Il provveditorato agli studi di Matsue nel sud-est del Giappone ha deciso lo scorso dicembre di ritirare dagli scaffali delle biblioteche scolastiche di elementari e medie della città le copie ivi custodite del capolavoro di Keiji Nakazawa, Hadashi no Gen (Gen di Hiroshima). La decisione è stata presa a seguito di lamentele in merito alle scene presenti nel manga di Nakazawa che descrivono l'esercizio della violenza da parte delle truppe dell'Esercito Imperiale Giapponese durante la Guerra del Pacifico.
“I bambini ne trarrebbero una percezione erronea della storia, poiché l'opera descrive atrocità commesse dall'esercito giapponese non occorse nei fatti”, questa la natura della rimostranza.
In Hadashi no Gen sono raffigurate effettivamente decapitazioni e uccisioni all'arma bianca di civili operate dai soldati del Dai-Nippon Teikoku Rikugun nei teatri di guerra dell'Asia Orientale. Eventi storici come il Massacro di Nanchino (1938), o il racconto divulgato a proposito di due soldati nipponici impegnatisi in una competizione omicida (ciascuno con l'obiettivo di uccidere 100 cittadini cinesi prima del proprio commilitone), od ancora altri crimini di guerra commessi dalle truppe del Sol Levante durante il secondo conflitto mondiale sono periodicamente oggetto di contestazione da parte dei nazionalisti giapponesi e dei revisionisti storici in merito all'effettività del loro essersi verificati.
Il provveditorato ha deciso di rimuovere il manga dal novero dei volumi consultabili a causa del carattere grafico della rappresentazione della violenza, e non per la supposta inattendibilità storica della narrazione. Va qui sottolineato come, sebbene agli studenti sia negato l'accesso alle copie di Hadashi no Gen in catalogo, gli insegnanti possano fruirne in quanto materiale didattico. La vedova del compianto Nakazawa, Misayo Nakazawa, ha affermato che la raffigurazione della violenza in Hadashi no Gen risulta attenuata a beneficio dei lettori più giovani.
La serie esordì su Weekly Shonen Jump di Shueisha nel 1973, raccontando la storia di Gen Nakaoka, un personaggio parzialmente ispirato alla vicenda biografica dell'autore. Nakazawa aveva sei anni quando l'atomica sganciata su Hiroshima gli portò via il padre, due sorelle e un fratello. I 10 volumi dell'opera hanno venduto in questi decenni più di 10 milioni di copie, venendo tradotti in varie lingue, tra cui inglese, russo e coreano.
Tomoko Watanabe, fondatore del gruppo di sostegno emergenziale ANT-Hiroshima, si è espresso in questi termini: “L'opera contiene effettivamente scene brutali, ma i bambini sono intrinsecamente capaci di capire l'essenza della storia — ossia che le persone dovrebbero cercare di sopravvivere a dispetto delle avversità. Dovremmo avere fiducia nei bambini e lasciare che leggano secondo i propri desideri”.
L'anno passato, l'Hiroshima City Board of Education ha inserito Hadashi no Gen nei curricula scolastici riservati agli studenti del terzo anno delle elementari, nell'ambito del proprio “Programma di Educazione alla Pace”. Nell'occasione è stata presentata una petizione con la richiesta di depennare il titolo dal curriculum didattico; i promotori dell'istanza ritenevano che l'opera avesse descritto gli eventi secondo una “prospettiva unilaterale”.
Hadashi no Gen ha beneficiato di due trasposizioni animate formato lungometraggio e di uno special televisivo live action in due parti. Il produttore Northrop Davis ha acquisito i diritti per la trasposizione hollywoodiana dell'opera, che conta già tre adattamenti cinematografici dal vero (datati 1976, 1977 e 1980) per la regia di Tengo Yamada. Vi segnaliamo inoltre il documentario Hadashi no Gen ga Mita Hiroshima, presentato a Tokyo il 6 agosto 2011, in occasione dell'anniversario della catastrofe di Hiroshima, alla presenza dello stesso Nakazawa — nel filmato, realizzato secondo i caratteri del mémoire, l'autore rievocava l'Hiroshima degli anni '40 attingendo ai propri ricordi. L'anno dopo Nakazawa si sarebbe purtroppo spento, vinto da un cancro ai polmoni.
