È da qualche giorno visitabile la mostra del Milano Manga Festival, manifestazione di cui abbiamo già parlato in passato e che vedrà in luglio la presenza di Yoshiyuki Sadamoto. Di seguito un breve reportage sull'evento, seguito dal resoconto dei due incontri tenuti dai curatori della mostra, i prof. Isao Shimizu e Osamu Takeuchi.
Superata la biglietteria, troviamo ad accoglierci alcuni messaggi di presentazione della mostra da parte di Isao Shimizu, curatore della mostra, e altri due membri italiani dello staff, per passare poi ad una breve cronologia dei più importanti avvenimenti che hanno segnato l'evoluzione dell'arte manga dal 1814 al 2013.
Dopo di che, si entra nella mostra vera e propria; mantenendo sempre l'attenzione rivolta alla propria sinistra, si entra in Manga Chronicle, una serie di tavole in ampio formato tratte da quasi 200 diversi titoli manga, in un percorso bicentenario diviso in sezioni cronologicamente ordinate, ognuna delle quali introdotta da una breve ma interessante presentazione scritta atta ad illustrarne l'epoca di riferimento e le caratteristiche sostanziali. Sarebbe stato tuttavia maggiormente interessante se si fossero preparate anche delle brevi didascalie anche per le singole tavole, anzichè limitarsi al solo titolo e autore del manga originale.
Le sezioni sono le seguenti:
XIX SECOLO: IL PERIODO EDO (DAL 1801 AL 1868)
- Illustrazioni umoristico-satiriche in una nuova sfida (e un nuovo mercato) per i maestri Ukiyo-e
XIX SECOLO: IL PERIODO MEIJI (DAL 1868 AL 1900)
- Le riviste di manga: Il movimento per i diritti civili e lo sviluppo della civiltà attraverso le pagine di "Maru Maru Chinbun" e "TOBAE"
DAL 1901 AL 1945: GLI ANNI '20 E '30: L'EPOCA DEL NONSENSE
DAL 1950 AL 1960: PIU' MANGA NELLE RIVISTE MENSILI PER BAMBINI
- L'opera di Osamu Tezuka e il diffondersi dello story manga
- Il manga umoristico e i suoi eroi
DAL 1960 AL 1970: LA CRESCITA DELLE RIVISTE SETTIMANALI
- Il successo del gekiga e della sua tecnica realistica
DAL 1970 AL 1980: SI MOLTIPLICANO I GENERI E LE POTENZIALITA' ESPRESSIVE
- I manga sportivi e sulle professioni sui generis
- La grande popolarità degli shojo manga della "scuola di nuova sensibilità"
- Il manga si diversifica ulteriormente
DAL 1980 AL 1990: LA MATURAZIONE DELLA CULTURA MANGA
- Il successo del manga sul tema dei passatempi
- I cambiamenti stilistici nel manga con l'entrata in scena di Katsuhiro Otomo
- Adachi Mitsuru e Takahashi Rumiko sul podio delle celebrità
DAL 1990 AL 2000: IL MANGA ACQUISISCE DIRITTO DI CITTANDINANZA E INIZIANO GLI SGUARDI RETROSPETTIVI
- Mille e più opere per Shukan Shonen Jump
- Nuove tendenze anche nello shojo manga
DAL 2000 A OGGI: LA CULTURA MANGA OGGI
- Un'epoca di grande vitalità per lo shojo manga
- Numerosi i manga sul grande schermo
Proseguendo nella galleria è inoltre possibile visitare una serie di stanze speciali dedicate ad argomenti specifici. Sostanzialmente deludenti risultano le “mostre speciali” dedicate a Go Nagai e a Holly e Benji; una decina scarsa di illustrazioni a colori con l'aggiunta di una cronologia delle opere principali del mangaka la prima, qualche vignetta del manga originale, un paio di magliette della New Team e del Meiwa, un pallone autografato da Yoichi Takahashi sotto teca, qualche tavola dell'e-book giapponese e un giochino non particolarmente interessante in cui segnare, calciando l'aria nei pressi di un particolare sensore, ad uno schermo che proietta Ken Wakashimazu che si tuffa, il secondo.
