Prosegue la rubrica a cadenza mensile in cui andare a presentare i manga più apprezzati dalle recensioni della nostra utenza. Per ovvi motivi, la maggior parte dei titoli qui presentati sarà una selezione di quanto pubblicato ufficialmente dagli editori italiani, con ben poco spazio per gli inediti.
In questo settimo appuntamento, si andranno a prendere in esame i manga anni 1980-1989: dopo una classifica dei primi 30 posti si darà spazio ad una serie di recensioni utente su alcuni dei titoli della classifica meno noti al grande pubblico – oltre, ovviamente, al podio.
Buona lettura!
>>Tutti i manga degli anni '80<<
1 | Touch | 9,214 |
2 | Maison Ikkoku | 9,111 |
3 | Rough | 9,031 |
4 | Nausicaa della valle del vento | 9,000 |
4 | Le bizzarre avventure di JoJo: Stardust Crusaders | 9,000 |
6 | Video Girl Ai | 8,947 |
7 | Dragon Ball | 8,904 |
8 | City Hunter | 8,895 |
9 | Proteggi la mia Terra | 8,800 |
10 | Berserk | 8,770 |
11 | Banana Fish | 8,667 |
12 | Akira | 8,588 |
13 | The Five Star Stories | 8,583 |
14 | La Storia dei tre Adolf | 8,571 |
15 | La Saga delle Sirene | 8,467 |
16 | Ken il guerriero | 8,455 |
17 | Le bizzarre avventure di JoJo: Phantom Blood | 8,452 |
18 | Dragon Quest - La grande avventura di Dai | 8,423 |
19 | La leggenda di Hikari | 8,417 |
20 | Short Program | 8,357 |
21 | Kimagure Orange Road | 8,310 |
22 | Le bizzarre avventure di JoJo: Battle Tendency | 8,235 |
23 | Saint Seiya | 8,229 |
24 | Georgie | 8,222 |
25 | Three | 8,167 |
26 | Love Me Knight - Kiss me Licia | 8,154 |
27 | Classe di ferro | 8,143 |
28 | Sussurri del cuore | 8,125 |
29 | Ranma 1/2 | 8,082 |
30 | 3x3 Occhi / Trinetra | 8,077 |
Touch
9.0/10
"La vita! Non parlatemi della vita." Così diceva Marvin, l'androide paranoico di "Guida galattica per autostoppisti" che ispirò ai Radiohead la celebre canzone. A Mitsuru Adachi, invece, la vita piace e ne parla volentieri, con la grazia tutt'altro che improvvisata che lo contraddistingue e che, accingendomi a recensire questo titolo, vorrei tanto possedere anch'io. "Touch", infatti, è uno di quei manga che ti danno l'impressione di aver già detto tutto ciò che valeva la pena di dire in merito ai temi di cui tratta, costringendoti ad imbastire un banchetto di parole con le poche briciole miracolosamente scampate al processo.
Kazuya e Tatsuya Uesugi sono gemelli, ma in comune sembrano avere soltanto i cromosomi. Tanto il primo, promessa del baseball giovanile, è coscienzioso, amabile e riflessivo quanto il secondo, conosciuto come "il fratello scemo", è superficiale e discontinuo, sempre alla ricerca di una scusa per non fare il proprio dovere o di una sottana da sollevare con discrezione per vedere di che colore sono le mutandine di colei che la indossa. Non hanno segreti l'uno per l'altro e neanche per Minami, la loro perspicace vicina di casa e amica d'infanzia. Tutti danno per scontato che presto o tardi lei e Kazuya si metteranno insieme, compreso Tatsuya che, pur amandola quanto il fratello, cerca di non lasciar trapelare i suoi sentimenti perché convinto di non avere nulla da offrirle; nessuno, tuttavia, ha mai pensato di interpellare la diretta interessata, che non si sente ancora pronta per prendere una decisione di cui teme, a ragione, le conseguenze.
Il sogno di ogni giovane giocatore di baseball del Giappone è il Kōshien, dove ogni anno viene decretata la miglior squadra liceale del paese. Kazuya, tuttavia, ha una ragione in più per volerci andare: lo ha infatti promesso a Minami, che da sempre anela a vederlo sul monte di lancio del leggendario stadio con il numero 1 stampato sulla divisa. Ma per un crudele scherzo del destino sarà l'altro Uesugi, quello buono a nulla per antonomasia, a ricevere la pesante eredità di un sogno che soltanto lui ha il potenziale per non far andare in frantumi.
Non amo gli spokon e non amo gli Slice of Life. Ne consegue che uno spokon con prominenti venature di Slice of Life - o uno Slice of Life condito con pizzico di spokon, a seconda dell'aspetto che si ritiene più importante - fosse destinato a non piacermi, ma fortunatamente ogni regola ha la sua eccezione. Nel mio caso non poteva che trattarsi di questo titolo, visto che essere la terza di quattro fratelli mi ha portata a sviluppare una naturale sensibilità nei confronti della questione delle rivalità in famiglia.
Mi capita spesso, nelle mie recensioni, di lamentarmi di autori che credono che basti avere una storia da raccontare per essere in grado di farlo; Adachi non solo sa quello che fa, ma lo fa bene e soprattutto senza l'ausilio di effetti speciali. Fin dall'inizio, inoltre, egli cerca di mettere il lettore a proprio agio, tenendolo sì per mano, ma senza mai strattonarlo. Casomai vi fosse bisogno di un'ulteriore riprova che non è la trama a fare la differenza, bensì il modo in cui essa viene sviluppata, questo manga, con il suo incedere leggiadro ma sicuro, si presta in modo ottimale al sostegno di una simile tesi.
Ma considerare "Touch" una semplice storia d'amore e di sani principi sarebbe oltremodo riduttivo: prima ancora di un traguardo fisico, infatti, per Tatsuya e Minami il Kōshien rappresenta la tappa finale di un lungo e sofferto percorso di maturazione sia a livello personale che come coppia. Se lui lotta per riscattarsi agli occhi di chi lo circonda - compresi i propri - lei deve riuscire a trovare un modo per venire incontro alle aspettative che suscita negli altri senza snaturare o rinnegare se stessa. Non sarà facile per nessuno dei due, ma in caso contrario non vi sarebbe gusto né a raccontarlo né a leggerlo. Quel che è certo, ad ogni modo, è che senza conoscere gli individui che gravitano loro intorno non saremmo in grado di capire e apprezzare appieno il lavoro che svolgono su loro stessi. A tendere una mano al lettore in tal senso - una mano enorme, screpolata e piena di tagli - ci pensa Shōhei Harada, faccia da teppista e cuore d'oro, che più di una volta nel corso del manga darà prova di grande saggezza e di spirito di osservazione.
Anche gli altri personaggi, pur non rivestendo un ruolo altrettanto importante, risultano ben riusciti, al punto che non importa neppure se magari, nella vita reale, non li potremmo sopportare: è quello che ho provato ad esempio nei confronti di Yuka Nitta, piccola e acuta rompiscatole combattuta tra la lealtà nei confronti del fratello Akio, rivale di Tatsuya al gioco e in amore, e la sua infatuazione per quest'ultimo. L'unico che non convinta del tutto è il coach Kashiwaba, che è sì quanto di più vicino ad un cattivo Adachi abbia da offrirci - e almeno io ne sentivo il bisogno - ma che a mio parere non è stato sfruttato al meglio delle sue potenzialità. Nulla di così grave da condizionare il mio giudizio, in ogni caso, quanto piuttosto un rimpianto quasi pro forma per ciò che poteva essere e che non è stato.
Per quanto riguarda i disegni, beh... la regia sempre azzeccatissima delle tavole e la cura profusa nella resa dei fondali e delle atmosfere non lasciano dubbi sul fatto che neppure in questo campo Adachi sia da considerare uno sprovveduto, ma proprio per questo mi riesce difficile scendere a patti con il suo character design stilizzato. Non anonimo, attenzione: che piaccia o meno il suo stile è inconfondibile, in quanto funzionale ed immediato. Ciò non toglie che ogni volta che leggo nelle recensioni frasi tipo "la bella (inserire nome della protagonista di turno qui)", mi viene da inarcare un sopracciglio, perché io non noto alcuna differenza sostanziale in termini di venustà tra l'oggetto di siffatte lodi e altri personaggi femminili. So con Adachi "bella" significa anche e soprattutto esserlo dentro - e nessuno mette in discussione il fatto che Minami lo sia - ma credo sia legittimo aspettarsi di vederla, quest'avvenenza, non di intuirla e basta. Anche in questo caso, tuttavia, si tratta di riflessioni dettate più che altro da quelli che sono i miei gusti personali, e che come tali non sono di alcuna rilevanza ai fini di valutare il manga in questione. Per alcuni Adachi potrà anche disegnare in modalità "risparmio energetico"- anche se personalmente non lo credo - ma anche così combina molto più di quanto potrei mai fare io.
Il mio voto sarebbe 8 e mezzo, ma arrotondo per eccesso in quanto dare 8 a "Touch" sarebbe crudelmente inappropriato. Non vi è dubbio, infatti, che possegga una marcia in più che gli consente, a trentun anni dalla sua pubblicazione, di costituire un vero e proprio faro per le opere del suo genere.
Kazuya e Tatsuya Uesugi sono gemelli, ma in comune sembrano avere soltanto i cromosomi. Tanto il primo, promessa del baseball giovanile, è coscienzioso, amabile e riflessivo quanto il secondo, conosciuto come "il fratello scemo", è superficiale e discontinuo, sempre alla ricerca di una scusa per non fare il proprio dovere o di una sottana da sollevare con discrezione per vedere di che colore sono le mutandine di colei che la indossa. Non hanno segreti l'uno per l'altro e neanche per Minami, la loro perspicace vicina di casa e amica d'infanzia. Tutti danno per scontato che presto o tardi lei e Kazuya si metteranno insieme, compreso Tatsuya che, pur amandola quanto il fratello, cerca di non lasciar trapelare i suoi sentimenti perché convinto di non avere nulla da offrirle; nessuno, tuttavia, ha mai pensato di interpellare la diretta interessata, che non si sente ancora pronta per prendere una decisione di cui teme, a ragione, le conseguenze.
Il sogno di ogni giovane giocatore di baseball del Giappone è il Kōshien, dove ogni anno viene decretata la miglior squadra liceale del paese. Kazuya, tuttavia, ha una ragione in più per volerci andare: lo ha infatti promesso a Minami, che da sempre anela a vederlo sul monte di lancio del leggendario stadio con il numero 1 stampato sulla divisa. Ma per un crudele scherzo del destino sarà l'altro Uesugi, quello buono a nulla per antonomasia, a ricevere la pesante eredità di un sogno che soltanto lui ha il potenziale per non far andare in frantumi.
Non amo gli spokon e non amo gli Slice of Life. Ne consegue che uno spokon con prominenti venature di Slice of Life - o uno Slice of Life condito con pizzico di spokon, a seconda dell'aspetto che si ritiene più importante - fosse destinato a non piacermi, ma fortunatamente ogni regola ha la sua eccezione. Nel mio caso non poteva che trattarsi di questo titolo, visto che essere la terza di quattro fratelli mi ha portata a sviluppare una naturale sensibilità nei confronti della questione delle rivalità in famiglia.
Mi capita spesso, nelle mie recensioni, di lamentarmi di autori che credono che basti avere una storia da raccontare per essere in grado di farlo; Adachi non solo sa quello che fa, ma lo fa bene e soprattutto senza l'ausilio di effetti speciali. Fin dall'inizio, inoltre, egli cerca di mettere il lettore a proprio agio, tenendolo sì per mano, ma senza mai strattonarlo. Casomai vi fosse bisogno di un'ulteriore riprova che non è la trama a fare la differenza, bensì il modo in cui essa viene sviluppata, questo manga, con il suo incedere leggiadro ma sicuro, si presta in modo ottimale al sostegno di una simile tesi.
Ma considerare "Touch" una semplice storia d'amore e di sani principi sarebbe oltremodo riduttivo: prima ancora di un traguardo fisico, infatti, per Tatsuya e Minami il Kōshien rappresenta la tappa finale di un lungo e sofferto percorso di maturazione sia a livello personale che come coppia. Se lui lotta per riscattarsi agli occhi di chi lo circonda - compresi i propri - lei deve riuscire a trovare un modo per venire incontro alle aspettative che suscita negli altri senza snaturare o rinnegare se stessa. Non sarà facile per nessuno dei due, ma in caso contrario non vi sarebbe gusto né a raccontarlo né a leggerlo. Quel che è certo, ad ogni modo, è che senza conoscere gli individui che gravitano loro intorno non saremmo in grado di capire e apprezzare appieno il lavoro che svolgono su loro stessi. A tendere una mano al lettore in tal senso - una mano enorme, screpolata e piena di tagli - ci pensa Shōhei Harada, faccia da teppista e cuore d'oro, che più di una volta nel corso del manga darà prova di grande saggezza e di spirito di osservazione.
Anche gli altri personaggi, pur non rivestendo un ruolo altrettanto importante, risultano ben riusciti, al punto che non importa neppure se magari, nella vita reale, non li potremmo sopportare: è quello che ho provato ad esempio nei confronti di Yuka Nitta, piccola e acuta rompiscatole combattuta tra la lealtà nei confronti del fratello Akio, rivale di Tatsuya al gioco e in amore, e la sua infatuazione per quest'ultimo. L'unico che non convinta del tutto è il coach Kashiwaba, che è sì quanto di più vicino ad un cattivo Adachi abbia da offrirci - e almeno io ne sentivo il bisogno - ma che a mio parere non è stato sfruttato al meglio delle sue potenzialità. Nulla di così grave da condizionare il mio giudizio, in ogni caso, quanto piuttosto un rimpianto quasi pro forma per ciò che poteva essere e che non è stato.
Per quanto riguarda i disegni, beh... la regia sempre azzeccatissima delle tavole e la cura profusa nella resa dei fondali e delle atmosfere non lasciano dubbi sul fatto che neppure in questo campo Adachi sia da considerare uno sprovveduto, ma proprio per questo mi riesce difficile scendere a patti con il suo character design stilizzato. Non anonimo, attenzione: che piaccia o meno il suo stile è inconfondibile, in quanto funzionale ed immediato. Ciò non toglie che ogni volta che leggo nelle recensioni frasi tipo "la bella (inserire nome della protagonista di turno qui)", mi viene da inarcare un sopracciglio, perché io non noto alcuna differenza sostanziale in termini di venustà tra l'oggetto di siffatte lodi e altri personaggi femminili. So con Adachi "bella" significa anche e soprattutto esserlo dentro - e nessuno mette in discussione il fatto che Minami lo sia - ma credo sia legittimo aspettarsi di vederla, quest'avvenenza, non di intuirla e basta. Anche in questo caso, tuttavia, si tratta di riflessioni dettate più che altro da quelli che sono i miei gusti personali, e che come tali non sono di alcuna rilevanza ai fini di valutare il manga in questione. Per alcuni Adachi potrà anche disegnare in modalità "risparmio energetico"- anche se personalmente non lo credo - ma anche così combina molto più di quanto potrei mai fare io.
Il mio voto sarebbe 8 e mezzo, ma arrotondo per eccesso in quanto dare 8 a "Touch" sarebbe crudelmente inappropriato. Non vi è dubbio, infatti, che possegga una marcia in più che gli consente, a trentun anni dalla sua pubblicazione, di costituire un vero e proprio faro per le opere del suo genere.
Maison Ikkoku
10.0/10
Maison Ikkoku è l'ennesimo capolavoro della Regina del Manga, Rumiko Takahashi. Ingiustamente poco noto al grande pubblico (rispetto ad altre perle come Ranma 1/2, Inu Yasha e Lamù) rappresenta una delle storie meglio riuscite dell'autrice giapponese, forse a causa del suo carattere "normale" così insolito nelle opere della grande Sensei.
Ad ogni modo, la trama ruoto attorno alle vicende di un gruppo di inquilini dell'Ikkoku-kan, pensione non certo a cinque stelle (per usare un eufemismo) in cui improvvisamente arriva, come nuova amministratrice, la bella Kyoko, vedova del figlio del proprietario dello stabile. Con la sua dolcezza, la bella vedova sconvolgerà la vita del povero Yusaku Godai, studente scapestrato e squattrinato che farà di tutto per conquistare l'amministratrice, ostacolato però dai problemi di tutti i giorni (l'università, il lavoro, i soldi che mancano, ecc...) e dagli altri inquilini, una banda di squinternati che farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote (almeno apparentemente). Metteteci anche svariati rivali in amore, dosate il tutto con un po' di humour e tanti tanti equivoci, ed avrete tutti gli ingredienti della ricetta di un capolavoro.
Analizzando l'opera, c'è da dire che in MI troviamo tutti gli elementi che hanno reso grande RumikoTakahashi: l'intero manga è infatti pensato come una gigantesca commedia degli equivoci. Ma non solo. Perché innanzitutto, è anche una "slice of life": è sconvolgente pensare come, specie in questo periodo di crisi, i problemi di Godai siano in fondo gli stessi di un giovane di qualsiasi Paese occidentale: entrare in una buona università (specie in Giappone, dove il sistema di selezione inizia fin da bambini ed è spietato), trovare un buon impiego, assicurarsi uno stipendio decente, riuscire a pagare l'affitto, farsi finalmente una famiglia ecc...E perché, in secondo luogo, Maison Ikkoku è una storia romantica. Attenzione, romantica senza essere sdolcinata. Perché anche uno come me, che gli shoujo strappalacrime non li ha mai potuti soffrire, adora il modo in cui la componente sentimentale, pur essendo preponderante, resta sempre sullo sfondo e quando emerge non lo fa mai in maniera eccessiva, né scontata, né banale. Ovviamente, grande pregio dell'autrice, è l'essere riuscita a dosare in maniera assolutamente perfetta i tre generi: commedia, slice of life, romanzo romantico.
Altro punto forte della mangaka sono certamente i personaggi. Vero punto di forza dei manga takahashiani, che sono fondamentalmente tutti dei romanzi corali, presentano un ottima caratterizzazione che li rende interessanti, credibili e inconfondibili. La parola chiave, tra quelle utilizzate, è la seconda: credibili. E' questo, a mio avviso, il miglior pregio per chi scrive: creare dei protagonisti verosimili, che per quanto assurdi non sono né delle macchiette, né degli stereotipi, ma "persone" con una loro psicologia, che anche in fumetto comico e scanzonato come questo si rivela molto più complessa di quanto sembri.
Per quanto riguarda, invece, lo stile. c'è da tenere presente che stiamo parlando di una dei primi lavori della Takahasi. Infatti MI si colloca tra Urusei Yatsura (Lamù) e Ranma 1/2. Non aspettatevi quindi nulla di eccelso. Va comunque notato come si registri un'evoluzione impressionante, che rende i personaggi moto diversi già dopo i primi volumi (diversi in meglio. Il tratto nei primissimi tankobon è piuttosto rozzo). E comunque i disegni della sensei, per quanto non eccezionali, si lasciano apprezzare e rendono le tavole sempre comprensibili.
Un ultima considerazione riguarda l'edizione italiana. Purtroppo Maison Ikkoku è disponibile solo in una stampa piuttosto vecchia della Star Comics, che manca dell'ultimo volume (perché esaurito). Quindi magari pensateci bene prima di comprarla. Non sono presenti pagine a colori, il numero di tankobon è maggiore rispetto all'edizione giapponese (27 volumi italiani contro 15 giapponesi) perché ogni volume ha meno pagine del corrispettivo nipponico, ma il prezzo è molto contenuto (2,10€ a volumetto). La lettura è all'orientale, sono presenti spesso delle rubriche con le lettere dei fan, mentre ottima è la scelta del traduttore di mantenere gli appellativi giapponesi (-kun; -chan; -san; ecc...) che danno un ulteriore tocco di realismo e aiutano ad immergersi nell'atmosfera giapponese.
Concludo dicendo che Maison Ikkoku è veramente un must per qualsiasi appassionato di fumetti, ma anche per un aspirante otaku alle prime armi. Consigliato sia a chi, come me, ama tutto della grande Rumiko, sia a chi la odia dopo aver letto Inu Yasha.
Insomma, non perdetevelo!
Ad ogni modo, la trama ruoto attorno alle vicende di un gruppo di inquilini dell'Ikkoku-kan, pensione non certo a cinque stelle (per usare un eufemismo) in cui improvvisamente arriva, come nuova amministratrice, la bella Kyoko, vedova del figlio del proprietario dello stabile. Con la sua dolcezza, la bella vedova sconvolgerà la vita del povero Yusaku Godai, studente scapestrato e squattrinato che farà di tutto per conquistare l'amministratrice, ostacolato però dai problemi di tutti i giorni (l'università, il lavoro, i soldi che mancano, ecc...) e dagli altri inquilini, una banda di squinternati che farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote (almeno apparentemente). Metteteci anche svariati rivali in amore, dosate il tutto con un po' di humour e tanti tanti equivoci, ed avrete tutti gli ingredienti della ricetta di un capolavoro.