Dicevamo della serializzazione avviata su Shonen Jump. Il titolo, dopo la conclusione del primo arco narrativo (pubblicato anche in Italia da Panini Comics), traghettò su altre riviste, venendo raccolto infine in dieci tankōbon (il primo dei quali risale al 1975). L'opera integrale approderà finalmente sui nostri lidi grazie ad Hikari, etichetta di 001 Edizioni dedicata alle opere orientali, che presenterà Hadashi no Gen ai lettori in tre volumi di ampio formato a partire dal febbraio 2014.
Fonte consultata:
Anime News Network
“I bambini ne trarrebbero una percezione erronea della storia, poiché l'opera descrive atrocità commesse dall'esercito giapponese non occorse nei fatti”, questa la natura della rimostranza.
In Hadashi no Gen sono raffigurate effettivamente decapitazioni e uccisioni all'arma bianca di civili operate dai soldati del Dai-Nippon Teikoku Rikugun nei teatri di guerra dell'Asia Orientale. Eventi storici come il Massacro di Nanchino (1938), o il racconto divulgato a proposito di due soldati nipponici impegnatisi in una competizione omicida (ciascuno con l'obiettivo di uccidere 100 cittadini cinesi prima del proprio commilitone), od ancora altri crimini di guerra commessi dalle truppe del Sol Levante durante il secondo conflitto mondiale sono periodicamente oggetto di contestazione da parte dei nazionalisti giapponesi e dei revisionisti storici in merito all'effettività del loro essersi verificati.
Il provveditorato ha deciso di rimuovere il manga dal novero dei volumi consultabili a causa del carattere grafico della rappresentazione della violenza, e non per la supposta inattendibilità storica della narrazione. Va qui sottolineato come, sebbene agli studenti sia negato l'accesso alle copie di Hadashi no Gen in catalogo, gli insegnanti possano fruirne in quanto materiale didattico. La vedova del compianto Nakazawa, Misayo Nakazawa, ha affermato che la raffigurazione della violenza in Hadashi no Gen risulta attenuata a beneficio dei lettori più giovani.
La serie esordì su Weekly Shonen Jump di Shueisha nel 1973, raccontando la storia di Gen Nakaoka, un personaggio parzialmente ispirato alla vicenda biografica dell'autore. Nakazawa aveva sei anni quando l'atomica sganciata su Hiroshima gli portò via il padre, due sorelle e un fratello. I 10 volumi dell'opera hanno venduto in questi decenni più di 10 milioni di copie, venendo tradotti in varie lingue, tra cui inglese, russo e coreano.
Tomoko Watanabe, fondatore del gruppo di sostegno emergenziale ANT-Hiroshima, si è espresso in questi termini: “L'opera contiene effettivamente scene brutali, ma i bambini sono intrinsecamente capaci di capire l'essenza della storia — ossia che le persone dovrebbero cercare di sopravvivere a dispetto delle avversità. Dovremmo avere fiducia nei bambini e lasciare che leggano secondo i propri desideri”.
L'anno passato, l'Hiroshima City Board of Education ha inserito Hadashi no Gen nei curricula scolastici riservati agli studenti del terzo anno delle elementari, nell'ambito del proprio “Programma di Educazione alla Pace”. Nell'occasione è stata presentata una petizione con la richiesta di depennare il titolo dal curriculum didattico; i promotori dell'istanza ritenevano che l'opera avesse descritto gli eventi secondo una “prospettiva unilaterale”.
Hadashi no Gen ha beneficiato di due trasposizioni animate formato lungometraggio e di uno special televisivo live action in due parti. Il produttore Northrop Davis ha acquisito i diritti per la trasposizione hollywoodiana dell'opera, che conta già tre adattamenti cinematografici dal vero (datati 1976, 1977 e 1980) per la regia di Tengo Yamada. Vi segnaliamo inoltre il documentario Hadashi no Gen ga Mita Hiroshima, presentato a Tokyo il 6 agosto 2011, in occasione dell'anniversario della catastrofe di Hiroshima, alla presenza dello stesso Nakazawa — nel filmato, realizzato secondo i caratteri del mémoire, l'autore rievocava l'Hiroshima degli anni '40 attingendo ai propri ricordi. L'anno dopo Nakazawa si sarebbe purtroppo spento, vinto da un cancro ai polmoni.
Dicevamo della serializzazione avviata su Shonen Jump. Il titolo, dopo la conclusione del primo arco narrativo (pubblicato anche in Italia da Panini Comics), traghettò su altre riviste, venendo raccolto infine in dieci tankōbon (il primo dei quali risale al 1975). L'opera integrale approderà finalmente sui nostri lidi grazie ad Hikari, etichetta di 001 Edizioni dedicata alle opere orientali, che presenterà Hadashi no Gen ai lettori in tre volumi di ampio formato a partire dal febbraio 2014.