Più significative invece risultano le sei aree speciali. Nella prima, Manga DNA, e nella seconda, Dall'adulto al bambino, si possono ammirare rispettivamente alcune tavole originali di Hokusai e alcuni ukiyo-e. La terza area, La creazione di un manga, è sicuramente la parte più interessante, presentando uno schermo in cui vengono proiettati pezzi di interviste ad importanti autori come Osamu Tezuka, Shotaro Ishinomori, Fujio Akatsuka, Saito Takao, Moto Hagio e Go Nagai. La quarta sezione, L'età delle riviste, è una semplice parete con almeno un centinaio di copertine originali di riviste di varie epoche, mentre nella quinta, Il manga invade il mondo, vengono indagati, tramite un approfondimenti scritto e qualche volume originale, i nuovi shoujo, la diffusione del gekiga, i manga di nicchia, i manga sportivi, i manga sul lavoro, i manga sugli hobby, i manga storici e i manga-gag erotici. Inutile infine la sesta ed ultima area, Lo sviluppo del media mix, in cui sono presenti solo alcuni gadget tratti da manga, con una notevole predilezione per Doraemon, più un video probabilmente filmato in un negozio giapponese. Molto simile alla quinta sezione, senza tuttavia i volumi cartacei, è l'area tematica dedicata al rapporto tra manga e musica, istruzione, cibo, medicina e moda.
Al centro esatto del museo, infine, si può ammirare una serie di pile formate da volumi originali, atti a rappresentare l'evoluzione del numero di pubblicazioni anno per anno; ogni pila infatti rappresenta il numero di uscite manga in un determinato anno, dove le pile più alte sono gli anni in cui si è pubblicato di più. Accanto ad esse, qualche postazioni da cui sfogliare alcuni e-book giapponesi di opere come Astroboy, Lone Wolf & Cub o Kirihito.
La mattina di sabato 4 maggio, inoltre, il prof. Isao Shimizu e il prof. Osamu Takeuchi hanno tenuto due incontri.
La prima conferenza, tenutasi dalle 11 alle 12 vede il prof. Isao Shimizu rispondere ad una semplice domanda: Perchè i manga sono così popolari in Giappone?.
Il prof. Shimizu individua due motivazioni principali al successo e alla popolarità del manga nel suo paese d'origine:
1. la capacità di divertire, di far superare ai lettori i momenti difficili, specialmente disastri naturali e disordini sociali
2. il grande sviluppo della stampa e dell'editoria
Per quanto riguarda il primo punto, il prof. Shimizu porta come esempi diversi disastri naturali mostrando come essi abbiano avuto ripercussioni significative sul mercato manga.
Nel 1814, l'anno in cui fu realizzata la prima stampa del primo volume de Il Manga di Hokusai, ci fu il disastroso terremoto di Niigata, che costò la vita di 30mila persone e 6mila cavalli (che, rapportati alla popolazione totale dell'epoca, 28 milioni, sarebbero in proporzione come almeno 150mila morti al giorno d'oggi).
Nel 1855 ci fu un terremoto ad Edo, che portò alla nascita di decine di manga incentrati sui pesci-gatto, creature che, all'epoca, si credeva esistessero sotto terra e fossero la causa dei terremoti.
Altro terremoto, sempre a Edo, ora Tokyo, si ebbe nel 1923, portando questa volta alla nascita del manga Un padre allegro, pubblicato su un quotidiano che vide le sue vendite incrementate da 400mila a 700mila copie grazie ad esso.
Nel 1930, in piena guerra tra Giappone e Cina vide la luce il gatto nero Norakuro, protagonista dell'omonima serie manga in 10 volumi in grado di superare il milione di copie complessive, cifra eccezionale per l'epoca.
Quando quasi l'intera Tokyo fu divorata da un incendio durante la seconda guerra mondiale nacquero da un lato gli akahon, i cosiddetti libri rossi, volumi economici per andare incontro alla povertà del dopoguerra, dall'altro diverse riviste di manga dedicate ai bambini.
Quindi, in generale, citando anche una domanda fattagli da una giornalista televisiva, uno dei fili conduttori della narrativa manga, a partire da Hokusai giungendo ai giorni nostri, è l'ironia, la parodia, la capacità di divertire, di far ridere della psiche umana, della propria condizione, e anche delle avversità; riuscendo a donare speranza e gioia ai suoi lettori, anche e soprattutto nei momenti più difficili, il manga è stato in grado di conquistare i giapponesi, diventando una forma narrativa imprescindibile per l'intera nazione.