Analizzando l'opera, c'è da dire che in MI troviamo tutti gli elementi che hanno reso grande RumikoTakahashi: l'intero manga è infatti pensato come una gigantesca commedia degli equivoci. Ma non solo. Perché innanzitutto, è anche una "slice of life": è sconvolgente pensare come, specie in questo periodo di crisi, i problemi di Godai siano in fondo gli stessi di un giovane di qualsiasi Paese occidentale: entrare in una buona università (specie in Giappone, dove il sistema di selezione inizia fin da bambini ed è spietato), trovare un buon impiego, assicurarsi uno stipendio decente, riuscire a pagare l'affitto, farsi finalmente una famiglia ecc...E perché, in secondo luogo, Maison Ikkoku è una storia romantica. Attenzione, romantica senza essere sdolcinata. Perché anche uno come me, che gli shoujo strappalacrime non li ha mai potuti soffrire, adora il modo in cui la componente sentimentale, pur essendo preponderante, resta sempre sullo sfondo e quando emerge non lo fa mai in maniera eccessiva, né scontata, né banale. Ovviamente, grande pregio dell'autrice, è l'essere riuscita a dosare in maniera assolutamente perfetta i tre generi: commedia, slice of life, romanzo romantico.
Altro punto forte della mangaka sono certamente i personaggi. Vero punto di forza dei manga takahashiani, che sono fondamentalmente tutti dei romanzi corali, presentano un ottima caratterizzazione che li rende interessanti, credibili e inconfondibili. La parola chiave, tra quelle utilizzate, è la seconda: credibili. E' questo, a mio avviso, il miglior pregio per chi scrive: creare dei protagonisti verosimili, che per quanto assurdi non sono né delle macchiette, né degli stereotipi, ma "persone" con una loro psicologia, che anche in fumetto comico e scanzonato come questo si rivela molto più complessa di quanto sembri.
Per quanto riguarda, invece, lo stile. c'è da tenere presente che stiamo parlando di una dei primi lavori della Takahasi. Infatti MI si colloca tra Urusei Yatsura (Lamù) e Ranma 1/2. Non aspettatevi quindi nulla di eccelso. Va comunque notato come si registri un'evoluzione impressionante, che rende i personaggi moto diversi già dopo i primi volumi (diversi in meglio. Il tratto nei primissimi tankobon è piuttosto rozzo). E comunque i disegni della sensei, per quanto non eccezionali, si lasciano apprezzare e rendono le tavole sempre comprensibili.
Un ultima considerazione riguarda l'edizione italiana. Purtroppo Maison Ikkoku è disponibile solo in una stampa piuttosto vecchia della Star Comics, che manca dell'ultimo volume (perché esaurito). Quindi magari pensateci bene prima di comprarla. Non sono presenti pagine a colori, il numero di tankobon è maggiore rispetto all'edizione giapponese (27 volumi italiani contro 15 giapponesi) perché ogni volume ha meno pagine del corrispettivo nipponico, ma il prezzo è molto contenuto (2,10€ a volumetto). La lettura è all'orientale, sono presenti spesso delle rubriche con le lettere dei fan, mentre ottima è la scelta del traduttore di mantenere gli appellativi giapponesi (-kun; -chan; -san; ecc...) che danno un ulteriore tocco di realismo e aiutano ad immergersi nell'atmosfera giapponese.
Concludo dicendo che Maison Ikkoku è veramente un must per qualsiasi appassionato di fumetti, ma anche per un aspirante otaku alle prime armi. Consigliato sia a chi, come me, ama tutto della grande Rumiko, sia a chi la odia dopo aver letto Inu Yasha.
Insomma, non perdetevelo!
Rough
10.0/10
L'adolescenza, ci rammenta l'autore, è un periodo piuttosto transitorio della vita.
Non si è bambini, non si è adulti, ma si è già, in potenza, ciò che saremo una volta cresciuti.
Man mano che passerà il tempo, il nostro carattere potrà cambiare, e determinati sentimenti che proviamo potranno modificarsi.
L'adolescente, lo studente delle scuole superiori, è quindi soltanto una versione incompleta dell'uomo che sarà, un blocco di pietra ancora ruvido in attesa di trasformarsi in una bellissima scultura, la bozza di un bellissimo quadro.
C'è una parola che descrive alla perfezione tutto questo, e questa parola è "rough". Ruvido, abbozzato, incompleto.
Il nostro protagonista, Keisuke Yamato, ex campione di nuoto, si iscrive alle scuole superiori e comincia una nuova vita assieme a un simpatico gruppo di coinquilini.
Tra le nuove conoscenze liceali, però, c'è anche lei, Ami Ninomiya, bellissima tuffatrice e oggetto dei desideri di tutta la scuola.
Mentre entra subito in confidenza con gli amici del ragazzo, Ami sembra invece detestare Keisuke dal profondo del cuore.
La ragione di tanto astio sta nell'appartenenza di Keisuke agli Yamato, storica famiglia di pasticcieri che da generazioni rivaleggia nella professione con i Ninomiya.
Se, da un lato, Ami è cresciuta nell'odio per qualsiasi appartenente alla famiglia Yamato, dall'altro a Keisuke invece interessa poco e niente della pasticceria e delle faide familiari, e, anzi, si sente attratto dalla ragazza.
Una serie fin troppo fortuita di coincidenze e giochi del destino porteranno i due ragazzi ad avvicinarsi sempre più l'un l'altro, cosicché dall'odio iniziale nasca un'amicizia, una bella intesa, e poi, chissà...
Dopo averci regalato il superbo Touch, Mitsuru Adachi ritorna con una nuova, intensa, storia di sentimenti e di sport.
Messo momentaneamente da parte l'amato baseball (che però troverà il modo di fare un'innocente comparsata anche tra queste pagine), Adachi mette in scena la storia di un nuotatore e di una tuffatrice, ma lo sport rimarrà unicamente sullo sfondo, limitandosi a fornire, di tanto in tanto, lo spunto per una gag, per un deus ex machina, per un'analisi psicologica dei personaggi.
Rough non ha l'intensità psicologica del precedente Touch, e si presenta anzi come una semplicissima storia d'amore e d'amicizia: un affiatato gruppo di amici, una scuola, una piscina, e la vita da studenti di liceo con tutto ciò che questo comporta.
Eppure, nella sua apparente semplicità, Rough riesce a coinvolgere lo spettatore regalandoci una storia bellissima., i cui personaggi sono tanti e tutti sapientemente descritti. Descritti, e non costruiti, perché usare questa parola sarebbe uno sgarbo nei confronti dell'autore. I personaggi di Rough sono infatti tratteggiati in maniera semplicissima, sia dal lato grafico, sia dal lato caratteriale, e chiunque di noi potrebbe dire di averne incontrato almeno uno per strada, di averne almeno uno tra la cerchia delle proprie amicizie. Nella loro semplicità, i personaggi di Rough risultano umani, veri, profondi, e riescono a toccare il cuore del lettore e a trascinarlo con delicatezza nelle loro vicende.
Amore, dunque. Un amore che nasce lentamente, sviluppandosi a poco a poco a partire da tutt'altro tipo di sentimenti, perché, in fondo, l'adolescente è ancora "rough" e i suoi sentimenti possono cambiare dall'oggi al domani.
Ma anche amicizia, un legame all'apparenza spensierato ma in realtà molto profondo e sincero che ci lega ai nostri compagni di vita, la goliardia e la spensieratezza del gruppo di amici del liceo, all'interno del quale ci si confronta, si fanno esperienze, si sviluppano amori e legami, si cresce insieme e si impara a vivere. In allegria e apparente spensieratezza, ma con molta profondità, sotto sotto.
Quel che piace di Rough è la naturalezza della narrazione, il realismo con cui sono dipinti i suoi personaggi, il delicato umorismo e la poesia degli eventi, l'atmosfera dell'adolescenza che riesce a ricreare, riuscendo a farci sentire proprio lì, a riscaldarci in una piscina al coperto mentre fuori soffia il gelido vento dell'inverno, o a passeggiare in spiaggia sotto il caldo sole estivo.
A ritrarre tutto questo, l'ormai consolidato stile dell'autore, fatto di disegni semplici ma raramente così belli e dettagliati, di silenzi, di frasi interrotte a metà, di detti e non detti, di una rappresentazione dei sentimenti che riesce a farsi apprezzare senza artifici, senza baci, senza sesso, senza gesti eclatanti, ma solo con la forza della sua poesia, delle sue passeggiate sotto i ciliegi in fiore, delle sue timide dichiarazioni d'amore registrate su audiocassetta...
Con una coralità assai rara da trovare nelle altre storie adolescenziali, Rough si presenta, in sordina, al lettore, e riesce a toccargli il cuore in maniera assolutamente inaspettata, facendo leva su sensazioni che egli quasi dimenticava di poter provare.
L'edizione italiana, essendo uno dei primi manga giunti sul suolo del nostro paese, purtroppo appare oggi assai inadeguata, con volumi di formati diversi, lettering a penna e parecchi riferimenti alla pop culture italiana e internazionale del periodo che sostituiscono quelli al Giappone, eppure, anche così, Rough riesce a toccare il cuore dei suoi lettori come ben pochi altri manga del suo stesso genere sanno fare.
Dal momento che all'unanimità Rough ha ottenuto 10, glielo do anch'io per non rovinargli la media, e senza alcun rimorso, perché sono manga come questi che davvero lo meritano. Consigliatissimo ai neofiti appassionati di storie d'amore che, leggendo Rough, potranno conoscerne una delle più belle che siano mai state scritte.
Non si è bambini, non si è adulti, ma si è già, in potenza, ciò che saremo una volta cresciuti.
Man mano che passerà il tempo, il nostro carattere potrà cambiare, e determinati sentimenti che proviamo potranno modificarsi.
L'adolescente, lo studente delle scuole superiori, è quindi soltanto una versione incompleta dell'uomo che sarà, un blocco di pietra ancora ruvido in attesa di trasformarsi in una bellissima scultura, la bozza di un bellissimo quadro.
C'è una parola che descrive alla perfezione tutto questo, e questa parola è "rough". Ruvido, abbozzato, incompleto.
Il nostro protagonista, Keisuke Yamato, ex campione di nuoto, si iscrive alle scuole superiori e comincia una nuova vita assieme a un simpatico gruppo di coinquilini.
Tra le nuove conoscenze liceali, però, c'è anche lei, Ami Ninomiya, bellissima tuffatrice e oggetto dei desideri di tutta la scuola.
Mentre entra subito in confidenza con gli amici del ragazzo, Ami sembra invece detestare Keisuke dal profondo del cuore.
La ragione di tanto astio sta nell'appartenenza di Keisuke agli Yamato, storica famiglia di pasticcieri che da generazioni rivaleggia nella professione con i Ninomiya.
Se, da un lato, Ami è cresciuta nell'odio per qualsiasi appartenente alla famiglia Yamato, dall'altro a Keisuke invece interessa poco e niente della pasticceria e delle faide familiari, e, anzi, si sente attratto dalla ragazza.
Una serie fin troppo fortuita di coincidenze e giochi del destino porteranno i due ragazzi ad avvicinarsi sempre più l'un l'altro, cosicché dall'odio iniziale nasca un'amicizia, una bella intesa, e poi, chissà...
Dopo averci regalato il superbo Touch, Mitsuru Adachi ritorna con una nuova, intensa, storia di sentimenti e di sport.
Messo momentaneamente da parte l'amato baseball (che però troverà il modo di fare un'innocente comparsata anche tra queste pagine), Adachi mette in scena la storia di un nuotatore e di una tuffatrice, ma lo sport rimarrà unicamente sullo sfondo, limitandosi a fornire, di tanto in tanto, lo spunto per una gag, per un deus ex machina, per un'analisi psicologica dei personaggi.
Rough non ha l'intensità psicologica del precedente Touch, e si presenta anzi come una semplicissima storia d'amore e d'amicizia: un affiatato gruppo di amici, una scuola, una piscina, e la vita da studenti di liceo con tutto ciò che questo comporta.
Eppure, nella sua apparente semplicità, Rough riesce a coinvolgere lo spettatore regalandoci una storia bellissima., i cui personaggi sono tanti e tutti sapientemente descritti. Descritti, e non costruiti, perché usare questa parola sarebbe uno sgarbo nei confronti dell'autore. I personaggi di Rough sono infatti tratteggiati in maniera semplicissima, sia dal lato grafico, sia dal lato caratteriale, e chiunque di noi potrebbe dire di averne incontrato almeno uno per strada, di averne almeno uno tra la cerchia delle proprie amicizie. Nella loro semplicità, i personaggi di Rough risultano umani, veri, profondi, e riescono a toccare il cuore del lettore e a trascinarlo con delicatezza nelle loro vicende.
Amore, dunque. Un amore che nasce lentamente, sviluppandosi a poco a poco a partire da tutt'altro tipo di sentimenti, perché, in fondo, l'adolescente è ancora "rough" e i suoi sentimenti possono cambiare dall'oggi al domani.
Ma anche amicizia, un legame all'apparenza spensierato ma in realtà molto profondo e sincero che ci lega ai nostri compagni di vita, la goliardia e la spensieratezza del gruppo di amici del liceo, all'interno del quale ci si confronta, si fanno esperienze, si sviluppano amori e legami, si cresce insieme e si impara a vivere. In allegria e apparente spensieratezza, ma con molta profondità, sotto sotto.
Quel che piace di Rough è la naturalezza della narrazione, il realismo con cui sono dipinti i suoi personaggi, il delicato umorismo e la poesia degli eventi, l'atmosfera dell'adolescenza che riesce a ricreare, riuscendo a farci sentire proprio lì, a riscaldarci in una piscina al coperto mentre fuori soffia il gelido vento dell'inverno, o a passeggiare in spiaggia sotto il caldo sole estivo.
A ritrarre tutto questo, l'ormai consolidato stile dell'autore, fatto di disegni semplici ma raramente così belli e dettagliati, di silenzi, di frasi interrotte a metà, di detti e non detti, di una rappresentazione dei sentimenti che riesce a farsi apprezzare senza artifici, senza baci, senza sesso, senza gesti eclatanti, ma solo con la forza della sua poesia, delle sue passeggiate sotto i ciliegi in fiore, delle sue timide dichiarazioni d'amore registrate su audiocassetta...
Con una coralità assai rara da trovare nelle altre storie adolescenziali, Rough si presenta, in sordina, al lettore, e riesce a toccargli il cuore in maniera assolutamente inaspettata, facendo leva su sensazioni che egli quasi dimenticava di poter provare.
L'edizione italiana, essendo uno dei primi manga giunti sul suolo del nostro paese, purtroppo appare oggi assai inadeguata, con volumi di formati diversi, lettering a penna e parecchi riferimenti alla pop culture italiana e internazionale del periodo che sostituiscono quelli al Giappone, eppure, anche così, Rough riesce a toccare il cuore dei suoi lettori come ben pochi altri manga del suo stesso genere sanno fare.
Dal momento che all'unanimità Rough ha ottenuto 10, glielo do anch'io per non rovinargli la media, e senza alcun rimorso, perché sono manga come questi che davvero lo meritano. Consigliatissimo ai neofiti appassionati di storie d'amore che, leggendo Rough, potranno conoscerne una delle più belle che siano mai state scritte.
Proteggi la mia Terra
10.0/10
<i>Proteggi la mia terra</i> è secondo me uno dei migliori shojo manga siano stati mai realizzato. La storia è avventurosa, profonda, complessa, nemmeno un po' melensa, affascinante ed irrimediabilmente ammagliante. La trama è incredibilmente intricata e riassumerla frettolosamente sminuisce di certo la perfetta tessitura della Hiwatari. Tuttavia, in una recensione la trama è necessaria.
Sette ragazzi extraterrestri, che hanno trascorso i loro ultimi anni sulla Luna per studiare più da vicino la Terra, si sono reincarnati ed incontrati nuovamente in Giappone. Non tutti ricordano la loro vita precedente, perciò decidono d'incontrarsi per discutere e recuperare le memorie del loro passato comune, prima per curiosità, poi per ossessione ed infine per necessità.
Ognuno dei sette ragazzi comincia ad essere influenzato dalla propria vita precedente, taluni smarrendo la propria personalità, altri confondendo l'identità passata con la propria identità del presente, ripetendo gli stessi errori e provando gli stessi sentimenti degli scienziati della Luna. Solo Arisu, che rinnega i ricordi passati, mantiene la propria personalità.
Nonostante le riunioni per ricostruire il loro passato, non tutti i ricordi possono essere rivelati con leggerezza di fronte a tutti i partecipanti, poiché gli errori ed i segreti dei ragazzi della Luna sembrano pesare molto sulla coscienza dei giovani, che si sentono ancora molto legati alle loro esistenze passate. Di ciò approfitta Rin, unico bimbo del gruppo, grande manipolatore e conoscitore delle debolezze della mente umana, che usa i sensi di colpa e la vergogna di alcuni ragazzi per tessere subdolamente gran parte della storia e perseguire un grande obiettivo ed evitare il ripetersi di alcuni eventi del passato.
Arisu, dapprima semplice tormentata spettatrice, comincia ad interessarsi attivamente alla faccenda per affetto nei confronti di Rin.
Le anime dei sette ragazzi inizialmente sembrano essere rinate nel presente e sulla Terra per assolvere ad un compito di protezione lasciato in sospeso, ma via via che ci si inoltra nella storia sembra invece che si siano reincarnate per essere persone migliori e vivere una vita migliore.
Il vero protagonista della storia sembra essere più Shion che Arisu, poiché è proprio lui a scatenare importanti eventi e riflessioni sia sulla Luna, ma anche sulla Terra. Proprio lui che non conosce ipocrisia e non ha riprovevoli segreti da nascondere, perché conduce una vita libera da ogni morale, andandone fiero. Non ha vissuto che pochi attimi di felicità ed odia e brama allo stesso tempo quella degli altri. Non è capace di amare e mostrare affetto, così come lui non ne ha mai davvero ricevuto. Vive come nessuno, prigioniero dell'etica propria e sociale, vivrebbe e si comporta come nessuno osa comportarsi, ma come molti vorrebbero. È proprio questa sua conturbante personalità a renderlo il centro dell'intera opera della Hiwatari.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>Arisu è più forte e vincente che nella sua precedente vita, perché diventa esattamente ciò che Mokuren desiderava diventare e riesce a dire e a fare ciò che Mokuren avrebbe voluto. <b>[Fine spoiler.]</b>
Mokuren è uno dei personaggi della Luna che prima snobbi e poi ami: una kicie ribelle ed incredibilmente umana, mal adattata ad una vita segregata a riti sacri, per sempre legata al ricordo dei suoi splendidi genitori (che molto mi è dispiaciuto non vedere negli OAV).
Tutti i personaggi principali sono ben caratterizzati (ed anche di più) da connotazioni e ricordi ben precisi. In definitiva, ci si affeziona ad ognuno di loro, anche a coloro che si sono macchiati di colpe ignobili, forse perché uno degli insegnamenti che l'opera vuol trasmettere è proprio quello di accettare gli altri così come sono, senza giudicare le loro debolezze, poiché tutti ne abbiamo. La storia sembra voler invitare a vivere il presente al meglio, così come viene, seppure con la maturità acquisita nell'esperienza di crescere.
Lo spirito shojo di questo manga sta nel fatto che alle anime degli amanti è concesso di innamorarsi nuovamente seppur in corpi e menti di individui differenti.
Che dire di più? I disegni diventano sempre più belli man mano che si va avanti nella lettura, l'esposizione della trama è perfetta ed intrigante ed i temi trattati sono appassionanti. La maestria dell'autrice credo renda quest'opera unica e bellissima. Un bel 10 è più che meritato!
Sette ragazzi extraterrestri, che hanno trascorso i loro ultimi anni sulla Luna per studiare più da vicino la Terra, si sono reincarnati ed incontrati nuovamente in Giappone. Non tutti ricordano la loro vita precedente, perciò decidono d'incontrarsi per discutere e recuperare le memorie del loro passato comune, prima per curiosità, poi per ossessione ed infine per necessità.
Ognuno dei sette ragazzi comincia ad essere influenzato dalla propria vita precedente, taluni smarrendo la propria personalità, altri confondendo l'identità passata con la propria identità del presente, ripetendo gli stessi errori e provando gli stessi sentimenti degli scienziati della Luna. Solo Arisu, che rinnega i ricordi passati, mantiene la propria personalità.
Nonostante le riunioni per ricostruire il loro passato, non tutti i ricordi possono essere rivelati con leggerezza di fronte a tutti i partecipanti, poiché gli errori ed i segreti dei ragazzi della Luna sembrano pesare molto sulla coscienza dei giovani, che si sentono ancora molto legati alle loro esistenze passate. Di ciò approfitta Rin, unico bimbo del gruppo, grande manipolatore e conoscitore delle debolezze della mente umana, che usa i sensi di colpa e la vergogna di alcuni ragazzi per tessere subdolamente gran parte della storia e perseguire un grande obiettivo ed evitare il ripetersi di alcuni eventi del passato.
