Anisakis 01

Qualche giorno fa è apparsa in rete la notizia che Tatsuhisa Suzuki, celebre doppiatore e cantante giapponese, conosciuto tra l'altro per aver interpretato Makoto Tachibana nel popolare anime Free! - Iwatobi Swim Club, è stato ricoverato in ospedale a causa di fortissimi dolori di stomaco. Da un'endoscopia i medici gli hanno riscontrato un'infezione da Anisakis, un parassita gastro-intestinale. Nonostante la rimozione dei vermi dal suo stomaco, il dolore è continuato tanto da costringere a letto il povero Tatsuhisa e da fargli rimandare vari impegni lavorativi.

Ma cos'è esattamente l'Anisakis? E come mai dalla notizia sembra che sia una patologia abbastanza comune nel Sol Levante? E soprattutto, esiste anche in Italia?

Anisakis 01

L'Anisakis Dujardin (dal nome del suo scopritore) è un genere di vermi nematodi, parassiti di diversi organismi marini. Sono visibili a occhio nudo, misurano da 1 a 3 cm, vanno dal colore bianco al rosato, sono sottili e tendono a presentarsi arrotolati su loro stessi. Il loro ciclo biologico si svolge in ambiente marino. Le uova sono rilasciate in acqua attraverso le feci dei mammiferi marini e subito dopo la schiusa vengono ingeriti dai primi ospiti intermedi (di solito piccoli crostacei) ingeriti a loro volta dal secondo ospite intermedio cioè il pesce. A questo punto si sviluppa l'ultimo stadio di crescita che può passare direttamente al suo ospite definitivo (mammiferi marini) per il completamento del suo ciclo biologico, oppure può trovarsi in un altro ospite, definito accidentale, che può essere l'uomo, se quest'ultimo si ciba di pesce crudo o poco cotto, che contenga al suo interno la larva di Anisakis, dando vita alla patologia chiamata appunto Anisakidosi.

L’Anisakidosi è diffusa soprattutto nelle zone dove si mangia abitualmente il pesce crudo, leggermente sottaceto o sotto sale, soprattutto in Scandinavia (dal fegato di merluzzo), in Giappone, che detiene il primato con circa 10000 casi all'anno (dal consumo di sushi e sashimi), in Olanda (dalle aringhe fermentate cosiddette maatjes) e nella costa del Pacifico del Sud America (dall'insalata di mare nota come ceviche). Da quando mangiare il sushi è diventato una moda, sono stati riferiti casi negli Stati Uniti, in Europa e in altre zone. Nel nostro Paese il primo caso accertato risale al 1996 e da allora altre 25 persone sono state colpite dalla patologia.

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I sintomi, che si possono manifestare da un'ora a due settimane dopo l'ingestione di pesce crudo o poco cotto, sono principalmente: dolore addominale, nausea, vomito, distensione addominale, diarrea, sangue e muco nelle feci, febbre lieve. Nei casi più gravi si avverte un forte mal di pancia, molto simile a quello dell’appendicite acuta, accompagnato da nausea. Se le larve non sono espulse con il vomito ma arrivano nell'intestino, si può avere una grave reazione immunitaria che può essere risolta solo con un intervento chirurgico, per rimuovere fisicamente il "vermaccio" che si è attaccato alle pareti intestinali.

Per prevenire questa patologia basta cuocere o congelare il pesce a temperature adeguate per un tempo sufficientemente lungo, mentre non è scongiurata dalla marinatura, né dalla salatura, né dall'affumicatura. Nei paesi dell'Unione Europea la normativa CE 853/2004 approvata dal Parlamento Europeo raccomanda il congelamento a -20 °C per almeno 24 ore e prescrive per i ristoratori l'obbligo di munirsi di abbattitori di temperatura in relazione ai quantitativi di prodotto che si intende trattare. Oppure più semplicemente non mangiare pesce crudo!

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Quindi per tutti gli amanti di sushi e sashimi o più semplicemente delle aringhe marinate, fate attenzione! Rivolgetevi a ristoratori fidati e assicuratevi che il pesce non sia fresco! Sembra un'assurdità, ma se volete mangiare in tranquillità il vostro filetto di tonno, salmone o spada dovete essere certi che il prodotto appena pescato sia stato eviscerato e congelato immediatamente. Buffo, no?


Fonti consultate:
www.animenewsnetwork.com
www.farmacoecura.it
www.scienzaesalute.blogosfere.it