Per quanto riguarda il secondo punto, il prof. Shimizu, si basa su un recente studio sull'evoluzione dell'editoria giapponese nei secoli.
Nel 17° secolo la lettura era una piacere appannaggio di pochi: nobili, monaci zen, studiosi; il centro culturale della nazione si trovava inoltre a Kyoto, sede della corte imperiale. In quel secolo nacquero in totale 1171 nuove case editrici.
Nel 18° secolo il centro dell'editoria si spostò ad Osaka, città di oltre 300mila persone. In quel secolo nacquero 1730 nuove case editrici.
Il 19° secolo vide lo spostamento della capitale a Tokyo, dove già all'epoca viveva più di un milione di persone, e con essa del centro nevralgico dell'editoria. In quel secolo nacquero 2322 nuove case editrici, spingendo molto la crescita e la diffusione del manga.
In totale, in tre secoli nacquero più di 5000 case editrici, mentre al giorno d'oggi ne esistono all'incirca 6-7mila.
Oltre a queste due cause principali, il prof. Shimizu assegna una grande importanza anche alla nascita di alcuni 'geni', in grado di fare evolvere in maniera impensabile l'arte manga. Vengono citati Hokusai, Kitazawa Rakuten e Ippei Okamoto per quanto riguarda il manga antico, e Osamu Tezuka, Fujiko F. Fujio e Katsuhiro Otomo dopo la seconda guerra mondiale.
Il prof. Shimizu approfondisce anche la genesi de Il Manga di Hokusai. L'opera nacque quasi per caso, mentre Hokusai era in viaggio nel Kansai; durante il ritorno, l'artista aveva incontrato l'artista Maki Bokusen a Nagoya, facendoci amicizia e fermandosi a casa sua per circa sei mesi. In quel periodo Hokusai vide un manga pubblicato 5 anni prima da Bokusen, restandone incantato; si pensa che fu quella lo molla che lo spinse ad iniziare a disegnare circa 300 stampe, che lo stesso Bokusen lo convinse a pubblicare in un libro. Nacque così, a Nagoya, la prima tiratura del primo volume de Il Manga di Hokusai. I lettori rimasero fin da subito colpiti dall'ironia della storia, rendendo il volume un successo, tanto che Hokusai ne avrebbe successivamente prodotti altri 14 negli anni successivi, stampati questa volta a Tokyo, seppur sempre in collaborazione con l'editore di Nagoya.
Rispetto ai numeri attuali, il numero di copie stampate di quest'opera può apparire risibile (si parla di 10mila copie), bisogna tuttavia considerare che si trattata di tavole di legno che dopo circa 500 stampe si impregnavano, rendendone meno nitide le successive, rendendo necessario un processo di essiccazione che ne permetteva successivamente l'utilizzo con la stessa qualità della prima tiratura.
Per concludere, il prof. Shimizu analizza alcune illustrazioni distribuite al pubblico poco prima dell'inizio della conferenza. Presentando la prima immagine, ad esempio, il prof. Shimizu spiega brevemente le differenze tra la modalità di stampa europea e giapponese: mentre la prima opera dall'alto verso il basso tramite pressione, la seconda striscia sulla carta in tutte le direzioni, garantendo una varietà cromatica superiore. L'immagine originale, infatti, presenta una cinquantina di colori diversi, estratti dalle piante dell'epoca, molti dei quali non si erano mai visti prima in Europa e colpirono molto gli artisti che li videro usati da pittori come Hokusai. Il terzo disegno, invece, mostra i “tesori” che le mogli portavano con sé quando andavano ad abitare nella casa del marito: arredamento, materassi e così via. La quinta vignetta, di Hokusai, è un particolare uso della tridimensionalità, detto “profondità a viceversa”, in quanto il pescatore, lontano, è disegnato più grande della donna pescata, che tuttavia si troverebbe più vicina. Una tecnica simile a quella del Cristo Morto del Mantegna. L'ottavo dipinto è di Kawanabe Kyosai, famoso per il disegno di teschi; in questa specifica illustrazione, un oiran, geisha dell'epoca, sogna, dopo la sua morte, una moltitudine di teschi, rappresentante la sua non certo felice vita.
