a mio parere, a donarci il suo particolarissimo punto di vista del mondo divino, della creazione dell'uomo ecc. Questo perché il tutto è trattato con una sensibilità estrema, che aiuta sicuramente a farci pensare più che a dare una vera e propria lezione da accettare e basta.
La presenza dell'elemento magico è accompagnato da conflitti emotivi dei più vari, ed è proprio a questo proposito che i personaggi sono ben delineati caratterialmente. Ognuno di loro ha un vissuto alle spalle complicato e misterioso, fitto di segreti e sogni nascosti. Ed è proprio questa voglia di scoprire cosa si cela dietro quelle che sono ad esempio delle facciate, oppure cosa si cela dietro i misteri che provengono da mondi lontani e che accompagnano e sconvolgono le vite dei personaggi, che si mantiene alta l'attenzione del lettore, nonostante tante spiegazioni alquanto contorte, dovute all'originale chiave interpretativa dell'autrice.
Inizialmente avevo molti pregiudizi su questo manga. Un po' forse pensando in una somiglianza, o peggio in una "scopiazzata" di quello che è il manifesto del manga/anime majo shojo degli anni '90, Sailor Moon. Beh mi sbagliavo! Quest'opera richiama quelle atmosfere indimenticabili, una nostalgica come me della mitica "guerriera che veste alla marinara" non può che esserne felice, ma senza mai cadere nel cliché. È un'opera brillante e originale. Sicuramente non vi deluderà!
Miho Obana Trilogy
8.0/10
<B>Dynit</B> fino ad oggi ha pubblicato un po' tutte le principali opere di <I>Miho Obana</I>, autrice nota al pubblico italiano grazie a <I><A href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Rossana">Kodomo no Omocha</A></I> (<I>Rossana - Il giocattolo dei Bambini</I>), titolo che tra l’altro primeggia da qualche anno nella <A href="http://www.animeclick.it/MangaSlide.php?tipo=topten">classifica manga</A> di AnimeClick.it.
<B>Miho Obana Trilogy</B> altro non è che una raccolta di storie brevi della mangaka, disegnate e pubblicate nel corso di molti anni e riproposte in questa inusuale collezione.
La prima cosa che si nota, vedendo i volumetti, è che <B>Dynit</B> ha optato per un'edizione estremamente raffinata, con copertine semplici ed eleganti e un formato ridotto rispetto al normale, di soli 10,5 cm x 15,2 cm. Prendendoli in mano si apprezza l'elasticità della rilegatura e nel complesso il volumetto fa un ottimo effetto, anche grazie al suo spessore, ogni volume conta infatti quasi 300 pagine. Sfortunatamente l'impressione durante la lettura non è altrettanto positiva: i disegni soffrono un po' del formato ridotto, mentre la carta e la stampa si attesta su livelli solo discreti. Dynit ha evidentemente cercato di riprodurre la versione deluxe giapponese e il risultato è la sua perfetta trasposizione italiana, trasposizione che si è portata dietro anche i difetti dell'originale.
I tutto è venduto ad un prezzo che pare adeguato: <B>7,50 Euro</B>.
Questa collezione si dimostra atipica anche per i suoi contenuti, che variano sia nella forma che nel soggetto, da volumetto a volumetto.
Il primo presenta i primi lavori dell'autrice, che pur dimostrandosi acerbi sia nel tratto che nel soggetto, lasciano intravedere i punti di forza dell'Obana, capace di offrire <B>storie romantiche</B> ma <B>non scontate</B>, in grado di far pensare, oltre che ad intrattenere il lettore. I protagonisti sono, nonostante le poche pagine, sono ben introdotti e offrono atteggiamenti non lineari, in grado di stupire, sia in negativo che in positivo.
I cinque racconti offerti, "Fa così male!", "Al di là della finestra", "Una scena del settimo anno", "Io e la signorina" e "L'illusione delle onde bianche", pur essendo autoconclusivi ed indipendenti, sono in qualche modo collegati fra di loro.
Il secondo volume è invece totalmente dedicato ad un racconto, "Non lasciare questa Mano", ovvero "Konote wo Hanasanai". Una storia intelligente e a tratti drammatica, ovviamente non priva di momenti ironici e romantici.
