Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo a tre titoli del 2011: Gosick, Kimi to boku e Usagi Drop.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo a tre titoli del 2011: Gosick, Kimi to boku e Usagi Drop.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Gosick
8.0/10
Utente8806
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'Gosick' risplende innanzitutto per l'ambientazione: un'accademia in un ipotetico paese europeo della prima metà del millenovecento, che accoglie studenti da tutto il mondo. In questo terreno fertile si intrecciano le vicende di Kujo, trasferitosi dal Giappone, e di Victorique, misteriosa ragazza la cui origine non è inizialmente molto chiara. Entrambi sono considerati esseri quasi sovrannaturali dai superstiziosi compagni, e vengono quindi emarginati. Dall'incontro tra i due nasce però una profonda amicizia, che si fortifica via via che i due si ritrovano a collaborare, come dei novelli Sherlock e Watson, nella risoluzione di casi misteriosi. Non parlo dei semplici assassinii o rapine, si tratta di navi fantasma, maledizioni e ricerca della vera identità di un alchimista.
Una base di realismo è costante, ma si divaga spesso e volentieri con leggende abilmente strutturate nelle quali Victorique cercherà di dividere realtà e invenzione. Anche se le saghe sono relativamente poche ma abbastanza lunghe, esse sono molto d'effetto e rendono piacevole l'anime. Ciò che servirebbe di più, soprattutto verso la fine, è la capacità di commuovere lo spettatore, cosa non da poco (ammetto però che il finale, una lacrimuccia, me la ha strappata). Proprio per questo l'opera non supera l'otto, che mi sembra comunque un ottimo voto. Esso viene confermato appieno dalle animazioni e dalle sigle. Per queste ultime, ho un'opinione molto positiva, mi sono piaciute tutte e non ho assolutamente nulla di negativo da dire, l'opening per di più ha un'animazione bellissima, con molti disegni fatti in stile vetrata gotica.
In effetti lo stile tipicamente gotico ritorna spesso nell'opera, a partire dagli splendidi abiti indossati da Victorique, pieni di svolazzi ma allo stesso tempo piuttosto moderni, senza dubbio ricordano le gothic lolita ma lasciano spazio anche a colori allegri come il violetto, a testimoniare la cura degli realizzatori su questo punto. Anche le atmosfere spesso richiamano questo stile, ma non è necessariamente l'abitudine. Spesso si inseriscono dei fatti o elementi storicamente strani, ma essendo la stessa ambientazione romanzata non c'è problema.
Finisco con un altro punto di rilievo: la caratterizzazione. Penso di aver già reso l'idea per i personaggi principali, ma anche quelli secondari sono molto ben fatti e non manca l'approfondimento psicologico, oltre che un pizzico di sana assurdità.
Una base di realismo è costante, ma si divaga spesso e volentieri con leggende abilmente strutturate nelle quali Victorique cercherà di dividere realtà e invenzione. Anche se le saghe sono relativamente poche ma abbastanza lunghe, esse sono molto d'effetto e rendono piacevole l'anime. Ciò che servirebbe di più, soprattutto verso la fine, è la capacità di commuovere lo spettatore, cosa non da poco (ammetto però che il finale, una lacrimuccia, me la ha strappata). Proprio per questo l'opera non supera l'otto, che mi sembra comunque un ottimo voto. Esso viene confermato appieno dalle animazioni e dalle sigle. Per queste ultime, ho un'opinione molto positiva, mi sono piaciute tutte e non ho assolutamente nulla di negativo da dire, l'opening per di più ha un'animazione bellissima, con molti disegni fatti in stile vetrata gotica.
In effetti lo stile tipicamente gotico ritorna spesso nell'opera, a partire dagli splendidi abiti indossati da Victorique, pieni di svolazzi ma allo stesso tempo piuttosto moderni, senza dubbio ricordano le gothic lolita ma lasciano spazio anche a colori allegri come il violetto, a testimoniare la cura degli realizzatori su questo punto. Anche le atmosfere spesso richiamano questo stile, ma non è necessariamente l'abitudine. Spesso si inseriscono dei fatti o elementi storicamente strani, ma essendo la stessa ambientazione romanzata non c'è problema.