Fonte consultata:
Anime News Network
Le donne di concofrto e il massacro di Nanchino, non esiste.
Revisionismo! Qui ci vuole un po' di reviosnismo!
Ah sì? Questa mi giunge nuova. Il Giappone è uscito dalla Seconda guerra mondiale senza macchia e non ha commesso nessuna violenza, fisica, morale, psicologica che fosse, anche nei confronti del suo stesso popolo: CAVOLATE.
Indipendentemente dal manga, i bambini hanno il diritto di sapere la verità, hanno il diritto di poter maturare col tempo una loro opinione, di poter porre delle domande, hanno il diritto di capire e di non crescere nell'ignoranza. Non è per niente un bel gesto, né nei confronti degli hibakusha, né nei confronti di Nakazawa sensei, né nei confronti di tutte le vittime che ANCHE il Giappone ha mietuto, né in quelli dei bambini che la realtà della bomba l'hanno vissuta.
Soprattutto questo fa comprendere con quanta attenzione abbiano letto la storia di Gen, il cui scopo è soltanto di insegnare ai bambini a lottare, a mettercela tutta, a sforzarsi anche nelle difficoltà, a non abbassare mai la testa, a sperare... perché sono loro il domani.
La violenza la commettono loro nel togliere dagli scaffali la verità.
http://it.wikipedia.org/wiki/Unit%C3%A0_731
bisogna però precisare che i dati della strage di Nanchino e della tratta delle donne asiatiche furono diffusi dalla Cina stessa, e quindi non si può provarne l'imparzialità e l'attendibilità.
Ecco perché alcuni contestatori del manga parlano di "prospettiva unilaterale".
"-Riguardo l'evento di ieri delle Torri Gemelle, potremmo parlarne... ma noi dobbiamo studiare matematica. -"
lo comprerei 100%
Tra l'altro è proprio di oggi la notizia che il soldato semplice americano Bradley Manning è stato condannato a 35 anni di prigione dalla corte marziale, che lo ha trovato colpevole di spionaggio per aver consegnato a Wikileaks il materiale segreto sulle guerre statunitensi.
Lui ha semplicemente denunciato gravi violazioni di diritti umani commessi dai suoi uomini in nome dell'antiterrorismo e che hanno cioè ucciso decine di civili senza alcun motivo valido...
Questo per dire come si pensi sempre a nascondere le cose piuttosto che ad ammettere i propri errori, che è l'unico modo per far si che non si ripetano.
Mi sembra un po' strano. Proprio oggi la cancelliera tedesca ha fatto visita a un campo di concentramento e chiesto scusa personalmente a molti discendenti delle vittime di quel campo...e non è la prima volta!
Riguardo alla Germania a fatto molti conti ma la ltta contro antisemitismo e razzismo ...bhè deve essere costante, e sempre rinnovate non crediate che in Germania non vi siano ambiguità. Ci sono alcuni interessanti libercoli su questo proposito. certamente in Italia ci siamo lavati fin troppo in fretta la coscienza. MOLTO in fretta. Noi Italiani siamo brava gente si è detto - alcuni sono brava gente, alcuni - Dall'Etiopia alla Grecia abbiamo il nostro bravo rosario di dannazione.
Manning non citiamolo troppo, vorrei notare che le sue rivelazioni hanno travolto la vita di moltissime persone, non avrebbe dovuto passare quelle informazioni e Wikileaks e questa organizzazione non avrebbe mai dovuto diffonderle senza prima eliminare i nomi delle fonti e degli agenti USA, le ha messe in pericolo, mortale. Un fatto incontrovertibile, per il quale il gruppo si è spaccato.
http://www.ilmondo.it/esteri/2013-05-14/giappone-sindaco-osaka-donne-conforto-furono-necessit_254212.shtml
Come dicevo prima, quello che questi del provveditorato agli studi si sono arrogati, è il potere di chiudere gli occhi agli scolari su di un periodo storico carico di atrocità e vergogne, che restano come macchie indelebili nel passato del loro paese. Insomma è il vecchio trucco di far finta che certe cose non siano mai accadute evitando di parlarne.