Protagonista del racconto è Ko, un ragazzo come tanti intrappolato in una vita normale, che cela tuttavia un grande rimpianto, l'aver perso il suo primo amore, Yukako, una ragazza splendida e con un carattere forte, che le permetteva di resistere alle difficoltà che la vita le aveva riservato. Pur avendo una nuova fidanzata non riesce a dimenticarla, come non può scordare il modo cui si lasciarono, senza che potesse dirle addio. La storia, che sembrava ormai, dopo sei anni, solo una piacevole e triste parentesi del suo passato, torna prepotentemente a influenzare la sua vita quando, per uno strano scherzo del destino, Ko riconosce Yukako per strada. Non è più tuttavia la ragazza di allora: è più magra, trasandata e con uno sguardo spento, senza contare che la becca a taccheggiare un negozio. Che le sarà successo? Sarà in grado Ko di caricarsi sulle spalle i problemi che l'affliggono?
Konote wo Hanasanai è una bella storia d'amore, dallo stampo classico, ma che scorre con piacere e che riesce in modo efficace ad accarezzare il cuore del lettore.
L'ultimo volume, il terzo, è quello che ho preferito. Alcuni suoi racconti si distaccano dai canoni dello shojo tradizionale, presentando situazioni inedite ed ispirate. Non posso evitare di soffermarmi su Neko no Shima, in Italia "<B>L'Isola dei Gatti</B>", che tra l'altro da il titolo al volume. Questo breve storia introduce elementi magici, accostati a tematiche più profonde come la paura del diverso. La sua lettura induce tenerezza, fa riflettere ed è specchio della produzione dell'Obana.
I restanti racconti, "Un amore così", "Una felicità senza scadenza", "Il bacio rubato alla principessa addormentata
Dal fondo" e "Quarto banco vicino alla finestra", sembrano comunque più profondi e maturi di quelli visti nel primo volume.
Una collezione che offre <B>undici storie diverse</B>, non tutte ugualmente belle, visto che alcune si dimostrano un po’ acerbe e solo abbozzate. Tra esse sono tuttavia presenti diverse gemme che ogni buon appassionato di shoujo dovrebbe leggere. <B>Miho Obana ci presenta dei racconti delicati</B>, disegnati con uno stile meno curato dell’attuale, ma in cui è già presente una delle principali caratteristiche dell'autrice, ovvero l'abilità nel tratteggiare gli sguardi dei personaggi, in grado da soli di colpire il lettore ed emozionarlo, senza che la mangaka abbia bisogno di aggiungere alcuna parola.
Una bella trilogia, in grado di scaldare il cuore di ogni persona che deciderà di avvicinarsi ad essa a cuor aperto.
<B>Miho Obana Trilogy</B> altro non è che una raccolta di storie brevi della mangaka, disegnate e pubblicate nel corso di molti anni e riproposte in questa inusuale collezione.
La prima cosa che si nota, vedendo i volumetti, è che <B>Dynit</B> ha optato per un'edizione estremamente raffinata, con copertine semplici ed eleganti e un formato ridotto rispetto al normale, di soli 10,5 cm x 15,2 cm. Prendendoli in mano si apprezza l'elasticità della rilegatura e nel complesso il volumetto fa un ottimo effetto, anche grazie al suo spessore, ogni volume conta infatti quasi 300 pagine. Sfortunatamente l'impressione durante la lettura non è altrettanto positiva: i disegni soffrono un po' del formato ridotto, mentre la carta e la stampa si attesta su livelli solo discreti. Dynit ha evidentemente cercato di riprodurre la versione deluxe giapponese e il risultato è la sua perfetta trasposizione italiana, trasposizione che si è portata dietro anche i difetti dell'originale.
I tutto è venduto ad un prezzo che pare adeguato: <B>7,50 Euro</B>.
Questa collezione si dimostra atipica anche per i suoi contenuti, che variano sia nella forma che nel soggetto, da volumetto a volumetto.
Il primo presenta i primi lavori dell'autrice, che pur dimostrandosi acerbi sia nel tratto che nel soggetto, lasciano intravedere i punti di forza dell'Obana, capace di offrire <B>storie romantiche</B> ma <B>non scontate</B>, in grado di far pensare, oltre che ad intrattenere il lettore. I protagonisti sono, nonostante le poche pagine, sono ben introdotti e offrono atteggiamenti non lineari, in grado di stupire, sia in negativo che in positivo.
I cinque racconti offerti, "Fa così male!", "Al di là della finestra", "Una scena del settimo anno", "Io e la signorina" e "L'illusione delle onde bianche", pur essendo autoconclusivi ed indipendenti, sono in qualche modo collegati fra di loro.
Il secondo volume è invece totalmente dedicato ad un racconto, "Non lasciare questa Mano", ovvero "Konote wo Hanasanai". Una storia intelligente e a tratti drammatica, ovviamente non priva di momenti ironici e romantici.