Finisco con un altro punto di rilievo: la caratterizzazione. Penso di aver già reso l'idea per i personaggi principali, ma anche quelli secondari sono molto ben fatti e non manca l'approfondimento psicologico, oltre che un pizzico di sana assurdità.
Kimi to Boku.
9.0/10
"Kimi to Boku" (Tu ed Io) racconta le avventure di quattro ragazzi che si conoscono sin dall'infanzia. Al gruppetto composto dall'occhialuto Kaname, dal dolce Shun e dai gemelli Yuuta e Yuuki, si aggiungerà presto l'energico Chizuru, uno studente per metà giapponese. L'anime ci trasporta all'interno della vita quotidiana dei cinque liceali, che, come tutti i coetanei, si trovano ad affrontare i piccoli e grandi problemi legati alla scuola, alla famiglia, all'amore e all'amicizia.
In particolare è proprio il sentimento dell'amicizia a fare da filo conduttore alla serie, senza mai cadere nel banale o nell'eccessivo. Il rapporto tra i cinque è completamente diverso da quello che potrebbe unire le tipiche ragazze di manga e anime: diretto, schietto, privo di sentimentalismi e drammi, senza fronzoli, ma non per questo meno profondo, anzi… L'amicizia maschile, proprio perché priva di tutti gli eccessi che caratterizzano i legami tra ragazze, è più semplice e diretta, se vogliamo, più "pura". Seguendo quindi questo principio, la narrazione scorre in modo lento e delicato, senza eccessi di risa o lacrime. L'anime diverte senza bisogno di escogitare trovate assurde, è dolce ma non mieloso, è lento ma mai noioso. Niente momenti strappalacrime, nessuna sconvolgente verità improvvisa, nessun dramma.
I protagonisti hanno caratteri ben definiti, ma per quanto essi siano peculiari, non mi sento di dire che siano stereotipati; Kaname è il capoclasse serio e accigliato, Yuuta e Yuuki sono un duo indisponente, Chizuru è il compagnone, mentre Shun è il personaggio dolce e "materno" per eccellenza. Forse è proprio quest'ultimo il protagonista meno credibile, troppo femmineo e dolce per essere un ragazzo, ma comunque indispensabile per il gruppo. Per quanto le caratteristiche dei personaggi possano sembrare estremizzate, in ogni puntata scopriamo qualcosa di nuovo e inaspettato sui loro modi di vivere e di comportarsi, e le tredici puntate riservano parecchie piacevoli sorprese.
Questi caratteri così diversi s'incontrano e si scontrano creando un gruppo eterogeneo ma affiatato: protagonista di "Kimi to boku" è insomma "il gruppo", che, conscio delle forti differenze tra i membri, agisce come una compagine unita.
A livello tecnico è stato fatto un buon lavoro: il chara riprende quello del manga rendendolo più concreto e meno sfumato, i colori sono tenui e delicati, tutto è perfettamente in linea con la narrazione. Ottime sono le sigle d'inizio e fine, frizzante la prima, dolce e lenta la seconda. In sostanza "Kimi to Boku" non è niente che faccia gridare al miracolo, certamente mancano i dettagli, ma tutto è ottimamente amalgamato e fedele allo spirito del manga.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi cos'è che rende speciale "Kimi to boku". Niente, o forse tutto. Sarà che sono una nostalgica che conserva ottimi ricordi dei tempi del liceo, ma credo che ogni giorno vissuto da studente sia speciale; quando hai sedici anni non sai mai cosa potrà accadere durante la giornata, non hai limiti nell'immaginare il futuro, la sera puoi andare a letto pensando che se oggi qualcosa è andata male, domani andrà meglio. Insomma, "Kimi to boku" racconta di una fase della vita ancora piena di ottimismo e voglia di fare (o almeno si spera che sia così), in cui ogni giorno è un'avventura, ogni giorno è speciale. Come scrisse Eugenio Scalfari: "Che stagione l'adolescenza. Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale".