Arisu, dapprima semplice tormentata spettatrice, comincia ad interessarsi attivamente alla faccenda per affetto nei confronti di Rin.
Le anime dei sette ragazzi inizialmente sembrano essere rinate nel presente e sulla Terra per assolvere ad un compito di protezione lasciato in sospeso, ma via via che ci si inoltra nella storia sembra invece che si siano reincarnate per essere persone migliori e vivere una vita migliore.
Il vero protagonista della storia sembra essere più Shion che Arisu, poiché è proprio lui a scatenare importanti eventi e riflessioni sia sulla Luna, ma anche sulla Terra. Proprio lui che non conosce ipocrisia e non ha riprovevoli segreti da nascondere, perché conduce una vita libera da ogni morale, andandone fiero. Non ha vissuto che pochi attimi di felicità ed odia e brama allo stesso tempo quella degli altri. Non è capace di amare e mostrare affetto, così come lui non ne ha mai davvero ricevuto. Vive come nessuno, prigioniero dell'etica propria e sociale, vivrebbe e si comporta come nessuno osa comportarsi, ma come molti vorrebbero. È proprio questa sua conturbante personalità a renderlo il centro dell'intera opera della Hiwatari.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>Arisu è più forte e vincente che nella sua precedente vita, perché diventa esattamente ciò che Mokuren desiderava diventare e riesce a dire e a fare ciò che Mokuren avrebbe voluto. <b>[Fine spoiler.]</b>
Mokuren è uno dei personaggi della Luna che prima snobbi e poi ami: una kicie ribelle ed incredibilmente umana, mal adattata ad una vita segregata a riti sacri, per sempre legata al ricordo dei suoi splendidi genitori (che molto mi è dispiaciuto non vedere negli OAV).
Tutti i personaggi principali sono ben caratterizzati (ed anche di più) da connotazioni e ricordi ben precisi. In definitiva, ci si affeziona ad ognuno di loro, anche a coloro che si sono macchiati di colpe ignobili, forse perché uno degli insegnamenti che l'opera vuol trasmettere è proprio quello di accettare gli altri così come sono, senza giudicare le loro debolezze, poiché tutti ne abbiamo. La storia sembra voler invitare a vivere il presente al meglio, così come viene, seppure con la maturità acquisita nell'esperienza di crescere.
Lo spirito shojo di questo manga sta nel fatto che alle anime degli amanti è concesso di innamorarsi nuovamente seppur in corpi e menti di individui differenti.
Che dire di più? I disegni diventano sempre più belli man mano che si va avanti nella lettura, l'esposizione della trama è perfetta ed intrigante ed i temi trattati sono appassionanti. La maestria dell'autrice credo renda quest'opera unica e bellissima. Un bel 10 è più che meritato!
Banana Fish
9.0/10
Recensione di riko akasaka
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Questo appassionante manga ruota completamente attorno alla figura del carismatico protagonista Ash Lynx. Ash è un capobanda diciassettenne, la sua capacità di giudizio, il suo sangue freddo e la sua abilità nell'arte del sopravvivere contro avversari più o meno insidiosi gli valgono un indiscusso rispetto da parte dei numerosi "ragazzi di strada" di New York. Il fascino di Ash non consiste però nell'essere "il più duro dei duri", è un personaggio notevolmente interessante perché è un'anima ferita in cerca di riscatto, il suo passato da bambino abusato nel nefando mondo della pedofilia e pedopornografia lo ha reso come un animale selvatico, una lince appunto, che non si fida di niente e di nessuno finché non incontra Eiji, ragazzo giapponese cresciuto nel benessere e ignaro del lato oscuro della società che rappresenta il quotidiano di Ash. Quest'ultimo non può permettersi di rilassarsi, il suo aspetto da efebo fighissimo lo rende preda del desiderio sessuale degli adulti che vorrebbero soggiogare il suo spirito indomabile tramite l'umiliazione della violenza sessuale, mentre la sua connaturata abilità di leader lo rende un odiato rivale per i teppisti che vorrebbero far carriera, solo con Eiji Ash può abbassare la guardia. Eiji che viene da un mondo totalmente diverso è l'unico che non giudica Ash, non si spaventa davanti al lato criminale dell'amico perché si rende conto che sotto la dura scorza di freddo assassino c'è una persona infelice e tormentata bisognosa di affetto e accettazione totale.
Questa amicizia nasce all'interno di una storia di intrighi e potere, Ash si ritrova invischiato in qualcosa molto più grande di lui, tutto nasce da una potente droga, la Banana Fish del titolo, e i complotti attorno a questa sostanza raggiungono livelli stratosferici.
Se piace l'azione è un manga che consiglio caldamente, la trama è al fulmicotone, i protagonisti non hanno un momento di riposo, gli eventi si susseguono a ritmo frenetico e nemmeno il lettore ha un attimo di tregua perché si vuol sempre vedere quel che accadrà dopo. A voler muovere delle accuse si può dire che la trama è un bel po' sopra le righe: un diciassettenne, okay con l'istinto da animale selvatico e un addestramento speciale, senza scordare il Q.I. superiore a 200 ma sempre un diciassettenne che tiene testa a mafia corsa, mafia cinese, polizia, FBI, cariche governative varie, mercenari e pure un ex agente del KGB, direi che è decisamente troppo! Ma appunto, se piace l'azione e i film americani alla Bruce Willis vi sembrano credibili o comunque godibili questo manga fa per voi, senza contare che a differenza di quei film questa storia gode di personaggi ottimamente caratterizzati come il giornalista Max Lobo, il cattivo Golzine o il malinconico sicario Blanca.
L'unica cosa di cui voglio lamentarmi è il finale, a prescindere che ci sia o meno il lieto fine, per me la conclusione deve essere sensata e questa a mio parere non lo è e mi ha fatto l'effetto di un pugno sullo stomaco rovinandomi la lettura di quello che consideravo un dieci con lode fino al penultimo numero.
Consiglio comunque la lettura di questo manga per la trama avvincente e per un protagonista che entra di prepotenza nel cuore del lettore senza volerne più uscire.
Questa amicizia nasce all'interno di una storia di intrighi e potere, Ash si ritrova invischiato in qualcosa molto più grande di lui, tutto nasce da una potente droga, la Banana Fish del titolo, e i complotti attorno a questa sostanza raggiungono livelli stratosferici.
Se piace l'azione è un manga che consiglio caldamente, la trama è al fulmicotone, i protagonisti non hanno un momento di riposo, gli eventi si susseguono a ritmo frenetico e nemmeno il lettore ha un attimo di tregua perché si vuol sempre vedere quel che accadrà dopo. A voler muovere delle accuse si può dire che la trama è un bel po' sopra le righe: un diciassettenne, okay con l'istinto da animale selvatico e un addestramento speciale, senza scordare il Q.I. superiore a 200 ma sempre un diciassettenne che tiene testa a mafia corsa, mafia cinese, polizia, FBI, cariche governative varie, mercenari e pure un ex agente del KGB, direi che è decisamente troppo! Ma appunto, se piace l'azione e i film americani alla Bruce Willis vi sembrano credibili o comunque godibili questo manga fa per voi, senza contare che a differenza di quei film questa storia gode di personaggi ottimamente caratterizzati come il giornalista Max Lobo, il cattivo Golzine o il malinconico sicario Blanca.
L'unica cosa di cui voglio lamentarmi è il finale, a prescindere che ci sia o meno il lieto fine, per me la conclusione deve essere sensata e questa a mio parere non lo è e mi ha fatto l'effetto di un pugno sullo stomaco rovinandomi la lettura di quello che consideravo un dieci con lode fino al penultimo numero.
Consiglio comunque la lettura di questo manga per la trama avvincente e per un protagonista che entra di prepotenza nel cuore del lettore senza volerne più uscire.
The Five Star Stories
8.0/10
Accingersi a recensire The Five Star Stories per tutta una serie di motivi merita un certo riguardo. Se la cosiddetta letteratura disegnata esiste, FSS (da qui in poi verrà abbreviato) è sicuramente una di quelle opere che può ambire a farne parte. Non a caso era anche l'unica grande serie giapponese ancora inedita in Italia. Per cui ho accolto con molto entusiasmo la notizia che Flashbook Edizioni avrebbe finalmente portato in Italia questa importante serie.
Di mio conoscevo già FSS in quanto la mia passione mi ha sempre portato in giro per eventi e fiere in Italia e non, e quindi avevo visto gadget e soprattutto resin kit* legati alla serie in tempi non sospetti. Se la memoria non mi inganna ne avevano accennato (una decina di anni fa) altri importanti editori nazionali, ma quelle voci di corridoio si risolsero all'epoca con un nulla di fatto. Lasciando la serie inedita in Italia per troppo tempo. Per il rispetto che ho citato precedentemente verso FSS ho atteso di avere un po' di materiale per le mani, prima di buttarmi in una recensione approssimativa o basata sull'emozione causata dall'aver atteso a lungo qualcosa.
La serie si basa sull'incipit che l'unico vincolo che ci sia in una storia sia il tempo; la coerenza degli avvenimenti che vengono presentati all'interno di una cronologia ben definita. La storia infatti viene presentata al lettore iniziando dalla sua fine. Il primo capitolo del volume uno infatti non è altro che la fine della serie stessa. Da li in poi si partirà come in un viaggio nel tempo a narrare le gesta e le avventure più importanti avvenute sotto la luce delle cinque stelle.
Questa trovata, che a molti sembrerà solo un modo rapido ed indolore per non dover poi dare un finale in fretta e furia nel caso la serie dovesse essere soppressa a causa di uno scarso numero di lettori - prassi normale nel panorama dell'editoria Giaponese -, a mio parere è invece un segno di grande rispetto da parte di Mamoru Nagano, autore della serie.
Il lavoro di Nagano infatti è il mecha designer, FSS per lui è una valvola di sfogo per le sue idee, ma dal momento che non era la sua occupazione principale, nel caso in cui per un qualsiasi motivo avesse dovuto smettere di disegnarlo i suoi lettori non sarebbero mai rimasti senza la fine della storia. Se qualcuno ha mai letto una serie soppressa a causa dello scarso gradimento del pubblico sa quanto sia sgradevole la sensazione che si prova in questo caso.
Dal vincolo che è appunto la fine stessa dell'universo delle cinque stelle che noi conosciamo, andiamo quindi a rivivere le gesta dei cavalieri "headdliner" che insieme alle loro "fatima" pilotano i colossi biomeccanici chiamati "mortar headd". Seguiremo le vicende del sacro imperatore immortale Amaterasu** e della sua amata Lechesis, le battaglie dei cavalieri "mirage", viaggi spaziali, alieni che combatto draghi immortali è divinità di ogni forma e dimensione ed un sacco di altre meraviglie. Ma in FSS troveremo anche le atrocità della guerra, la rabbia per un destino segnato o le lacrime per la perdita di un amore. Tutto ciò senza essere mai banale, e senza diventare un inutile minestrone fatto di buone idee si, ma infarcite a casaccio.
FSS risente delle influenze di opere quali "la Storia infinita" di Michael Ende piuttosto che non delle "Cronache di Narnia" per via di un certa allegoria religiosa, ma anche di una certa narrativa di Philip K.Dick; dando una deriva alla parte più fanascentifica (passatemi il termine) della serie. Senza contare l'influenza di Yoshiyuki Tomino, padre di Gundam, con cui Nagano lavora nel corso degli anni. Lo si può notare prestando un po' di attenzione.
Non bisogna al contempo dimenticare che FSS a sua volta influenza le serie targate Gundam e sviluppate successivamente ad essa. Anche se a mio parere le serie che sono più pervase dall'aura di FSS sono i progetti Code Geass ma soprattutto Escaflowne.
In sostanza sono contento. Le aspettative che avevo verso una serie che sapevo essere cosi importane in Giappone sono state rispettate. L'edizione italiana poi vale veramente la spesa; in proporzione al prezzo di copertina la qualità offerta dall'editore è una spanna sopra la media dei prodotti offerti dal mercato italiano, senza che il prezzo ne risenta particolarmente. Ci viene infatti proposta un adattamento integrale dell'edizione pubblicata in Giappone dall'editore Kadokawa nel 1998. Con tutte le pagine a colori, sovraccoperta e una mole di materiale extra da far invidia ai contenuti speciali di molti film home video in edizione limitata: mappe, cronologia, schizzi preparatori, interviste, commenti dell'autore e chi più ne ha più ne metta; l'editore italiano in questo caso dal mio punto di vista si merita un promozione a pieni voti.
* I resin kitt sono modelli da assemblare in resina: simili ai plastik kit di Gundam per intenderci ma molto più complessi da costruire a causa del peso del materiale, e della superficie della resina che rende difficoltoso rispetto a pvc e plastica stendere il colore ed eventuali effetti successivi. I modelli di FSS mi colpirono all'epoca (avevo 14 anni) perché il loro prezzo era qualcosa che si avvicinava ad un mezzo stipendio da impiegato. Ancora oggi se frequentate siti del settore vedrete prezzi per il modelli di FSS che si aggirano intorno ai 25.000 yen!
** La leggenda vuole che il Giappone sia nato dall'amore di due divinità. Dal loro amore si dice sia nata Amaterasu, una nuova divinità da cui le leggende dicono discendano tutti gli imperatori del Giappone.
Di mio conoscevo già FSS in quanto la mia passione mi ha sempre portato in giro per eventi e fiere in Italia e non, e quindi avevo visto gadget e soprattutto resin kit* legati alla serie in tempi non sospetti. Se la memoria non mi inganna ne avevano accennato (una decina di anni fa) altri importanti editori nazionali, ma quelle voci di corridoio si risolsero all'epoca con un nulla di fatto. Lasciando la serie inedita in Italia per troppo tempo. Per il rispetto che ho citato precedentemente verso FSS ho atteso di avere un po' di materiale per le mani, prima di buttarmi in una recensione approssimativa o basata sull'emozione causata dall'aver atteso a lungo qualcosa.
La serie si basa sull'incipit che l'unico vincolo che ci sia in una storia sia il tempo; la coerenza degli avvenimenti che vengono presentati all'interno di una cronologia ben definita. La storia infatti viene presentata al lettore iniziando dalla sua fine. Il primo capitolo del volume uno infatti non è altro che la fine della serie stessa. Da li in poi si partirà come in un viaggio nel tempo a narrare le gesta e le avventure più importanti avvenute sotto la luce delle cinque stelle.
Questa trovata, che a molti sembrerà solo un modo rapido ed indolore per non dover poi dare un finale in fretta e furia nel caso la serie dovesse essere soppressa a causa di uno scarso numero di lettori - prassi normale nel panorama dell'editoria Giaponese -, a mio parere è invece un segno di grande rispetto da parte di Mamoru Nagano, autore della serie.
Il lavoro di Nagano infatti è il mecha designer, FSS per lui è una valvola di sfogo per le sue idee, ma dal momento che non era la sua occupazione principale, nel caso in cui per un qualsiasi motivo avesse dovuto smettere di disegnarlo i suoi lettori non sarebbero mai rimasti senza la fine della storia. Se qualcuno ha mai letto una serie soppressa a causa dello scarso gradimento del pubblico sa quanto sia sgradevole la sensazione che si prova in questo caso.
Dal vincolo che è appunto la fine stessa dell'universo delle cinque stelle che noi conosciamo, andiamo quindi a rivivere le gesta dei cavalieri "headdliner" che insieme alle loro "fatima" pilotano i colossi biomeccanici chiamati "mortar headd". Seguiremo le vicende del sacro imperatore immortale Amaterasu** e della sua amata Lechesis, le battaglie dei cavalieri "mirage", viaggi spaziali, alieni che combatto draghi immortali è divinità di ogni forma e dimensione ed un sacco di altre meraviglie. Ma in FSS troveremo anche le atrocità della guerra, la rabbia per un destino segnato o le lacrime per la perdita di un amore. Tutto ciò senza essere mai banale, e senza diventare un inutile minestrone fatto di buone idee si, ma infarcite a casaccio.
FSS risente delle influenze di opere quali "la Storia infinita" di Michael Ende piuttosto che non delle "Cronache di Narnia" per via di un certa allegoria religiosa, ma anche di una certa narrativa di Philip K.Dick; dando una deriva alla parte più fanascentifica (passatemi il termine) della serie. Senza contare l'influenza di Yoshiyuki Tomino, padre di Gundam, con cui Nagano lavora nel corso degli anni. Lo si può notare prestando un po' di attenzione.
Non bisogna al contempo dimenticare che FSS a sua volta influenza le serie targate Gundam e sviluppate successivamente ad essa. Anche se a mio parere le serie che sono più pervase dall'aura di FSS sono i progetti Code Geass ma soprattutto Escaflowne.
In sostanza sono contento. Le aspettative che avevo verso una serie che sapevo essere cosi importane in Giappone sono state rispettate. L'edizione italiana poi vale veramente la spesa; in proporzione al prezzo di copertina la qualità offerta dall'editore è una spanna sopra la media dei prodotti offerti dal mercato italiano, senza che il prezzo ne risenta particolarmente. Ci viene infatti proposta un adattamento integrale dell'edizione pubblicata in Giappone dall'editore Kadokawa nel 1998. Con tutte le pagine a colori, sovraccoperta e una mole di materiale extra da far invidia ai contenuti speciali di molti film home video in edizione limitata: mappe, cronologia, schizzi preparatori, interviste, commenti dell'autore e chi più ne ha più ne metta; l'editore italiano in questo caso dal mio punto di vista si merita un promozione a pieni voti.
* I resin kitt sono modelli da assemblare in resina: simili ai plastik kit di Gundam per intenderci ma molto più complessi da costruire a causa del peso del materiale, e della superficie della resina che rende difficoltoso rispetto a pvc e plastica stendere il colore ed eventuali effetti successivi. I modelli di FSS mi colpirono all'epoca (avevo 14 anni) perché il loro prezzo era qualcosa che si avvicinava ad un mezzo stipendio da impiegato. Ancora oggi se frequentate siti del settore vedrete prezzi per il modelli di FSS che si aggirano intorno ai 25.000 yen!
** La leggenda vuole che il Giappone sia nato dall'amore di due divinità. Dal loro amore si dice sia nata Amaterasu, una nuova divinità da cui le leggende dicono discendano tutti gli imperatori del Giappone.
I tre Adolf
8.0/10
Recensione di Robocop XIII
-
Quella dei tre Adolf è una storia nella Storia, e Osamu Tezuka usa la prima per spiegarci la seconda, e la seconda come teatro della prima.
Ci racconta tramite le vicende dei suoi personaggi il nazismo, della sua intricata rete di informazioni e violenze, della sua precisione sistematica atta a cancellare ogni minima azione potenzialmente pericolosa per il regime. Ci racconta con una semplicità clamorosa ma allo stesso tempo efficace come il nazismo sia stato aiutato dalla pubblicità e dalla propaganda, e di come sia un'arma potente e sottovalutata anche oggi; prendi un ometto, caratterizzalo con un'acconciatura e dei baffi particolari ed eccoti con un nuovo carismatico personaggio, e una folla crescente che lo incita, qualunque cavolata dica.
Ci spiega come la cultura e l'intelligenza aiutano a non cadere in questi tranelli, come l'arte della retorica vince sulle ideologie, come concetti quali nazionalismo e patriottismo riescono a plagiare un'intera popolazione, di come il romano "Divide et impera" non è poi un termine così anacronistico.
Quello che mi ha stupito, e non mi vergogno a dirlo, è la capacità narrativa dell'autore, conoscevo già Tezuka per il suo talento e come "Dio dei manga", ma dall'inventore di Kimba e Astroboy non mi aspettavo certo un'opera che anticipa tecniche utilizzate da grandi artisti contemporanei, come Naoki Urasawa. Le piccole casualità che cambiano la storia di un uomo, la forza combattiva di un uomo stremato, solo contro tutto il mondo e a cui di umano è restato solo l'orgoglio, vicende che inaspettatamente si rivelano collegate tra loro, il passato dimenticato che si rivela la chiave per molti degli enigmi del futuro.
Il tutto condito da un disegno deciso, chiaro ma allo stesso tempo dettagliato, e una capacità straordinaria di far esprimere emozioni e sentimenti ai personaggi, ed ogni tanto qualche spunto caricaturale che però non rovina l'atmosfera e che anzi dona un'aria particolare al manga.
La grandezza di questo manga è data dal fatto che presenta una storia ricca di insegnamenti non retorici, c'è spazio per il dolore e per i sentimenti, con picchi che non mancheranno di commuovervi.