Ben inteso, non voglio assolutamente puntare il dito contro il popolo giapponese per le infamie commesse dalle sue precedenti generazioni, anche perché proprio noi italiani non abbiamo il diritto di fare la morale ad altri, visto che poi ci dimentichiamo (ovviamente i programmi della nostra scuola, dove non si arriva mai a studiare la Storia oltre la Prima Guerra Mondiale, contribuiscono moltissimo a questo), delle stragi commesse dalle nostre armate in Africa orientale ed in Libia, e poi successivamente nei Balcani. Tanto che nella mia città, si è celebrata la figura di un militare di altissimo rango, oltre che gerarca del regime, responsabile di una di quelle efferatezze di cui sopra in Etiopia, dedicandogli un luogo pubblico! E la cosa è stata possibile grazie soprattutto all'oblio che era caduto sulla storia di quel personaggio nella quasi totalità della cittadinanza! Poco consolatorio è stato il fatto che alla cerimonia di titolazione fossero presenti più contestatori ( comunque non molti) rispetto ai quattro gatti (sindaco, qualche ufficiale dell'esercito, un prete ed una discedente del militare in questione). Quando viene interrotta la trasmissione della memoria possono accadere le cose più vergognose ed imbarazzanti nella più totale indifferenza! Per questo trovo che sia stata una mossa davvero inqualificabile questa censura del provveditorato di Matsue nei confronti di Hadashi no Gen, vorrei tanto che si levassero delle proteste forti da parte almeno degli uomini di cultura, oltre che degli appassionati del modo del fumetto; purtroppo temo che alla fine siano pochi i coraggiosi come Miyazaki che non hanno paura di esprimere la loro opinione, e di scontentare certi personaggi ed ambienti ultranazionalisti.
La storia viene scritta dai vincitori, nonostante sia faziosa, molti dimenticano persino come leggerla.
Sono il primo a dire che la censura è il male, ma un conto è coprire un seno o delle parolacce, un altro è mostrare (con figure) le atrocità commesse in un periodo storico particolare.
Sono d'accordo con la rimozione dalle biblioteche scolastiche elementari, già alle medie il discorso potrebbe essere diverso, ma non sapendo quale sia il livello di maturià dei ragazzi non mi esprimo.
Forse sono io che percepisco la cosa in modo troppo superficiale, però non hanno mica bandito Hadashi no Gen dal Giappone, l'hanno semplicemente tolto dalle biblioteche scolastiche...un bambino sufficientemente maturo da interessarsene potrà comunque recuperarlo, no?
Comunque non è questo l'argomento dell'articolo, poi..
Anche io trovo schifosamente vergognoso questo lato del Giappone. Spero si diano presto una svegliata.
Potrei citarti l'esperienza che ebbi quando avevo 12 anni e vidi per la prima volta le due serie animate dedicate ai ninja Sasuke e Kamui, tratte dai rispettivi manga di Sanpei Shirato. Ebbene rimasi abbastanza colpito da certe scene molto crudeli, tanto da farmi venire un nodo alla gola in certi casi (per esempio l'episodio n.3 di Sasuke, dove il protagonista si aggirava tra file di teste mozzate di soldati di Toyotomi sperando di avere la conferma che tra esse non ci fosse quella del proprio genitore). Ciò nonostante non cambiai canale e rimasi a seguire la storia, che da allora è rimasta tra le mie preferite di sempre, perché già a quell'età avevo realizzato che, per quanto spaventosa quella scena, era perfettamente plausibile in quel mondo ed in quell'epoca; tenendo poi conto che di storia del Giappone ne sapevo praticamente nulla.
@John Wayne: Hai fatto proprio bene a citare il film "Il Leone del Deserto", dove si narra del patriota libico Omar Al-Mukhtar, vergognosamente censurato in Italia dopo la denuncia di due esponenti missini e grazie ad un pretore compiacente. Soltanto un paio di anni fa fu trasmesso su Sky Cinema e solo perché il nostro nanetto nazionale voleva dare soddisfazione al suo amicone Gheddafi. Un'ottima pellicola, che a parte un paio di forzature, narra onestamente le assai poco nobili gesta del maresciallo Graziani in terra libica, fino alla cattura di Al-Mukhtar, il suo processo farsa, e la sua impiccagione. Un film che bisognerebbe incoraggiarne la visione, e non infognarlo anonimamente in una pay tv satellitare, anche perché di pregevole fattura, vista l'origine.
D'altronde in Italia ne abbiamo a centinaia di migliaia.
Han fatto bene a chiedere l'eliminazione.
Ci dev'essere una certa fertilità nella famiglia degli auto-odiatori.