Se come me, e come i protagonisti di "Kimi to Boku", durante gli anni del liceo non vi siete trovati a combattere per la salvezza dell'umanità e i vostri problemi si limitavano ad affrontare il compito di matematica e a dichiararvi alla persona amata, allora questo è l'anime che fa per voi.
E' già in cantiere una seconda serie che dovrebbe partire nella primavera del 2012.
P. S.: Nell'anime ci sono tanti gatti, di tutte le dimensioni e colori, quindi se siete dei "gattofili", avete un motivo in più per avvicinarvi a questa piccola perla degli slice of life.
In particolare è proprio il sentimento dell'amicizia a fare da filo conduttore alla serie, senza mai cadere nel banale o nell'eccessivo. Il rapporto tra i cinque è completamente diverso da quello che potrebbe unire le tipiche ragazze di manga e anime: diretto, schietto, privo di sentimentalismi e drammi, senza fronzoli, ma non per questo meno profondo, anzi… L'amicizia maschile, proprio perché priva di tutti gli eccessi che caratterizzano i legami tra ragazze, è più semplice e diretta, se vogliamo, più "pura". Seguendo quindi questo principio, la narrazione scorre in modo lento e delicato, senza eccessi di risa o lacrime. L'anime diverte senza bisogno di escogitare trovate assurde, è dolce ma non mieloso, è lento ma mai noioso. Niente momenti strappalacrime, nessuna sconvolgente verità improvvisa, nessun dramma.
I protagonisti hanno caratteri ben definiti, ma per quanto essi siano peculiari, non mi sento di dire che siano stereotipati; Kaname è il capoclasse serio e accigliato, Yuuta e Yuuki sono un duo indisponente, Chizuru è il compagnone, mentre Shun è il personaggio dolce e "materno" per eccellenza. Forse è proprio quest'ultimo il protagonista meno credibile, troppo femmineo e dolce per essere un ragazzo, ma comunque indispensabile per il gruppo. Per quanto le caratteristiche dei personaggi possano sembrare estremizzate, in ogni puntata scopriamo qualcosa di nuovo e inaspettato sui loro modi di vivere e di comportarsi, e le tredici puntate riservano parecchie piacevoli sorprese.
Questi caratteri così diversi s'incontrano e si scontrano creando un gruppo eterogeneo ma affiatato: protagonista di "Kimi to boku" è insomma "il gruppo", che, conscio delle forti differenze tra i membri, agisce come una compagine unita.
A livello tecnico è stato fatto un buon lavoro: il chara riprende quello del manga rendendolo più concreto e meno sfumato, i colori sono tenui e delicati, tutto è perfettamente in linea con la narrazione. Ottime sono le sigle d'inizio e fine, frizzante la prima, dolce e lenta la seconda. In sostanza "Kimi to Boku" non è niente che faccia gridare al miracolo, certamente mancano i dettagli, ma tutto è ottimamente amalgamato e fedele allo spirito del manga.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi cos'è che rende speciale "Kimi to boku". Niente, o forse tutto. Sarà che sono una nostalgica che conserva ottimi ricordi dei tempi del liceo, ma credo che ogni giorno vissuto da studente sia speciale; quando hai sedici anni non sai mai cosa potrà accadere durante la giornata, non hai limiti nell'immaginare il futuro, la sera puoi andare a letto pensando che se oggi qualcosa è andata male, domani andrà meglio. Insomma, "Kimi to boku" racconta di una fase della vita ancora piena di ottimismo e voglia di fare (o almeno si spera che sia così), in cui ogni giorno è un'avventura, ogni giorno è speciale. Come scrisse Eugenio Scalfari: "Che stagione l'adolescenza. Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale".
Se come me, e come i protagonisti di "Kimi to Boku", durante gli anni del liceo non vi siete trovati a combattere per la salvezza dell'umanità e i vostri problemi si limitavano ad affrontare il compito di matematica e a dichiararvi alla persona amata, allora questo è l'anime che fa per voi.
E' già in cantiere una seconda serie che dovrebbe partire nella primavera del 2012.