La grandezza di questo manga è data dal fatto che utilizza uno stile che rende l'opera fruibile anche a chi un manga non l'ha mai letto, portandolo di diritto nell'olimpo del fumetto mondiale.
La grandezza di questo manga è data dal fatto che ci racconta solamente gli amori, i dolori e quindi la vita di tre persone, di nome Adolf.
Ci racconta tramite le vicende dei suoi personaggi il nazismo, della sua intricata rete di informazioni e violenze, della sua precisione sistematica atta a cancellare ogni minima azione potenzialmente pericolosa per il regime. Ci racconta con una semplicità clamorosa ma allo stesso tempo efficace come il nazismo sia stato aiutato dalla pubblicità e dalla propaganda, e di come sia un'arma potente e sottovalutata anche oggi; prendi un ometto, caratterizzalo con un'acconciatura e dei baffi particolari ed eccoti con un nuovo carismatico personaggio, e una folla crescente che lo incita, qualunque cavolata dica.
Ci spiega come la cultura e l'intelligenza aiutano a non cadere in questi tranelli, come l'arte della retorica vince sulle ideologie, come concetti quali nazionalismo e patriottismo riescono a plagiare un'intera popolazione, di come il romano "Divide et impera" non è poi un termine così anacronistico.
Quello che mi ha stupito, e non mi vergogno a dirlo, è la capacità narrativa dell'autore, conoscevo già Tezuka per il suo talento e come "Dio dei manga", ma dall'inventore di Kimba e Astroboy non mi aspettavo certo un'opera che anticipa tecniche utilizzate da grandi artisti contemporanei, come Naoki Urasawa. Le piccole casualità che cambiano la storia di un uomo, la forza combattiva di un uomo stremato, solo contro tutto il mondo e a cui di umano è restato solo l'orgoglio, vicende che inaspettatamente si rivelano collegate tra loro, il passato dimenticato che si rivela la chiave per molti degli enigmi del futuro.
Il tutto condito da un disegno deciso, chiaro ma allo stesso tempo dettagliato, e una capacità straordinaria di far esprimere emozioni e sentimenti ai personaggi, ed ogni tanto qualche spunto caricaturale che però non rovina l'atmosfera e che anzi dona un'aria particolare al manga.
La grandezza di questo manga è data dal fatto che presenta una storia ricca di insegnamenti non retorici, c'è spazio per il dolore e per i sentimenti, con picchi che non mancheranno di commuovervi.
La grandezza di questo manga è data dal fatto che utilizza uno stile che rende l'opera fruibile anche a chi un manga non l'ha mai letto, portandolo di diritto nell'olimpo del fumetto mondiale.
La grandezza di questo manga è data dal fatto che ci racconta solamente gli amori, i dolori e quindi la vita di tre persone, di nome Adolf.
Short Program
8.0/10
All'interno della lunga lista dei manga disegnati e sceneggiati da <i>Adachi Mitsuru</i>, una delle opere di maggior interesse risulta sicuramente essere <b>Short Program</b>, raccolta di molte delle storie brevi e degli one-shot scritti dall'autore nel corso degli anni. Giunto finora al terzo volume – ma non è improbabile a breve l'uscita del quarto numero – <b>Short Program</b> rappresenta la chiave per decodificare e meglio comprendere la narrativa del “poeta dei manga”.
Le singole storie che fanno parte di <b>Short Program</b> sono tutte storie brevi, semplici, in cui si respira quella poesia del quotidiano, quasi malinconica, che pervade tutta la poetica di <i>Adachi</i>. Storie di ragazzi e ragazze come se ne possono incontrare ovunque, con problemi e ambizioni modesti, scorci della vita di tutti i giorni, tra una vacanza al mare e un pranzo al bar con gli amici; vi si possono incontrare anche episodi inconsueti, mai visti prima nelle opere principali dell'autore, probabilmente a causa di una maggiore libertà nella sceneggiatura, essendo queste storie scritte tra un capitolo e l'altro dei suoi titoli più mainstream. Storie così semplici eppure (o forse proprio per questo) così belle, nella miglior tradizione adachiana, in grado di toccare il lettore nonostante la brevissima durata; non vi sono inutili orpelli in queste storie, ma solo l'essenza, ed è proprio questo il motivo per cui una (banale) storiellina di 20-30 pagine riesce a rimanere impressa nel lettore, quando le librerie sono piene di volumi unici o intere miniserie che vengono completamente dimenticati nel giro di poche settimane.
I disegni di <b>Short Program</b> sono quelli che i lettori di <i>Adachi</i> ben conoscono, minimalisti ma precisi, con volti semplici ma incredibilmente espressivi, con pochi dialoghi ma in grado di emozionare coi suoi silenzi e i suoi semplici gesti quotidiani; un disegno che pare quasi incarnare i canoni classici del fumetto giapponese, senza alcun fronzolo, e forse proprio per questo così amato.
Se consideriamo l'intera narrativa adachiana “recente” (l'era pre-<i>Nine</i> non c'interessa in quanto <i>Adachi</i> si occupava prevalentemente del solo disegno), gli “short program” ne sono la cellula base, il principio primo. Virtualmente possiamo dire che <i>Adachi</i> disegna la stessa cosa da decenni – non è errato affermare che letto <i>Touch</i> si è letto (quasi) tutto <i>Adachi</i>, come se fosse sempre la stessa ragazza, una volta con i capelli lunghi e sciolti sulle spalle, una volta con le trecce, una volta col chihon, un'altra volta con i capelli corti a caschetto e cosi via, ma sempre lei tutte le volte. Questo proprio perchè, con un'opera di decostruzione delle singole storie, sempre lì si torna, ad un insieme di “short program”, indubbiamente abbelliti, resi più complessi e articolati, uniti tra loro da rapporti di causa-effetto, dai medesimi personaggi e dalla medesima ambientazione, e con l'aggiunta – a volte – dell'elemento sportivo, ma sempre di “short program” stiamo parlando.
A portare in Italia <b>Short Program</b> è <b>Star Comics</b>, inizialmente in 4 sottilette a basso prezzo pari ai soli primi 2 originali, successivamente in una ristampa in 3 volumi in ampio formato (15x21) da circa 300 pagine l'uno. La ristampa, avvolta in una spartana sovracopertina, presenta tutte le pagine a colori originali, comprese quelle interne al volume, (troppo) spesso sacrificate dagli editori, non solo italiani. Buona anche la carta, sufficientemente spessa da garantire una trasparenza delle tavole nulla e con una discreta sfogliabilità – grazie soprattutto all'ampio formato; discreta anche la resa stampata, senza particolari errori od orrori nella resa di retini, linee sottili e campiture nere. Il prezzo a cui ci viene proposto è di 7€ a volume, prezzo più che onesto considerando formato, numero di pagine e tavole a colori interne.
<b>Short Program</b> è <i>Adachi</i> allo stato puro, non ancora distillato; ne rappresenta l'opera più autoriale, non a caso pubblicata su una rivista seinen, un must have per chiunque si professi anche solo lontanamente appassionato di uno degli autori più letti e amati in Giappone e nel mondo. <b>Short Program</b> è anche un buon entry point per chi ancora non conosce <i>Adachi</i> ma ha già alle spalle una discreta esperienza come lettore, mentre per i neofiti è forse meglio approcciarsene tramite una delle opere principali.
Le singole storie che fanno parte di <b>Short Program</b> sono tutte storie brevi, semplici, in cui si respira quella poesia del quotidiano, quasi malinconica, che pervade tutta la poetica di <i>Adachi</i>. Storie di ragazzi e ragazze come se ne possono incontrare ovunque, con problemi e ambizioni modesti, scorci della vita di tutti i giorni, tra una vacanza al mare e un pranzo al bar con gli amici; vi si possono incontrare anche episodi inconsueti, mai visti prima nelle opere principali dell'autore, probabilmente a causa di una maggiore libertà nella sceneggiatura, essendo queste storie scritte tra un capitolo e l'altro dei suoi titoli più mainstream. Storie così semplici eppure (o forse proprio per questo) così belle, nella miglior tradizione adachiana, in grado di toccare il lettore nonostante la brevissima durata; non vi sono inutili orpelli in queste storie, ma solo l'essenza, ed è proprio questo il motivo per cui una (banale) storiellina di 20-30 pagine riesce a rimanere impressa nel lettore, quando le librerie sono piene di volumi unici o intere miniserie che vengono completamente dimenticati nel giro di poche settimane.
I disegni di <b>Short Program</b> sono quelli che i lettori di <i>Adachi</i> ben conoscono, minimalisti ma precisi, con volti semplici ma incredibilmente espressivi, con pochi dialoghi ma in grado di emozionare coi suoi silenzi e i suoi semplici gesti quotidiani; un disegno che pare quasi incarnare i canoni classici del fumetto giapponese, senza alcun fronzolo, e forse proprio per questo così amato.
Se consideriamo l'intera narrativa adachiana “recente” (l'era pre-<i>Nine</i> non c'interessa in quanto <i>Adachi</i> si occupava prevalentemente del solo disegno), gli “short program” ne sono la cellula base, il principio primo. Virtualmente possiamo dire che <i>Adachi</i> disegna la stessa cosa da decenni – non è errato affermare che letto <i>Touch</i> si è letto (quasi) tutto <i>Adachi</i>, come se fosse sempre la stessa ragazza, una volta con i capelli lunghi e sciolti sulle spalle, una volta con le trecce, una volta col chihon, un'altra volta con i capelli corti a caschetto e cosi via, ma sempre lei tutte le volte. Questo proprio perchè, con un'opera di decostruzione delle singole storie, sempre lì si torna, ad un insieme di “short program”, indubbiamente abbelliti, resi più complessi e articolati, uniti tra loro da rapporti di causa-effetto, dai medesimi personaggi e dalla medesima ambientazione, e con l'aggiunta – a volte – dell'elemento sportivo, ma sempre di “short program” stiamo parlando.
A portare in Italia <b>Short Program</b> è <b>Star Comics</b>, inizialmente in 4 sottilette a basso prezzo pari ai soli primi 2 originali, successivamente in una ristampa in 3 volumi in ampio formato (15x21) da circa 300 pagine l'uno. La ristampa, avvolta in una spartana sovracopertina, presenta tutte le pagine a colori originali, comprese quelle interne al volume, (troppo) spesso sacrificate dagli editori, non solo italiani. Buona anche la carta, sufficientemente spessa da garantire una trasparenza delle tavole nulla e con una discreta sfogliabilità – grazie soprattutto all'ampio formato; discreta anche la resa stampata, senza particolari errori od orrori nella resa di retini, linee sottili e campiture nere. Il prezzo a cui ci viene proposto è di 7€ a volume, prezzo più che onesto considerando formato, numero di pagine e tavole a colori interne.
<b>Short Program</b> è <i>Adachi</i> allo stato puro, non ancora distillato; ne rappresenta l'opera più autoriale, non a caso pubblicata su una rivista seinen, un must have per chiunque si professi anche solo lontanamente appassionato di uno degli autori più letti e amati in Giappone e nel mondo. <b>Short Program</b> è anche un buon entry point per chi ancora non conosce <i>Adachi</i> ma ha già alle spalle una discreta esperienza come lettore, mentre per i neofiti è forse meglio approcciarsene tramite una delle opere principali.
Classe di ferro
9.0/10
Recensione di The Narutimate Hero
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"Se non dovessi farcela, sappi amore mio che vivrò per sempre nel tuo cuore, e ti aspetterò nell'aldilà, ti ho sempre voluto bene e sempre te ne vorrò..."
"Caro, devi solo operarti di unghia incarnita, non c'è bisogno di fare tutte queste scene, sii uomo!"
"Prof, non posso essere interrogato, vede... Ieri non sono riuscito a tornare a casa, l'autobus è rimasto senza benzina... Avevo una gomma a terra... Non avevo i soldi per prendere il taxi... La biblioteca non mi ha consegnato i libri! C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!"
"John, se non avevi voglia di studiare almeno ammettilo, sii uomo..."
"Oddioddioddioddioddio... non ce la faccio a dirglielo, ho troppa paura... e se poi mi dice di no?"
"Dai, si vede che le piaci, e lei ti piace, fatti coraggio e diglielo, sii uomo!"
Cos'è un uomo?
Cosa vuol dire essere uomini veri, è solo una sterile dimostrazione di forza bruta, di tracotanza fine a sé stessa, o è qualcosa di più profondo, di più importante?
Per saperlo dobbiamo tornare indietro di parecchi anni, e spostarci in Giappone, per vedere che stava accadendo da quelle parti in quel periodo.
Nel 1985 D.C., tutto il Giappone era stato conquistato dalla cultura occidentale. Tutto? No!
Nella periferia di Tokyo c'è una piccola scuola superiore che resiste ancora e sempre all'invasore, una piccola scuola di irriducibili Giapponesi, la Otoko Juku. Una scuola dove l'unico indumento di biancheria concesso è il fundoshi, dove cantare canzoni che non siano Kimi Ga Yo (l'inno nazionale Giapponese) e i canti di guerra è vietato, dove si affrontano prove terribili per forgiare gli animi più saldi e dove solo al secondo anno si cominciano a studiare le "terribili somme delle frazioni".
Sakigake!! Otoko Juku (conosciuto in Italia come Classe di Ferro-Otoko Juku) mostra le sue carte sin dal primo volume, e si può facilmente capire dove voglia andare a parare l'autore Akira Miyashita: azione, legnate, umorismo, mascolinità strabordante (soprattutto grazie ai disegni che molto devono a Tetsuo Hara e lo dicono anche abbastanza esplicitamente in un paio di scene) e genialità nell'inventarsi tante arti marziali, tante soluzioni assurde, tanti combattimenti con regole deliranti e pericolosissime, più qualche messaggio nascosto.
Chi conosce la storia Giapponese del Ventesimo Secolo sa che quello è stato un periodo di rivoluzione assoluta per il sol levante, dove la rigidissima cultura nipponica si è ritrovata a doversi aprire a quella delle altre nazioni, tra assolutisti che vedevano il nuovo come il demonio e i giovani, più aperti e ribelli, che abbracciavano queste novità, musicali, letterarie o culturali in generale.
Heihachi Edajima, il preside della Otoko Juku (personaggio assolutamente geniale e ben stampato nell'immaginario collettivo Giapponese) è per certi versi un ottimo punto di svolta per la gestione della sua scuola. Si è laureato all'Università Imperiale di Tokyo, ha combattuto nella seconda Guerra Mondiale, venendo poi venerato come un mito, e infine ha raggiunto la sua posizione all'interno dell'istituto, e qui, a poco a poco, pur mantenendo salde le radici di orgoglio nipponico che contraddistinguono l'edificio, si è aperto anche lui al resto del mondo, a una maggiore libertà pur rimanendo orgoglioso delle sue origini, per far si che i suoi studenti possano crescere anche in maniera migliore.
L'adattarsi ai tempi che cambiano pur non perdendo la propria identità storica è quindi una delle tematiche nascoste dietro alla fracassona trama di questo manga, e di pari passo va anche il tema del ricambio generazionale, un ricambio consapevole e da accettare per far sì che le nuove generazioni crescano nel modo giusto e raggiungano a loro volta la vetta, questo si noterà soprattutto nella seconda metà della serie, con passaggi di testimone tra senpai e kohai così commoventi da far percepire nel profondo quanto la fiducia verso le capacità degli uomini del domani dev'essere sentita, in quanto non è semplicemente il futuro che sostituisce il passato bensì dev'essere proprio il passato a farsi da parte per primo, lasciando comunque traccia di sé, un segno indelebile nell'eternità anche nelle generazioni successive.
Oltre al tema del rinnovamento "intelligente" e del ricambio generazionale, è un altro il tema che circonda la storia, senza dubbio il più sentito e più evidente, tanto da essere sottilmente ammesso dall'autore nel discorso in chiusura della serie: il tema dei legami tra le persone e della loro solidità.
Legami d'amicizia, d'affetto, d'amore, di stima e d'ammirazione, ma anche contrastanti, d'odio, di rivalità, di vendetta, d'invidia, sentimenti che possono legare amici, compagni di scuola, compagni d'armi, genitori e figli, fratelli, innamorati corrisposti e non corrisposti, persino uomini e animali, in quanto è pieno di combattenti che lottano al fianco di creature di vario ordine e grado e che li trattano come veri e propri figli o, nel caso dei più deplorevoli, solo come armi di cui sbarazzarsi quando non servono più.
Si tratta di una vera e propria analisi della vita adolescenziale in salsa combattiva, perché è quella l'età dei protagonisti, anche se non sembra, e loro vivono, come più o meno noi, lo stesso tipo di scoperta del rapportarsi con gli altri tipico dell'adolescenza, i legami d'amicizia coi compagni di scuola, il voler rendere orgogliosi i genitori o il volersi ribellare a loro rifilandogli uno schiaffo morale, gli amori dolorosi o meno, e anche il dolore nel perdere qualcuno, dolore che porta a crescere e maturare, se affrontato con lo spirito giusto, lo spirito della Otoko Juku, in fondo.
Inizialmente poi, si può trovare folle che la frase-tormentone "io sono Heihachi Edajima, il preside della Otoko Juku!" possa essere considerato un discorso con parole ricche di significato, ma chiuso il ventesimo volumetto italiano, si finisce per comprendere almeno un po' cosa voglia dire questa frase, di cui non spiegherò la mia interpretazione personale, lascerò alla mente di chi legge, finita la storia, fare le giuste supposizioni.
Le avventure di Momotaro, di Togashi, di Matsuo, Tazawa, del professor Orco Barbuto e di tutti quelli che verranno dopo saranno intensissime, senza mai un attimo di stanca, pur andando nella parte finale dell'opera (dal diciassettesimo volume Italiano in poi) a standardizzarsi un po'.
Sono purtroppo presenti alcune dimenticanze di trama che non generano incongruenze pesanti ma sono comunque da segnalare, come gente che recupera dita o braccia perse senza che venga detto niente su come ha fatto, ok che hanno le antichissime tecniche di medicina cinese dalla loro, ma un minimo di spiegazione sarebbe stato gradito.
È tutto sommato un peccato poi che la penultima saga si chiuda in un modo un po' frettoloso, per quanto comunque l'autore sia riuscito a mettere in piedi una conclusione divertente ed esaltante.
Il tratto di Miyashita è quanto di più anni '80 possibile, con personaggi maschili possenti e dall'aspetto adulto (e anche parecchio nerboruto) e, di contro, pochissimi personaggi femminili disegnati, dove non sono vecchiette comiche, in maniera aggraziata e con garbo, senza eccedere in maniera esagerata come sovente capita oggi, ma senza risparmiarsi in delicato fascino.
Il character design subisce un'impennata nel corso dell'opera, con personaggi assolutamente fuori dagli schemi ed estremamente diversi l'uno dall'altro: se all'inizio l'opera si basa solo su ciò che avviene all'interno della scuola, e quindi l'abbigliamento dei personaggi è ricco di ragazzi/omoni con le divise scolastiche lunghe e nere, proseguendo si avrà modo d'aver a che fare con antichi Egizi, Dei dell'Olimpo, citazioni ad altre famosissime opere dell'epoca o tizi talmente ben caratterizzati da ispirare in futuro personaggi di altre produzioni (Dhalsim e T.Hawk di Street Fighter sono nati qui).
Peccato solo il buon Akira seppur ricco di fantasia pecchi in attenzione di quando in quando, sono presenti infatti alcuni refusi (non troppo grandi in realtà) nell'aspetto di alcuni personaggi: cicatrici che vanno e vengono, per esempio, e in una scena il buon Tazawa riesce a tenere le braccia conserte e contemporaneamente massaggiarsi il mento con una terza mano.
Sono dettagli minuscoli, che di certo non rendono l'opera meno bella sotto l'aspetto grafico dove anzi eccelle ma che è giusto citare per dovere di cronaca.
L'edizione italiana dell'opera, a cura della Star Comics, è più breve dell'originale in quanto i volumi sono più grandi di quelli giapponesi ma la storia è stata pubblicata nella sua integrità.
L'adattamento è ottimo e divertente, per quanto da un certo punto in avanti (in corrispondenza con l'addio dei Kappa Boys alla Star, peraltro) c'è un calo qualitativo generale nell'adattamento e nel lettering, con refusi sia grammaticali che di natura più problematica (nel volume 17, il peggio adattato di tutta l'opera, viene detto che tre personaggi sono morti quando non lo sono e la frase era intesa come "sono rimasti loro e sono morti gli altri", oltre a esserci un grossolano errore di matematica, stavolta non colpa dei cattivi insegnamenti dei prof della scuola).
La carta utilizzata è solida e priva di trasparenze, e i volumi per quanto cicciosi sono resistenti.