Ora, dal mio punto di vista il fine non giustifica i mezzi. L'intento iniziale di denuncia del film cade drasticamente venendo a conoscenza di questi fatti. Tralasciando lo stile e la tecnica del film, un regista deve usare l'arte e la scrittura cinematografica per esprimere cio' che vuole comunicare, deve rappresentare una cosa filtrandola con il mezzo che vuole usare (in questo caso il mezzo cinema). Se getta un gatto vero in pasto a centinaia di ratti solo per provocare uno schock nel pubblico, ai miei occhi non e' diverso dalla gente che intendeva denunciare con il suo "film". Anzi, questo non e' piu' un film. Questa roba e' spazzatura, snuff movie per gente degenere.
Tengo a precisare che non voglio offendere chi questo film l'ha citato in un messaggio poco sopra, ed e'proprio per questo che non l'ho citato, considerando la sua segnalazione come spinta da buona fede e sincero spirito di informazione.
@ Pan Daemonium
Secondo il tuo punto di vista allora bisogna nascondere la testa sotto la sabbia solo perche' ci sono opere che denunciano fatti criminali che gettano ombra su uno Stato? Ti consiglio di pensare molto bene a cio' che hai detto. Questa e' la tipica mentalita' del servo, che nonostante tutto obbedisce al padrone senza se e senza ma, senza mettere in dubbio cio' che gli viene ordinato. Ti consiglio la lettura (o la visione del film, comunque molto bello) "Quel che resta del giorno": la storia di un maggiordomo inglese al servizio di un nobile collaborazionista dei nazisti, che alla fine della sua vita di cieca e supina obbedienza si rende conto della vacuita' della sua esistenza ed e' vittima dei suoi stessi rimorsi.
Freud avrebbe detto: un adulto per essere veramente tale deve mettere in discussione i propri genitori.
Poi qui si parla di un singolo manga che viene considerato troppo VIOLENTO. Quindi non sappiamo cosa viene insegnato a scuola in giappone. Magari nelle lezioni di storia queste cose vengono dette...
Per i giapponesi poi conta molto in concetto di ONORE e APPARIRE, quindi non potrebbero mai ammettere certe colpe pubblicamente.
Quindi direi che per un manga non farei tutta questa tragedia visto poi che gli studenti delle superiori e i docenti possono accedervi...
Ad esempio gli americani fanno passare l'attaco a Pearl Harbor come una ba***data quandi in realtà era un attaco strategico volto al controllo del pacifico.
Ognuno racconta le sue versioni..
Poi anche da noi i partigiani vengono mostrati come dei santi quando non tutti lo erano..
Sia ben chiaro, alcuna giustifica sul fatto che il Giappone voglia volutamente nascondere certi fatti (e lo ha già fatto), ma in questo caso (mi sembra inutile ora prendere tutte le faccende esistenti) non si sta parlando di una completa censura dell'opera in tutto il territorio, ma del ritiro della stessa "dagli scaffali delle biblioteche scolastiche di elementari e medie", pero' non ad esempio anche di un ritiro dai negozi o biblioteche frequentati da adulti.
Non so se ho mal letto, se cosi fosse mi scuso, pero condannare tutti i giapponesi per un atto svolto, a quanto ho capito, nel sud-est del Giappone e volto solo nei confronti di alunni delle scuole (ESCLUSI gli insegnanti) mi sembra il tipico atteggiamento nel fare di un erba tutto un fascio. Se l'articolo parlava di una CENSURA ASSOLUTA dell'opera in tutto il Giappone vietandone l'acquisto a tutti, allora comprendevo maggiormente il tirare in ballo i giapponesi su fatti da voi segnalati (comunque veritieri), ma qui nessuno sta vietando la lettura del manga al popolo tutto, quindi la cosa mi pare leggermente diversa e mi sembra che si stia uscendo un po dai binari. Non so se sono riuscito a spiegare quello che intendo... l'importante e che si sia capito che il mio commento non e volto a difendere i giapponesi, ma solo a sottolineare cosa viene scritto nell'articolo in QUESTO caso.
@Monfrin:
In effetti alle medie si dovrebbe essere sufficientemente maturi per reggere delle scene violente E, soprattutto, capirne il significato, ma personalmente dubito che un bambino delle elementari (per quanto abituato alla violenza) potrebbe comprendere il vero significato di quelle atrocità.
Il periodo storico era particolare, la tensione e l'odio di quei tempi non sono minimamente paragonabili a quelli dei giorno nostri e un bambino piccolo non ha i mezzi per comprendere queste diversità e quello che ne percepirebbe non sarebbe un vero insegnamento bensì una banalizzazione dei messaggi che dovrebbe comprendere.