Nella seconda conferenza, tenutasi dalle 12 alle 13, il prof. Osamu Takeuchi si concentra sul manga contemporaneo, in particolar modo sull'aspetto grafico delle tavole che, a partire dalla seconda guerra mondiale, ha acquisito una grandissima libertà espressiva, sia nella distribuzione delle vignette che nell'uso di diversi punti di vista.
La prima tavola è tratta dal manga Norakuro, pubblicato nel 1939 sulla rivista settimanale Shonen Club, e mostra una comune “tecnica da teatro”, utilizzata anche nel cinema: lo sfondo è il medesimo, così come il punto di vista da cui viene osservata la scena; il protagonista è l'unico a muoversi.
La seconda tavola, tratta da Ping Pong di Taiyo Matsumoto, utilizza un punto di vista particolare, infatti tutta la scena è vista dalla prospettiva della pallina da ping pong.
La terza tavola, che mostra una partita di shoji, presenta, nella terza vignetta della prima riga, un ribaltamento della prospettiva, utilizzando una punto di vista non reale in quanto non sarebbe possibile vedere la scena da sotto il tavolo, non essendo esso trasparente.
La quarta tavola è la copertina del manga “Visitatore” di Katsuhiro Otomo. Nell'immagine si osserva il protagonista riflesso all'interno della maniglia della porta, ad eccezione della faccia. Questa non è una scelta casuale, infatti in tutto il manga non si vedrà mai il viso del protagonista, dal momento che l'autore sceglie di rappresentare tutta la vicenda dal punto di vista degli occhi del protagonista; questa tecnica è detta “di primo protagonista”.
Le tavole quinta e sesta sono entrambe tratte da opere di Osamu Tezuka, il dio dei manga, un autore in grado di rinnovare continuamente il suo stile e la sua tecnica, cosa che gli permise di andare avanti per ben 45 anni, dove molti altri autori smettevano una volta che il loro stile era ormai diventato obsoleto e non erano più in grado di modificarlo in base ai nuovi gusti (cambiamento che, secondo il prof. Takeuchi, avveniva ogni cinque anni circa). Nella prima vignetta vediamo un personaggio indicare qualcosa per poi, nella seconda vignetta, osservare, dal punto di vista del personaggio stesso, ciò che veniva indicato. Quest'espediente, ora forse considerato ovvio o banale, permise all'epoca un maggiore coinvolgimento del lettore nella storia, facendolo quasi sentire all'interno della vicenda narrata. Nella settima tavola invece è possibile apprezzare la profonda influenza che il cinema ebbe su Tezuka.
L'ottava tavola è tratta da un manga di Moto Hagio intitolato Visitatore (stesso titolo del manga di Otomo). La storia parla del complesso e articolato rapporto tra un padre e un figlio, che si chiude con la scena rappresentata, in cui il padre scappa lasciando indietro suo figlio. La costruzione della scena è interessante, in quanto vediamo sia l'espressione del bambino, sia ciò che il bambino vede, ovvero la schiena del padre, rappresentato al posto del naso del bambino. In questo modo l'autrice riesce a rendere palpabile la tristezza e la sofferenza sia del padre che del bambino.
La nona vignetta è tratta dal manga Go Go Monster di Taiyo Matsumoto, la storia di un bambino in grado di vedere cose che non si dovrebbero vedere, come i mostri. Tuttavia, crescendo, il bambino non riesce più a vederli, volendo significare che la crescita è un processo tramite cui non solo si guadagna qualcosa, ma si perde anche qualcosa. È, in sostanza, la storia della tristezza di un bambino. La particolarità dell'immagine scelta è che i volti dei mostri visti dal bambino sono raffigurati all'interno delle gocce d'acqua.
Anche la decima vignetta è tratta da un manga di Taiyo Matsumoto, autore molto apprezzato in Giappone. È la storia di un bambino molto solo, i cui amici diventano i girasoli, rappresentazione del profondo del cuore del bambino.