Classe di Ferro-Otoko Juku si prefigge dunque un obiettivo chiaro e tondo (voler essere uno shonen ironico/iconico ricchissimo di combattimenti sì drammatici, sì seri, ma dotati di una vena delirante evidente, anche solo nelle descrizioni delle arti marziali, che se all'inizio sembrano serissime, poi diventano una chiara farsa da millantatore di quart'ordine e non si vergognano d'esserlo) e tanti obiettivi segreti (narrare una storia con un evidente invito al rinnovamento, sull'importanza del ricambio generazionale e sulla forza dei legami che si vengono a creare e sciogliere, nel bene e nel male, nel corso dell'adolescenza, o della vita in generale) sin dalla prima pagina e li centra tutti, finendo per stamparsi a chiare lettere nel cuore di chi ha saputo cogliere lo spirito della Otoko Juku e quindi lo spirito dell'opera, e si è affezionato a quei personaggi, tanto da sentirli davvero come loro compagni di crescita, e si stima il preside come se fosse il proprio, come un vero e proprio padre, anzi, una figura così calda, possente, seriosa e affidabile e così incredibilmente divertente e comica che è davvero impossibile non amare.
Una bellissima opera sfaccettata, con dei piccoli lati grezzi, ma con un grande cuore e un'atmosfera speciale, guascona fuori, dolce (una dolcezza mascolina e virile, ma sempre calda è) e matura dentro.
E soprattutto, divertentissima e comica come ormai non se ne vedono più.
Tratto da: Mille modi per elaborare una recensione sulla narrativa disegnata orientale nel corso dei secoli, pubblicato dalla Minmei Shobo
"Caro, devi solo operarti di unghia incarnita, non c'è bisogno di fare tutte queste scene, sii uomo!"
"Prof, non posso essere interrogato, vede... Ieri non sono riuscito a tornare a casa, l'autobus è rimasto senza benzina... Avevo una gomma a terra... Non avevo i soldi per prendere il taxi... La biblioteca non mi ha consegnato i libri! C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!"
"John, se non avevi voglia di studiare almeno ammettilo, sii uomo..."
"Oddioddioddioddioddio... non ce la faccio a dirglielo, ho troppa paura... e se poi mi dice di no?"
"Dai, si vede che le piaci, e lei ti piace, fatti coraggio e diglielo, sii uomo!"
Cos'è un uomo?
Cosa vuol dire essere uomini veri, è solo una sterile dimostrazione di forza bruta, di tracotanza fine a sé stessa, o è qualcosa di più profondo, di più importante?
Per saperlo dobbiamo tornare indietro di parecchi anni, e spostarci in Giappone, per vedere che stava accadendo da quelle parti in quel periodo.
Nel 1985 D.C., tutto il Giappone era stato conquistato dalla cultura occidentale. Tutto? No!
Nella periferia di Tokyo c'è una piccola scuola superiore che resiste ancora e sempre all'invasore, una piccola scuola di irriducibili Giapponesi, la Otoko Juku. Una scuola dove l'unico indumento di biancheria concesso è il fundoshi, dove cantare canzoni che non siano Kimi Ga Yo (l'inno nazionale Giapponese) e i canti di guerra è vietato, dove si affrontano prove terribili per forgiare gli animi più saldi e dove solo al secondo anno si cominciano a studiare le "terribili somme delle frazioni".
Sakigake!! Otoko Juku (conosciuto in Italia come Classe di Ferro-Otoko Juku) mostra le sue carte sin dal primo volume, e si può facilmente capire dove voglia andare a parare l'autore Akira Miyashita: azione, legnate, umorismo, mascolinità strabordante (soprattutto grazie ai disegni che molto devono a Tetsuo Hara e lo dicono anche abbastanza esplicitamente in un paio di scene) e genialità nell'inventarsi tante arti marziali, tante soluzioni assurde, tanti combattimenti con regole deliranti e pericolosissime, più qualche messaggio nascosto.
Chi conosce la storia Giapponese del Ventesimo Secolo sa che quello è stato un periodo di rivoluzione assoluta per il sol levante, dove la rigidissima cultura nipponica si è ritrovata a doversi aprire a quella delle altre nazioni, tra assolutisti che vedevano il nuovo come il demonio e i giovani, più aperti e ribelli, che abbracciavano queste novità, musicali, letterarie o culturali in generale.
Heihachi Edajima, il preside della Otoko Juku (personaggio assolutamente geniale e ben stampato nell'immaginario collettivo Giapponese) è per certi versi un ottimo punto di svolta per la gestione della sua scuola. Si è laureato all'Università Imperiale di Tokyo, ha combattuto nella seconda Guerra Mondiale, venendo poi venerato come un mito, e infine ha raggiunto la sua posizione all'interno dell'istituto, e qui, a poco a poco, pur mantenendo salde le radici di orgoglio nipponico che contraddistinguono l'edificio, si è aperto anche lui al resto del mondo, a una maggiore libertà pur rimanendo orgoglioso delle sue origini, per far si che i suoi studenti possano crescere anche in maniera migliore.
L'adattarsi ai tempi che cambiano pur non perdendo la propria identità storica è quindi una delle tematiche nascoste dietro alla fracassona trama di questo manga, e di pari passo va anche il tema del ricambio generazionale, un ricambio consapevole e da accettare per far sì che le nuove generazioni crescano nel modo giusto e raggiungano a loro volta la vetta, questo si noterà soprattutto nella seconda metà della serie, con passaggi di testimone tra senpai e kohai così commoventi da far percepire nel profondo quanto la fiducia verso le capacità degli uomini del domani dev'essere sentita, in quanto non è semplicemente il futuro che sostituisce il passato bensì dev'essere proprio il passato a farsi da parte per primo, lasciando comunque traccia di sé, un segno indelebile nell'eternità anche nelle generazioni successive.
Oltre al tema del rinnovamento "intelligente" e del ricambio generazionale, è un altro il tema che circonda la storia, senza dubbio il più sentito e più evidente, tanto da essere sottilmente ammesso dall'autore nel discorso in chiusura della serie: il tema dei legami tra le persone e della loro solidità.
Legami d'amicizia, d'affetto, d'amore, di stima e d'ammirazione, ma anche contrastanti, d'odio, di rivalità, di vendetta, d'invidia, sentimenti che possono legare amici, compagni di scuola, compagni d'armi, genitori e figli, fratelli, innamorati corrisposti e non corrisposti, persino uomini e animali, in quanto è pieno di combattenti che lottano al fianco di creature di vario ordine e grado e che li trattano come veri e propri figli o, nel caso dei più deplorevoli, solo come armi di cui sbarazzarsi quando non servono più.
Si tratta di una vera e propria analisi della vita adolescenziale in salsa combattiva, perché è quella l'età dei protagonisti, anche se non sembra, e loro vivono, come più o meno noi, lo stesso tipo di scoperta del rapportarsi con gli altri tipico dell'adolescenza, i legami d'amicizia coi compagni di scuola, il voler rendere orgogliosi i genitori o il volersi ribellare a loro rifilandogli uno schiaffo morale, gli amori dolorosi o meno, e anche il dolore nel perdere qualcuno, dolore che porta a crescere e maturare, se affrontato con lo spirito giusto, lo spirito della Otoko Juku, in fondo.
Inizialmente poi, si può trovare folle che la frase-tormentone "io sono Heihachi Edajima, il preside della Otoko Juku!" possa essere considerato un discorso con parole ricche di significato, ma chiuso il ventesimo volumetto italiano, si finisce per comprendere almeno un po' cosa voglia dire questa frase, di cui non spiegherò la mia interpretazione personale, lascerò alla mente di chi legge, finita la storia, fare le giuste supposizioni.
Le avventure di Momotaro, di Togashi, di Matsuo, Tazawa, del professor Orco Barbuto e di tutti quelli che verranno dopo saranno intensissime, senza mai un attimo di stanca, pur andando nella parte finale dell'opera (dal diciassettesimo volume Italiano in poi) a standardizzarsi un po'.
Sono purtroppo presenti alcune dimenticanze di trama che non generano incongruenze pesanti ma sono comunque da segnalare, come gente che recupera dita o braccia perse senza che venga detto niente su come ha fatto, ok che hanno le antichissime tecniche di medicina cinese dalla loro, ma un minimo di spiegazione sarebbe stato gradito.
È tutto sommato un peccato poi che la penultima saga si chiuda in un modo un po' frettoloso, per quanto comunque l'autore sia riuscito a mettere in piedi una conclusione divertente ed esaltante.
Il tratto di Miyashita è quanto di più anni '80 possibile, con personaggi maschili possenti e dall'aspetto adulto (e anche parecchio nerboruto) e, di contro, pochissimi personaggi femminili disegnati, dove non sono vecchiette comiche, in maniera aggraziata e con garbo, senza eccedere in maniera esagerata come sovente capita oggi, ma senza risparmiarsi in delicato fascino.
Il character design subisce un'impennata nel corso dell'opera, con personaggi assolutamente fuori dagli schemi ed estremamente diversi l'uno dall'altro: se all'inizio l'opera si basa solo su ciò che avviene all'interno della scuola, e quindi l'abbigliamento dei personaggi è ricco di ragazzi/omoni con le divise scolastiche lunghe e nere, proseguendo si avrà modo d'aver a che fare con antichi Egizi, Dei dell'Olimpo, citazioni ad altre famosissime opere dell'epoca o tizi talmente ben caratterizzati da ispirare in futuro personaggi di altre produzioni (Dhalsim e T.Hawk di Street Fighter sono nati qui).
Peccato solo il buon Akira seppur ricco di fantasia pecchi in attenzione di quando in quando, sono presenti infatti alcuni refusi (non troppo grandi in realtà) nell'aspetto di alcuni personaggi: cicatrici che vanno e vengono, per esempio, e in una scena il buon Tazawa riesce a tenere le braccia conserte e contemporaneamente massaggiarsi il mento con una terza mano.
Sono dettagli minuscoli, che di certo non rendono l'opera meno bella sotto l'aspetto grafico dove anzi eccelle ma che è giusto citare per dovere di cronaca.
L'edizione italiana dell'opera, a cura della Star Comics, è più breve dell'originale in quanto i volumi sono più grandi di quelli giapponesi ma la storia è stata pubblicata nella sua integrità.
L'adattamento è ottimo e divertente, per quanto da un certo punto in avanti (in corrispondenza con l'addio dei Kappa Boys alla Star, peraltro) c'è un calo qualitativo generale nell'adattamento e nel lettering, con refusi sia grammaticali che di natura più problematica (nel volume 17, il peggio adattato di tutta l'opera, viene detto che tre personaggi sono morti quando non lo sono e la frase era intesa come "sono rimasti loro e sono morti gli altri", oltre a esserci un grossolano errore di matematica, stavolta non colpa dei cattivi insegnamenti dei prof della scuola).
La carta utilizzata è solida e priva di trasparenze, e i volumi per quanto cicciosi sono resistenti.
Classe di Ferro-Otoko Juku si prefigge dunque un obiettivo chiaro e tondo (voler essere uno shonen ironico/iconico ricchissimo di combattimenti sì drammatici, sì seri, ma dotati di una vena delirante evidente, anche solo nelle descrizioni delle arti marziali, che se all'inizio sembrano serissime, poi diventano una chiara farsa da millantatore di quart'ordine e non si vergognano d'esserlo) e tanti obiettivi segreti (narrare una storia con un evidente invito al rinnovamento, sull'importanza del ricambio generazionale e sulla forza dei legami che si vengono a creare e sciogliere, nel bene e nel male, nel corso dell'adolescenza, o della vita in generale) sin dalla prima pagina e li centra tutti, finendo per stamparsi a chiare lettere nel cuore di chi ha saputo cogliere lo spirito della Otoko Juku e quindi lo spirito dell'opera, e si è affezionato a quei personaggi, tanto da sentirli davvero come loro compagni di crescita, e si stima il preside come se fosse il proprio, come un vero e proprio padre, anzi, una figura così calda, possente, seriosa e affidabile e così incredibilmente divertente e comica che è davvero impossibile non amare.
Una bellissima opera sfaccettata, con dei piccoli lati grezzi, ma con un grande cuore e un'atmosfera speciale, guascona fuori, dolce (una dolcezza mascolina e virile, ma sempre calda è) e matura dentro.
E soprattutto, divertentissima e comica come ormai non se ne vedono più.
Tratto da: Mille modi per elaborare una recensione sulla narrativa disegnata orientale nel corso dei secoli, pubblicato dalla Minmei Shobo
3x3 Occhi / Trinetra
9.0/10
Nata dal pennino di Yuzo Takada, quest'opera è uno dei più completi e interessanti manga d'avventura mai pubblicati in Italia.
La storia ha per protagonista Yakumo Fujii, studente che vive da solo a Shinjuku lavorando in gay-bar per tirare avanti. Un giorno incontra Pai, una ragazza cinese che dice di avere 300 anni e di essere l'ultima esponente dell'antico popolo dei Sanzhiyan Hum Kara, la Stirpe dei Triclopi in possesso dei segreti dell'Immortalità e dell'Eterna Giovinezza. Pai sta cercando un modo per realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare un essere umano. Tuttavia, in seguito ad un incidente, per salvare la vita al ragazzo Pai è costretta ad usare le Arti dei Sanzhiyan, e trasferisce l'anima di Yakumo nel proprio corpo trasformando lui in un Wu, un essere immortale in grado di rigenerarsi da ogni ferita, la cui esistenza è però indissolubilmente legata a quella del suo Triclope. I due, braccati da esseri che bramano il potere dell'Immortalità, partono così alla ricerca di un modo per tornare esseri umani.
La trama è ricca, articolata, piena di suspense e colpi di scena, non dà un attimo di tregua e mostra un'impressionante varietà di situazioni (tra cui spiccano per originalità i capitoli dedicati al santuario lunare, al subspazio e al pianeta di Amara). Incessanti i riferimenti alla mitologia e alla storia tradizionale, soprattutto di alcune grandi religioni orientali (Induismo e Buddhismo). Il finale è un inarrestabile "crescendo" dai toni apocalittici che per certi versi ricorda, nelle tematiche affrontate, un'opera completamente differente come "Evangelion".
I personaggi sono molti e tutti ben caratterizzati. A partire da Yakumo, costretto suo malgrado a diventare un perfetto combattente per difendere la sua Triclope; per arrivare a Pai, irresistibile nella sua doppia personalità, da un lato ingenua e imbranata (ma è davvero così?) e dall'altro portatrice di un sapere e di una responsabilità millenari. Altri personaggi indimenticabili sono il temibile Benares, il mago Asrath Khan, e Hua-She/Ayanokoji, il demone serpente, forse la figura più complessa e meglio riuscita dell'intera opera.
Graficamente il manga parte da standard appena sufficienti, soprattutto a livello di sicurezza di tratto e di regia, per poi migliorare inesorabilmente nel corso dei vari capitoli e raggiungere il suo massimo a partire dall'inizio della quarta saga, "Trinetra". Da quel momento in poi il tratto diventa elegantissimo e pulito, efficace, e le tavole si presentano molto equilibrate per quel che riguarda i contrasti bianco/nero. Il design è particolare e non a tutti potrebbe piacere, ma si può comunque apprezzare per la sua completezza.
Per chi ama le storie d'avventura questa è un'opera da non perdere assolutamente.
La storia ha per protagonista Yakumo Fujii, studente che vive da solo a Shinjuku lavorando in gay-bar per tirare avanti. Un giorno incontra Pai, una ragazza cinese che dice di avere 300 anni e di essere l'ultima esponente dell'antico popolo dei Sanzhiyan Hum Kara, la Stirpe dei Triclopi in possesso dei segreti dell'Immortalità e dell'Eterna Giovinezza. Pai sta cercando un modo per realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare un essere umano. Tuttavia, in seguito ad un incidente, per salvare la vita al ragazzo Pai è costretta ad usare le Arti dei Sanzhiyan, e trasferisce l'anima di Yakumo nel proprio corpo trasformando lui in un Wu, un essere immortale in grado di rigenerarsi da ogni ferita, la cui esistenza è però indissolubilmente legata a quella del suo Triclope. I due, braccati da esseri che bramano il potere dell'Immortalità, partono così alla ricerca di un modo per tornare esseri umani.
La trama è ricca, articolata, piena di suspense e colpi di scena, non dà un attimo di tregua e mostra un'impressionante varietà di situazioni (tra cui spiccano per originalità i capitoli dedicati al santuario lunare, al subspazio e al pianeta di Amara). Incessanti i riferimenti alla mitologia e alla storia tradizionale, soprattutto di alcune grandi religioni orientali (Induismo e Buddhismo). Il finale è un inarrestabile "crescendo" dai toni apocalittici che per certi versi ricorda, nelle tematiche affrontate, un'opera completamente differente come "Evangelion".
I personaggi sono molti e tutti ben caratterizzati. A partire da Yakumo, costretto suo malgrado a diventare un perfetto combattente per difendere la sua Triclope; per arrivare a Pai, irresistibile nella sua doppia personalità, da un lato ingenua e imbranata (ma è davvero così?) e dall'altro portatrice di un sapere e di una responsabilità millenari. Altri personaggi indimenticabili sono il temibile Benares, il mago Asrath Khan, e Hua-She/Ayanokoji, il demone serpente, forse la figura più complessa e meglio riuscita dell'intera opera.
Graficamente il manga parte da standard appena sufficienti, soprattutto a livello di sicurezza di tratto e di regia, per poi migliorare inesorabilmente nel corso dei vari capitoli e raggiungere il suo massimo a partire dall'inizio della quarta saga, "Trinetra". Da quel momento in poi il tratto diventa elegantissimo e pulito, efficace, e le tavole si presentano molto equilibrate per quel che riguarda i contrasti bianco/nero. Il design è particolare e non a tutti potrebbe piacere, ma si può comunque apprezzare per la sua completezza.
Per chi ama le storie d'avventura questa è un'opera da non perdere assolutamente.
Il migliore di oggi, vale a stento la metà.
Video Girl Ai però è in questa classifica per.. una settimana, essendo iniziato sul Jump #51 del 1989.
Di questi mi mancano Rough e Banana Fish.
non so nulla del manga ma è una questione di pelle! Lo voglio!
Guardando la classifica però mi è venuto un colpo dal momento che tutti i manga più importanti hanno ricevuto delle posizioni infime non meritate.
Un manga come Hokuto no Ken non può stare al 16 posto !!
Quel manga rappresenta buona parte della cultura degli anni 80. E l'icona stessa di quei bellissimi anni ! Poi basta chiedere a un qualsiasi trentenne per ricevere al 90% questa risposta u_u
Ma anche i saint e jojo non hanno avuto molta fortuna guardando le posizioni..
Ma la cosa più incredibile è che hanno dato una posizione intermedia a Berserk non sapendo che nel 1989 il manga era soltanto incominciato.. cioè cerchiamo anche di tenere conto di quello che era stato effettivamente fatto in quegli anni sulle opere.
Capisco che i risultati di questa classifica non sono nati in origine per una votazione su quale manga rappresenta meglio quegli anni, ma i nomi che ne escono sono veramente collocati male u_u
però vedere al 16 posto Ken il guerriero
e Saint Seiya al 23 posto, mi fa un po storcere il naso!
mi ricordo che al militare non aspettavamo l'ora per vederli!
pensate alle 7 di mattina una trentina di persone per vedere ken dentro alla sala tivi della compagnia!
La mitica Granata Press lo sa bene
Ne ho letti un po' di questi anni, ma molti me ne mancano, uno su tutti: Maison Ikkoku.
degli anni '80 ho letto
-Baoh
-Berserk (ancora in corso
-Cat's Eye (lo sto leggendo ora con la ristampa Planet)
-City Hunter (uguale come sopra)
-Cyber Blue, pessimo a parte i disegni, voto 5
-Cyber Nonno G
-Dragon Ball, leggenda.
-Dai - La grande avventura, manga stupendo, voto 9
-Il ladro dalle mille facce, carino ma abbastanza trascurabile, voto 6
-Il Re Lupo
-Kaito Kid
-Hokuto no Ken, altro manga leggendario, ma tirato un po' troppo per le lunghe, voto 6
-Kimagure Orange Road
-Le Bizzarre avventure di Jojo: Phantom Blood, Battle Tendency, Stardust Crusaders, stupendo.
-Love me Knight (lo sto leggendo ora con la ristampa della Goen)
-Magical BT
-Ogenki Clinic
-Project Zeorymer, parecchio trascurabile, voto 5
-Ranma 1/2, capolavoro comico, altro manga leggendario
-Saint Seiya, altro manga epico
-Spriggan, un buon manga di fantascienza e mistero, voto 7
-Sussurri del cuore
-Toriyama World
-Yaiba
Kimagure orange road è un manga godibilissimo, anche se l'anime è migliore quasi in tutto.
The five star stories è difficile da catalogare, di sicuro nel suo genere è unico. L'autore ha letteralmente creato un mondo vivo, definendolo minuziosamente quasi come farebbe il miglior storico. Detto questo non è di certo una lettura per tutti.
Degli altri ho visto quasi per tutti solo l'anime, quindi non posso esprimermi. A naso credo che Proteggi la mia terra mi piacerebbe parecchio.