La rimozione dalle biblioteche elementari, dal mio punto di vista e tralasciando momentaneamente i problemi patriottici, non è atta a preservare l'innocenza del bimbo quanto a rimandare quelle informazioni in modo da poterle recepire appieno successivamente.
E ancora con sta storia che le truppe giapponesi non hanno fatto "niente", falsità storiche allucinanti e una vergogna nei confronti di tutta la gente che in Asia ha patito per colpa dell'esercito giapponese.
Quello tedesco è un popolo maturo che sa trarre tesoro dai suoi sbagli.
Quello.
Anziché censurarlo perché non fare ciò per cui la scuola nasce?
Perché non EDUCARE attraverso la lettura del testo e spiegare come sono andati i fatti?
Ah, il bello delle soluzioni veloci...
@Davi90: Se rileggi i miei post in materia noterai che nemmeno io me la sono presa con l'intero popolo giapponese, ma con i responsabili del provveditorato di Matsue.
@Revil-Rosa: Se fai attenzione al mio post precedente ho detto che per scolari delle elementari sarebbe senz'altro buona cosa che la lettura di fumetti con contenuti così impegnati potrebbe essere molto proficua se seguita adeguatamente dagli insegnanti, i quali potrebbero spiegare bene il contesto di quell'opera e stimolre un dibattito dal quale gli allievi potrebbero trarre solo benefici nel loro percorso di crescita. Ciò che mi indigna invece è che coloro che stanno a capo di un'istituzione così importante come quella della scuola, seppur solo di una provincia, e non dell'intero Giappone, si siano arrogati il diritto di togliere dalle biblioteche delle scuole elementari e medie un'opera, che, per quanto cruda e drammatica, era presente da ben otto lustri, rendendo davvero poco seria e convincente la scusa con cui si sono giustificati per tale gesto.
Vorrei infine che si riflettesse sul fatto che la forza di due mezzi di comunicazione come sono fumetto e cinema d'animazione, se ben utilizzati, possono aiutare molto nella comprensione di argomenti come la storia e la cultura di un popolo, basti pensare all'impatto che hanno avuto nella nostra società anime e manga. Gran parte di noi si sarebbe appassionata al Giappone e alla sua cultura se non fosse stata invogliata dalla visione dei disegni animati in un primo tempo, ed alla lettura dei fumetti successivamente? E sì che ce ne sono stati di tentativi di censura, sin daila fine degki anni '70 da pate di coloro che, capendoci poco o nulla, li vedevano come il prodotto di una cultura della violenza, probabilmente istigati dalla retorica, ancora fresca in quel periodo dei film bellici americani, in cui erano dipinti come "i fottuti musi gialli". Ma alla fine non è servito perché molti di noi, senza quei paraocchi, abbiamo capito che il poter godere di quella "fetta di mondo in più" che ci veniva mostrata in anime e manga non era nulla di negativo, anzi semmai era un arricchimento della nostra cultura personale. Trattare di argomenti "forti" in manga ed anime per ragazzi non è certo una novità, pero se questi hanno come ambientazione luoghi di fantasia, altri paesi, o lo stesso Giappone ma in epoche remote come il periodo Sengoku, o quello Edo va bene per questi del provveditorato di Matsue. Mentre se invece l'ambientazione è la Seconda Guerra modiale nel Pacifico ed in Asia, diventano troppo violenti e/o imbarazzanti per poterli lasciare nelle biblioteche scolastiche di quella provincia?
L'avevo letto, ma non reputo un bambino delle elementari in grado di comprendere delle tematiche del genere, con o senza l'aiuto di un adulto...anzi, non avendo spirito critico, se l'adulto in questione non fosse "ok" il bimbo potrebbe persino trarre delle conclusione pericolose.
Personalmente credo che il problema più grande di un bambino di 5~9 anni dovrebbe essere come catturare il Pokemon leggendario e non cercare di comprendere i picchi di malvagità che l'uomo può raggiungere in situazioni particolari.
Sul fatto che i fumetti e l'animazione siano un ottimo media didattico concordo, in una news di parecchio tempo* fa si parlò proprio di quella "forza".
(*Il tema era Libri vs Manga, sinceramente non ricordo chi partecipò, ma fu una bella discussione)
Magari dico magari ritengono che siano ancora inadatti a leggere cose di questo tipo, che saranno poi trattate alle superiori.