P. S.: Nell'anime ci sono tanti gatti, di tutte le dimensioni e colori, quindi se siete dei "gattofili", avete un motivo in più per avvicinarvi a questa piccola perla degli slice of life.
Usagi Drop
9.0/10
Cosa succede quando nella vita di un trentenne single e in carriera piomba dal nulla una bambina di sette anni desiderosa di cure? È quello che accade a Daikichi Kawachi, protagonista di uno degli anime più pregevoli del 2011.
Usagi drop è uno slice-of-life incentrato sulla relazione padre-figlia, né più né meno. Le cose si complicano poiché, oltre all'assenza di un legame biologico, i casi in questione sono assolutamente ignari di come gestire i loro ruoli: Daikichi è vissuto senza assumersi responsabilità di alcun tipo, mentre Rin è stata cresciuta da un anziano signore molto gentile, ma che non ha potuto colmare il vuoto generato dall'assenza dei genitori. Nel primo episodio i due fanno la reciproca conoscenza, per cui lo spettatore avrà modo di vedere il loro rapporto evolvere passo dopo passo e nel frattempo potrà documentarsi sul calvario di un adulto alle prese con una bambina: la pipì a letto, la regolamentazione scolastica, il primo dentino caduto, la febbre alta e via dicendo.
Prima che il lettore venga colto da una crisi di sbadigli bisogna puntualizzare che l'ottima scansione dei tempi narrativi e la caratterizzazione del cast scongiurano il pericolo di insofferenza nei riguardi del tema trattato. Rin è una bambina posata (pure troppo, per la sua età) sensibile e straordinariamente intelligente, e la goffaggine di Daikichi alle prese con il misterioso mondo dell'infanzia non può non strappare un sorriso in più occasioni, specie quando, disperato, chiede assistenza ai "colleghi" genitori. La perfetta aderenza al reale da un lato priva l'anime di un effettivo impianto narrativo, dall'altro eleva esponenzialmente il coinvolgimento dello spettatore ove sia disposto a mettersi nei panni del genitore e/o del figlio per riconoscersi nelle esperienze trattate.
Sul fronte tecnico Production I.G si conferma una garanzia. I disegni emulano un acquerello in movimento tramite colori molto brillanti e campiture decise; le musiche di accompagnamento sono modeste e raffazzonate da qualche semplice accordo di piano, le canzoni in chiusura e apertura di contro risultano frizzanti e rumorose. Tutto ciò crea un gioco di contrasti che conferisce da solo uno stile particolare all'opera.
Usagi Drop dimostra che non sono necessari lutti, malattie incurabili e fantasmi per commuovere; e che non è indispensabile ricorrere al soprannaturale e ai continui colpi di scena per intrattenere. Scorre delicatamente, senza calcare la mano ove sarebbe logico pensare, senza suscitar clamore, e racconta una storia come tante, fatta di situazioni di tutti i giorni. Privo com'è di esche per otaku non stupisce che sia rimasto inosservato. Coloro alla ricerca di un anime semplice e inusuale, soprattutto gli appassionati più grandi stufi di sorbirsi da anni paranoie adolescenziali in tutte le salse, non possono lasciarselo sfuggire. Io ne sono rimasta deliziata a tal punto che non vedo l'ora di leggere il manga originario per sapere come andrà a finire. Voto: 9.
Usagi drop è uno slice-of-life incentrato sulla relazione padre-figlia, né più né meno. Le cose si complicano poiché, oltre all'assenza di un legame biologico, i casi in questione sono assolutamente ignari di come gestire i loro ruoli: Daikichi è vissuto senza assumersi responsabilità di alcun tipo, mentre Rin è stata cresciuta da un anziano signore molto gentile, ma che non ha potuto colmare il vuoto generato dall'assenza dei genitori. Nel primo episodio i due fanno la reciproca conoscenza, per cui lo spettatore avrà modo di vedere il loro rapporto evolvere passo dopo passo e nel frattempo potrà documentarsi sul calvario di un adulto alle prese con una bambina: la pipì a letto, la regolamentazione scolastica, il primo dentino caduto, la febbre alta e via dicendo.