Il prof. Takeuchi chiude l'intervento consigliando di osservare le tavole esposte nel museo prestando attenzione ai diversi punti di vista da cui sono disegnati, in modo da riuscire a comprendere meglio lo stile di disegno dei manga.
Superata la biglietteria, troviamo ad accoglierci alcuni messaggi di presentazione della mostra da parte di Isao Shimizu, curatore della mostra, e altri due membri italiani dello staff, per passare poi ad una breve cronologia dei più importanti avvenimenti che hanno segnato l'evoluzione dell'arte manga dal 1814 al 2013.
Dopo di che, si entra nella mostra vera e propria; mantenendo sempre l'attenzione rivolta alla propria sinistra, si entra in Manga Chronicle, una serie di tavole in ampio formato tratte da quasi 200 diversi titoli manga, in un percorso bicentenario diviso in sezioni cronologicamente ordinate, ognuna delle quali introdotta da una breve ma interessante presentazione scritta atta ad illustrarne l'epoca di riferimento e le caratteristiche sostanziali. Sarebbe stato tuttavia maggiormente interessante se si fossero preparate anche delle brevi didascalie anche per le singole tavole, anzichè limitarsi al solo titolo e autore del manga originale.
Le sezioni sono le seguenti:
XIX SECOLO: IL PERIODO EDO (DAL 1801 AL 1868)
- Illustrazioni umoristico-satiriche in una nuova sfida (e un nuovo mercato) per i maestri Ukiyo-e
XIX SECOLO: IL PERIODO MEIJI (DAL 1868 AL 1900)
- Le riviste di manga: Il movimento per i diritti civili e lo sviluppo della civiltà attraverso le pagine di "Maru Maru Chinbun" e "TOBAE"
DAL 1901 AL 1945: GLI ANNI '20 E '30: L'EPOCA DEL NONSENSE
DAL 1950 AL 1960: PIU' MANGA NELLE RIVISTE MENSILI PER BAMBINI
- L'opera di Osamu Tezuka e il diffondersi dello story manga
- Il manga umoristico e i suoi eroi
DAL 1960 AL 1970: LA CRESCITA DELLE RIVISTE SETTIMANALI
- Il successo del gekiga e della sua tecnica realistica
DAL 1970 AL 1980: SI MOLTIPLICANO I GENERI E LE POTENZIALITA' ESPRESSIVE
- I manga sportivi e sulle professioni sui generis
- La grande popolarità degli shojo manga della "scuola di nuova sensibilità"
- Il manga si diversifica ulteriormente
DAL 1980 AL 1990: LA MATURAZIONE DELLA CULTURA MANGA
- Il successo del manga sul tema dei passatempi
- I cambiamenti stilistici nel manga con l'entrata in scena di Katsuhiro Otomo
- Adachi Mitsuru e Takahashi Rumiko sul podio delle celebrità
DAL 1990 AL 2000: IL MANGA ACQUISISCE DIRITTO DI CITTANDINANZA E INIZIANO GLI SGUARDI RETROSPETTIVI
- Mille e più opere per Shukan Shonen Jump
- Nuove tendenze anche nello shojo manga
DAL 2000 A OGGI: LA CULTURA MANGA OGGI
- Un'epoca di grande vitalità per lo shojo manga
- Numerosi i manga sul grande schermo
Proseguendo nella galleria è inoltre possibile visitare una serie di stanze speciali dedicate ad argomenti specifici. Sostanzialmente deludenti risultano le “mostre speciali” dedicate a Go Nagai e a Holly e Benji; una decina scarsa di illustrazioni a colori con l'aggiunta di una cronologia delle opere principali del mangaka la prima, qualche vignetta del manga originale, un paio di magliette della New Team e del Meiwa, un pallone autografato da Yoichi Takahashi sotto teca, qualche tavola dell'e-book giapponese e un giochino non particolarmente interessante in cui segnare, calciando l'aria nei pressi di un particolare sensore, ad uno schermo che proietta Ken Wakashimazu che si tuffa, il secondo.