Protagonista del racconto è Ko, un ragazzo come tanti intrappolato in una vita normale, che cela tuttavia un grande rimpianto, l'aver perso il suo primo amore, Yukako, una ragazza splendida e con un carattere forte, che le permetteva di resistere alle difficoltà che la vita le aveva riservato. Pur avendo una nuova fidanzata non riesce a dimenticarla, come non può scordare il modo cui si lasciarono, senza che potesse dirle addio. La storia, che sembrava ormai, dopo sei anni, solo una piacevole e triste parentesi del suo passato, torna prepotentemente a influenzare la sua vita quando, per uno strano scherzo del destino, Ko riconosce Yukako per strada. Non è più tuttavia la ragazza di allora: è più magra, trasandata e con uno sguardo spento, senza contare che la becca a taccheggiare un negozio. Che le sarà successo? Sarà in grado Ko di caricarsi sulle spalle i problemi che l'affliggono?
Konote wo Hanasanai è una bella storia d'amore, dallo stampo classico, ma che scorre con piacere e che riesce in modo efficace ad accarezzare il cuore del lettore.
L'ultimo volume, il terzo, è quello che ho preferito. Alcuni suoi racconti si distaccano dai canoni dello shojo tradizionale, presentando situazioni inedite ed ispirate. Non posso evitare di soffermarmi su Neko no Shima, in Italia "<B>L'Isola dei Gatti</B>", che tra l'altro da il titolo al volume. Questo breve storia introduce elementi magici, accostati a tematiche più profonde come la paura del diverso. La sua lettura induce tenerezza, fa riflettere ed è specchio della produzione dell'Obana.
I restanti racconti, "Un amore così", "Una felicità senza scadenza", "Il bacio rubato alla principessa addormentata
Dal fondo" e "Quarto banco vicino alla finestra", sembrano comunque più profondi e maturi di quelli visti nel primo volume.
Una collezione che offre <B>undici storie diverse</B>, non tutte ugualmente belle, visto che alcune si dimostrano un po’ acerbe e solo abbozzate. Tra esse sono tuttavia presenti diverse gemme che ogni buon appassionato di shoujo dovrebbe leggere. <B>Miho Obana ci presenta dei racconti delicati</B>, disegnati con uno stile meno curato dell’attuale, ma in cui è già presente una delle principali caratteristiche dell'autrice, ovvero l'abilità nel tratteggiare gli sguardi dei personaggi, in grado da soli di colpire il lettore ed emozionarlo, senza che la mangaka abbia bisogno di aggiungere alcuna parola.
Una bella trilogia, in grado di scaldare il cuore di ogni persona che deciderà di avvicinarsi ad essa a cuor aperto.
Alichino
10.0/10
lele207
-
Personalmente assegno il 10 solo a quei manga che si svincolano dalle stereotipate trame, quasi fossero un romanzo da leggere, e che sono disegnati con uno stile sublime che rende il manga una vera opera d'arte, quasi fosse un dipinto.
"Alichino" è tutto ciò!
Anche quando vi sono scenette comiche, non si perde la perfezione del tratto. I personaggi e tutte le tavole sono piene di particolari ed effetti. Anche la trama è affascinante, grazie al contrasto visivo: degli esseri così tanto perfetti quanto crudeli, che si nutrono del cuore delle persone. Ovviamente dietro i protagonisti vi è molto di più; il mistero aleggia in ogni capitolo celando la vera trama dell'opera, che purtroppo non si riesce ancora a capire quale sia, poiché il manga è stato momentaneamente interrotto per problemi tra l'autore e la casa editrice. Spero che presto si risolva tutto e che potremo vedere il prima possibile lo svolgimento di questa fantastica opera d'arte.
Anche se il prezzo non è poi così basso, merita assolutamente avere questo manga perfetto!
"Alichino" è tutto ciò!
Anche quando vi sono scenette comiche, non si perde la perfezione del tratto. I personaggi e tutte le tavole sono piene di particolari ed effetti. Anche la trama è affascinante, grazie al contrasto visivo: degli esseri così tanto perfetti quanto crudeli, che si nutrono del cuore delle persone. Ovviamente dietro i protagonisti vi è molto di più; il mistero aleggia in ogni capitolo celando la vera trama dell'opera, che purtroppo non si riesce ancora a capire quale sia, poiché il manga è stato momentaneamente interrotto per problemi tra l'autore e la casa editrice. Spero che presto si risolva tutto e che potremo vedere il prima possibile lo svolgimento di questa fantastica opera d'arte.
Anche se il prezzo non è poi così basso, merita assolutamente avere questo manga perfetto!
Anatolia Story invece non l'ho letto e non posso esprimere un giudizio, così come per Mars, Tokyo Babylon, Ultimi raggi di Luna e X.