Alcuni della lista li conosco solo di nome, altri sono dei classici che conoscono anche i sassi ormai.
Tra i miei spiccano:
6 Video Girl Ai
15 La Saga delle Sirene
20 Short Program
21 Kimagure Orange Road
27 Classe di ferro
Tra questi super menzione d'onore per La saga delle sirene e Classe di Ferro ^^
e poi io avrei messo pure la mitica LAMU, anche se è del 78, visto che in italia arrivo Dall'autunno del 1983 fino al 1985 vennero trasmessi in Italia i primi 86 episodi, col titolo Lamù, la ragazza dello spazio i cui diritti furono acquistati dalla T.B.S. società legata a Telecapri e Retecapri!
Cmq che manga allucinanti che ci sono qui, il loro valore storico non ha eguali, e pensare che sono praticamente la maggior parte dei titoli che potevi trovare in fumetteria.Oggi vi sono quintali di roba sugli scaffali, ma penso che solo il 5-10% di quello che c'è avrà la stessa importanza di questi capolavori in futuro.
Tra questi ne ho letti la maggior parte.
-Le bizzarre avventure di JoJo che è tuttora in corso ed è sicuramente uno dei miei shonen preferiti: a dir poco geniale pur confrontandoli con quelli attuali
-Video Girl Ai: quando lo lessi riuscì a emozionarmi tantissimo!
-Dragon Ball: il manga capace di reinventare un genere. Gli shonen moderni sono figli di DB
-Proteggi la mia terra: il mio shojo preferito in senso assoluto. Bellissimo!
-Berserk: probabilmente il mio manga preferito, anche se attualmente non è più ai livelli dell'Età dell'Oro...
-Akira: altro capolavoro assoluto! Manga di questo livello ce ne son davvero pochi
-The five Star Stories che tra quelli elencati è quello che ho letto più di recente visto che in Italia è stato finito di pubblicare ora.
-Ken il guerriero che è il primo manga che abbia mai letto: conservo gelosamente l'edizione Granata Press anche se faceva pena (l'edizione ovviamente) e le pagine dei volumetti si staccavano quasi tutte sigh
-Dragon Quest molto carino ma forse tra quelli elencati e che ho letto è quello che mi è piaciuto meno...
-Saint Seiya: son cresciuto sognando di diventare il cavaliere d'oro del Leone
-Sussurri del cuore: dolce, intenso toccante. Meglio il primo numero del secondo di sei anni dopo
-Ranma 1/2: andavo pazzo per l'anime e mi è piaciuto il manga
-3x3 Occhi: altro shonen stupendo e uno dei più belli di sempre
I miei complimenti agli autori delle recensioni
Mi fa strano vedere Battle Tendency così in basso visto che se la gioca alla pari con Stardust Crusaders ed in tutta sincerità, e con il senno di poi, non so se Maison Ikkoku meriti una media voti così alta (ciò non vuol dire che sia un'opera brutta, anzi! - nota per gli haters
Giusto un'ultima osservazione: che cappero ci fa Berserk in questa classifica?! Vero che è uscito nell'88, ma in pratica ha avuto il vero inizio narrativo ad inizio anni '90 (per chi non lo sapesse la serie dopo i primi capitoli ebbe una interruzione per poi riprendere con il ciclo dell'età d'oro). Ah, dannata anagrafe!
Touch, Maison Ikkoku, Rough, Nausicaa, Video Girl, Dragon Ball, Berserk, La Storia dei tre Adolf, Akira, Ken il guerriero, Kimagure Orange Road, Saint Seiya, Ranma 1/2 e i magnifici anni 80 lasciateli pure a me
Lo reputo il manga migliore della Takahashi. In assoluto.
E' da 7, 7 e 12
Touch è un'altra cosa!
Ecco... una riedizione di questo manga ci vorrebbe eccome per permettere ai lettori più giovani o, comunque, a chiunque se lo fosse perso in passato, di recuperarlo
ranma georgie e saint seya troppo bassi in classifica per i miei gusti meritano sicuramente di più
per quanto riguarda i manga di adachi questi non mi piacciono proprio i personaggi sono tutti uguali
Ricordo le traversie che ebbe la sua pubblicazione in italia dalle pagine specchiate ,a piccoli errori di traduzione , fino alla sospensione della pubblicazione ...
Molti titoli della classifica sono intoccabili nella mia collezione .... a certi ricordi non rinuncio !
NXT
2- Maison Ikkoku ---> Il 9,1, mi sembra esagerato, ok ha fatto la storia, però la prima parte non c'è una trama cosa che vi sarà solo nella seconda parte ( e qua mi è piaciuto moltissimo), Naturalmente la migliore è Kyoko Otonashi e le sue parole alla fine, valgono tutto il manga. Leggere consecutivamente tutti i volumi come ho fatto io, annoia per come è strutturato ( un volume a settimana, sarebbe la cosa migliore ). La scena clue:
SPOILER
Le parole di kyoko alla fine, rivolte a Godai
" promettimi una sola cosa, vivi un giorno più di me "
FINE SPOILER
E' un manga che necessiterebbe di una riedizione urgente, quasi quasi, venderei la mia attuale edizione, tanto prima o poi, ne uscirà una nuova...se qualcuno fosse interessato...si faccia avanti sulla mia bacheca ^^
4- Nausicaa della Valle del Vento ---> Il 9 spaccato mi sta bene, seppur gli darei un 8, visto che il finale...però non mi lamento, questo manga l'ho preso a soli 35 euro e che dire...molti me lo descrivevano come noioso ed invece, ha solo un andamento sostenuto. Sono fiero di possedere tale manga ed è l'unica opera tra manga e anime di Miyazaki, che io abbia letto.
5- Le Bizzarre Avventure di Jojo Stardust Crusaders---> Il 9 è stra-esaggerato, come al solito, i manga anni 80' vengono tutti innalzati a capolavori senza alcun perché...negli anni 80 ci sono stati alcuni manga che sono dei capolavori ed altri che come la terza serie di Jojo, sono solo dei cult e basta! La storia è noiosissima,la trama è inesistente, il protagonista è inutile veramente scialbo e anonimo, il cattivo finale fà pena in confronto a quel che era nella prima serie. Insomma serie glorificata non si sà perché...io gli ho dato un 7 ( meriterebbe anche di meno, ). Della serie i salvano solo i combattimenti ( alcuni però ) e i disegni fantastici.
6 - Video Girl Ai---> 8,9, mah...voto un pochino alto...la serie sino all'episodio della scala meritava un sacco, poi dopo...la psicologia dei personaggi mi ha lasciato alquanto a desiderare oggettivamente parlando, il la parte di Mai Kamio è oscena, ed il finale...non si sà perchè sia quello...è commovente si, ma incoerente. Cmq l'uomo con l'impermeabile è il migliore.
10 - Berserk : ---> 8,7, che Berserk sia sotto a shonen del genere, non sta affatto bene. Una serie bellissima, tratta di tematiche profondissime come il libro arbitrio, il destino, l'ambizione umana, religione etc...la contrapposizione tra gatsu e Grifis è magnifica, i disegni sono splenditi ^^. I vari apostoli sono descritti e caratterizzati in tutta a loro crudeltà e disperazione, questo manga è grandissimo.
12 - Akira ---> 8,5. Anche questo manga, lo trovo incredibilmente sopravvalutato. L'impatto grafico è mostruoso, lo scenario apocalittico è visionario e suggestivo, però la storia...non mi ha lasciato niente, come i due protagonisti ( Tetsuo e kaneda ). Akira è inutile, non è caraterizzato per niente. Poi ogni scena di pochi secondi, sembrava durare ore!!!! Questo è un manga lento, non Nausicaa!!!
13 - The Five Star Stories ---> 8,5 . Il robotico non mi è mai piaciuto, però in TFSS non si vedono assai i robottoni, visto che l'autore si è impegnato per dare una caratterizzazione credibile all'universo del manga ( tipo Signore degli Anelli ). Disegno molto strano....la pecca del manga è che ti da una amrea di informazioni e quindi necessita di una rielttura completa più e più volte.
17 - Le bizzarre avventure di Jojo- Phantom Blood ---> 8,4. Questa è oggettivamente parlando, la miglior serie di Jojo. Il protagonista Jonathan è ben caratterizzato ed ha un evoluzione psicologica, Dio brando è un grande antagonista, tutti i personaggi sono funzionali. Ambientazione ottima, bei disegni e ottimo finale. Oggettivamente superiore alla terza serie. Lo collocherei molto più in alto.
22 - Le bizzarre avventure di Jojo - battle tendency : Rispetto alla prima serie, forse ha il protagonista superiore, ma le è inferiore in tutto e per tutto.
23 - Saint Seiya ---> 8,2 ...Quanto è sopravvalutato questo manga mamma mia...è incoerente, banale, scontato, noioso,privo di linee guida. Insomma un manga elevato ingiustamente a capolavoro e voto immeritato. Una delle opere più brutte che abbia mai letto, incredibile come sia in Top 30...
Manga come Dragon Ball non li ho mai letti e di City Hunter ho letto così il numero 1 della Complete Edition, che mi è piaciuto un sacco, ma a lungo andare, potrebbe stancarmi però...quindi non so, mi sà tanto di manga anni 80 senza uno straccio di trama e che è fatto per essere serializzato più a lungo possibile e basta ( tipo Jojo terza serie, dove questa cosa, si vede troppo ). Non so, convincetemi su City Hunter, che nonostante il numero 1 mi sia piaciuto moltissimo, ho delle remore proprio per questo motivo.
Ken il guerriero, lo recupererò a Maggio con la nuova edizione Panini.
Comunque farei dei piccoli cambiamenti, escludendo dalla classifica Akira, Jojo terza serie, Video Girl Ai ( forse nelle ultime posizioni...) e Saint Seiya, per il resto solo qualche posizione cambiata.
Più tardi, leggerò le recensioni degli utenti selezionati ( sempre i soliti XD, ma vabbè sono oggettivamente i migliori ), così conoscerò molte opere non lette e migliorerò stilisticamente le mie recensioni per avere un giorno anch'io la mia prima pubblicazione.
@ Franzelion
Nausicaa illeggibile? Chi lo ha detto non capisce niente, il manga ha un ritmo sostenuto, e ti coinvolge, insomma se ti piacciono le opere ecologistiche e malinconiche, prenditelo. Lo recensirò a breve con un bell' 8 pieno.
Leggere, soprattutto, che Akira e Saint Seiya sono manga sopravvalutati e noiosi... mi vuoi far venire i capelli bianchiiii
Inutile dire che non sono per nulla d'accordo..
Il voto di Saint Seiya è più che meritato: e' un manga senza attimi di pause dove si respira l'atmosfera mitologica, con personaggi caratterizzati benissimo e capaci di diventare idoli per tanti ragazzi della mia generazione.
Akira, invece, fosse, per me dovrebbe stare ben più in alto in classifica. E' un capolavoro assoluto, un manga senza tempo che racconta un modo post-apocalittico così distante dalla nostra realtà eppure così vero. Affronta temi importanti come l'emancipazione sociale o il senso stesso della vita. Un turbine di emozioni... odio, amore invidia...
Racconta del degrado urbano e sociale, della corruzione di uomini potenti e privi di scrupoli e, a 30 anni di distanza, sono temi così attuali... Potrei andare avanti per pagine a descrivere i pregi e le qualità di questo manga ma chiudo con due citazioni di Albert Einsten
l'uomo ha dentro di sé il piacere di odiare e di distruggere. In tempi normali la sua passione rimane latente, emerge solo in circostanze eccezionali; ma è abbastanza facile attizzarla e portarla alle altezze di una psicosi collettiva.
Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre.
Amo i manga degli anni '80. Mi piacciono tantissimo le loro atmosfere e i disegni (sia quelli più rudi degli shounen di lotta sia quelli più casual degli shoujo o degli shounen sentimentali). Adoro vedere personaggi con creste colorate, giubbotti di pelle con le borchie, capelli da poliziotto, capelli cotonati di colori improbabili. Adoro vedere teppisti, wrestlers, rockstar e personaggi femminili dal corpo proporzionato e dal grande fascino.
Ho letto o sto leggendo, dunque, parecchie opere in questa lista, e mi fa piacere che nella top 30 ci siano un sacco di opere che adoro.
Nella fattispecie, ho letto o sto leggendo i seguenti titoli.
- 3x3 occhi: Ho letto solo le prime due minisaghe e non mi sono ancora fatto un'idea precisa su questo manga, ma da quel che ho letto era abbastanza piacevole, sia come disegno che come storia (ricca di misteri e misticismo). Alla prima occasione devo continuarlo.
- Ai tempi di Bocchan: Ho letto i primi quattro volumi (il 3 e il 4 hanno anche l'autografo con dedica e disegnino fatto dall'autore a Lucca
- Alpen Rose: Una telenovela che spesso e volentieri tocca elevate vette di ridicolo, ma che nonostante questo riesce ad attrarre e tenere incollato alle pagine il lettore.
- Ann è Ann: Una miniserie caruccia, ma inferiore ad altre opere della stessa autrice.
- Baoh: Una miniserie di fantascienza e azione dall'elevato livello trash, che si fa leggere senza troppi pensieri.
- Blanca ovvero quando Taniguchi scrive Ginga Nagareboshi Gin: un profondo atto d'amore per la natura incrociato con una storia adrenalinica e toccante.
- Captain Tsubasa ovvero il manga che si fece divorare spasmodicamente da me che odio il calcio con una voracità incredibile. Più che un manga sul calcio è un manga sui sogni, sulla sportività e sull'unione delle persone che diventano amici inseparabili confrontandosi su una stessa passione. Adrenalinico, avvincente e sognante, sicuramente da leggere anche per chi non ama il calcio. Personalmente l'ho preferito all'anime che era più lento e noioso. Bello e poetico anche lo speciale su Taro Misaki (il mio personaggio preferito!).
- Cat's Eye: Meraviglioso. Un manga complesso e profondo che assume ora l'identità di un action movie all'americana, ora di una romantica e travagliata storia d'amore, ora di uno slice of life comico e tranquillo, ora di un inno all'amore e all'affetto nelle sue forme più svariate (fra fidanzati, fra amici, fra diversi gradi di parentela vera o acquisita), impreziosito da uno stile di disegno eccellente.
- City Hunter: Lo sto leggendo con la ristampa Panini e, andrò controcorrente, è di molto inferiore a Cat's Eye perché si perde troppo in episodi troppo uguali a se stessi sempre con le stesse gags, gags a sfondo sessuale che dopo un po' scocciano, una trama di base troppo labile che compare a sprazzi e solo ogni tanto (ma con episodi eccellenti, bisogna dirlo), un protagonista che a tratti è troppo infantile e sciocco, anche se è solo una facciata e troppi personaggi femminili che sono tanto belli quanto tutti uguali e non si capisce chi è chi quando eventualmente poi ricicciano fuori in altri momenti. Ottimi invece, come sempre, i disegni, l'ambientazione e la sensibilità che l'autore riesce a tirar fuori quando tratteggia le sue storie d'amore. Comunque ancora lo devo finire e quindi la mia idea è ancora provvisoria.
- Classe di ferro: Uno dei manga che avrò nel cuore per sempre, ricco d'azione coinvolgente, in perenne bilico fra un'assurda comicità e un esagerazione del dramma, dell'amicizia, del sacrificio, della manliness che non può non commuovere. Fra personaggi esilaranti, combattimenti ricchi di variabili e trovate geniali, sangue e manly tears a fiumi, è un manga che riflette l'ambiguità del Giappone e vi si ritrovano molti spunti culturali assai interessanti, dietro le botte che comunque sono ottimamente narrate e coinvolgenti. E poi c'è Heihachi Edajima, e ho detto tutto.
- Cyber Blue: Miniserie carina ma nulla più, molto d'atmosfera, per chi ama i disegni di Tetsuo Hara e il cinema americano degli anni '80.
- Dragon Ball: Un manga che ha fatto la storia, nel bene e nel male. Si è perso un po' nella sua seconda parte, poteva e doveva avere qualche casco di banane in meno, ma tutto sommato è un manga che tutti dovrebbero avere nella propria libreria, anche solo per godere del suo stile scanzonato ma non stupido e della maniera chiara e magistrale con cui è disegnato e narrato. Dovendosi limitare solo alla parte anni '80, poi, è un'avventura ricca di fantasia, umorismo e valori, ma anche un efficace parodia del cinema d'arti marziali, che farà scuola in diversi manga e videogiochi successivi.
- La grande avventura di Dai: Nell'Olimpo nei miei manga preferiti di sempre e, ahimé, purtroppo sconosciuto e sottovalutatissimo al giorno d'oggi da parte dei più, questo è probabilmente il miglior shounen d'avventura mai scritto. Un vero e proprio racconto di formazione dove i personaggi crescono, provano sentimenti, maturano, affrontano i loro problemi e non vengono mai dimenticati, vivendo insieme un'avventura ricca di emozioni, risvolti, temi e coinvolgimento.
- Garouden: Un fumetto un po' strano, impregnato di una poesia un po' malinconica, che però offre diversi spunti di riflessione molto interessanti sul mondo degli sport da combattimento.
- Georgie: Una telenovela dal ritmo sempre incalzante e ricco di colpi di scena che calamitano l'attenzione del lettore, sorretta peraltro da un disegno molto bello e ricco di dettagli nei paesaggi e nei particolari.
- Ginga Nagareboshi Gin ovvero Guarda come ti ribalto in poco tempo tutte le concezioni di Kotaro, che odia leggere le scans ma questo l'ha divorato, non ama i cani e ama gli orsi e si è ritrovato ad amare una storia di cani che ammazzano orsi. Un manga bellissimo, ricco di passione, emozioni e poesia, che porta a riflettere sull'amicizia virile, sulla crescita personale e sui rapporti fra l'uomo e la natura, mentre nel frattempo offre combattimenti truculenti in stile Ken il guerriero (non a caso Hara è stato assistente dell'autore di questo manga). Dispiace tantissimo che sia una saga sconosciuta in Italia, ma merita veramente tanto.
- Gorgeus Irene: Raccolta di storie brevi inutili, brutte e splatter.
- Guyver: Di questo ho i primi sette volumetti, una storia molto interessante in stile telefilm giapponese di supereroi. Da continuare prima possibile.
- Hojo World 1: Raccolta di storie brevi molto carine e utili per capire il percorso di Tsukasa Hojo come artista, anche se i successivi due volumi sono più belli (per forza di cose, essendo raccolte di storie più mature).
- Il ladro delle mille facce: Futile e stupido, non merita granché attenzione se non per il disegno, che è di un livello molto elevato trattandosi delle Clamp.
- Kaito Kid: Scanzonato e divertente come solo il Gosho Aoyama più tranquillo sa essere, è una lettura molto piacevole, con l'unico difetto che bisogna capire cosa l'autore vuole farne.
- Ken il guerriero: Caposaldo dello shounen manga d'azione, è una storia dal disegno divino e capace di emozionare come poche altre al mondo con morti intrise di un lirismo elevatissimo e personaggi dalla caratura morale così elevata che se esistessero davvero si sarebbero risolti tutti i problemi del mondo in men che non si dica. Da leggere senza se e senza ma, cala un po' nella seconda parte a causa di una storia che si complica e forza inutilmente, ma lo splendido disegno e l'atmosfera anni '80 ricca di citazioni al cinema e al wrestling americano reggono benissimo la baracca (e poi il finale è meraviglioso).
- Kimagure Orange Road: Uno di quei manga capaci di simboleggiare perfettamente gli anni '80 a fumetti. E' una storia d'amore semplice, scanzonata, ma che racchiude in sé tante di quelle caratteristiche proprie dell'adolescenza da rendere impossibile che non batta almeno un po' il cuoricino, leggendolo, se proprio non si riesce a finire trasportati in una notte d'estate, su una spiaggia o in una discoteca, ripensando al primo amore e alla giovinezza. Con una delle migliori ragazze disegnate di sempre, Orange Road merita senza dubbio una lettura, ergendosi come una delle pietre miliari dello shounen sentimentale.
- Koronde Pokkle: Una miniserie bellina, che prende tutti gli stereotipi delle "telenovele" dell'epoca e li rapporta ai "giorni nostri", risultando comunque molto piacevole e impreziosita dal bel disegno della Igarashi.
- L'incantevole Creamy: "Riassunto" dell'anime che però non ha la sua stessa forza espressiva. Si fa leggere, ma rimane solo sul livello "carino".
- La leggenda di Hikari: Uno dei migliori shoujo manga che abbia mai letto, capace di far appassionare chiunque alla ginnastica ritmica, sport qui rappresentato con una grazia elevatissima. Una storia di sport, ma anche d'amore, che narra in maniera coinvolgente e romantica il particolare legame che unisce questa giovane ginnasta e il suo musicista-accompagnatore.