E poi tanto per fare la predica lasciamo ai bambini il tempo di essere bambini, è una cosa che non sopporto questa idea che bisogna crescere subito.. Lo vedo dai ragazzini italiani che fanno gli adulti. Quando ero piccolo io fino alla terza media si parlava di cartoni animati si giocava con le micromachine ecc, si era bambini e ci si divertiva..
Io ho sempre creduto che i bambini, finché non cresceranno, e' giusto che si godano la loro infanzia e pensino ai "problemi da bambini" (l'es. che tu hai fatto lo trovo perfetto).
La cosa cambia, per me, dai 12 anni in su circa, ma sotto i 10 mi pare personalmente troppo prematuro e forzato affrontare certe questioni, anche se capisco che la questione presentata nell'articolo porta a varie conclusioni e a dei sospetti sicuramente giustificabili.
Ovviamente si tratta di un pensiero personale, quindi gli altri e giusto che continuino a pensarla a loro modo.
Comunque sono d'accordo anche con Kuro, i bambini siano bambini, che poi per essere adulti ci sarà molto tempo.
Anch'io concordo sull'importanza dei fumetti e dell'animazione, vedendo questi media al pari di ogni altra opera esistente e non limitati ad un singolo target, come invece alcuni pensano secondo un sorpassato luogo comune. Sono il primo a sostenere che affrontare temi importanti o delicati sia davvero ottimo, tramite questi influenti media.
Se tutt'ora in Giappone politici, storiografi e giornalisti di destra continuano a negare l'olocauso di Nanchino, cosa vuoi che ci sia scritto nei libri di Storia? È lo stesso discorso dei turchi con la questione armena. Se cerchi in giro in internet troverai fior di link ad articoli che spiegano bene come il Giappone si ostina a non riconoscere l'enorme strage che s'è consumata, e se sì ridimensiona completamente l'enormità delle vittime.
Un link agghiacciante (ma consiglio anche la visione di Men behind the Sun e Black Sun: The Nanking Massacre).
http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/155000/154840.xml?key=Siegmund+Ginzberg&first=191&orderby=0&f=fir
A) La Corea, davvero dovrebbe essere molto studiata...Lo stesso fenomeno dei Kamikaze, è stata anzitutto un'ordalia mortale, ancor prima che un'ordalia di uomini. Del tutto contraria all'etica più profonda del mondo nipponico, alla sua stessa religiosità...E non è farina del mio sacco questo ma la riflessione di un pensatore buddhista, all'indomani della guerra, che ho trovato su un libro dedicato al destino dei Kamikaze.
Ora io capisco, certamente, che l'atteggiamento americano che ha letteralmente cercato di riprogrammare il modo di pensare nipponico era un "vasto programma", ( proprio vasto) che faceva a pugni con l'intera storia dei giapponesi, e con la loro stessa spiritualità, ma è altrettanto vero che la riflessione su quanto accaduto NON SOLO durante la Seconda Guerra Mondiale rappresenta un modo per il Giappone per fare i conti anche con il modo in cui guardano a se stessi, con l'idea di persona che si è sviluppata nella loro cultura.
Se guardate a stati come la Turchia - dove sono accaduti eventi simili nella 1 GM - potrete constatare che l'assenza di questa riflessione comporta seri problemi per lo sviluppo della democrazia, malgrado ci sia un'apparenza di grande sviluppo economico.
@Revil-Rosa, quando dico che bisogna star attenti a come in Germania è attuata la riflessione sul nazismo - e sicuramente li si è fatta una riflessione ben più seria che in Italia - mi riferivo al Neonazismo che pervade la società tedesca ed quella del nord europa, ad onta di ogni sforzo, alimentato anche da alcune tendenze della società politica a compromessi con i gruppi più oscurantisti e retrivi della societa.
Diversi anni orsono il giornalista Michael Schmidt pubblico un'inchiesta sul neonazismo in europa che purtroppo - ad decenni di distanza - continua ancor oggi ad essere attuale. I nostri cari amici del "Verdi" straparlano, ma c'è gente che in Europa prende le cose maledetamente sul serio, ieri come oggi.