Hime-chan ce l'ho "in corso di lettura".
Mi fa inoltre piacere ritrovare Ufo Baby in classifica (tenerissimo, delizioso, molto semplice ^^), Marmalade Boy, e in tutta onestà confesso che mi sarei aspettata di trovare MOLTO più in su come posizioni sia Sakura che Rayearth ç_ç
Personalmente, comunque, nella top three, anzi al primo posto, metto Karekano: un manga completo, che non si perde per strada ma compie un suo percorso intero, magari lungo, ma assolutamente coerente. Un manga che sviluppa personalità e vicende di tanti comprimari, oltre che dei due protagonisti. Per me è anche meglio di Furuba e Kodocha, forse perché si sviluppa "meglio". Perché così in basso in classifica ?
E nella mia personalissima classifica una menzione speciale ce l'hanno Saint Tail e Miracle Girls
Neon Genesis Evangelion
CardCaptor Sakura
Bishojo senshi Sailor Moon
Per Eva ovviamente in questa classifica non c'era posto ma né SM, nè CCS hanno trovato posto tra le prime posizioni!
Forse però in un sondaggio su un'utenza italiana era meglio seguire le date di pubblicazione nel nostro paese..
comunque io avrei messo X, Angel Sanctuary in testa, ma soltanto ovviamente perchè a me piace lo shoujo versione moooolto dark inngebaile però l'influenza che queste due opere hanno avuto in Italia dato che hanno fatto capire che lo shoujo non era solo luccichini/lustrini e cuoricini
D'accordissimo su Furuba..particolare e innovativo con i personaggi complessatisssimi della Takaya sempre intriganti..ma, quel polpettone di Anatolia Story al terzo posto??
Sailor moon come manga è pessimo e lo dicono tutti anche i fans più sfegatati, grafica brutta (mai visti disegni così brutti per uno shojo) e una trama troppo veloce e scarna, approfondimento dei personaggi pari a zero, per il cartone hanno allungato il brodo inserendoci un sacco di filler. Nella classifica è fin troppo in alto l'avrei messa più in basso.
Cardcaptor Sakura come disegni è bello, come trama ha parecchie pecche, ma comunque in un sondaggio come questo come manga è comprensibile che sia in una posizione più alta di Sailor moon, almeno ha il pregio di avere dei bei disegni.
X al settimo posto va abbastanza bene, la storia è carina ma il fatto di essere incompleta secondo me non può certo far sì che il manga abbia un punteggio superiore.
Rayearth e Fushigi Yuugi forse li avrei messi leggermente più in alto, di poco ma più in alto.
Rossana al primo posto non si può vedere secondo me... per carità meglio di altra roba ma il primo posto è esagerato.
Comunque noto che il più dei titoli in classifica sono manga delle Clamp.
ma anche no, chi sono i fans più sfegatati che lo dicono?
io adoro lo stile di disegno della takeuchi con le figure slanciate e disegni vaporosi ed eterei, per non parlare delle illustrazioni a colori che per me sono fantastiche!
e su ac non conosco fan più sfegatato di sailor moon di kotaro e l'ha recensito con un bel 9.
(tralascio il fatto che si parla solo del manga ma il tuo giudizio riguarda anche la serie animata)
Senza contare Peach Girl così basso. E Clover al 14° posto: UN MANGA NON FINITO CAVOLO!
L'unica cosa davvero rilevante ma credo sia impossibile non sia così è Rossana al primo posto.
io comunque ho parlato solo della versione cartacea di sailor moon, il manga, non ho espresso giudizio sulla versione animata. per quanto concerne l'anime ho solo detto che ha troppi filler che hanno allungato la brodaglia, ma di più non ho detto. che poi boccio pure l'anime è pure vero, ma qui si parla del manga e parlo esclusivamente del manga, semmai dell'anime se ne può parlare altrove. E ripeto come manga sailor moon è proprio orribile, forse uno dei peggiori di sempre, brutto, mal disegnato, mal scritto, storia scarna e velocissima, combattimenti ridotti a poche vignette e per lo più senza un senso logico, grafica dispersiva e incasinata, approfondimento dei personaggi pari a zero.
del nove di kotaro me ne infischio, ognuno ha i propri gusti. lui dà nove al manga di sailor moon, io dò uno zero spaccato!
appunto parli dei filler dell'anime, che c'entra col giudizio sul manga? poi se ci sono giudizi positivi, come il 9 di kotaro, te ne infischi le critiche negative di alcuni utenti di ac (non ho ancora avuto modo di leggere tutti i commenti quindi mi baso su quello che dici tu) diventano il giudizio dei fans più sfegatati?