Prima che il lettore venga colto da una crisi di sbadigli bisogna puntualizzare che l'ottima scansione dei tempi narrativi e la caratterizzazione del cast scongiurano il pericolo di insofferenza nei riguardi del tema trattato. Rin è una bambina posata (pure troppo, per la sua età) sensibile e straordinariamente intelligente, e la goffaggine di Daikichi alle prese con il misterioso mondo dell'infanzia non può non strappare un sorriso in più occasioni, specie quando, disperato, chiede assistenza ai "colleghi" genitori. La perfetta aderenza al reale da un lato priva l'anime di un effettivo impianto narrativo, dall'altro eleva esponenzialmente il coinvolgimento dello spettatore ove sia disposto a mettersi nei panni del genitore e/o del figlio per riconoscersi nelle esperienze trattate.
Sul fronte tecnico Production I.G si conferma una garanzia. I disegni emulano un acquerello in movimento tramite colori molto brillanti e campiture decise; le musiche di accompagnamento sono modeste e raffazzonate da qualche semplice accordo di piano, le canzoni in chiusura e apertura di contro risultano frizzanti e rumorose. Tutto ciò crea un gioco di contrasti che conferisce da solo uno stile particolare all'opera.
Usagi Drop dimostra che non sono necessari lutti, malattie incurabili e fantasmi per commuovere; e che non è indispensabile ricorrere al soprannaturale e ai continui colpi di scena per intrattenere. Scorre delicatamente, senza calcare la mano ove sarebbe logico pensare, senza suscitar clamore, e racconta una storia come tante, fatta di situazioni di tutti i giorni. Privo com'è di esche per otaku non stupisce che sia rimasto inosservato. Coloro alla ricerca di un anime semplice e inusuale, soprattutto gli appassionati più grandi stufi di sorbirsi da anni paranoie adolescenziali in tutte le salse, non possono lasciarselo sfuggire. Io ne sono rimasta deliziata a tal punto che non vedo l'ora di leggere il manga originario per sapere come andrà a finire. Voto: 9.
*Usagi Drop ce l'ho da parte da un sacco e appena riesco devo trovare il tempo di guardarlo. Mi aspetto qualcosa di molto valido!
* Gosick, a mio avviso, è molto sopravvalutato generalmente.
Per me merita un 6 e mezzo che, in sede di recensione, arrotonderò per difetto.
Usagi drop invece l'ho visto e anche se non posso associarmi a tutto questo entusiasmo è sicuramente un ottimo titolo.
Kimi to Boku.......Commedia / Scolastico / Slice of Life..... è il mio genere....voto 9....mi ritrovo spesso con le recensioni di arashi..... MA ALLORA PERCHE' CAVOLO NON L'HO ANCORA VISTO???
Gosick penso sia una delle cose più mortalmente confuse, noiose e piatte del 2011. Protagonisti così stereotipati e insulsi che ti verrebbe da ucciderli.
Ringrazio Arashi che mi ha ricordato l'esistenza di "Kimi to boku", che ho in lista da secoli. E, ovviamente, i moderatori che hanno voluto la mia recensione in vetrina
Ecco, Dynit potrebbe finire il recupero delle serie del 2011 e prendersi un titolo di questa tripletta (utopia )
Però sono fermo all'episodio 6 dato che, seguendo il manga, voglio prima leggere i volumetti e poi guardare l'anime e dall'episodio 6 si va nel volume 4 che non è ancora stato pubblicato.
Gosick mi è piaciuto abbastanza, seppur, a mio parere, alterni puntate e saghe belle e interessanti ad altre più flosce e noiosette, ma in totale è godibile. L'opening piace molto anche a me! *_*
Usagi drop è adorabile, è così tenero che guardarlo mi faceva sentire in pace con il mondo! La vocina di Rin era adorabile! :3
Di Kimi to boku ho bene o male detto tutto; io me ne sono letteralmente innamorata, ho adorato (quasi) tutti i personaggi e mi ci sono affezionata da matti! E' terribilmente dolce, carino e divertente, il suo unico difetto è che è breve! Per chi volesse guardarlo: non aspettatevi un capolavoro o che comunque possiate trovarci chissà cosa di innovativo e particolare, è la vita semplice di ragazzi semplici, senza trovate particolarmente elaborate. Qualcuno lo ha definito "noioso", posso capire che a qualcuno possa dare quest'impressione, io l'ho trovato tenero ed evocativo, è caloroso e gradevole come un'assolata giornata primaverile (non come quelle di questi giorni )! :3
Basta, mi fermo!