- Lady: Come Alpen Rose, una telenovela ricca di assurdità, trashate e rosicate, ma che ti fa stare sulle spine con grande interesse. Peccato solo che il finale non sia nulla di che.
- Trilogia di Jojo: Un ottimo shounen manga d'azione d'altri tempi, che non annoia mai e ha uno stile tutto suo, trashissimo ed epico al tempo stesso, che lo rende unico al mondo e sicuramente degno di una lettura.
- Hiatari Ryoko: Non è la produzione più bella di Adachi, ma è una commeda sentimentale molto leggera, delicata e corale, capace di far manifestare un grosso sorriso sulla faccia del lettore.
- Love me knight: Un altro manga estremamente rappresentativo della decade e decisamente ben realizzato. Ha numerosi personaggi ben caratterizzati (i Beehive non si scordano, ma anche i comprimari comici sono divertentissimi), la storia d'amore è coinvolgente e soprattutto riesce a mettere benissimo su carta il culture clash tra Oriente/Occidente-modernità/tradizione tipico di quegli anni.
- Mad Bull 34: Di questo ho visto tutti gli OAV e avevo cominciato a leggere le scans ma mi son bloccato perché non le ho trovate complete. Una storia d'azione trashissima e violenta, che contiene tutti gli stereotipi dei film americani dell'epoca, raccontati con un disegno bellissimo, ma anche tematiche come l'amicizia, la giustizia o l'amore. Pur essendo simile, preferisco questo al più leggero City Hunter perché il protagonista Sleepy è più nelle mie corde rispetto a Ryo e lui, essendo il protagonista di un seinen, può permettersi di andare a letto (e lo fa almeno una volta a capitolo) con prostitute e bellone varie, invece di giocarci senza concludere nulla come fa Ryo
- Magical BT: Raccolta di storie brevi malate e inutili, da ricordare solo per il fatto che il ben più celebre Yu-gi-oh si è sicuramente ispirato a questo manga almeno in parte.
- Maison Ikkoku: Bello. Una storia d'amore che parte in maniera leggera e scanzonata, ma che poi riesce anche a toccare tematiche profonde, attuali o spinose con gran garbo, riuscendo a diventare anche molto emozionante e commovente. Peccato solo che i protagonisti eccedano un po' troppo con gli equivoci e molti dei loro problemi si sarebbero potuti risolvere facilmente con un po' di coraggio in più da parte loro, ma tutto sommato la storia è stupenda anche così.
- Miyuki: Una commedia romantica molto tranquilla e graziosa da leggere, che viene impreziosita da numerose riflessioni sul tema dei fratellastri che si innamorano, e siccome è Adachi a narrarla possiamo star tranquilli sul fatto che sarà raccontata con garbo e maestria e non solo perché il tema "va di moda".
- Nanako SOS: Un manga folle e assurdo, che non è facile da capire e può rischiare di annoiare. Di contro, se lo si sa prendere, ci si fa grasse risate.
- Nausicaa: Avevo cominciato a prenderlo ma l'ho interrotto perché lo trovavo pesante da leggere. La storia di per sé è bellissima, ma è narrata in maniera confusa, secondo me, e probabilmente verrebbe meglio in animazione che su carta (il film non l'ho visto).
- Oh mia dea: Avevo letto i primi numeri e non era malaccio, ma non lo conosco benissimo. Devo prenderlo, prima o poi, potrebbe piacermi molto.
- One Pound Gospel: Bella miniserie. Nulla di particolarmente impegnativo o imprescindibile, ma si è fatta leggere con gran simpatia.
- Patlabor: Ho letto i primi due volumi e non mi hanno impressionato moltissimo. Il disegno mi piace, ma non sono ancora entrato nello spirito dei personaggi. E' comunque mia intenzione continuarlo, prima o poi.
- Present from Lemon: Una bella miniserie, nulla di che, ma si è fatta leggere con piacere. Katsura sa il fatto suo, e anche quando bisogna disegnare idol con vestiti assurdi si è trovato a suo agio senza troppi problemi.
- Pro Wrestling Superstar Retsuden: Ho letto un paio di volumetti in raw, ma poi ho interrotto (per il momento) per mancanza di tempo. Per me che sono un simpatizzante del wrestling, è una serie davvero interessante, che racconta le biografie di diversi campioni realmente esistenti/esistiti con un taglio molto emozionante e un disegno vecchio stile che ci sta benissimo. Mi piacerebbe leggere anche la corrispondente serie Shueisha, che ha un disegno meno realistico e più da manga, ma è introvabile.
- Proteggi la mia terra: Un capolavoro dello shoujo manga, emozionante, poetico e misterioso come pochi. Lo lessi in prestito al liceo e oggi non so cosa darei per una ristampa.
- Ranma 1/2: Una commedia briosa e divertente, ricca di personaggi sopra le righe, che sicuramente ha una sua importanza storica, ma che a mio avviso si è dilungata un po' troppo perdendo smalto in certi punti.
- Ransie la strega: Un bello shoujo, anche abbastanza originale per i suoi tempi, con punte di demenzialità spassosissime e una storia d'amore interessante e mitigata da begli spunti da storia fantasy. Peccato che si perda un po' nell'ultima parte, che abbassa il target e risulta meno interessante, ma quella è un manga degli anni '90.
- Rough: Vedi sopra
- Saint Seiya: Uno dei rari casi di manga ambivalente, che riesce sia ad appassionare con i combattimenti sia a presentare numerosi elementi culturali da sviscerare con grande interesse. Credo che la parola "epico" ben si adatti a questo manga, che decisamente merita una lettura, anche se al giorno d'oggi e in Italia non tutti sono capaci di comprenderlo appieno.
- Scuola di manga: Non sono interessato ai manuali di disegno, ma qui c'è Toriyama di mezzo e quindi si ride!
- Sesame Street: Un manga dall'atmosfera impagabile, ma che purtroppo paga lo scotto di una trama non molto definita e di un finale improvviso. Da recuperare solo se si è fanatici nostalgici degli anni '80.
- Short Program: Una raccolta di racconti, che quindi come tali hanno qualità altalenante, ma lo stile di Adachi è impagabile e dà sempre soddisfazioni in un modo o nell'altro.
- Slow Step: Scanzonata e piacevolissima commedia degli equivoci, ricca di gags, autoironia e un pizzico di sentimento (ma giusto un po', è più una commedia divertente che d'amore). Non è al livello degli shounen di Adachi, ma diverte.
- Sussurri del cuore: Un gioiellino di poesia e delicatezza sull'adolescenza, i sogni e i primi amori. Lo comprai a scatola chiusa attratto dalla trama e me lo porterò nel cuore per sempre. Secondo me è meglio dell'adattamento animato (I sospiri del mio cuore/Mimi wo sumaseba/Whisper of the heart dello Studio Ghibli), che vi ha aggiunto solo delle belle scenette musicali ma ha tagliato diversi bei pezzi della trama.
- Toriyama World: Una bella raccolta di storie brevi che aiutano a comprendere Toriyama come autore. Le storie degli anni '80, quelle qui prese in esame e contenute nei primi 4 volumi, naturalmente sono le più belle, per via di uno stile più morbido e piacevole.
- Touch: Il mio fumetto preferito in assoluto, quello per cui ho versato più lacrime, quello che mi ha marchiato a fuoco per la vita. Da leggere senza scusa alcuna, non può mancare nella collezione di un qualsiasi appassionato (e ben merita il primo posto in classifica, anche se è un manga talmente universale che definirlo "anni '80" è fargli un grosso sgarbo).
- Video Girl Ai: Una delle storie più romantiche e coinvolgenti mai scritte, capace di far sciogliere i cuori di pietra di qualsiasi lettore. E' però un manga talmente adolescenziale da risultare un po' ruffiano o irritante in certi punti, se lo si legge dopo l'adolescenza. Ma se siete liceali innamorati, leggetelo e diventerà il vostro fumetto della vita.
- Wingman: Miscuglio tra una commedia sentimentale e un sentai, non sempre riuscitissimo ma comunque piacevole da leggere.
- Yaiba: Come un autore comico ti reinterpreta in maniera delirante miti, culture e personaggi storici del Giappone, riuscendo spesso e volentieri a farti spanciare. Peccato che nelle sue componenti più "action" invece non sempre sia riuscitissimo, visto che i combattimenti di cappa e spada spesso annoiano.
- Yawara: Letto il primo numero uscito lo scorso mese e già me ne sono innamorato
1) JOJO TERZA E QUARTA SERIE
2) KEN IL GUERRIERO
3) I CAVALIERI DELLO ZODIACO
4) DRAGON BALL
5) BERSERK
6) MAISON IKKOKU
7) RANMA 1/2
per il resto fate voi...
City Hunter cmq a parte i disegni è noiosissimo quindi non merita il podio.
Video Girl Ai per me raggiunge a stento la sufficienza, dopo una partenza magistrale ha uno sviluppo assurdo, incoerente, i personaggi diventano incredibilmente insopportabili e irritanti e il finale commuove ma non ci prende niente con tutta l'opera (se non con i primi due volumi).
Ah poi mi piacerebbe prendere Maison Ikkoku. Comunque con i manga anni 80 ho un po' timore a fidarmi del giudizio altrui, visto che la nostalgia potrebbe far innalzare a capolavori opere che sono appena godibili ...
Da fan di Adachi e Takahashi questa classifica non può che rendermi felice, mi spiace un pò non vedere "Oh mia dea!" tra le prime posizioni, mentre spero in futuro di veder apprezzato come merita "Due come noi".
Molte opere non sono più apprezate per il semplice fatto che il mercato e i gusti delle nuove generazioni sono mutati , ragazzi di oggi che danno 9999 punti ai pokemon o a naruto , e se leggono uno di questi manga subito storcono il naso. Ma il problema non sono i manga in se.
Ad esempio Coltrane, Dexter Gordon , Miles Davis se non piacciono a un ragazzo di oggi , non sono loro ad essere "troppo vecchi" ... è la modernità che ha imposto regole nuove che purtroppo snaturano molto spesso il prodotto culturale (qualsiasi esso sia), quindi se magari un manga moderno con tipe poppute e magari iperstereotipato ha successo... bè la cosa la posso anche capire... ma non accetto che l'amore per i vecchi capolavori sia ridotto a cieca nostalgia.
E se vi sembrano troppo semplici o in qualche modo vi sanno di già visto, bè sappiate che i manga che leggete abitualmente vengono tutti da lì
Da parte mia sono ben contenta di aver avuto la possibilità di leggere queste opere, aspetto di vedere la classifica anni '90, vediamo se riesco a fare l' en plein anche lì!
1 - Touch - 9,214 --> lessi solo l'ultimo numero, pur odiando Adachi per il suo chara, e mi piacque molto... un giorno me lo voglio leggere tutto come tutte le opere di Adachi ^^
2 - Maison Ikkoku - 9,111 --> un'opera deliziosa quanto il relativo anime... devo completarlo da tempo immemore dei 7 numeri mancanti
3 - Rough - 9,031 --> vedi #1
4 - Nausicaa della valle del vento - 9,000 --> questo ce l'ho ma non ho mai avuto il tempo di leggerlo
4 - Le bizzarre avventure di JoJo: Stardust Crusaders - 9,000 --> una bella serie di Jojo, ma con una media troppo alta. Troppe forzature come nel finale di saga... ho apprezzato più la prima e seconda serie
6 - Video Girl Ai - 8,947 --> un voto troppo basso per una delle migliori opere che abbia mai letto. Commovente e incredibilmente, umanamente, vero
7 - Dragon Ball - 8,904
8 - City Hunter - 8,895
9 - Proteggi la mia Terra - 8,800 --> piaaaan pianino sto completando la collezione (-4 numeri) senza fretta alcuna. Primi numeri veramente interessanti, meriterebbe una riedizione!!
10 - Berserk - 8,770
11 - Banana Fish - 8,667 --> da recuperare presto o tardi
12 - Akira - 8,588 --> comprato pochi mesi fa, ma il tempo per leggerlo non l'ho ancora trovato
13 - The Five Star Stories - 8,583 --> da recuperare tutto
14 - La Storia dei tre Adolf - 8,571 --> idem
15 - La Saga delle Sirene - 8,467 --> pure
16 - Ken il guerriero - 8,455 --> grazie alla Panini finalmente riuscirò a leggerlo!! ^^
17 - Le bizzarre avventure di JoJo: Phantom Blood - 8,452 --> come sopra, una delle migliori serie di Jojo
18 - Dragon Quest - La grande avventura di Dai - 8,423 --> serie da recuperare e completare eternamente senza fretta, ma non mi aspetto niente di che dopo aver letto il primo numero. carino ma nulla di più
19 - La leggenda di Hikari - 8,417 --> da recuperare un giorno, ma non mi interessa troppo
20 - Short Program - 8,357 --> idem
21 - Kimagure Orange Road - 8,310 --> memorabile affresco alla gioventù e ai bei tempi andati degli anni '80. Da leggere assolutamente!!
22 - Le bizzarre avventure di JoJo: Battle Tendency - 8,235 --> una delle serie che ho più preferito delle avventure di Jojo !! ^^ la serie forse con meno forzature e più "originale"
23 - Saint Seiya - 8,229
24 - Georgie - 8,222 --> inaspettato in classifica, ma un'opera unica forse la migliore (suppongo) della Igarashi
25 - Three - 8,167 --> non conosco, mai sentito
26 - Love Me Knight - Kiss me Licia - 8,154 --> altra opera memorabile degli anni '80 come il relativo anime che è un "cult"!! il manga però è abbastanza diverso dall'anime, ma da leggere!
27 - Classe di ferro - 8,143 --> da recuperare in attesa di un'occasione imperdibile!!
28 - Sussurri del cuore - 8,125 --> da recuperare, ma con priorità bassissima, quasi nulla
29 - Ranma 1/2 8,082 --> mi mancano 3 numeri alla serie completa ma non ho fretta. Anime memorabile che ricalca fedelmente i capitoli manga.
30 - 3x3 Occhi / Trinetra - 8,077 --> finalmente dopo anni che cercavo un'occasione imperdibile, l'ho comperato!! in attesa che mi arrivo tutto in blocco, insieme ad altre serie!! ^^
Son tutti titoli di cui so la trama, e dei quali ho letto recensioni,ma non posseggo.
Vorrei far miei:
-Maison Ikkoku, se possibile in una futura edizione da raccolta.
-Nausicaa della Valle del Vento. Sto solo cercando una buona occasione su ebay.
-Video Girl Ai, perché è un'opera che mi manca di Katsura.
-Proteggi la Mia Terra, sempre sperando in una riedizione.
- La Saga della Sirena a quanto sento dire dagli appassionati è tra le opere più riuscite dell'autrice.
-The Five Star Stories,consigliatissimo dal mio fumettaro.
Mi ispira e lo voglio recuperare in blocco.
Molte di queste serie avrebbero davvero bisogno di una ristampa in versione "Tankobon Deluxe"
"In pratica sono d'accordo con te praticamente solo per quanto riguarda Berserk eheh "
Beh...il mondo è bello perchè è vario disse qualcuno ^^
"Leggere, soprattutto, che Akira e Saint Seiya sono manga sopravvalutati e noiosi... mi vuoi far venire i capelli bianchiiii "
Non sia mai che per colpa mia ti succeda una cosa del genere.
"Inutile dire che non sono per nulla d'accordo.. "
Non sei il primo a dirmelo, e non sarai l'ultimo.
"Il voto di Saint Seiya è più che meritato: e' un manga senza attimi di pause dove si respira l'atmosfera mitologica, con personaggi caratterizzati benissimo e capaci di diventare idoli per tanti ragazzi della mia generazione. "
Allora vediamo un po' :
- E' un manga senza attimi di pausa e ciò ti consente di non dropparlo dopo mezzo volume, ma farti leggere tutta la serie.
- L'atmosfera mitologica si respira, ma sinceramente non è che sia tutta questa gran cosa.
- Sui personaggi caratterizzati benissimo, avrei molto da ridire...
Saint Seiya è il classico manga anni 80, con tre saghe portanti e un sacco di incoerenze, ma visto che è stato letto come uno dei primi manga ( o è stato uno dei primi anime ad essere visto), viene innalzato a capolavoro. Il massimo che concedo, è l'etichetta cult ( e se la merita), ma i capolavori sono ben altri.
PS: Eventuali contestatori sono ben accetti, però non venite subito contro in quinta dicendo " Tu leggi i soliti Naruto e Op, quelli immagino che siano capolavori ", ma fate ed elaborate una contestazione costruttiva.
"Akira, invece, fosse, per me dovrebbe stare ben più in alto in classifica. E' un capolavoro assoluto, un manga senza tempo che racconta un modo post-apocalittico così distante dalla nostra realtà eppure così vero. Affronta temi importanti come l'emancipazione sociale o il senso stesso della vita. Un turbine di emozioni... odio, amore invidia...
Racconta del degrado urbano e sociale, della corruzione di uomini potenti e privi di scrupoli e, a 30 anni di distanza, sono temi così attuali... Potrei andare avanti per pagine a descrivere i pregi e le qualità di questo manga "
Hai citato in pratica i due pilastri di Akira
- Mondo post-apocalittico ben tratteggiato ( grazie anche ai disegni )
- La situazione di degrado che ne deriva e quindi come i personaggi reagiscono a ciò.
Però basta poi, Tetsuo e kaneda, dopo un pò stufano, la trama non capisce bene dove voglia andare a parare, Akira...inesistente, vi giuro io non ho capito niente di lui ( anche perchè non compare tanto, però dà il titolo al manga...). Poi se ci aggiungiamo il fatto, che ogni sequenza di pochi secondi, Otomo, me la fa durare ore e ore...mai ammazzi la narrazione.
@ Kotaro
"Credo che la parola "epico" ben si adatti a questo manga, che decisamente merita una lettura, anche se al giorno d'oggi e in Italia non tutti sono capaci di comprenderlo appieno. "
Ecco qua ti pareva...ogni qual volta " la nuova generazione " non comprende un manga anni 80', la colpe vengono tutte scaricate sul lettore e non sulla storia che magari già all'epoca non era tutta questa gran cosa ed è anche invecchiata malissimo.
"Lo sto leggendo con la ristampa Panini e, andrò controcorrente, è di molto inferiore a Cat's Eye perché si perde troppo in episodi troppo uguali a se stessi sempre con le stesse gags, gags a sfondo sessuale che dopo un po' scocciano, una trama di base troppo labile che compare a sprazzi e solo ogni tanto (ma con episodi eccellenti, bisogna dirlo), un protagonista che a tratti è troppo infantile e sciocco, anche se è solo una facciata e troppi personaggi femminili che sono tanto belli quanto tutti uguali e non si capisce chi è chi quando eventualmente poi ricicciano fuori in altri momenti. Ottimi invece, come sempre, i disegni, l'ambientazione e la sensibilità che l'autore riesce a tirar fuori quando tratteggia le sue storie d'amore. Comunque ancora lo devo finire e quindi la mia idea è ancora provvisoria. "
Ok, già con " è molto inferiore a Cat's Eye " non mi invogli a proseguirlo per niente XD. Comunque, la trama quanto è episodica? Tipo Detective Conan? Nel senso, la trama principale, è forte, oppure è una cosa talmente labile che è come se non ci fosse ? I casi come sono ? Sopratutto la cosa importante, a lungo andare stufa?
Il mio fumettaro mi vuole spingere a prendere la serie, e me lo loda ogni volta...
Invece Cats' Eye lo sto apprezzando moltissimo, per quanto al momento la trama principale è in pausa, comunque ti invoglia sempre e leggerlo ^^. Ottimo consiglio che mi hai dato.
@ Kyoma
"Molte opere non sono più apprezate per il semplice fatto che il mercato e i gusti delle nuove generazioni sono mutati , ragazzi di oggi che danno 9999 punti ai pokemon o a naruto , e se leggono uno di questi manga subito storcono il naso. "
Lancio una provocazione ( in positivo si intende ), non è che i gusti dei ragazzi di oggi si sono raffinati ?
Non è che preferiscono storie coerenti, personaggi ottimamente caratterizzate e storie con strutture narrative leggermente più complesse ?
I capolavori oggi esistono, se poi dobbiamo fare sempre la classica cosa del tipo
" Erano belli i miei tempi dove ogni manga, era un capolavoro, mentre oggi..."
E' un discorso a mio avviso inutile, perchè oggi i capolavori esistono e alcuni di questi, non hanno niente da invidiare a quelli di un tempo.
" la modernità che ha imposto regole nuove che purtroppo snaturano molto spesso il prodotto culturale (qualsiasi esso sia), quindi se magari un manga moderno con tipe poppute e magari iperstereotipato ha successo... bè la cosa la posso anche capire... ma non accetto che l'amore per i vecchi capolavori sia ridotto a cieca nostalgia "
I capolavori oggi esistono, tipo per me FMA, non è per niente superiore a Saint Seiya come battle shonen, anzi gli è superiore di molto, eppure in non pochi continuano a ritenere che SS sia superiore, perchè è manga anni 80', se non è nostalgia questa ^^.
