Dalle pagine della rivista mensile Afternoon di Kodansha arriva l'annuncio della trasposizione in anime di Genshiken Nidaime, la "seconda serie" del manga di Kio Shimoku giunto anche in Italia come Otaku Club.
Fino ad ora Genshiken è stato trasposto in due serie animate da 12 episodi ciascuna nel 2004 e 2007 più una serie OAV nel 2006 di tre episodi. Il primo blocco di nove volumi è stato pubblicato anche in Italia da parte della Star Comics.
Fonte Consultata:
Anime News Network
Il protagonisti di questo manga sono i componenti del "club per lo studio delle arti visive moderne", tutti fanatici di manga, anime, modellismo, videogiochi, cosplay. Il tutto parte dall'iscrizione di Kanji Sasahara, matricola universitaria, al suddetto circolo Genshiken...
Fino ad ora Genshiken è stato trasposto in due serie animate da 12 episodi ciascuna nel 2004 e 2007 più una serie OAV nel 2006 di tre episodi. Il primo blocco di nove volumi è stato pubblicato anche in Italia da parte della Star Comics.
Fonte Consultata:
Anime News Network
Tra le varie colpe anche l'uso a pene di segugio del termine otaku.
Sarebbe stato bello se l'edizione in monografico non si fosse portata dietro l'immondo titolo, ma vabbè, pare che questo titolo debba rimanere sfigato in eterno, almeno in Italia.
E non se lo meritava.
Per il resto questa seconda stagione penso che cerchi più un pubblico femminile che altro, a differenza credo della prima serie, dato il cambio praticamente radicale dei membri del club.
Non si fa che parlare e fare accenni allo yaoi ma comunque nel complesso mi sta piacendo.
chissà se lo pubblicheranno mai in italia...
L'idea alla base del titolo è quella di descrivere un club di "otaku" con parole che non facciano pensare ad un gruppo di gente "disadattata".
Chiamarlo Otaku Club vuol dire non avere capito nulla e non rispettare l'idea dell'autore.
Poi vabbè, se si va a guardare i film arrivati nel nostro paese c'è stato e c'è molto di peggio, però la cosa mette tristezza, soprattutto se effettuata da gente appassionata di quello che pubblica.
Però devo solo fare una puntualizzazione sul discorso del termine otaku che in questo manga è stato buttato alla caz dalla Star per un vecchio loro retaggio che dice Giappone + appassionato = Otaku ! La Star ha fatto questa addizione dalla metà degli anni novanta, facendo credere che un Otaku è un appassionato della cultura Giapponese
Noi invece sappiamo bene che il termine si riferisce a una pesante mania psicologica che va molto oltre alla passione. Perciò la star ha messo in questo manga un termine che c'entra poco con quello che voleva far capire l'autore, snaturando i personaggi dell'opera u_u ( che non sono Otaku )
Sono il primo a sostenere l'importanza delle parole ma, nell'evoluzione della lingua italiana, ritengo ormai acquisiti i nuovi significati attribuiti alle precedenti.
Se persino citiamo male Dante nei proverbi "Non ti curar di loro, ma guarda e passa", dubito che possiamo veramente far una discussione sulla vera etimologia del termine "Otaku" volendola adoperare nel solo significato originale (e gli esempi si sprecano: si pensi al termine "Bastardo" e a come questi sia stato stravolto nel corso dei secoli).
In Italia il termine è sempre stato privo di una qualsiasi connotazione negativa e, a voler parlare di adattamento, non c'è termine migliore per descriverci.
Siamo otaku, o almeno: così siamo stati etichettati.
La domanda è: il significato di una parola è dato dalla sua etimologia o dal suo uso comune?
Chi usa questo termine, significa che si da dell'emarginato e dell'appestato da solo...al massimo io mi definisco fruitore del genere, ma otaku mai...sarebbe un auto-insulto che mi farei da solo.
Anche Nerd, per me significa quello che sta sempre vicino al PC 24h su 24 ( e se ne intende anche ) con occhiali neri e gioca sempre ai videogame.
Fortunatamente non sono nè un Nerd è nè un Otaku ^^.
secondo me la questione è che qui da noi il termine otaku ha una valenza più "morbida" cioè tanti si definiscono otaku ma sono dei semplici appassionati
probabilmente per qualcuno è più semplice riassumersi in una parola mentre per altri fa figo etichettarsi con una nuova parola straniera che non sia del solito inglese
Comunque a parte il nome, è davvero una serie meritevole, non mi dispiacerebbe leggerne/vederne il seguito un giorno!!
Magari ora che ho letto questa notizia riuscirò ad iniziare la serie in scan!
Oppure, forse, continuerò ad evitarla pensando che "Non riuscirò a leggere Genshiken se non ci sono più i protagonisti a cui m'ero tanto affezionato nella serie originale"...
Tipo Nerd" fissato con gli occhiali al computer fin dai tempi l dell liceo, che pero un domani fondera una mega compagnia da milioni di dollari"(con aggiunta correlativa di ex Cheeleader e Campione di Football scolastico che lo sbeffeggivano ai tempi del liceo ,
che si ritrovano anni dopo Lei panzona sdentata con il cervello fuso dalle anfetamine e lui panzone alcoolizzato razzista a gestire un honky tonk in cui servono birra da tre soldi ai camionisti dell Oklahoma ,"in attesa di finire crivellati di proiettili da una banda di rapinatori di passaggio )
Beh, se ti interessa l'argomento, ti consiglio di leggere quanto sostenne Graziadio Isaia Ascoli in merito alla proposta del Manzoni circa la lingua (in uno dei momenti chiave della creazione della nostra lingua).
Riassumo:
Manzoni sosteneva la necessità dell'unità linguistica tramite la sostituzione dei vari dialetti e tentava di dimostrare che la sostituzione dovesse avvenire adoperando il fiorentino quale lingua comune; proponeva inoltre, come suo strumento di diffusione, un vocabolario.
Ascoli, opponendo ragioni di ordine storico-culturale, ammetteva che la lingua italiana dei testi letterari è il toscano; ma il fiorentino scritto non è altro che l'epilogo della sua evoluzione parlata e non può dunque essere assunto arbitrariamente e astoricamente come modello unico per la lingua nazionale.
In parole povere: è l'uso a dettar le regole e la creazione di nuovi significati a vocaboli già esistenti in altre lingue. La lingua è viva, in continuo mutamento e cambierà solo attraverso l'uso della stessa. Non è infatti possibile normala e forzarla in una direzione (pensiamo ad una legge che stabilisca che il termine "otaku" identifichi quanto di negativo i giapponesi pensano degli stessi: sarebbe anacronista e verrebbe considerata obsoleta già nel suo primo giorno di vigore. Il significato di quella parola sarà sempre deciso dagli italiani che, in base all'uso comune, l'adopereranno come meglio credono).
Per i motivi sopracitati, e trovandoci in Italia, adoperare il termine "otaku"/"hentai" nella sua propria etimologia sarebbe vivamente da sconsigliare. Si badi però che in Giappone i termini hanno la loro specifica connotazione e adoperarli nel significato della nostra lingua sarebbe altresì sbagliato. Ciò non toglie che, in futuro, quei termini possano andare ad indicare nuovi significati sia nella lingua madre sia in tutte le altre. E ancora una volta sarà l'uso a determinare l'evoluzione del loro significato.
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