Guarda, sul fato che il fine non giustifica i mezzi non sono sempre d'accordo (in certi casi sì, ma non divaghiamo). Quella del regista che usa scene snuff per raggiungere i suoi scopi è una caduta di stile non indifferente, che sicuramente lo ridimensiona sia come regista che come essere umano, su questo non ci piove. Ma i fatti narrati in quei due film rimangono comunque veri, provati e documentati. Guardare MBTS e BS, al di là di subire dei colpi allo stomaco fortissimi per effetto della morbosità che li pervade, rende davvero BENE l'idea di che razza di mostruosità si sono macchiati i giapponesi. Guardarli e sapere che quelle cose sono successe davvero fa doppiamente male. Il regista sarà anche un disumano che intende far rivoltare solo lo stomaco, ma questo nulla toglie alle finalità "informative" di quei film, gli unici, da quello che so, che parlano di uno dei bagni di sangue meno pubblicizzati dello scorso secolo.
@Revil-Rosa: Rispetto la tua opinione e, credimi se ti dico che non voglio far polemiche sterili, anche se la capisco non la condivido, almeno non del tutto. Non ho idea di quale livello di istruzione bisogna avere per leggere questo manga (ricordiamoci che per apprendere a leggere il complicatissimo sistema di scrittura giappone occorrono diversi anni), ma, mia ipotesi, non credo sia fruibile ai lettori al di sotto dei 10 anni. Io credo che dopo quell'età siano abbastanza in grado di seguire una storia simile e di capirne il contesto. Dici che i bambini di 5-9 anni di età si interessano solo ai Pokemon, ed è plausibile, però dai 10 in poi non li sottovaluterei troppo. Poi sicuramente c'è chi è più precoce e chi meno, però non mi pare giusto comunque togliere la possibilità di leggere nelle bibilioteche delle scuole elementari un titolo così carico di significati. Concordo anch'io poi che chi dovrebbe guidare la lettura debba essere preparato e con lo spirito giusto, cosa che non è poi così scontata (non ho idea di quali idee e con che atteggiamento gli insegnanti giapponesi affrontino quegli argomenti con i loro alunni), ciò non di meno con se lo fosse questa potrebbe essere davvero un'ottima possibilità per la crescita degli scolari. Poi bisogna anche considerare che si tratta di un titolo piuttosto datato, che probabilmente molti giovani lettori potrebbero ignorarne l'esistenza se non lo travassero sugli scaffali delle biblioteche scolastiche. Continuo a pensare che sia stata una mossa sciagurata quella del provveditorato di Matsue, dettata più dal clima politico che da una vera e profonda riflessione sui contenuti del manga stesso.
Capisco le tue critiche e probabilmente io sottovaluto davvero il bambino medio delle elementari (nota però che non dico che si interessino solo ai Pokemon, il mio era un semplice esempio per rendere l'idea) solo che trovo più corretto "evitare" l'esposizione di scene "reali" troppo violente perchè un bambino vede tutto in bianco e nero, non ha i mezzi per comprendere le sfumature che l'opera dovrebbe avere e questo lo porterà ad identificare quel male con la singola figura che lo compie e non ha tutto il contesto che lo genera.
Sicuramente poi ci sarà qualcuno più maturo che riuscirà a comprenderlo, anzi, potrebbe essere anche una discreta maggioranza, ma proprio perchè è una tematica importante è giusto riservarsela per quando tutti* saranno in grado di assimilarne i veri significati.
(*"tutti" non significa niente, è solo indicativo, ci sarà sempre qualcuno più "stupidotto" che non vorrà/saprà vedere le cose per quelle che sono.)
Mi (ri)accodo al precedente discorso di Davi e Kuro, è giusto che i bambini siano bambini e questo significa lasciarli occupare di argomenti a loro più adatti come, appunto, catturare il Pokemon leggendario di turno, imparare a fare le moltiplicazioni, allacciarsi le scarpe ecc...per scoprire il marcio del mondo si può tranquillamente aspettare qualche anno e l'uscita dalle elementari potrebbe essere un buon punto di partenza.
Sulla questione della lettura, bè, da quel che so io ci sono due alfabeti e, a seconda della rivisata su cui questo Hadashi no Gen è stato pubblicato, si avrà una forma più o meno complessa...fermorestando però che i manga hanno un lessico colloquiale il che li rende sicuramente più "semplici" di un libro o un giornale che, oltre ad avere un numero significativamente maggiore di caratteri, utilizzerà un linguaggio più ricercato.
Detto questo, anche il mio interesse riguardo la serie è aumentato e sarò felice di tornare sul discorso una volta completata la sua lettura (anche perchè parlando così potrei essermi fasciato la testa per delle piccolezze).
Ps: che poi la censuradei cartoni è insignificante se poi alle sette e in prima serata fanno vedere le nudità e le cose zozze (per non essere volgare) di jersey shore o programmi affini...
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.