Più significative invece risultano le sei aree speciali. Nella prima, Manga DNA, e nella seconda, Dall'adulto al bambino, si possono ammirare rispettivamente alcune tavole originali di Hokusai e alcuni ukiyo-e. La terza area, La creazione di un manga, è sicuramente la parte più interessante, presentando uno schermo in cui vengono proiettati pezzi di interviste ad importanti autori come Osamu Tezuka, Shotaro Ishinomori, Fujio Akatsuka, Saito Takao, Moto Hagio e Go Nagai. La quarta sezione, L'età delle riviste, è una semplice parete con almeno un centinaio di copertine originali di riviste di varie epoche, mentre nella quinta, Il manga invade il mondo, vengono indagati, tramite un approfondimenti scritto e qualche volume originale, i nuovi shoujo, la diffusione del gekiga, i manga di nicchia, i manga sportivi, i manga sul lavoro, i manga sugli hobby, i manga storici e i manga-gag erotici. Inutile infine la sesta ed ultima area, Lo sviluppo del media mix, in cui sono presenti solo alcuni gadget tratti da manga, con una notevole predilezione per Doraemon, più un video probabilmente filmato in un negozio giapponese. Molto simile alla quinta sezione, senza tuttavia i volumi cartacei, è l'area tematica dedicata al rapporto tra manga e musica, istruzione, cibo, medicina e moda.
Al centro esatto del museo, infine, si può ammirare una serie di pile formate da volumi originali, atti a rappresentare l'evoluzione del numero di pubblicazioni anno per anno; ogni pila infatti rappresenta il numero di uscite manga in un determinato anno, dove le pile più alte sono gli anni in cui si è pubblicato di più. Accanto ad esse, qualche postazioni da cui sfogliare alcuni e-book giapponesi di opere come Astroboy, Lone Wolf & Cub o Kirihito.
La mattina di sabato 4 maggio, inoltre, il prof. Isao Shimizu e il prof. Osamu Takeuchi hanno tenuto due incontri.
La prima conferenza, tenutasi dalle 11 alle 12 vede il prof. Isao Shimizu rispondere ad una semplice domanda: Perchè i manga sono così popolari in Giappone?.
Il prof. Shimizu individua due motivazioni principali al successo e alla popolarità del manga nel suo paese d'origine:
1. la capacità di divertire, di far superare ai lettori i momenti difficili, specialmente disastri naturali e disordini sociali
2. il grande sviluppo della stampa e dell'editoria
Per quanto riguarda il primo punto, il prof. Shimizu porta come esempi diversi disastri naturali mostrando come essi abbiano avuto ripercussioni significative sul mercato manga.
Nel 1814, l'anno in cui fu realizzata la prima stampa del primo volume de Il Manga di Hokusai, ci fu il disastroso terremoto di Niigata, che costò la vita di 30mila persone e 6mila cavalli (che, rapportati alla popolazione totale dell'epoca, 28 milioni, sarebbero in proporzione come almeno 150mila morti al giorno d'oggi).
Nel 1855 ci fu un terremoto ad Edo, che portò alla nascita di decine di manga incentrati sui pesci-gatto, creature che, all'epoca, si credeva esistessero sotto terra e fossero la causa dei terremoti.
Altro terremoto, sempre a Edo, ora Tokyo, si ebbe nel 1923, portando questa volta alla nascita del manga Un padre allegro, pubblicato su un quotidiano che vide le sue vendite incrementate da 400mila a 700mila copie grazie ad esso.
Nel 1930, in piena guerra tra Giappone e Cina vide la luce il gatto nero Norakuro, protagonista dell'omonima serie manga in 10 volumi in grado di superare il milione di copie complessive, cifra eccezionale per l'epoca.
Quando quasi l'intera Tokyo fu divorata da un incendio durante la seconda guerra mondiale nacquero da un lato gli akahon, i cosiddetti libri rossi, volumi economici per andare incontro alla povertà del dopoguerra, dall'altro diverse riviste di manga dedicate ai bambini.
Quindi, in generale, citando anche una domanda fattagli da una giornalista televisiva, uno dei fili conduttori della narrativa manga, a partire da Hokusai giungendo ai giorni nostri, è l'ironia, la parodia, la capacità di divertire, di far ridere della psiche umana, della propria condizione, e anche delle avversità; riuscendo a donare speranza e gioia ai suoi lettori, anche e soprattutto nei momenti più difficili, il manga è stato in grado di conquistare i giapponesi, diventando una forma narrativa imprescindibile per l'intera nazione.