Delle critiche dei fans più sfegatati leggiti il commento di -forsaken- nella pagina precedente. Lui o lei che sia ammette che è la sua storia preferita di tutti i manga e anime quindi mi sembra sia al pari livello di un kotaro.
Ma poi non mi riferisco solo qui su AC, se ti fai un giro per la rete anche su molti altri siti, blog e forum sono quasi tutti concordi a dire che il manga di Sailor moon è proprio brutto e mal fatto e il fatto è che non lo dicono i detrattori ma lo dicono i fans!
E comunque il fatto che in una classifica di questo tipo il manga di una serie molto popolare come Sailor moon arrivi agli ultimi posti la dice lunga su quanto pessimo sia.
La classifica è stata fatta con la media dei voti delle recensioni, dunque non è il massimo dell'attendibilità. Non hanno chiesto di votare per un sondaggio, ma è stata elaborata meccanicamente una graduatoria sulla base delle medie dei voti (e molte recensioni di Sailor Moon, fra le più vecchie, lo stroncano per via della prima edizione italiana, cosa sbagliatissima).
Visto che sono stato chiamato in causa, ti dico che non sono d'accordo con la tua valutazione del manga di Sailor Moon. Che, sì, poteva esser fatto meglio in certe cose, ma non è in una situazione così tragica come la descrivi (nessun manga merita zero, men che meno uno come questo che si è inventato un nuovo genere e quindi ha una certa importanza storica).
E' un manga pioneristico, che creò qualcosa di nuovo per l'epoca d'uscita e che quindi, come tale, può aver perdonati certi difetti, mancanze o ingenuità, che tra l'altro nessun manga dello stesso genere successivo è mai riuscito a correggere (e se Sailor Moon vale zero, per valutare Mew Mew o Mermaid Melody dobbiamo scendere ai numeri negativi? ).
Poi, appunto, come tu dici, è tutta una questione di gusti. Un tipo di disegno può piacere come no, o un certo tipo di narrare la storia può infastidire come no.
che Sailor moon sia pionieristico o meno, ciò non toglie nè giustifica i grandissimi difettacci che presenta. Non ci si può passare sopra solo perchè un titolo è più conosciuto di un altro, anzi se un titolo è più conosciuto a maggior ragione dovrebbe essere migliore di un altro. La popolarità del manga di Sailor moon è immeritata. Per me è sullo stesso piano di un Mermaid Melody e di un Mew Mew, nè più nè meno. Non ritengo che Sailor moon abbia inventato un genere, semmai è un'esagerazione campata in aria dai fans, se guardiamo in generale di supereroine ne è zeppo il mondo dei fumetti, quello che ha fatto l'autrice di Sailor moon è stato scopiazzare qua e là da diverse altre opere e a sua volta lei è stata scopiazzata da altri autori di manga.
Che sia una questione di gusti son d'accordo con te, ma per me se un manga non va non va, c'è poco da fare gli dò zero spaccato in ogni caso, indipendentemente se si tratta di Sailor moon o di Mew Mew o di Mermaid Melody o di chi per esso.
Se la media dei voti dati a Sailor moon è bassa ci sarà pur un motivo, ok alcuni ce l'avranno con la prima edizione italiana, ma di recente è stata pubblicata nuovamente e con un'edizione veramente ben fatta (ancora mi domando come mai manga ben più meritevoli non hanno avuto un'edizione buona mentre questa bruttura ha avuto un'edizione così di lusso), quindi se i voti sono così bassi significa comunque che la media della gente lo ritiene un manga al di sotto della sufficienza.
L'edizione GP è ottima e aldilà di tutto credo sia giusto proporre un'edizione di lusso per un titolo di tale importanza storica. Secondo me è andata molto peggio a Dragon Ball che a oggi non ha ancora avuto in cinque ristampe un'edizione con sovraccoperta, pagine a colori e carta bianca. (che per me sono i tre punti base di una buona edizione)
L'anime di Sailor Moon lo amo e lo amerò sempre, pur avendo i suoi difetti. Troppi filler, alcuni personaggi sono un po' lasciati in disparte (Jupiter, Venus all'inizio, Pluto e Neptune)
Non lo ritengo un anime perfetto, ma sono d'accordo con Kotaro che abbia creato un nuovo genere! Naoko non ha scopiazzato da altri, semmai si è ispirata. Anche negli anni '90 era impossibile creare qualcosa di totalmente nuovo!
Secondo me la migliore trasposizione Sailor Moon resta il live action a livello di trama, nonostante il personaggio di Venus sia stato stravolto (ed è la mia preferita...).
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