"E se vi sembrano troppo semplici o in qualche modo vi sanno di già visto, bè sappiate che i manga che leggete abitualmente vengono tutti da lì "
Uno dei manga che mi sono piaciuti di più è Devilman ed è anni 70...quindi evitiamo di dire che le giovani generazioni non apprezzano i manga vecchi.
Se i manga vecchi sono fatto bene ok vengono lodati ( e di manga anni 80, ne apprezzo molti ), altrimenti se sono fatti male, vengono trattati per quel che sono.
Alcuni manga anni 80, inizialmente sembravano tutta questa gran cosa, però poi come per un film, successivamente compri il DVD e te lo rivedi, scoprendo che non era tutta questa gran cosa, così anche il lettore di oggi, prendendo le riedizioni dei vecchi manga anni 80, scopre che alcuni di questi, non erano poi tutta questa gran cosa....
E poi, ci mancherebbe, ognuno ha i propri gusti altrimenti sai che palle? Finché si discute così civilmente a me fa piacere anche se magari la si pensa in modo completamente differente
Non ho detto che Akira è un brutto manga, io gli assegnerei un 7-7.5, perchè comunque, ha fatto storia come dite voi.
Non te lo so spiegare, anche le scene più semplici ( tipo quella della marea ), durano pagine e pagine...una scena di un secondo, dura quasi un'ora XD.
Akira quando lo leggevo, mi dava questa sensazione, ovvero che il tempo si fermava.
Succedevano in sole 400 pagine, pochi avvenimenti, ma che duravano un sacco di tempo...solo io l'ho provata questa sensazione ?
Comunque, mi sono letto tutte le recensioni, che dire, sono splendide, complimenti a tutti i recensori ( Kotaro, Ais Quinn, Slanzard etc...), sempre contento di conoscere nuovi manga.
Tra gli altri ho letto Nausicaa,Dragon Ball,City Hunter,Proteggi la mia terra,The Five Star Stories,Ken il guerriero,Saint Seya,Three,Ranma 1/2 e 3X 3 Occhi/Trinetra:quelli che mi sono piaciuti veramente sono Nausicaa e Proteggi la mia terra,gli altri tutti nella norma tranne Saint Seya,pessimo.
Forse si e forse anche no...forse entrambe le cose.
Un plauso anche ai recensori!
Scherzi a parte, fin quando si trattava di un gusto tuo personale il problema non sorgeva, ma come ha detto il buon micheles, le opere vanno contestualizzate nel periodo in cui sono uscite e analizzate per il contributo che hanno dato alla produzione moderna.
Parliamo di tre opere che hai "dissacrato" (il mio tono è scherzoso ovviamente - non prenderla come un rimprovero
Akira: esce nel 1982 ed è stato praticamente il primo manga a trattare di tematiche post-apocalittiche, poteri ESP e annessi, in una chiave quasi Cyberpunk. Senza quest'opera autori come Masamune Shirow e Kia Asamiya non avrebbero prodotto opere come "Ghost in the Shell", "Appleseed" e "Silent Mobius". Inoltre, confrontato ai manga dell'epoca, Akira è decisamente veloce sul piano narrativo e minuzioso dal punto di vista grafico.
Saint Seiya: fino ad allora il mito classico era stato ripreso solo da Pollon seppur in chiave puramente goliardica. Perché ebbe successo? Perché Kurumada riuscì a mixare sapientemente elementi esotici (il mito greco), tradizione guerriera giapponese (risultati ottenuti con il massimo del sacrificio) ed una buona dose di concetti graditi al merchandising (armature componibili e power-up dei protagonisti). Se confronti le altre opere dell'epoca non troverai nessun altro manga capace di mischiare tali elementi con un risultato altrettanto buono (senza contare SS ha contribuito non poco allo sdoganamento della cultura occidentale in giappone).
JoJo: qui il discorso è decisamente più complicato in quanto questa serie non ha avuto lo stesso supporto animato di altre ben più conosciute. Le prime due serie rientrano pienamente nello stile shonen dell'epoca con concetti abbastanza conosciuti (le onde concentriche non sono molto dissimili dall'energia spirituale usata in Dragonball), ma la capacità di creare personaggi guasconi e trovate ingegnose da parte dei protagonisti ha permesso di portare avanti questa manga fino alla terza serie che introduce per la prima volta il concetto di stand, cosa mai vista per l'epoca e che ha dato non poca ispirazione a tantissime opere future.
Questo per dire che se vedi queste opere con un'ottica moderna e rapportata ai canoni grafici attuali è ovvio che appaiano lente, statiche e graficamente povere, ma se messe nel loro contesto originale allora assumono tutt'altro significato ed importanza.
Veramente tematiche apocalittiche erano gia' state trattate ben prima (Devilman, Violence Jack) e tematiche ESP erano tipiche dei manga di Yokoyama (Babil Junior e simili). Per gli aspetti cyberpunk invece effettivamente non mi vengono in mente manga che precedono Akira.
Saint Seiya: fino ad allora il mito classico era stato ripreso solo da Pollon seppur in chiave puramente goliardica.
Il mito classico era stato ripreso piu' volte da Tezuka in manga degli anni cinquanta e sessanta, e i riferimenti alla classicita' non mancano nei vari Mazinga. Saint Seiya e' comunque innovativo perche' e' uno dei primi battle shonen nel senso moderno del termine. Per uno nato dopo Saint Seiya e' difficile pensare che c'e' stata un epoca in cui i battle shonen non esistevano: il successo del genere va tutto a onore di manga come Hokuto no Ken e Saint Seiya per l'appunto.
Ovviamente quando ci si approccia a un'opera, nella maggior parte delle volte, bisogna sempre saper interpetare il suo contesto, soprattutto nel caso delle opere del passato, che in diversi casi non è possibile fruire con semplice disimpegno (E' come se oggi leggessi, toh, "Il signore degli anelli", per fare un titolo a caso, e dicessi che è banale, ma per l'epoca in cui fu scritto non lo era affatto). Non era in questo senso, comunque, che avevo parlato di Saint Seiya (opera che nasce negli anni '80 ma che per me ha perlopiù influenze derivanti da anni precedenti).
Quello che intendevo dire è che:
a) innanzitutto in Italia "Saint Seiya" non esiste, principalmente esiste "I cavalieri dello zodiaco", cioè il cartone, e chi, come la maggior parte degli italiani, arriva al manga partendo dal cartone, generalmente ne rimane deluso per via delle differenze grafiche, mentre invece si dovrebbe giudicare il manga in sé e per sé e non per le differenze o somiglianze con l'anime (problema che non sussiste per forza di cose in Giappone, dove il manga è venuto prima dell'anime e si era già abituati ai disegni dell'autore, non essendo la sua opera prima).
b) Oggi lo standard degli shounen manga di combattimento si è molto modificato rispetto ai tempi di "Saint Seiya" (che comunque è una produzione praticamente unica nel suo genere, ci sono manga che gli somigliano o che ne hanno ripreso elementi di trama o stile, ma nessuno è esattamente come lui). Lo shounen di combattimento di oggi risente molto del post-Dragon Ball e del suo stile più giocoso e scanzonato, mentre invece Saint Seiya, essendo perfettamente incarnato nel suo tempo, è molto drammatico. I ragazzi di oggi sono abituati ad opere più scanzonate e dinamiche, in un manga d'azione cercano botte e sboronate, non tizi in armatura che stanno fermi a cianciare di filosofia e religione, che "scappano" su metaforiche statue del Buddha e che quando si pestano lo fanno tramite splash page fisse con l'effetto dei colpi. Queste cose li annoierebbero, abituati come sono al dinamismo di un Naruto/One Piece/Fairy Tail o ai dialoghi più spicci e sboccati (ma anche privi di qualsivoglia contenuto) di un Bleach (e quindi, al contrario di quello che tu dici, non credo affatto che i gusti dei ragazzi si siano raffinati, oggi
Per quanto riguarda City Hunter, non credo che ti piacerebbe. E' un manga totalmente episodico, laddove la trama va (soprattutto) e viene, inframezzata da duemila episodi autoconclusivi tutti simili fra loro e alle volte inconcludenti, dove vengono presentati personaggi sempre nuovi (rigorosamente tutti femminili) ma troppo simili fra loro, al punto che è difficile riconoscerli. La trama principale riguarda il passato del protagonista e il suo rapporto d'amore con la sua assistente, ma sono tematiche che emergono qua e là, affogate dalla ripetitività dei casi "filler". Sì, in un certo senso è come Detective Conan, ma quest'ultimo ha una trama di base più forte e dei casi riempitivi più vari e dunque più piacevoli.
Anche Cat's Eye è più vario, visto che è un manga più corale rispetto a City Hunter, e soprattutto si incentra su un dato cast di personaggi, senza troppe comparse di passaggio, e il punto di vista è quasi sempre al femminile quindi non permette troppe gags a sfondo sessuale di cui invece City Hunter è pieno e dopo un po' stufano.
@ Thorgrim
" Akira: esce nel 1982 ed è stato praticamente il primo manga a trattare di tematiche post-apocalittiche, poteri ESP e annessi, in una chiave quasi Cyberpunk. Senza quest'opera autori come Masamune Shirow e Kia Asamiya non avrebbero prodotto opere come "Ghost in the Shell", "Appleseed" e "Silent Mobius". Inoltre, confrontato ai manga dell'epoca, Akira è decisamente veloce sul piano narrativo e minuzioso dal punto di vista grafico. "
Mah...Nausicaa se non erro, è del 1982 ( quindi come Akira ), ma in confronto ad Akira è una macchina di Formula 1 in termini di narrazione.
Akira ha un grande impatto grafico, però a livello narrativo l'ho trovato un pò deboluccio.
"Saint Seiya: fino ad allora il mito classico era stato ripreso solo da Pollon seppur in chiave puramente goliardica. Perché ebbe successo? Perché Kurumada riuscì a mixare sapientemente elementi esotici (il mito greco), tradizione guerriera giapponese (risultati ottenuti con il massimo del sacrificio) ed una buona dose di concetti graditi al merchandising (armature componibili e power-up dei protagonisti). Se confronti le altre opere dell'epoca non troverai nessun altro manga capace di mischiare tali elementi con un risultato altrettanto buono (senza contare SS ha contribuito non poco allo sdoganamento della cultura occidentale in giappone). "
Mescolerà bene tali elementi, ma coerenza, trama, combattimenti, caratterizzazione....alquanto inesistente...
"JoJo: qui il discorso è decisamente più complicato in quanto questa serie non ha avuto lo stesso supporto animato di altre ben più conosciute. Le prime due serie rientrano pienamente nello stile shonen dell'epoca con concetti abbastanza conosciuti (le onde concentriche non sono molto dissimili dall'energia spirituale usata in Dragonball), ma la capacità di creare personaggi guasconi e trovate ingegnose da parte dei protagonisti ha permesso di portare avanti questa manga fino alla terza serie che introduce per la prima volta il concetto di stand, cosa mai vista per l'epoca e che ha dato non poca ispirazione a tantissime opere future. "
Il fatto di non avere una serie animata, non vedo come possa inficiare sulla qualità della serie in sé.
Le prime due serie erano qualitativamente superiore alla terza, sia per la trama e sia per la caratterizzazione eccelsa dei personaggi. Non vedo come la terza serie, possa risultargli superiore, per il solo fatto di avere dei combattimenti più belli. La superiorità di SC sa solo in due elementi :
- Combattimenti
- Disegni
Ma se per queste due cose, arrivi ad annullare la trama, crei un protagonista anonimo, dei comprimari un pò scialbi e un'antagonista...
"Questo per dire che se vedi queste opere con un'ottica moderna e rapportata ai canoni grafici attuali è ovvio che appaiano lente, statiche e graficamente povere, ma se messe nel loro contesto originale allora assumono tutt'altro significato ed importanza."
Per me un'opera vecchia, deve superare anche la prova del tempo, se vuole essere giudicata come un capolavoro. Insomma, non deve essere invecchiata male, se vuole essere giudicata un capolavoro.
@ Kotaro
"Ovviamente quando ci si approccia a un'opera, nella maggior parte delle volte, bisogna sempre saper interpetare il suo contesto, soprattutto nel caso delle opere del passato, che in diversi casi non è possibile fruire con semplice disimpegno (E' come se oggi leggessi, toh, "Il signore degli anelli", per fare un titolo a caso, e dicessi che è banale, ma per l'epoca in cui fu scritto non lo era affatto). "
Il Signore degli anelli ( libro ), lo considero la mia opera preferita, e non trovo che nonostante i suoi quasi 60 e passa anni, sia invecchiato male, anzi!!! E un capolavoro senza tempo. Le opere del passato, devono superare anche loro questo esame.
"a) innanzitutto in Italia "Saint Seiya" non esiste, principalmente esiste "I cavalieri dello zodiaco", cioè il cartone, e chi, come la maggior parte degli italiani, arriva al manga partendo dal cartone, generalmente ne rimane deluso per via delle differenze grafiche, mentre invece si dovrebbe giudicare il manga in sé e per sé e non per le differenze o somiglianze con l'anime (problema che non sussiste per forza di cose in Giappone, dove il manga è venuto prima dell'anime e si era già abituati ai disegni dell'autore, non essendo la sua opera prima). "
In Italia il manga è venuto molto dopo rispetto all'anime. Ma comunque non credo che il comparto grafico, sia quello che ha penalizzato Saint Seiya manga qui in Italia.
b )" Oggi lo standard degli shounen manga di combattimento si è molto modificato rispetto ai tempi di "Saint Seiya" (che comunque è una produzione praticamente unica nel suo genere, ci sono manga che gli somigliano o che ne hanno ripreso elementi di trama o stile, ma nessuno è esattamente come lui). Lo shounen di combattimento di oggi risente molto del post-Dragon Ball e del suo stile più giocoso e scanzonato, mentre invece Saint Seiya, essendo perfettamente incarnato nel suo tempo, è molto drammatico."
Diciamo che SS, era più votato all'esagerazione o all'epico, ma tutta questa drammaticità non l'ho percepita ( anche perchè dopo due volte che l'avversario di turno, mi loda la sua grandissima mossa e il cavaliere di turno me la blocca non si sà come, allora capisci che gran parte della drammaticità, se ne va a quel paese, perchè sai bene che le prossime volte, succederà sempre quello... ).
" I ragazzi di oggi sono abituati ad opere più scanzonate e dinamiche, in un manga d'azione cercano botte e sboronate, non tizi in armatura che stanno fermi a cianciare di filosofia e religione, che "scappano" su metaforiche statue del Buddha e che quando si pestano lo fanno tramite splash page fisse con l'effetto dei colpi. Queste cose li annoierebbero, abituati come sono al dinamismo di un Naruto/One Piece/Fairy Tail o ai dialoghi più spicci e sboccati (ma anche privi di qualsivoglia contenuto) di un Bleach (e quindi, al contrario di quello che tu dici, non credo affatto che i gusti dei ragazzi si siano raffinati, oggi ). "
Sottovaluti incredibilmente la nuova generazione come se fossimo tutti quante delle menti spente che non vanno oltre che la mera azione o i combattimenti.
"Anche in questo senso, Saint Seiya è un manga che spesso oggi non viene capito, perché si guardano i combattimenti (e, giustamente, se ne rimane delusi), senza fermarsi un attimo a riflettere su ciò che c'è dietro, come invece magari l'autore voleva che facessero o i ragazzi che lo han letto prima di loro hanno fatto. Che poi è lo stesso motivo per cui in Italia non ha sfondato Shaman King, perché probabilmente era un manga un po' troppo riflessivo rispetto a One Piece, che invece furoreggiava all'epoca ed era ben più immediato e fruibile a tutti "
Vabbè One piece ha fatto in effetti molti danni, impedendo a shonen più riflessivi e maturi ( ma sempre con combattimenti come Shaman king ), di emergere a livello di vendite. Però non tutta la generazione moderna confluisce in shonen come OP e Bleach, ma come puoi vedere vi sono sempre manga di combattimenti seri e maturi come FMA che non sono per niente inferiori a quelli del passato.
"Per quanto riguarda City Hunter, non credo che ti piacerebbe. "
Con questa frase, mi ha glacializzato all'istante XD. Credo in effetti anche io, che il numero 1 di City Hunter CE, mi sia piaciuto per puro caso, perchè in effetti a lungo andare, tale trama episodica potrebbe annoiarmi a morte.
"E' un manga totalmente episodico, laddove la trama va (soprattutto) e viene, inframezzata da duemila episodi autoconclusivi tutti simili fra loro e alle volte inconcludenti, dove vengono presentati personaggi sempre nuovi (rigorosamente tutti femminili) ma troppo simili fra loro, al punto che è difficile riconoscerli. La trama principale riguarda il passato del protagonista e il suo rapporto d'amore con la sua assistente, ma sono tematiche che emergono qua e là, affogate dalla ripetitività dei casi "filler". Sì, in un certo senso è come Detective Conan, ma quest'ultimo ha una trama di base più forte e dei casi riempitivi più vari e dunque più piacevoli. "
Appunto, credevo che fosse tipo Detective Conan, con una forte trama principale di base, però se è come dici te, i casi sono quasi uguali e non vi sono interazioni maggiori tra i vari personaggi...il manga potrebbe annoiarmi ( sono 32 volumi...) a lungo.
Anche perchè a me del volume 1, piaceva molto l'atmosfera cupa e drammatica...però nelle recensioni e nei tuoi commenti, ho visto che essa viene abbandonata per lasciar spazio alle gags e comicità.
Si Cat's Eye, anche nei punti dove diciamo la storia è piatta, comunque ha tra protagoniste da sfruttare ed Hojo, può sbizzarrirsi su quale sfruttare.
La drammaticità in Saint Seiya è decisamente percepibile aldilà di ciò che tu citi, anche solo guardando le storie personali dei vari personaggi (tutte rigorosamente sfigatissime in stile manga degli anni '70) o la fine che fanno molti di loro, sempre disposti al sacrificio, a versare litri di sangue, a "oscurarsi in un mondo di luce", a "bruciare il loro cosmo oltre i limiti estremi", a morire in nome della giustizia, dell'umanità o di un ideale e a sopportare allenamenti di una crudeltà indicibile impartiti da gente che se esistesse davvero sarebbe rinchiusa in galera a vita
Più o meno tutti i manga del periodo sono così, mentre invece Dragon Ball è più all'acqua di rose, visto che l'autore è un comico (e anche quando aumenta la drammaticità, non raggiunge mai questi livelli, anche perché con un cattivo caramella rosa che ti distrugge il mondo non lo puoi pigliare sul serio
Non sottovaluto la nuova generazione, ma denoto un dato di fatto attraverso il cambiamento dello stile dei manga moderni, che suppongo sia diventato uno specchio dei gusti dei lettori (non a caso oggi un'opera come Fairy Tail, che è totalmente scanzonata e di disimpegno, vende tantissimo).
Full Metal Alchemist è più un'eccezione che la regola, visto che, come detto poi molte altre volte, non è neanche un manga di combattimenti in senso stretto, ed è un'opera difficilmente assimilabile ad altre (e per questo è piaciuta tanto, a mio avviso, ma non credo sia facilmente imitabile).
Su Shaman King, non credo che sarebbe riuscito a vendere molto se anche One Piece non ci fosse stato. Rimane sempre un'opera troppo complessa e riflessiva per il lettore medio, che non riesce nemmeno ad essere "diretta" come Saint Seiya nei suoi scontri. Del resto, nemmeno in Giappone ha fatto un successo così mirabolante, visto che sia l'anime che lo stesso manga sono stati interrotti prima della loro naturale fine.
Per quanto riguarda City Hunter, la drammaticità del primo numero va via via scemando (probabilmente perché un eroe che uccide a colpi di pistola a freddo in un mondo realistico non è adatto a una rivista shounen, e infatti Mad Bull 34 è un seinen) e lo stesso Ryo muta il suo carattere diventando via via più cazzone. Fra i vari casi c'è comunque una differenza di situazioni e ambienti, ma le varie gags si ripetono sempre uguali a loro stesse e alla lunga questa situazione finisce per stufare un po'.
Non è il miglior manga degli anni 80, è il miglior manga di SEMPRE!!!
Continuando di questo passo...ci oscureremo in un mondo di luceeee!!!
Non c'entra niente coi manga anni '80, però, per esempio anche un anime come Natsume Yuqualcosa (non mi ricorderò mai il nome lool) mi è piaciuto tantissimo eppure è una serie "episodica" e strutturata a mini-cicli di massimo due puntate. Mi è piaciuto tantissimo perché ogni episodio lo trovo stupendo e mi ha emozionato. Una trama c'è e riguarda quasi unicamente la maturazione del protagonista, ma probabilmente non è il tipo di trama che intendi tu
Io sono del segno della Vergine, mi tocca
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