Per quanto riguarda il secondo punto, il prof. Shimizu, si basa su un recente studio sull'evoluzione dell'editoria giapponese nei secoli.
Nel 17° secolo la lettura era una piacere appannaggio di pochi: nobili, monaci zen, studiosi; il centro culturale della nazione si trovava inoltre a Kyoto, sede della corte imperiale. In quel secolo nacquero in totale 1171 nuove case editrici.
Nel 18° secolo il centro dell'editoria si spostò ad Osaka, città di oltre 300mila persone. In quel secolo nacquero 1730 nuove case editrici.
Il 19° secolo vide lo spostamento della capitale a Tokyo, dove già all'epoca viveva più di un milione di persone, e con essa del centro nevralgico dell'editoria. In quel secolo nacquero 2322 nuove case editrici, spingendo molto la crescita e la diffusione del manga.
In totale, in tre secoli nacquero più di 5000 case editrici, mentre al giorno d'oggi ne esistono all'incirca 6-7mila.
Oltre a queste due cause principali, il prof. Shimizu assegna una grande importanza anche alla nascita di alcuni 'geni', in grado di fare evolvere in maniera impensabile l'arte manga. Vengono citati Hokusai, Kitazawa Rakuten e Ippei Okamoto per quanto riguarda il manga antico, e Osamu Tezuka, Fujiko F. Fujio e Katsuhiro Otomo dopo la seconda guerra mondiale.
Il prof. Shimizu approfondisce anche la genesi de Il Manga di Hokusai. L'opera nacque quasi per caso, mentre Hokusai era in viaggio nel Kansai; durante il ritorno, l'artista aveva incontrato l'artista Maki Bokusen a Nagoya, facendoci amicizia e fermandosi a casa sua per circa sei mesi. In quel periodo Hokusai vide un manga pubblicato 5 anni prima da Bokusen, restandone incantato; si pensa che fu quella lo molla che lo spinse ad iniziare a disegnare circa 300 stampe, che lo stesso Bokusen lo convinse a pubblicare in un libro. Nacque così, a Nagoya, la prima tiratura del primo volume de Il Manga di Hokusai. I lettori rimasero fin da subito colpiti dall'ironia della storia, rendendo il volume un successo, tanto che Hokusai ne avrebbe successivamente prodotti altri 14 negli anni successivi, stampati questa volta a Tokyo, seppur sempre in collaborazione con l'editore di Nagoya.
Rispetto ai numeri attuali, il numero di copie stampate di quest'opera può apparire risibile (si parla di 10mila copie), bisogna tuttavia considerare che si trattata di tavole di legno che dopo circa 500 stampe si impregnavano, rendendone meno nitide le successive, rendendo necessario un processo di essiccazione che ne permetteva successivamente l'utilizzo con la stessa qualità della prima tiratura.
Per concludere, il prof. Shimizu analizza alcune illustrazioni distribuite al pubblico poco prima dell'inizio della conferenza. Presentando la prima immagine, ad esempio, il prof. Shimizu spiega brevemente le differenze tra la modalità di stampa europea e giapponese: mentre la prima opera dall'alto verso il basso tramite pressione, la seconda striscia sulla carta in tutte le direzioni, garantendo una varietà cromatica superiore. L'immagine originale, infatti, presenta una cinquantina di colori diversi, estratti dalle piante dell'epoca, molti dei quali non si erano mai visti prima in Europa e colpirono molto gli artisti che li videro usati da pittori come Hokusai. Il terzo disegno, invece, mostra i “tesori” che le mogli portavano con sé quando andavano ad abitare nella casa del marito: arredamento, materassi e così via. La quinta vignetta, di Hokusai, è un particolare uso della tridimensionalità, detto “profondità a viceversa”, in quanto il pescatore, lontano, è disegnato più grande della donna pescata, che tuttavia si troverebbe più vicina. Una tecnica simile a quella del Cristo Morto del Mantegna. L'ottavo dipinto è di Kawanabe Kyosai, famoso per il disegno di teschi; in questa specifica illustrazione, un oiran, geisha dell'epoca, sogna, dopo la sua morte, una moltitudine di teschi, rappresentante la sua non certo felice vita.