PS @Dany, quel PS della rece l'ho scritto pensando a te! :3
Usagi drop mi era piaciuto quando lo vidi. Solo dopo scoprii com'è finito veramente...
Mi manca Gosisk, lo vedrò quest'estate insieme ad altre serie arretrate.
Complimenti ai recensori!
Ci sono molte citazioni, retro-speculazioni, che portano lo spettatore a pensare all'anime anche fuori dalla visione, addirittura a volerlo vedere di nuovo per capire tutti quei piccoli dettagli nascosti.
Sarà per sempre tra i miei titoli preferiti, e se qualcuno vorrà discuterne sarò disposto in ogni momento a dare le mie motivazioni.
Slice of life molto carino e kawaii!!
Sto seguendo anche il manga che esce dalla GP anche se mi preoccupa il finale e quel che succede nella storia post-anime come accennava God qualche tempo fa...
Per il resto mi interessa anche Kimi to Boku e anche Gosick (ma meno) appena avrò tempo e voglia di vederli... ^^
Complimenti ai 3 recensori e a Kary89 ^^
Un momento che mi ha fatto sorridere perchè mi ci sono rivisto in pieno è quando i colleghi di lavoro del protagonista, dopo essersi lamentati delle tante spese che devono sostenere per i figli, si lasciano andare ad un leggittimo orgoglio di padri mostrando ognuno le foto del proprio pargolo sul cellulare.
Il manga poi finirà come finirà ma nello specifico questa singola serie a mio avviso merita
il resto è passività.
è una questione sollevata già diverse volte, ma c'è poco da fare se gli utenti scrivono molte più recensioni anime di quelle manga...
Gosick: Otto immeritatissimo e descrizione moooolto parziale. Se fosse solo per le musiche e l'ambientazione ... ma neanche. Personaggi irritanti e forzati, Vic soprattutto. Misteri idioti risolti col potere dello script.
No, l'unica cosa bella di Gosick è l'ambientazione in un Europa in pieno sviluppo, sospesa tra un passato di superstizioni e un futuro di modernità. Purtroppo però non basta.
Io mi chiedo perché voi recensori, utenti o mod che siate, vi concentriate solo sulle parti che vi sono piaciute tagliando fuori tutto il resto. Una recensione dovrebbe analizzare l'anime nel suo insieme, nei limiti delle capacità dello scrittore. Perché lasciate sempre fuori quello che non vi piace?
PS: Ed ecco il primo muto che risponde a pollici. Riuscite a risponde a parole e non solo a pollici? Se c'avete la facoltà di parola, almeno usatela.
beh girando per anime click ho visto tantissimi manga che hanno la recensione eppure non vengono mai menzionati.
Ed il suo è l'unico voto con cui sono d' accordo.
Kimi to Boku ho in programma di vederlo, ne parlano tutti molto bene ^^
Emozionante dall'inizio alla fine, con un finale ottimo (come se ne vedono pochi).
Anche per me è da 8.
Dopo l'ultimo volume di Karekano posso sopportare qualsiasi finale
Gosik: molto carino, ottime animazioni, trama intrigante. Alcuni personaggi sono troppo antipatici ma vabbè, non si può pretendere sempre tutto alla perfezione.
Kimi to Boku: purtroppo non l'ho visto, ho un sacco di serie in arretrato e questo l'ho messo da parte quando ho letto "...è la storia di quattro ragazzi...", Non sono un fan degli slice of life, ma se devo provare a guardarne uno preferisco un gruppo misto oppure una storia particolare come potrebbe essere Suisei no Gargantia. E poi sono l'esatto opposto di un gattofilo...
Tzè, nulla di vagamente paragonabile.
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