Nella seconda conferenza, tenutasi dalle 12 alle 13, il prof. Osamu Takeuchi si concentra sul manga contemporaneo, in particolar modo sull'aspetto grafico delle tavole che, a partire dalla seconda guerra mondiale, ha acquisito una grandissima libertà espressiva, sia nella distribuzione delle vignette che nell'uso di diversi punti di vista.
La prima tavola è tratta dal manga Norakuro, pubblicato nel 1939 sulla rivista settimanale Shonen Club, e mostra una comune “tecnica da teatro”, utilizzata anche nel cinema: lo sfondo è il medesimo, così come il punto di vista da cui viene osservata la scena; il protagonista è l'unico a muoversi.
La seconda tavola, tratta da Ping Pong di Taiyo Matsumoto, utilizza un punto di vista particolare, infatti tutta la scena è vista dalla prospettiva della pallina da ping pong.
La terza tavola, che mostra una partita di shoji, presenta, nella terza vignetta della prima riga, un ribaltamento della prospettiva, utilizzando una punto di vista non reale in quanto non sarebbe possibile vedere la scena da sotto il tavolo, non essendo esso trasparente.
La quarta tavola è la copertina del manga “Visitatore” di Katsuhiro Otomo. Nell'immagine si osserva il protagonista riflesso all'interno della maniglia della porta, ad eccezione della faccia. Questa non è una scelta casuale, infatti in tutto il manga non si vedrà mai il viso del protagonista, dal momento che l'autore sceglie di rappresentare tutta la vicenda dal punto di vista degli occhi del protagonista; questa tecnica è detta “di primo protagonista”.
Le tavole quinta e sesta sono entrambe tratte da opere di Osamu Tezuka, il dio dei manga, un autore in grado di rinnovare continuamente il suo stile e la sua tecnica, cosa che gli permise di andare avanti per ben 45 anni, dove molti altri autori smettevano una volta che il loro stile era ormai diventato obsoleto e non erano più in grado di modificarlo in base ai nuovi gusti (cambiamento che, secondo il prof. Takeuchi, avveniva ogni cinque anni circa). Nella prima vignetta vediamo un personaggio indicare qualcosa per poi, nella seconda vignetta, osservare, dal punto di vista del personaggio stesso, ciò che veniva indicato. Quest'espediente, ora forse considerato ovvio o banale, permise all'epoca un maggiore coinvolgimento del lettore nella storia, facendolo quasi sentire all'interno della vicenda narrata. Nella settima tavola invece è possibile apprezzare la profonda influenza che il cinema ebbe su Tezuka.
L'ottava tavola è tratta da un manga di Moto Hagio intitolato Visitatore (stesso titolo del manga di Otomo). La storia parla del complesso e articolato rapporto tra un padre e un figlio, che si chiude con la scena rappresentata, in cui il padre scappa lasciando indietro suo figlio. La costruzione della scena è interessante, in quanto vediamo sia l'espressione del bambino, sia ciò che il bambino vede, ovvero la schiena del padre, rappresentato al posto del naso del bambino. In questo modo l'autrice riesce a rendere palpabile la tristezza e la sofferenza sia del padre che del bambino.
La nona vignetta è tratta dal manga Go Go Monster di Taiyo Matsumoto, la storia di un bambino in grado di vedere cose che non si dovrebbero vedere, come i mostri. Tuttavia, crescendo, il bambino non riesce più a vederli, volendo significare che la crescita è un processo tramite cui non solo si guadagna qualcosa, ma si perde anche qualcosa. È, in sostanza, la storia della tristezza di un bambino. La particolarità dell'immagine scelta è che i volti dei mostri visti dal bambino sono raffigurati all'interno delle gocce d'acqua.
Anche la decima vignetta è tratta da un manga di Taiyo Matsumoto, autore molto apprezzato in Giappone. È la storia di un bambino molto solo, i cui amici diventano i girasoli, rappresentazione del profondo del cuore del bambino.
Il prof. Takeuchi chiude l'intervento consigliando di osservare le tavole esposte nel museo prestando attenzione ai diversi punti di vista da cui sono disegnati, in modo da riuscire a comprendere meglio lo stile di disegno dei manga.
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